Eu-SPRI Early Career Conference (ECC) 2024

Enhancing innovation ecosystems for a sustainable world in times of dramatic change: A policy challenge

 

 

We are pleased to announce the 2024 EU-SPRI ECC ConferenceEnhancing innovation ecosystems for a sustainable world in times of dramatic change: A policy challenge” that this year will take place in Bari on 30th and 31st October 2024, jointly organised by Politecnico di Milano – School of Management (IT), University of Twente (NL), and Politecnico di Bari (IT).

Global warming, pandemics, unprecedented technological progress, and wars are fundamentally reshaping how innovation ecosystems can contribute to a more sustainable world. While the advancement of platforms and AI technologies is expanding the scope of innovations and entrepreneurial opportunities, concerns persist regarding the potential negative consequences of these powerful tools. Moreover, as innovation becomes more open and less constrained, there is a noticeable trend towards de-globalization, resulting in polarized and more closed economic systems.

The conference invites scholars and practitioners to reflect on the policies and strategies to enhance innovation ecosystem initiation, unfolding, and emergence for sustainable purposes, particularly in times of dramatic change.

Important dates

  • The deadline for full paper submissions is 15 April 2024 23:59 CET. 
  • Notification of decisions will be shared with authors by 15 May 2024.
  • Conference registration opens on 15 May 2024. 
  • Conference registration closes on 15 June 2024 23:59 CET. 

The conference is now open for submissions! Visit the website for further details.

For any query or additional information, please contact euspribari-dig@polimi.it.

Le conseguenze economiche di un mercato del lavoro sempre più polarizzato


Uno studio di Daniele Siena su The Economic Journal

 

La tecnologia, in particolare quella che permette di automatizzare i processi produttivi, sta radicalmente cambiando il mondo del lavoro a livello globale ed europeo. Questa tendenza, però, oltre ad avere un effetto diretto sulla società e sul mercato del lavoro, ha un impatto cruciale sul funzionamento dell’economia e delle politiche economiche dei governi e delle banche centrali.

Uno studio di Daniele Siena, docente della School of Management del Politecnico di Milano, e Riccardo Zago, pubblicato su The Economic Journal, mostra come la distruzione dei lavori routinari, come per esempio artigiani, operai, agricoltori, conduttori di impianti/macchinari e professioni non qualificate, stia cambiando la struttura dell’economia nell’area euro. In particolare, la polarizzazione del mercato del lavoro verso lavori manuali (generalmente a basso reddito) e astratti (ad alto reddito), sta rendendo i prezzi nell’economia meno sensibili a variazioni dell’occupazione.

Questo succede perché il mercato dei lavori routinari e non-routinari funzionano in maniera molto diversa. Il mercato dei lavori routinari è molto rigido e poco dinamico, i lavoratori tendono -a causa delle loro basse qualifiche- ad avere poca mobilità ed alta contrattazione sindacale. Al contrario, il mercato dei lavoratori non routinari è più fluido e dinamico. Infatti, un lavoratore non routinario cambia più spesso datore di lavoro, può avere più lavori contemporaneamente ed è più mobile. Il risultato è un mercato del lavoro aggregato in cui è più facile perdere ma anche trovare lavoro, in quanto la transizione tecnologica aumenta la quota di lavoratori non-routinari.

La conseguenza è una maggiore stabilità dei salari, e quindi dei prezzi, in risposta al ciclo economico. Infatti, in presenza di uno shock economico o un cambiamento di politiche economiche, l’aggiustamento all’interno dell’economia avverrà più sulla quantità di lavoro (occupazione e disoccupazione) che sui salari.

Riassumendo, la transizione del mercato del lavoro da occupazioni routinarie a non routinarie rende a livello aggregato i salari e l’inflazione meno sensibili ai cambi del ciclo economico.

Capire questo meccanismo è di primaria importanza per comprendere l’effetto delle politiche economiche europee. In particolare, da un lato il cambiamento della struttura del lavoro può spiegare la difficoltà della Banca Centrale Europea negli anni antecedenti al Covid-19 nel controllare l’inflazione. Dall’altro, l’attuale inversione della polarizzazione del mercato del lavoro dovuta al Covid-19, attuata con piani di reindustrializzazione attraverso il piano europeo Next Generation EU, può spiegare l’inaspettata spinta inflazionistica delle politiche monetarie e fiscali espansive attuate per mitigare gli effetti del Covid-19.

 

Per saperne di più
Daniele Siena, Riccardo Zago
Job Polarisation, Labour Market Fluidity and the Flattening of the Phillips Curve
The Economic Journal, January 2024
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Industria5.0 – Il valore della sostenibilità nel settore manifatturiero

Non solo un’espressione di consapevolezza ma un valore per il successo. Una produzione sostenibile come opportunità per i produttori per differenziarsi nel mercato attuale.

 

Manufacturing Group, School of Management

 

Il settore manifatturiero si trova oggi a un bivio, in cui sostenibilità ambientale non è più considerata soltanto una bella espressione di consapevolezza dei problemi ambientali, ma un vero e proprio valore essenziale per il successo. Le pratiche sostenibili vengono riconosciute dagli stakeholder non solo per le considerazioni etiche e produttive ma anche per l’impatto importante sulla redditività finanziaria, l’immagine del marchio e la compliance normativa.

In termini finanziari, se la sostenibilità ambientale veniva inizialmente percepita come un onere di costo, le pratiche sostenibili nel corso del tempo sono state riconosciute come fattori di risparmio e di efficienza operativa, diminuendo il consumo di energia, riducendo la generazione di rifiuti e ottimizzando l’utilizzo delle risorse permettendo ai produttori di ridurre in modo considerevole le spese operative. Gli investimenti in fonti di energia rinnovabile, in tecnologie ad alta efficienza energetica e in iniziative di riduzione degli sprechi portano spesso sostanziali risparmi sui costi nel lungo termine, migliorando la redditività e la competitività.

Le pratiche di produzione sostenibile, così come l’adozione di strategie di economia circolare, mitigano i rischi finanziari associati alla volatilità dei prezzi, alla scarsità di risorse e all’incertezza della normativa permettendo alle aziende che abbracciano la sostenibilità un miglior posizionamento per far fronte alle fluttuazioni del mercato e mantenere stabili i costi di produzione. Inoltre, considerato che nei propri processi decisionali gli investitori lungimiranti tengono sempre più conto delle performance ambientali, di conseguenza aumenta l’attrattività degli investimenti di capitale in iniziative di sostenibilità promuovendo una crescita sostenibile.

Nel mercato attuale, l’immagine del marchio è un fattore chiave nella percezione e nelle decisioni di acquisto dei consumatori poiché le aziende che dimostrano di impegnarsi alla sostenibilità ambientale non solo attirano i consumatori attenti all’ambiente, ma aumentano anche la fedeltà dei consumatori e migliorano la propria reputazione. L’adozione di pratiche produttive sostenibili attenua l’impatto ambientale e, per di più, mette le aziende al riparo da possibili danni reputazionali e conseguenti boicottaggi. Allineando il proprio marchio con i valori della responsabilità d’impresa, i produttori possono distinguersi sul mercato e dare a consumatori e agli altri stakeholder un’immagine positiva del  brand. Di fatto, le aziende che danno priorità alla sostenibilità non solo ne raccolgono i frutti in termini finanziari (risparmi sui costi e maggior efficienza operativa), ma migliorano anche la fidelizzazione al marchio e precorrono i requisiti normativi riducendo i rischi reputazionali.

I governi di tutto il mondo si stanno dotando di norme ambientali sempre più severe per affrontare il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse e i produttori si trovano a dover affrontare una complessa rete di mandati ambientali che richiedono misure di compliance proattive, dagli standard sulle emissioni ai regolamenti per la gestione dei rifiuti. La mancata osservanza delle normative in vigore può comportare multe consistenti, responsabilità legali e interruzioni dell’operatività.

Tuttavia, la compliance normativa non serve solo a evitare le sanzioni ma rappresenta un’opportunità per i produttori di essere all’avanguardia e di conquistare un vantaggio competitivo. Inoltre, tenendosi al passo con l’evoluzione normativa i produttori possono anticipare le sfide del futuro in materia di compliance e adeguare la propria attività secondo quanto opportuno, assicurandosi redditività e resilienza nel lungo termine in un ambiente sempre più regolamentato.

La necessità di rispondere alle sfide ambientali mondiali induce il settore manifatturiero a evolversi in modo continuo. Abbracciare la sostenibilità non è più solo un atto di responsabilità ma diventa un impegno strategico per il successo e la resilienza nel lungo termine: la sostenibilità è un fattore che può portare le aziende a diventare leader di settore e a ottenere trattamenti preferenziali da parte di regolatori, clienti e investitori.

Il settore manifatturiero italiano si compone di tante realtà piccole e medie che si trovano a dover affrontare varie sfide per compiere una transizione verso la sostenibilità: hanno infatti risorse finanziarie limitate e sono afflitte dalla carenza di competenze e di infrastrutture adeguate. Per loro, la sostenibilità è un motore estremamente importante.  Consapevole di questo impegnativo contesto, il Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano mira a promuovere la transizione sostenibile e circolare delle aziende manifatturiere tramite il trasferimento delle conoscenze scientifiche generate dai progetti di ricerca nazionali e internazionali nel settore.

Il Manufacturing Group ha sviluppato e sviluppa metodologie di valutazione diverse e specifiche, per offrire un sostengo completo su tutti i diversi aspetti della transizione. Le aziende manifatturiere potranno ricevere supporto per individuare le pratiche circolari da instaurare al proprio interno e da perseguire all’esterno tramite la collaborazione con altre entità, ciascuna secondo i propri obiettivi strategici e la propria operatività attuale. Le aziende, grazie al supporto da parte del gruppo di ricerca, potranno inoltre individuare una serie di azioni atte ad instaurare pratiche circolari e a selezionare fornitori validi valutando la loro performance e il loro orientamento alla sostenibilità. Il gruppo di ricerca supporta le imprese nel misurare la carenza di competenze mappando le competenze e i profili professionali disponibili in seno all’azienda per suggerire percorsi formativi adeguati incentrati sulla circolarità e sulle diverse dimensioni della sostenibilità.

 

MAASive: un progetto per massimizzare le risorse in una rete di valore

Nasce con questo scopo il progetto MAASive, per rendere le aziende manifatturiere più resilienti alle sfide dovute ai mercati in rapida evoluzione.

 

Al giorno d’oggi, la competizione non è più tra singole aziende, bensì tra sistemi di aziende – fornitori, compratori, partner tecnologici e finanziari – noti come “reti di valore”. Le reti di valore odierne sono chiamate ad accrescere la propria resilienza per affrontare un contesto economico sempre più in rapida evoluzione.

Il progetto Horizon MAASive (Manufacturing-as-a-Service to Increase Resilience in Value Networks) mira a sviluppare nuovi modelli per aumentare la resilienza delle reti di valore facendo leva sul Manufacturing-as-a-Service, un metodo di flessibile in cui i membri delle reti di valore collaborano tra loro condividendo la capacità produttiva e sfruttando le tecnologie digitali per ottenere maggiore velocità e affidabilità.

L’obiettivo è massimizzare le risorse esistenti in una rete di valore, fornendo alle industrie un toolkit che consisterà in una combinazione di metodi e tecnologie esistenti applicati nel contesto MaaS, integrati da nuovi modelli e tecnologie sviluppati come parte del progetto. Attraverso una rete dinamica e connessa, il toolkit collega produttori a fornitori di servizi su richiesta, consentendo alle aziende di trovare e utilizzare  in modo agevole servizi di produzione e attrezzature.

Il progetto, della durata di 36 mesi, punta a rendere le aziende manifatturiere europee resilienti a eventi imprevedibili, come ad esempio la pandemia COVID. Questo tipo di approccio ai servizi permette alle aziende di adattarsi rapidamente a eventi critici e riprendere la produzione anche in circostanze impreviste, facendo fronte alle interruzioni delle forniture di materiali e componenti critici.
Molte aziende europee sottoutilizzano le proprie attrezzature di produzione, il che indica la possibilità di un potenziale significativo per l’aumento della produzione in Unione Europea senza investimenti aggiuntivi.

Il Politecnico di Milano getterà le fondamenta concettuali dei modelli proposti, contribuirà allo sviluppo di un modello di simulazione, e supporterà la disseminazione dei risultati del progetto.

I ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Gestionale coinvolti sono Margherita Pero, Antonio Masi, Franco Chiriacò e Adeline Athina Abou Ali.

Capofila del progetto è l’Università di Aalborg (Danimarca). I partner sono, oltre al Politecnico di Milano, Technische Universitat Amburgo (Germania) Ecole Centrale Di Nantes (Francia), Kamstrup As (Danimarca), Arcelik As (Turchia), Artico Sa (Romania), Ilpea Plastik Ve Kaucuk Urunleri Sanayi Ve Ticaret Limited Sirketi (Turchia), Industrie Ilpea Romania Srl (Romania), Smartopt Bilisim Teknolojileri Anonim Sirketi (Turchia), Txt E-Tech S.R.L (Italia), Etk Ems Skanderborg A/S (Danimarca).

Ciao Alessandro

 

Un’intelligenza fuori dal comune. Una gioia di vivere trascinante. La passione in tutto quello che faceva, che rendeva la sua eccellenza così accessibile e trasparente.

Piangiamo Alessandro Brun, Ordinario di Quality Management e fondatore della “Sustainable Luxury Academy”, scomparso il 19 febbraio dopo una lotta combattuta con coraggio, forza e dignità fino alla fine.

“Portami a casa gli scritti da correggere”. E’ quanto ha chiesto una settimana fa a un collega, quando ormai era evidente quello che sarebbe successo di lì a poco.

In questo momento, non troviamo un ricordo migliore di questo per esprimere le qualità professionali, didattiche e umane di Alessandro. Ci sarà tempo e modo per raccontarne tanti altri, e non mancheremo di farlo. Ma ora è troppa la commozione, troppo il dolore.

Ci stringiamo attorno a Carlotta, ai loro figli, alla famiglia e a chi ha voluto bene ad Alessandro come gliene abbiamo voluto noi. Ne abbiamo bisogno, perché siamo tutti più soli.

Invitiamo chiunque voglia ricordarlo a lasciare un commento in questo post LInkedin e, su richiesta della famiglia Brun, a donare a sostegno della ricerca del Pancreas Center dell’Ospedale San Raffaele tramite bonifico bancario (IBAN IT55 V 02008 05364 000101974276) oppure online (www.hsr.it/sostienici;  causale: In ricordo di Alessandro Brun a sostegno Pancreas Center).

 

                                                                                                                                        Raffaella Cagliano

Trasformare la produzione per un futuro incentrato sul cliente


Negli ultimi anni si è osservata una profonda trasformazione nell’industria manifatturiera, nota con il termine “servitizzazione”, un fenomeno che consiste nell’abbandono del tradizionale focus sulla produzione di beni a favore di un approccio orientato ai servizi. I servizi, offrendo ai produttori la possibilità di distinguersi nel mercato altamente competitivo di oggi, diventano parte integrante del business model di molte aziende.

 

Anna De Carolis, Junior Assistant Professor, Manufacturing Group
Claudia Aurisano, Research fellow, Manufacturing Group
School of Management, Politecnico di Milano

 

La servitizzazione è il processo attraverso il quale i produttori passano dalla mera vendita di prodotti, all’offerta di soluzioni a 360° che comprendono non solo il prodotto, ma anche una serie di servizi a questo associati. Fornendo un pacchetto di servizi a corredo dei loro prodotti, le società produttrici possono soddisfare al meglio le esigenze dei clienti e instaurare relazioni a lungo termine con la consapevolezza che i clienti apprezzeranno sempre più i risultati e le esperienze di acquisto e utilizzo di servizi rispetto al semplice possesso di un bene.

Per le aziende manifatturiere, abbracciare questa trasformazione significa optare per un’evoluzione strategica che va oltre la semplice vendita di prodotti e che richiede una rivalutazione dei modelli di business, dei processi interni e un cambiamento culturale all’interno delle aziende dove i produttori sono sempre più fornitori di soluzioni, pronti a rispondere alle esigenze dei loro clienti. I clienti, dalla loro parte, beneficiano di questa trasformazione ottenendo l’accesso a una serie di servizi che ottimizzano le prestazioni, la durata e l’efficienza dei prodotti acquistati.

Dal punto di vista del mercato, la servitizzazione rappresenta quindi un efficace strumento di differenziazione competitiva in cui le aziende possono distinguersi offrendo un mix unico di prodotti e servizi, finalizzato a promuovere relazioni più salde con conseguente aumento della fedeltà del cliente. Questo fenomeno, inoltre, agevola l’evoluzione da un modello di vendita transazionale a un modello basato su abbonamento o pay-per-use, che genera flussi di ricavi più prevedibili e ricorrenti.
Ed è grazie al maggior coinvolgimento dei clienti lungo tutto il ciclo di vita del prodotto che i produttori ottengono preziose informazioni sul comportamento dei consumatori, utili per adattare nuovi servizi e prodotti a vantaggio di una maggiore soddisfazione dei clienti.

Dal punto di vista ambientale invece, questo cambiamento porta a concentrarsi sulla longevità, sulla riparabilità e sulla sostenibilità dei prodotti, in linea con la crescente domanda di pratiche ecologiche e socialmente responsabili.

Nel complesso, la vendita di servizi legati ai prodotti sta riconfigurando il mercato manifatturiero, poiché offre nuovi flussi di entrate, rinsalda le relazioni con i clienti, favorisce la differenziazione, traina l’innovazione e promuove un approccio più incentrato sul cliente.

La servitizzazione è un aspetto fondamentale per l’evoluzione dell’industria manifatturiera, perché risponde alle mutevoli aspettative dei consumatori moderni: l’esperienza del cliente è requisito fondamentale per rimanere competitivi e per questo motivo posizionarsi in un segmento di eccellenza può garantire la sopravvivenza delle aziende manifatturiere tradizionali.

Il Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano mira a trasmettere le sue conoscenze scientifiche al settore industriale, con servizi che favoriscono l’evoluzione delle aziende attraverso il modello della servitizzazione.

La ricerca prodotta supporta le aziende a creare valore attraverso l’individuazione di nuovi servizi a corredo dei rispettivi prodotti o la trasformazione del prodotto stesso in un servizio, tramite l’adozione di un modello di business incentrato sul cliente e sulla sua fedeltà.

Sfruttando le conoscenze scientifiche sull’evoluzione dei servizi, le aziende lungimiranti possono adattarsi facilmente alle crescenti esigenze dei clienti, diversificando i business model attraverso le tecnologie digitali che consentono di cavalcare l’onda della service economy.

Idee radicali? Trova un partner

La storia di Katalin Karikó e Drew Weissman, vincitori del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2023 per le loro scoperte alla base dei vaccini a mRNA contro il Covid-19, offre importanti spunti a coloro che perseguono idee radicali. In un articolo su Harvard Business Review, Paola Bellis, Ricercatrice in Organizational Behavior and Leadership and Innovation, e Roberto Verganti, Professore di Leadership and Innovation, basandosi sulla loro intervista con Karikó spiegano perché le coppie possono essere più efficaci nell’innovare controcorrente e indicano come trovare un compagno  con cui intraprendere il viaggio.

 

Considera l’idea di avere un’idea non convenzionale, che metta in discussione i presupposti dominanti all’interno della tua organizzazione e del tuo settore. Come puoi svilupparla? Andare avanti da soli è difficile. D’altra parte, è improbabile che i singoli individui attraggano o dispongano di una squadra per perseguire un’idea considerata folle all’interno della loro organizzazione.

La ricerca di Paola Bellis e Roberto Verganti suggerisce che chi innova contro gli assunti dominanti in un settore, prospera quando trova un altro individuo con cui lavorare, ossia operando in coppia.

L’articolo “Got a Radical Idea at Work? Find a Partner”, pubblicato recentemente su Harvard Business Review, esplora perché e come una coppia può aiutare a sviluppare idee non ortodosse.

Oltre all’interpretazione della storia di Katalin Karikò e Drew Weissman – basata su un’intervista e altre fonti – lo studio si basa su oltre 30 interviste a coppie in tutto il mondo e sull’analisi di più di 60 casi celebri, come ad esempio Steve Jobs e Steve Wozniak per lo sviluppo del personal computer, Daniel Kahneman e Amos Tversky, J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis, solo per citarne alcuni.

Tra i fattori di successo delle coppie di innovatori emergono aspetti relazionali e comportamentali, come ad esempio il fatto che osare di condividere un’idea pazza è più facile nello spazio intimo del lavoro in coppia. Le coppie sono inoltre piu´ resistenti, rispetto ai team, di fronte ai momenti difficili tipici dell’innovazione radicale.

Per leggere l’articolo completo:
Got a Radical Idea at Work? Find a Partner” – Harvard Business Review

 

 

Gender Lens Investing: la parità di genere passa dagli investimenti

Un approccio di investimento per coniugare risultati economici e impatto positivo per le donne

 

È stato pubblicato il primo report ‘Empowering women, building sustainable assets: Strengthening the depth of gender lens investing across asset classes’ promosso da UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite dedicata all’uguaglianza di genere e all’emancipazione delle donne, da Politecnico di Milano (progetto TIRESIA), Università Bocconi (Axa Research Lab on Gender Equality) e Phenix Capital.

Il report esplora il mercato del Gender Lens Investing (GLI), attraverso analisi quantitative e qualitative. Il GLI è un approccio che pone l’uguaglianza di genere al centro delle decisioni di investimento con l’obiettivo di ridurre le disparità di genere attraverso l’allocazione strategica di risorse economiche.

Il rapporto mette in luce la mancanza di un consenso sulla definizione di uguaglianza e inclusione nel contesto finanziario, evidenziando l’urgente necessità di una migliore alfabetizzazione finanziaria. Migliorare l’educazione finanziaria è identificato come un passo fondamentale per incorporare le questioni di genere nelle decisioni di investimento.

Gli investitori, sempre più consapevoli, riconoscono l’importanza di misurare e rendicontare l’impatto dei loro investimenti, adottando pratiche di misurazione che coinvolgono questioni di genere e uguaglianza, contribuendo attivamente al successo e all’impatto positivo di tali iniziative.

Le iniziative dall’alto verso il basso, comprese le regolamentazioni più stringenti, sono accolte positivamente dalla comunità degli investitori, favorendo un ambiente propizio all’accelerazione delle iniziative di genere e disuguaglianza.

I risultati chiave emersi dal rapporto forniscono una panoramica dettagliata del mercato degli investimenti miranti all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) 5 delle Nazioni Unite, che promuove la diversità di genere.

“Non siamo stati ancora capaci di rendere l’impatto il fulcro centrale attorno a cui le istituzioni finanziarie generano valore.” commenta Mario Calderini, direttore di Tiresia.

A luglio 2023, il capitale investito ha raggiunto la cifra notevole di 56 miliardi di dollari USA, evidenziando una crescente domanda per i fondi di investimento d’impatto legati all’SDG 5. Il private equity si conferma come la strategia ad impatto più matura, vantando il maggior numero di fondi di investimento (41) e un significativo capitale allocato. Anche gli investimenti in asset reali, immobiliari ed infrastrutturali, sebbene con un numero limitato di fondi, hanno registrato un aumento di iniziative nel 2022.

Questo innovativo rapporto non solo rivela risultati importanti, ma sottolinea anche i profondi contributi che il Gender Lens Investing può apportare alla società. Allocando strategicamente il capitale per affrontare la disuguaglianza di genere, il GLI offre una soluzione pratica e potenzialmente impattante per affrontare il cronico sottofinanziamento delle iniziative di emancipazione delle donne e di parità di genere.

Mentre il mondo si impegna a raggiungere gli ambiziosi obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, questo rapporto è una testimonianza del potenziale del Gender Lens Investing come forza trasformatrice per un cambiamento positivo, rompendo barriere e aprendo la strada a un futuro più inclusivo ed equo.

“Uno dei motivi più immediati per spiegare perché questo non è successo, è chiedersi chi non era all’interno dei consigli di amministrazione di grandi istituti finanziari. Le donne. Credo fortemente che la rivoluzione d’impatto dipenda da maggior inclusione, maggior presenza di donne e di diversità di genere tra gli organi decisionali.”

HumanTech Day 1

Ad un anno dall’inizio dei lavori, il 26 gennaio scorso si è svolto il primo evento HumanTech, il progetto selezionato e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per il periodo 2023-2027 nell’ambito dell’iniziativa “Dipartimenti di Eccellenza”.

 

Un anno dopo l’avvio del progetto HumanTech-Humans and Technology, il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano ha promosso l’evento “HumanTech – Day 1”. Docenti e ricercatori hanno condiviso studi e ricerche in corso sul tema interazione uomo-tecnologia, per ispirare, creare consapevolezza e stimolare nuove idee. L’obiettivo è ridefinire il complesso rapporto tra tecnologia, persona e società per consentire una transizione digitale sostenibile dei sistemi industriali.

Dopo i saluti di Raffaella Cagliano, Direttrice del Dipartimento, e Federico Caniato, responsabile del progetto HumanTech, il primo panel ha visto la partecipazione di alcuni membri del Comitato Scientifico del progetto, tra cui la Prof.ssa Katharina Hölzle, Direttrice dell’Institute for Human Factors and Technology Management, IAT – Universität Stuttgart, il Prof. Torbjörn H. Netland, Chair of Production and Operations Management, ETH Zürich e la Prof.ssa Viola Schiaffonati, Docente di Logica e Filosofia della Scienza, Politecnico di Milano.

Nella seconda parte, moderata dal Prof. Guido Micheli, sono stati presentati i nuovi laboratori sviluppati e finanziati all’interno del progetto:  “Cognitive Ergonomics in Cyber Physical Systems Laboratory – CORE Lab”, referente Prof. Matthias Klumpp, “Behavioural Research in Immersive Environment Laboratory – BRIEL Lab”, referente Prof. Lucio Lamberti, e il “HumanTech DataHub”, referente Prof.ssa Carlotta Orsenigo.

Il laboratorio CORE si concentra sullo studio dell’ergonomia cognitiva e, attraverso avanzati dispositivi e sensori, conduce studi sperimentali sulle reazioni umane, cognitive e fisiologiche, nell’interazione persona-tecnologia durante attività lavorative tipiche di contesti di produzione e logistica in contesti reali o realisticamente riprodotti.

Il laboratorio BRIEL supporta le attività di ricerca sull’analisi dei fattori comportamentali, cognitivi ed emozionali nel comportamento economico, conducendo ricerche sperimentali che fanno leva sulle neuroscienze applicate in contesti fisici, digitali e immersivi altamente verosimili agli ambienti di lavoro e di utilizzo della tecnologia.

HumanTech Data Hub” è una piattaforma in cui sarà possibile raccogliere e archiviare in modo sicuro tutti i dati a supporto del programma di ricerca HumanTech, in modo da offrire uno strumento unico e semplificato per l’accesso e l’elaborazione dei dati.

I laboratori sono a disposizione dei ricercatori del DIG e sono aperti a collaborazioni con imprese e istituzioni.

Dopo la ricca poster session di oltre 50 ricerche, nel pomeriggio, presso MADE Competence Center Industry 4.0 e PoliHub, i partecipanti hanno potuto assistere alle sperimentazioni dei laboratori, conoscerne le attrezzature e approfondirne le potenzialità, grazie anche ai seminari paralleli organizzati negli stessi ambiti e riflettere, in chiusura, sull’idea di un Manifesto HumanTech.

Una giornata ricca di riflessione e stimoli, per coinvolgere e promuovere la collaborazione tra diversi gruppi di ricerca dipartimentali e immaginare, insieme e in modo sinergico, nuovi  scenari di sviluppo.

 

Video e foto dell’evento:

Sostenibilità e aspetti sanitari nello sviluppo del settore agroalimentare in Africa

Concluso ad Addis Abeba il corso di fondazione IHEA tenuto dal Politecnico di Milano

 

Si è concluso ad Addis Abeba il corso “Sustainability and health aspects in the development of selected value chains of the agri-food sector in Ethiopia”, promosso da Fondazione IHEA – Italian Higher Education with Africa e organizzato dal Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova e il College of Veterinary Medicine and Agriculture della Addis Abeba University.

Il corso ha fornito a dottorandi, giovani ricercatori e professionisti una formazione integrata sul ruolo del settore agroalimentare nei Paesi dell’Africa subsahariana, con particolare attenzione al contesto etiope, sull’importanza dell’innovazione e dell’imprenditorialità, nonché sugli aspetti della sicurezza alimentare e della salute degli animali per lo sviluppo delle global value chain.

Per il Politecnico hanno collaborato Federica Ciccullo, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Niso Randellini, dottorando, e Sandra Cesari de Maria, project manager del Food Sustainability Lab.