Disponibile il secondo numero di SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management

SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management, torna con un nuovo numero ricco di spunti, approfondimenti e progetti che raccontano l’impegno della nostra Scuola verso l’innovazione, la sostenibilità e l’impatto sociale.

 

Tra imprenditorialità, modelli di business e innovazione

In questa edizione, scopriamo come le strategie data-driven stiano rivoluzionando i servizi di manutenzione e come la progettazione dei modelli di business influenzi la percezione del valore da parte dei consumatori. Approfondiamo inoltre il potenziale degli innovation contest per stimolare lo spirito imprenditoriale all’interno delle aziende.

Trattiamo anche il tema dell’agricoltura digitale con il progetto europeo Farmtopia, analizziamo la sicurezza sul lavoro nell’era digitale grazie al progetto PrePaRa e illustriamo gli ultimi risultati dell’Osservatorio Open Innovation Lookout e dell’Osservatorio Minibond.

Non mancano infine gli aggiornamenti sul prossimo convegno EurOMA 2025 e sul nuovo POLIMI School of Management Impact Report – BSIS Assessment, che evidenzia l’impatto concreto della nostra Scuola su società, territorio e imprese.

 

Per leggere i numeri precedenti di SOMe, clicca qui.

Per riceverlo direttamente nella tua casella di posta, iscriviti qui.

In arrivo l’edizione 2025 della European Union Week: un evento per approfondire il ruolo e le prospettive dell’Unione Europea

Si terrà dal 12 al 19 maggio la European Union Week 2025, iniziativa per promuovere il dialogo, l’innovazione e la cooperazione internazionale nell’ambito dell’Unione Europea

 

Giunta alla sua quinta edizione, la European Union Week si conferma un appuntamento di rilievo nel panorama accademico internazionale. Con l’obiettivo di celebrare l’Unione Europea, la manifestazione prevede una serie di eventi sia in presenza sia online rivolti a studenti, alumni, pubblico in generale e professionisti interessati ad approfondire il ruolo dell’Unione Europea, la sua importanza e la sua evoluzione in un’epoca di profondi cambiamenti.

 

Crescita e collaborazione per l’Europa del futuro

Nata nel 2021 grazie all’iniziativa di TUM School of Management (Germania) e di HEC Paris (Francia), la European Union Week ha visto negli anni un continuo ampliamento della rete di istituzioni coinvolte. A partire dalle successive adesioni di Kozminski University (Polonia) ed altre organizzazioni universitarie, l’iniziativa è oggi sostenuta da un solido network di partner accademici internazionali. Ne fanno parte, oltre ai partner già menzionati, Bucharest University of Economic Studies (Romania), Estonian Business School (Estonia), Vlerick Business School (Belgio) e, novità di quest’anno, ESADE, Ramon Llull University, Barcelona (Spagna) e Corvinus University of Budapest (Ungheria). Questa rete interculturale testimonia l’impegno condiviso a promuovere la cooperazione europea attraverso il confronto su temi di attualità.

Anche per l’edizione di quest’anno, la nostra Scuola rinnova il proprio impegno nella realizzazione della European Union Week, contribuendo attivamente a promuovere una riflessione condivisa sul ruolo e sul valore dell’Unione Europea.

Tanti eventi per esplorare le opportunità e il futuro dell’Unione Europea

L’edizione 2025 della European Union Week offre un programma variegato e stimolante, ricco di seminari, eventi e interventi tematici di professionisti e speaker d’eccezione che condividono la passione per l’innovazione, la sostenibilità e il futuro dell’Unione Europea. I relatori, provenienti da diversi ambiti, condivideranno le loro prospettive e offriranno spunti sulle sfide e le opportunità che l’UE si trova oggi ad affrontare. Questa iniziativa sarà una preziosa occasione per ampliare il proprio network e comprendere più a fondo il valore del progetto europeo.

Tutti gli eventi, disponibili gratuitamente, verranno organizzati dalle istituzioni partner dell’iniziativa e sarà possibile partecipare in presenza o da remoto.

Di seguito gli eventi organizzati dalla nostra scuola:

  • 13 maggio | 3.30 – 5.00 PM (CEST)
    Maurizio MolinariHead of European Parliament Liaison Office in Milan
    “The EU in a digital world: where to next?”
    Evento in inglese; in presenza oppure online
    Per registrarsi all’evento cliccare qui.

 

  • 14 maggio | 6.00 – 7.00 PM (CEST)
    Matteo VillaSenior Research Fellow at ISPI and co-heads the ISPI Data Lab
    “Could the European Union aspire for Global Market Leadership in the current turbulent times?”
    Evento in inglese; online
    Per registrarsi all’evento cliccare qui.

 

  • 19 maggio | 11.30 AM – 1.00 PM (CEST)
    Michela NardoDeputy Head of unit at the Joint Research Centre in the Unit of Economic and Financial resilience
    “Is globalisation coming to an end? The EU amid current geopolitical challenges”
    Evento in inglese; in presenza oppure online
    Per registrarsi all’evento cliccare qui.

 

Per consultare il programma completo e iscriversi agli eventi organizzati dai partner europei, visita il sito di TUM Business School.

Dati che raccontano il cambiamento: il nuovo Impact Report della POLIMI School of Management

La POLIMI School of Management presenta il nuovo Impact Report sviluppato nell’ambito della valutazione BSIS. Un’analisi approfondita dell’impatto della Scuola su società, territorio e imprese. Dati concreti e risultati misurabili per valorizzare un impegno quotidiano verso il futuro.

 

A seguito del recente lancio dell’Impact Committee, la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano è lieta di annunciare la pubblicazione del documento di sintesi “POLIMI School of Management Impact Report – BSIS Assessment”.

Con l’obiettivo di mantenere informati gli stakeholder sui progressi compiuti e celebrare i risultati raggiunti nell’ultimo anno, a seguito del completamento del processo di valutazione BSIS (Business School Impact System), la Scuola presenta alcuni elementi chiave delle attività che promuovono un impatto positivo sulla società.

La valutazione BSIS è uno strumento promosso da EFMD (Fondazione Europea per lo Sviluppo Manageriale) – uno dei tre enti di accreditamento più importanti al mondo – che analizza l’impatto delle scuole di business sulle loro aree geografiche e sulla società nel suo complesso. Attraverso questo processo, la Scuola ha visto certificato e misurato il suo impegno nel contribuire positivamente alla società attraverso attività accademiche, di ricerca e di collaborazione con le imprese e le istituzioni locali.

Questo breve documento riassume i risultati della valutazione mettendo in luce il contributo della Scuola all’ecosistema in cui opera, dimostrando il valore del lavoro svolto quotidianamente nell’istituzione, esaminando specificamente il suo impatto in base a sette sfere di influenza.

Di seguito, una panoramica dei principali insight contenuti nel report con dati aggiornati al 2022:

Impatto Finanziario:

  • Impatto Finanziario Totale: €105 milioni in costi diretti e indiretti.
  • Crescita dei Ricavi: aumento del 92% dal 2015 al 2022.
  • Principali Fonti di Reddito: fondi di ricerca (36%), tasse di iscrizione post-laurea (26%), formazione executive (16%).
  • Investimento nella Digitalizzazione: miglioramento dell’efficienza e delle competenze del personale.

Impatto a livello educativo:

  • Alumni: 13.700 che lavorano a livello locale, contribuendo anche allo sviluppo industriale.
  • Studenti/esse che hanno completato il percorso di studi: 1.923 nell’ultimo anno, 595 che entrano nel mercato del lavoro a livello regionale.
  • Studenti internazionali: 80% fanno parte dell’International MBA, 32% rimangono nella regione.
  • Partnership con Aziende: 203 aziende coinvolte nei programmi part-time.

Impatto sullo sviluppo aziendale:

  • Tirocini e Progetti: equivalenti a oltre 700 posti di lavoro a tempo pieno per un impatto pari a 10,5 milioni di euro.
  • Imprenditorialità: supportata da PoliHub, abbiamo creato 219 nuovi posti di lavoro e nel 2022 sono nate 17 start-up.
  • Iniziative di rilievo: Fybra – miglioramento della qualità dell’aria e dell’efficienza energetica.

Impatto a livello intellettuale:

  • Risultati di ricerca: più di 370 articoli, oltre 90 libri e 81 progetti di ricerca.
  • Eventi: 1.300 partecipanti a conferenze e 10.700 a 120 eventi di divulgazione.
  • Valutazione dell’Impatto della Ricerca: quadro per la valutazione dell’impatto della ricerca.

Impatto sull’ecosistema regionale:

  • Collaborazioni: con istituzioni accademiche locali, autorità pubbliche e imprese.
  • Professionisti Locali: 443 professionisti che condividono la loro esperienza.
  • Integrazione nella Comunità: contributi significativi all’ecosistema regionale.

Impatto sociale:

  • Iniziative di sostenibilità: il 59% degli studenti di MSc e altri master riceve formazione in materia di sostenibilità.
  • Eventi pubblici: 85 eventi aperti al pubblico e 5.500 partecipanti.
  • Progetti ambientali: “Zero Sprechi” e “Ambassador in Green Technologies.”

Impatto sull’Immagine:

  • Reputazione: accreditamento Triple Crown, forte reputazione nazionale e internazionale.
  • Eventi di divulgazione: 400 eventi, 50.000 partecipanti, 11.500 citazioni stampa.
  • Social Media: forte presenza su LinkedIn, Facebook e Instagram.

Per maggiori dettagli: POLIMI School of Management Impact Report BSIS Assessment.

La condizione “ibrida” delle organizzazioni come strumento chiave per lo sviluppo di business sostenibili

Le imprese non puntano solo al profitto: lo studio del Politecnico di Milano e dell’Università di Bologna analizza le organizzazioni ibride, aziende che integrano sostenibilità e crescita economica. Focus sulle B Corp, con due macro-tipi di condizione ibrida: missione sociale interna o strategia di mercato. Un modello per il futuro del business sostenibile.

 

Nel panorama economico attuale, caratterizzato da crisi ambientali e sociali sempre più urgenti, le imprese non possono più limitarsi a massimizzare il profitto. Cresce la consapevolezza che il successo aziendale debba essere misurato non solo in termini finanziari, ma anche in base all’impatto sociale e ambientale generato. In questo contesto si inseriscono le organizzazioni ibride, ovvero quelle imprese che si distinguono per integrare una logica sia sociale che economica nel modo di fare impresa.

Ma cosa significa realmente essere un’organizzazione ibrida? Lo studio condotto da Leonardo Boni, Assistant Professor della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, e afferente al centro di ricerca TIRESIA, insieme a Riccardo Fini e Laura Toschi dell’Università di Bologna, analizza la natura e misura le varie sfaccettature della condizione ibrida all’interno di un campione di imprese italiane che possiedono la certificazione B Corp, uno standard ottenuto da imprese for-profit che possiedono alti livelli di performance sociali ed ambientali.

Lo studio propone una scala di misurazione dell’ibridazione che si sviluppa su tre livelli principali:

  • L’emergere della condizione ibrida – Perché un’azienda decide di perseguire obiettivi sociali insieme a quelli economici? Le motivazioni possono essere strategiche (migliorare la reputazione, attrarre nuovi clienti sensibili alla sostenibilità) o più profonde, legate alla visione etica dell’imprenditore e all’influenza di stakeholder esterni.
  • L’integrazione della dimensione sociale – Non basta dichiarare un impegno verso la sostenibilità, serve tradurlo in azioni concrete. Le imprese ibride devono poter sviluppare competenze specifiche per gestire al meglio il duplice obiettivo economico e sociale, adottano processi interni per allineare governance e strategia d’impresa, e creano meccanismi di incentivazione per i dipendenti.
  • Lo sviluppo della tesi di impatto – Le imprese ibride non si devono limitare a mitigare gli effetti negativi della loro attività, ma devono puntare a creare un impatto positivo duraturo. Questo approccio richiede la definizione di una chiara tesi di impatto: quali obiettivi sociali e ambientali si vogliono raggiungere? Come misurarli?

Dall’analisi di 101 B Corp italiane, lo studio ha identificato e validato una scala di misurazione con quattro fattori: (i) l’interpretazione strategica dell’impatto sociale; (ii) le dinamiche individuali e imprenditoriali; (iii) la diffusione di competenze organizzative; e (iv) l’influenza degli attori esterni. Da questa scala, lo studio ha prodotto come risultato due macro-tipi di imprese ibride:

  • Le B Corp orientate all’identità interna – Imprese che nascono con una missione sociale forte e la incorporano in ogni aspetto della loro strategia. Per loro, il profitto è un mezzo per amplificare l’impatto positivo.
  • Le B Corp orientate al mercato – Aziende che adottano il modello B Corp per differenziarsi, attrarre investimenti e rispondere a pressioni esterne (clienti, fornitori, istituzioni).

Questo studio aiuta la comprensione di come e quanto un’impresa coglie una condizione ibrida, supportando il percorso di innovazione e di aggiustamento di pratiche e processi fondamentali alla generazione di impatti sociali positivi. Da questo paper si supera la divisione tra profit e non-profit, ma si propone alle due anime di poter coesistere in modelli organizzativi che possono essere misurati e realizzati.

SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management, si rinnova

Una nuova veste grafica e tanti contenuti di valore per il nuovo numero di SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management.

L’ultima edizione offre uno sguardo approfondito su ricerca, innovazione e iniziative strategiche che caratterizzano la nostra Scuola.

 

Tra ricerca, purpose e transizione digitale

In questo numero, esploriamo le più recenti pubblicazioni scientifiche della Faculty, con focus sulla disclosure in R&D, la sicurezza nei luoghi di lavoro nelle PMI manifatturiere e il valore strategico dei dati nel settore Insurtech.

Diamo spazio ai risultati dell’Osservatorio Purpose in Action e a progetti innovativi su idrogeno e sostenibilità marittima, oltre a iniziative a supporto dei giovani NEET.

Chiudiamo con un approfondimento sulla transizione digitale, grazie agli insight emersi dal nostro evento HumanTech Day e alle ultime novità sulla food policy milanese, in cui siamo attivamente coinvolti.

 

Per leggere i numeri precedenti di SOMe clicca qui.

Per riceverlo direttamente nella tua casella di posta, iscriviti qui.

 

Il Platform Thinking come leva di innovazione per le imprese consolidate: evidenze dall’Italia

Il Platform Thinking è una leva strategica per l’innovazione nelle imprese consolidate, permettendo di creare ecosistemi di valore e sfruttare gli effetti di rete. Un recente studio ha analizzato l’adozione di questo approccio tra le aziende italiane del FTSE MIB.

 

Il Platform Thinking si sta affermando come una strategia cruciale per le imprese consolidate che vogliono innovare e competere in un mercato sempre più digitalizzato. Questo approccio, ispirato ai modelli di business delle grandi piattaforme come Uber, Airbnb e Amazon, permette alle aziende di orchestrare ecosistemi di valore, scalare attraverso gli effetti di rete e sfruttare asset sottoutilizzati.

Uno studio condotto dal Platform Thinking HUB della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, guidato dai professori Daniel Trabucchi e Tommaso Buganza, ha analizzato lo stato dell’adozione del Platform Thinking tra le principali aziende italiane del FTSE MIB, l’indice della Borsa Italiana relativo alle 40 aziende più capitalizzate del Paese. I risultati mostrano che l’88% delle imprese ha avviato iniziative di piattaforma, ma solo il 22% ha realmente adottato un modello multi-sided capace di generare valore attraverso effetti di rete e co-creazione con gli utenti.

Il lavoro di ricerca ha evidenziato tre principali benefici del Platform Thinking per le aziende tradizionali:

  1. Miglioramento dell’efficienza delle transazioni esistenti– Come nel caso di Klöckner, che ha trasformato la vendita di acciaio con una piattaforma digitale aperta anche ai concorrenti.
  2. Abilitazione di nuove transazioni– Come il modello di AXA, che utilizza dati e collaborazione esterna per migliorare la gestione dei rischi aziendali.
  3. Utilizzo strategico dei dati– Come dimostrato da John Deere, che ha sviluppato una piattaforma per l’analisi dei dati agricoli, creando valore per gli agricoltori e nuove opportunità di business.

Tuttavia, lo studio sottolinea anche tre errori comuni che le imprese devono evitare quando adottano il Platform Thinking: trattare i clienti come semplici fornitori, gestire la piattaforma in modo lineare senza sfruttare gli effetti di rete, e investire nella tecnologia senza una chiara strategia di creazione di valore.

L’analisi condotta dalla POLIMI School of Management conferma che il Platform Thinking non è solo un trend, ma una vera e propria opportunità strategica per le imprese consolidate che vogliono innovare. Per avere successo, le aziende devono adottare un approccio consapevole, sfruttando il potenziale delle piattaforme non solo per migliorare l’efficienza, ma per ridefinire il proprio ruolo nell’ecosistema economico.

Questi risultati sono stati recentemente pubblicati nell’edizione di marzo di Harvard Business Review Italia, sottolineando l’importanza del Platform Thinking per il futuro dell’innovazione aziendale.

Dalla pandemia alle tensioni geopolitiche: come cambiano i rischi nella filiera farmaceutica

Crisi sanitarie, instabilità geopolitica e carenza di materie prime stanno ridefinendo le priorità del settore farmaceutico. Uno studio della POLIMI School of Management analizza come le recenti turbolenze globali abbiano trasformato la percezione e la gestione del rischio nella supply chain farmaceutica, evidenziando l’urgenza di strategie integrate, nuove tecnologie e una maggiore collaborazione tra gli attori della filiera.

 

Negli ultimi anni, il settore farmaceutico si è trovato di fronte a sfide senza precedenti. La Brexit, il COVID-19, le tensioni geopolitiche e la crisi delle materie prime hanno messo a dura prova la filiera farmaceutica, dimostrando quanto sia cruciale una gestione efficace dei rischi per garantire la continuità della produzione e della distribuzione dei farmaci.

Una recente ricerca condotta da Claudia Ciceri, Camilla Borsani, Michela Guida, Marco Farinelli e Federico Caniato della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano analizza in profondità queste problematiche. Pubblicata sul International Journal of Operations & Production Management la ricerca si intitola “Impact Pathways: Navigating Risks in the Pharmaceutical Supply Chain – A Multi-Actor Perspective” e fornisce una panoramica sui rischi che colpiscono la filiera farmaceutica e su come vengono percepiti dai diversi attori coinvolti.

Secondo lo studio, i recenti eventi geopolitici hanno cambiato la percezione dei rischi più rilevanti. Se prima le fonti di rischio più severe erano quelle legate a ritardi nella logistica o fluttuazioni dei costi, dopo gli ultimi eventi dirompenti emergono nuove priorità dettate dal contesto globale in continuo cambiamento. Tra i fattori oggi più rilevanti spiccano la scarsità di materie prime, la capacità produttiva insufficiente e le complesse normative di conformità. Inoltre, i diversi attori della filiera hanno percezioni diverse e adottano strategie spesso frammentate per la gestione dei rischi, aumentando la vulnerabilità del settore. Lo studio propone quindi delle nuove direzioni di ricerca per rispondere a esigenze reali e non soddisfatte nell’ambito della gestione del rischio della catena di fornitura farmaceutica.

Innanzitutto, emerge l’importanza di sviluppare modelli di valutazione del rischio che integrino probabilità di accadimento e impatti economici e sociali, consentendo alle aziende di allocare in modo più efficace le risorse per la mitigazione del rischio.

Emerge cruciale il ruolo delle tecnologie digitali come l’intelligenza artificiale, la blockchain e l’internet of things, che potrebbero migliorare la tracciabilità e il monitoraggio della catena di fornitura, aumentando la trasparenza e la reattività agli imprevisti.

Inoltre, l’analisi sottolinea l’importanza di includere nella gestione del rischio l’analisi di fattori macroeconomici e geopolitici, come conflitti internazionali e politiche commerciali, per anticipare possibili interruzioni nella supply chain farmaceutica.

Infine, lo studio vuole incoraggiare gli enti regolatori a includere nelle loro iniziative tutti gli attori coinvolti all’interno della filiera, i quali potrebbero fornire esperienza sul campo per un approccio più integrato alla gestione del rischio. Infatti, attraverso un approccio sistemico, è possibile costruire una supply chain più resiliente e capace di affrontare le sfide future.

La ricerca apre quindi nuove strade per la gestione del rischio, stimolando il dibattito tra accademici, industria ed enti regolatori per affrontare al meglio le sfide di domani.

Per leggere l’articolo completo:  https://doi.org/10.1108/IJOPM-06-2024-0458

Come rendere la consegna a domicilio dell’e-Grocery sostenibile e flessibile con veicoli on-demand

La crescita del commercio di generi alimentari online ha amplificato le sfide della consegna last-mile. Uno studio pubblicato su Computers & Industrial Engineering propone un modello di ottimizzazione che bilancia costi, sostenibilità e flessibilità operativa.

 

La rapida crescita dell’e-grocery – ovvero il commercio al dettaglio di generi alimentari online – ha portato a un aumento della domanda di servizi di home-delivery, in particolare nel settore dell’e-grocery.

Tuttavia, la consegna last-mile – la consegna effettiva dell’oggetto al cliente – è la fase più complessa della supply chain dell’e-grocery e presenta sfide logistiche e ambientali uniche a causa di diversi fattori: i clienti richiedono consegne sempre più rapide e affidabili, la natura deperibile dei prodotti alimentari impone la programmazione delle consegne entro finestre temporali ristrette così da garantire la freschezza e sicurezza dei prodotti riducendo il rischio di mancata consegna.

Questa esigenza può limitare le possibilità di ottimizzare i percorsi di consegna, spesso generando la necessità risorse aggiuntive. L’aumento dei veicoli per le consegne incrementa le emissioni e la congestione urbana, inoltre mantenere una flotta aziendale comporta costi elevati, rendendo particolarmente vantaggiose soluzioni flessibili come le partnership con fornitori di servizi logistici (3PL). Questi fattori creano un ambiente operativo complesso, in cui la necessità di garantire un’elevata soddisfazione del cliente deve essere bilanciata con l’efficienza dei costi e la riduzione dell’impatto ambientale.

Il recente studio, “Sustainable E-Grocery Home Delivery: An Optimization Model Considering On-Demand Vehicles”, pubblicato su Computers & Industrial Engineering, analizza come i rivenditori e-grocery possano sfruttare i fornitori di servizi logistici e flotte di veicoli on-demand per ottimizzare le operazioni di consegna.

La ricerca, condotta da Sara Perotti e Vittoria Tudisco  della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano insieme a Banu Yetkin Ekren e Emel Aktas della Cranfield School of Management, UK, introduce un modello di ottimizzazione che integra la composizione della flotta, le strategie di routing e gli obiettivi di sostenibilità.

Vengono valutati tre diversi approcci di ottimizzazione:

  1. Strategia orientata ai costi: mira a minimizzare il costo totale di consegna.
  2. Strategia orientata alla sostenibilità: privilegia la sostenibilità, mediante una flotta di furgoni a biodiesel.
  3. Strategia bilanciata: equilibra costi e impatto ambientale.

Il modello è stato applicato a un caso studio italiano. I risultati dimostrano che sfruttare i furgoni a biodiesel e ottimizzare congiuntamente la composizione della flotta e i percorsi di consegne può ridurre significativamente le emissioni senza incrementare drasticamente i costi operativi.

L’approccio bilanciato evidenzia che privilegiare metodi di consegna ecologici non comporta necessariamente costi proibitivi. Inoltre, utilizzare veicoli on-demand permette ai rivenditori di evitare investimenti elevati per l’acquisto di mezzi di proprietà, mantenendo al contempo un’elevata flessibilità operativa.

Questa ricerca offre un contributo significativo alla letteratura accademica e fornisce indicazioni pratiche per i rivenditori e-grocery interessati a ottimizzare le loro operazioni di consegna dell’ultimo miglio.

Per maggiori dettagli sull’articolo: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0360835225000191?via%3Dihub

Funding e profittabilità: due facce della crescita delle startup FinTech

Crescere a ogni costo o puntare alla sostenibilità? Le startup FinTech si trovano di fronte a una scelta cruciale: raccogliere fondi per scalare rapidamente o concentrarsi sulla redditività. Un nuovo studio analizza come il funding influenzi il raggiungimento del break-even, offrendo spunti preziosi per investitori e founder.

 

Le startup FinTech rappresentano un motore di innovazione e competizione nel settore finanziario. Tuttavia, raggiungere il break-even – ovvero il punto in cui i ricavi coprono i costi – è una sfida cruciale per la loro sostenibilità e crescita.

Lo studio “Predicting break-even in FinTech startups as a signal for success”, condotto da Claudio Garitta e Laura Grassi della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano e pubblicato su Finance Research Letters, esamina l’impatto del funding sul raggiungimento del break-even, offrendo preziosi insight per investitori, partner e founder.

Funding e sostenibilità

L’ingresso di nuovi capitali è spesso una necessità per le startup, non solo per ottenere risorse finanziarie, ma anche per accedere a competenze e network strategici. Tuttavia, la ricerca evidenzia che le startup FinTech che ricevono investimenti da venture capital (fondi specializzati in startup) sono meno verosimilmente a break-even rispetto a quelle che crescono senza supporto esterno. Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori:

  • Focus sulla crescita vs. redditività: Il capitale esterno porta aspettative di crescita e un orizzonte temporale più lungo, spesso a discapito della sostenibilità finanziaria nel breve periodo.
  • Gestione finanziaria meno rigorosa: La pressione per espandersi rapidamente può posticipare l’adozione di pratiche di gestione finanziaria più strutturate.
  • Impatto delle negoziazioni: La ricerca di investitori richiede trattative complesse e spesso prolungate, rallentando l’attività operativa. Nelle prime fasi, i founder devono gestire simultaneamente sviluppo del prodotto, vendite e fundraising, con risorse limitate.

Break-even: un segnale per il mercato e le partnership

Nel mondo delle startup, e in particolare nei servizi finanziari, il break-even non è solo un traguardo interno, ma un segnale chiave per investitori e potenziali partner industriali. Raggiungerlo indica un modello di business sostenibile, riducendo il rischio percepito e aumentando le opportunità di collaborazione con intermediari finanziari e aziende consolidate.


Conclusioni e implicazioni

Questi risultati non suggeriscono che il finanziamento esterno sia un ostacolo, ma sottolineano la necessità di un bilanciamento tra crescita e sostenibilità. Per investitori e partner, comprendere la relazione tra funding e break-even è essenziale per valutare non solo il potenziale di crescita di una startup, ma anche la sua capacità di generare valore nel presente.

 

Per maggiori informazioni: Predicting break-even in FinTech startups as a signal for success

Food policy. La rete degli Hub aiuto alimentare si consolida: nel 2024 recuperate oltre 795 tonnellate di cibo, il 25% in più rispetto al 2023

Nella Giornata contro lo spreco alimentare del 5 Febbraio 2025, sono stati presentati i risultati della rete degli Hub milanesi, i nuovi progetti per il futuro e il coinvolgimento dei partner del Comune di Milano nella Food Policy della città. Un impegno corale e concreto, con lo sguardo rivolto al futuro e azioni strutturare e coordinate, per trasformare la lotta allo spreco alimentare.

 

Nella Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 Febbraio 2025, la Vicesindaco con delega alla Food Policy e all’Agricoltura Anna Scavuzzo ha presentato negli spazi di Sogemi – Mercato Alimentare di Milano insieme ai partner della Food Policy tra cui la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, i risultati dell’ultimo anno delle politiche che riguardano il cibo e la gestione degli Hub Aiuto Alimentare, oltre che i progetti e le azioni in programma per il prossimo anno.

“Una giornata che è occasione per confrontarci, misurare i risultati raggiunti e valutare gli strumenti che abbiamo attuato e che nel tempo hanno reso la Food Policy una pratica cittadina partecipata, efficace e innovativa – ha sottolineato la Vicesindaco Scavuzzo -. La lotta agli sprechi vede oggi azioni sempre più ampie e condivise, capaci di restituire valore al cibo e sottolineare l’impegno perché si parli di salute e sostenibilità come un binomio inscindibile. Il 2024 è stato un anno importante: abbiamo aperto ben tre nuovi Hub grazie ai fondi dell’Earthshot Prize, che abbiamo investito in modo intelligente, efficiente e lungimirante. Abbiamo rafforzato la rete cittadina degli Hub, aumentando di oltre 25% rispetto al 2023 il recupero di cibo. Abbiamo intensificato il recupero delle eccedenze alimentari nelle mense scolastiche attraverso l’utilizzo di cargo bike e promosso linee guida per ottimizzare il recupero e la redistribuzione delle eccedenze insieme al Politecnico di Milano con il sostegno di Fondazione Snam ETS. E ancora: l’Hub Foody zero sprechi in Sogemi e lo studio per un nuovo strumento legato allo studio dell’impatto delle diverse progettualità sulla riduzione dello spreco alimentare. Il 2025 sarà un anno intenso: a dieci anni dall’Expo Milano 2015, il prossimo ottobre Milano tornerà a essere luogo di incontro e confronto internazionale per città da tutto il mondo che verranno per la nona edizione del MUFPP Global Forum”.

Nel 2024 la rete dei cinque Hub Aiuto Alimentare già attiva (Isola, Lambrate, Gallaratese, Foody zero sprechi e Centro) si è ampliata e ha visto l’apertura di tre nuovi Hub: Selinunte, Loreto e Cuccagna. Anche grazie a questa implementazione, nel 2024 sono state recuperate 795,3 tonnellate di cibo (nel 2023 erano state 615 tonnellate), che hanno raggiunto 14.973 nuclei familiari per un totale di oltre 126mila persone e 3.867 minori con oltre 1 milione e 590mila pasti equivalenti e 176 associazioni servite.

Per rendere ancora più efficiente il sistema, nel 2025 l’area Food Policy e l’area Welfare del Comune di Milano avvieranno un’azione congiunta per approfondire la mappatura delle risorse disponibili e delle reti degli Hub a livello municipale insieme alle organizzazioni e alle associazioni della rete QuBi.

 

Le novità del 2025: il nuovo Hub Sogemi Foody zero sprechi, il progetto di recupero nelle mense scolastiche e le linee guida della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano.

Delle 795,3 tonnellate di cibo recuperate, oltre 440 tonnellate sono state raccolte nell’Hub Foody Zero Sprechi ospitato nel mercato agroalimentare di Sogemi: tra tutti gli Hub attivi nella rete cittadina, è risultato essere quello maggiormente efficiente in termini di volumi di eccedenze recuperate e redistribuite, funzionale al lavoro sinergico di quattro gestori e all’ingaggio di 99 grossisti per la redistribuzione di prodotti ortofrutticoli a oltre cento enti del Terzo settore attivi in città. Per proseguire in questo percorso, nel corso del 2025 grazie a un nuovo accordo con il Comune di Milano, l’Hub troverà una nuova collocazione all’interno degli spazi del nuovo padiglione e si amplierà in termini di azioni e apertura alla città.

Sempre nel corso di quest’anno si svilupperà ulteriormente una sperimentazione la cui programmazione è partita nel 2024 e che ha visto Milano Ristorazione protagonista nel recupero delle eccedenze alimentari nelle mense scolastiche in collaborazione con la rete degli Hub Aiuto Alimentare con il progetto europeo Cultivate, finanziato dal programma Horizone Europe.

Il progetto, da avviarsi nei Municipi 4 e 5, ha visto nel dicembre 2024 una convenzione tra Fondazione Snam ETS, Comune di Milano e Magma Srl per una ulteriore implementazione con l’utilizzo di cargo bike per il trasporto sostenibile delle eccedenze, oltre a varie azioni come momenti di formazione sui temi del cibo sano e sostenibile all’interno delle scuole.

Nell’ambito delle “azioni di sistema” che il Comune di Milano realizzerà per implementare le Food Policy cittadine, nel 2025 saranno due gli ambiti di sviluppo:

  • la presentazione e la condivisione delle linee guida realizzate grazie al contributo di Fondazione Snam ETS e insieme alla POLIMI School of Management, i quali si sono occupati di raccogliere e monitorare i dati e risultati che riguardano il modello degli Hub così da ottimizzare il recupero e la redistribuzione oltre che diventare strumento operativo per amministratori pubblici, enti del Terzo Settore e professionisti interessati a sviluppare progetti analoghi;
  • la ridistribuzione, attraverso parametri di impatto, delle risorse residue dell’Earthshot Prize per le attività degli Hub Aiuto Alimentare tra i partner co-progettanti che avranno raggiunto i KPI definiti in base ad un indice composito.