Sostenibilità e finanza: l’UE accelera, ma resta il divario tra ambiente e sociale

L’Action Plan per la Finanza Sostenibile ha aumentato gli investimenti privati nelle aziende con un purpose green, ma l’assenza di una tassonomia sociale limita lo sviluppo degli investimenti ad impatto su temi come diversità e sanità. Una ricerca evidenzia progressi e sfide per un futuro davvero sostenibile.

 

L’obiettivo dell’Unione Europea di diventare il primo continente a impatto climatico zero richiede un significativo reindirizzamento dei flussi finanziari verso attività sostenibili. Il piano d’azione sulla finanza sostenibile del 2018, insieme ai regolamenti successivi, ha svolto un ruolo chiave in questo processo, introducendo strumenti per classificare e monitorare le attività economiche sostenibili. Uno studio pubblicato su Finance Research Letters analizza l’impatto di queste politiche sui mercati privati, evidenziando risultati promettenti, ma anche limiti da superare.

La ricerca condotta da Leonardo Boni, Assistant Professor presso POLIMI School of Management, e Lisa Scheitza, ricercatrice presso la School of Business della University of Hamburg, fa parte delle attività di ricerca sviluppate dal centro di ricerca TIRESIA Polimi ed è basata su un’analisi dei dati di transazioni di private equity tra il 2007 e il 2023.

I risultati mostrano che il piano d’azione ha portato a un aumento significativo dei finanziamenti per aziende con purpose ambientali nei paesi dell’UE. Dopo il 2018, il volume delle transazioni e il valore medio degli accordi per aziende di mobilità elettrica, energie rinnovabili e economia circolare sono cresciuti del 63,4% in termini di dimensione delle operazioni e del 42,2% per i finanziamenti complessivi.
Tuttavia, gli investimenti rivolti ad imprese con purpose sociali, come la diversità o i servizi sanitari, non hanno beneficiato dello stesso slancio.

Sebbene il piano abbia migliorato la trasparenza e ridotto i rischi percepiti, le criticità non mancano. Le aziende tecnologiche orientate alla sostenibilità continuano a incontrare difficoltà nell’attrarre investimenti, ostacolate dall’incertezza normativa e dai lunghi tempi di sviluppo dei loro progetti. A complicare il quadro, l’assenza di una tassonomia sociale, ovvero un sistema di classificazione che definisca con criteri chiari e condivisi le attività che possono essere considerate socialmente sostenibili, frena il pieno impatto delle politiche europee in questo settore.

Lo studio suggerisce di ampliare il quadro normativo per garantire una distribuzione più equa delle risorse tra gli ambiti ambientali e sociali della sostenibilità. Un sostegno normativo più solido per le aziende tecnologiche potrebbe favorire un’accelerazione dell’innovazione sostenibile. Inoltre, è fondamentale implementare un monitoraggio rigoroso per scongiurare il rischio di greenwashing, ovvero la pratica di presentare come sostenibili attività o investimenti che in realtà non rispettano pienamente gli standard ambientali o sociali dichiarati, assicurando così che i fondi destinati alla sostenibilità vengano utilizzati in modo autentico e coerente con gli obiettivi dichiarati.

In sintesi, lo studio ha implicazioni anche per lo sviluppo della finanza ad impatto (impact investing). Mentre l’UE ha compiuto progressi significativi nel mobilitare capitali privati per la l’impatto ambientale, il cammino verso un equilibrio tra impatto ambientale e sociale richiede ulteriori interventi normativi e strategici.

 

Per maggiori informazioni: Analyzing the role of regulation in shaping private finance for sustainability in the European Union

Il ruolo delle tecnologie digitali nella transizione circolare del settore tessile

 

Le tecnologie digitali stanno trasformando il settore tessile, un’industria dal forte impatto ambientale, verso un modello più circolare e sostenibile. Uno studio condotto dalla POLIMI School of Management del Politecnico di Milano esplora come soluzioni come IoT, blockchain e intelligenza artificiale possano ridurre sprechi, migliorare la trasparenza e ottimizzare i processi lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, gettando le basi per una filiera più responsabile e innovativa.

 

I consumi relativi al settore tessile rappresentano il quarto impatto più elevato sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. Il settore tessile è tra i settori con più alta intensità di risorse utilizzate a causa di un approccio ancora fortemente lineare, che si basa su un flusso take-make-waste e per questo motivo deve trovare nuove soluzioni per affrontare problemi ambientali. Nonostante la crescente consapevolezza di questi problemi e gli sforzi da parte del settore nell’adottare pratiche di economia circolare volte a ridurre gli sprechi, riutilizzare i materiali e riciclare i prodotti, ad oggi risulta ancora frammentata l’integrazione dei principi circolari nell’intero ciclo di vita del prodotto. Inoltre, le tecnologie digitali come IoT, blockchain e AI sono ampiamente riconosciute come promettenti abilitatori di questa transizione.

Uno studio di Rabia Hassan, dottoranda presso la School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Federica Acerbi, Paolo Rosa e Sergio Terzi, esamina il ruolo delle tecnologie digitali nella transizione circolare del settore tessile attraverso le fasi del ciclo di vita del prodotto pubblicato sul Journal of the Textile Institute.

Lo studio analizza criticamente la letteratura per offrire approfondimenti sul possibile ed efficiente utilizzo delle tecnologie digitali nella produzione tessile dalla progettazione alla fase di smaltimento. Il documento evidenzia tecnologie come Internet of Things (IoT), tecnologie 3D, blockchain, intelligenza artificiale (AI) e piattaforme digitali, che sono essenziali per abilitare questa transizione. Queste tecnologie migliorano la trasparenza della supply chain, ottimizzano i processi di produzione e promuovono il riciclaggio e il riutilizzo. Ad esempio, IoT consente un migliore tracciamento dei materiali, blockchain garantisce transazioni sicure e trasparenti e AI può prevedere le tendenze e gestire i rifiuti in modo più efficace. Gli autori hanno proposto un quadro concettuale per includere queste tecnologie lungo il ciclo di vita del prodotto per aiutare le aziende del settore tessile a raggiungere la circolarità attraverso la digitalizzazione.

Sebbene l’applicazione di queste tecnologie abbia diversi vantaggi per il settore tessile, ci sono alcuni problemi che questo settore deve affrontare durante l’adozione. Ad esempio, alcune delle sfide sono riferite agli elevati costi di implementazione, alle infrastrutture talvolta limitate e la necessità di formazione della forza lavoro. Pertanto, gli autori suggeriscono la creazione di partnership strategiche tra fornitori IT e aziende tessili, consapevoli allo stesso tempo della necessità di un adeguato supporto governativo per la realizzazione di una digitalizzazione sostenibile. Inoltre, suggeriscono anche altre forme di supporto e di scambio come ad esempio il leasing e quindi l’utilizzo di nuove tecnologie sottoforma di servizio.

Verso l’economia circolare: un approccio evolutivo per la riconfigurazione delle catene di approvvigionamento

La trasformazione delle catene di approvvigionamento è una sfida cruciale per le aziende che puntano a un modello economico più sostenibile. Un nuovo studio propone un framework strategico che aiuta le imprese a navigare questa transizione, mantenendo flessibilità e capacità di adattamento in un contesto industriale incerto.

 

La transizione verso l’economia circolare è un processo di cambiamento necessario, ma complesso da governare per molti settori industriali. Le aziende manifatturiere sono oggi chiamate a trasformare le loro catene di approvvigionamento e realizzare filiere sempre più circolari (Closed-Loop Supply Chains, CLSC) integrando processi di logistica inversa, recupero e riciclaggio. Questa trasformazione è una risposta alle necessità ambientali ed è anche una strategia per rimanere competitivi in un contesto di mercato in rapida evoluzione. Il settore automobilistico è certamente un epicentro di questo cambiamento radicale.

Nello studio, “Strategic closed-loop supply chain configuration in the transition towards the circular economy of EV batteries: an evolutionary analytical framework”, di Armaghan Chizaryfard, Yulia Lapko e Paolo Trucco, gli autori introducono un quadro innovativo che offre una visione d’insieme e un approccio evolutivo allo sviluppo delle catene di approvvigionamento circolari (CLSC). Il paper è stato premiato con l’Outstanding Paper Award ai 2024 Emerald Literati Awards nel International Journal of Logistics Management. Il riconoscimento evidenzia l’importanza di sviluppare ricerca interdisciplinare per supportare la transizione verso l’economia circolare. Esaminando le interazioni dinamiche tra tecnologia, design del prodotto, produzione e infrastrutture, il l’articolo fornisce chiare indicazioni su come governare il complesso percorso di transizione da tradizionali modelli industriali lineari a quelli circolari. Il tema è particolarmente rilevante per industrie come quella degli autoveicoli, dove la tecnologia e i mercati stanno cambiando rapidamente e con grandi incertezze sotto la spinta di una progressiva elettrificazione della mobilità. Per creare una filiera circolare per le batterie dei veicoli elettrici occorre infatti definire una strategia di sviluppo a lungo termine, che sappia orchestrare le evoluzioni, non necessariamente sincrone, delle tecnologie, del mercato e delle relazione tra i diversi attori della filiera.

 

Una visione evolutiva della configurazione della catena di approvvigionamento chiusa

Il framework proposto offre indicazioni di natura strategica e pratica per affrontare le incertezze e le sfide legate a una trasformazione così significativa.
I punti chiave sono:

  • Allineare la pianificazione a breve e lungo termine

Allineare le azioni immediate agli obiettivi di lungo termine è fondamentale nello sviluppo di una filiera circolare, specialmente in un contesto tecnologico e di mercato imprevedibile. Ad esempio, i produttori di veicoli elettrici devono sviluppare strategie che tengano conto dell’aumento graduale dei volumi di batterie a fine vita e delle traiettorie di innovazione delle tecnologie di riciclaggio al momento ancora poco mature. . Nella selezione dei fornitori, le imprese devono quindi orientarsi verso partner in grado di gestire la domanda attuale e di espandersi man mano che i volumi cresceranno e le tecnologie di riciclaggio matureranno. Questo allineamento strategico è indispensabile per garantire flessibilità e capacità di adattarsi ai cambiamenti del contesto industriale e di mercato.

  • Nel breve periodo flessibilità e adattamento della filiera sono più importanti della sua efficienza

La flessibilità è un elemento centrale del modello proposto. Le catene di approvvigionamento devono essere adattabili, capaci di evolvere insieme alle tecnologie e ai mercati. Le aziende possono sviluppare strategie di transizione che consentano cambiamenti graduali anziché ristrutturazioni improvvise. Adottando configurazioni di transizione, le imprese possono aumentare lentamente il loro coinvolgimento in processi come la rigenerazione o il riciclaggio senza impegnare risorse eccessive troppo presto. Questo approccio riduce il rischio di restare bloccati in strategie non ottimali e fornisce l’agilità per adeguarsi a nuove condizioni di mercato.

  • Promuovere collaborazione e co-sviluppo

Affrontare i cambiamenti tecnologici al di fuori delle competenze core di un’azienda pone un dilemma: un’azienda dovrebbe investire pesantemente per acquisire nuove conoscenze, collaborare con i fornitori o affidarsi completamente a partner esterni? Co-sviluppare tecnologie consente alle aziende di mantenere un certo controllo sull’innovazione, condividendo al contempo rischi e benefici. Questo equilibrio tra indipendenza e cooperazione aiuta le imprese a rimanere competitive in tempi incerti. Tuttavia, affidarsi troppo ai fornitori per tecnologie critiche può limitare la flessibilità. Le imprese industriali devono quindi considerare attentamente i loro obiettivi a lungo termine, per garantire che le loro catene di approvvigionamento rimangano resilienti e adattabili.

  • Gestire le dipendenze e i vincoli

Le decisioni prese nelle fasi iniziali iniziali di sviluppo di filiere circolari possono generare condizioni difficili da modificare nelle fasi successive, riducendo la capacità di realizzare modelli efficienti in regimi più stabili e con un mercato che ha già raggiunto grandi volumi.. Se un’azienda investe inizialmente  in una sola tecnologia o fornitore, potrebbe faticare a cambiare rotta nel momento in cui emergessero  nuove tecnologie e fornitori. Il framework proposto fornisce indicazioni per configurare filiere con un maggior grado di reversibilità e scalabilità degli investimenti che vincolano in modo minore scelte di configurazione future.

  •  Sfruttare le complementarietà

E’ frequente che diverse parti di una filiera industriale si rafforzino a vicenda. I miglioramenti conseguiti in un’area possono avere un impatto positivo sull’intero sistema industriale. Ad esempio, un miglior design delle batterie può rendere i processi di riciclaggio più efficienti e favorire una collaborazione più agevole con operatori attivi nel riciclaggio. Queste complementarità sono di cruciale importanza per governare la transizione verso di filiere circolari. Tuttavia, le aziende devono gestirle attentamente per evitare di generare nuove dipendenze o vincoli legati ad una specifica tecnologia o partner, il che potrebbe limitare opzioni future più efficienti ed efficaci.

 

Mettere in pratica il framework
Manager di diversi settori possono utilizzare questo framework per supportare decisioni strategiche e tattiche legate alo sviluppo di filiere circolari. Partendo dalla mappatura della loro attuale catena di approvvigionamento e dall’individuazione dei fattori tecnologici e di mercato a maggior grado di incertezza, il framework indirizza i manager verso i) la selezione di appropriati elementi di flessibilità e collaborazione; ii) lo sviluppo di strategie che consentano miglioramenti graduali, fissando obiettivi a breve termine senza perdere di vista quelli a lungo termine; iii) l’implementazione di sistemi per monitorare i cambiamenti tecnologici e di mercato in modo che la catena di approvvigionamento possa rispondere efficacemente. Questo approccio proattivo aiuta a evitare le insidie di dipendenze e vincoli nascosti, garantendo la necessaria  agilità. 

Uno sguardo al futuro
Il framework evolutivo proposto è uno strumento potente per affrontare la transizione da filiere lineari a circolari; ponendo l’accento sulla pianificazione a lungo termine, lo sviluppo di capacità adattive l’adozione di approcci collaborativi con nuovi attori di filiera, fornisce ai manager una guida pratica per configurare catene di approvvigionamento circolari, resilienti e adattabili.

L’evoluzione dei sistemi industriali verso modelli più sostenibili e circolari rappresenta nel medio periodo un elemento strategico di crescente rilevanza. Sarà quindi sempre più pressante per il top management aziendale disporre di criteri e strumenti che li guidino nella formulazione di coerenti strategie di supply chain.

 

Per leggere lo studio completo:

Chizaryfard A., Lapko Y., Trucco P., “Strategic closed-loop supply chain configuration in the transition towards the circular economy of EV batteries: an evolutionary analytical framework”,
The International Journal of Logistics Management, Vol. 34, No. 7, 2023, pp. 142-176

Il ruolo delle tecnologie 4.0 per migliorare la sostenibilità nelle strutture logistiche

La ricerca analizza come le tecnologie 4.0 possano migliorare la sostenibilità nelle strutture logistiche, individuando opportunità per aumentare l’efficienza e diminuire l’impatto ambientale. Lo studio evidenzia diverse aree di sviluppo, considerando le implicazioni economiche, sociali e ambientali.

 

Con la crescente complessità delle catene di distribuzione, la necessità di ridurre i tempi di consegna e rispondere ad una domanda progressivamente più articolata ed esigente, i manager della logistica si affidano sempre di più ad una combinazione di soluzioni di magazzino che vedono la coesistenza di attività manuali e automazione, supportata anche dalle tecnologie 4.0, così da bilanciare flessibilità ed efficienza. Questi sviluppi comportano anche implicazioni ambientali e sociali ed emergono pressioni crescenti da parte degli stakeholder per considerare l’effetto di tali tecnologie 4.0 sulla sostenibilità delle strutture logistiche.

Tali implicazioni sono al centro di uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Production Research (IJPR) dal titolo “Reviewing and conceptualising the role of 4.0 technologies for sustainable warehousing”.

Lo studio è il risultato di una collaborazione internazionale tra la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, con la partecipazione della prof.ssa Sara Perotti e dell’ing. Luca Cannava, l’Universität des Saarlandes in Germania, con il contributo del prof. Eric H. Grosse e la Bayes Business School di Londra, con il coinvolgimento del prof. Jörg M. Ries.

Lo studio, a partire da una attenta analisi della letteratura scientifica, sviluppa un modello concettuale per valutare l’impatto in termini di sostenibilità delle soluzioni 4.0 applicate nelle strutture logistiche, valutandone la triplice prospettiva economica, ambientale e sociale e le implicazioni in termini di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) esaminando l’applicazione delle tecnologie 4.0 nelle diverse fasi dei processi di magazzino (es. ricezione, stoccaggio, prelievo degli ordini, imballaggio e spedizione).

Questo approccio sistematico ha consentito di individuare le aree di lavoro su cui agire per rendere più sostenibili i processi logistici realizzati all’interno dei magazzini (ad esempio in termini di riduzione dei consumi e della carbon footprint) e migliorare l’attività lavorativa degli operatori secondo un approccio human-centric.

In particolare, la ricerca evidenzia come i benefici delle tecnologie 4.0 si realizzano solo attraverso un’integrazione efficiente nei processi di magazzino, la cui efficacia è strettamente legata ai processi coinvolti. In termini di ricadute legate all’adozione delle tecnologie 4.0, vi sono ancora sfide importanti legate all’impatto ambientale e sociale di tali innovazioni.

Lo studio consente infine di identificare quattro principali aree di sviluppo e opportunità per il futuro:

  • “Opportunities from a processual perspective”: legate alla tipologia di processi di magazzino, con una attenzione particolare alle attività di allestimento ordini;
  • “Opportunities from a technological perspective”: opportunità tecnologiche, fra cui quelle legate all’applicazione di soluzioni di intelligenza artificiale;
  • “Opportunities from a measurement perspective”: legate alla misurazione/quantificazione sia sul versante dei KPI ambientali che su metriche legate alle attività svolte dall’operatore, con focus sulle fasi di raccolta e processamento dati;
  • “Opportunities from a sustainability perspective”: opportunità legate alla sostenibilità, in particolare nei contesti che vedono la coesistenza automazione e capitale umano.

 

Per leggere l’articolo completo: Reviewing and conceptualising the role of 4.0 technologies for sustainable warehousing

Promuovere la Transizione e favorire l’Innovazione Sostenibile: Il Progetto MUSA Spoke 5

 

Milano è rinomata a livello globale per la sua industria del lusso, che comprende moda, design e tutti i settori correlati come la bellezza e la gioielleria. Queste industrie stanno attualmente subendo una profonda trasformazione, fondendo i loro elevati standard e caratteristiche eccezionali con la crescente domanda globale dei consumatori per prodotti e pratiche sostenibili.

Per gestire la complessità di questa transizione, MUSA Spoke 5, un progetto finanziato dal PNRR mira a progettare e diffondere best practice fornendo supporto per favorire l’innovazione sostenibile a partire dalla municipalità di Milano.

L’evento “Dove il lusso incontra la sostenibilità” tenutosi il 16 maggio 2024 al Politecnico di Milano ha segnato un passo significativo in questo percorso, creando una comunità di aziende interessate ad attivare un processo di collaborazione, attivando una dialogo costruttivo verso nuove pratiche grazie ad interventi di ospiti rinomati.

Gli ospiti hanno arricchito la conversazione fornendo approfondimenti sulle principali innovazioni nei settori correlati, a partire dal ruolo che le tecnologie digitali possono offrire.

Paolo Stella, influencer e direttore creativo del progetto @suonarestella ha condiviso il valore di riflettere criticamente sul ruolo che gli oggetti intorno a noi possono svolgere per nutrire l’innovazione.
Durante l’incontro ha presentato il progetto Suonare Stella come un’opportunità per sfruttare i social media per generare consapevolezza su campi come il design, tradizionalmente lontani dalla coscienza mainstream, introducendo nuovi concetti e tendenze a un pubblico più ampio.

Per rafforzare il ruolo della digitalizzazione, Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio eCommerce B2c e Innovazione Digitale nel Retail degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano ha sottolineato l’importanza di integrare le tecnologie digitali per supportare l’innovazione sostenibile.
Attraverso la ricerca degli osservatori, ha evidenziato come l’analisi dei dati e la tracciabilità dei prodotti stiano diventando cruciali per promuovere un’innovazione equa e affidabile. Questa integrazione non solo migliora la sostenibilità ambientale, ma rafforza anche la responsabilità sociale.

Carlo Salvato, Professore di Strategia aziendale all’Università Bocconi di Milano, ha contribuito al dialogo discutendo di come le piccole e medie imprese (PMI) possano raggiungere l’innovazione sostenibile sfruttando le loro capacità uniche di flessibilità e connessione locale. Condividendo i dati della ricerca dell’Osservatorio AUB, ha sottolineato l’importanza della diversità in termini di età e genere come catalizzatori per un’innovazione accresciuta e prestazioni superiori, mettendo in luce il potenziale dei team diversificati per guidare il progresso nella sostenibilità.

Edoardo Iannuzzi, fondatore della startup ACBC, ha sottolineato, riecheggiando i valori fondamentali della comunità MUSA, che la trasformazione sostenibile va oltre i cambiamenti materiali. Comporta una rimodellazione fondamentale delle collaborazioni tra le parti interessate e la promozione dell’innovazione sistemica. Con la sua azienda, Iannuzzi ha evidenziato la necessità di creare un sistema globale e interconnesso in cui vari attori cooperano per ridurre il consumo di materiali e promuovere pratiche sostenibili.

L’essenza di questo evento risiedeva nella sessione di matchmaking, instaurando i primi legami all’interno della comunità di aziende nei settori della moda, del design, della bellezza e del lusso. Questa comunità mira a riunire aziende già impegnate nella sostenibilità con quelle che aspirano a transitare verso pratiche più sostenibili, favorendo la collaborazione per sostenersi reciprocamente nel plasmare un futuro sostenibile. La diversità dei background dei partecipanti rafforza le opportunità di innovazione che queste interazioni consentono, diventando un’opportunità fondamentale per interagire con aziende che sono tipicamente difficili da raggiungere.

L’obiettivo finale della comunità MUSA è diventare un hub centrale per promuovere pratiche innovative e supportare sia le PMI che le aziende affermate nel loro percorso verso l’innovazione sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo, MUSA Spoke 5 attiverà nel prossimo periodo una piattaforma digitale per nutrire e sostenere nel tempo questa comunità, aprendo la strada a un futuro più sostenibile nell’industria del lusso di Milano.

 

 

Il team del Politecnico di Milano trionfa con il suo progetto all’Investor Day della Enactus National Competition

Grazie al potenziale del progetto e al suo approccio innovativo, il Team del Politecnico di Milano ha ricevuto un riconoscimento che favorirà lo sviluppo futuro della startup.

 

La National Competition (NC) tenutasi il 16 e 17 maggio 2024, rappresenta l’evento più importante di Enactus, dove team universitari provenienti dai principali atenei italiani con i propri progetti di startup si contendono la vittoria per ottenere il titolo di Champion.

Quest’anno per la prima volta nella storia di Enactus Italia, è stata ospitato l’Investor Day, una sessione dedicata ai progetti Enactus decisi a sbarcare sul mercato nel breve-medio termine.

Per questo evento, Enactus Italia e Wda – una società di venture building con esperienza nell’accelerazione d’impresa – hanno selezionato 5 startup d’impatto che hanno presentato le loro visioni imprenditoriali a un gruppo di giudici e investitori.

Enactus, fondata nel 1975 negli Stati Uniti, è una rete internazionale attiva in 33 paesi. Il suo obiettivo è formare leader che utilizzino il business come strumento per il cambiamento, generando un impatto positivo sulla società e sull’ambiente e sostenendo progetti di utilità sociale.
L’organizzazione offre l’opportunità di mostrare, valutare e celebrare gli sforzi dei team all’interno di una rete globale, creando connessioni virtuose con persone affini, professionisti del settore e potenziali collaboratori.

Tra le cinque squadre selezionate per la presentazione dei progetti, il Team del Politecnico di Milano ha conquistato il premio assegnato da Impatta4Equity durante l’Investor Day con il progetto Oyster2Life.

Questo progetto, coordinato da Alessia Boscarato, Giacomo Pistore, Isabelle Martin e Alice Bertozzi, ha sviluppato una nuova tecnica per il trattamento dei rifiuti delle ostriche, trasformandoli in risorse attraverso un modello di business circolare per i gusci ottenendo un premio in denaro volto al futuro sviluppo della startup.

L’approccio innovativo del progetto, che affronta le sfide ambientali, ha dimostrato il potenziale delle pratiche sostenibili in settori inaspettati, meritando il riconoscimento ottenendo così un premio in denaro volto al futuro sviluppo della startup.

Nel 2023, Oyster2Life aveva già vinto la Enactus National Competition a Trento, ottenendo l’opportunità di rappresentare l’Italia alla Enactus World Cup. In quell’occasione, il team si era distinto come il primo team italiano nella storia di Enactus Italia a raggiungere le semifinali mondiali.

Il progetto fa parte dell’iniziativa Smart Manufacturing Innovation, Learning-labs, and Entrepreneurship (SMILE), di cui il Dipartimento di Ingegneria Gestionale è partner.

SMILE mira a costruire un ecosistema innovativo e imprenditoriale a livello europeo, fornendo soluzioni di alto livello alle sfide globali della produzione intelligente. L’obiettivo è promuovere un cambiamento istituzionale sistemico, il trasferimento di conoscenze, lo sviluppo delle competenze e l’adozione del concetto di imprenditorialità aperta a livello istituzionale.

Il Piano d’Azione per la Visione dell’Innovazione (IVAP) prevede un approccio sistemico con nuove azioni interconnesse per il successo del progetto. I partecipanti apprendono reciprocamente, identificando le conoscenze cruciali da condividere per aumentare la capacità imprenditoriale e innovativa complessiva della rete.

 

Per maggiori dettagli relativi al progetto Oyster2Life: https://it.linkedin.com/company/oyster2life

STAPLES: rafforzare la resilienza delle catene del valore dei cereali

Il progetto si concentra sulle regioni del Medio Oriente e Nord Africa

 

I paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) sono particolarmente esposti agli shock nei mercati alimentari internazionali, in particolare quello dei cereali, a causa della loro alta dipendenza dalle importazioni e della bassa capacità interna di produzione.

Per affrontare questa sfida e aumentare la resilienza dei sistemi alimentari del MENA è nato il progetto STAPLES, coordinato dal Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale.

Il progetto, finanziato nell’ambito del programma PRIMA e supportato dal programma Horizon Europe, riunisce un consorzio di nove partner provenienti dall’Italia, dalla Spagna, dall’Egitto e dal Marocco, tra cui università, organizzazioni di ricerca, cooperative e una rete di imprese che comprende diverse Camere di Commercio e Industria della regione mediterranea.

Nel corso di tre anni, STAPLES mira a creare e diffondere nuove conoscenze sugli shock e sui fattori di stress esterni legati alle catene del valore globali dei cereali, insieme a potenziali soluzioni che gli attori della catena di approvvigionamento locale e i responsabili delle politiche possono adottare per mitigare e gestire efficacemente quei fattori destabilizzanti. Strumenti digitali, nuove intuizioni e dati provenienti dalle piattaforme disponibili, verranno integrati in un cruscotto e in un sistema di supporto decisionale che guiderà gli stakeholder nell’adozione di raccomandazioni basate su prove e soluzioni operative identificate dal progetto.

Il team POLIMI è guidato dal professor Federico Caniato ed è composto da ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Gestionale (DIG) e del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB).

Nel complesso, il gruppo di ricerca sarà responsabile di valutare la resilienza della catena del valore dei cereali del MENA, elaborare raccomandazioni per gli approvvigionamenti per la conservazione pubblica e privata e sviluppare strumenti digitali per informare gli attori privati e pubblici.

Il progetto vede anche il coinvolgimento della Fondazione Politecnico Milano che supporterà nella gestione del progetto e nelle attività di comunicazione e diffusione.

Una transizione verso pratiche agricole e forestali sostenibili: l’obiettivo del progetto PRUDENT

Un nuovo progetto europeo con l’obiettivo di rivoluzionare le pratiche attuali e accelerare la transizione verso sistemi rispettosi dell’ambiente.

 

PRUDENT aspira a cambiare il modo in cui attualmente operano i sistemi agricoli e forestali per accelerare la transizione verso pratiche agricole e forestali sostenibili e tecnologie agricole intelligenti.

Una ricerca della durata di 4 anni che fa dell’innovazione il suo punto cardine, studiando l’efficacia dei “green nudges” – termine che si può tradurre come spingere delicatamente all’azione – nella promozione di pratiche e tecnologie sostenibili nei settori agricolo e forestale e lo sviluppo di innovazione sociale e modelli di business, insieme a politiche a sostegno della futura politica agricola comune.

Verranno studiati quattro diversi sistemi che rappresentano i principali sistemi agricoli e forestali per tenere conto dell’eterogeneità dei sistemi e dei contesti agricoli/forestali in varie regioni dell’Europa: seminativi, colture perenni, bestiame e foreste.

Il concetto di “Green nudges” gioca un ruolo centrale e si concentra su interventi positivi e delicati volti a incoraggiare individui o organizzazioni ad adottare comportamenti sostenibili, strumenti di spinta innovativi e percorsi trasformativi per incentivare la transizione verso sistemi equi, sani e rispettosi dell’ambiente.

Facendo leva su una vasta esperienza nell’innovazione orientata alla sostenibilità per il settore agroalimentare e nell’economia comportamentale, il team del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano è guidato da Raffaella Cagliano e Massimo Tavoni.

Il team di ricercatori lavorerà in stretta collaborazione con Jacopo Bonan, dell’ente affiliato CMCC (Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), per progettare esperimenti di nudging e testare l’impatto di stimoli per promuovere un cambiamento comportamentale duraturo verso un’agricoltura e una silvicoltura sostenibili.

Capofila del progetto è l’Università Agraria di Atene (Grecia). I partner sono, oltre al Politecnico di Milano, Flanders Research Institute for Agriculture, Fisheries and Food (Belgio), Università degli Studi di Trento (Italia), Green & Digital Idiotiki Kefalaiouchiki Etaireia (Grecia), Balkan Eco-Innovations (Serbia), Athens University Of Economics And Business – Research Center (Grecia), European Forest Institute (Finlandia), Q-plan International Advisors PC (Grecia), Boerenbond (Belgio), AgriFood Lithuania DIH (Lituania), Associazione Nazionale Condifesa Italia (Italia), Jrc -Joint Research Centre- European Commission (Belgio).

Industria5.0 – Il valore della sostenibilità nel settore manifatturiero

Non solo un’espressione di consapevolezza ma un valore per il successo. Una produzione sostenibile come opportunità per i produttori per differenziarsi nel mercato attuale.

 

Manufacturing Group, School of Management

 

Il settore manifatturiero si trova oggi a un bivio, in cui sostenibilità ambientale non è più considerata soltanto una bella espressione di consapevolezza dei problemi ambientali, ma un vero e proprio valore essenziale per il successo. Le pratiche sostenibili vengono riconosciute dagli stakeholder non solo per le considerazioni etiche e produttive ma anche per l’impatto importante sulla redditività finanziaria, l’immagine del marchio e la compliance normativa.

In termini finanziari, se la sostenibilità ambientale veniva inizialmente percepita come un onere di costo, le pratiche sostenibili nel corso del tempo sono state riconosciute come fattori di risparmio e di efficienza operativa, diminuendo il consumo di energia, riducendo la generazione di rifiuti e ottimizzando l’utilizzo delle risorse permettendo ai produttori di ridurre in modo considerevole le spese operative. Gli investimenti in fonti di energia rinnovabile, in tecnologie ad alta efficienza energetica e in iniziative di riduzione degli sprechi portano spesso sostanziali risparmi sui costi nel lungo termine, migliorando la redditività e la competitività.

Le pratiche di produzione sostenibile, così come l’adozione di strategie di economia circolare, mitigano i rischi finanziari associati alla volatilità dei prezzi, alla scarsità di risorse e all’incertezza della normativa permettendo alle aziende che abbracciano la sostenibilità un miglior posizionamento per far fronte alle fluttuazioni del mercato e mantenere stabili i costi di produzione. Inoltre, considerato che nei propri processi decisionali gli investitori lungimiranti tengono sempre più conto delle performance ambientali, di conseguenza aumenta l’attrattività degli investimenti di capitale in iniziative di sostenibilità promuovendo una crescita sostenibile.

Nel mercato attuale, l’immagine del marchio è un fattore chiave nella percezione e nelle decisioni di acquisto dei consumatori poiché le aziende che dimostrano di impegnarsi alla sostenibilità ambientale non solo attirano i consumatori attenti all’ambiente, ma aumentano anche la fedeltà dei consumatori e migliorano la propria reputazione. L’adozione di pratiche produttive sostenibili attenua l’impatto ambientale e, per di più, mette le aziende al riparo da possibili danni reputazionali e conseguenti boicottaggi. Allineando il proprio marchio con i valori della responsabilità d’impresa, i produttori possono distinguersi sul mercato e dare a consumatori e agli altri stakeholder un’immagine positiva del  brand. Di fatto, le aziende che danno priorità alla sostenibilità non solo ne raccolgono i frutti in termini finanziari (risparmi sui costi e maggior efficienza operativa), ma migliorano anche la fidelizzazione al marchio e precorrono i requisiti normativi riducendo i rischi reputazionali.

I governi di tutto il mondo si stanno dotando di norme ambientali sempre più severe per affrontare il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse e i produttori si trovano a dover affrontare una complessa rete di mandati ambientali che richiedono misure di compliance proattive, dagli standard sulle emissioni ai regolamenti per la gestione dei rifiuti. La mancata osservanza delle normative in vigore può comportare multe consistenti, responsabilità legali e interruzioni dell’operatività.

Tuttavia, la compliance normativa non serve solo a evitare le sanzioni ma rappresenta un’opportunità per i produttori di essere all’avanguardia e di conquistare un vantaggio competitivo. Inoltre, tenendosi al passo con l’evoluzione normativa i produttori possono anticipare le sfide del futuro in materia di compliance e adeguare la propria attività secondo quanto opportuno, assicurandosi redditività e resilienza nel lungo termine in un ambiente sempre più regolamentato.

La necessità di rispondere alle sfide ambientali mondiali induce il settore manifatturiero a evolversi in modo continuo. Abbracciare la sostenibilità non è più solo un atto di responsabilità ma diventa un impegno strategico per il successo e la resilienza nel lungo termine: la sostenibilità è un fattore che può portare le aziende a diventare leader di settore e a ottenere trattamenti preferenziali da parte di regolatori, clienti e investitori.

Il settore manifatturiero italiano si compone di tante realtà piccole e medie che si trovano a dover affrontare varie sfide per compiere una transizione verso la sostenibilità: hanno infatti risorse finanziarie limitate e sono afflitte dalla carenza di competenze e di infrastrutture adeguate. Per loro, la sostenibilità è un motore estremamente importante.  Consapevole di questo impegnativo contesto, il Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano mira a promuovere la transizione sostenibile e circolare delle aziende manifatturiere tramite il trasferimento delle conoscenze scientifiche generate dai progetti di ricerca nazionali e internazionali nel settore.

Il Manufacturing Group ha sviluppato e sviluppa metodologie di valutazione diverse e specifiche, per offrire un sostengo completo su tutti i diversi aspetti della transizione. Le aziende manifatturiere potranno ricevere supporto per individuare le pratiche circolari da instaurare al proprio interno e da perseguire all’esterno tramite la collaborazione con altre entità, ciascuna secondo i propri obiettivi strategici e la propria operatività attuale. Le aziende, grazie al supporto da parte del gruppo di ricerca, potranno inoltre individuare una serie di azioni atte ad instaurare pratiche circolari e a selezionare fornitori validi valutando la loro performance e il loro orientamento alla sostenibilità. Il gruppo di ricerca supporta le imprese nel misurare la carenza di competenze mappando le competenze e i profili professionali disponibili in seno all’azienda per suggerire percorsi formativi adeguati incentrati sulla circolarità e sulle diverse dimensioni della sostenibilità.

 

Sostenibilità e aspetti sanitari nello sviluppo del settore agroalimentare in Africa

Concluso ad Addis Abeba il corso di fondazione IHEA tenuto dal Politecnico di Milano

 

Si è concluso ad Addis Abeba il corso “Sustainability and health aspects in the development of selected value chains of the agri-food sector in Ethiopia”, promosso da Fondazione IHEA – Italian Higher Education with Africa e organizzato dal Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova e il College of Veterinary Medicine and Agriculture della Addis Abeba University.

Il corso ha fornito a dottorandi, giovani ricercatori e professionisti una formazione integrata sul ruolo del settore agroalimentare nei Paesi dell’Africa subsahariana, con particolare attenzione al contesto etiope, sull’importanza dell’innovazione e dell’imprenditorialità, nonché sugli aspetti della sicurezza alimentare e della salute degli animali per lo sviluppo delle global value chain.

Per il Politecnico hanno collaborato Federica Ciccullo, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Niso Randellini, dottorando, e Sandra Cesari de Maria, project manager del Food Sustainability Lab.