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28 ottobre 2020 Condividi

#MIPexperience i-FLEX

«Tra il MIP e la Croce Rossa: studio e lavoro per aiutare il Libano»

Christian Lenz è iscritto all’Emba i-Flex del MIP Politecnico di Milano. Un corso che riesce a seguire da Beirut, dove guida una squadra di ingegneri che si occupa di salute pubblica. Qui racconta le sfide del suo lavoro e la conciliazione dello studio con un ruolo così impegnativo

 

Lavorare per la Croce Rossa Internazionale (Icrc) in un Paese come il Libano e, al contempo, frequentare un master presso il MIP Politecnico di Milano. È quello che fa Christian Lenz, Deputy water and habitat coordinator per l’organizzazione e studente del corso iFlex 2019-2021. Un doppio impegno che lascia poco spazio ad altro, senza dubbio: «La pressione, sia nello studio sia nel lavoro, cambia nel corso del tempo e può portare a livelli significativi di stress», spiega. «Ma non mancano i benefici. Grazie al master, sono più consapevole dei problemi chiave quando redigo un budget, e ho sviluppato un buon background che mi permette di capire le dinamiche della crisi economica del Libano. Questo ha reso il mio lavoro più soddisfacente, più solido da un punto di vista tecnico e anche più efficiente».

 

L’esplosione di Beirut

Christian Lenz lavora per la Icrc da oltre quattro anni. Attualmente, è impiegato presso il dipartimento che si occupa di salute pubblica: «Guido una squadra di ingegneri. Uno degli aspetti chiave è l’integrazione di queste attività nello scenario più ampio di ciò che fa la Icrc, con l’obiettivo di massimizzare l’impatto umanitario». L’evento drammatico verificatosi nella capitale libanese lo scorso 4 agosto (l’esplosione di un deposito presso il porto, che ha provocato l’uccisione di oltre 200 persone e il ferimento di 7mila, ndr) ha richiesto un grande sforzo a Lenz e alla Icrc: «La Croce Rossa è un’organizzazione abituata a operare in contesti emergenziali, così siamo stati in grado di rispondere immediatamente ai bisogni più urgenti. Il mattino successivo all’esplosione, i nostri ingegneri hanno lavorato fianco a fianco con le autorità locali, ripristinando le riserve idriche per 120 mila persone entro la fine del pomeriggio», racconta. «Adesso continuiamo a rispondere ai bisogni urgenti fornendo medicinali, donazioni di denaro alle famiglie maggiormente colpite e sostegno psicologico alle persone coinvolte».

 

Sfide, ostacoli, urgenze: un lavoro diverso

Il lavoro di Lenz non è quindi un lavoro come tutti gli altri, a causa del contesto e delle situazioni, quasi sempre difficili, in cui si opera: «La Croce Rossa è presente in situazioni di conflitti armati e violenza. Questo accresce il livello di sfida rispetto ai “normali” ambienti lavorativi. Oltre agli ostacoli tecnici, dobbiamo affrontare altre sfide: comprendere il contesto in cui lavoriamo, identificare i bisogni umanitari più pressanti e definire delle priorità, ma anche prenderci cura del nostro staff e guidarlo in condizioni difficili. In situazioni di urgenza, siamo chiamati a prendere decisioni basate su informazioni limitate per poter sviluppare rapidamente soluzioni efficienti sia in termini di tempo che di costi. Può essere molto stressante. In alcuni contesti, le costrizioni logistiche possono rallentare significativamente il nostro lavoro».

 

L’importanza delle soft skill in un contesto umanitario

Ma se queste sfide sono eminentemente tecniche, è anche vero che non sarebbe possibile affrontarle senza delle ottime soft skill. Competenze che Lenz sta sviluppando anche grazie all’Emba che frequenta: «Sono le soft skill a permetterti di realizzare un lavoro di qualità, anche quando è di natura tecnica. Nel lavoro umanitario probabilmente sono ancora più importanti: ci troviamo di continuo in contesti nuovi e sconosciuti. Lavoriamo in team multiculturali, i cui membri provengono da decine di Paesi. È importantissimo sapersi approcciare con una mentalità aperta, rispettosa, conservando sempre un’attitudine positiva. Per orientarsi e sviluppare delle strategie significative è fondamentale ascoltare gli altri, che si tratti di colleghi o di persone colpite dalla violenza e dai conflitti armati».

 

i-Flex: i vantaggi di un formato flessibile

In un contesto simile, è il formato i-Flex a permettere a Lenz di frequentare l’Emba: «È erogato quasi del tutto digitalmente. Provenendo da un approccio tradizionale, all’inizio mi spaventava. Ma durante la settimana iniziale, svolta in presenza, siamo stati introdotti ai concetti di didattica e collaborazione online. Mi sono adattato e ho imparato in fretta che la didattica e la collaborazione online rappresentano il futuro. Le interazioni con la mia classe sono piacevoli. Raccomando l’iFlex a chiunque sia interessato a un Emba internazionale di alta qualità e che richieda flessibilità sia in termini di tempo che dal punto di vista geografico».

 


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