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1 agosto 2019 Condividi

Percorso Executive in Financial Risk Management risk management STORIE DI SUCCESSO

Alessandra Catozzella

 

Alessandra Catozzella, Alumna del Percorso Executive in Financial Risk Management, è stata da poco nominata Director of Strategy and Innovation beyond insurance in AXA. Scopriamo insieme come è arrivata a questa posizione di prestigio.

Iniziamo con una domanda all’apparenza semplice: qual è la sua storia?

Il mio percorso è un po’ particolare. Infatti, dopo il dottorato in Economia mi sono dedicata al mondo accademico e alla ricerca. Avevo però la sensazione di fare studi fini a sé stessi, ero un po’ scoraggiata dalla mancanza di applicazioni concrete. Inoltre, ero curiosa di vedere come fosse il mondo al di fuori dell’ambito accademico.

Così, ho iniziato a guardarmi un po’ intorno, finché non ho ricevuto una proposta interessante da Zurich, compagnia assicurativa internazionale. Si trattava di un programma globale, rivolto ai talenti, che prevedeva un anno di rotazione su paesi e aree funzionali diverse. Mi sembrava una bella occasione per sperimentare il mondo corporate e capire se potesse interessarmi.

Una prima esperienza che è durata ben nove anni. Ho ricoperto funzioni diverse, in paesi diversi, ma c’è sempre stato un fil rouge, ovvero la curiosità e la voglia di sperimentare.
Arrivando dal dottorato, mi sono dovuta mettere in gioco su temi per me nuovi: ho iniziato nella funzione di pianificazione strategica dei sinistri…e all’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse un’assicurazione!

Oltre a quella funzione iniziale ne ho sperimentate altre, dal Risk Management alla Strategia, passando per brevi rotazioni nell’Attuariato, Risk Engineering e Underwriting, sia in Svizzera che in Italia. Si è trattata quindi di un’esperienza completa, durante la quale non mi sono mai annoiata. Ho avuto l’occasione di imparare tanto e di conoscere persone con diversi background. Dopo nove anni però ero curiosa di scoprire altre realtà e di vedere come fosse il mondo al di fuori di Zurich.

Quando mi ha contattata Boston Consulting Group – alla ricerca di persone con esperienza aziendale in ambito assicurativo – ho deciso di accettare la sfida, percorrendo un percorso controcorrente rispetto a quello tradizionale, che solitamente prevede prima un’esperienza in consulenza e poi in azienda.

Nei tre anni di consulenza strategica ho avuto l’occasione di lavorare su progetti diversi, in Germania, Svizzera, Portogallo e Italia, con un focus ovviamente sul settore dei financial services e assicurativo in particolare, ma sperimentando anche nuovi settori, dal non-profit all’energy. È stata una bellissima esperienza, che mi ha trasformata e completata come professionista aggiungendo struttura, soft skills – dalla negoziazione al public speaking alla pura fiducia in me stessa – alle competenze più tecniche che avevo acquisito in Zurich. A lungo andare mi mancava però il mondo corporate, il mettere a terra i progetti, l’avere un team fisso, dedicato, con il quale costruire qualcosa e, non per ultimo, un migliore work-life balance. Infatti, nel frattempo avevo avuto un bambino e i numerosi viaggi non rendevano facili le cose dal punto di vista familiare.

Così la tappa successiva è stata di nuovo in una multinazionale assicurativa, AXA questa volta, con il ruolo di responsabile della strategia. Da febbraio ho avuto la grande opportunità di estendere questo ruolo per ricoprire anche la responsabilità dell’innovazione “beyond insurance”, ossia lo sviluppo di innovazioni, idee, servizi non-assicurativi.
Questo incarico rappresenta la sintesi di quello che più mi è piaciuto in questi 10 anni d’azienda: credo sia il ruolo più divertente che abbia ricoperto fino a questo momento.

Il suo percorso è molto interessante e le ha permesso di confrontarsi con situazioni diverse. Quali sono gli insegnamenti che ne ha tratto e che la accompagnano ancora oggi?

Ho imparato molto da ogni tappa di questo percorso – fatto di esperienze anche molto diverse tra di loro.
La prima esperienza nei sinistri – una delle funzioni core delle assicurazioni – mi ha permesso di conoscere meglio il business e quindi di guadagnare credibilità. Infatti, spesso le persone che arrivano in azienda dalla consulenza, con alle spalle ruoli strategici o funzioni di supporto, vengono viste con diffidenza. Essere partita “col cacciavite in mano” mi ha aiutata ad affermare la mia credibilità.

Anche lavorare in un grande gruppo è stato importante, perché mi ha permesso di conoscere da vicino sia le sfide e le difficoltà che si riscontrano a livello locale, che i meccanismi di una multinazionale, aiutandomi così a mediare tra le necessità del team e quelle del gruppo.

Quando poi ho iniziato a lavorare nel Risk Management – un cambio radicale per chi come me non aveva mai ricoperto una funzione di controllo – ne ho capito il valore aggiunto. Fino a quel momento lo avevo percepito come un adempimento burocratico e normativo, ma poi ho visto i vantaggi che può portare al business. In questo ha avuto un ruolo importante anche il Percorso Executive in Financial Risk Management, che mi ha aiutata a vedere la dimensione strategica del risk management. Mi ha dato un’idea dell’impatto che questo ha sulle funzioni di asset management, di come il credit risk management, in un contesto di crisi finanziaria e di non performing loans, svolga un ruolo fondamentale di sostegno e protezione dell’economia.
Questo percorso, insieme all’esperienza che stavo vivendo all’interno dell’azienda, mi ha fatto vedere le funzioni di controllo in un’ottica diversa, più strategica, complementare e sinergica rispetto al business.
Grazie a questa esperienza, oggi in AXA ho un ruolo e un background che mi permettono di interagire sia con le funzioni di controllo che con quelle di business, conoscendo esattamente l’importanza che ognuno ha per l’azienda.

Anche l’esperienza nella consulenza mi ha dato molto. Infatti, mi ha dato la struttura, il modo di inquadrare, approcciare e risolvere i problemi, di trattare con persone anche con livelli molto diversi, di gestire deadline stringenti e lavorare sotto pressione, ma soprattutto il valore aggiunto che deriva dal confronto costante e dal lavoro di squadra.

Ha già accennato al Percorso Executive che ha svolto qui al MIP. Che cosa l’ha spinta a ritornare sui banchi di scuola?

Per come sono fatta io, sento sempre la necessità di rafforzare le competenze teoriche accanto a quelle “on the job”: non mi piace entrare in un ruolo e poi sentirmi un po’ impreparata. Mi piace approfondire, studiare e coltivare le competenze necessarie per quella funzione specifica. Così, dato che ero arrivata nel Risk Management dopo un percorso nel business e nella strategia, mi sono chiesta come potessi, al di là di quello che imparavo sul campo, anche irrobustirmi dal punto di vista teorico.
Inoltre, all’interno del mondo assicurativo, entravo in contatto solo con alcuni aspetti del risk management e mi sembrava di averne una visione limitata.

Guardando su internet ho identificato questo Percorso Executive e mi è sembrato un programma molto completo, che copriva tutte le aree del risk. In aula c’erano sia professori che professionisti, provenienti da società di consulenza, studi legali, banche.
Mi sembrava un bel mix, una bella opportunità. Ed effettivamente lo è stato. Si è formato tra l’altro un bel gruppo, con allievi con background e seniority diversi.

Si è creato un affiatamento tale da tenere vivo il legame al di là del percorso. Ci siamo supportati nelle scelte professionali, consigliandoci o indicando i rispettivi nomi in caso di posizioni aperte. Questo grazie anche ai lavori di gruppo, che hanno reso il percorso interattivo e completo. Il dover affrontare problemi pratici, cercare dei dati, analizzarli…è l’aspetto che ho trovato più utile.
Mi ha dato una visione più strategica del rischio, dal respiro economico e politico più ampio.

Al di là del percorso di studi in sé, quale ricordo conserva del MIP come scuola?

Ho un ricordo bellissimo. Ritagliarmi quattro giorni al mese – il venerdì e il sabato – in cui smettere di essere un professionista e tornare studente è stato faticoso, ma anche molto bello.
Mi è piaciuto trovarmi in un campus universitario, avere la possibilità di interagire anche con gli studenti di atri corsi, essere esposta a conferenze, pensieri e dinamiche innovative, a un ambiente internazionale…

Per non parlare poi del network che si è creato. Come accennavo prima, sono rimasta in contatto sia con studenti che professori, ho lavorato con alcuni di loro. I rapporti che si sono creati sono stati un utile supporto all’attività lavorativa.

Grazie per aver condiviso la sua esperienza. C’è un’ultima domanda per lei: cosa consiglierebbe a chi vuole lavorare in questo settore?

Anche se c’è già un interesse specifico per il risk management e per le funzioni di controllo e un relativo percorso di studio alle spalle, consiglio di fare anche un’esperienza nel business. Questo permette di vivere il ruolo in modo più completo.

Spesso, dopo la laurea o un master, si cercano immediatamente ruoli di tipo strategico o manageriale, quando invece lavorare nel business è una tappa fondamentale per capire veramente le dinamiche di quel lavoro e quindi accrescere la propria credibilità.
Testare ruoli e funzioni diverse aiuta a chiarirsi le idee su cosa si vuole fare veramente. Io, per esempio, ho partecipato a un graduate program, e lo ritengo uno dei modi più belli per entrare in un’azienda. Mi ha dato il tempo di sperimentare, che è la cosa più importante.

Sperimentare, non fermarsi mai, aiuta a capire meglio su cosa concentrarsi. Io per esempio avevo iniziato nei sinistri e in molti mi consigliavano di continuare in quell’ambito fino a che non ne fossi diventata un’esperta. Io invece non mi sono voluta fermare, mi sono detta “aver visto questo non mi basta”. E infatti ho continuato a esplorare, nel mondo assicurativo e oltre, e continuo a farlo ogni giorno. Ogni giorno in cui si impara anche solo una cosa nuova o ci si pone una nuova domanda non sarà mai un giorno perso!

 


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