Riorganizzazione della didattica: la parola alla faculty

La recente situazione ha determinato un cambiamento anche nella pianificazione dei corsi del MIP: tutte le lezioni sono state spostate online. Quattro docenti raccontano le loro impressioni

Al MIP i corsi si sono fermati solo un giorno. Poi la tempestiva riorganizzazione della didattica ha garantito la normale prosecuzione delle lezioni, seppur nella versione online anche per corsi inizialmente previsti in aula. In estrema sintesi, sono state particolarmente apprezzate la professionalità e l’efficienza dimostrata dalla scuola, nonché il rispetto per studenti e docenti intuendo il disagio che la sospensione dei corsi avrebbe comportato.
«Le lezioni sono state spostate online per mantenere la continuità didattica ed evitare la perdita di contenuti o eventuali posticipi nel raggiungimento dei diplomi, con l’obiettivo di assicurare gli stessi standard qualitativi» racconta Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs al Mip. «I sei anni di esperienza nell’ambito digitale hanno permesso alla nostra faculty di adattarsi in tempi brevissimi alle esigenze di spostamento di tutte le lezioni online, e di ridisegnarle in modo da non limitare le opportunità di interazione con gli studenti. Una modalità didattica che si è rivelata efficace proprio per la capacità di stimolare e coinvolgere l’aula, talvolta superiore a quella che si riesce ad avere nelle lezioni face-to-face». Merito anche di docenti che si sono dimostrati pronti e reattivi al cambiamento.

La didattica va online e non smette di essere interattiva

Filippo Satolli ha sperimentato il 27 febbraio questa modalità “inedita” con una lezione sul Mobile Marketing, all’interno del Master internazionale in Marketing Management, Omnichannel and Consumer Analytics, che prevedeva tre ore di teoria e altrettante dedicate alla realizzazione e alla discussione di diversi project work da parte degli studenti. Un’aula di 28 studenti «che mi ha dato molte soddisfazioni, perché nonostante l’assenza dell’empatia propria delle lezioni in presenza, è riuscita ad essere molto partecipativa e interessata» racconta.
Se rompere il ghiaccio iniziale è stato uno dei momenti più delicati, riuscire a trovare la chiave per tenere viva l’attenzione degli studenti ha ripagato ampiamente gli sforzi. Ne è convinta Paola Bellis, che ha moderato due lezioni online di Project Management, sia teoriche che pratiche, all’interno del Master in Business Analytics e Big Data: «Nonostante qualche piccola difficoltà iniziale, credo che l’interazione attraverso lo schermo abbia in alcuni casi messo a proprio agio gli studenti». Una sensazione confermata da Daniel Trabucchi, anch’esso coinvolto nel corso di Project Management: «Una volta presa confidenza con lo strumento, la possibilità di scrivere oltre che di interagire verbalmente ha abbattuto la barriera della timidezza e la paura di dover intervenire in aula mettendo mano al microfono. Mi ha colpito molto, inoltre, il clima di supporto tra gli studenti che hanno iniziato a interagire mettendosi subito dei “like” alle rispettive osservazioni».

Dopo la teoria, la pratica. E la missione può dirsi compiuta

Quando propedeutico alla lezione, gli studenti sono stati suddivisi in gruppi di lavoro per realizzare dei project work. Attraverso un’apposita piattaforma, sono state quindi attivate diverse stanze virtuali in cui poter dibattere e confrontarsi sullo svolgimento del progetto.
Tutti i docenti concordano su un punto: il lavoro in team è stata la parte più complicata da gestire, sia per loro che per gli studenti. «Era difficile, ma non impossibile, completare il progetto per tempo date le difficoltà di coordinarsi a distanza. Infatti i ragazzi ci sono riusciti brillantemente» afferma Filippo Satolli. «Alla fine anche la parte pratica ha funzionato, e la missione può considerarsi compiuta» conferma Paola Bellis. «È un’esperienza che ripeterei perché molto formativa, sia per noi sia per gli studenti». «Sono solito tenere lezioni in modalità digitale, ma in questo caso avevo di fronte studenti abituati alle canoniche lezioni in aula che non avevano scelto la didattica online» racconta Daniel Trabucchi. «Per loro era la prima volta e hanno reagito nel migliore dei modi, perché sono riusciti a offrirmi tantissimi spunti di riflessione. I feedback ricevuti mi hanno dato modo di ripensare le lezioni in un modo che credo, e spero, possa essere ancora più coinvolgente e apprezzato».

Ranking Financial Times 2018

Per il decimo anno il Financial Times conferma il giudizio positivo sulla School of Management del Politecnico di Milano, che tiene bene il confronto con le maggiori business school europee. La Scuola infatti compare tra le prime 50 (42esimo posto) all’interno dell’FT European ranking 2018, che anche quest’anno ha valutato 95 realtà eccellenti. In particolare, figura tra le prime 5 che appartengono a Università “tecniche”, con uno specifico focus su ingegneria e tecnologia.
La School of Management del Politecnico continua dunque a distinguersi nel panorama europeo per ben cinque linee di prodotto, che vanno dai “tradizionali” ma non per questo meno richiesti MBA full time ed EMBA, al Master of Science in Ingegneria gestionale, a una sempre più ampia e innovativa offerta specifica per manager, professionisti e aziende.

Ogni anno infatti il prestigioso quotidiano finanziario londinese redige la classifica dei migliori master MBA, degli executive MBA, dei master in management, dei corsi a catalogo e di quelli su commessa. I parametri che determinano il posizionamento in graduatoria sono numerosi, tra cui l’opinione che gli stessi diplomati danno dei docenti e del prodotto formativo, la retribuzione o l’avanzamento di carriera che si raggiungono dopo avere frequentato il master e l’esposizione internazionale della Scuola.

Presente nei ranking internazionali dal 2009, anche quest’anno la School of Management del Politecnico di Milano rientra tra le eccellenze con un buon numero di prodotti:
Master Full Time MBA
Master Executive MBA
Master of Science in Ingegneria Gestionale
Programmi Executive ‘su misura’ per le imprese
Programmi Executive Open per manager e professionisti

La SoM è composta dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale e dal MIP, che è la business school dell’Ateneo milanese. “Essere considerati ancora una volta da FT tra le migliori realtà europee ci conferma nella validità delle nostre scelte ed è premiante non solo per noi, ma per gli studenti e per le imprese nostre clienti, che continuano ad apprezzare l’ampiezza, lo sviluppo e la qualità della nostra attività formativa”, commentano Alessandro Perego e Andrea Sianesi, rispettivamente Direttore del Dipartimento e Dean di MIP.
La nostra è un’offerta completa e valida a tutto tondo – proseguono – come dimostra il fatto che siamo ben posizionati in questo ranking con corsi e master che si rivolgono sia a executive e professionisti che a neolaureati, che ad aziende. Inoltre, tra i criteri di valutazione rientrano le possibilità di carriera di chi esce dai nostri corsi, la buona opinione dei diplomati sui docenti e i prodotti e l’internazionalizzazione della Scuola, tutti aspetti che ci stanno particolarmente a cuore e su cui abbiamo costruito la nostra proposta”.

Il caso BANALE

Insoddisfatti della vostra attuale posizione lavorativa? Siete assiduamente alla ricerca di un lavoro, ma non riuscite a trovare il contratto dei sogni? Avete perso motivazione nello svolgere con massimo impegno un lavoro subordinato di cui difficilmente vedete i frutti?

Perché allora non smettere di cercare lavoro, ed iniziare a crearlo, fondando una start-up?

Magari fosse così facile, diranno alcuni di voi.

Il mestiere dell’imprenditore non è alla portata di tutti, diranno gli altri.

Tutto vero: essere un innovatore e dare vita alla propria idea di business non è affatto un’impresa semplice.

Ma i veri leader si riconoscono dall’abilità di affrontare le complessità con intelligenza e di trarre, da ogni sfida, una straordinaria opportunità.

È il caso di Tommaso Puccioni e Stefano Bossi, due alumni EMBA del MIP che si sono conosciuti sui banchi della Business School milanese e che oggi sono un grande esempio di imprenditoria d’eccellenza Made in Italy, fondatori della start-up BANALE.

Una best practice lampante di come le nozioni teoriche apprese in classe possano trasformarsi in carburante e miccia al tempo stesso per accendere lo spirito competitivo di due purosangue del business.

Analizzare casi di successo di aziende leader che hanno monitorato il mercato ed hanno colmato con precisione chirurgica un vuoto competitivo – pensiamo a IKEA che ha reinventato il mondo dell’arredamento e del design parlando ad un target tutto nuovo, o ad Apple che ha reso la tecnologia divertente e friendly – ha fatto scattare in Tommaso e Stefano la curiosità di indagare i settori più conservativi e fertili.

Trovato lo stimolo, ecco il risultato dell’analisi: il mercato dell’igiene orale è quanto di più statico ed immutato ci sia sul mercato, e reagisce poco ai cambiamenti di consumo dei clienti.

Come penetrare efficacemente il settore dell’oral care? Ascoltando i clienti e sfruttando uno degli insight più rilevanti: nonostante spazzolino e dentifricio siano progettati per un utilizzo domestico, il 30% delle persone si lava i denti fuori casa ogni giorno.

Bingo! Ecco il vuoto competitivo, colmato da Toothbrush: uno spazzolino di design, completamente personalizzabile, compatto ed estremamente versatile, che unisce in un solo elemento, spazzolino e dentifricio! Un oggetto semplice, ma funzionale e soprattutto disegnato sulle necessità dei clienti e modellato sulle loro esperienze di consumo.

Oggi Toothbrush è venduto in più di 50 store disseminati sul territorio italiano e nel mese di febbraio varcherà i confini europei, mentre la start-up BANALE aumenta il proprio organico mese dopo mese.

Un successo che non nasce dal caso, ma che si fonda su formazione d’eccellenza e networking: due dei vantaggi di cui solo chi partecipa ad un MBA può godere!

Volete scoprire gli altri? Eccone una breve lista!

  1. Un tuffo nel mondo del business.Leader non si nasce, ma si diventa. Tutto ciò che serve è allenare il proprio talento naturale e completare i tasselli mancanti del mosaico di competenze. C’è chi è portato per gli economics, ma manca di visione di marketing, chi è un abile commerciale, ma non sa leggere un bilancio. Niente paura: l’obiettivo di un EMBA è proprio quello di ispezionare gli ingranaggi del business da vicino, per controllare con sicurezza tutto il meccanismo.
  2. Chi sovvenziona la mia idea?Un EMBA è un’occasione straordinaria per incontrare grandi aziende e finanziatori dal fiuto infallibilea caccia di un’idea vincente in cui investire!
  3. Consapevolezza delle proprie potenzialità.Fare il salto nell’imprenditoria può essere considerato un passo azzardato anche per i professionisti più affermati. Durante un EMBA si impara a mettere a fuoco i propri obiettivie a sfidare i propri limiti. Il risultato: una maggiore consapevolezza della propria forza, la carica ideale per affrontare una nuova avventura!