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29 ottobre 2019 Condividi

soft skill

Saper imparare: la più grande sfida per i leader di domani

Soft Skill: perché sono importanti

 

In un contesto sempre più incerto e in rapida evoluzione, diventa sempre più importante, per un manager, la capacità di imparare, apprendere, confrontarsi con nuove situazioni. Ecco perché le soft skill sono destinate e superare le hard skill

 

I manager del futuro non potranno prescindere dalle soft skill. È quanto si evince leggendo il Future of Jobs Report 2018, il corposo libro bianco pubblicato dal World Economic Forum che fa il punto sui trend globali in atto nel mondo del lavoro. Stando alle previsioni, entro il 2022 il mercato prediligerà una forza lavoro capace di pensare criticamente, di innovare, di creare, di apprendere. Discorso valido per tutti, ma ancora più importante per chi si prepara ad assumere un ruolo di leadership.

Un contesto in rapido mutamento

L’affinamento delle intelligenze artificiali, del machine learning, l’esplosione dei big data, sposteranno l’equilibrio uomo-macchina. E il futuro politico ed economico del nostro pianeta sarà sempre più difficilmente prevedibile. Non è un caso che, negli ultimi tempi, sia tornato in voga un acronimo coniato nel 1987, VUCA, che nei suoi termini descrive alla perfezione tanto il mondo attuale quanto quello a venire: Volatility (instabilità), Uncertainty (incertezza), Complexity (complessità) e Ambiguity (ambiguità). È a causa di questi fattori che le hard skill non bastano più.

Parola d’ordine: reskilling

Non sorprende affatto, dunque, che il Future of Jobs Report parli di reskilling imperative: là dove le competenze hard non bastano più, la parola d’ordine diventa riqualificarsi. Ma, per farlo, è importante essere dotati degli strumenti adatti. È così che skill come il pensiero analitico, le strategie di apprendimento, la creatività, l’originalità, lo spirito di iniziativa scalzeranno dalla classifica sia le hard skill vere e proprie, sia quelle soft che finora avevano spadroneggiato (basti l’esempio del “classico” problem solving): imparare e saper imparare è di gran lunga la capacità più importante, soprattutto se pensiamo a un leader che, volente o nolente, sarà costretto a confrontarsi quotidianamente con contesti VUCA a tutti gli effetti. I leader di domani, come d’altra parte afferma anche la nota rivista statunitense Forbes, “dovranno essere agili e capaci di abbracciare e celebrare il cambiamento (…) non vedranno il cambiamento come un fardello, ma come un’opportunità di crescita e innovazione”. Sfida senz’altro complessa, ma ineludibile: secondo il World Economic Forum, il processo di reskilling coinvolgerà almeno il 54% dei manager.

Guidare le persone, orientarsi nel mondo

Tutto questo senza dimenticare che le qualità del leader riguardano e continueranno a riguardare anche quelle capacità che sono strettamente attinenti al ruolo, come la visione strategica, la capacità di comunicare gli obiettivi al proprio team e di motivarlo, per fare alcuni esempi. Anche su questo versante, i vecchi modelli di leadership presto non funzioneranno più, perché cambierà la composizione della forza lavoro: i Millennial hanno altre aspettative rispetto ai propri nonni e genitori, e tendono a essere molto meno “fedeli”, se percepiscono un’assenza di stimoli e gratificazioni. Il leader del futuro dovrà tenere conto anche di questo, oltre a dover essere in grado di navigare il mondo che lo circonda, capirne i cambiamenti, anche repentini, sapere quali sono le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Obiettivi a cui può mirare solo se è in possesso delle soft skill adatte. Il report del World Economic Forum spiega con chiarezza che “un deficit nelle skill (…) può significativamente ostacolare l’adozione di nuove tecnologie e, quindi, la crescita dell’azienda”.


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