Microsoft e MIP insieme per formare consulenti junior in 8 settimane. E le aziende partner assumeranno chi ottiene la certificazione finale

 

Microsoft Dynamics 365 Fast On-board è un programma erogato da Microsoft Italia in partnership con la Business School del Politecnico di Milano che trasforma giovani con formazione tecnico-scientifica in professionisti in grado di essere inseriti su progetti di consulenza, colmando il gap tra le loro conoscenze e le professionalità richieste dal mercato sui temi della trasformazione digitale. 

Un programma di formazione manageriale e tecnologica di 8 settimane per neolaureati o laureandi in facoltà tecnico-scientifiche tra i 21 e i 29 anni, un’opportunità formativa e di inquadramento professionale davvero unica che vuole integrare le conoscenze acquisite in Università con le competenze richieste oggi dal mercato in materia di innovazione digitale, così da trasformare gli allievi in professionisti junior in grado di essere direttamente inseriti dalle imprese partner di Microsoft su progetti di consulenza.

Si tratta di Microsoft Dynamics 365 Fast On-board ed è il progetto realizzato da MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, in collaborazione con Microsoft, rivolto a giovani in possesso di una laurea triennale (o in procinto di ottenere la magistrale) in Informatica, Ingegneria, Fisica, Matematica, Statistica e facoltà equivalenti, con una buona conoscenza della lingua inglese.

La partecipazione al percorso formativo è gratuita per i candidati selezionati dalle aziende poiché il costo dell’iniziativa formativa (se si escludono gli eventuali costi di vitto e alloggio a Milano) sarà a carico delle aziende che collaborano con Microsoft e che sono protagoniste nel mondo della consulenza e della trasformazione digitale tra le quali ABS (on the web), Agic Tech, Alterna, Avanade, Capgemini, Cegeka, Cluster Reply, Concert, EY, Microsys, Würth Phoenix. I candidati che non trovano riscontro positivo nei colloqui con le aziende possono comunque partecipare al percorso formativo pagandolo autonomamente.

A conclusione del programma, dal 16 settembre al 9 novembre, chi avrà ottenuto la certificazione Microsoft Dynamics 365 sarà assunto in una delle aziende che partecipano al programma.

Entrando meglio nella struttura del progetto, si tratta di un percorso misto di studio in aula e studio autonomo dei candidati che utilizzeranno la piattaforma di digital learning del MIP seguiti da tutor specializzati. La prima settimana sarà unica per tutti i partecipanti e servirà ad acquisire le competenze fondamentali relative ai temi base di general management, tra cui Strategy, Organization Design & Business Process Management, Project Management, Operations & Supply Chain Management (SCM), Marketing, Finance and Sales Management.
Dalla seconda settimana partiranno tre percorsi paralleli specifici di formazione tematica in base al profilo professionale scelto: Marketing & Sales Management, Finance oppure Operations & SCM. Il percorso in aula durerà tre settimane una erogata dal MIP e due di docenza tecnica erogate dalle società di consulenza partner di Microsoft.

Seguiranno poi tre settimane di studio individuale per prepararsi all’esame, finalizzate all’ottenimento della certificazione Microsoft, durante le quali i candidati potranno servirsi dei contenuti della piattaforma di digital learning del MIP In questo periodo, due volte alla settimana si potrà contare su tutor disponibili per incontri online della durata di 1 ora, così da ottenere il supporto e i chiarimenti necessari.

Il venerdì della sesta settimana si terrà l’esame di certificazione nei Training Center delle società partner, con possibilità di ri-sostenerlo il venerdì successivo qualora non lo si superi subito.
Infine, per coloro che avranno ottenuto la certificazione, l’ottava settimana sarà dedicata a un Bootcamp in Microsoft House, con docenza di Microsoft, su temi verticali quali PowerBI-Power App, Iot, Machine Learning, Azure Fundamentals, M365 e Project.

Secondo una recente indagine di IDC, il mercato italiano delle applicazioni business sta evolvendo con ritmi dinamici, registrando un tasso di crescita medio annuo del 21% sia dell’ERP su Cloud, sia del CRM su Cloud, che insieme supereranno un valore di 1 miliardo di Euro entro il 2022. Tuttavia, la carenza di professionisti con le giuste competenze potrebbe rallentare il percorso di crescita delle realtà italiane, che considerano le business application elementi cruciali per rispondere alle principali esigenze di business. È quindi fondamentale continuare a puntare sulla formazione: nell’ambito della più ampia iniziativa Ambizione Italia, Microsoft ha già coinvolto in attività di formazione online e d’aula su ERP e CRM 9.000 persone nell’ultimo semestre e s’impegna a formare nel prossimo biennio 2.000 risorse qualificate ed esperte di Sistemi Gestionali e CRM. È in questa cornice che si inserisce la nuova academy Microsoft Dynamics 365 Fast On-board, che ha l’obiettivo di preparare i giovani ai lavori del futuro”, ha commentato Claudia Angelelli, One Commercial Partner Technology Lead, di Microsoft Italia.

Crediamo molto in questo progetto come in tutte quelle iniziative su cui ci stiamo impegnando e che sono volte a diffondere la cultura dell’innovazione digitale nel nostro Paese – commenta Federico Frattini, Associate Dean for Digital Transformation del MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business -. Come Business School di una grande Università tecnica ci proponiamo di combinare ed integrare competenze manageriali e tecnologiche progettando ed erogando programmi di formazione attraverso cui essere tra i protagonisti dell’innovazione in Italia”.

 

Flessibilità, tecnologia, responsabilità. Lo smart working è il futuro

La parola del momento? Smart, senza dubbio. In tasca o in borsa abbiamo tutti uno smartphone, se parliamo di futuro abbiamo in mente la smart city e, quando affrontiamo il tema del lavoro, ci imbattiamo nello smart working.

Il Politecnico di Milano già 10 anni fa, quando si iniziava a parlare di “lavoro agile” e “flexible work”, ha affrontato uno studio specifico sull’argomento arrivando alla definizione di un modello “etichettato” smart working, che supera il concetto di telelavoro con il quale spesso, erroneamente, viene fatto coincidere. «Il “lavoro agile” nasce in un’ottica di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa, in particolare in un ambito di pari opportunità, mentre lo smart working si occupa dei modelli organizzativi e delle modifiche relative dettate dalle nuove tecnologie – spiega Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Hr Innovation Practice e dell’Osservatorio Smart Working e docente di Leadership AND Innovation alla School of Management del Politecnico di Milano –. Lo smart working è un modello di organizzazione del lavoro che si basa sulla maggiore autonomia del lavoratore che, sfruttando appieno le opportunità della tecnologia, ridefinisce orari, luoghi e in parte strumenti della propria professione. È un concetto articolato, che si basa su un pensiero critico che restituisce al lavoratore l’autonomia in cambio di una responsabilizzazione sui risultati, mentre il telelavoro comporta dei vincoli ed è sottoposto a controlli sugli adempimenti».

Compreso nella sua essenza, lo smart working, superando per la prima volta la barriera tra lavoro autonomo e subordinato, è stato inserito nel Jobs Act come misura di miglioramento dell’efficienza delle aziende e non come misura di conciliazione fra lavoro e vita privata, anche se un evidente vantaggio per il lavoratore c’è, per esempio nella limitazione degli spostamenti.

Ma è possibile applicare concretamente lo smart working a tutti gli ambiti? «Chiaramente ha i suoi migliori sviluppi in ambito di information work, lavoro impiegatizio e informatizzato, ma anche la manifattura oggi rivela ampie possibilità di applicazione dei principi di autonomia e responsabilità – risponde Mariano Corso –. Inoltre, al momento, secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico, circa il 60% delle aziende medio-grandi nel nostro Paese ha introdotto iniziative di smart working, mentre il fenomeno appare molto ridotto nel mondo della piccola impresa a causa di un ritardo di natura culturale-manageriale. Lo smart working presuppone un nuovo stile di leadership con manager maturi in grado di programmare le attività, controllare i risultati e dare feedback. Va introdotto lavorando sulle policy organizzative e sulla corretta riprogrammazione della tecnologia disponibile e la logica degli spazi fisici».

Parlando di smart working, il pensiero va immediatamente a Paesi più avanzati del nostro nell’organizzazione del lavoro, come quelli scandinavi. È corretto? «A livello internazionale riscontriamo molti concetti legati a quello che noi etichettiamo come smart working, che però in molti casi, soprattutto nel Nord Europa, hanno origine più nel mondo della conciliazione che nell’aumento della competitività – risponde Mariano Corso –. In questo senso, Regno Unito e Paesi Bassi hanno adottato una normativa molto spinta e cogente nei confronti delle imprese. Poi abbiamo Paesi che presentano per tradizione un elevato grado di flessibilità nel mondo del lavoro e una notevole diffusione di telelavoro, come Svezia, Norvegia, Danimarca e Repubblica Ceca. Qualcosa di più simile allo smart working lo individuiamo in Belgio, però anche in questo caso non siamo di fronte al quadro normativo italiano, in cui, con una portata rivoluzionaria, riscontriamo il superamento di molte rigidità del lavoro subordinato».

Lo smart working fa bene al mondo del lavoro, ma non solo. Si inquadra in un fondamentale e auspicabile processo di transizione verso una politica di attenzione all’ambiente. Uno dei concetti di base dello smart working, così come della smart city, è infatti l’ottimale utilizzo delle risorse e degli spazi. Oltre a limitare gli spostamenti con una conseguente riduzione delle emissioni di CO2, lo smart working riesce a dare risposte emergenziali, dalla riduzione dello spopolamento di alcune aree del Trentino alla riorganizzazione del lavoro nel comune di Genova a seguito del crollo del ponte Morandi.

Il Team della School of Management vince la Global Student Challenge 2019

Raffaello Barri, Alberto Midali, Andrea Napolitano e Alessio Pedrazzoli, studenti della Laurea Magistrale in Management Engineering, hanno vinto la finale mondiale della Global Student Challenge, la più importante competizione studentesca internazionale di Supply-Chain Finance.
Ogni anno la Challenge preseleziona team di studenti da Business School e Università di tutto il mondo e le fa sfidare simulando la direzione di un’azienda alla ricerca del “Top Talent in Supply Chain Management and Finance”. Nella settimana della finale, che si è svolta dal 28 aprile al 3 maggio 2019 alla Windesheim University of Applied Sciences nei Paesi Bassi, il team della School of Management si è classificata prima su 27 squadre presenti, con studenti provenienti da 15 paesi e di 24 nazionalità diverse, aggiudicandosi una borsa di studio di 10.000€ e la possibilità di entrare in un CV book dato ad imprese multinazionali di rilievo.
Li abbiamo incontrati per saperne di più su questa esperienza.

Cosa vi ha spinto a partecipare alla Challenge?

La voglia di competere e in generale l’entusiasmo per l’opportunità di metterci alla prova in una competizione internazionale ci hanno spinto a partecipare e a fare del nostro meglio.
Per questo ci teniamo a ringraziare la professoressa Antonella Moretto che ha introdotto la competizione all’interno del corso Supplier Relationship Management, dandoci poi la possibilità di competere alla Regional Final dove ci siamo guadagnati l’unico biglietto italiano per le finali mondiali nei Paesi Bassi.
La competizione aveva come obiettivo dirigere un’azienda virtuale rialzandone le sorti economiche applicando nuove strategie di business.

Che difficoltà avete incontrato?
Le simulazioni su cui si basa la competizione erano due, una focalizzata sulla parte Operations e l’altra sulla parte Finance; ogni simulazione era costituita da tre round, ogni round aveva una durata di un’ora e mezza. E’ stato difficile gestire le proprie emozioni e le proprie risorse avendo a disposizione un tempo limitato che scorre molto in fretta. In questo senso è stata una vera sfida sia dal punto di vista delle hard che delle soft skills.
Nella prima simulazione, dopo un iniziale 21º posto, siamo riusciti a rimontare fino a conquistare il 4º, mentre nella seconda ci siamo inseriti subito nelle prime posizioni. La posizione nella classifica finale è stata definita dalla media dei due risultati.

E così avete sbaragliato altre 27 squadre da tutto il mondo, qual è stata la vostra marcia in più?
Siamo studenti del Politecnico di Milano! Scherziamo ovviamente, ma non troppo… Ci siamo confrontati con il gruppo di studenti che aveva partecipato alla Challenge nel 2018 e ci troviamo d’accordo sul fatto che è stato il buon senso acquisito in università a fare la differenza. Errori ne abbiamo commessi, ma la nostra marcia in più è stata avere dimestichezza con i numeri e capire quali erano le priorità di gestione, prendendoci certamente dei rischi che tuttavia sapevamo di poter gestire.
Poi una buona comunicazione all’interno del team è stata fondamentale. Noi la diamo per scontato ma abbiamo notato che negli altri team non era proprio così semplice.

Cosa farete del premio e quali sono i programmi per il futuro?
Ognuno di noi ha idee chiare su come spendere il premio: viaggiare, investire nei propri hobby, tenerlo da parte per progetti futuri. Per ora siamo tutti alla fine del nostro percorso universitario e molto concentrati per concluderlo al meglio.
Aggiungere questa esperienza alla nostra carriera accademica è stata la ciliegina sulla torta: torniamo a casa non solo con l’assegno con la cifra più alta, ma consapevoli di aver imparato moltissimo e delle nuove e consolidate amicizie, molto probabilmente il più alto valore aggiunto che ci ha dato questa esperienza.

Nuovo valore alle materie umanistiche nella consulenza

Bip – Business Integration Partners, in collaborazione con MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, ha sviluppato la seconda edizione del BipBootcamp, un programma intensivo di Business & Management Induction rivolto a laureandi e neolaureati che desiderano intraprendere una carriera nel Management Consulting pur non avendo intrapreso un percorso di studi STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).

Forte del successo della prima edizione, frequentata da 12 meritevoli studenti che al termine dello stage formativo hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato nella multinazionale di consulenza, BipBootcamp punta anche quest’anno sulla qualità del programma formativo offerto grazie alla ormai consolidata collaborazione con il MIP.

Il percorso prevede l’utilizzo della metodologia Smart Learning, basata sul Digital Learning (formazione digitale, accesso alla piattaforma da qualsiasi device, test sulla comprensione di contenuto e Tutorship del MIP) e sull’Experiental Learning (giornate di formazione intensiva, testimonianze di esperti, casi studio, esercitazioni pratiche e lavori di gruppo), con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia della formazione e di rendere i partecipanti pronti ad affrontare le sfide della consulenza.
Anche in questa edizione tutti gli studenti avranno l’opportunità di mettere alla prova il proprio bagaglio di conoscenze e skills acquisite durante il Bootcamp attraverso uno stage formativo retribuito in Bip.

“Fin dalla prima edizione, il BipBootcamp si è rivelato per noi un’ottima opportunità per contribuire alla formazione dei nostri migliori talenti e per riuscire a colmare il gap tecnico, portando creatività e pensiero laterale ai nostri team di lavoro- commenta Carlo Capè, Amministratore Delegato di Bip- Grazie anche all’unione tra il valore delle competenze specialistiche fornite dal MIP e la profonda conoscenza del mondo aziendale di Bip, gli studenti hanno una importante opportunità di acquisire gli strumenti operativi indispensabili nel mondo del lavoro”.

Il percorso, della durata di 5 settimane, avrà inizio il 13 settembre 2019.
Per maggiori informazioni visita https://bipbootcamp.it/.