Intervista a Arianna Seghezzi, Assistant Professor, School of Management Politecnico di Milano
Arianna, sei appena rientrata da una esperienza di networking internazionale organizzata dalla European Talent Academy, puoi dirci qualcosa sul programma e su come sei stata coinvolta?
La European Talent Academy è un’iniziativa nata da una partnership tra Imperial College e TUM (Technical University of Munich), che a partire dall’anno accademico 2021-2022 ha coinvolto anche il Politecnico di Milano. L’obiettivo principale è quello di formare e creare occasioni di networking per giovani ricercatori delle tre università, accomunate da una forte vocazione tecnologica e dalla vicinanza al mondo dell’industria, per stimolare collaborazioni tra le parti. Il mio coinvolgimento è avvenuto su invito del “Talent Development”, un programma del Politecnico di Milano dedito a supportare la carriera di alcuni ricercatori del nostro ateneo, a cui ho aderito con piacere lo scorso anno.
E’ stato organizzato un evento a Bruxelles, dal tema “Artificial Intelligence as a key enabling technology to empower society: A European approach on excellence and trust to boost research”. Ci racconti come si è svolto?
L’evento di Bruxelles si è configurato come un workshop di due giorni, in occasione del quale ho avuto la possibilità, insieme ai miei colleghi, di partecipare a interventi e seminari di diversa natura. In particolare, distinguerei due principali tipologie di eventi, che hanno affiancato le molteplici occasioni di networking con i ricercatori degli altri atenei: incontri con esponenti della Commissione Europea e seminari tenuti da ricercatori ed esperti su diversi temi.
Da un lato, abbiamo avuto la possibilità di conoscere e confrontarci con due esponenti della Commissione Europea: l’Europarlamentare Patrizia Toia, Vicepresidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE), e con Evangelia Markidou, Officer dell’unità Robotics & AI Excellence and Innovation della Commissione Europea. Con loro abbiamo discusso dei nostri temi di lavoro, e del ruolo che la Commissione Europea ha nel promuovere e sostenere la ricerca in questi ambiti.
A seguire, abbiamo partecipato a seminari formativi e informativi, tenuti da esperti operanti in diversi domini, tutti in qualche modo legati al tema dei progetti di ricerca internazionali nel settore dell’Artificial Intelligence. Alcuni seminari sono stati più “verticali” (volti ad approfondire aspetti legati all’intelligenza artificiale e innovazione digitale), altri più “orizzontali” (incentrati sulla corretta impostazione di richieste di partecipazione a bandi di progetti europei, indipendentemente dalle tematiche specifiche).
Qual è stato lo spirito di questa iniziativa di networking per “giovani ricercatori promettenti”?
Direi che le parole chiave con cui descriverei lo spirito di questa iniziativa sono due.
Primo, internazionalizzazione. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere e confrontarci con colleghi che lavorano in due università non italiane, creando terreno fertile per potenziali future collaborazioni con ricercatori internazionali.
Secondo, multidisciplinarietà. Nonostante il fil rouge dell’Artificial Intelligence, gli ambiti di ricerca dei partecipanti erano molto diversi tra loro, attinenti ai potenziali ambiti di applicazione. Da ricercatori in ambito biomedico, a esperti in temi legali e di privacy, l’idea di fondo era provare a mettere a fattor comune background, esperienze e impostazioni diverse.
Ritengo che lavorare congiuntamente abbattendo le barriere geografiche e tematiche sia fondamentale in molti contesti, e che lo sia in modo particolare nel mondo della ricerca. Questa occasione mi ha permesso di vivere in prima persona questi elementi, di conoscere ricercatori dall’Imperial College e dalla TUM, che appartengono a diversi ambiti di ricerca, interessati a temi affini a quelli su cui lavoro io, e spero che questo ponga le basi per un percorso proficuo, efficace (e “promettente”!) verso la creazione di una rete di ricerca sempre più internazionale e multidisciplinare.