Cresce in Italia la finanza a impatto: salute, educazione, tecnologia, agricoltura e ambiente i settori di maggior interesse

Tiresia-School of Management Politecnico di Milano e SIA-Social Impact Agenda per l’Italia presentano il rapporto “Finance for Impact: 2023 Italian Outlook – The Journey to Radicality”, la fotografia più aggiornata dello stato dell’impact finance in Italia. 

Lo studio coinvolge 39 operatori del mercato finanziario, il 72% di quanti dichiarano di adottare queste strategie di investimento. Due miliardi e 400 milioni di euro vengono gestiti da soggetti che hanno un approccio di impatto radicale, ovvero di totale aderenza ai principi di intenzionalità, misurabilità e addizionalità. Mario Calderini: «Ho fortemente voluto che l’Outlook avesse fin dal titolo un forte richiamo alla radicalità perché è la lente con la quale abbiamo analizzato il mercato italiano. Questi criteri stringenti consentono di delineare una nicchia di mercato che rappresenta il DNA più puro degli sforzi prodotti dall’industria finanziaria per contribuire alla soluzione di importanti problemi sociali e ambientali”. I principali settori di interesse risultano essere quelli della salute (68%) e, a parimerito, dell’educazione, della tecnologia, dell’agricoltura e dell’ambiente (61%).

 

Milano, 1 febbraio 2024 – Cresce in Italia la finanza a impatto, ovvero un’ampia gamma di investimenti e finanziamenti basati sull’assunto che i capitali privati, talvolta in combinazione con i fondi pubblici, possano intenzionalmente contribuire a creare impatti sociali positivi e misurabili e, al tempo stesso, rendimenti economici: 9,3 miliardi di euro a fine 2022, un terzo in più (+33%) dell’anno precedente, quando i miliardi erano circa 7 e rappresentavano l’8,5% del dato europeo. Gli Asset Under Management (AUM), infatti, a fine 2021 risultavano pari a 1.063 miliardi di euro a livello internazionale (fonte: GIIN) e a 80 miliardi a livello europeo (fonte: Impact Europe). Il 75% degli AUM italiani è gestito da organizzazioni bancarie (19% del campione di operatori oggetto di indagine), il 21% da gestori di fondi a impatto (71% del campione) e il 4% da investitori istituzionali (10%).

Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto Finance for Impact: 2023 Italian Outlook – The Journey to Radicality presentato da Tiresia, il Centro di Ricerca per l’innovazione e la finanza per l’impatto sociale della School of Management del Politecnico di Milano, a oggi lo studio più aggiornato e completo in Italia che indaga con un approccio critico l’ecosistema della finanza a impatto sociale nel nostro Paese. Realizzato in collaborazione con SIA – Social Impact Agenda per l’Italia, il network italiano per gli investimenti e la finanza a impatto, e con il sostegno di Impact Europe e GSG on Impact Investing, l’Outlook consolida e arricchisce il percorso di analisi dell’evoluzione del mercato italiano della finanza per l’impatto, che Tiresia ha intrapreso nel 2016 e che oggi arriva restituire i dati del nostro Paese a tutto il 2022.

Lo studio coinvolge 39 operatori del mercato finanziario, che rappresentano il 72% di quanti dichiarano di adottare strategie di investimento riconducibili alla finanza per l’impatto in Italia. Nello specifico, 31 operatori sono asset manager che investono direttamente in organizzazioni imprenditoriali con finalità sociali o in organizzazioni del terzo settore.  Secondo i principi della finanza ad impatto – intenzionalità, misurabilità e addizionalità – il 45% degli operatori risulta avere un approccio di impatto radicale, ovvero di totale aderenza a questi principi; mentre il 55% ha un approccio generale. In Italia, quindi, 2,4 miliardi di euro vengono gestiti da operatori che hanno un approccio radicale alla strategia di investimento ad impatto e 6,9 miliardi di euro da operatori che scelgono un approccio generalista.

«Ho fortemente voluto che l’Outlook avesse fin dal titolo – The Journey to Radicality – un forte richiamo alla radicalità, perché la radicalità è la lente con la quale abbiamo analizzato il mercato italiano della finanza a impatto» dichiara Mario Calderini, professore ordinario del Politecnico di Milano e direttore di Tiresia. «Essere radicali significa aderire rigorosamente alla triade intenzionalità-misurabilità-addizionalità. Questi criteri stringenti consentono di delineare una nicchia di mercato che rappresenta il DNA più puro degli sforzi prodotti dall’industria finanziaria per contribuire alla soluzione di importanti problemi sociali e ambientali. E perché la finanza a impatto raggiunga volumi significativi e possa così migliorare, in modo consistente, la vita di quante più persone possibili, deve essere pienamente integrata in un nuovo ecosistema di economia sociale, plasmato da politiche pubbliche e animato da attori privati. Dopo dieci anni, è il momento di dirlo chiaramente: l’impatto o è politico o non è».

Tra i 31 gestori patrimoniali ci sono organizzazioni che gestiscono veicoli d’investimento a cui si applica la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR). Guardando alla classificazione Articolo 8 e Articolo 9 dei loro veicoli, risulta che alcuni operatori (il 29%) gestiscono veicoli di investimento che sono stati classificati come Articolo 8. Tuttavia il 50% ha una strategia di investimento che si allinea ai principi della finanza per l’impatto così come definita nel rapporto. Per il restante 71% di organizzazioni che gestiscono veicoli di investimento classificati come Articolo 9, si evidenzia al contrario un 40% che ha invece un approccio generalista e che non aderisce ai tre principi della triade dell’impatto. Questi risultati sollevano preoccupazioni sulla normativa UE, che manca ancora di una classificazione precisa degli approcci orientati all’impatto.

«Il mercato della finanza a impatto è cresciuto significativamente in appena 10 anni» osserva Filippo Montesi Altamirano, segretario generale di SIA. «Il nuovo report evidenzia il crescente interesse degli operatori finanziari e dei risparmiatori a investire in asset generativi di impatto ambientale e sociale positivo. Non possiamo sentirci ancora soddisfatti da questi risultati, sentiamo l’urgenza di mobilitare almeno il 10% degli Asset under management verso modelli di business a impatto e di preservare il carattere trasformativo della finanza a impatto, al fine di contribuire al raggiungimento dei Sustainable Development Goals a livello nazionale e globale».

 

I principali settori di interesse per gli operatori della finanza a impatto

I principali settori di interesse per gli operatori della finanza per l’impatto risultano essere quelli della salute (68%), quindi dell’educazione (61%) a parimerito con la tecnologia (61%), l’agricoltura (61%) e l’ambiente (61%). I Sustainable Development Goals a cui gli investimenti e il finanziamento contribuiscono maggiormente sono: lavoro dignitoso e crescita economica (80%); salute e benessere (77%); riduzione delle disuguaglianze (77%); città e comunità sostenibili (77%); consumo responsabile (77%). Per il 62% degli asset manager gli aspetti finanziari e sociali hanno lo stesso peso nelle scelte di investimento. Mentre per il 21% gli aspetti sociali rappresentano la logica decisionale prioritaria.

Tra i principali criteri di valutazione nella scelta di investimento e di finanziamento viene considerata la presenza di una missione d’impatto come criterio più ricorrente (88%), seguito dal potenziale di redditività e dalla scalabilità (52%) e composizione del team dell’organizzazione (48%). Altri criteri considerati sono, ad esempio, l’infrastruttura per la misurazione dell’impatto (24%) e la configurazione della governance in grado di salvaguardare il raggiungimento dei risultati sociali (8%). Le organizzazioni maggiormente supportate dagli operatori finanziari intervistati sono business tradizionali con una mission di impatto (come dichiarato dal 57% delle organizzazioni finanziarie) e organizzazioni not for profit che svolgono delle attività commerciali marginali (come dichiarato dal 54% delle organizzazioni finanziarie).

«Accogliamo con entusiasmo lo sforzo italiano di Tiresia e Social Impact Agenda per l’Italia di dare un quadro accurato del mercato della finanza a impatto» dichiara Alessia Gianoncelli, Director of Knowledge and Programs di Impact Europe. «È fondamentale avere la possibilità di conoscere a fondo il flusso di capitali all’interno del settore, capire quali siano gli investitori che adottano i tre principi dell’impatto – intenzionalità, misurabilità e addizionalità – analizzare le strategie di investimento per quanto riguarda i diversi settori e SGDs, avere un’idea chiara di quanto sia stringente (o meno) la classificazione Articolo 9, capire che peso hanno le varie tipologie di investitori. Questa ricerca accresce la conoscenza della finanza a impatto in Italia, rafforzando l’idea che sia necessario un aumento di risorse dedicate a questo settore, che purtroppo rappresenta ancora una nicchia, in Italia e in Europa».

Tra le principali barriere e driver di crescita del mercato emerse dallo studio, sicuramente si segnala la mancanza di opportunità di investimento interessanti a causa della carenza di competenze manageriali (40%), la mancanza di metodologie di misurazione di impatto standardizzate, trasparenti e comparabili (23%) e l’assenza di istituzioni pubbliche in grado di sostenere questo mercato attraverso specifiche facilitazioni e quadri normativi (30%). È fortemente emersa la necessità di una maggiore presenza della pubblica amministrazione (42%) e di investitori istituzionali (65%), oltre che la necessità di rafforzare ulteriormente la collaborazione multi-stakeholder (54%).

 

Per scaricare il report completo: https://www.tiresia.polimi.it/finance-for-impact-2023-italian-outlook/

 

Due docenti della School of Management nel Radar 2024 di Thinkers50

 

La lista annuale delle 30 figure più influenti nel campo del management a livello mondiale include Tommaso Buganza e Daniel Trabucchi per i loro studi sulle piattaforme

 

Sono Tommaso Buganza e Daniel Trabucchi i docenti della School of Management che sono stati inseriti nella Radar Class 2024 di Thinkers50, la classifica delle personalità emergenti nel mondo del management redatta da Thinkers50, l’organizzazione inglese che assegna anche i Distinguished Achievement Awards, noti come “gli Oscar del management” secondo il Financial Times.

Tommaso Buganza è professore ordinario di Leadership e Innovation e co-fondatore di LEADIN’Lab, il laboratorio di Leadership, Design and Innovation. Daniel Trabucchi è ricercatore nello stesso gruppo di ricerca e insieme sono co-fondatori di Symplatform, una conferenza internazionale annuale sulle piattaforme digitali che mira a mettere in contatto studiosi e professionisti. Sono direttori scientifici del Platform Thinking HUB, una comunità di leader dell’innovazione focalizzata sulle piattaforme, ed è per il loro lavoro di ricerca in questo ambito che sono stati inseriti nel radar.

Annunciata ogni anno a gennaio, il Radar Thinkers50 identifica le 30 personalità emergenti con il potenziale per dare un contributo significativo alla teoria e alla pratica del management, e le cui idee, secondo le loro previsioni, avranno un impatto importante sul pensiero manageriale del futuro.  Thinkers50 supporta i “pensatori” per presentare le idee che daranno forma al management nei prossimi anni.

 

Per maggiori informazioni:
https://thinkers50.com/radar-2024/

 

Financial Times European Business Schools Ranking 2023: POLIMI Graduate School of Management è tra le migliori business school in Europa

La Business School del Politecnico di Milano è seconda a livello europeo tra quelle appartenenti ad un’università tecnica secondo l’FT European Business School Ranking 2023

 

POLIMI Graduate School of Management – la business school che fa parte della School of Management del Politecnico di Milano – si conferma tra le migliori business school in Europa anche per quest’anno. Secondo il Financial Times European Business Schools Ranking 2023, reso pubblico oggi, la Business School del Politecnico rimane stabile al secondo posto a livello europeo tra le scuole appartenenti ad un’università tecnica (il Politecnico di Milano, appunto) dietro solo all’Imperial College Business School (UK). Nella classifica generale la business school milanese si posiziona al 36esimo posto su 90 classificate, celebrando così la permanenza nelle migliori 40 in occasione del 13esimo anno da quando è entrata nel ranking la prima volta (2010).

“La conferma ai vertici della classifica europea del Financial Times ci ripaga dell’impegno intrapreso negli ultimi anni per rinnovare la nostra offerta e i contenuti dei nostri programmi per dare agli studenti e alle aziende con cui collaboriamo proposte formative di valore che ci distinguono nel panorama dell’education” – hanno dichiarato Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean di POLIMI Graduate School of Management. È una soddisfazione che va ben oltre l’entusiasmo per essere ancora dopo tanti anni in classifica: l’orgoglio è soprattutto per il fatto che alla base di questo risultato c’è l’apprezzamento da parte dei nostri studenti. Dal 2020 sono state circa 3200 le persone che hanno scelto i nostri Master e quasi 600 le aziende coinvolte come partner per le attività extracurriculari[FF1] n. La forza di queste connessioni con il tessuto imprenditoriale e produttivo è dimostrata da risultati post graduation che ci soddisfano più di ogni riconoscimento internazionale”.

L’eccellenza dei percorsi formativi di POLIMI Graduate School of Management è confermata anche dalle altre voci che incidono, in misura diversa, sul punteggio finale. L’EMBA (Executive Master in Business Administration ideato per i professionisti con una carriera già avviata da almeno 6 anni) sale al 47esimo posto della relativa classifica, guadagnando 7 posizioni rispetto al 2022. Migliora anche la valutazione del Salary Increase, vale a dire il livello di retribuzione di un manager a tre anni dalla graduation e la relativa differenza rispetto al periodo pre-Master: in media lo stipendio degli Alumni di POLIMI Graduate School of Management dopo aver completato il Master cresce del 62% per gli Executive MBA e di quasi il doppio (95%) per gli MBA, rivolti a lavoratori con una esperienza lavorativa avviata da oltre 3 anni. Buona anche la percentuale (41%) di donne tra i docenti in “cattedra”.

Oggi il tasso di occupazione degli studenti di un full time MBA di POLIMI Graduate School of Management a tre mesi dalla graduation è pari all’88%. Oltre l’80% di coloro che ha frequentato un Executive MBA ha avuto un upgrade di carriera a due anni dal completamento del Master, mentre il 20% ha intrapreso una carriera all’estero e il 6% ha fondato una startup.

L’offerta formativa di POLIMI Graduate School of Management comprende oltre 40 Master, tra cui anche 7 MBA ed Executive MBA, più di 300 programmi executive open e diversi corsi di formazione progettati su misura per aziende. Ogni anno collabora con più di 100 imprese, realizzando oltre 180 programmi formativi su misura, erogando oltre 4.000 ore di didattica e coinvolgendo più di 30.000 dipendenti.

Il Financial Times European Business Schools Ranking 2023 è disponibile qui.

Il progetto BUDD-e vince il Premio per l’Innovazione in Sanità Digitale

Agenas premia il robot guida per ciechi sviluppato dal Politecnico di Milano e Ospedale Niguarda

 

Budd-e, il robot a servizio di chi non vede, ha vinto il premio “Innovazione in sanità digitale”.

Budd-e è uno speciale robot a guida autonoma che ha l’obiettivo di guidare le persone non vedenti all’interno di spazi strutturati come ospedali, centri sportivi e commerciali, musei.

Progettato e messo a punto dai ricercatori del Politecnico di Milano e sperimentato e validato all’Ospedale Niguarda, Budd-e è in grado di apprendere i percorsi interni alla struttura ospedaliera e di accompagnare persone non vedenti dall’ingresso dell’ospedale fino al reparto o ambulatorio di destinazione, e ritorno.

Il progetto ha l’obiettivo di offrirsi come soluzione per migliorare l’accessibilità e la qualità della vita delle persone non vedenti. È stato finanziato da Politecnico di Milano attraverso Polisocial Award 2021, che premia la ricerca ad alto impatto sociale con il 5×1000 devoluto al nostro ateneo.

L’iniziativa “Innovazione in sanità digitale”, è organizzata da Agenas – Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in collaborazione con la SICS – Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria. Budd-e è stato premiato nella categoria “Innovatività del progetto in relazione all’uso dell’ICT – concretezza – sostenibilità e replicabilità”.

 

Per saperne di più
Il sito ufficiale di Budd-e
Su Frontiere: intervista a Marcello Farina, responsabile del progetto

Trasformare le catene di valore agroalimentari: il Modello di Innovazione Sostenibile Ploutos

 

Dopo tre anni di intenso lavoro, nel settembre 2023 si è concluso con successo il progetto Ploutos, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020.

 

L’iniziativa, pensata per riequilibrare la catena del valore agroalimentare, ha rivolto particolare attenzione a favorire la transizione verso sistemi più sostenibili.

Al cuore del progetto l’obiettivo di sviluppare un Modello di Innovazione Sostenibile (MIS) che adotti un approccio sistemico al settore agroalimentare facendo leva su tre ambiti chiave di innovazione: innovazione dei modelli di business in ottica collaborativa e sostenibile, innovazione tecnologica guidata dai dati e innovazione comportamentale.

Per passare dalla teoria alla pratica, sono stati sviluppati 11 progetti pilota rappresentativi di ecosistemi diversi in 13 Paesi differenti. Adottando un approccio multi-attore, questi progetti hanno coinvolto diversi stakeholder per implementare, testare e valutare nuove soluzioni e metodologie innovative, tra cui il MIS. Grazie alla sperimentazione è stato possibile ricavare una serie di raccomandazioni pratiche e di insegnamenti per favorire una continua trasformazione dei sistemi agroalimentari.

Il MIS Ploutos è stato sviluppato da un team di ricercatori del Food Sustainability Lab della School of Management del Politecnico di Milano, guidato dalla Prof.ssa Raffaella Cagliano. La versione iniziale del Modello è stata ideata nelle prime fasi del progetto sulla base di teorie e studi tratti della letteratura accademica e grigia, che sono stati valutati insieme a un gruppo di esperti (rappresentanti del settore agroalimentare, delle università e dei centri di ricerca e delle organizzazioni governative). Questa versione preliminare è stata poi migliorata attraverso un ciclo iterativo basato su applicazione, valutazione e continuo perfezionamento del modello, condotto in stretta collaborazione con i rappresentanti dei progetti pilota e gli esperti del settore. Inoltre, è stata sviluppata una serie di raccomandazioni e di strumenti pratici che rendono facilmente replicabile l’applicazione del MIS.

Secondo il MIS Ploutos, il processo di innovazione nel settore agroalimentare inizia con la fase di formazione ed è innescato da una combinazione di spinte dal settore (p. es. le politiche agricole e ambientali), di richieste che provengono dal mercato (p. es. i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori) e da una maggiore offerta tecnologica (p. es. l’introduzione di tecnologie agroalimentari più sostenibili).

Il processo vero e proprio inizia quando più attori si riuniscono e convergono su una missione comune. Durante questa fase si sviluppa una comprensione iniziale dei cambiamenti necessari in termini di modelli di business, tecnologie e comportamenti. L’integrazione dei tre ambiti di innovazione assume un’importanza fondamentale, poiché la sostenibilità è un problema sistemico che non può essere affrontato con approcci settoriali.

La seconda fase del processo di innovazione, denominata valutazione delle condizioni iniziali, richiede di definire chiare priorità di sostenibilità, di individuare indicatori di prestazione rilevanti per la loro misura e di valutare le prestazioni iniziali.

Concentrandosi sul fulcro del processo, la fase di innovazione, il MIS suggerisce di seguire una sequenza iterativa di “comprensione – definizione – ideazione – prototipazione – valutazione” delle innovazioni, che deve essere eseguita per ciascun ambito di innovazione. Si dovrebbe partire dal modello di business e sviluppare una versione preliminare che fornisca risposte chiare a domande quali: “Come le risorse contribuiscono a generare valore?”, “In che modo i prodotti o i servizi realizzati soddisfano le esigenze dei clienti e aiutano a rispondere alle sfide della società?”, “Chi sono i partner e i collaboratori chiave per la creazione di valore?”.

Una volta ideato un modello di business promettente, è possibile destinare le risorse all’innovazione tecnologica. Gli aspetti chiave delle innovazioni tecnologiche per il settore agroalimentare includono la condivisione dei dati (assicurandosi che i dati non siano utilizzati contro gli agricoltori), l’interoperabilità (la possibilità di collegare sensori, database e sistemi informativi diversi) e l’utilizzo congiunto di diverse tecnologie, come i sistemi di tracciabilità e le piattaforme per il calcolo dei crediti di carbonio che permettono di avere accesso a fonti di reddito aggiuntive.

Il nuovo modello di business e l’innovazione tecnologica daranno poi il via a interventi comportamentali per garantire un’effettiva diffusione delle soluzioni sviluppate. Le innovazioni comportamentali possono avere obiettivi molto diversi che vanno dal una maggior livello di adozione della tecnologia alla responsabilizzazione dei consumatori, fino alla creazione di ecosistemi resilienti.

Le soluzioni sviluppate in ciascun ambito di innovazione vengono poi migliorate e messe a punto attraverso cicli iterativi fino al completamento del processo di innovazione.

L’ultima fase del MIS consiste nella valutazione finale, che permette di valutare il contributo delle innovazioni proposte al raggiungimento delle priorità di sostenibilità che erano state definite in precedenza.

Il MIS Ploutos è stato seguito da tutti gli 11 progetti pilota e ha permesso di raggiungere o addirittura superare la maggior parte degli obiettivi prefissati, dimostrando di essere un modello efficace e facile da applicare per un ampio spettro di innovazioni per la filiera agroalimentare.

World’s Top 2% Scientist 2023: 13 docenti del Dipartimento di Ingegneria Gestionale nella classifica dei migliori scienziati al mondo

Pubblicato l’aggiornamento 2023 (su dati 2022) della classifica mondiale delle scienziate e degli scienziati con livello più elevato di impatto scientifico.

 

L’aggiornamento di ottobre 2023 della World Top 2% Scientists include 13 nostri colleghi nel novero dei top scientists a livello mondiale.

La World Top 2% Scientists è una classifica elaborata dalla Stanford University in collaborazione con Elsevier e il database per la ricerca scientifica mondiale “Scopus”, e mira a identificare, tra i circa 9 milioni di scienziati che contribuiscono con i loro articoli scientifici, il top 2% per ciascuna disciplina in termini di impatto sulla ricerca scientifica a livello globale nell’ultimo anno.

I docenti che hanno raggiunto questo prestigioso riconoscimento sono stati: Tommaso Agasisti, Enrico Cagno, Massimo Colombo, Antonio Ghezzi, Luca Grilli, Christine Harland, Josip Kotlar, Giorgio Locatelli, Marco Macchi, Elisa Negri, Paolo Rosa, Massimo Tavoni e Sergio Terzi.

 

Per conoscere la lista completa: https://elsevier.digitalcommonsdata.com/datasets/btchxktzyw/6

Dati, tecnologie digitali e robot in campo: benvenuti nell’Agricoltura 4.0

Intervista a Matteo Matteucci (a sinistra nella foto), docente di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni presso il Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e Filippo Renga (a destra nella foto), docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano.

 

Filippo Renga e Matteo Matteucci collaborano da alcuni anni nello studio delle tecnologie digitali impiegate nell’agricoltura. Tengono insieme il corso di Data Analytics for Smart Agriculture del programma PoliMI Ambassador in Green Technologies, che si occupa di applicare le tecniche di intelligenza artificiale all’analisi dei dati in ambito agronomico e di valorizzare il mondo dei dati anche dal punto di vista economico e strategico.

 

Partiamo da alcuni chiarimenti. A cosa ci riferiamo quando parliamo di Agricoltura 4.0? Che cosa la differenzia, ad esempio, dall’AgriTech?

 

FR: L’Agri Tech riguarda tutta la tecnologia applicata al mondo dell’agricoltura: non riguarda solo l’innovazione digitale, ma anche quella meccanica, biochimica, dei processi e molto altro. Ciò su cui io e Matteo ci concentriamo è in particolare l’applicazione dell’innovazione digitale nei processi produttivi dell’agricoltura. In questo caso, si parla di agricoltura 4.0: semplificando, si tratta di un paradigma che segue quello dell’industria 4.0 ed è l’unione dell’agricoltura di precisione (meccanica ed elettronica, ad esempio), che è nel mercato ormai da una trentina d’anni, con le tecnologie più recenti come l’Internet delle cose, l’intelligenza artificiale, la sensoristica, ecc.

Ci tengo subito a chiarire che, sebbene si possa pensare il contrario, l’agricoltura non è un settore arretrato; anzi, la maggior diffusione di robot (questo me l’ha insegnato Matteo) si trova nell’agricoltura, soprattutto nell’allevamento. Per fare un esempio, per tanto tempo i wereable device più diffusi sono stati quelli applicati ai bovini.

La componente che presenta senza dubbio maggiori opportunità è l’interconnettività. I sistemi di monitoraggio delle temperature nei mezzi di trasporto di alimenti, ad esempio, permettono di ritirare un prodotto dalla vendita, nel caso in cui sia decaduto come qualità; la mappatura satellitare permette, d’altro canto, di riconoscere gli stress idrici e di conseguenza intervenire con un’irrigazione mirata e più attenta. L’agricoltura 4.0 è quindi un’agricoltura più interconnessa, soprattutto a livello di filiera.

MM: La connettività e la disponibilità del dato permettono inoltre la sua storicizzazione e l’ottimizzazione dei processi grazie all’applicazione di modelli basati, appunto, sui dati. È importante sottolineare che i dati riguardano tutti i passaggi di filiera: in passato, i dati venivano raccolti principalmente negli ultimi passaggi della filiera, per ragioni logistiche e gestionali, mentre ora, grazie alla connettività, vengono già acquisiti nei campi.

L’agricoltura di precisione, già citata da Filippo, è agire dove serve, quanto serve, quando serve; la connettività del dato estende questo paradigma, perché permette di agire sul futuro attraverso modelli di previsione basati sul dato; oggi infatti i sistemi di intelligenza artificiale possono supportare le decisioni di lungo periodo grazie a questa visione di filiera che l’agricoltura 4.0 permette.

FR: Parafrasando Lord Kelvin, ciò che non si misura non può essere migliorato. È questo il senso del lavoro che stiamo cercando di fare, utilizzando l’intelligenza artificiale e l’elaborazione dei dati nel settore agricolo. I dati possono supportare anche la pubblica amministrazione nell’operare scelte concrete nel settore, come ad esempio gli incentivi, gli interventi nei casi a rischio di epidemia, la gestione di stock superiori rispetto alle quantità necessarie e così via. I dati sono inoltre utili per la certificazione delle caratteristiche di salubrità (un progetto di alcuni studenti del Politecnico ha infatti dimostrato come gli animali in Italia sono meno soggetti ad interventi con antibiotici rispetto a quelli di altri paesi) generando così più valore in tutta la filiera (si pensi ai prodotti DOP).

I dati permettono infine un’agricoltura più sostenibile, sia in senso economico che ambientale e sociale. Ad esempio, la disponibilità e la connessione del dato favoriscono l’intervento tempestivo nel caso in cui ci siano prodotti inutilizzati in una determinata regione, che possono essere impiegati in un’altra. Avendo più informazioni sprechiamo e spendiamo di meno.

 

Per leggere tutta l’intervista visita la pagina di Frontiere: https://www.frontiere.polimi.it/dati-tecnologie-digitali-e-robot-in-campo-benvenuti-nellagricoltura-4-0/

Muspell, il sistema di stoccaggio dell’energia di nuova generazione

Finanziamento UE di 3,5 milioni per una soluzione innovativa di gestione dell’energia e un futuro più sostenibile

 

Il consorzio composto da Swisspod Technologies, EURAC Research, Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems, il National Institute of Chemistry (Slovenia), il Politecnico di Milano e l’Universitat Politècnica de Catalunya ha ricevuto un finanziamento Pathfinder di 3,5 milioni di euro dal Consiglio europeo per l’innovazione (EIC): 3,1 milioni di euro della Commissione europea, integrati da un ulteriore contributo di 400.000 euro della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione della Confederazione Svizzera (SEFRI).

Il finanziamento guiderà lo sviluppo del progetto Muspell, un nuovo sistema di accumulo di energia termica (TESS) all’avanguardia, importante componente di un sistema energetico sostenibile e affidabile. Il progetto è iniziato nell’ottobre 2023 e avrà una durata di 4 anni.

Muspell mira a introdurre sul mercato un TESS più efficiente a medio-lungo termine, superando i limiti degli attuali sistemi. Adottando un approccio innovativo basato sulla ricerca sui materiali, il consorzio si propone di progettare un sistema compatto, altamente flessibile e modulare che offra una maggiore densità energetica e una perfetta integrazione delle capacità delle pompe di calore. Il nuovo TESS aprirà la strada a nuove applicazioni in tutte le industrie ad alta intensità energetica, dalla produzione, al tessile, alla trasformazione alimentare e ai materiali da costruzione, ai trasporti, all’energia e ai servizi ambientali.

Un TESS consente lo stoccaggio e l’utilizzo efficiente dell’energia termica, fornendo flessibilità, gestione dell’energia, risparmi di denaro, nonché benefici ambientali in quanto può integrare fonti di energia rinnovabili. Il funzionamento di questo sistema comporta la ricezione di input di energia termica da varie fonti come rifiuti e calore in eccesso, collettori solari termici, elettricità e immagazzinarlo in un mezzo adatto, come un materiale termochimico o a cambiamento di fase. Quando serve l’energia immagazzinata, il TESS la trasferisce all’applicazione desiderata al livello di temperatura richiesto.

Questo progetto innovativo si pone in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, facilitando l’accesso all’energia pulita e mitigando contemporaneamente l’impronta di carbonio associata a vari settori. Ponendo l’accento sullo sviluppo e l’ottimizzazione dei materiali, nonché sull’innovazione a livello di sistema, il progetto si impegna a raggiungere prestazioni elevate riducendo al minimo l’impatto ambientale nella massima misura possibile.

Il nuovo TESS fungerà anche da batteria termica all’avanguardia, consentendo l’acquisizione, lo stoccaggio e l’utilizzo efficienti del calore di scarto generato durante i processi industriali. Pertanto, il sistema non solo riduce lo spreco di energia, ma mitiga anche l’impatto ambientale associato alle emissioni di gas serra.

Il Politecnico di Milano sfrutta la sua esperienza nell’innovazione e nella gestione della tecnologia per dare priorità all’efficienza energetica, alla valutazione tecnologica e alle soluzioni rinnovabili per il settore industriale. In collaborazione con Swisspod e EURAC Research,  condurremo interviste e raccoglieremo approfondimenti di mercato sugli scenari applicativi di TESS, analizzando al contempo la sua integrazione in un ecosistema più ampio.

Polimi ritiene estremamente importante effettuare un’analisi dei potenziali mercati della tecnologia che il Consorzio si accinge a sviluppare. L’attività mira ad analizzare l’idoneità tecnologica ed economica del TESS in diversi settori applicativi nonché a valutarne gli impatti ambientali ed economici.

ha spiegato Simone Franzò, Professore Associato della School of Management del Politecnico di Milano.

Ranking Financial Times 2023 – Masters in Management

Il Master of Science in Management Engineering del Politecnico di Milano sale al 70esimo posto nel Ranking Masters in Management 2023 del Financial Times, migliorando di 7 posizioni rispetto al 2022.

 

Il Master of Science in Management Engineering, erogato dalla Scuola di Ingegneria Industriale e dell’informazione del Politecnico di Milano, conferma anche quest’anno la propria presenza nel Ranking “Masters in Management 2023” ottenendo un nuovo riconoscimento dal Financial Times.
Nonostante l’ingresso di 21 nuove Scuole, il programma migliora di 7 posizioni rispetto al 2022 e sale al 70esimo posto collocandosi tra i primi 9 tra quelli erogati da Università tecniche.

Tra i criteri che hanno consentito questo avanzamento ci sono il Weighted Salary, il Salary increase, il Value for money – rapporto qualità-prezzo del programma – e la International course experience – calcolata sul numero di scambi e internships, della durata di almeno un mese, in locations diverse da quella in cui ha sede la Scuola.

Il corso di laurea magistrale vede ogni anno circa 900 ingressi, di cui circa il 20% è rappresentato da studenti internazionali.

L’offerta didattica erogata in lingua inglese offre inoltre numerose possibilità di svolgere un’esperienza di scambio e mobilità internazionale: dal programma Erasmus, alla Doppie Lauree in collaborazione con prestigiose università straniere, e speciali programmi di durata variabile, da pochi giorni, a scambi annuali.

Oltre 350 studenti ogni anno decidono di provare un’esperienza all’estero, e altrettanti allievi sono accolti in scambio rendendo il nostro Campus sempre più internazionale.

L’insieme di esperienze e competenze fornite e la costante richiesta da parte del mondo del lavoro della figura dell’Ingegnere Gestionale, fanno di questo corso di studi uno dei migliori programmi nel campo della formazione economico-manageriale.

Incontro con l’autore

 

Incontro con l’autore” è la rassegna in cui scrittori e grandi personaggi del modo culturale, politico e imprenditoriale, autori di libri e saggi dialogano direttamente con gli studenti e con i cittadini presentati da un docente del Politecnico che li accompagna nella narrazione della propria storia, delle idee e di racconti che nascono dall’interazione col pubblico.

I prossimi appuntamenti coinvolgono due nostri docenti.

Il 20 settembre alle ore 18:00 Vittorio Bertola, esperto di policy e attivista per i diritti digitali e Stefano Quintarelli, imprenditore informatico, pioniere di Internet e ideatore di SPID, incontrano Lucia Tajoli, Professoressa di Politica Economica.
Il governo di Internet è uno dei punti nodali del futuro assetto del mondo e ci riguarda tutti. Bertola e Quintarelli ne narrano la storia e indicano possibili futuri, alla ricerca di una via che possa tenere insieme le libertà personali e le esigenze di una società pacifica, democratica e sicura.
Per maggiori dettagli e iscrizione: https://www.eventi.polimi.it/events/incontro-con-lautore-vittorio-bertola-e-stefano-quintarelli/

L’11 ottobre sempre alle ore 18:00 Jaime D’Alessandro, giornalista, incontra Mariano Corso, Professore di Leadership e Innovation, e Riccardo Luna, giornalista.
Durante l’emergenza sanitaria molte persone hanno cominciato a immaginare un’esistenza e una società completamente diverse; racconti e storie sono stati raccolti nel libro di D’Alessandro Immaginare l’inimmaginabile. Cronache dell’anno che avrebbe potuto insegnarci tutto”.
Per maggiori dettagli e iscrizione: https://www.eventi.polimi.it/events/incontro-con-lautore-jaime-dalessandro/