Creatività nell’era dell’AI generativa: un modello teorico per comprendere e ottimizzare la collaborazione tra esseri umani e Intelligenza Artificiale

Uno studio di un ricercatore della POLIMI School of Management propone un modello teorico per capire come persone e intelligenze artificiali possano collaborare in modo efficace nei processi creativi e di innovazione.

 

Nel mondo dell’innovazione, la creatività non è più solo un talento umano. Oggi, grazie all’intelligenza artificiale generativa (GenAI), prende forma un nuovo tipo di processo creativo, ibrido e collaborativo. Ma come possono persone e AI lavorare insieme per generare nuove idee? È la domanda al centro dello studio Human agents, generative AI, and innovation: A formal model of hybrid creative process di Mattia Pedota, ricercatore della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, e dei co-autori Francesco Cicala e Alessio Basti.

Il lavoro, di natura teorica, propone un modello formale che descrive come esseri umani e sistemi di AI possano interagire in modo efficace durante attività creative e di innovazione. Alla base c’è un cambio di prospettiva: la creatività, nell’era dell’intelligenza artificiale, non è più solo generare idee, ma orchestrare un processo di collaborazione tra esseri umani e Intelligenza Artificiale.

Gli autori descrivono i sistemi di GenAI come una “sovrapposizione di entità latenti”, ovvero insiemi di stili, competenze o “personalità” interne che possono essere attivate e dirette attraverso i prompt. Ogni entità rappresenta un modo diverso di affrontare un problema. In questo scenario, il ruolo umano cambia: non più creatore nel senso tradizionale, ma curatore e regista, capace di scegliere e combinare i contributi dell’AI per ottenere risultati originali e coerenti.

Il modello si ispira a principi di ottimizzazione bayesiana: un processo iterativo fatto di tentativi, valutazioni e miglioramenti successivi per individuare il “mindset” dell’AI più adatto al problema. In pratica, significa sperimentare con i prompt, osservare le risposte e perfezionarle fino a trovare la direzione creativa più promettente. Per affrontare la complessità dei processi creativi, gli autori propongono di scomporre i progetti in diverse fasi o aspetti specifici e di coinvolgere l’AI in ciascuna fase con modalità diverse, integrando poi i risultati parziali.

Questa strategia permette di superare i limiti cognitivi sia umani sia artificiali, unendo la rapidità e la varietà dell’AI alla profondità contestuale e interpretativa umana.

Il messaggio chiave del paper è che la creatività, nell’era dell’intelligenza artificiale, richiede un equilibrio tra competenze analitiche e soft skills. Servono le capacità analitiche per orientarsi nello “spazio latente” dell’AI, ma anche la sensibilità umana per interpretare i risultati alla luce di valori, cultura e obiettivi concreti. In questo quadro, l’intelligenza artificiale non sostituisce l’essere umano, ma lo affianca come partner creativo.

Questo contributo si inserisce nell’ambito di HumanTech – Humans and Technology, il progetto del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano selezionato e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per il periodo 2023–2027 come “Dipartimento di Eccellenza”.

In questa prospettiva, la collaborazione uomo–AI diventa una nuova frontiera della creatività, dove il valore nasce dall’incontro tra intuizione umana e potenza generativa delle macchine.

Per maggiori informazioni: Human agents, generative AI, and innovation: A formal model of hybrid creative process – ScienceDirect

La POLIMI School of Management tra i vincitori della SGAC – OHB SE Competition 2025

Alessandro Paravano, Assistant Professor della POLIMI School of Management, è stato premiato per una ricerca innovativa sul futuro delle stazioni spaziali commerciali.

 

La POLIMI School of Management del Politecnico di Milano è risultata tra i vincitori della SGAC – OHB SE Competition 2025, un’iniziativa internazionale che premia idee innovative sul futuro delle stazioni spaziali in orbita bassa terrestre (LEO), la fascia di spazio a poche centinaia di chilometri sopra la Terra dove oggi si trova la Stazione Spaziale Internazionale e che in futuro ospiterà nuove infrastrutture per la ricerca, l’innovazione e le attività economiche.

Promossa dallo Space Generation Advisory Council (SGAC) in collaborazione con OHB SE, uno dei principali attori europei della tecnologia spaziale, la competizione coinvolge ogni anno giovani professionisti e ricercatori da tutto il mondo, chiamati a proporre contributi originali sul futuro delle Stazioni Spaziali Commerciali (CSS), le infrastrutture che raccoglieranno l’eredità della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) come piattaforme di ricerca scientifica, innovazione tecnologica e attività commerciali.

Il risultato della Scuola è stato ottenuto grazie al contributo di Alessandro Paravano, Assistant Professor presso la POLIMI School of Management, autore del paper “Cross-Fertilization in Commercial Space Station Ecosystems: A Catalyst for Innovation and Growth”, realizzato con i co-autori Sofia Morrone, Elisa Negrisolo e Paolo Trucco. I contributi presentati per la competizione sono stati valutati in base alla loro capacità di proporre analisi innovative su nuovi modelli di business, dinamiche di cooperazione globale e sostenibilità a lungo termine degli ecosistemi delle stazioni spaziali commerciali.

La ricerca di Paravano, basata sulla network theory, ha messo in evidenza come le interdipendenze tra diversi attori – agenzie spaziali, imprese private e istituti di ricerca – influenzino i processi di creazione di valore nelle stazioni spaziali commerciali. Il contributo si distingue per rigore metodologico e approccio innovativo, che supera le tradizionali analisi di mercato o tecniche, offrendo nuove chiavi di lettura su come le stazioni spaziali commerciali possano evolvere in un contesto in cui competizione e collaborazione sono decisive. Questa linea di ricerca riflette inoltre le tendenze più ampie della space economy.

Come parte del riconoscimento, Alessandro Paravano ha partecipato a due importanti eventi internazionali del settore: il 23° Space Generation Congress (SGC) e il 76° International Astronautical Congress (IAC), che si sono tenuti a Sydney tra settembre e ottobre 2025. Due appuntamenti di rilievo internazionale che hanno riunito giovani professionisti, accademici, leader industriali e decisori politici, offrendo occasioni di confronto e nuove opportunità di collaborazione.

La SGAC – OHB SE Competition 2025 è stata resa possibile grazie al sostegno di OHB SE, tra i principali integratori europei di sistemi spaziali. Con sede in Germania, l’azienda collabora strettamente con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e con il Centro Aerospaziale Tedesco (DLR) in missioni di punta come il programma ISS, il Lunar Gateway, PLATO ed ExoMars.

Questo premio sottolinea l’impegno della POLIMI School of Management nel contribuire alla ricerca su valore, governance e impatto dei progetti complessi, con particolare attenzione alle sfide emergenti della space economy.

Scopri di più sulla SGAC – OHB SE Competition 2025 e i suoi vincitori: SGAC Announces the Winners of the 2025 SGAC – OHB SE Competition – Space Generation Advisory Council

Ricerca della POLIMI School of Management premiata alla Academy of Management Annual Meeting 2025

Giacomo Dei, dottorando presso la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, ha vinto il Ronald B. Shuman Award alla Academy of Management Annual Meeting 2025 con uno studio su come le narrative storiche influenzano le decisioni nei megaprogetti infrastrutturali.

 

L’Annual Meeting dell’Academy of Management è il principale appuntamento mondiale per il confronto scientifico su management e organizzazioni, che ogni anno riunisce migliaia di studiose e studiosi per far avanzare la ricerca, creare reti e condividere conoscenza sulle sfide del XXI secolo. 

Nell’edizione 2025, svoltasi a Copenaghen, Giacomo Dei, dottorando della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, ha ricevuto il prestigioso Ronald B. Shuman Award per il Best Student Paper della Management History Division. Il riconoscimento è stato assegnato al suo contributo “The Battle of Narratives: How outsiders create pasts to shape Fehmarn Belt Link’s prospects”, elaborato insieme ai coautori Joana Geraldi e Giorgio Locatelli. 

La ricerca affronta una questione cruciale per la realizzazione e la governance dei megaprogetti infrastrutturali: come attori esterni (media, gruppi di interesse, partiti) costruiscono narrative storiche per orientare le decisioni presenti e influenzare i futuri esiti del progetto. Il caso studio è il Fehmarnbelt Fixed Link, il tunnel immerso che collegherà Danimarca e Germania, ma le evidenze emerse offrono indicazioni operative utili per chi progetta, governa e comunica opere complesse in diversi contesti. 

Dal lavoro emergono tre leve pratiche per la gestione strategica degli stakeholder: 

  1. Continuità: inquadrare l’opera dentro traiettorie storiche riconoscibili (integrazione europea, connettività territoriale) rafforza la legittimazione di scelte di investimento e di pianificazione delle fasi progettuali e finanziarie.
  1. Lessons learned: l’uso selettivo di esperienze passate (ad esempio, modelli di finanziamento, governance, mitigazioni ambientali) consente di anticipare colli di bottiglia e calibrare contratti, permessi e interfacce lungo la supply chain. 
  1. Pattern ricorrenti: riconoscere in anticipo i copioni che tendono a ripetersi (ritardi, extra-costi, contestazioni) permette di predisporre contromisure preventive. 

Il messaggio chiave è che le narrative sono parte integrante dell’architettura di progetto. Mappare chi racconta cosa diventa un’attività strategica a sé: si traduce in scenari, milestone comunicative, criteri di successo misurabili e contratti che incorporano requisiti di trasparenza, dati e monitoraggi ambientali. Non si tratta di imporre una narrativa dominante, ma di orchestrare voci diverse affinché il progetto sia sostenuto da tutti gli stakeholder. 

Questo riconoscimento mette in luce l’eccellenza scientifica della POLIMI School of Management e la sua capacità di sviluppare conoscenza utile a supportare decisioni strategiche in contesti complessi. 

SOMe, online la terza edizione dell’eMagazine della POLIMI School of Management

Nel nuovo numero di SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management, vengono raccontate ricerche, progetti e collaborazioni a cui prende parte la nostra Scuola con l’obiettivo di affrontare le grandi sfide del presente.

 

Dalle filiere corte al 5G, passando per progetti europei e riconoscimenti internazionali

Questa edizione mette in luce il contributo delle filiere corte alla sostenibilità, le opportunità del posizionamento 5G e il ruolo delle partnership cross-settoriali nella trasformazione urbana. Vengono anche presentati due progetti europei di rilievo: ADALTIM, focalizzato sull’Impact Rating, e RISE-IN, che sviluppa soluzioni resilienti e modelli di finanziamento innovativi a fronte del cambiamento climatico.

Tra gli altri contenuti, raccontiamo i principali eventi ospitati dalla Scuola, come il Workshop iBEGIN sul tema della Digital Globalization, il XXXIII Meeting AEDE su educazione e policy e il workshop INFLUENCES sul ruolo dell’inflazione. Viene dato spazio anche a HumanTech | Unfolding Pathways for the More-than-Human Society, evento pubblico che si terrà il 30 ottobre 2025 e che sarà dedicato all’interazione tra tecnologia e individui nell’ambito della transizione digitale, con il contributo di aziende ed esperti.

Infine, celebriamo i traguardi raggiunti dalla Scuola: l’ingresso del Politecnico di Milano nella Top 100 del QS World University Rankings, il riconoscimento della POLIMI Graduate School of Management come Pioneering School nel Positive Impact Rating 2025 e nuove partnership e network a supporto della collaborazione internazionale.

 

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MEETmeTonight 2025: la POLIMI School of Management racconta la sua ricerca su società, innovazione e trasformazione digitale

La POLIMI School of Management del Politecnico di Milano partecipa anche quest’anno a MEETmeTonight, l’evento che si terrà a Milano il 26 e 27 settembre 2025 in occasione della Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori. Un appuntamento dedicato alla divulgazione scientifica, con attività, laboratori e incontri pensati per avvicinare il grande pubblico al mondo della ricerca.

 

Ispirata alle missioni del programma Horizon Europe, l’edizione 2025 si articolerà in cinque aree tematiche con talk, workshop, attività interattive e spettacoli. Durante gli eventi, si affronteranno alcune delle grandi sfide globali del nostro tempo: dalla salute alla sostenibilità, fino al rapporto tra tecnologia e società.

L’iniziativa, gratuita e aperta alla cittadinanza, si terrà presso l’Università degli Studi di Milano, in via Festa del Perdono 7. Un’occasione per incontrare anche ricercatrici e ricercatori della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano e approfondire il ruolo della ricerca nella comprensione dei cambiamenti sociali, economici e tecnologici.

 

Il contributo della nostra Scuola

La POLIMI School of Management partecipa con tre appuntamenti dedicati alla trasformazione digitale, al ruolo dei dati e alle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.

 

  • Racconti di trasformazione digitale nelle aziende tradizionali
    Venerdì 26 settembre, ore 18.00-18.20 – Spazio Talk
    Un incontro per raccontare, attraverso casi reali e strumenti concreti, come le aziende tradizionali possano intraprendere percorsi di innovazione, adottando soluzioni digitali e valorizzando al tempo stesso la propria identità.
    A cura dei Prof. Tommaso Buganza e Daniel Trabucchi della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano.
    Per visitare la pagina ufficiale dedicata a questo talk, clicca qui.

 

  • Dati per le disuguaglianze sociali: come i cittadini possono favorirne la raccolta e l’utilizzo
    Sabato 27 settembre, ore 11.00-13.00 oppure 14.00-16.00 – Aula 420
    Un workshop per indagare e riflettere sulle principali sfide sociali che interessano la città di Milano, con un’attenzione particolare al ruolo dei dati: quali dati possono aiutarci a comprendere meglio queste sfide, chi può raccoglierli e in che modo utilizzarli per sviluppare soluzioni innovative.
    Il workshop, tenuto dai ricercatori Enrico Bellazzecca e Federico Bartolomucci, avrà una durata di 2 ore e si svolgerà in due turni alternativi (11.00-13.00 oppure 14.00-16.00).
    È richiesta la prenotazione. Per iscriverti al workshop, clicca qui.

 

  • L’intelligenza artificiale e il futuro della sanità digitale
    Sabato 27 settembre, ore 16.00-16.20 – Spazio Talk
    Un talk per approfondire l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla sanità digitale. Partendo dai dati dell’Osservatorio Sanità Digitale, l’incontro offrirà spunti di riflessione su scenari futuri, sfide e opportunità legate alle sue applicazioni.
    Relatore del talk sarà Mattia Olive, ricercatore della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano.
    Per visitare la pagina ufficiale dedicata a questo talk, clicca qui.

 

Per saperne di più e consultare il programma completo, visita il sito ufficiale di MEETmeTonight.

Un progetto della POLIMI School of Management vince il Best Proposal Award alla SEJ-ESSEC Paper Development Workshop

La proposta di ricerca di Davide Moiana e Antonio Ghezzi, dedicata ai meccanismi di coordinamento nei venture studios, ha ottenuto il Best Proposal Award alla prima edizione europea del SEJ-ESSEC Paper Development Workshop.

 

Durante l’edizione 2025 del SEJ-ESSEC Paper Development Workshop, tenutasi a Parigi, il progetto di ricerca della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano proposto da Davide Moiana e Antonio Ghezzi ha ricevuto il Best Proposal Award. Si tratta di una proposta di ricerca dedicata al tema del coordinamento nei processi di creazione di startup all’interno dei venture studios.

Il workshop, organizzato dal Strategic Entrepreneurship Journal, una delle riviste di riferimento a livello internazionale nel campo dell’imprenditorialità e della strategia, in collaborazione con la ESSEC Business School, ha avuto luogo per la prima volta in Europa. L’iniziativa ha riunito studiose e studiosi da tutto il mondo per confrontarsi su progetti di ricerca in fase iniziale, promuovendo il dialogo scientifico e lo sviluppo di contributi innovativi nell’ambito della strategia e dell’imprenditorialità.

In questo stimolante contesto, la proposta di Davide Moiana e Antonio Ghezzi si è distinta per il suo potenziale. Il lavoro analizza la complessa dinamica del coordinamento delle attività di sperimentazione nei venture studios, un modello imprenditoriale emergente in cui un’organizzazione agisce come co-fondatore e investitore, contribuendo strategicamente e operativamente allo sviluppo di un portafoglio di startup. L’obiettivo è far luce sui meccanismi che consentono a queste realtà di gestire processi imprenditoriali seriali, mantenendo coerenza strategica ed efficacia operativa.

La giuria, composta da membri della faculty di ESSEC e dagli editor dello Strategic Entrepreneurship Journal, Sam Garg, Yong Li e Pinar Ozcan, ha premiato l’originalità dell’approccio e il potenziale impatto del progetto, incoraggiando il team a svilupparlo ulteriormente in vista della pubblicazione su una rivista scientifica. A seguito di questo importante riconoscimento, Davide Moiana e Antonio Ghezzi proseguiranno nello sviluppo di questa ricerca.

Il premio ricevuto non solo evidenzia l’eccellenza accademica della POLIMI School of Management, ma anche la capacità di contribuire in modo significativo al dibattito globale su imprenditorialità strategica e sui nuovi modelli organizzativi per la creazione di startup.

La POLIMI School of Management eccelle alla ENTFIN Conference 2025 con ricerche su AI e accelerazione startup

David Heller, ricercatore della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, premiato con il “Best Paper Award” e con l’“European Investment Fund Best Paper Award on Policy Impact” alla ENTFIN Conference 2025 per due studi pionieristici sul ruolo dell’intelligenza artificiale generativa nella produttività aziendale e sull’impatto delle politiche pubbliche sull’internazionalizzazione delle startup.

 

In occasione della 9ª edizione dell’Annual Meeting of the Entrepreneurial Finance Association (ENTFIN), tenutasi dal 2 al 4 luglio 2025 presso l’Erasmus University di Rotterdam, David Heller, ricercatore della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, ha ricevuto due importanti riconoscimenti: il Best Paper Award e l’European Investment Fund Best Paper Award on Policy Impact.

La conferenza ENTFIN è un evento internazionale di riferimento per studiosi e professionisti interessati alla finanza imprenditoriale, che coinvolge esperti di management, finanza ed economia. L’obiettivo di ENTFIN è favorire la collaborazione tra accademici e practitioner del settore, stimolando la realizzazione di ricerche di alta qualità in questo ambito.

Nel corso dell’edizione 2025, David Heller è stato premiato per due studi che esplorano rispettivamente gli effetti dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) sulla produttività delle imprese e l’impatto dei programmi pubblici di accelerazione sull’internazionalizzazione delle startup.

Il Best Paper Award è stato assegnato allo studio “Generative AI and Firm-level Productivity: Evidence from Startup Funding Dynamics”, di cui è co-autore Dominik Asam (è possibile accedere al paper a questo link). La ricerca fornisce una delle prime evidenze su larga scala dell’impatto della GenAI sulla produttività aziendale. Analizzando il lancio di GitHub Copilot nel 2021 come esperimento naturale, lo studio mostra che le startup attive nello sviluppo software ottengono finanziamenti iniziali in modo significativamente più rapido (+19%) e con un numero inferiore di sviluppatori impiegati (-20%). Tuttavia, questi effetti si concentrano nelle startup guidate da fondatori con elevata esperienza, evidenziando come i benefici della GenAI dipendano fortemente dalla presenza di capitale umano qualificato.

L’European Investment Fund Best Paper Award on Policy Impact è stato conferito a David Heller per il paper “Learning from Abroad? Startup Accelerators and International Market Entry” (co-autori Daehyun Kim e Dietmar Harhoff). La ricerca analizza le strategie di internazionalizzazione delle startup, una leva fondamentale per molte realtà imprenditoriali, focalizzandosi sul German Accelerator (GA), un programma finanziato dal governo tedesco per supportare l’ingresso delle startup nei mercati esteri. Utilizzando un dataset unico che unisce dati proprietari sulle candidature al programma con informazioni dettagliate su startup, fondatori e investimenti, lo studio mostra che le startup partecipanti hanno ottenuto finanziamenti più consistenti e aumentato il numero di dipendenti nei Paesi target del programma. Tuttavia, gli effetti sono meno marcati per le startup che hanno preso parte ai programmi online introdotti in risposta alla pandemia di COVID-19, mentre risultano più significativi per quelle con fondatori che avevano una limitata esperienza internazionale pregressa. In questo modo, la ricerca contribuisce ad approfondire la comprensione del potenziale e dei limiti dei programmi di accelerazione nel supportare l’internazionalizzazione delle startup.

I premi ricevuti confermano il valore scientifico e l’impatto concreto delle ricerche svolte e ribadiscono il contributo della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano allo sviluppo di nuove conoscenze nei campi della finanza imprenditoriale, delle politiche per l’innovazione e del potenziale trasformativo delle tecnologie emergenti.

La rappresentazione dello scienziato nella società: un’immagine ancora dominata da stereotipi

Una scoping review pubblicata su Sociology Lens analizza oltre cento studi accademici, evidenziando come la rappresentazione collettiva dello scienziato rimanga ancorata a stereotipi rigidi e poco inclusivi.

 

Perché, ancora oggi, l’immagine più diffusa dello scienziato è quella di un uomo geniale, solitario, magari un po’ eccentrico, chiuso in un laboratorio? Partendo da questa domanda, Cristina Rossi-Lamastra e Omar Mazzucchelli della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano hanno condotto una scoping review, pubblicata su Sociology Lens, intitolata Still a Man in a Lab Coat? A Scoping Review on the Stereotypical Scientist”.

La scoping review esamina 106 studi accademici selezionati tramite la banca dati Scopus, con l’obiettivo di indagare come la figura dello scienziato venga rappresentata nei media, nella comunicazione pubblica e nei materiali educativi. Attraverso un inquadramento teorico basato sulla teoria della rappresentazione sociale, l’autore e l’autrice distinguono tra elementi centrali, stabili e condivisi nel tempo, ed elementi periferici, più soggetti a evoluzione.

Dall’analisi emerge che lo stereotipo dello scienziato si fonda sugli elementi centrali, particolarmente persistenti: il genere maschile, l’intelligenza geniale e l’appartenenza alle scienze fisiche e naturali. Questi elementi rimangono stabili, nonostante l’aumento della presenza femminile nella ricerca e le politiche di inclusione nelle discipline STEM. Invece, gli elementi periferici, che includono caratteristiche come l’aspetto fisico (camice, occhiali, capelli arruffati) o alcuni tratti di personalità (solitudine, eccentricità), risultano più flessibili, ma non modificano sostanzialmente l’immagine prevalente. Il cuore dello stereotipo resta quindi invariato: lo scienziato è ancora percepito come uomo.

Lo studio riflette su come l’immagine dello “scienziato stereotipico” influenzi il modo in cui il pubblico si relaziona con la scienza, soprattutto in un’epoca di crescente disinvestimento nella ricerca scientifica. In un contesto segnato da tagli ai finanziamenti pubblici e talvolta diffidenza nei confronti della scienza, una percezione distorta degli scienziati – come élite distaccate, poco trasparenti o addirittura minacciose – può contribuire ad alimentare scetticismo e giustificare politiche di disinvestimento. Inoltre, lo stereotipo limita l’inclusione di profili diversi, riducendo la visibilità di ricercatrici, giovani studiosi ed esperti delle scienze sociali e umanistiche.

La review si conclude con un invito all’azione. La rappresentazione pubblica della scienza e dei suoi protagonisti non è neutrale: può favorire fiducia e partecipazione oppure distanza e disinformazione. Sarebbe quindi necessario un impegno collettivo – da parte delle istituzioni educative, dei media, dei decisori politici e del mondo accademico stesso – per costruire narrazioni più inclusive e realistiche. Solo in questo modo sarà possibile trasformare l’immaginario collettivo, rafforzare la fiducia nella scienza e renderla davvero accessibile a tutte e tutti.

Per maggiori dettagli sull’articolo: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/johs.70003

Come la Brexit ha ridisegnato il mercato del venture capital

Uno studio della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano pubblicato su Research Policy

 

Dopo la Brexit, Londra ha frenato gli investimenti in Europa. L’Europa, invece, continua a puntare sul Regno Unito. È questa la fotografia scattata da un nuovo studio pubblicato sulla rivista internazionale Research Policy, firmato da Andrea Odille Bosio, Vincenzo Butticè e Annalisa Croce della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Simone Signore e Andrea Crisanti dell’European Investment Fund (EIF).

Il lavoro analizza oltre dieci anni di investimenti di venture capital (VC) tra Regno Unito e Unione Europea, distinguendo con precisione le fasi del pre-annuncio, del periodo di incertezza (tra il referendum del 2016 e l’uscita formale) e del post-Brexit. Il risultato? Una reazione asimmetrica da parte degli investitori delle due sponde.

Gli investitori britannici hanno reagito subito, tagliando gli investimenti in Europa già dopo l’annuncio della Brexit. Quelli europei, invece, hanno atteso maggiore chiarezza prima di modificare il proprio comportamento. È coerente con l’ipotesi che la Brexit abbia aumentato l’incertezza nel mercato della finanza per l’imprenditorialità innovativa”, spiega Vincenzo Butticè, docente di Business Data Analytics.

Secondo le analisi, dopo il referendum del 2016 i fondi UK hanno ridotto drasticamente le operazioni in Europa continentale, mantenendo poi una linea prudente e più centrata sul mercato interno. Al contrario, gli investitori dell’UE non hanno cambiato atteggiamento nell’immediato, ma hanno aumentato in modo significativo gli investimenti verso startup britanniche dopo l’attuazione formale della Brexit, nel 2020.

Una possibile spiegazione? L’aumento degli investimenti UE nel Regno Unito potrebbe essere dovuto a una ridotta capacità di fundraising da parte dei fondi britannici, unita a nuove strategie di collaborazione tra investitori UK e UE per superare le barriere post-Brexit, come suggerisce l’analisi dei dati sugli investimenti in sindacato fra fondi localizzati nelle due aree.

Lo studio offre una chiave di lettura originale su come i flussi di capitale legati all’innovazione si stiano ridefinendo a livello europeo, con effetti di lungo periodo sull’ecosistema delle startup. Per l’Italia, che oggi rappresenta solo una piccola quota del mercato VC europeo, si apre la sfida di rafforzare la propria posizione nell’ecosistema europeo degli investimenti, cogliendo le opportunità offerte dalla Brexit.

Per maggiori informazioni: How Brexit reshaped venture capitals market: An analysis of UK and EU investments – ScienceDirect

Ricerca, impatto e collaborazione: alla POLIMI School of Management il confronto internazionale sugli Outcomes-Based Contracts

Come ripensare la progettazione e il finanziamento dei servizi pubblici per affrontare sfide complesse come la salute, l’educazione o la rigenerazione urbana? Alla POLIMI School of Management un workshop dedicato agli Outcomes-Based Contracts (OBCs)

 

Il 29 e 30 maggio 2025 la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano ha ospitato l’Outcomes-Based Contracts Workshop, un evento internazionale che ha riunito oltre 30 tra accademici e professionisti da tutta Europa – e non solo – organizzato dal centro di ricerca TIRESIA.

Al centro del confronto: i contratti basati sui risultati – noti come Outcomes-Based Contracts (OBCs) – e il loro potenziale nel generare maggiore efficacia, innovazione e impatto sociale nella gestione delle politiche pubbliche. Per OBCs si intende un meccanismo contrattuale che lega il finanziamento al risultato, che sposta l’attenzione dall’output al risultato nel lungo periodo.

Le partnership tra attori eterogenei sono sempre più studiate come meccanismi per rendere operative strategie volte ad affrontare le grandi sfide globali, come delineato dall’Agenda 2030 (SDG 17). In questo contesto, gli OBCs, tra cui rientrano i Social Impact Bonds (SIBs) e le iniziative Pay-for-Success, si stanno affermando come forme innovative di collaborazione tra settore pubblico e privato, con l’obiettivo di affrontare problemi complessi e sistemici. Questi strumenti contrattuali mirano a riformare i servizi pubblici, coordinando finanziamento, gestione ed erogazione attraverso partenariati orientati ai risultati. Collegando le risorse finanziarie ai risultati raggiunti, gli OBCs pongono al centro delle negoziazioni tra gli stakeholder la valutazione della performance e della creazione di impatto pubblico.

L’Outcomes-Based Contracts Workshop è senz’altro un segnale di interesse verso queste tematiche. Durante le sessioni, sono stati presentati contributi teorici e metodologici che hanno esplorato le diverse prospettive degli attori coinvolti: dal ruolo delle imprese private nella sostenibilità, alle logiche ibride nei processi di investimento, fino all’analisi dell’impatto sociale e dei meccanismi contrattuali più efficaci. Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo delle pubbliche amministrazioni come orchestratori di ecosistemi di innovazione sociale, mettendo in luce come gli OBCs possano abilitare nuove forme di governance partecipativa e territoriale.

Durante le due giornate di workshop, i partecipanti hanno condiviso casi studio e ricerche empiriche su come gli OBCs possano migliorare l’accountability e l’efficienza dei servizi pubblici. Numerose le esperienze discusse, provenienti da contesti differenti – dal Regno Unito al Sudafrica, passando per l’Italia e il Ghana – tra cui l’Education Outcomes Fund, attivo in diversi Paesi africani per migliorare l’accesso e la qualità dell’educazione prescolare, e il progetto pilota italiano TOUCH, volto a creare un fondo regionale per contrastare la dispersione giovanile.

Il workshop ha rappresentato un’importante occasione per rafforzare una comunità internazionale di ricerca e pratica, condividere esperienze emergenti e riflettere su nuove modalità di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore per generare valore sociale. Un confronto che ha confermato quanto sia urgente – e possibile – innovare i meccanismi di finanziamento e gestione delle politiche pubbliche, mettendo al centro i risultati e l’impatto per le persone.