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16 novembre 2020 Condividi

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Recuperare la spiritualità (per diventare manager più consapevoli ed efficaci)

Oltre le soft skill. Il percorso executive in spiritualità e management si propone di guidare i suoi iscritti in un livello profondo di conoscenza dell’umano per dare vita a una contaminazione virtuosa con tematiche più legate al business. «Ci rivolgiamo a chi vuole conoscersi meglio per fare un salto in avanti», spiega il docente Luciano Traquandi

 

L’importanza delle soft skill in ambito formativo e lavorativo è ormai accettata da tutti. Esiste, però, un livello più profondo da esplorare, apparentemente antitetico rispetto a concetti come business, produttività, tecnologia, ma fondamentale per ritrovare un equilibrio profondo: la spiritualità. «Viviamo in un’epoca in cui l’eccesso di tecnologia, con i suoi percorsi definiti, può condurre a uno stato entropico, e quindi di decadenza. Lo spirito, invece, è profondamente umano e, per natura, anti-entropico. È proprio ciò di cui abbiamo bisogno», spiega il professor Luciano Traquandi, che per il MIP Politecnico di Milano cura il Percorso executive in spiritualità e management (SPEM).

 

Il bilanciamento tra umano e tecnologia

Ma che cosa significa, esattamente, spiritualità? E come mai il MIP ha deciso di dedicare addirittura un corso a questa tematica? «Abbiamo deciso di adoperare questo termine perché era quello che più di tutti indicava qualcosa di incommensurabile e intangibile, sfuggente a qualsiasi tipo di misurazione. Per capirne meglio la natura, pensiamo al termine “cultura”», spiega Traquandi. «Non si può “pesare” la cultura. Ma culture differenti portano a esiti differenti. Con il percorso SPEM vogliamo andare oltre, e affrontare dimensioni che spesso sfuggono».

Un corso, questo, che ha richiesto una lunga preparazione: «È da circa dieci anni che ci lavoriamo. Ma arriva nel momento ideale, in una fase storica in cui siamo profondamente scossi proprio da qualcosa di apparentemente insignificante e intangibile», illustra Traquandi, facendo riferimento al coronavirus. Ma questo bisogno di spiritualità è legato anche alla poderosa accelerazione tecnologica degli ultimi anni: «Il futurologo John Naisbitt affermava che all’high tech doveva corrispondere un high touch: ossia, un “tocco” umano che facesse da contrappeso alla tecnologia. Ma non commettiamo l’errore di mettere in contrapposizione questi due ambiti: la tecnica beneficia della spiritualità, e la spiritualità è aiutata dalla tecnica; pensiamo ad esempio a quei monaci buddhisti che sono anche fisici teorici», racconta Traquandi.

 

Non si quantifica: si percepisce

Gli obiettivi del percorso SPEM si legano proprio a questo ambito: proporre chiavi di lettura per la comprensione della dimensione dello spirito, allo scopo di una contaminazione virtuosa con il mondo della produzione. E la spiritualità ha ricadute su moltissimi ambiti: sul change management, sull’economia, sul diritto, sul decision making, persino sull’intelligenza artificiale. «La categoria dello spirito è pervasiva», spiega Traquandi. «Ma attenzione: non è possibile misurarla. Di fronte a questo, dobbiamo arrenderci. La possiamo sentire, percepire, avvertire, ma non controllare. E anche se questo corso è rigorosamente laico, vale la pena ricordare casi di aziende che, a seguito di acquisizioni problematiche hanno accettato delle vere e proprie analisi teologiche che hanno poi permesso di superare le criticità rilevate. Ed è normale che sia così: tutti noi viviamo questa dimensione profonda. Magari facciamo fatica a confessarlo a noi stessi, ma la viviamo».

 

Un percorso che mira alla comprensione

Il corso SPEM affronta tutti questi temi: «Si rivolge a persone coraggiose e sensibili, di grande competenza», spiega Traquandi. «Persone che sentono il bisogno di fare un salto in avanti, sia per lavoro sia per sé stessi. Perché proprio la conoscenza di sé è un elemento fondamentale di questo percorso. L’approccio è complesso. Ogni modulo sarà dedicato a un tema. E, visto che, come dicevamo prima, lo spirito è pervasivo, avremo dei relatori provenienti da ambiti molto diversi: medici, teologi, militari, imprenditori, esperti dal mondo della ricerca e dell’economia. Proporremo agli iscritti una molteplicità di stimoli, necessari per arrivare a una piena comprensione. Non ci sono e non possono esserci teorie e risultati unificati. Ogni partecipante vivrà un’esperienza personale che attingerà dal proprio serbatoio di spiritualità. Da questo punto di vista, sarà fondamentale la partecipazione: il confronto interno al gruppo sarà determinante per il successo di questa esperienza», conclude Traquandi.


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