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12 giugno 2020 Condividi

crowdfunding Executive MBA Food startup

Dal pescatore al cliente, passando per il Mip: il caso Orapesce

Lo studio del settore food. L’idea nata sulle spiagge di Rimini. E poi il sostegno del Mip, seguito dalla scelta dell’equity crowdfunding: Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, ci racconta le origini di Orapesce, servizio di mercato ittico digitale.

L’innovazione nasce tra i banchi del Mip. Lo dimostra Orapesce, startup che opera nel mercato dell’ittico offrendo ai clienti la possibilità di acquistare online pesce fresco recapitato direttamente a casa. «Analizzando le performance del settore grocery, era evidente che la crescita dei consumatori digitali nel food fosse un fenomeno rilevante», ci spiega il fondatore Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, raccontandoci la genesi del progetto. «Poi, parlando con un amico pescatore di Rimini, si è accesa la scintilla da cui è scaturita l’idea».

Il valore aggiunto del Mip

Fino alla nascita di Orapesce, infatti, «non esisteva un servizio di mercato ittico digitale», racconta Bedetti. «Era un’opportunità da cogliere immediatamente, dando vita a una realtà business oriented». Nella fase di ideazione, il Mip ha avuto un ruolo importantissimo. «Poter approfondire il potenziale di questa idea durante l’Executive Mba che stavo frequentando è stato cruciale. Al fortissimo elemento motivazionale si è aggiunto il contributo del professor Antonio Ghezzi, che ci ha fornito le chiavi per leggere il business e le relative metriche. E poi abbiamo potuto contare sul sostegno e sull’esperienza di professionisti di valore». Una serie di elementi che si sono concretizzati in un’ottima partenza sul mercato: «La fase di project work di Orapesce si è conclusa nel luglio 2018, e abbiamo chiuso il 2019 con un fatturato di 100mila euro. Un risultato straordinario, che non sarebbe stato possibile senza il sostegno del Mip».

L’equity crowdfunding come volano comunicativo

In questo momento, Orapesce, dopo 14 mesi di attività, si trova in una fase delicatissima della propria vita. «È la dura realtà delle startup. O cresci, o muori», spiega Bedetti senza mezzi termini. Crescere significa ottenere numeri importanti, e spesso questi sono legati alla visibilità. «È uno dei motivi per cui abbiamo scelto di finanziare questo business sfruttando il modello di equity crowdfunding, che permette agli iscritti di investire in progetti innovativi. Siamo riusciti a portare Orapesce su Mamacrowd, che in Italia è la miglior piattaforma possibile per questo modello». A fine febbraio, Orapesce ha raccolto sulla piattaforma il 381% del goal minimo prefissato, per un totale di oltre 300mila euro. «Ma il fattore economico non è tutto», rivela Bedetti. «Mamacrowd per Orapesce è stata prima di tutto una vetrina commerciale. Non è facile ottenere l’attenzione di 100mila contatti, invece in questo modo abbiamo potuto sfruttare un vero e proprio effetto volano».

Obiettivo: diventare un marketplace

Chi ha visitato il sito di Orapesce si sarà poi accorto che non si limita a essere uno shop, ma propone anche una serie di contenuti rivolti agli utenti. «Il nostro obiettivo in questa fase è affermare un brand che vende pesce. Ma questo è solo il primo passo», spiega Bedetti. «Ciò a cui davvero puntiamo è il rafforzamento di un marketplace che metta in contatto consumatori e produttori. Nel nostro sviluppo futuro c’è un modello i cui guadagni si baseranno soprattutto sulle commissioni sugli scambi all’interno di questa rete». Per questo motivo il sito è ricco di ricette e di interviste a chef e pescatori: «Vogliamo usare le possibilità dei nuovi device per proporre un percorso al consumatore, e stabilire una forte identità digitale».

L’importanza delle competenze soft

E se nella struttura di Orapesce l’importanza del digitale va di pari passo con quella della logistica, non bisogna trascurare le competenze di general management che hanno permesso a Bedetti di dare vita a questa startup. «Attenzione, però. Non parlo tanto delle competenze hard, ma di quelle soft. Ho frequentato l’Executive Mba da over 40, avevo già una grande esperienza alle spalle. Non mi serviva un titolo in più da spendere, ma sentivo il bisogno di migliorare me stesso. Per questo ho scelto questo master. Non c’è nulla di più prezioso delle soft skill: saper negoziare, saper creare relazioni, essere un buon leader, oggi, sono competenze imprescindibili per chi aspira a diventare un manager o un imprenditore».


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