Dal pescatore al cliente, passando per il Mip: il caso Orapesce

Lo studio del settore food. L’idea nata sulle spiagge di Rimini. E poi il sostegno del Mip, seguito dalla scelta dell’equity crowdfunding: Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, ci racconta le origini di Orapesce, servizio di mercato ittico digitale.

L’innovazione nasce tra i banchi del Mip. Lo dimostra Orapesce, startup che opera nel mercato dell’ittico offrendo ai clienti la possibilità di acquistare online pesce fresco recapitato direttamente a casa. «Analizzando le performance del settore grocery, era evidente che la crescita dei consumatori digitali nel food fosse un fenomeno rilevante», ci spiega il fondatore Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, raccontandoci la genesi del progetto. «Poi, parlando con un amico pescatore di Rimini, si è accesa la scintilla da cui è scaturita l’idea».

Il valore aggiunto del Mip

Fino alla nascita di Orapesce, infatti, «non esisteva un servizio di mercato ittico digitale», racconta Bedetti. «Era un’opportunità da cogliere immediatamente, dando vita a una realtà business oriented». Nella fase di ideazione, il Mip ha avuto un ruolo importantissimo. «Poter approfondire il potenziale di questa idea durante l’Executive Mba che stavo frequentando è stato cruciale. Al fortissimo elemento motivazionale si è aggiunto il contributo del professor Antonio Ghezzi, che ci ha fornito le chiavi per leggere il business e le relative metriche. E poi abbiamo potuto contare sul sostegno e sull’esperienza di professionisti di valore». Una serie di elementi che si sono concretizzati in un’ottima partenza sul mercato: «La fase di project work di Orapesce si è conclusa nel luglio 2018, e abbiamo chiuso il 2019 con un fatturato di 100mila euro. Un risultato straordinario, che non sarebbe stato possibile senza il sostegno del Mip».

L’equity crowdfunding come volano comunicativo

In questo momento, Orapesce, dopo 14 mesi di attività, si trova in una fase delicatissima della propria vita. «È la dura realtà delle startup. O cresci, o muori», spiega Bedetti senza mezzi termini. Crescere significa ottenere numeri importanti, e spesso questi sono legati alla visibilità. «È uno dei motivi per cui abbiamo scelto di finanziare questo business sfruttando il modello di equity crowdfunding, che permette agli iscritti di investire in progetti innovativi. Siamo riusciti a portare Orapesce su Mamacrowd, che in Italia è la miglior piattaforma possibile per questo modello». A fine febbraio, Orapesce ha raccolto sulla piattaforma il 381% del goal minimo prefissato, per un totale di oltre 300mila euro. «Ma il fattore economico non è tutto», rivela Bedetti. «Mamacrowd per Orapesce è stata prima di tutto una vetrina commerciale. Non è facile ottenere l’attenzione di 100mila contatti, invece in questo modo abbiamo potuto sfruttare un vero e proprio effetto volano».

Obiettivo: diventare un marketplace

Chi ha visitato il sito di Orapesce si sarà poi accorto che non si limita a essere uno shop, ma propone anche una serie di contenuti rivolti agli utenti. «Il nostro obiettivo in questa fase è affermare un brand che vende pesce. Ma questo è solo il primo passo», spiega Bedetti. «Ciò a cui davvero puntiamo è il rafforzamento di un marketplace che metta in contatto consumatori e produttori. Nel nostro sviluppo futuro c’è un modello i cui guadagni si baseranno soprattutto sulle commissioni sugli scambi all’interno di questa rete». Per questo motivo il sito è ricco di ricette e di interviste a chef e pescatori: «Vogliamo usare le possibilità dei nuovi device per proporre un percorso al consumatore, e stabilire una forte identità digitale».

L’importanza delle competenze soft

E se nella struttura di Orapesce l’importanza del digitale va di pari passo con quella della logistica, non bisogna trascurare le competenze di general management che hanno permesso a Bedetti di dare vita a questa startup. «Attenzione, però. Non parlo tanto delle competenze hard, ma di quelle soft. Ho frequentato l’Executive Mba da over 40, avevo già una grande esperienza alle spalle. Non mi serviva un titolo in più da spendere, ma sentivo il bisogno di migliorare me stesso. Per questo ho scelto questo master. Non c’è nulla di più prezioso delle soft skill: saper negoziare, saper creare relazioni, essere un buon leader, oggi, sono competenze imprescindibili per chi aspira a diventare un manager o un imprenditore».

Real estate crowdfunding: una crescita sostenuta in tutto il mondo

 

É nella cornice del Fintech District di Milano, in occasione dell’evento di presentazione del real estate crowdfunding report, che sono stati divulgati i dati aggiornati sullo stato dell’arte nell’ambito del crowdfunding immobiliare, sia a livello domestico che internazionale.

Il report nasce con l’obiettivo di mappare l’ecosistema delle piattaforme di crowdfunding a livello mondiale, al fine di comprenderne l’evoluzione nei modelli di business e di valutare i livelli di maturità e consapevolezza raggiunti da imprese e investitori.

Alcuni dati: secondo le anticipazioni, globalmente, attraverso le piattaforme digitali sono transati 11,9 miliardi di dollari e gli Stati Uniti si confermano leader del settore con $7.4miliardi. $1,75miliardi sono stati invece investiti attraverso piattaforme europee, mentre $1,7miliardi nel resto del mondo; la categoria “resto del mondo” rappresenta una novità importante dell’edizione di quest’anno perché per la prima volta sono state mappate piattaforme nell’area Asia-Pacifico, Medio Oriente e Sud America.

Il mercato del real estate crowdfunding continua dunque una fase di forte espansione non soltanto nei capitali raccolti ma anche nel numero di piattaforme che hanno scelto di operare in questa verticale. Guardando meglio questo dato si vede però come negli Stati Uniti, dove il fenomeno è nato prima, ci sia stata un’esplosione del numero dei portali nel biennio 2013/2014, mentre in Europa questa forte crescita si è avuta più tardi, a cavallo tra il biennio 2015/2016. Se negli USA le piattaforme attive sono 38, venti in più se ne contano in Europa, mentre nel resto del mondo ne sono state censite 27.

Interessante notare come negli USA, mercato certamente più maturo, ci siano meno operatori ma in grado di concentrare grandi volumi di raccolta; in Europa la situazione è opposta: di fronte ad una raccolta complessiva di “appena” 1,75 miliardi, le piattaforme rilevanti censite sono 58. Dato questo che fa ritenere ragionevolmente l’eventualità di un fenomeno di aggregazione nel futuro prossimo.

Facendo uno spaccato sull’Italia, è da rilevare come gli operatori attivi, sia italiani che esteri, siano soltanto 5. La quota di mercato più ampia, in termini di capitali raccolti, spetta a Walliance, che ha raggiunto gli 11,1 milioni di euro. Secondo posto per la piattaforma spagnola Housers con 6,28 milioni e a chiudere il podio c’è Crowdestate con 2,6 milioni di euro.

L’elaborato offre infine un’analisi di scenario sulle prospettive future, che si articolano su quattro direttive: 1) concentrazione del mercato 2) creazione di fondi di investimento interni alle piattaforme 3) operazioni trans-frontaliere e 4) opportunità di sviluppo offerte dal mondo proptech.

Il secondo report sul real estate crowdfunding nasce dalla partnership tra il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, attraverso il prof. Giancarlo Giudici, e il Gruppo Bertoldi, attraverso la sua controllata Walliance e si conferma essere l’esempio vincente di sodalizio tra Università e Impresa.

Gruppo Bertoldi collabora da tempo con il Politecnico con vari progetti e iniziative, a dimostrazione del grande interesse che il mondo delle imprese riserva nei confronti dell’attività di ricerca svolta dall’Ateneo milanese. Un rapporto che ha prodotto anche quest’anno un prodotto di eccellenza, in grado di fornire informazioni rilevanti per addetti ai lavori, ma con un taglio divulgativo che ne consente la fruizione anche a un pubblico più ampio.

Sarà possibile scaricare il report dal sito realestatecrowdfundingreport.com.