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19 aprile 2019 Condividi

International Full Time MBA STORIE DI SUCCESSO

Martina Pietrobon

| Author: Sara Albé

Laureata in “Psicologia del marketing”, un passato nella divisione vendite di una grande azienda, un MBA in tasca, e un’esperienza di tre mesi in India che ha lasciato il segno. Lei si chiama Martina Pietrobon ed è la nuova responsabile del Marketing di Microsoft Italia. Segni particolari: è una nostra Alumna.
Come è arrivata a un ruolo così prestigioso? Lo abbiamo chiesto direttamente a lei!

Entrata subito dopo la laurea in Johnson & Johnson occupandosi di vendite, Martina capisce presto che è il marketing a interessarle davvero. Guardandosi intorno, si rende conto che, nella sua azienda, molti di quelli che occupano il ruolo da lei desiderato hanno un MBA alle spalle.
L’ambizione è forte e così la decisone è presa: si iscrive all’MBA Full Time del MIP. Avendo una formazione di tipo umanistico e sociologico, la Business School del Politecnico rappresenta un approccio “complementare”, che le permette di colmare alcune lacune.

«Mi sono licenziata, con le persone che mi chiedevano se fossi sicura di lasciare un contratto a tempo indeterminato, in un una grande azienda…Ma ero convinta, era quello che volevo fare nella vita», ci racconta la Pietrobon.
A chi oggi si affaccia nel mondo del lavoro può sembrare strano, ma Martina, a nemmeno trent’anni non solo aveva già un contratto a tempo indeterminato, ma non aveva mai nemmeno fatto uno stage.

Perché quindi lasciare quella comfort zone?
«Io sono una persona che quando ama, ama con tutta sé stessa» – spiega – «Dover tenere un piede in qualcosa che non mi dava più soddisfazione, anche se mi avrebbe permesso di conservare un contratto, mi faceva sentire legata, sarebbe stata una limitazione alla sfida che stavo per affrontare. Mi dicevo: nella peggiore delle ipotesi tornerai a fare quello che facevi prima, in Johnson & Johnson o in un’altra azienda.  Licenziarmi, per me, significava crederci fino in fondo. A un certo punto o investi tu su te stesso o non puoi aspettarti che siano gli altri a farlo per te. Sei tu a doverci credere per primo, altrimenti gli altri vedranno solo gli ostacoli, il lavoro al quale rinunci in un periodo di crisi economica, il futuro incerto…»

Quando Martina ci racconta della sua esperienza, l’entusiasmo è palpabile. Viene naturale chiederle che cosa abbia significato l’MBA per lei.

«È come se l’MBA ti desse la visibilità di un’intera enciclopedia: sai che a una certa necessità nel mondo del lavoro corrisponde uno strumento per risolverla. Ovviamente in un anno tu non riesci ad avere gli strumenti per risolvere tutto da solo, ed è anche questo il bello del gioco. Alla fine quello che impari è che esistono varie leve, e che l’importante è sapere quando, come e con chi azionarle. Quello che mi ha dato l’MBA, quindi, è una visione a 360° di molti strumenti – anche finanziari – che prima non conoscevo» – ci rivela.  «Capisci che ogni pezzettino, come in un motore, è legato all’altro. Perché il motore funzioni, devono lavorare bene tutte le singole parti».

Tante nozioni, quindi, ma non solo. La nostra Alumna infatti spiega: «L’MBA mi ha formato, mi ha dato sicuramente delle competenze, ma mi ha anche insegnato che spesso sono l’attitudine e l’atteggiamento che si hanno verso il voler imparare, a fare la differenza. Quello che per me è stato fondamentale è stato avere un approccio che qui in Microsoft definiamo growth mindset, ovvero la volontà di mettersi in gioco e di imparare cose nuove. Penso che spesso sia la superbia a non permettere alle persone di crescere nelle aziende e di fare carriera. L’MBA ti fa capire che quello che sai è poco, troppo poco, e che ti devi continuamente aggiornare e mettere in gioco».

E mentre la nostra chiacchierata prosegue, appare evidente come Martina in gioco si sia messa fino in fondo. Come? Scegliendo di completare l’esperienza formativa al MIP con un exchange program di tre mesi in India, presso l’Indian Institute of Management Lucknow.

«Ho scelto l’IIM perché era la scuola più rinomata per il marketing nel mondo asiatico. Quello che volevo vedere era la sfaccettatura del marketing in quel tipo di cultura. L’approccio infatti è molto diverso rispetto a quello che studiamo noi. In India è basato tutto sui numeri, anche nel marketing e nella comunicazione. Lì il filo conduttore era dato da un ROI numerico, basato su KPI finanziari. È stata un’esperienza molto formativa, sia dal punto di vista delle competenze, che da quello culturale. Tre mesi in India – sebbene in una rinomata Business School – rimangono un’esperienza forte, un po’ catartica. Trovarmi in un ambiente internazionale, incontrare persone che hanno una cultura e un modo di vedere le cose così diversi dal mio, mi hanno permesso di sviluppare le soft skill in modo straordinario…»

Tornata dall’India e ricevuto il diploma, si è aperta davanti a lei una nuova strada nel marketing, prima in Johnson & Johnson e poi in Microsoft, fino ad arrivare alla posizione che ricopre oggi.

Tappe intermedie che le hanno dato tanto: «Quando ho iniziato a lavorare in Microsoft mi occupavo del co-marketing con i partner, una posizione che mi dava meno visibilità rispetto a ora, ma che mi ha permesso di capire il business, i meccanismi di marketing e di vendita»  – ci spiega.

Un’esperienza che l’ha resa, insieme alle sfide che affronta ogni giorno, la professionista che è oggi.
Così, un po’ con uno sguardo al futuro e alle nuove generazioni, e un po’ al passato, chiudiamo l’intervista chiedendole quale consiglio vorrebbe dare alla Martina neolaureata di dieci anni fa, ma anche ai nostri studenti che stanno scoprendo ora il proprio percorso professionale.

Con passione Martina ci spiega: «Ho finito l’MBA che praticamente avevo 30 anni. Forse avrei dovuto trovare il coraggio di farlo un po’ prima. Una volta entrata nel mondo del lavoro, mi sono resa conto che i ragazzi all’estero si laureano prima, riescono a fare un MBA prima e quindi arrivare al mondo del lavoro prima di noi…o comunque ci sono arrivati prima di me. Quindi tornando indietro troverei prima il coraggio, di licenziarmi e di fare un MBA».

Poi aggiunge, pensando ai ragazzi che iniziano ora la loro carriera: «Io ho avuto la fortuna di non fare parte della generazione degli stagisti. Forse sono stata l’ultima. Non ho fatto uno stage, sono entrata a tempo determinato in una grande azienda. Quando, già un anno dopo, vedi che le persone iniziano ad avere problemi a trovare lavoro, ti senti in una comfort zone.  Ecco, il consiglio che avrei dato a me e che mi sento di dare alle persone che si approcciano oggi a questo mondo è: la comfort zone spesso non ti permette di di metterti veramente in gioco. Se sei veramente ambizioso, non ti fermare in quelle situazione in cui “non stai poi così male”. È proprio quel “non star poi così male” che blocca le persone e non permette loro di spiccare il volo. È come se a un certo punto un uccellino si abituasse alla propria gabbietta e alla relativa sicurezza che ne deriva. Penso che ogni uccellino dovrebbe cercare di aprire quella gabbietta – non di arredarla! –  e spiccare il volo, anche a costo di scontrarsi con un predatore.»

 

 


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