La POLIMI School of Management eccelle alla ENTFIN Conference 2025 con ricerche su AI e accelerazione startup

David Heller, ricercatore della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, premiato con il “Best Paper Award” e con l’“European Investment Fund Best Paper Award on Policy Impact” alla ENTFIN Conference 2025 per due studi pionieristici sul ruolo dell’intelligenza artificiale generativa nella produttività aziendale e sull’impatto delle politiche pubbliche sull’internazionalizzazione delle startup.

 

In occasione della 9ª edizione dell’Annual Meeting of the Entrepreneurial Finance Association (ENTFIN), tenutasi dal 2 al 4 luglio 2025 presso l’Erasmus University di Rotterdam, David Heller, ricercatore della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, ha ricevuto due importanti riconoscimenti: il Best Paper Award e l’European Investment Fund Best Paper Award on Policy Impact.

La conferenza ENTFIN è un evento internazionale di riferimento per studiosi e professionisti interessati alla finanza imprenditoriale, che coinvolge esperti di management, finanza ed economia. L’obiettivo di ENTFIN è favorire la collaborazione tra accademici e practitioner del settore, stimolando la realizzazione di ricerche di alta qualità in questo ambito.

Nel corso dell’edizione 2025, David Heller è stato premiato per due studi che esplorano rispettivamente gli effetti dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) sulla produttività delle imprese e l’impatto dei programmi pubblici di accelerazione sull’internazionalizzazione delle startup.

Il Best Paper Award è stato assegnato allo studio “Generative AI and Firm-level Productivity: Evidence from Startup Funding Dynamics”, di cui è co-autore Dominik Asam (è possibile accedere al paper a questo link). La ricerca fornisce una delle prime evidenze su larga scala dell’impatto della GenAI sulla produttività aziendale. Analizzando il lancio di GitHub Copilot nel 2021 come esperimento naturale, lo studio mostra che le startup attive nello sviluppo software ottengono finanziamenti iniziali in modo significativamente più rapido (+19%) e con un numero inferiore di sviluppatori impiegati (-20%). Tuttavia, questi effetti si concentrano nelle startup guidate da fondatori con elevata esperienza, evidenziando come i benefici della GenAI dipendano fortemente dalla presenza di capitale umano qualificato.

L’European Investment Fund Best Paper Award on Policy Impact è stato conferito a David Heller per il paper “Learning from Abroad? Startup Accelerators and International Market Entry” (co-autori Daehyun Kim e Dietmar Harhoff). La ricerca analizza le strategie di internazionalizzazione delle startup, una leva fondamentale per molte realtà imprenditoriali, focalizzandosi sul German Accelerator (GA), un programma finanziato dal governo tedesco per supportare l’ingresso delle startup nei mercati esteri. Utilizzando un dataset unico che unisce dati proprietari sulle candidature al programma con informazioni dettagliate su startup, fondatori e investimenti, lo studio mostra che le startup partecipanti hanno ottenuto finanziamenti più consistenti e aumentato il numero di dipendenti nei Paesi target del programma. Tuttavia, gli effetti sono meno marcati per le startup che hanno preso parte ai programmi online introdotti in risposta alla pandemia di COVID-19, mentre risultano più significativi per quelle con fondatori che avevano una limitata esperienza internazionale pregressa. In questo modo, la ricerca contribuisce ad approfondire la comprensione del potenziale e dei limiti dei programmi di accelerazione nel supportare l’internazionalizzazione delle startup.

I premi ricevuti confermano il valore scientifico e l’impatto concreto delle ricerche svolte e ribadiscono il contributo della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano allo sviluppo di nuove conoscenze nei campi della finanza imprenditoriale, delle politiche per l’innovazione e del potenziale trasformativo delle tecnologie emergenti.

La rappresentazione dello scienziato nella società: un’immagine ancora dominata da stereotipi

Una scoping review pubblicata su Sociology Lens analizza oltre cento studi accademici, evidenziando come la rappresentazione collettiva dello scienziato rimanga ancorata a stereotipi rigidi e poco inclusivi.

 

Perché, ancora oggi, l’immagine più diffusa dello scienziato è quella di un uomo geniale, solitario, magari un po’ eccentrico, chiuso in un laboratorio? Partendo da questa domanda, Cristina Rossi-Lamastra e Omar Mazzucchelli della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano hanno condotto una scoping review, pubblicata su Sociology Lens, intitolata Still a Man in a Lab Coat? A Scoping Review on the Stereotypical Scientist”.

La scoping review esamina 106 studi accademici selezionati tramite la banca dati Scopus, con l’obiettivo di indagare come la figura dello scienziato venga rappresentata nei media, nella comunicazione pubblica e nei materiali educativi. Attraverso un inquadramento teorico basato sulla teoria della rappresentazione sociale, l’autore e l’autrice distinguono tra elementi centrali, stabili e condivisi nel tempo, ed elementi periferici, più soggetti a evoluzione.

Dall’analisi emerge che lo stereotipo dello scienziato si fonda sugli elementi centrali, particolarmente persistenti: il genere maschile, l’intelligenza geniale e l’appartenenza alle scienze fisiche e naturali. Questi elementi rimangono stabili, nonostante l’aumento della presenza femminile nella ricerca e le politiche di inclusione nelle discipline STEM. Invece, gli elementi periferici, che includono caratteristiche come l’aspetto fisico (camice, occhiali, capelli arruffati) o alcuni tratti di personalità (solitudine, eccentricità), risultano più flessibili, ma non modificano sostanzialmente l’immagine prevalente. Il cuore dello stereotipo resta quindi invariato: lo scienziato è ancora percepito come uomo.

Lo studio riflette su come l’immagine dello “scienziato stereotipico” influenzi il modo in cui il pubblico si relaziona con la scienza, soprattutto in un’epoca di crescente disinvestimento nella ricerca scientifica. In un contesto segnato da tagli ai finanziamenti pubblici e talvolta diffidenza nei confronti della scienza, una percezione distorta degli scienziati – come élite distaccate, poco trasparenti o addirittura minacciose – può contribuire ad alimentare scetticismo e giustificare politiche di disinvestimento. Inoltre, lo stereotipo limita l’inclusione di profili diversi, riducendo la visibilità di ricercatrici, giovani studiosi ed esperti delle scienze sociali e umanistiche.

La review si conclude con un invito all’azione. La rappresentazione pubblica della scienza e dei suoi protagonisti non è neutrale: può favorire fiducia e partecipazione oppure distanza e disinformazione. Sarebbe quindi necessario un impegno collettivo – da parte delle istituzioni educative, dei media, dei decisori politici e del mondo accademico stesso – per costruire narrazioni più inclusive e realistiche. Solo in questo modo sarà possibile trasformare l’immaginario collettivo, rafforzare la fiducia nella scienza e renderla davvero accessibile a tutte e tutti.

Per maggiori dettagli sull’articolo: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/johs.70003

Come la Brexit ha ridisegnato il mercato del venture capital

Uno studio della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano pubblicato su Research Policy

 

Dopo la Brexit, Londra ha frenato gli investimenti in Europa. L’Europa, invece, continua a puntare sul Regno Unito. È questa la fotografia scattata da un nuovo studio pubblicato sulla rivista internazionale Research Policy, firmato da Andrea Odille Bosio, Vincenzo Butticè e Annalisa Croce della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Simone Signore e Andrea Crisanti dell’European Investment Fund (EIF).

Il lavoro analizza oltre dieci anni di investimenti di venture capital (VC) tra Regno Unito e Unione Europea, distinguendo con precisione le fasi del pre-annuncio, del periodo di incertezza (tra il referendum del 2016 e l’uscita formale) e del post-Brexit. Il risultato? Una reazione asimmetrica da parte degli investitori delle due sponde.

Gli investitori britannici hanno reagito subito, tagliando gli investimenti in Europa già dopo l’annuncio della Brexit. Quelli europei, invece, hanno atteso maggiore chiarezza prima di modificare il proprio comportamento. È coerente con l’ipotesi che la Brexit abbia aumentato l’incertezza nel mercato della finanza per l’imprenditorialità innovativa”, spiega Vincenzo Butticè, docente di Business Data Analytics.

Secondo le analisi, dopo il referendum del 2016 i fondi UK hanno ridotto drasticamente le operazioni in Europa continentale, mantenendo poi una linea prudente e più centrata sul mercato interno. Al contrario, gli investitori dell’UE non hanno cambiato atteggiamento nell’immediato, ma hanno aumentato in modo significativo gli investimenti verso startup britanniche dopo l’attuazione formale della Brexit, nel 2020.

Una possibile spiegazione? L’aumento degli investimenti UE nel Regno Unito potrebbe essere dovuto a una ridotta capacità di fundraising da parte dei fondi britannici, unita a nuove strategie di collaborazione tra investitori UK e UE per superare le barriere post-Brexit, come suggerisce l’analisi dei dati sugli investimenti in sindacato fra fondi localizzati nelle due aree.

Lo studio offre una chiave di lettura originale su come i flussi di capitale legati all’innovazione si stiano ridefinendo a livello europeo, con effetti di lungo periodo sull’ecosistema delle startup. Per l’Italia, che oggi rappresenta solo una piccola quota del mercato VC europeo, si apre la sfida di rafforzare la propria posizione nell’ecosistema europeo degli investimenti, cogliendo le opportunità offerte dalla Brexit.

Per maggiori informazioni: How Brexit reshaped venture capitals market: An analysis of UK and EU investments – ScienceDirect

Educazione e policy: al Politecnico di Milano il XXXIII Meeting AEDE riunisce esperti da tutto il mondo

Il 26 e 27 giugno 2025, il Politecnico di Milano ha ospitato il 33° Meeting AEDE, evento internazionale che ha esplorato il legame tra ricerca, pratica educativa e decisioni politiche. Oltre 110 esperti da 77 atenei hanno discusso sfide globali e soluzioni per sistemi scolastici più equi ed efficaci.

 

Il 26 e 27 giugno 2025, la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano ha ospitato il meeting annuale dell’ Associación de Economía de la Educación (AEDE) – Università di Zaragoza (Spagna) – che ha riunito oltre 110 ricercatori ed esperti provenienti da 77 atenei di tutto il mondo.

Giunta alla sua 33esima edizione, la conferenza rappresenta dal 1992 uno spazio di riflessione e di discussione a livello internazionale sul ruolo dell’istruzione nella vita economica e sociale dei singoli Paesi, da numerosi punti di vista.

Al centro del dibattito, come evidenziato in apertura dal Prof. Tommaso Agasisti, docente del Politecnico di Milano, un tema cruciale per il mondo della ricerca e della politica educativa: come costruire ponti solidi tra evidenza scientifica, pratica didattica e decisioni di policy.

All’interno di un contesto in cui il lavoro di analisi dei dati, la costruzione di modelli rigorosi e l’elaborazione di risultati solidi da parte della ricerca rischia di rimanere confinato nel circuito accademico, il Meeting AEDE si pone come un luogo privilegiato di dialogo tra ricerca e decisione politica.

All’interesse accademico dell’evento si unisce dunque l’impegno concreto degli organizzatori e dei partecipanti a trasferire alla società civile e ai decisori pubblici i principali spunti e risultati emersi dal dibattito. L’obiettivo finale è approfondire la conoscenza del sistema educativo e contribuire all’orientamento delle politiche educative in tutte le loro dimensioni per migliorare davvero i sistemi educativi a livello globale.

Per raggiungere tale ambizioso obiettivo, fondamentale, oltre alla condivisione delle numerose esperienze, è stato favorire la comprensione di come funzionano le istituzioni nei vari Paesi di provenienza, come essi affrontano le sfide quotidiane delle politiche educative e quali sono gli spazi di interazione con il mondo della ricerca.

Durante le plenarie, Roberto Ricci di INVALSI, Carmen Tovar di INEE – Spagna e Miguel Urquiola della Columbia University – tra i maggiori esperti nell’ambito dell’economia dell’istruzione e della valutazione educativa – hanno offerto riflessioni di ampio respiro sui trend globali dell’istruzione, come la trasformazione digitale, le riforme dei curricula e le disuguaglianze sistemiche.

Le sessioni parallele hanno poi affrontato in profondità diverse tematiche:

  • le disuguaglianze educative, analizzando come genere, status socioeconomico e contesto influenzino l’accesso e i risultati scolastici;
  • i determinanti della performance scolastica, esplorando fattori ambientali, sociali e organizzativi che incidono sull’apprendimento;
  • la valutazione delle politiche educative, con l’uso di dati internazionali e strumenti quantitativi per misurare l’efficacia degli interventi;
  • il rapporto tra istruzione superiore e mercato del lavoro, evidenziando come l’università influenzi occupabilità e sviluppo professionale;
  • il benessere e le competenze non cognitive, riconosciuti come elementi centrali per il successo formativo e la crescita personale degli studenti.

Il XXXIII Meeting di AEDE ha confermato l’importanza di un dialogo internazionale, basato su dati e ricerca empirica, per guidare l’evoluzione dei sistemi educativi, e messo in evidenza come le politiche scolastiche debbano tenere conto non solo delle performance, ma anche dell’inclusività, dell’equità e del benessere degli studenti per costruire un’istruzione più giusta ed efficace.

Best Paper Award nella categoria Immersive Technologies per il team della POLIMI School of Management alla AIRSI Conference 2025

Michele Di Dalmazi, Marco Mandolfo, Francesco Di Paolo, e Lucio Lamberti vincono il Best Paper Award nella categoria Immersive Technologies alla AIRSI Conference 2025

 

Durante la conferenza AIRSI 2025 – The Metaverse Conference, organizzata dall’Università di Zaragoza – Spagna, sono stati annunciati i vincitori dei Best Paper Awards nelle diverse aree tematiche.

AIRSI è una conferenza scientifica internazionale dedicata allo studio delle tecnologie immersive, dell’intelligenza artificiale e dell’interazione uomo-macchina, con l’obiettivo di promuovere il confronto tra accademici, professionisti e aziende sui cambiamenti in atto nei mondi digitali.

L’edizione 2025 ha riunito studiosi, professionisti e rappresentanti del mondo aziendale per un confronto interdisciplinare sugli effetti delle tecnologie emergenti nei campi del marketing, del comportamento dei consumatori e della comunicazione immersiva.

Nel corso dell’evento, sono stati premiati i contributi accademici di particolare rilevanza nell’ambito della ricerca, tra cui l’articolo di Michele Di Dalmazi, Marco Mandolfo, Francesco Di Paolo e Lucio Lamberti della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, vincitore del premio Best Paper Award for Full Paper, PhD – Immersive Technologies.

All’interno del programma scientifico, il paper dal titolo “Exploring Individual Attention in Virtual Environments: A multi-method investigation involving eye-tracking and EEG” ha ricevuto il premio per il miglior contributo nella categoria Full Paper, PhD – Immersive Technologies. Lo studio combina dati neurofisiologici (EEG) e comportamentali (eye-tracking), contribuendo in modo significativo alla comprensione dei processi cognitivi alla base della fruizione immersiva.

Il riconoscimento ottenuto sottolinea il valore scientifico e applicativo della ricerca, confermandone il contributo allo sviluppo di modelli interpretativi innovativi per l’analisi delle esperienze digitali immersive.

 

Per maggiori dettagli sull’articolo: Exploring Individual Attention in Virtual Environments: A multi-method investigation involving eye-tracking and EEG – ScienceDirect

 

QS World University Rankings: il Politecnico di Milano è al 98° posto

È la prima università italiana a entrare nella Top 100 mondiale

 

Un’università italiana entra per la prima volta nella Top 100 del QS World University Rankings, una delle classifiche accademiche più prestigiose al mondo: il Politecnico di Milano si posiziona al 98° posto nell’edizione 2026, raggiungendo un risultato storico che segna un primato nazionale e al tempo stesso un importante riconoscimento al valore dell’eccellenza italiana nel panorama della formazione e della ricerca.

Con questo traguardo, il Politecnico si colloca nel top 6% delle università mondiali. Il passaggio dalla 111ª alla 98ª posizione testimonia la solidità di una crescita costante nel tempo: in dieci anni, l’Ateneo ha scalato ben 89 posizioni, di cui 41 nell’ultimo triennio (dal 139° del 2023) distinguendosi come punto di riferimento per il sistema universitario italiano e tra le eccellenze accademiche internazionali.

In Italia, il Politecnico di Milano si conferma primo assoluto per performance complessiva e per la qualità dei suoi indicatori chiave.

Tra gli indicatori che hanno contribuito in modo determinante al raggiungimento della Top 100 si segnalano, in particolare, la Employer Reputation e la Academic Reputation. La prima – che misura la stima espressa da datori di lavoro internazionali nei confronti dei laureati – evidenzia la capacità del Politecnico di formare professionisti altamente qualificati, pronti ad affrontare le sfide del mondo del lavoro. La seconda – che valuta il prestigio percepito da parte della comunità accademica globale – conferma l’elevata qualità della ricerca e della didattica svolte in Ateneo.

Risultati eccellenti emergono anche dall’indicatore Employment Outcomes, che attesta un alto tasso di occupazione tra i laureati e un impatto significativo delle loro carriere nei rispettivi settori. In netta crescita anche il dato relativo alle Citations per Faculty, che misura la media delle citazioni scientifiche per docente e riflette la rilevanza della produzione scientifica a livello internazionale.

Questo insieme di risultati positivi è sostenuto anche da un aumento significativo della produttività scientifica, segno tangibile di una comunità accademica attiva, attrattiva e orientata all’innovazione.

 

Un risultato particolarmente significativo. L’Italia entra finalmente nella top 100 del QS World Rankings come gli altri paesi del G7. È questa la dimostrazione della validità e del prestigio non solo del Politecnico di Milano, ma del sistema della formazione e della ricerca italiane. Un balzo in avanti che ha preso il via dieci anni fa. Espressione di una strategia di crescita chiara; della passione e della dedizione dell’intera comunità del Politecnico di Milano; di una pianificazione e di una gestione attenta delle risorse; di un sistema di scambio efficace con le imprese e con il territorio.

Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano

Il QS World University Rankings 2026 ha analizzato oltre 8.400 università in 106 Paesi. Di queste, 1.501 sono entrate in classifica, tra cui 43 italiane. Il risultato del Politecnico di Milano rappresenta un punto di svolta per l’università italiana e un segnale forte della sua capacità di competere, innovare e crescere a livello globale.

 

I numeri

Posizione globale: 98° posto su oltre 8.400 università valutate. È la prima volta che un’università italiana entra nella Top 100 del ranking QS.
Posizione in Italia: 1° posto assoluto.
Università analizzate: 8.467 atenei da 106 Paesi. Di queste, 1.501 sono entrate in classifica. Le università italiane presenti sono 43.Indicatori di eccellenza:

  • Employer Reputation: 90,1/100
  • Academic Reputation: 83,4/100
  • Employment Outcomes: 72,0/100
  • Citations per Faculty: 53,9/100
  • International Faculty: 74,4/100

Trend decennale: +89 posizioni guadagnate in dieci anni. Il Politecnico è passato dal 187° posto nel 2016 al 98° nel 2026.

Produttività scientifica: oltre 27.000 pubblicazioni e 270.000 citazioni registrate nel periodo 2019–2024 (fonte: Scopus/QS)

 

Visualizza i ranking: https://www.topuniversities.com/world-university-rankings

Ricerca, impatto e collaborazione: alla POLIMI School of Management il confronto internazionale sugli Outcomes-Based Contracts

Come ripensare la progettazione e il finanziamento dei servizi pubblici per affrontare sfide complesse come la salute, l’educazione o la rigenerazione urbana? Alla POLIMI School of Management un workshop dedicato agli Outcomes-Based Contracts (OBCs)

 

Il 29 e 30 maggio 2025 la POLIMI School of Management del Politecnico di Milano ha ospitato l’Outcomes-Based Contracts Workshop, un evento internazionale che ha riunito oltre 30 tra accademici e professionisti da tutta Europa – e non solo – organizzato dal centro di ricerca TIRESIA.

Al centro del confronto: i contratti basati sui risultati – noti come Outcomes-Based Contracts (OBCs) – e il loro potenziale nel generare maggiore efficacia, innovazione e impatto sociale nella gestione delle politiche pubbliche. Per OBCs si intende un meccanismo contrattuale che lega il finanziamento al risultato, che sposta l’attenzione dall’output al risultato nel lungo periodo.

Le partnership tra attori eterogenei sono sempre più studiate come meccanismi per rendere operative strategie volte ad affrontare le grandi sfide globali, come delineato dall’Agenda 2030 (SDG 17). In questo contesto, gli OBCs, tra cui rientrano i Social Impact Bonds (SIBs) e le iniziative Pay-for-Success, si stanno affermando come forme innovative di collaborazione tra settore pubblico e privato, con l’obiettivo di affrontare problemi complessi e sistemici. Questi strumenti contrattuali mirano a riformare i servizi pubblici, coordinando finanziamento, gestione ed erogazione attraverso partenariati orientati ai risultati. Collegando le risorse finanziarie ai risultati raggiunti, gli OBCs pongono al centro delle negoziazioni tra gli stakeholder la valutazione della performance e della creazione di impatto pubblico.

L’Outcomes-Based Contracts Workshop è senz’altro un segnale di interesse verso queste tematiche. Durante le sessioni, sono stati presentati contributi teorici e metodologici che hanno esplorato le diverse prospettive degli attori coinvolti: dal ruolo delle imprese private nella sostenibilità, alle logiche ibride nei processi di investimento, fino all’analisi dell’impatto sociale e dei meccanismi contrattuali più efficaci. Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo delle pubbliche amministrazioni come orchestratori di ecosistemi di innovazione sociale, mettendo in luce come gli OBCs possano abilitare nuove forme di governance partecipativa e territoriale.

Durante le due giornate di workshop, i partecipanti hanno condiviso casi studio e ricerche empiriche su come gli OBCs possano migliorare l’accountability e l’efficienza dei servizi pubblici. Numerose le esperienze discusse, provenienti da contesti differenti – dal Regno Unito al Sudafrica, passando per l’Italia e il Ghana – tra cui l’Education Outcomes Fund, attivo in diversi Paesi africani per migliorare l’accesso e la qualità dell’educazione prescolare, e il progetto pilota italiano TOUCH, volto a creare un fondo regionale per contrastare la dispersione giovanile.

Il workshop ha rappresentato un’importante occasione per rafforzare una comunità internazionale di ricerca e pratica, condividere esperienze emergenti e riflettere su nuove modalità di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore per generare valore sociale. Un confronto che ha confermato quanto sia urgente – e possibile – innovare i meccanismi di finanziamento e gestione delle politiche pubbliche, mettendo al centro i risultati e l’impatto per le persone.

Positive Impact Rating 2025: POLIMI Graduate School of Management è l’unica Scuola europea a ottenere il massimo riconoscimento per l’impatto generato

La Business School della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano è l’unica Scuola in Europa ad aver raggiunto il Livello 5 nel Positive Impact Rating 2025, dimostrando la propria leadership in tutte le dimensioni dell’Impatto

 

POLIMI Graduate School of Management, parte della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, è stata nuovamente riconosciuta per il proprio impatto sociale e per il proprio impegno nei confronti della sostenibilità. Nell’ambito della sesta edizione del Positive Impact Rating (PIR), la Scuola ha ottenuto il Livello 5, il massimo possibile, distinguendosi come unica business school in Europa a ottenere tale riconoscimento. Il report 2025, dal titolo RETHINKING SOCIETAL IMPACT – A roadmap for business schools to implement positive impact, è stato presentato in occasione del PIR Global Summit 2025 e discusso anche durante il PRME Global Forum delle Nazioni Unite.

Il PIR nasce con l’obiettivo di valutare l’impatto positivo sulla società generato dalle business school a livello globale e riflette una tendenza crescente nel mondo dell’alta formazione: formare leader consapevoli, capaci di affrontare le sfide complesse del nostro tempo. Quest’anno, il rating ha coinvolto 86 scuole di 28 Paesi, distribuite su tutti e cinque i continenti, per un totale di oltre 17.167 studenti (+13% rispetto all’edizione precedente). Ben 26 istituzioni sono state valutate per la prima volta, a conferma dell’interesse crescente verso un modello formativo sempre più orientato all’impatto.

POLIMI Graduate School of Management è stata l’unica Scuola europea a raggiungere il Livello 5, che la qualifica come Pioneering School nell’ambito del PIR, avendo ottenuto un punteggio tra l’8,8 e il 10, che dimostra la sua leadership in tutte le dimensioni dell’Impatto.

Il PIR si basa su 20 domande distribuite su otto indicatori (Governance, Cultura, Programmi formativi, Metodi didattici, Supporto agli studenti, Ricerca, Role model e Coinvolgimento con la società), organizzati in quattro aree principali: Motivare, Educare, Abilitare e Coinvolgere. I risultati ottenuti classificano le business school mondiali in cinque livelli a seconda del loro impatto, tre dei quali resi pubblici: Livello 3 (Progressing), Livello 4 (Transforming) e Livello 5 (Pioneering).

Uno degli elementi distintivi del PIR è che si tratta di una valutazione costruita dagli studenti, per gli studenti. Essi rappresentano infatti i principali stakeholder dei percorsi formativi e, attraverso il rating, possono esprimere il proprio punto di vista su come la Scuola affronta le sfide sociali e ambientali, come prepara futuri leader responsabili e quali aspetti potrebbero essere migliorati. È anche per questo che la Scuola ha deciso di partecipare per il secondo anno consecutivo: per dare ascolto attivo alle nuove generazioni e orientare in modo sempre più consapevole la propria evoluzione strategica.

Ricevere il massimo livello nel Positive Impact Rating 2025 ed essere riconosciuti come Pioneering School è per noi motivo di grande orgoglio, ma soprattutto di responsabilità. Questo risultato ci incoraggia a proseguire nel nostro impegno ad integrare in modo strutturale la sostenibilità e l’impatto sociale in ogni dimensione della Scuola: dalla didattica alla ricerca, fino alle scelte strategiche e operative”, commenta Federico Frattini, Dean di POLIMI Graduate School of Management. “Il messaggio che arriva dagli studenti di tutto il mondo è chiaro: vogliono una formazione che li prepari ad affrontare le sfide sistemiche del nostro tempo, non a replicare i modelli del passato. È una richiesta che condividiamo e che continueremo a tradurre in esperienze concrete, interdisciplinari e connesse con il mondo reale. Essere l’unica scuola in Europa in questa categoria ci stimola a fare da ponte tra le aspirazioni globali e le esigenze locali, contribuendo alla trasformazione del nostro ecosistema formativo e imprenditoriale.

Il Positive Impact Rating è stato sviluppato da una coalizione di esperti di business school e organizzazioni non governative quali WWF, Oxfam e Global Compact delle Nazioni Unite, ed è supportato da associazioni studentesche come oikos, AIESEC e Net Impact. È inoltre sostenuto da VIVA Idea (Costa Rica), dalla Foundation Institute for Business Sustainability e da FehrAdvice (Svizzera).

FT Executive Education Rankings 2025: POLIMI Graduate School of Management scala il ranking del Financial Times e consolida la propria posizione a livello globale

Gli importanti progressi registrati nei programmi Open e le solide performance nei Custom confermano la qualità della formazione executive offerta dalla Business School del Politecnico di Milano

 

La POLIMI Graduate School of Management, parte della POLIMI School of Management del Politecnico di Milano, si è distinta nel panorama internazionale della formazione executive grazie ai risultati ottenuti nell’Executive Education Ranking 2025 pubblicato dal Financial Times. La Scuola è presente in entrambe le classifiche dedicate ai programmi per executive pubblicate dal prestigioso quotidiano: Open-enrolment e Custom.

Nel ranking dei programmi Open, la Scuola compie un significativo passo avanti, avanzando di 12 posizioni rispetto al 2024 e posizionandosi al 57° posto su 85 istituzioni valutate a livello globale. Questo risultato riflette la capacità di proporre percorsi formativi sempre più innovativi, pratici e aderenti alle necessità di manager e professionisti in continua evoluzione. Un indicatore particolarmente rilevante in questa categoria è la soddisfazione complessiva degli alumni (Overall Satisfaction), dove la Scuola raggiunge la 15ª posizione al mondo con un punteggio di 9,67 su 10, in netta crescita rispetto all’anno precedente. Un dato che conferma la qualità percepita e l’impatto delle esperienze formative offerte.

Per quanto riguarda i programmi Custom, sviluppati in stretta collaborazione con le aziende per rispondere a esigenze specifiche, la Scuola consolida la propria presenza a livello internazionale posizionandosi al 67° posto su 95 business school. Questo posizionamento assume particolare rilievo alla luce del crescente numero di istituzioni incluse nel ranking.
Tra gli indicatori di performance più significativi nei Custom, emergono:

  • il Follow-up, che misura il supporto fornito ai partecipanti anche dopo la conclusione del percorso formativo, dove la Scuola si posiziona al 37° posto;
  • il Future Use, che valuta la propensione delle aziende a rinnovare la collaborazione per futuri programmi, con un 39° posto a livello globale.

Completano il quadro i miglioramenti registrati nei punteggi relativi alla percezione del valore dell’esperienza formativa (Value for Money) e alla diversità della faculty, espressione dell’impegno costante verso un ambiente accademico sempre più internazionale, inclusivo e orientato all’eccellenza.

“I risultati dei ranking FT 2025 confermano la qualità e la rilevanza della nostra offerta formativa executive, sia per i singoli professionisti sia per le aziende”, commenta Federico Frattini, Dean di POLIMI Graduate School of Management. “Siamo particolarmente orgogliosi del salto nella classifica Open, frutto di un lavoro costante sul fronte dell’innovazione didattica e della personalizzazione dei percorsi. Allo stesso tempo, il consolidamento nel Custom dimostra la nostra capacità di costruire soluzioni su misura ad alto impatto, in un contesto sempre più competitivo.”

La presenza stabile e crescente nei principali ranking internazionali conferma il ruolo di primo piano della POLIMI Graduate School of Management nella formazione manageriale, con un’offerta che continua a distinguersi per innovazione, internazionalizzazione e impatto concreto su persone e organizzazioni.

Disponibile il secondo numero di SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management

SOMe, l’eMagazine della POLIMI School of Management, torna con un nuovo numero ricco di spunti, approfondimenti e progetti che raccontano l’impegno della nostra Scuola verso l’innovazione, la sostenibilità e l’impatto sociale.

 

Tra imprenditorialità, modelli di business e innovazione

In questa edizione, scopriamo come le strategie data-driven stiano rivoluzionando i servizi di manutenzione e come la progettazione dei modelli di business influenzi la percezione del valore da parte dei consumatori. Approfondiamo inoltre il potenziale degli innovation contest per stimolare lo spirito imprenditoriale all’interno delle aziende.

Trattiamo anche il tema dell’agricoltura digitale con il progetto europeo Farmtopia, analizziamo la sicurezza sul lavoro nell’era digitale grazie al progetto PrePaRa e illustriamo gli ultimi risultati dell’Osservatorio Open Innovation Lookout e dell’Osservatorio Minibond.

Non mancano infine gli aggiornamenti sul prossimo convegno EurOMA 2025 e sul nuovo POLIMI School of Management Impact Report – BSIS Assessment, che evidenzia l’impatto concreto della nostra Scuola su società, territorio e imprese.

 

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