Tra soft skill, personalizzazione ed empowerment: il management secondo il MIP

La figura del manager oggi deve confrontarsi con nuove sfide e opportunità, come quelle presentate dal digitale. E se le competenze hard sono fondamentali, sono le soft skill a fare la differenza. Ce lo racconta Simone Franzò, direttore dell’Executive master in management

 

Una profonda conoscenza dei principi del management e un buon bilanciamento tra soft e hard skill. Sono queste le basi su cui un manager deve costruire il proprio successo. Ce lo racconta Simone Franzò, direttore dell’Executive master in management (Emim) presso il MIP Politecnico di Milano. «Sembra scontato, eppure troppe volte le figure manageriali mostrano gravi lacune nella formazione. Oggi più che mai, invece, è fondamentale poter contare su competenze solide. Anche perché il digitale sta cambiando i confini di questa professione».

 

Affrontare le sfide, cogliere le opportunità

La diffusione sempre più pervasiva delle tecnologie digitali sta giocando un ruolo molto importante: «Da una parte abbiamo delle sfide, dall’altra delle opportunità», spiega Franzò. «Pensiamo alla diffusione dello smartworking. Pone sicuramente una sfida dal punto di vista della gestione del team». Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: «Le nuove tecnologie abilitano nuove opportunità, possono migliorare la produttività e l’efficacia del lavoro svolto. Non sono però la panacea di tutti i mali: devono essere opportunamente gestite. Solo così possono diventare uno strumento virtuoso a beneficio dell’azienda». La sfida è anche culturale: «È necessario un cambio di mindset. Così come la presenza fisica sul posto di lavoro non può più essere considerata un valore imprescindibile, allo stesso modo l’adozione del digitale richiede una formazione che coinvolga tanto i manager quanto le risorse umane. Facciamo un esempio: il tema della gestione dei dati e della conoscenza. Non si può digitalizzare senza saper gestire il flusso relativo al knowledge management». Ma le tecnologie, appunto, non sono tutto. Anzi, non sono niente, senza competenze. «Oggi più che mai», continua Franzò, «è evidente l’esigenza di coniugare le hard skill, ossia le competenze più nozionistiche, che si apprendono tramite i classici percorsi formativi, con le soft skill: per esempio, la gestione della leadership, del team, il public speaking. Sono queste le competenze che diventano sempre più fonte di successo e di vantaggio competitivo per alcuni manager rispetto ad altri».

 

Un master per chi vuole rafforzare le proprie competenze

L’Executive master in management offre una formazione in linea con questi principi. «Si tratta di un master in general management che si rivolge a chi ha un’esperienza di lavoro tipicamente consolidata e sente il bisogno di aggiornare e rafforzare le proprie competenze in aree chiave del sapere manageriale», illustra Franzò. «La struttura formativa si articola in quattro macro-blocchi. Il primo set di corsi si basa sui fondamentali di management, all’interno dei quali lo studente potrà scegliere tra i sei e gli otto corsi. Il secondo blocco è costituito da corsi elective: proponiamo oltre cento corsi, e tra questi gli allievi ne sceglieranno tra i sei e gli otto. Il terzo blocco è il Percorso executive: un percorso di otto moduli precostituiti che affrontano un macrotema da molteplici punti di vista fra loro complementari (digital transformation, project management, energy management e così via). Infine, il project work, che ha l’obiettivo di applicare le nozioni apprese fino a quel momento su un problema reale di stampo manageriale».

 

Dal networking al career empowerment, passando dalle soft skill

Il master, che può essere fruito online a seguito del manifestarsi della pandemia Covid-19, si caratterizza quindi per un’elevata personalizzazione dei contenuti. «È il suo punto di forza. Non solo perché ogni studente potrà scegliere quali ambiti approfondire, ma anche perché questo permetterà a tutti gli iscritti di incrociare un ampio numero di colleghi diversi da un corso all’altro e che condividono le medesime esigenze formative. Approssimativamente, il networking potrebbe raggiungere un’ampiezza di oltre un centinaio di persone, tutte legate da interessi comuni». Particolare rilievo, poi, è dato proprio alle soft skill, oltre che al career empowerment: «Oltre ai corsi maggiormente incentrati sulle competenze soft, abbiamo previsto una serie di iniziative a supporto dello sviluppo di carriera per i nostri allievi. Ad esempio, i nostri allievi avranno l’opportunità di confrontarsi con manager e head hunter, che illustreranno quali sono le competenze più appetibili dal mercato», conclude Franzò.