
Uno studio di un ricercatore della POLIMI School of Management propone un modello teorico per capire come persone e intelligenze artificiali possano collaborare in modo efficace nei processi creativi e di innovazione.
Nel mondo dell’innovazione, la creatività non è più solo un talento umano. Oggi, grazie all’intelligenza artificiale generativa (GenAI), prende forma un nuovo tipo di processo creativo, ibrido e collaborativo. Ma come possono persone e AI lavorare insieme per generare nuove idee? È la domanda al centro dello studio “Human agents, generative AI, and innovation: A formal model of hybrid creative process” di Mattia Pedota, ricercatore della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, e dei co-autori Francesco Cicala e Alessio Basti.
Il lavoro, di natura teorica, propone un modello formale che descrive come esseri umani e sistemi di AI possano interagire in modo efficace durante attività creative e di innovazione. Alla base c’è un cambio di prospettiva: la creatività, nell’era dell’intelligenza artificiale, non è più solo generare idee, ma orchestrare un processo di collaborazione tra esseri umani e Intelligenza Artificiale.
Gli autori descrivono i sistemi di GenAI come una “sovrapposizione di entità latenti”, ovvero insiemi di stili, competenze o “personalità” interne che possono essere attivate e dirette attraverso i prompt. Ogni entità rappresenta un modo diverso di affrontare un problema. In questo scenario, il ruolo umano cambia: non più creatore nel senso tradizionale, ma curatore e regista, capace di scegliere e combinare i contributi dell’AI per ottenere risultati originali e coerenti.
Il modello si ispira a principi di ottimizzazione bayesiana: un processo iterativo fatto di tentativi, valutazioni e miglioramenti successivi per individuare il “mindset” dell’AI più adatto al problema. In pratica, significa sperimentare con i prompt, osservare le risposte e perfezionarle fino a trovare la direzione creativa più promettente. Per affrontare la complessità dei processi creativi, gli autori propongono di scomporre i progetti in diverse fasi o aspetti specifici e di coinvolgere l’AI in ciascuna fase con modalità diverse, integrando poi i risultati parziali.
Questa strategia permette di superare i limiti cognitivi sia umani sia artificiali, unendo la rapidità e la varietà dell’AI alla profondità contestuale e interpretativa umana.
Il messaggio chiave del paper è che la creatività, nell’era dell’intelligenza artificiale, richiede un equilibrio tra competenze analitiche e soft skills. Servono le capacità analitiche per orientarsi nello “spazio latente” dell’AI, ma anche la sensibilità umana per interpretare i risultati alla luce di valori, cultura e obiettivi concreti. In questo quadro, l’intelligenza artificiale non sostituisce l’essere umano, ma lo affianca come partner creativo.
Questo contributo si inserisce nell’ambito di HumanTech – Humans and Technology, il progetto del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano selezionato e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per il periodo 2023–2027 come “Dipartimento di Eccellenza”.
In questa prospettiva, la collaborazione uomo–AI diventa una nuova frontiera della creatività, dove il valore nasce dall’incontro tra intuizione umana e potenza generativa delle macchine.
Per maggiori informazioni: Human agents, generative AI, and innovation: A formal model of hybrid creative process – ScienceDirect














