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9 novembre 2020 Condividi

digital transformation Master

Digital transformation: adesso o mai più

Il professor Antonio Ghezzi presenta l’International master in digital transformation: dalle ricadute strategiche a quelle organizzative, passando dalla necessità di sviluppare un mindset imprenditoriale per gestire un cambiamento ormai ineludibile. Per qualsiasi azienda

 

Digital transformation sì. Ma a patto di parlarne nel modo giusto, comprendendone a fondo la natura e le ricadute sulle aziende. «Oggi assistiamo a un abuso di questo termine da parte di molte realtà, allo scopo di collocarsi e riposizionarsi», ci spiega Antonio Ghezzi, Professore Associato e Direttore dell’International Master in DigitalTransformation presso il MIP Politecnico di Milano. «Quello che dobbiamo fare, invece, è definire i confini di questo concetto. Troppa enfasi rischia di portare a un’inflazione, con il rischio di vedere esplodere una bolla come accadde con le dot-com nei primi anni 2000. Dobbiamo cercare invece di capire la natura delle ondate tecnologiche, che cosa possono portare al business e come cambierà il ruolo dei manager, che non possono più permettersi di ignorare le trasformazioni in atto».

 

Un’opportunità anche per i più piccoli

Secondo Ghezzi, adottare la digital transformation porta prima di tutto a dei processi di trasformazione che vanno interpretati. «Il primo tema è di natura strategica. Attraverso la combinazione di diverse tecnologie, possono crearsi nuovi mercati. Inoltre, la natura della competizione cambia, si evolve, abbandona le forme del passato. Il secondo tema è di natura imprenditoriale», continua Ghezzi. «Questo fenomeno fa emergere nuove opportunità di business, che bisogna saper cogliere. La creatività diventa fondamentale, da questo punto di vista. E permette alle startup e a tutte quelle realtà born digital di competere con aziende molto più strutturate». Il terzo e ultimo tema è quello organizzativo: «Difficile mettere in atto un piano strategico, se l’organizzazione non è allineata. E poi, bisogna pensare a come incide il digitale: che impatto ha sulla macrostruttura? E sulla microstruttura? Sono presenti le competenze adeguate per portare avanti il piano?»

 

L’azienda digital deve sperimentare

Ovviamente, il ruolo del manager diventa fondamentale di fronte a un cambiamento così ineludibile e così necessario. «È importante riconoscere che il mondo, ormai, è digitale», spiega Ghezzi. «Anche chi è riuscito a posizionarsi in uno spazio ristretto, deve sapere che, prima o poi, quella nicchia si eroderà. Per trovare nuove strade, le aziende devono imparare a sperimentare, investendo poco in direzioni diverse, imparando a saggiare la qualità delle proprie scelte, per capire quale sia la migliore. In un contesto così turbolento, dove le discontinuità non sono solo di natura tecnologica, diventa impossibile una pianificazione classica. Lo hanno capito anche le aziende più grandi, che ora cominciano a imitare questo approccio finora tipico delle start-up». Per affrontare queste sfide, il mindset imprenditoriale è, secondo Ghezzi, ideale: «La ricerca delle opportunità di business deve essere costante. La discontinuità in cui viviamo ci costringe a farlo. A meno che le aziende non vogliano essere soppiantate. Pensiamo a quanto hanno realizzato, in poco tempo, imprese digitali come Amazon, Airbnb, Uber».

 

Dal know-how al know-where

Le tecnologie in gioco, però, bisogna conoscerle. Meglio ancora, bisogna sapere dove andare a cercarle. «Passiamo dal modello del know-how al modello del know-where. È improbabile che una singola impresa detenga tutte le tecnologie che oggi stanno segnando la digital transformation. Se mettiamo in cima alla piramide l’intelligenza artificiale, scendendo vedremo che questa avrà bisogno del machine learning, dei big data e della raccolta dati, che può avvenire a livello consumer, o tramite l’Internet of Things. E tutti questi dati, poi, vanno immessi nel cloud. Ecco, difficile per una sola azienda gestire questa complessità, e per questo diventa importante conoscere dove trovare questi servizi digitali».

Il MIP Politecnico di Milano ha creato l’International master in digital transformation allo scopo di formare professionalità capaci di destreggiarsi in questo ambito. «Noi diamo innanzitutto dei fondamenti di general management a tutti i nostri iscritti, insieme a nozioni di strategia di marketing e di finanza. Quindi approfondiamo le tecnologie, valutandone l’impatto manageriale. Il terzo blocco prevede un’analisi degli approcci lean start-up e di design thinking. Gli studenti avranno modo di mettere concretamente in pratica quanto studiato. Non esiste momento migliore di questo per iscriversi. Le organizzazioni che non mettono in attesa questo processo rischiano di finire ai margini», conclude Ghezzi.

 


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