Industria5.0 – Il valore della sostenibilità nel settore manifatturiero

Non solo un’espressione di consapevolezza ma un valore per il successo. Una produzione sostenibile come opportunità per i produttori per differenziarsi nel mercato attuale.

 

Manufacturing Group, School of Management

 

Il settore manifatturiero si trova oggi a un bivio, in cui sostenibilità ambientale non è più considerata soltanto una bella espressione di consapevolezza dei problemi ambientali, ma un vero e proprio valore essenziale per il successo. Le pratiche sostenibili vengono riconosciute dagli stakeholder non solo per le considerazioni etiche e produttive ma anche per l’impatto importante sulla redditività finanziaria, l’immagine del marchio e la compliance normativa.

In termini finanziari, se la sostenibilità ambientale veniva inizialmente percepita come un onere di costo, le pratiche sostenibili nel corso del tempo sono state riconosciute come fattori di risparmio e di efficienza operativa, diminuendo il consumo di energia, riducendo la generazione di rifiuti e ottimizzando l’utilizzo delle risorse permettendo ai produttori di ridurre in modo considerevole le spese operative. Gli investimenti in fonti di energia rinnovabile, in tecnologie ad alta efficienza energetica e in iniziative di riduzione degli sprechi portano spesso sostanziali risparmi sui costi nel lungo termine, migliorando la redditività e la competitività.

Le pratiche di produzione sostenibile, così come l’adozione di strategie di economia circolare, mitigano i rischi finanziari associati alla volatilità dei prezzi, alla scarsità di risorse e all’incertezza della normativa permettendo alle aziende che abbracciano la sostenibilità un miglior posizionamento per far fronte alle fluttuazioni del mercato e mantenere stabili i costi di produzione. Inoltre, considerato che nei propri processi decisionali gli investitori lungimiranti tengono sempre più conto delle performance ambientali, di conseguenza aumenta l’attrattività degli investimenti di capitale in iniziative di sostenibilità promuovendo una crescita sostenibile.

Nel mercato attuale, l’immagine del marchio è un fattore chiave nella percezione e nelle decisioni di acquisto dei consumatori poiché le aziende che dimostrano di impegnarsi alla sostenibilità ambientale non solo attirano i consumatori attenti all’ambiente, ma aumentano anche la fedeltà dei consumatori e migliorano la propria reputazione. L’adozione di pratiche produttive sostenibili attenua l’impatto ambientale e, per di più, mette le aziende al riparo da possibili danni reputazionali e conseguenti boicottaggi. Allineando il proprio marchio con i valori della responsabilità d’impresa, i produttori possono distinguersi sul mercato e dare a consumatori e agli altri stakeholder un’immagine positiva del  brand. Di fatto, le aziende che danno priorità alla sostenibilità non solo ne raccolgono i frutti in termini finanziari (risparmi sui costi e maggior efficienza operativa), ma migliorano anche la fidelizzazione al marchio e precorrono i requisiti normativi riducendo i rischi reputazionali.

I governi di tutto il mondo si stanno dotando di norme ambientali sempre più severe per affrontare il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse e i produttori si trovano a dover affrontare una complessa rete di mandati ambientali che richiedono misure di compliance proattive, dagli standard sulle emissioni ai regolamenti per la gestione dei rifiuti. La mancata osservanza delle normative in vigore può comportare multe consistenti, responsabilità legali e interruzioni dell’operatività.

Tuttavia, la compliance normativa non serve solo a evitare le sanzioni ma rappresenta un’opportunità per i produttori di essere all’avanguardia e di conquistare un vantaggio competitivo. Inoltre, tenendosi al passo con l’evoluzione normativa i produttori possono anticipare le sfide del futuro in materia di compliance e adeguare la propria attività secondo quanto opportuno, assicurandosi redditività e resilienza nel lungo termine in un ambiente sempre più regolamentato.

La necessità di rispondere alle sfide ambientali mondiali induce il settore manifatturiero a evolversi in modo continuo. Abbracciare la sostenibilità non è più solo un atto di responsabilità ma diventa un impegno strategico per il successo e la resilienza nel lungo termine: la sostenibilità è un fattore che può portare le aziende a diventare leader di settore e a ottenere trattamenti preferenziali da parte di regolatori, clienti e investitori.

Il settore manifatturiero italiano si compone di tante realtà piccole e medie che si trovano a dover affrontare varie sfide per compiere una transizione verso la sostenibilità: hanno infatti risorse finanziarie limitate e sono afflitte dalla carenza di competenze e di infrastrutture adeguate. Per loro, la sostenibilità è un motore estremamente importante.  Consapevole di questo impegnativo contesto, il Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano mira a promuovere la transizione sostenibile e circolare delle aziende manifatturiere tramite il trasferimento delle conoscenze scientifiche generate dai progetti di ricerca nazionali e internazionali nel settore.

Il Manufacturing Group ha sviluppato e sviluppa metodologie di valutazione diverse e specifiche, per offrire un sostengo completo su tutti i diversi aspetti della transizione. Le aziende manifatturiere potranno ricevere supporto per individuare le pratiche circolari da instaurare al proprio interno e da perseguire all’esterno tramite la collaborazione con altre entità, ciascuna secondo i propri obiettivi strategici e la propria operatività attuale. Le aziende, grazie al supporto da parte del gruppo di ricerca, potranno inoltre individuare una serie di azioni atte ad instaurare pratiche circolari e a selezionare fornitori validi valutando la loro performance e il loro orientamento alla sostenibilità. Il gruppo di ricerca supporta le imprese nel misurare la carenza di competenze mappando le competenze e i profili professionali disponibili in seno all’azienda per suggerire percorsi formativi adeguati incentrati sulla circolarità e sulle diverse dimensioni della sostenibilità.

 

Sostenibilità e aspetti sanitari nello sviluppo del settore agroalimentare in Africa

Concluso ad Addis Abeba il corso di fondazione IHEA tenuto dal Politecnico di Milano

 

Si è concluso ad Addis Abeba il corso “Sustainability and health aspects in the development of selected value chains of the agri-food sector in Ethiopia”, promosso da Fondazione IHEA – Italian Higher Education with Africa e organizzato dal Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova e il College of Veterinary Medicine and Agriculture della Addis Abeba University.

Il corso ha fornito a dottorandi, giovani ricercatori e professionisti una formazione integrata sul ruolo del settore agroalimentare nei Paesi dell’Africa subsahariana, con particolare attenzione al contesto etiope, sull’importanza dell’innovazione e dell’imprenditorialità, nonché sugli aspetti della sicurezza alimentare e della salute degli animali per lo sviluppo delle global value chain.

Per il Politecnico hanno collaborato Federica Ciccullo, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Niso Randellini, dottorando, e Sandra Cesari de Maria, project manager del Food Sustainability Lab.

 

Trasformare le catene di valore agroalimentari: il Modello di Innovazione Sostenibile Ploutos

 

Dopo tre anni di intenso lavoro, nel settembre 2023 si è concluso con successo il progetto Ploutos, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020.

 

L’iniziativa, pensata per riequilibrare la catena del valore agroalimentare, ha rivolto particolare attenzione a favorire la transizione verso sistemi più sostenibili.

Al cuore del progetto l’obiettivo di sviluppare un Modello di Innovazione Sostenibile (MIS) che adotti un approccio sistemico al settore agroalimentare facendo leva su tre ambiti chiave di innovazione: innovazione dei modelli di business in ottica collaborativa e sostenibile, innovazione tecnologica guidata dai dati e innovazione comportamentale.

Per passare dalla teoria alla pratica, sono stati sviluppati 11 progetti pilota rappresentativi di ecosistemi diversi in 13 Paesi differenti. Adottando un approccio multi-attore, questi progetti hanno coinvolto diversi stakeholder per implementare, testare e valutare nuove soluzioni e metodologie innovative, tra cui il MIS. Grazie alla sperimentazione è stato possibile ricavare una serie di raccomandazioni pratiche e di insegnamenti per favorire una continua trasformazione dei sistemi agroalimentari.

Il MIS Ploutos è stato sviluppato da un team di ricercatori del Food Sustainability Lab della School of Management del Politecnico di Milano, guidato dalla Prof.ssa Raffaella Cagliano. La versione iniziale del Modello è stata ideata nelle prime fasi del progetto sulla base di teorie e studi tratti della letteratura accademica e grigia, che sono stati valutati insieme a un gruppo di esperti (rappresentanti del settore agroalimentare, delle università e dei centri di ricerca e delle organizzazioni governative). Questa versione preliminare è stata poi migliorata attraverso un ciclo iterativo basato su applicazione, valutazione e continuo perfezionamento del modello, condotto in stretta collaborazione con i rappresentanti dei progetti pilota e gli esperti del settore. Inoltre, è stata sviluppata una serie di raccomandazioni e di strumenti pratici che rendono facilmente replicabile l’applicazione del MIS.

Secondo il MIS Ploutos, il processo di innovazione nel settore agroalimentare inizia con la fase di formazione ed è innescato da una combinazione di spinte dal settore (p. es. le politiche agricole e ambientali), di richieste che provengono dal mercato (p. es. i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori) e da una maggiore offerta tecnologica (p. es. l’introduzione di tecnologie agroalimentari più sostenibili).

Il processo vero e proprio inizia quando più attori si riuniscono e convergono su una missione comune. Durante questa fase si sviluppa una comprensione iniziale dei cambiamenti necessari in termini di modelli di business, tecnologie e comportamenti. L’integrazione dei tre ambiti di innovazione assume un’importanza fondamentale, poiché la sostenibilità è un problema sistemico che non può essere affrontato con approcci settoriali.

La seconda fase del processo di innovazione, denominata valutazione delle condizioni iniziali, richiede di definire chiare priorità di sostenibilità, di individuare indicatori di prestazione rilevanti per la loro misura e di valutare le prestazioni iniziali.

Concentrandosi sul fulcro del processo, la fase di innovazione, il MIS suggerisce di seguire una sequenza iterativa di “comprensione – definizione – ideazione – prototipazione – valutazione” delle innovazioni, che deve essere eseguita per ciascun ambito di innovazione. Si dovrebbe partire dal modello di business e sviluppare una versione preliminare che fornisca risposte chiare a domande quali: “Come le risorse contribuiscono a generare valore?”, “In che modo i prodotti o i servizi realizzati soddisfano le esigenze dei clienti e aiutano a rispondere alle sfide della società?”, “Chi sono i partner e i collaboratori chiave per la creazione di valore?”.

Una volta ideato un modello di business promettente, è possibile destinare le risorse all’innovazione tecnologica. Gli aspetti chiave delle innovazioni tecnologiche per il settore agroalimentare includono la condivisione dei dati (assicurandosi che i dati non siano utilizzati contro gli agricoltori), l’interoperabilità (la possibilità di collegare sensori, database e sistemi informativi diversi) e l’utilizzo congiunto di diverse tecnologie, come i sistemi di tracciabilità e le piattaforme per il calcolo dei crediti di carbonio che permettono di avere accesso a fonti di reddito aggiuntive.

Il nuovo modello di business e l’innovazione tecnologica daranno poi il via a interventi comportamentali per garantire un’effettiva diffusione delle soluzioni sviluppate. Le innovazioni comportamentali possono avere obiettivi molto diversi che vanno dal una maggior livello di adozione della tecnologia alla responsabilizzazione dei consumatori, fino alla creazione di ecosistemi resilienti.

Le soluzioni sviluppate in ciascun ambito di innovazione vengono poi migliorate e messe a punto attraverso cicli iterativi fino al completamento del processo di innovazione.

L’ultima fase del MIS consiste nella valutazione finale, che permette di valutare il contributo delle innovazioni proposte al raggiungimento delle priorità di sostenibilità che erano state definite in precedenza.

Il MIS Ploutos è stato seguito da tutti gli 11 progetti pilota e ha permesso di raggiungere o addirittura superare la maggior parte degli obiettivi prefissati, dimostrando di essere un modello efficace e facile da applicare per un ampio spettro di innovazioni per la filiera agroalimentare.

Muspell, il sistema di stoccaggio dell’energia di nuova generazione

Finanziamento UE di 3,5 milioni per una soluzione innovativa di gestione dell’energia e un futuro più sostenibile

 

Il consorzio composto da Swisspod Technologies, EURAC Research, Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems, il National Institute of Chemistry (Slovenia), il Politecnico di Milano e l’Universitat Politècnica de Catalunya ha ricevuto un finanziamento Pathfinder di 3,5 milioni di euro dal Consiglio europeo per l’innovazione (EIC): 3,1 milioni di euro della Commissione europea, integrati da un ulteriore contributo di 400.000 euro della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione della Confederazione Svizzera (SEFRI).

Il finanziamento guiderà lo sviluppo del progetto Muspell, un nuovo sistema di accumulo di energia termica (TESS) all’avanguardia, importante componente di un sistema energetico sostenibile e affidabile. Il progetto è iniziato nell’ottobre 2023 e avrà una durata di 4 anni.

Muspell mira a introdurre sul mercato un TESS più efficiente a medio-lungo termine, superando i limiti degli attuali sistemi. Adottando un approccio innovativo basato sulla ricerca sui materiali, il consorzio si propone di progettare un sistema compatto, altamente flessibile e modulare che offra una maggiore densità energetica e una perfetta integrazione delle capacità delle pompe di calore. Il nuovo TESS aprirà la strada a nuove applicazioni in tutte le industrie ad alta intensità energetica, dalla produzione, al tessile, alla trasformazione alimentare e ai materiali da costruzione, ai trasporti, all’energia e ai servizi ambientali.

Un TESS consente lo stoccaggio e l’utilizzo efficiente dell’energia termica, fornendo flessibilità, gestione dell’energia, risparmi di denaro, nonché benefici ambientali in quanto può integrare fonti di energia rinnovabili. Il funzionamento di questo sistema comporta la ricezione di input di energia termica da varie fonti come rifiuti e calore in eccesso, collettori solari termici, elettricità e immagazzinarlo in un mezzo adatto, come un materiale termochimico o a cambiamento di fase. Quando serve l’energia immagazzinata, il TESS la trasferisce all’applicazione desiderata al livello di temperatura richiesto.

Questo progetto innovativo si pone in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, facilitando l’accesso all’energia pulita e mitigando contemporaneamente l’impronta di carbonio associata a vari settori. Ponendo l’accento sullo sviluppo e l’ottimizzazione dei materiali, nonché sull’innovazione a livello di sistema, il progetto si impegna a raggiungere prestazioni elevate riducendo al minimo l’impatto ambientale nella massima misura possibile.

Il nuovo TESS fungerà anche da batteria termica all’avanguardia, consentendo l’acquisizione, lo stoccaggio e l’utilizzo efficienti del calore di scarto generato durante i processi industriali. Pertanto, il sistema non solo riduce lo spreco di energia, ma mitiga anche l’impatto ambientale associato alle emissioni di gas serra.

Il Politecnico di Milano sfrutta la sua esperienza nell’innovazione e nella gestione della tecnologia per dare priorità all’efficienza energetica, alla valutazione tecnologica e alle soluzioni rinnovabili per il settore industriale. In collaborazione con Swisspod e EURAC Research,  condurremo interviste e raccoglieremo approfondimenti di mercato sugli scenari applicativi di TESS, analizzando al contempo la sua integrazione in un ecosistema più ampio.

Polimi ritiene estremamente importante effettuare un’analisi dei potenziali mercati della tecnologia che il Consorzio si accinge a sviluppare. L’attività mira ad analizzare l’idoneità tecnologica ed economica del TESS in diversi settori applicativi nonché a valutarne gli impatti ambientali ed economici.

ha spiegato Simone Franzò, Professore Associato della School of Management del Politecnico di Milano.

RITESSERE: gli scarti della seta rinascono in nuovi materiali

Recuperare la sericina per produrre materiali ad alto valore tecnologico, in un’ottica di economia circolare. 

 

Ha preso il via il progetto RITESSERE (Silk Sericin materials from textile industry by-products), che si propone di utilizzare il prodotto di scarto dal trattamento della seta grezza, la sericina, per la produzione di nuovi materiali e dispositivi in ambito delle scienze della vita.

RITESSERE valuterà nuove tecnologie che, partendo dalla sericina ottenuta da materia prima di origine italiana con certificazione di tracciabilità (il bozzolo o la seta grezza), porteranno ad ottenere sia matrici bidimensionali elettrofilate composte solamente da sericina, sia nuovi materiali a base di sericina specificamente modificata. Tali prodotti saranno caratterizzati dal punto di vista chimico-fisico e morfologico, e verrà analizzato l’impatto della loro introduzione nel mercato dell’industria tessile e in altri settori dall’alto valore tecnologico.

In particolare, verranno dimostrati i vantaggi dell’approccio circolare attraverso tre azioni dimostrative:

  • maschere facciali a base di sericina per l’industria cosmetica
  • scaffold tridimensionali di sericina per colture cellulari
  • film a base di sericina modificata per l’industria del packaging.

RITESSERE vuole dimostrare come la sericina possa essere recuperata in modo sistematico e utilizzata per produrre materiali ad alto valore tecnologico. Partendo da seta di origine italiana, RITESSERE definirà e ottimizzerà un processo tecnologico volto a dare nobiltà a questo prodotto di scarto, proponendo un nuovo metodo sostenibile e circolare per il ciclo di produzione della seta.

I risultati del progetto saranno veicolati e messi a disposizione anche mediante una continua interazione con l’Advisory Board, composto da attori con un ruolo propulsivo in ambito dell’industria serica, nella definizione di nuove pratiche di economia circolare e nel coinvolgimento della società civile (Associazione Costruttori Italiani di Macchinario per l’Industria Tessile, Donne in Campo, Ufficio Italiano Seta, MADE-Competence Center Industria 4.0, Rigano Laboratories, Associazione per il Museo della Seta di Como).

Il progetto triennale RITESSERE è un progetto finanziato da Fondazione Cariplo con il programma Economia Circolare – Promuovere ricerca per un futuro sostenibile, ed è condotto dai professori Paolo Rosa e Sergio Terzi del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e dal professor Simone Vesentini del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano.

Il Dipartimento di Ingegneria Gestionale si occuperà delle analisi economiche del mercato della sericina, del settore serico e delle attuali strategie circolari adottate nel settore tessile.

Partner del progetto, coordinato dal nostro ateneo, sono Università degli studi di Milano Bicocca e Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.

Si conclude Green SUIte: il progetto a sostegno della sostenibilità che ha coinvolto oltre 60 team di 5 aziende

Agos, Gruppo Enercom, Sparkasse, Gruppo Tea, la School of Management del Politecnico di Milano, animati dall’Osservatorio Startup Intelligence, hanno promosso comportamenti sostenibili virtuosi, fuori e dentro l’azienda.

 

Si è conclusa con successo Green SUIte, l’iniziativa a salvaguardia dell’ambiente con cui i dipendenti di Agos, Gruppo Enercom, Sparkasse, Gruppo Tea e la School of Management del Politecnico di Milano hanno attivato comportamenti virtuosi in chiave sostenibile, con il coinvolgimento di Up2You, la start up innovativa certificata B Corp che sviluppa soluzioni personalizzate per accompagnare le imprese verso la carbon neutrality.

Il progetto, nato da un’idea di Agos e Up2You nel corso di uno dei tavoli di lavoro dell’ottava edizione dell’Osservatorio Startup Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, ha visto l’adesione di oltre 600 utenti che, negli ultimi mesi, sono stati impegnati in task giornalieri volti ad accrescere la consapevolezza e l’effettiva tutela ambientale. Delle oltre 19mila missioni totali, le cui tematiche preferite sono state la riduzione di spreco alimentare e di consumo di plastica e energia, il 96% è stata conclusa con successo, per una media di circa 32 azioni per ogni iscritto. Grazie all’ampia adesione, è conseguito un risparmio di circa 40mila kg di CO2, la nascita di 100 nuovi alberi e la neutralizzazione di 50mila kg di CO2.

Il 3 maggio, alla presenza dei rappresentanti delle società coinvolte nel contest, si è svolta presso il Politecnico di Milano la cerimonia di premiazione, che ha visto la partecipazione di circa 60 dipendenti presenti all’evento ed altri 100 collegati da remoto. In linea con la vocazione green dell’iniziativa, tutti i premi riservati ai vincitori sono stati all’insegna della sostenibilità: dai riconoscimenti individuali come l’annualità Carbon Neutral, in grado di neutralizzare le emissioni di viaggio e consumo di cibo con progetti certificati volti a preservare gli ecosistemi, sino ai riconoscimenti di squadra come le videochiamate a emissioni zero con colleghi e clienti e i codici promo con cui incentivare la forestazione in Italia o nel mondo.

Green SUIte ha così ulteriormente potenziato la già forte collaborazione tra le grandi imprese italiane e le start up, a beneficio dell’intero ecosistema innovativo italiano, e ha favorito l’Open Innovation nel tessuto economico nazionale, dimostrando che la collaborazione porta a benefici concreti e diffusi.

 

P.E.A.S: la app per conoscere l’impatto ambientale della moda

Un sistema intelligente che integra tracciabilità sociale e ambientale dei capi d’abbigliamento con la gamification: P.E.A.S – Product Environmental Accountability System è un innovativo progetto realizzato grazie al supporto di Regione Lombardia dalla School of Management del Politecnico di Milano, dalle aziende MOOD, 1TrueID e WWG, in collaborazione con WRÅD

 

Nuova frontiera nel campo della comunicazione per la sostenibilità del settore moda e abbigliamento, la tecnologia P.E.A.S. non solo rende facilmente visibili per tutti informazioni sull’origine e impatto dei nostri vestiti ma, grazie ad un algoritmo, è anche in grado di comunicarci di quanto l’iniziale costo ambientale di quello che indossiamo viene ammortizzato nel tempo grazie al nostro amore ed utilizzo – incentivandone quindi, con un gioco, un uso duraturo nel tempo.

Ogni secondo l’equivalente di un camion carico di vestiti viene bruciato o gettato in discarica. I problemi sociali ed ambientali causati dall’industria della moda derivano dal fatto che noi tutti siamo stati indotti a disconnetterci emotivamente dai capi che compriamo” afferma Matteo Ward, CEO di WRÅD ed ideatore iniziale di P.E.A.S. “Tutti da anni ci ricordiamo dell’importanza di amare i nostri vestiti e di viverli a lungo per avere un impatto positivo sull’ambiente ma poco, o nulla, è cambiato – anzi! Da questa necessità l’idea di creare P.E.A.S., un gioco intelligente per contrastare in modo innovativo la sovrapproduzione e il sovraconsumo di vestiti”.

La tecnologia P.E.A.S offre ai clienti la possibilità di connettersi con i propri vestiti attraverso lo smartphone, di interagire con loro e di monitorare in tempo reale quanto il nostro modo di viverli può avere un concreto impatto positivo sul loro costo ambientale. Per far questo P.E.A.S. lavora ed elabora dati scientifici ottenuti, per questo primo progetto pilota, grazie ad un Life Cycle Assessment, seguito dalla società Process Factory, che ha calcolato l’impatto ambientale di tutti i passaggi produttivi necessari a trasformare un fiocco di cotone in una felpa. Un’analisi della catena produttiva, tracciata in una blockchain a ridotto consumo energetico, che ha restituito quindi una fotografia del costo ambientale del prodotto rispetto a 13 aree d’impatto diverse, dal cambiamento climatico al consumo idrico, che P.E.A.S. usa ed elabora per aiutarci a comprendere il reale valore della felpa e per ispirarci a viverla a lungo.

Ad ogni interazione con i propri utenti P.E.A.S. riconosce infatti da quanto tempo la felpa è stata utilizzata, restituisce aggiornamenti rispetto alla relativa diluizione del suo costo ambientale, premia comportamenti virtuosi legati al suo utilizzo e ricompensa, in primis, la scelta radicalmente rivoluzionaria di non averla abbandonata. In media, nel mondo, un capo di abbigliamento viene gettato dopo solo 7 utilizzi. Un consumo eccessivo, incompatibile con qualunque strategia di sviluppo sostenibile contemporanea, che deve essere contrastato.

E’ questo l’obiettivo comune che ha motivato questa partnership unica tra la School of Management del Politecnico di Milano, le aziende Mood, 1TrueID e WWG e WRÅD, uniti nella loro diversità di competenze e funzioni dalla volontà di portare la relazione tra persone e vestiti ad un nuovo livello di connessione, per il bene della società e del pianeta.

Dai risultati della nostra ricerca scientifica sulle cause della non sostenibilità del sistema moda e lusso emerge come sia impossibile raggiungere gli obiettivi di sostenibilità di lungo termine senza il contributo attivo di tutti gli attori coinvolti. Pensare che la responsabilità del cambiamento sia in capo ad un determinato soggetto della filiera moda è sbagliato e potenzialmente anche controproducente. Con P.E.A.S. per la prima volta abbiamo fatto il tentativo di mettere assieme tutti gli attori, dai brand di moda ai fornitori a monte lungo la filiera, fino al cliente finale. Solo con un atteggiamento responsabile e collaborativo sarà possibile un cambio di passo per ottenere risultati ambiziosi in tempi brevi” (Alessandro Brun, Professore Ordinario di Quality Management e Supply Management, School of Management del Politecnico di Milano).

P.E.A.S. è una tecnologia che si rivolge sia alle aziende, con design e applicazioni personalizzabili, che, in futuro, al pubblico finale. “La si può definire innovazione solo quando è sostenibile e impatta positivamente sulle persone, sulla comunità e sul nostro ambiente” (Mohamed Deramchi, CEO e founder di WWG).

Il progetto è stato supportato da Regione Lombardia con il bando Fashiontech, misura che sostiene i progetti di ricerca e sviluppo finalizzati all’innovazione del settore “Tessile, moda e accessorio”, secondo il principio della sostenibilità, dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

 

Parte Green SUIte: la sfida per la sostenibilità che impegna 60 squadre aziendali

Agos, Gruppo Enercom, Sparkasse, Gruppo Tea, la School of Management del Politecnico di Milano, animati dall’Osservatorio Startup Intelligence, promuovono e premiano i comportamenti virtuosi fuori e dentro l’azienda in collaborazione con la startup Up2You.  

 

Parte Green SUIte, la sfida per l’ambiente che coinvolge i dipendenti di Agos, Gruppo Enercom, Sparkasse, Gruppo Tea e la School of Management del Politecnico di Milano, in un percorso volto a sensibilizzare, educare e attivare comportamenti virtuosi sulla sostenibilità, con il coinvolgimento di Up2You, start up innovativa e azienda certificata B Corp, che promuove lo sviluppo sostenibile.

Il progetto è nato da un’idea di Agos e Up2You in uno dei tavoli di lavoro della settima edizione dell’Osservatorio Startup Intelligence, uno dei 46 Osservatori della School of Management del Politecnico di Milano, rivolto allo sviluppo dell’open innovation e alla contaminazione con le startup. Green SUIte ha l’obiettivo di valorizzare le tematiche legate alla sostenibilità, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli ESG, coinvolgendo attivamente e in modo divertente i dipendenti delle società partecipanti. La reazione è stata molto positiva e circa 600 dei 5.000 dipendenti totali hanno risposto organizzandosi in 60 agguerriti team.

Con Green SUite le squadre saranno impegnate per 12 settimane in quiz e missioni da superare, volte a sviluppare cultura e consapevolezza sulla sostenibilità, fuori dal paradigma per cui essere sostenibili possa essere faticoso o noioso. Ingaggiando i partecipanti in piccole azioni quotidiane, come la cucina creativa per ridurre lo spreco alimentare, la ricerca e l’acquisto di prodotti sfusi, a km zero, di stagione, o la mobilità condivisa, oppure un utilizzo più virtuoso delle tecnologie, si sviluppa in tutti i partecipanti una maggiore consapevolezza circa l’impatto ambientale di ogni singola azione, per essere più eco-sostenibili dentro e fuori dall’azienda, e si rilegge la quotidianità in un’ottica nuova. E’ un esempio la missione “Passa al lato oscuro!”, in cui i partecipanti saranno esortati a usare la modalità scura su pc e telefono. “Il nero si sa, è chic! Ma oltre a essere cool (e farti sentire più cool), la dark mode riduce il consumo di energia e quindi, le emissioni di CO2”. Difficile a questo punto non seguire il suggerimento ricevuto su Green SUite!

Green SUIte si configura come una piattaforma digitale innovativa multi azienda basata sullo spirito di squadra e il coinvolgimento di team aziendali in azioni sostenibili, alla cui base c’è il prodotto Play di Up2You, unica azienda in Europa che, oltre a essere autorizzata a gestire Crediti di Carbonio certificati VERRA e Gold Standard, lo fa utilizzando la Blockchain.

Questo progetto è diventato ben presto un virtuoso caso di Open Innovation, approccio che, complice anche la situazione pandemica, sta dimostrando alle imprese sempre più l’importanza dell’ecosistema esterno per l’innovazione e dando prova che spesso la collaborazione è lo strumento chiave per dare alla luce soluzioni in grado di portare effettivo cambiamento e impatto in azienda e nella società.

I dati delle Ricerca 2021 dell’Osservatorio Startup Intelligence parlano chiaro: più di un terzo delle grandi imprese italiane già collabora con le startup, registrando trend positivi rispetto agli anni passati. Un dato veramente confortante per l’intero ecosistema innovativo italiano che rivela un cambio di paradigma in atto e la crescita in dimensione e in casi di successo – afferma Alessandra Luksch, Direttore dell’Osservatorio Startup Intelligence. Il progetto Green SUIte, è stato reso possibile dalle attività sviluppate dall’Osservatorio Startup Intelligence per favorire l’open innovation nelle imprese e grazie alla vivace community di aziende partner che lo caratterizza. L’iniziativa è davvero la dimostrazione che nessuno innova da solo e che la collaborazione porta velocemente risultati concreti e benefici diffusi.”

Gli Hub di quartiere contro lo spreco alimentare hanno vinto l’Earthshot Prize

Il premio è dedicato alle azioni per proteggere l’ambiente e il progetto di Milano contro lo spreco alimentare ha vinto un milione di sterline e il supporto della Royal Foundation per i prossimi anni

 

Milano, 18 ottobre 2021 – Nella notte di domenica 17 ottobre 2021 il Principe William ha annunciato che la Città di Milano, con il progetto della Food policy degli Hub di quartiere contro lo spreco alimentare, è vincitrice della prima edizione del prestigioso premio internazionale Earthshot Prize sulle migliori soluzioni per proteggere l’ambiente.

Un mese fa era arrivato l’annuncio di essere tra i 15 finalisti nella sezione “un mondo senza sprechi” e ieri in collegamento su BBC e Discovery Channel il Principe William ha svelato i vincitori, dopo la valutazione di un comitato di esperti internazionale che ha scelto Milano tra 750 iniziative candidate da tutto il mondo.

Insieme a Milano nelle altre quattro categorie del premio sono risultati vincitori: dalla Repubblica della Costa Rica per la protezione delle foreste, dall’India per la riduzione delle emissioni dei fumi in aria, da Berlino per lo sviluppo di tecnologie ad idrogeno per la produzione energetica e dalle Bahamas per la difesa delle barriere coralline.

A Milano la BBC ha preparato un collegamento con Londra da una terrazza con vista Duomo, al quale ha preso parte la Vicesindaco Anna Scavuzzo, con rappresentanti di tutti i partner che rendono vivo questo progetto.

Il premio di un milione di sterline verrà utilizzato per potenziare sempre più questi Hub, aprirne di nuovi, garantendone la sostenibilità sul lungo periodo e replicare questa virtuosa buona pratica nella rete delle città che lavorano con Milano sulle food policy, partendo dalla rete delle città di C40 e del Milan Urban Food Policy Pact.

Vincere l’Earthshot prize è il riconoscimento di un grande lavoro di squadra che ha coinvolto l’intera città: grazie al Comune e a tante realtà del Terzo settore, delle università, della Grande Distribuzione e della filantropia operative sul territorio, oggi Milano ha 3 Hub di quartiere a Isola (2019), Lambrate (2020) e al Gallaratese (2021).

Il progetto è nato nel 2017 da un’alleanza  tra Comune di Milano, Politecnico di Milano con il gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Gestionale Food Sustainability Lab di cui fa parte l’Osservatorio Food Sustainability, Assolombarda, Fondazione Cariplo e il Programma QuBì.
La realizzazione del primo Hub ha poi coinvolto Banco alimentare della Lombardia e ha permesso di salvare oltre 10 tonnellate di cibo al mese, assicurando in un anno un flusso di 260.000 pasti equivalenti, che hanno raggiunto 3.800 persone, grazie al contributo di 20 supermercati, 4 mense aziendali e 24 enti del Terzo settore.

In particolare, il ruolo dell’Osservatorio Food Sustainability, è stato quello di elaborare lo studio di fattibilità della rete e di monitorare l’operatività degli hub e gli impatti generati dal progetto, che ha permesso di costruire un modello logistico estendibile e replicabile in altri quartieri della città.

A seguire, è stato infatti avviato l’Hub di Lambrate, subito dopo il primo lockdown nella primavera 2020, gestito sempre da Banco alimentare della Lombardia in uno spazio messo a disposizione da AVIS Milano e con il contributo di BCC Milano. Il terzo Hub, al Gallaratese, è gestito da Terre des Hommes con il contributo di Fondazione Milan.

Il prossimo, in fase di progettazione, sarà l’Hub di quartiere di Corvetto, con la gestione del Banco Alimentare della Lombardia e il contributo della Fondazione SNAM; mentre per aprirne un quinto il Comune di Milano ha recentemente avviato il tavolo di coprogettazione per l’Hub del Centro con l’Associazione IBVA e con il contributo di BCC Milano.

 

Il team del Dipartimento di Ingegneria Gestionale:
Alessandro Perego, Marco Melacini, Giulia Bartezzaghi, Annalaura Silvestro e Andrea Rizzuni del gruppo di ricerca Food Sustainability.

 

Partner coinvolti:
Il progetto coinvolge importanti insegne della grande distribuzione tra cui Lidl Italia, Esselunga, Carrefour, NaturaSi, Erbert, Coop Lombardia, Il Gigante, Bennet, Penny Market con il supporto di Number1 Logistics Group che ha fornito i furgoni per gli Hub di Isola e Lambrate. Sono state coinvolte inoltre le mense di Pirelli, Siemens, Deutsche Bank e Maire Tecnimont coordinate dal Gruppo Pellegrini per l’Hub Isola.
Con Fondazione Cariplo e SogeMi il Comune di Milano ha inoltre lanciato l’iniziativa Foody zero sprechi per replicare il modello degli hub anche all’Ortomercato e recuperare il cibo fresco insieme a Banco alimentare della Lombardia, Recup, Croce rossa sud milanese, Università degli studi di Milano e molti altri partner in supporto..

 

Gli Hub di Quartiere contro lo spreco alimentare tra i finalisti dell’Earthshot Prize

Il premio è dedicato alle azioni per proteggere l’ambiente e il progetto di Milano contro lo spreco alimentare è tra i 3 finalisti della sezione “Un mondo senza sprechi”

 

Il 17 settembre scorso il Principe William ha annunciato che la Città di Milano con il progetto degli Hub di quartiere contro lo spreco alimentare, parte della Milano Food Policy, è tra i 15 finalisti della prima edizione dell’Earthshot prize, prestigioso premio internazionale sulle migliori soluzioni innovative per proteggere l’ambiente.

In particolare, Milano si contenderà il premio dedicato alla sezione “Build a Waste Free World” (Un mondo senza sprechi) con altri due progetti: uno di conversione di rifiuti in prodotti sicuri per l’agricoltura (Kenya) e uno che riguarda un impianto di trattamento che trasforma il 98% delle acque reflue in acqua pulita (Giappone). Il progetto degli Hub di quartiere, selezionato tra 750 iniziative candidate da tutto il mondo, propone un modello innovativo di distribuzione di eccedenze e aiuti alimentari per le persone vulnerabili, facendo leva su reti di collaborazione locali. Il progetto permette quindi di ridurre lo spreco di cibo e il suo impatto negativo sull’ambiente, recuperando e distribuendo cibo a chi ha più bisogno nella città.

Essere arrivati alla finale dell’Earthshot prize è il riconoscimento di un grande lavoro di squadra che ha coinvolto l’intera città: grazie al Comune e a tante realtà private e del Terzo settore operative sul territorio, oggi Milano ha 3 Hub di quartiere a Isola (2019), Lambrate (2020) e al Gallaratese (2021).

Il progetto è nato da un protocollo d’intesa siglato nel 2016 tra Comune di Milano, Politecnico di Milano e Assolombarda, in stretta sinergia con il Programma QuBì coordinato da Fondazione Cariplo.

In particolare, il ruolo della School of Management del Politecnico di Milano, attraverso il gruppo di ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability, è stato quello di elaborare lo studio di fattibilità della rete e di monitorare l’operatività degli hub e gli impatti generati dal progetto, che ha permesso di costruire un modello logistico estendibile e replicabile in altri quartieri della città.

Ad oggi sono stati coinvolti nel progetto diversi attori privati e la rete è in continua espansione: Banca di Credito Cooperativo di Milano e Fondazione Milan che, insieme a Fondazione Cariplo, hanno finanziato i tre hub attivi, le aziende della rete Assolombarda, tra cui Pellegrini, Siemens, Pirelli, Deutsche Bank, Maire Tecnimont, Samsung e Armando Testa, che partecipano con donazioni di cibo e sponsorizzazioni, l’operatore logistico Number1, che ha messo a disposizione i furgoni refrigerati, e importanti insegne della grande distribuzione organizzata, in qualità di donatori di cibo, tra cui Lidl Italia, Esselunga, Carrefour, NaturaSi, Erbert, Coop Lombardia, Il Gigante, Bennet e Penny market.
Una cordata di associazioni del Terzo Settore dà un contributo fondamentale al funzionamento e alla replicabilità del sistema degli hub: Banco Alimentare della Lombardia, che gestisce gli hub di Isola e Lambrate, Terre des Hommes, gestore dell’hub nel Gallaratese, insieme a Croce Rossa Italiana – Comitato Milano, IBVA – Solidando, Mitades, STAG, Mamme a Scuola, Global Thinking Foundation e Rimaflow – Fuori Mercato.

Con Fondazione Cariplo e SogeMi il Comune di Milano ha inoltre lanciato l’iniziativa Foody Zero Sprechi per recuperare il cibo fresco rimasto invenduto dall’Ortomercato insieme a Banco alimentare della Lombardia, Recup, Croce Rossa, Università degli Studi di Milano e molti altri partner in supporto.

Per saperne di più:
Comunicato Food Policy
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