La rappresentazione dello scienziato nella società: un’immagine ancora dominata da stereotipi

Una scoping review pubblicata su Sociology Lens analizza oltre cento studi accademici, evidenziando come la rappresentazione collettiva dello scienziato rimanga ancorata a stereotipi rigidi e poco inclusivi.

 

Perché, ancora oggi, l’immagine più diffusa dello scienziato è quella di un uomo geniale, solitario, magari un po’ eccentrico, chiuso in un laboratorio? Partendo da questa domanda, Cristina Rossi-Lamastra e Omar Mazzucchelli della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano hanno condotto una scoping review, pubblicata su Sociology Lens, intitolata Still a Man in a Lab Coat? A Scoping Review on the Stereotypical Scientist”.

La scoping review esamina 106 studi accademici selezionati tramite la banca dati Scopus, con l’obiettivo di indagare come la figura dello scienziato venga rappresentata nei media, nella comunicazione pubblica e nei materiali educativi. Attraverso un inquadramento teorico basato sulla teoria della rappresentazione sociale, l’autore e l’autrice distinguono tra elementi centrali, stabili e condivisi nel tempo, ed elementi periferici, più soggetti a evoluzione.

Dall’analisi emerge che lo stereotipo dello scienziato si fonda sugli elementi centrali, particolarmente persistenti: il genere maschile, l’intelligenza geniale e l’appartenenza alle scienze fisiche e naturali. Questi elementi rimangono stabili, nonostante l’aumento della presenza femminile nella ricerca e le politiche di inclusione nelle discipline STEM. Invece, gli elementi periferici, che includono caratteristiche come l’aspetto fisico (camice, occhiali, capelli arruffati) o alcuni tratti di personalità (solitudine, eccentricità), risultano più flessibili, ma non modificano sostanzialmente l’immagine prevalente. Il cuore dello stereotipo resta quindi invariato: lo scienziato è ancora percepito come uomo.

Lo studio riflette su come l’immagine dello “scienziato stereotipico” influenzi il modo in cui il pubblico si relaziona con la scienza, soprattutto in un’epoca di crescente disinvestimento nella ricerca scientifica. In un contesto segnato da tagli ai finanziamenti pubblici e talvolta diffidenza nei confronti della scienza, una percezione distorta degli scienziati – come élite distaccate, poco trasparenti o addirittura minacciose – può contribuire ad alimentare scetticismo e giustificare politiche di disinvestimento. Inoltre, lo stereotipo limita l’inclusione di profili diversi, riducendo la visibilità di ricercatrici, giovani studiosi ed esperti delle scienze sociali e umanistiche.

La review si conclude con un invito all’azione. La rappresentazione pubblica della scienza e dei suoi protagonisti non è neutrale: può favorire fiducia e partecipazione oppure distanza e disinformazione. Sarebbe quindi necessario un impegno collettivo – da parte delle istituzioni educative, dei media, dei decisori politici e del mondo accademico stesso – per costruire narrazioni più inclusive e realistiche. Solo in questo modo sarà possibile trasformare l’immaginario collettivo, rafforzare la fiducia nella scienza e renderla davvero accessibile a tutte e tutti.

Per maggiori dettagli sull’articolo: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/johs.70003

Come la Brexit ha ridisegnato il mercato del venture capital

Uno studio della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano pubblicato su Research Policy

 

Dopo la Brexit, Londra ha frenato gli investimenti in Europa. L’Europa, invece, continua a puntare sul Regno Unito. È questa la fotografia scattata da un nuovo studio pubblicato sulla rivista internazionale Research Policy, firmato da Andrea Odille Bosio, Vincenzo Butticè e Annalisa Croce della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Simone Signore e Andrea Crisanti dell’European Investment Fund (EIF).

Il lavoro analizza oltre dieci anni di investimenti di venture capital (VC) tra Regno Unito e Unione Europea, distinguendo con precisione le fasi del pre-annuncio, del periodo di incertezza (tra il referendum del 2016 e l’uscita formale) e del post-Brexit. Il risultato? Una reazione asimmetrica da parte degli investitori delle due sponde.

Gli investitori britannici hanno reagito subito, tagliando gli investimenti in Europa già dopo l’annuncio della Brexit. Quelli europei, invece, hanno atteso maggiore chiarezza prima di modificare il proprio comportamento. È coerente con l’ipotesi che la Brexit abbia aumentato l’incertezza nel mercato della finanza per l’imprenditorialità innovativa”, spiega Vincenzo Butticè, docente di Business Data Analytics.

Secondo le analisi, dopo il referendum del 2016 i fondi UK hanno ridotto drasticamente le operazioni in Europa continentale, mantenendo poi una linea prudente e più centrata sul mercato interno. Al contrario, gli investitori dell’UE non hanno cambiato atteggiamento nell’immediato, ma hanno aumentato in modo significativo gli investimenti verso startup britanniche dopo l’attuazione formale della Brexit, nel 2020.

Una possibile spiegazione? L’aumento degli investimenti UE nel Regno Unito potrebbe essere dovuto a una ridotta capacità di fundraising da parte dei fondi britannici, unita a nuove strategie di collaborazione tra investitori UK e UE per superare le barriere post-Brexit, come suggerisce l’analisi dei dati sugli investimenti in sindacato fra fondi localizzati nelle due aree.

Lo studio offre una chiave di lettura originale su come i flussi di capitale legati all’innovazione si stiano ridefinendo a livello europeo, con effetti di lungo periodo sull’ecosistema delle startup. Per l’Italia, che oggi rappresenta solo una piccola quota del mercato VC europeo, si apre la sfida di rafforzare la propria posizione nell’ecosistema europeo degli investimenti, cogliendo le opportunità offerte dalla Brexit.

Per maggiori informazioni: How Brexit reshaped venture capitals market: An analysis of UK and EU investments – ScienceDirect

Ricerca, impatto e collaborazione: alla POLIMI School of Management il confronto internazionale sugli Outcomes-Based Contracts

Come ripensare la progettazione e il finanziamento dei servizi pubblici per affrontare sfide complesse come la salute, l’educazione o la rigenerazione urbana? Alla POLIMI School of Management un workshop dedicato agli Outcomes-Based Contracts (OBCs)

 

Il 29 e 30 maggio 2025 la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano ha ospitato l’Outcomes-Based Contracts Workshop, un evento internazionale che ha riunito oltre 30 tra accademici e professionisti da tutta Europa – e non solo – organizzato dal centro di ricerca TIRESIA.

Al centro del confronto: i contratti basati sui risultati – noti come Outcomes-Based Contracts (OBCs) – e il loro potenziale nel generare maggiore efficacia, innovazione e impatto sociale nella gestione delle politiche pubbliche. Per OBCs si intende un meccanismo contrattuale che lega il finanziamento al risultato, che sposta l’attenzione dall’output al risultato nel lungo periodo.

Le partnership tra attori eterogenei sono sempre più studiate come meccanismi per rendere operative strategie volte ad affrontare le grandi sfide globali, come delineato dall’Agenda 2030 (SDG 17). In questo contesto, gli OBCs, tra cui rientrano i Social Impact Bonds (SIBs) e le iniziative Pay-for-Success, si stanno affermando come forme innovative di collaborazione tra settore pubblico e privato, con l’obiettivo di affrontare problemi complessi e sistemici. Questi strumenti contrattuali mirano a riformare i servizi pubblici, coordinando finanziamento, gestione ed erogazione attraverso partenariati orientati ai risultati. Collegando le risorse finanziarie ai risultati raggiunti, gli OBCs pongono al centro delle negoziazioni tra gli stakeholder la valutazione della performance e della creazione di impatto pubblico.

L’Outcomes-Based Contracts Workshop è senz’altro un segnale di interesse verso queste tematiche. Durante le sessioni, sono stati presentati contributi teorici e metodologici che hanno esplorato le diverse prospettive degli attori coinvolti: dal ruolo delle imprese private nella sostenibilità, alle logiche ibride nei processi di investimento, fino all’analisi dell’impatto sociale e dei meccanismi contrattuali più efficaci. Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo delle pubbliche amministrazioni come orchestratori di ecosistemi di innovazione sociale, mettendo in luce come gli OBCs possano abilitare nuove forme di governance partecipativa e territoriale.

Durante le due giornate di workshop, i partecipanti hanno condiviso casi studio e ricerche empiriche su come gli OBCs possano migliorare l’accountability e l’efficienza dei servizi pubblici. Numerose le esperienze discusse, provenienti da contesti differenti – dal Regno Unito al Sudafrica, passando per l’Italia e il Ghana – tra cui l’Education Outcomes Fund, attivo in diversi Paesi africani per migliorare l’accesso e la qualità dell’educazione prescolare, e il progetto pilota italiano TOUCH, volto a creare un fondo regionale per contrastare la dispersione giovanile.

Il workshop ha rappresentato un’importante occasione per rafforzare una comunità internazionale di ricerca e pratica, condividere esperienze emergenti e riflettere su nuove modalità di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore per generare valore sociale. Un confronto che ha confermato quanto sia urgente – e possibile – innovare i meccanismi di finanziamento e gestione delle politiche pubbliche, mettendo al centro i risultati e l’impatto per le persone.

Positive Impact Rating 2025: POLIMI Graduate School of Management è l’unica Scuola europea a ottenere il massimo riconoscimento per l’impatto generato

La Business School della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano è l’unica Scuola in Europa ad aver raggiunto il Livello 5 nel Positive Impact Rating 2025, dimostrando la propria leadership in tutte le dimensioni dell’Impatto

 

POLIMI Graduate School of Management, parte della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, è stata nuovamente riconosciuta per il proprio impatto sociale e per il proprio impegno nei confronti della sostenibilità. Nell’ambito della sesta edizione del Positive Impact Rating (PIR), la Scuola ha ottenuto il Livello 5, il massimo possibile, distinguendosi come unica business school in Europa a ottenere tale riconoscimento. Il report 2025, dal titolo RETHINKING SOCIETAL IMPACT – A roadmap for business schools to implement positive impact, è stato presentato in occasione del PIR Global Summit 2025 e discusso anche durante il PRME Global Forum delle Nazioni Unite.

Il PIR nasce con l’obiettivo di valutare l’impatto positivo sulla società generato dalle business school a livello globale e riflette una tendenza crescente nel mondo dell’alta formazione: formare leader consapevoli, capaci di affrontare le sfide complesse del nostro tempo. Quest’anno, il rating ha coinvolto 86 scuole di 28 Paesi, distribuite su tutti e cinque i continenti, per un totale di oltre 17.167 studenti (+13% rispetto all’edizione precedente). Ben 26 istituzioni sono state valutate per la prima volta, a conferma dell’interesse crescente verso un modello formativo sempre più orientato all’impatto.

POLIMI Graduate School of Management è stata l’unica Scuola europea a raggiungere il Livello 5, che la qualifica come Pioneering School nell’ambito del PIR, avendo ottenuto un punteggio tra l’8,8 e il 10, che dimostra la sua leadership in tutte le dimensioni dell’Impatto.

Il PIR si basa su 20 domande distribuite su otto indicatori (Governance, Cultura, Programmi formativi, Metodi didattici, Supporto agli studenti, Ricerca, Role model e Coinvolgimento con la società), organizzati in quattro aree principali: Motivare, Educare, Abilitare e Coinvolgere. I risultati ottenuti classificano le business school mondiali in cinque livelli a seconda del loro impatto, tre dei quali resi pubblici: Livello 3 (Progressing), Livello 4 (Transforming) e Livello 5 (Pioneering).

Uno degli elementi distintivi del PIR è che si tratta di una valutazione costruita dagli studenti, per gli studenti. Essi rappresentano infatti i principali stakeholder dei percorsi formativi e, attraverso il rating, possono esprimere il proprio punto di vista su come la Scuola affronta le sfide sociali e ambientali, come prepara futuri leader responsabili e quali aspetti potrebbero essere migliorati. È anche per questo che la Scuola ha deciso di partecipare per il secondo anno consecutivo: per dare ascolto attivo alle nuove generazioni e orientare in modo sempre più consapevole la propria evoluzione strategica.

Ricevere il massimo livello nel Positive Impact Rating 2025 ed essere riconosciuti come Pioneering School è per noi motivo di grande orgoglio, ma soprattutto di responsabilità. Questo risultato ci incoraggia a proseguire nel nostro impegno ad integrare in modo strutturale la sostenibilità e l’impatto sociale in ogni dimensione della Scuola: dalla didattica alla ricerca, fino alle scelte strategiche e operative”, commenta Federico Frattini, Dean di POLIMI Graduate School of Management. “Il messaggio che arriva dagli studenti di tutto il mondo è chiaro: vogliono una formazione che li prepari ad affrontare le sfide sistemiche del nostro tempo, non a replicare i modelli del passato. È una richiesta che condividiamo e che continueremo a tradurre in esperienze concrete, interdisciplinari e connesse con il mondo reale. Essere l’unica scuola in Europa in questa categoria ci stimola a fare da ponte tra le aspirazioni globali e le esigenze locali, contribuendo alla trasformazione del nostro ecosistema formativo e imprenditoriale.

Il Positive Impact Rating è stato sviluppato da una coalizione di esperti di business school e organizzazioni non governative quali WWF, Oxfam e Global Compact delle Nazioni Unite, ed è supportato da associazioni studentesche come oikos, AIESEC e Net Impact. È inoltre sostenuto da VIVA Idea (Costa Rica), dalla Foundation Institute for Business Sustainability e da FehrAdvice (Svizzera).

FT Executive Education Rankings 2025: POLIMI Graduate School of Management scala il ranking del Financial Times e consolida la propria posizione a livello globale

Gli importanti progressi registrati nei programmi Open e le solide performance nei Custom confermano la qualità della formazione executive offerta dalla Business School del Politecnico di Milano

 

La POLIMI Graduate School of Management, parte della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, si è distinta nel panorama internazionale della formazione executive grazie ai risultati ottenuti nell’Executive Education Ranking 2025 pubblicato dal Financial Times. La Scuola è presente in entrambe le classifiche dedicate ai programmi per executive pubblicate dal prestigioso quotidiano: Open-enrolment e Custom.

Nel ranking dei programmi Open, la Scuola compie un significativo passo avanti, avanzando di 12 posizioni rispetto al 2024 e posizionandosi al 57° posto su 85 istituzioni valutate a livello globale. Questo risultato riflette la capacità di proporre percorsi formativi sempre più innovativi, pratici e aderenti alle necessità di manager e professionisti in continua evoluzione. Un indicatore particolarmente rilevante in questa categoria è la soddisfazione complessiva degli alumni (Overall Satisfaction), dove la Scuola raggiunge la 15ª posizione al mondo con un punteggio di 9,67 su 10, in netta crescita rispetto all’anno precedente. Un dato che conferma la qualità percepita e l’impatto delle esperienze formative offerte.

Per quanto riguarda i programmi Custom, sviluppati in stretta collaborazione con le aziende per rispondere a esigenze specifiche, la Scuola consolida la propria presenza a livello internazionale posizionandosi al 67° posto su 95 business school. Questo posizionamento assume particolare rilievo alla luce del crescente numero di istituzioni incluse nel ranking.
Tra gli indicatori di performance più significativi nei Custom, emergono:

  • il Follow-up, che misura il supporto fornito ai partecipanti anche dopo la conclusione del percorso formativo, dove la Scuola si posiziona al 37° posto;
  • il Future Use, che valuta la propensione delle aziende a rinnovare la collaborazione per futuri programmi, con un 39° posto a livello globale.

Completano il quadro i miglioramenti registrati nei punteggi relativi alla percezione del valore dell’esperienza formativa (Value for Money) e alla diversità della faculty, espressione dell’impegno costante verso un ambiente accademico sempre più internazionale, inclusivo e orientato all’eccellenza.

“I risultati dei ranking FT 2025 confermano la qualità e la rilevanza della nostra offerta formativa executive, sia per i singoli professionisti sia per le aziende”, commenta Federico Frattini, Dean di POLIMI Graduate School of Management. “Siamo particolarmente orgogliosi del salto nella classifica Open, frutto di un lavoro costante sul fronte dell’innovazione didattica e della personalizzazione dei percorsi. Allo stesso tempo, il consolidamento nel Custom dimostra la nostra capacità di costruire soluzioni su misura ad alto impatto, in un contesto sempre più competitivo.”

La presenza stabile e crescente nei principali ranking internazionali conferma il ruolo di primo piano della POLIMI Graduate School of Management nella formazione manageriale, con un’offerta che continua a distinguersi per innovazione, internazionalizzazione e impatto concreto su persone e organizzazioni.

Disponibile il secondo numero di SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management

SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management, torna con un nuovo numero ricco di spunti, approfondimenti e progetti che raccontano l’impegno della nostra Scuola verso l’innovazione, la sostenibilità e l’impatto sociale.

 

Tra imprenditorialità, modelli di business e innovazione

In questa edizione, scopriamo come le strategie data-driven stiano rivoluzionando i servizi di manutenzione e come la progettazione dei modelli di business influenzi la percezione del valore da parte dei consumatori. Approfondiamo inoltre il potenziale degli innovation contest per stimolare lo spirito imprenditoriale all’interno delle aziende.

Trattiamo anche il tema dell’agricoltura digitale con il progetto europeo Farmtopia, analizziamo la sicurezza sul lavoro nell’era digitale grazie al progetto PrePaRa e illustriamo gli ultimi risultati dell’Osservatorio Open Innovation Lookout e dell’Osservatorio Minibond.

Non mancano infine gli aggiornamenti sul prossimo convegno EurOMA 2025 e sul nuovo POLIMI School of Management Impact Report – BSIS Assessment, che evidenzia l’impatto concreto della nostra Scuola su società, territorio e imprese.

 

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In arrivo l’edizione 2025 della European Union Week: un evento per approfondire il ruolo e le prospettive dell’Unione Europea

Si terrà dal 12 al 19 maggio la European Union Week 2025, iniziativa per promuovere il dialogo, l’innovazione e la cooperazione internazionale nell’ambito dell’Unione Europea

 

Giunta alla sua quinta edizione, la European Union Week si conferma un appuntamento di rilievo nel panorama accademico internazionale. Con l’obiettivo di celebrare l’Unione Europea, la manifestazione prevede una serie di eventi sia in presenza sia online rivolti a studenti, alumni, pubblico in generale e professionisti interessati ad approfondire il ruolo dell’Unione Europea, la sua importanza e la sua evoluzione in un’epoca di profondi cambiamenti.

 

Crescita e collaborazione per l’Europa del futuro

Nata nel 2021 grazie all’iniziativa di TUM School of Management (Germania) e di HEC Paris (Francia), la European Union Week ha visto negli anni un continuo ampliamento della rete di istituzioni coinvolte. A partire dalle successive adesioni di Kozminski University (Polonia) ed altre organizzazioni universitarie, l’iniziativa è oggi sostenuta da un solido network di partner accademici internazionali. Ne fanno parte, oltre ai partner già menzionati, Bucharest University of Economic Studies (Romania), Estonian Business School (Estonia), Vlerick Business School (Belgio) e, novità di quest’anno, ESADE, Ramon Llull University, Barcelona (Spagna) e Corvinus University of Budapest (Ungheria). Questa rete interculturale testimonia l’impegno condiviso a promuovere la cooperazione europea attraverso il confronto su temi di attualità.

Anche per l’edizione di quest’anno, la nostra Scuola rinnova il proprio impegno nella realizzazione della European Union Week, contribuendo attivamente a promuovere una riflessione condivisa sul ruolo e sul valore dell’Unione Europea.

Tanti eventi per esplorare le opportunità e il futuro dell’Unione Europea

L’edizione 2025 della European Union Week offre un programma variegato e stimolante, ricco di seminari, eventi e interventi tematici di professionisti e speaker d’eccezione che condividono la passione per l’innovazione, la sostenibilità e il futuro dell’Unione Europea. I relatori, provenienti da diversi ambiti, condivideranno le loro prospettive e offriranno spunti sulle sfide e le opportunità che l’UE si trova oggi ad affrontare. Questa iniziativa sarà una preziosa occasione per ampliare il proprio network e comprendere più a fondo il valore del progetto europeo.

Tutti gli eventi, disponibili gratuitamente, verranno organizzati dalle istituzioni partner dell’iniziativa e sarà possibile partecipare in presenza o da remoto.

Di seguito gli eventi organizzati dalla nostra scuola:

  • 13 maggio | 3.30 – 5.00 PM (CEST)
    Maurizio MolinariHead of European Parliament Liaison Office in Milan
    “The EU in a digital world: where to next?”
    Evento in inglese; in presenza oppure online
    Per registrarsi all’evento cliccare qui.

 

  • 14 maggio | 6.00 – 7.00 PM (CEST)
    Matteo VillaSenior Research Fellow at ISPI and co-heads the ISPI Data Lab
    “Could the European Union aspire for Global Market Leadership in the current turbulent times?”
    Evento in inglese; online
    Per registrarsi all’evento cliccare qui.

 

  • 19 maggio | 11.30 AM – 1.00 PM (CEST)
    Michela NardoDeputy Head of unit at the Joint Research Centre in the Unit of Economic and Financial resilience
    “Is globalisation coming to an end? The EU amid current geopolitical challenges”
    Evento in inglese; in presenza oppure online
    Per registrarsi all’evento cliccare qui.

 

Per consultare il programma completo e iscriversi agli eventi organizzati dai partner europei, visita il sito di TUM Business School.