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25 ottobre 2019 Condividi

Executive MBA

Quali competenze si acquisiscono con un Executive MBA?

 

Per assumere decisioni occorrono pensiero critico e una solida conoscenza del proprio ambito. Senza dimenticare le capacità relazionali, che, nel lungo periodo, possono segnare la differenza tra un semplice manager e un vero leader del cambiamento

 

«Poche cose ci danno più soddisfazione degli alunni che, dopo aver frequentato uno dei nostri Executive MBA, a distanza di anni ci contattano per dirci quanto sono ancora attuali le competenze che hanno appreso in questo percorso». Parola di Antonella Moretto, Vice direttore dell’area MBA & EMBA della School of Management del Politecnico di Milano. «Chi sceglie di seguire un Executive MBA si aspetta molto. È rivolto a professionisti con un’elevata seniority, già inseriti nel mondo del lavoro e disposti a sacrificare una parte considerevole del proprio tempo. Si tratta quindi di un impegno importante, nonché di un vero e proprio investimento sul futuro. Per questo è fondamentale sviluppare competenze manageriali che possano essere sfruttate a lungo».

 

La prima competenza è il critical thinking

Ma prima ancora delle competenze, l’approccio didattico comune agli Executive MBA prevede lo sviluppo di una capacità primaria: tra le finalità del corso spicca il critical thinking. «Tutti i temi del master vengono affrontati da questa prospettiva – spiega Antonella Moretto –. Gli studenti imparano ad assumere decisioni in maniera consapevole, grazie a un approccio critico che permette di analizzare rapidamente le situazioni e risolvere così anche quelle più complesse». Questa è la base imprescindibile su cui poi poggiano le competenze vere e proprie: «Si va dall’analisi e dalla lettura dei processi aziendali, alla capacità di redigere un business plan, di leggere un bilancio, di comprendere le dinamiche di business, passando per la capacità di individuare i canali dove trovare investitori. Ma un aspetto particolarmente importante, dal nostro punto di vista, è la gestione dell’innovazione».
Negli scenari internazionali la competizione è ai massimi livelli, alimentata anche da una trasformazione digitale sempre più invasiva: diventa fondamentale saperla gestire e sfruttare. «L’innovazione va pianificata con attenzione. Non può essere implementata senza aver compreso a fondo le dinamiche attuali – avverte Moretto –. Solo sulla base di questa competenza si può andare a rivoluzionare i progetti, i prodotti, i business model attualmente presenti».

 

Le competenze soft di un manager competitivo

Non bisogna poi pensare che, essendo il Politecnico una scuola tecnica, le soft skill vengano trascurate a favore di quelle hard. Anzi. Il Future of jobs report, realizzato dal World Economic Forum nel 2018, mostra chiaramente come nel 2022 saranno proprio le competenze soft a essere le più richieste sul mercato del lavoro, specie in quelle aree caratterizzate da una spiccata fast growing economy.
Il MIP segue questa strada. «Noi abbiamo sempre creduto nelle hard skill e continuiamo a farlo – spiega il Vice direttore dell’area MBA & EMBA – ma è stato dimostrato che, nel lungo periodo, la differenza tra un manager e un vero leader del cambiamento all’interno della propria azienda è data proprio dalla capacità di sviluppare delle eccellenti soft skill».
Anche in questo ambito, le diramazioni delle competenze sono molteplici: «Si va dalla capacità di gestione di team multiculturali alla gestione di team in ambienti sempre più virtuali, passando per le capacità di leadership più tradizionali ma anche per quelle più emozionali. E ancora, il public speaking, il time management. Tutte competenze che un tempo venivano considerate un mero di più, mentre oggi sono considerate imprescindibili per chiunque voglia far crescere la propria carriera».


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