Inaugurazione Hub di Quartiere per promuovere il Dono del Cibo e ridurre lo Spreco Alimentare

Nel 2015 Milano ha promosso una Politica Alimentare per rendere più sostenibile il sistema alimentare della città con un approccio multidisciplinare e partecipato, nel quale il Comune assume un ruolo di stimolo e facilitazione.
La riduzione dello spreco alimentare è una delle priorità della Politica Alimentare e si sviluppa attraverso l’ingaggio di diversi attori locali come centri di ricerca, istituzioni, settore privato, fondazioni ed attori sociali.

Per tradurre tale priorità in azioni concrete, nel 2016 il Comune di Milano, Assolombarda e Politecnico di Milano hanno condiviso il protocollo di intesa, che hanno definito “ZeroSprechi”, con l’obiettivo di ridurre lo spreco di cibo e innovare le modalità di recupero degli alimenti da destinare agli indigenti, progettando e sperimentando un modello di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari basato su reti locali di quartiere.

Il Comune di Milano ha individuato uno spazio pubblico non utilizzato nel Municipio 9 e lo ha reso disponibile come hub del progetto per lo stoccaggio e la distribuzione degli alimenti recuperati agli enti del terzo settore, organizzazioni beneficiarie e organizzazioni non profit.
Il Politecnico di Milano ha elaborato uno studio di fattibilità della rete e monitorerà l’operatività dell’hub e gli impatti generati dal progetto per 12 mesi, costruendo un modello logistico estendibile e replicabile in altri quartieri della città.
Assolombarda, dopo un importante percorso di sensibilizzazione, ha individuato e coinvolto alcune aziende che hanno aderito al progetto, e ha fornito il bollino “ZeroSprechi”, ideato e offerto dal Gruppo Armando Testa, per valorizzare le imprese virtuose e porre l’attenzione sul grande tema della gestione delle eccedenze alimentari.
Banco Alimentare della Lombardia, vincitore del bando di assegnazione dell’hub, garantirà la gestione operativa e quotidiana del modello elaborato dal Politecnico, recuperando le eccedenze alimentari e distribuendole alle strutture caritative partner del territorio.
Il Programma QuBì -la ricetta contro la povertà infantile- che ha già avviato un hub simile in via degli Umiliati, aderisce al progetto finanziando allestimento e gestione dell’hub di via Borsieri e favorendo le connessioni con le reti del territorio sostenute e coinvolte dallo stesso Programma QuBì.
Si tratta di un progetto innovativo in cui vi è la collaborazione di tutti gli attori del sistema: le aziende impegnate a donare e favorire il recupero delle eccedenze alimentari, le Onlus che rappresentano il punto di contatto con gli indigenti e l’autorità pubblica che favorisce lo sviluppo di queste iniziative virtuose.

Sono soddisfatta dell’apertura di questo hub perché è frutto degli sforzi congiunti di molti attori della città – afferma Anna Scavuzzo, Vicesindaco di Milano delegata per la Food Policy –. Questo è un primo esempio di rete locale per la raccolta e ridistribuzione del cibo prima che sia sprecato e diventi rifiuto. La collaborazione con il Municipio 9 ci ha permesso di restituire alla città uno spazio pubblico non utilizzato, e allo stesso tempo valorizzare l’impegno per ridurre gli sprechi alimentari, una delle priorità della Food Policy di Milano. Questo progetto si affianca alla riduzione del 20% della parte variabile della TARI per le imprese che donano il cibo, alla promozione di raccolta e ridistribuzione di eccedenze dalle mense scolastiche e ad azioni di sistema che stiamo studiando con AMSA. L’hub di Via Borsieri è un ulteriore passo avanti per una Milano sempre più sostenibile, inclusiva ed equa”.
Sono orgoglioso che il Municipio 9 ospiti un progetto che mette al centro del dibattito sia il diritto dell’accesso al cibo, sia la distribuzione di quanto non utilizzato. Temi che, considerate le nuove povertà delle smart cities, esortano tutti noi a fare meglio. Senza dimenticare che ridurre lo spreco alimentare aiuta a diminuire i rifiuti e a consumare più cibi sani deperibili quali frutta e verdura. – aggiunge Giuseppe Lardieri, Presidente del Municipio 9Sono sicuro che gli attori presenti nel territorio del Municipio 9 – industria, GDO, ristorazione, Terzo Settore, Istituzioni – siano in grado di fare la loro parte per la riuscita dell’iniziativa”.

All’interno del progetto il Politecnico di Milano è fiero di portare il suo contributo per l’elaborazione del modello di raccolta ai fini di favorirne la replicabilità in altre parti della città e in altri luoghi – dichiara Marco Melacini, Professore di Logistica e Direttore Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milanoil progetto non si esaurisce con l’attivazione dell’hub di via Borsieri ma saranno organizzati degli incontri periodici volti a verificarne, oltre che l’efficacia in termini di eccedenze raccolte, l’efficienza dei processi di raccolta e ridistribuzione. Il gruppo di lavoro si impegna a fornire periodicamente informazioni sullo stato di avanzamento del progetto”.

“Siamo orgogliosi di vedere concretizzato il primo progetto strutturale di recupero delle eccedenze alimentari tra imprese della filiera e operatori del terzo settore nella città di Milano, a due anni dalla firma del Protocollo d’Intesa – afferma Alessandro Perego, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano La necessità di agire sullo spreco è una questione di particolare importanza sia dal punto di vista sociale, sia da quello ambientale e crediamo che Milano, operando in un’ottica di sistema, stia facendo un passo significativo verso la promozione di un futuro più sostenibile sul tema dell’alimentazione”.

Oggi tagliamo un importante traguardo nella sfida contro gli sprechi, inaugurando un efficace processo di raccolta e ridistribuzione delle eccedenze alimentari e promuovendo un modello replicabile che vede Milano capofila – ha sottolineato Alessandro Scarabelli, Direttore Generale di Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza, Lodi –. Un risultato frutto della virtuosa collaborazione tra associazioni, enti, imprese, università, organizzazioni non profit, che unisce i diversi contributi in una prospettiva di sistema capace di ottimizzare, attraverso circuiti veloci, la consegna e il consumo di beni in eccedenza. Inoltre, con il bollino ‘ZeroSprechi’ vogliamo mettere in evidenza le imprese che svolgono un ruolo attivo nel progetto e che, aderendo all’iniziativa, si fanno promotrici di diffondere le buone pratiche e la cultura della riduzione dello spreco alimentare”.

Banco Alimentare della Lombardia vuole essere sempre più vicino alle organizzazioni caritative partner dei quartieri nei Municipi 8 e 9 della città di Milano nel contrasto alla povertà alimentare. Insieme a tutte le realtà profit, le istituzioni, le associazioni di categoria e le fondazioni di erogazione siamo una squadra vincente per dare risposte concrete al bisogno” afferma Marco Magnelli, Direttore Banco Alimentare della Lombardia.

Il problema della povertà alimentare infantile a Milano è un problema che va affrontato e risolto con un modello di intervento che chieda a tutte le forze in campo di lavorare insieme. L’inaugurazione dell’Hub di Via Borsieri rappresenta un importante passo in questa direzione: il Programma QuBì ha già sostenuto il Banco Alimentare della Lombardia nell’avvio dei primi due punti di raccolta cittadini e ora, grazie alla sinergia con gli altri attori coinvolti, si potrà massimizzare la raccolta del cibo, riducendo lo spreco e rafforzando la capacità di raggiungere le famiglie in povertà alimentare. Il contrasto alla povertà alimentare è una delle azioni cardine del Programma pluriennale QuBì promosso da Fondazione Cariplo – con il sostegno di Fondazione Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Enrica e Romeo Invernizzi e Fondazione Fiera Milano- in collaborazione con il Comune di Milano e le organizzazioni del Terzo Settore che operano sul territorio. Una sfida pari a 25 milioni di euro che intende coinvolgere la città di Milano nel suo complesso: aziende, istituzioni e singoli cittadini sono chiamati a creare una ricetta comune che permetta di dare risposte concrete alle famiglie in difficoltà e creare percorsi di fuoriuscita dal bisogno” conclude Giuseppe Guzzetti, Presidente della Fondazione Cariplo.

 

Lavoro Agile: presentati i dati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working

A fine ottobre, l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato i dati della propria ricerca.
Uno studio che apre una finestra su una realtà che sta diventando sempre più importante nel panorama italiano. Basti pensare che ad oggi, sono circa 480 000 i dipendenti che usufruiscono dello smartworking. Per rendere l’idea, stiamo parlando all’incirca del 12% di chi – per tipologia di lavoro e strumentazione informatica – dispone dei requisiti necessari per lavorare in modo agile.
Un dato in continuo aumento, con una crescita del 20% rispetto all’anno passato. Dopo tutto, sono sempre di più le grandi imprese che vedono il lavoro agile come un requisito essenziale per mantenere la propria competitività.
Ma come mai aziende e dipendenti sono sempre più aperti a questo nuovo modello organizzativo?
La riposta è da ricercare nelle conclusioni tratte dall’Osservatorio, che evidenzia come i benefici siano rilevanti, sia a livello di soddisfazione individuale che di performance dei lavoratori e dell’organizzazione nel suo complesso.

Quando smart fa rima con soddisfazione

Secondo i dati raccolti, infatti gli smartworker sono in media più soddisfatti sia del rapporto con colleghi e responsabili che dell’organizzazione del proprio lavoro.
Le ragioni che li spingono ad aderire al progetto sono sia di carattere personale, come la riduzione dello “stress da pendolare” e la ricerca di un migliore equilibrio tra vita privata e professionale, che lavorativo, come l’aumento della motivazione e della produttività.
A questo si aggiunge anche l’attenzione per l’ambiente, con una riduzione delle emissioni legate agli spostamenti tra casa e ufficio.

In una simile analisi non poteva mancare il punto di vista di chi giornalmente collabora con i lavoratori agili ed è chiamato a valutarne le performance. Tra gli aspetti positivi segnalati più frequentemente dai manager coinvolti dall’Osservatorio troviamo una maggiore responsabilizzazione sul raggiungimento dei risultati, un miglioramento dell’efficacia del lavoro e della gestione autonoma delle urgenze, oltre a un impatto positivo sulla condivisione delle informazioni e sul coordinamento.

Tuttavia, anche se gli aspetti positivi sono numerosi e comprovati, è bene mettere in evidenza anche alcune criticità, alle quali manager e collaboratori devono prestare attenzione.
Una di queste, per esempio, è la mancanza di interazione con i colleghi. Questo, sommato a eventuali problemi legati ai mezzi di comunicazione virtuali messi a disposizione, potrebbe rappresentare per alcuni lavoratori una criticità. Altri, invece, segnalano una minore concentrazione dovuta alla presenza di distrazioni esterne.

È proprio nel superamento di queste difficoltà che diventa importante il ruolo del manager.

Anche la leadership diventa agile

Infatti, una rivoluzione come quella del lavoro agile, necessita anche di un cambiamento del modello di leadership, che dovrebbe diventare altrettanto smart.
Come? Il primo passo è passare da un’organizzazione basata sulle urgenze a una per obiettivi condivisi, facilitando così la programmazione dei compiti. Questo va di pari passo con un rinnovato impegno nel responsabilizzare i propri collaboratori, coinvolgendoli nelle decisioni e promuovendone una partecipazione attiva.
Da non sottovalutare è poi lo spirito di gruppo, da mantenere intatto anche quando una o più risorse lavorano da remoto. In questo modo si preserva il passaggio di informazioni e si riduce il senso di isolamento delle risorse. Ecco che in questi casi, ai manager viene richiesta una nuova capacità, quella di saper scegliere gli strumenti di comunicazione più adeguati in base alla situazione.

La rivoluzione continua

Riprendendo il titolo del convegno di presentazione della ricerca dell’Osservatorio Smart Working – Una rivoluzione da non fermare – anche qui alla School of Management la rivoluzione continua. Il MIP, infatti, già da due mesi ha aperto a tutto lo staff la possibilità di lavorare agilmente una volta alla settimana.
Un progetto che propone una nuova sfida: la sviluppo di una nuova cultura manageriale che favorisca collaborazione, organizzazione autonoma delle attività, responsabilizzazione verso i risultati e fiducia.