Knowledge

31 gennaio 2022 Condividi

#MIPexperience emba

Il nostro studente EMBA Filippo Poletti racconta la “Grammatica del nuovo mondo” con vision e purpose

Top voice LinkedIn, giornalista, formatore e scrittore: stiamo parlando di Filippo Poletti, studente del nostro Executive MBA nonchè autore della “Grammatica del nuovo mondo”, un libro che racconta la rivoluzione universale del covid attraverso la narrazione di racconti di cronaca e nuove parole chiave. Dopo poche settimane dall’uscita il volume con premessa-testamento del filosofo Salvatore Veca è già stato ristampato.

È appena uscito nelle librerie “Grammatica del nuovo mondo”, con una dedica speciale alla nostra Scuola. Come è nata questa idea?

«È nata dall’esigenza di mettere a fuoco i primi due anni (e speriamo gli ultimi) della pandemia. Volendo abbozzare un’“analisi PEST” di quanto abbiamo vissuto, esterna e strategica, il coronavirus è stato ed è tuttora una tragica emergenza sanitaria con tanti malati e molto morti in Italia e nel resto del mondo: impossibile dimenticare l’immagine straziante delle bare partite da Bergamo sui camion dell’Esercito il 18 marzo 2020. Il coronavirus, allo stesso tempo, è stato il motore di una rivoluzione universale che ha cambiato la nostra vita e il nostro modo di affrontare la quotidianità, il nostro mindset. Sotto questo aspetto la pandemia è stata una rivoluzione radicale, potente quanto la prima, la seconda, la terza e la quarta rivoluzione industriale. Nel libro “Grammatica del nuovo mondo” ho cercato di far emergere, attraverso 50 parole chiave, alcuni “nuovi significati” che il virus respiratorio ha apportato alle nostre esistenze e al nostro lavoro. Perché la dedica alla MIP? Affrontando assieme ai colleghi e amici dell’EMBA la sfida della formazione manageriale presso il MIP Politecnico di Milano nell’anno della pandemia, non potevo non dedicare questo libro a loro e a tutti i docenti, a partire dal dean Federico Frattini, Antonella Moretto e Mauro Mancini che sono stati i primi professori che ho conosciuto nella nostra business school. Tra i docenti voglio ricordarne tre in particolare, a cui sono molto grato per i loro insegnamenti: Andrea Rangone, Roberto Verganti e Josip Kotlar».

Come è stato scrivere un libro nel pieno di una pandemia, conciliando per di più la scrittura con il lavoro e un Executive MBA?

«È stato un bell’impegno, appassionante. Le tante lezioni e le 681 clip hanno rappresentato uno stimolo a uscire dalla comfort zone e a guardare il mondo da tante altre angolature».

Questi due anni così particolari li hai guardati da tanti punti di vista. Con gli occhi del giornalista, con quelli del professionista e con quelli dello studente. Fin da subito è evidente quanto del “Filippo giornalista” c’è in queste pagine, ma quanto hai portato degli altri aspetti della tua vita?

«Ero, sono e resto un cronista. Ho passato tanti anni (e lo faccio tuttora) a raccontare la vita ed è quello che più mi appassiona: dico e ripeto spesso che il lavoro cammina sulle gambe delle persone. Mi affascinano le narrazioni, perché sono convinto che la vita, nel suo continuo fluire, debba essere raccontata, fissata o “puntellata” con le parole. Se dovessi definire la “Grammatica del nuovo mondo”, userei l’espressione “story cloud”, una nuvola di storie significative della pandemia, basata su un lavoro di raccolta di informazioni delle quali nel libro sono indicate a più pagina le relative fonti. Come diceva il filosofo francese Joseph Joubert, cercando le parole si trovano i pensieri».

In questo “nuovo mondo” quale ruolo ti immagini per la formazione?

«Chi si forma non si ferma: lo scrivo frequentemente su LinkedIn, dove dal 2017 curo quotidianamente la “Rassegna del cambiamento” sul lavoro. Nel libro “Grammatica del nuovo mondo” mi soffermo sul significato che gli antichi greci davano alla parola “scuola”, ossia “il tempo libero dedicato allo svago della mente”. La scuola è l’occasione per liberare la mente, uscire dalla prospettiva interna e abbracciare quella esterna. È un tempo “liberato” dalla routine lavorativa e grazie al quale è possibile rivedere il nostro modus operandi, individuando ulteriori purpose professionali. La formazione non può che essere continua: per questo anche nel nuovo mondo della post pandemia dovremo continuare a formarci, non fermandoci mai».

Hai ringraziato anche il MIP in questo libro, segno che la nostra Scuola è una parte importante del tuo percorso. Quale il ricordo o l’insegnamento più bello di questa esperienza?

«Il ricordo più bello è legato alle discussioni fatte in aula (in presenza o da remoto) con i compagni di corso: impossibile dimenticare gli interventi di Alessandro Basso (finissimo nei suoi interventi), Alessio Pezzotta, Andrea Pucciarelli, Emanuele Lauria (un ingegnere intelligente come pochi), Enrica Riva, Ferdinando Rossi (generoso anche nelle risate), Flavia Tosel (la nostra prima rappresentante con Alessandro), Francesco Adamo, Francesco D’Angelo, Francesco Lurago, Francesco Vettor (la prima persona che ho incontrato al MIP), Giulio Morandini (straordinario sempre), Luigi Nunziata (generoso anche nell’aiuto a chi, come me, non aveva mai affrontato le materie scientifiche), Marco Levi (il nostro “Nobel dell’economia”), Paolo De Maria, Simone Cassetti, Stefano Avesani, Vito Randone (pieno di energia positiva), Vittorio Carlini e di tutti gli altri ottimi colleghi, da Alessandra D’Innocenzo a Carlo Pozzi, Francesco Aquaro, Katsiaryna Papova, Rossella Catania e Andrea Neri. Impossibile dimenticare le chiacchierate al telefono con gli amici Alberto Burzio, Carlo Piredda, Andrea Riva e Davide Squizzato, così come le nascite dei figli di Giuseppe e Giacomo o i matrimoni di Giovanni e Giuseppe, festeggiati sulle panchine poste di fronte all’ingresso del MIP. L’Executive MBA è un’esperienza corale e devo dire che il nostro gruppo ha saputo unire le forze e le idee, mettendo a fattor comune i dubbi. Il resto, ossia la scrittura del libro “Grammatica del nuovo mondo”, è venuta da sé tra una notte e l’altra. Per la stampa del libro da parte dell’editore Lupetti decisivo è stato l’aiuto dell’amico di corso Ivano Colombo, soprannominato a ragione “il Maestro”. L’insegnamento più bello? Ne cito tre: strategy, innovation strategy e innovation leadership, perché durante queste lezioni ho capito quanto sia riduttivo lo “shortermismo”, ossia l’attenzione del mercato ai risultati di breve periodo. E ho capito l’importanza del passaggio dall’approccio della “closed innovation” (focalizzato sul know-how con idee e competenze maturate all’interno della propria azienda) a quello della “open innovation” (basato sulla ricerca di idee, tecnologie e competenze al di fuori dei propri confini organizzativi per alimentare con continuità il processo di innovazione). E, infine, ho capito l’importanza dell’innovazione di soluzione e di quella di direzione, fondamentale quest’ultima per creare un nuovo significato. Per creare, aggiungo citando il titolo del mio libro per la quale il filosofo Salvatore Veca mi ha onorato della sua premessa, un nuovo mondo. Un mondo migliore».

 

LA GRAMMATICA DEL NUOVO MONDO IN BREVE

  • L’autore: Filippo Poletti, giornalista, top voice di LinkedIn
  • La dedica speciale: “A tutti gli amici e colleghi del MIP Politecnico di Milano per aver abbracciato insieme la sfida al cambiamento”
  • Le tre parti: La visione del nuovo mondo, Le 50 parole chiave della pandemia, Lo scopo (o purpose) del nuovo mondo
  • La casa editrice: Lupetti

Tags:
|
Condividi

Accreditations, Rankings & Memberships

  •