Le frontiere del Fintech

Non si può fare a meno del Fintech. Lo dicono i dati: nel 2018, le operazioni di M&A (merge and acquisitions) legate a questo settore a livello mondiale hanno generato un valore di nove miliardi di dollari, in crescita del 25% rispetto all’anno precedente. Lo afferma l’analisi realizzata dalla startup school Mind the Bridge. Detto in altri termini, le startup del Fintech attraggono sempre più capitali e investimenti. E il trend è in crescita, perché sempre più utenti scelgono di gestire e movimentare le proprie finanze online.

Che si tratti di mobile payment, di InsurTech o di Robo Advisor, le operazioni finanziarie vengono gestite sempre più spesso online, senza passare per l’intermediazione classica, fino a poco tempo fa imprescindibile, delle banche e delle compagnie di assicurazioni. Lo conferma il professor Emilio Barucci, direttore dell’International Master in FinTech, Finance and Digital Innovation del Politecnico di Milano. «La disintermediazione è un fattore cruciale. Permette di svolgere numerose operazioni in modo molto più rapido tramite gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie. Non andiamo più in banca una volta al mese come succedeva un tempo».

Le stesse banche, d’altro canto, non stanno a guardare: «In questo momento si stanno muovendo in due direzioni. Da una parte cercano di appropriarsi del modo di operare tipico delle realtà Fintech, sviluppando sempre più i canali di home banking e di pagamento rapidi. Dall’altra cercano di fronteggiare la crescita dei canali non tradizionali, che stanno erodendo un’ampia fetta del loro mercato. Le startup che hanno lanciato i Robo Advisor, ad esempio, forniscono all’utente una consulenza finanziaria personalizzata, tagliando fuori proprio le banche, i gestori di fondi e i promotori finanziari», spiega il professor Barucci.

Le comodità e le possibilità offerte dal Fintech sono particolarmente attraenti, anche in mercati un po’ meno sensibili alle transazioni digitali come quello italiano. Il tema della cybersecurity resta cruciale: «I rischi per chi usa strumenti digitali, oggi, non sono più grandi di quelli che correvamo già anni fa, come il classico “furto” dei dati della carta di credito – rimarca il professor Barucci –. Ma è anche vero che il tema della sicurezza è forse quello su cui gli attori coinvolti pongono maggiormente l’attenzione e investono di più. Basta una sola crepa per distruggere la credibilità di un servizio, e di conseguenza affossarne il business».

I vantaggi del FinTech non riguardano solo gli utenti privati, ma anche le aziende. Secondo il professor Barucci, «si concretizzeranno in importanti riduzioni sui costi. Inoltre, ci sarà la possibilità di interagire con più soggetti e il canale non bancario crescerà». Alcune tecnologie, al contrario, rimarranno confinate a un ambito di utilizzo più ristretto, lontano dal grande pubblico. È il caso, ad esempio, della Blockchain: «Personalmente non sono convinto che il Bitcoin sia la moneta del futuro – avverte Barucci –. Ma bisogna riconoscere che le criptovalute basate sulla blockchain hanno stimolato grandi studi su questa tecnologia, generando un grande lascito in termini di conoscenze: non sarà la soluzione per tutti i problemi, ma in alcuni ambiti sarà una soluzione interessante». Discorso analogo per l’Intelligenza Artificiale: «Le macchine non sostituiranno l’uomo, tantomeno nel mondo finanziario. Ma grazie all’IA e ai big data avremo la possibilità di comprendere meglio le dinamiche di alcuni fenomeni finanziari».

Le tecnologie all’avanguardia, insomma, non possono prescindere dalla padronanza dei fenomeni digitali sottostanti. L’International Master in Fintech, Finance and Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano ha proprio l’obiettivo di formare delle professionalità con queste competenze: «Il processo di cambiamento innescato dal Fintech è irreversibile – conclude Barucci –. Il nostro master dà le competenze adeguate, puntando su una formazione completa: nessun’altra università offre la stessa combinazione di metodo, tecnologia e business».