QS Executive MBA Ranking 2023: l’Executive Master in Business Administration di POLIMI Graduate School of Management tra i migliori al mondo

 

La business school del Politecnico di Milano si posiziona al 30esimo posto a livello europeo e al 68esimo nel mondo secondo quanto certificato da Quacquarelli Symonds

 

Milano, 14 luglio 2023POLIMI Graduate School of Management, parte della School of Management del Politecnico di Milano, si conferma tra le business school migliori al mondo anche per quest’anno, grazie alla qualità dei percorsi formativi riconosciuti a livello internazionale. Secondo l’edizione 2023 del QS Executive MBA Rankings, pubblicata oggi dalla società di consulenza globale di formazione superiore Quacquarelli Symonds (QS), la business school dell’ateneo milanese si posiziona 30esima su 71 scuole a livello europeo. I ranking di QS sono tra i più autorevoli certificatori dell’eccellenza nei servizi di formazione ed educazione.

A livello mondiale, POLIMI Graduate School of Management si classifica al 68esimo posto per la qualità del suo Executive MBA su un totale di 199 business school in classifica, migliorando di 6 posizioni rispetto al 74esimo posto dello scorso anno. Il ranking si riferisce alla qualità degli MBA in formato Executive, vale a dire rivolti a professionisti con una esperienza lavorativa già avviata.

L’employer reputation e la thought leadership sono le categorie in cui POLIMI Graduate School of Management si posiziona meglio, rispettivamente al 53esimo posto e al 72esimo a livello mondiale. A livello continentale ancora meglio, considerando rispettivamente il 20esimo e il 31esimo piazzamento ottenuto. Si tratta di due categorie che incidono molto sulla classifica finale perché relative a tratti distintivi molto rilevanti per studenti e manager da ogni parte del mondo. L’employer reputation è infatti la qualità del programma formativo riconosciuta da parte delle decine di migliaia di datori di lavoro intervistati da QS a livello globale. La thought leadership attesta il prestigio della faculty secondo il parere (rilevato mediante survey) del mondo accademico nazionale e internazionale.

A livello europeo POLIMI Graduate School of Management migliora in tutti i campi di valutazione: oltre alle già citate categorie, il QS ne riconosce la qualità relativamente ai risultati di carriera post graduation (career outcomes), alla diversity (equilibrio di genere tra gli studenti e varietà di nazionalità) e all’executive profile (anni di esperienza lavorativa ad alti livelli manageriali da parte degli studenti).

“Il miglioramento a livello europeo in tutti gli score presi in esame da QS è un ottimo risultato e motivo di grande soddisfazione per noi – hanno dichiarato Vittorio Chiesa e Federico Frattini, Presidente e Dean di POLIMI Graduate School of Management. Significa infatti che una business school come la nostra viene considerata un punto di riferimento nella formazione manageriale post-laurea per una molteplicità di motivi. Oggi noi offriamo una formazione di eccellenza che viene abilitata dalle connessioni e dal networking, non solo tra gli studenti, ma anche con le aziende, con le istituzioni e con i nostri Alumni; in sintesi un enorme capitale relazionale a disposizione degli studenti”.

POLIMI Graduate School of Management è nel ranking dal 2017 e da allora è sempre rimasta in classifica.

 

Il QS Executive MBA 2023 Ranking è consultabile qui.

QS EXECUTIVE MBA RANKING 2021: IL MIP POLITECNICO DI MILANO TRA I MIGLIORI AL MONDO CON L’ EXECUTIVE MBA

La School of Management del Politecnico di Milano si posiziona 73esima a livello mondiale e 31esima in Europa secondo la graduatoria Quacquarelli Symonds diffusa oggi

MIP Politecnico di Milano, la Graduate School of Business che fa parte della School of Management dell’ateneo milanese, si conferma tra le migliori al mondo. Secondo l’edizione 2021 del QS Executive MBA Rankings, pubblicata oggi dalla società di consulenza globale di formazione superiore Quacquarelli Symonds (QS), il MIP è al 73esimo posto a livello mondiale per la qualità del suo Executive MBA su un totale di 176 business school, prima tra le italiane. A livello europeo il MIP si classifica 31simo su 60 scuole. Se si considera che quest’anno il QS ranking vanta il numero più alto di scuole presenti in classifica – 35 scuole in più rispetto al precedente – il risultato è ancora più significativo, alla luce anche del fatto che la scuola è stabilmente in graduatoria dal 2018, quando vi è entrata per la prima volta.

Dall’analisi dei singoli parametri su cui si basa la classifica, il MIP migliora nei punteggi relativi ai risultati di occupabilità e aumento di stipendio post graduation, al termine cioè della durata dei Master. Il riconoscimento da parte di QS in termini di Career Outcomes (Promotions e Salary Increase) conferma l’efficacia dei percorsi formativi del MIP per accelerare la crescita professionale di manager e imprenditori. Dalle survey interne sugli alumni risulta infatti che nel 75% dei casi il Master favorisce una promozione e che, a tre anni dalla graduation, lo stipendio medio cresce di circa il 50%. Buono anche l’indice di diversity, migliorato rispetto al 2020 per il numero di studenti di diverse nazionalità che frequentano la business school del Politecnico di Milano.

L’Executive MBA del MIP si è inoltre distinto per l’Employer Reputation con il 43esimo posto (19 in Europa) e per la Thought leadership / Academic Reputation con il 74esimo posto (31esimo in Europa). Si tratta di quelle categorie che riconoscono rispettivamente l’apprezzamento del programma formativo da parte delle decine di migliaia di datori di lavoro di aziende a livello globale e l’autorevolezza da parte del mondo accademico nazionale e internazionale.

“La presenza della nostra scuola nel corso degli anni in ranking autorevoli come quelli firmati QS” – hanno  dichiarato Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean del MIP Politecnico di Milano“certifica formalmente la qualità della nostra offerta formativa, in questo specifico caso degli Executive MBA, per professionisti e manager che vedono nell’upskilling e nel reskilling la chiave per sviluppare competenze utili per emergere in un mercato del lavoro in costante aggiornamento. Il buon risultato ottenuto anche quest’anno nel ranking è motivo di orgoglio, soprattutto per ciò che riguarda la conferma del nostro alto valore reputazionale agli occhi dei datori di lavoro in tutto il mondo: il marchio e la solidità di un brand come il MIP Politecnico di Milano sono elementi chiave per attrarre tutti quei professionisti che investono nel lifelong learning. Infatti, nelle scorse settimane abbiamo accolto oltre 80 nuovi partecipanti nelle nostre aule Executive MBA provenienti da diversi settori e funzioni aziendali”.

Il QS Executive MBA 2021 Ranking è consultabile su www.topmba.com.

Dal pescatore al cliente, passando per il Mip: il caso Orapesce

Lo studio del settore food. L’idea nata sulle spiagge di Rimini. E poi il sostegno del Mip, seguito dalla scelta dell’equity crowdfunding: Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, ci racconta le origini di Orapesce, servizio di mercato ittico digitale.

L’innovazione nasce tra i banchi del Mip. Lo dimostra Orapesce, startup che opera nel mercato dell’ittico offrendo ai clienti la possibilità di acquistare online pesce fresco recapitato direttamente a casa. «Analizzando le performance del settore grocery, era evidente che la crescita dei consumatori digitali nel food fosse un fenomeno rilevante», ci spiega il fondatore Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, raccontandoci la genesi del progetto. «Poi, parlando con un amico pescatore di Rimini, si è accesa la scintilla da cui è scaturita l’idea».

Il valore aggiunto del Mip

Fino alla nascita di Orapesce, infatti, «non esisteva un servizio di mercato ittico digitale», racconta Bedetti. «Era un’opportunità da cogliere immediatamente, dando vita a una realtà business oriented». Nella fase di ideazione, il Mip ha avuto un ruolo importantissimo. «Poter approfondire il potenziale di questa idea durante l’Executive Mba che stavo frequentando è stato cruciale. Al fortissimo elemento motivazionale si è aggiunto il contributo del professor Antonio Ghezzi, che ci ha fornito le chiavi per leggere il business e le relative metriche. E poi abbiamo potuto contare sul sostegno e sull’esperienza di professionisti di valore». Una serie di elementi che si sono concretizzati in un’ottima partenza sul mercato: «La fase di project work di Orapesce si è conclusa nel luglio 2018, e abbiamo chiuso il 2019 con un fatturato di 100mila euro. Un risultato straordinario, che non sarebbe stato possibile senza il sostegno del Mip».

L’equity crowdfunding come volano comunicativo

In questo momento, Orapesce, dopo 14 mesi di attività, si trova in una fase delicatissima della propria vita. «È la dura realtà delle startup. O cresci, o muori», spiega Bedetti senza mezzi termini. Crescere significa ottenere numeri importanti, e spesso questi sono legati alla visibilità. «È uno dei motivi per cui abbiamo scelto di finanziare questo business sfruttando il modello di equity crowdfunding, che permette agli iscritti di investire in progetti innovativi. Siamo riusciti a portare Orapesce su Mamacrowd, che in Italia è la miglior piattaforma possibile per questo modello». A fine febbraio, Orapesce ha raccolto sulla piattaforma il 381% del goal minimo prefissato, per un totale di oltre 300mila euro. «Ma il fattore economico non è tutto», rivela Bedetti. «Mamacrowd per Orapesce è stata prima di tutto una vetrina commerciale. Non è facile ottenere l’attenzione di 100mila contatti, invece in questo modo abbiamo potuto sfruttare un vero e proprio effetto volano».

Obiettivo: diventare un marketplace

Chi ha visitato il sito di Orapesce si sarà poi accorto che non si limita a essere uno shop, ma propone anche una serie di contenuti rivolti agli utenti. «Il nostro obiettivo in questa fase è affermare un brand che vende pesce. Ma questo è solo il primo passo», spiega Bedetti. «Ciò a cui davvero puntiamo è il rafforzamento di un marketplace che metta in contatto consumatori e produttori. Nel nostro sviluppo futuro c’è un modello i cui guadagni si baseranno soprattutto sulle commissioni sugli scambi all’interno di questa rete». Per questo motivo il sito è ricco di ricette e di interviste a chef e pescatori: «Vogliamo usare le possibilità dei nuovi device per proporre un percorso al consumatore, e stabilire una forte identità digitale».

L’importanza delle competenze soft

E se nella struttura di Orapesce l’importanza del digitale va di pari passo con quella della logistica, non bisogna trascurare le competenze di general management che hanno permesso a Bedetti di dare vita a questa startup. «Attenzione, però. Non parlo tanto delle competenze hard, ma di quelle soft. Ho frequentato l’Executive Mba da over 40, avevo già una grande esperienza alle spalle. Non mi serviva un titolo in più da spendere, ma sentivo il bisogno di migliorare me stesso. Per questo ho scelto questo master. Non c’è nulla di più prezioso delle soft skill: saper negoziare, saper creare relazioni, essere un buon leader, oggi, sono competenze imprescindibili per chi aspira a diventare un manager o un imprenditore».

Quali sono le differenze tra un MBA e un Executive MBA?

differenza MBA ed Executive MBA

 

I diversi master proposti dalla School of Management del Politecnico di Milano si differenziano per la seniority dei partecipanti (e quindi anche per l’approccio didattico). Ma l’obiettivo è sempre lo stesso: formare degli autentici leader aziendali

 

Gli Executive MBA e gli MBA della School of Management del Politecnico di Milano sono dei master intensivi con un focus specifico sui temi di general management. Il loro obiettivo principale è lo stesso: sviluppare una figura che possa diventare un leader d’azienda grazie a estese competenze manageriali. La differenza sostanziale tra un Executive MBA e un MBA riguarda invece la seniority delle persone che li frequentano. Un MBA è rivolto a studenti e neolaureati che abbiano tra i tre e i cinque anni di esperienza, mentre un Executive MBA è rivolto a chi ha una seniority superiore a cinque anni, e cioè ai manager e ai professionisti che vogliono migliorare la carriera professionale in azienda.

 

Neolaureato o manager esperto? A ognuno il suo master in Business Administration

Antonella Moretto, Vice direttore dell’area MBA & EMBA, spiega che, in realtà, negli Executive MBA la seniority può essere anche di molto superiore. «L’aula di un corso Executive vede presenti in media persone con 13-14 anni di esperienza. Questo influisce sulla tipologia dell’approccio didattico: poiché si confrontano tra di loro individui con una grande esperienza, l’obiettivo non è solo trasferire nozioni, ma anche lavorare molto sul brainstorming all’interno dell’aula, sulle opportunità di confronto, sull’eterogeneità. La competenza stessa degli iscritti è una risorsa che viene sfruttata».
Il livello dei partecipanti è quindi molto elevato: si imparano a leggere i macrotrend in atto nelle imprese e negli scenari internazionali, così che i profili manageriali possano diventare decision maker più efficaci.

 

I docenti sono manager di grande esperienza

Un’altra differenza riguarda le personalità coinvolte in aula. Negli MBA e negli Executive MBA alle lezioni tradizionali si affiancano attività che ricadono nell’ambito del learning by expert e del learning by doing. «Negli Executive MBA vengono coinvolti in veste di docenti persone che occupano ruoli apicali nelle imprese, come amministratori delegati e direttori generali» illustra Moretto. «Si tratta di leader riconosciuti, con soft skill particolarmente sviluppate. Si ha così la possibilità di costruire un network di valore imparando da persone di riconosciuta fama».
Analogo, ma differente, il percorso MBA. «Il principio è lo stesso, ma i profili manageriali coinvolti sono più giovani» continua Moretto. «La loro esperienza può essere un boost per l’aula, in modo da far comprendere come si può raggiungere quell’obiettivo. Negli MBA, inoltre, l’apprendimento passa anche dal role play: gli studenti possono calarsi in situazioni simulate che presentano problemi complessi che nella propria realtà operativa quotidiana non hanno ancora avuto modo di affrontare».

 

Un solo obiettivo: formare leader d’azienda

Al netto di questi due aspetti, i temi affrontati e gli obiettivi sono i medesimi. «MBA ed Executive MBA toccano tutte le tematiche specifiche sul funzionamento dell’impresa. Si vanno a conoscere tutti i processi e le diverse funzioni. L’obiettivo è comprendere come lavora l’impresa, come funziona all’interno e all’esterno, quali sono le principali decisioni manageriali da assumere» spiega Moretto. «In entrambi i corsi le tematiche affrontate partono da basi di economia aziendale, temi di organizzazione, gestione dell’innovazione, gestione dei processi, project management, strategia e finanza. L’obiettivo non è creare uno specialista su un determinato tema; al contrario, si vuole creare una figura che abbia la capacità di diventare un leader e un manager dell’azienda, che sappia leggere la totalità dell’impresa, che sappia comprendere le dinamiche di tutte le funzioni e abbia un linguaggio trasversale. Così potrà comunicare efficacemente con qualsiasi stakeholder, con qualsiasi funzione, con qualunque attore interno o esterno all’azienda».

Quali competenze si acquisiscono con un Executive MBA?

 

Per assumere decisioni occorrono pensiero critico e una solida conoscenza del proprio ambito. Senza dimenticare le capacità relazionali, che, nel lungo periodo, possono segnare la differenza tra un semplice manager e un vero leader del cambiamento

 

«Poche cose ci danno più soddisfazione degli alunni che, dopo aver frequentato uno dei nostri Executive MBA, a distanza di anni ci contattano per dirci quanto sono ancora attuali le competenze che hanno appreso in questo percorso». Parola di Antonella Moretto, Vice direttore dell’area MBA & EMBA della School of Management del Politecnico di Milano. «Chi sceglie di seguire un Executive MBA si aspetta molto. È rivolto a professionisti con un’elevata seniority, già inseriti nel mondo del lavoro e disposti a sacrificare una parte considerevole del proprio tempo. Si tratta quindi di un impegno importante, nonché di un vero e proprio investimento sul futuro. Per questo è fondamentale sviluppare competenze manageriali che possano essere sfruttate a lungo».

 

La prima competenza è il critical thinking

Ma prima ancora delle competenze, l’approccio didattico comune agli Executive MBA prevede lo sviluppo di una capacità primaria: tra le finalità del corso spicca il critical thinking. «Tutti i temi del master vengono affrontati da questa prospettiva – spiega Antonella Moretto –. Gli studenti imparano ad assumere decisioni in maniera consapevole, grazie a un approccio critico che permette di analizzare rapidamente le situazioni e risolvere così anche quelle più complesse». Questa è la base imprescindibile su cui poi poggiano le competenze vere e proprie: «Si va dall’analisi e dalla lettura dei processi aziendali, alla capacità di redigere un business plan, di leggere un bilancio, di comprendere le dinamiche di business, passando per la capacità di individuare i canali dove trovare investitori. Ma un aspetto particolarmente importante, dal nostro punto di vista, è la gestione dell’innovazione».
Negli scenari internazionali la competizione è ai massimi livelli, alimentata anche da una trasformazione digitale sempre più invasiva: diventa fondamentale saperla gestire e sfruttare. «L’innovazione va pianificata con attenzione. Non può essere implementata senza aver compreso a fondo le dinamiche attuali – avverte Moretto –. Solo sulla base di questa competenza si può andare a rivoluzionare i progetti, i prodotti, i business model attualmente presenti».

 

Le competenze soft di un manager competitivo

Non bisogna poi pensare che, essendo il Politecnico una scuola tecnica, le soft skill vengano trascurate a favore di quelle hard. Anzi. Il Future of jobs report, realizzato dal World Economic Forum nel 2018, mostra chiaramente come nel 2022 saranno proprio le competenze soft a essere le più richieste sul mercato del lavoro, specie in quelle aree caratterizzate da una spiccata fast growing economy.
Il MIP segue questa strada. «Noi abbiamo sempre creduto nelle hard skill e continuiamo a farlo – spiega il Vice direttore dell’area MBA & EMBA – ma è stato dimostrato che, nel lungo periodo, la differenza tra un manager e un vero leader del cambiamento all’interno della propria azienda è data proprio dalla capacità di sviluppare delle eccellenti soft skill».
Anche in questo ambito, le diramazioni delle competenze sono molteplici: «Si va dalla capacità di gestione di team multiculturali alla gestione di team in ambienti sempre più virtuali, passando per le capacità di leadership più tradizionali ma anche per quelle più emozionali. E ancora, il public speaking, il time management. Tutte competenze che un tempo venivano considerate un mero di più, mentre oggi sono considerate imprescindibili per chiunque voglia far crescere la propria carriera».

L’imprenditore nato sui banchi del MIP: la storia di TMI e di Stefano Urbani

Per molti dei nostri studenti, la cerimonia di consegna dei diplomi non è che il trampolino di lancio per una nuova avventura. Così è stato per Stefano Urbani, che proprio con l’Executive MBA del MIP ha gettato la basi per Turismo Medico Italia. Un progetto ora diventato concreto.

Come appare evidente dal nome della tua azienda, oggi ti occupi di turismo medico. Come è nato l’interesse per questo settore?

Tutto è iniziato nel 2012: allora ero impiegato nel settore automotive e mi trovavo in Turchia per lavoro. Per caso, durante quel viaggio, entrai in contatto con un noto oftalmologo azero, che mi fece conoscere la Turchia sotto un nuovo punto di vista, quello del turismo medico.
Diversi pazienti provenienti da Germania, Svizzera, Regno Unito, dai paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo e dell’area della Comunità degli Stati Indipendenti, sceglievano la Turchia per curare malattie e intraprendere trattamenti sanitari o cosmetici di vario tipo.
Infatti, quando si parla di turismo medico, si fa riferimento a quelle persone che si recano in Paesi stranieri con la finalità di migliorare lo stato di salute o fisico, attraverso, per esempio, procedure di chirurgia estetica, odontoiatria, cardiochirurgia, oncologia, trapianti…

In Italia, questo tipo di mercato non era ancora sviluppato – se non in maniera destrutturata. Così, interessato soprattutto al valore sociale che sta alla base del turismo medico, ovvero offrire a un paziente la possibilità di trovare una soluzione al proprio problema non solo nel Paese di origine ma anche all’estero, ho iniziato a chiedermi se anche l’Italia potesse essere competitiva da questo punto di vista.

TMI è un progetto che è diventato realtà anche grazie all’Executive MBA. Come?

Sono un Alumnus di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e ho scelto l’Executive MBA del MIP, la Business School dell’Ateneo, come strumento per approfondire la mia idea.

Infatti, già dal 2013, ho iniziato a partecipare a eventi B2B e fiere di settore, in Europa, Paesi Arabi, Asia e Stati Uniti.
In questo modo ho potuto accrescere il mio network e sondare il terreno sia con facilitatori stranieri – che mi chiedevano informazioni sull’Italia come possibile destinazione – che con gli ospedali italiani – interessati a capire cosa fosse il turismo medico.

È stato proprio durante l’EMBA che ho gettato le basi di questo mio progetto – TMI Incoming – che è anche stato premiato come migliore project work del mio corso al momento della consegna dei diplomi.
Inoltre, questo mi ha permesso di incontrare alcune delle persone che ora sono parte attiva del progetto, allargando poi in maniera considerevole il network fino ad entrare in contatto con il Dott. Cristian Ferraris di Assolombarda. Proprio grazie a questo contatto, oggi TMI ha prodotto il sito web “healthlombardy.eu”, con l’obiettivo di presentare in maniera istituzionale le eccellenze sanitarie lombarde nel mercato globale del turismo sanitario. Questo lavoro, è stato per TMI l’opportunità di sviluppare un Minimum Viable Product – proprio come mi hanno insegnato in aula! – per il nostro attuale progetto di ospedale virtuale italiano sul quale stiamo lavorando grazie alla neo-costituita società di capitali Turismo Medico Italia Srl.

La ricerca di un investitore è stato un passo fondamentale per TMI. Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare e come il coinvolgimento del Cav. Lav. Nardo Filippetti sta influenzando lo sviluppo del progetto?

Devo essere sincero, la ricerca non è stata lunga. Infatti, siamo entrati in contatto con il Cav. Filippetti poco dopo la fine del percorso con Innovits, laboratorio di innovazione nel quale siamo stati accelerati alla conclusione dell’EMBA e che ci ha permesso di rendere il progetto nato sui banchi del MIP spendibile sul mercato.
Questo breve tempo di ricerca, tuttavia, ci ha permesso di confrontarci con alcune sfide interessanti, pima tra tutti il paradosso che deve affrontare ogni startupper: i numeri!
Spesso, infatti, gli investitori supportano un’idea solo quando il business è considerato “ragionevole”, senza considerare però che un investimento è necessario perché la startup raggiunga quel livello, soprattutto in settori dove le attività di Compliance & Legal, Cyber Security, Marketing e Comunicazione hanno costi elevati.

Inoltre, è stata l’occasione anche per capire chi fosse l’investitore giusto per TMI. E così, quando siamo entrati in contatto nel 2017 con il Cav. Filippetti, imprenditore visionario e di successo nel settore dell’accoglienza che coltivava da anni l’idea di inserirsi in questo mercato, eravamo pronti per comunicare con sicurezza la visione, la strategia e il servizio di TMI.
Infatti, il rispetto per il lavoro e per le persone, la creatività e l’intuizione sono i valori che hanno contraddistinto il Cav. Filippetti durante la sua carriera imprenditoriale e che fanno parte del progetto TMI.

Il nostro investitore, oltre che Presidente Lindbergh Hotels Srl, è anche Presidente ASTOI Confindustria Viaggi e Vice Presidente Federturismo Confindustria. Cariche istituzionali di prestigio che ci danno l’autorevolezza di cui avevamo bisogno, oltre al quotidiano confronto che ci permette di utilizzare le sue competenze acquisite negli anni a vantaggio del progetto. Infine, ci tengo a sottolineare che il suo approccio è stato da investitore industriale e non finanziario, un elemento estremamente importante che ci permette di ragionare sul lungo termine.

Come ti senti nelle vesti di imprenditore? Quali sono gli insegnamenti dell’EMBA che ti guidano ancora oggi?

Il mio stato d’animo è cambiato in seguito alla costituzione con il Cav. Filippetti di Turismo Medico Italia Srl a fine 2018.
Se all’inizio ero mosso dall’entusiasmo e dalla voglia di comunicare al mondo il mio progetto, oggi sono confortato dalla fiducia che mi ha accordato l’investitore, diventato un compagno di viaggio nel duro lavoro quotidiano.
Tuttavia a volte e come credo sia naturale, le giuste aspettative dell’investitore possono generare paura di non farcela, ma bisogna trovare un giusto equilibrio senza creare stress organizzativo.

Per questo ho elaborato il fattore AI-KI-DO: grazie al giusto equilibrio tra (Ai), Armonia, (Ki) Congiungimento e (Do) Unione cerco ogni giorno di guidare TMI verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati, annullando la paura di fallire, che credo sia umana, con la gratitudine di avere avuto un’opportunità!

La consapevolezza del momento presente e la responsabilità delle mie azioni verso il progetto, e le persone coinvolte – me compreso, mi permette di gestire l’attività economica assumendomi con la giusta serenità il cosiddetto rischio d’impresa.
Tutto questo è – evidentemente – costruito sugli insegnamenti dell’EMBA, primi tra tutti quelli sul comportamento organizzativo, strategia, project management, decision making, marketing, comunicazione e finanza. Questi mi hanno permesso rispettivamente di dare struttura alla consapevolezza, fare scelte a lungo termine, gestire singoli progetti di sviluppo, compiere le scelte quotidiane, vendere, sviluppare la brand awareness, ed infine curare l’ordinaria amministrazione.
Senza dimenticare poi le persone che hanno caratterizzato il mio percorso, i docenti incontrati e i colleghi conosciuti.
Ora la nostra sfida sarà quella di riuscire a industrializzare il prodotto, creando efficienza ma tenendo estremamente alti i livelli di qualità e servizio, con un approccio taylor-made per ogni singola richiesta. Per farlo, stiamo adottando a metodologia lean startup con l’obiettivo di evitare sprechi di risorse, costruire un business sostenibile e sperimentare le idee con il processo creativo “Creazione – Misurazione – Apprendimento”. Anche questa, metodologia appresa lungo il master.

Quali consigli daresti a chi oggi vuole lanciare una startup?

Tanto per cominciare consiglierei di essere onesti con sé stessi, ponendosi delle domande per non farsi male dopo. Come ad esempio quanto si è innovativi, se è il momento giusto per lanciarla e se si ha un buon team. Ma anche come finanziarsi e dove fondarla.

Un altro consiglio è quello di parlare della propria idea a più persone possibili: è un buon modo di testare l’interesse. Spesso, quando parlo del turismo medico, ricevo diverse domande al riguardo. Questa curiosità è un buon segno.
Una volta ricevuto un riscontro positivo, è bene poi prendere la margherita che si ha in mano e concentrarsi solo su pochi petali, focalizzando tempo ed energie.

Lanciare una startup è un atto di grande responsabilità verso il prossimo, verso chi crede nel progetto, quindi non posso che incoraggiare le persone a fare quello che amano. Oltre ad essere poi un grande sacrificio, che solo con la passione e la dedizione può portare al successo.

Infine consiglio di legarsi alla visione, non al prodotto o al servizio.

I fattori che influenzano il percorso di crescita di una startup sono innumerevoli e talvolta non controllabili; solo lasciando da parte l’ego della proprietà della propria idea e mettendo la “propria creatura” nelle condizioni di camminare da sola si può davvero manifestare quella visione che è la fiamma che brucia dentro!

I master Executive MBA della School of Management del Politecnico di Milano tra i primi 50 nel mondo

Nel QS Global EMBA Rankings 2019 la Scuola sale di ben 10 posizioni rispetto al 2018, nonostante il numero dei competitor si sia ampliato. Anche a livello europeo scala la classifica e si attesta a 23° posto su 55 (era al 26° su 49)

Ottima reputazione presso le aziende, che si trasforma per lo studente in reali opportunità di accelerare la carriera in termini sia di posizione che di stipendio; eccellente livello del corpo docente e dell’aula; concrete politiche di pari opportunità. Sono alcuni dei fattori distintivi che hanno permesso agli Executive MBA della School of Management del Politecnico di Milano di scalare di ben 10 posizioni in un anno il QS Global EMBA Rankings 2019, attestandosi tra i primi 50 programmi al mondo.

La classifica, giunta alla sua seconda edizione, identifica infatti i 134 (erano 119 nel 2018) migliori master MBA per executive a livello globale. A livello europeo, invece, il ranking ne prende in considerazione 55 (erano 49) e su questi la Scuola sale dal 26° al 23° posto.

Il QS Global EMBA Rankings 2019 valuta vari aspetti dei programmi EMBA, guardandoli con gli occhi degli studenti. Non considera solo gli effetti sulla carriera, certamente fondamentali, e la buona fama di cui gode la scuola presso gli imprenditori, ma anche la composizione della classe, in termini di diversità e di esperienza professionale.

Guadagnare 10 posizioni in un solo anno è il segnale inequivocabile che stiamo rispondendo in maniera adeguata non solo alle esigenze dei nostri studenti executive ma anche a quelle delle aziende, che infatti hanno di noi un’opinione sempre più alta – commenta Federico Frattini, Direttore dei Programmi MBA ed Executive MBA -. Lo sforzo profuso nell’innovare i nostri prodotti, in termini di contenuti ma anche di fruibilità attraverso un uso sempre più diffuso del digital learning, si sta dunque dimostrando vincente”.

 

Francesco De Lorenzis

 

Francesco De Lorenzis, candidato EMBA, è oggi CEO di Financière Fideuram SA a Parigi. Ecco la sua storia!

 

Perchè un MBA?

A più di 10 anni dalla Laurea in “Economia delle Istituzioni e dei Mercati Finanziari” ho iniziato a notare che il mondo lavorativo aziendale stava subendo un profondo cambiamento. Ecco che ho avvertito la necessità d’intraprendere un Executive MBA che mi consentisse una comprensione e una visione delle principali sfide e decisioni che un’azienda si ritrova ad affrontare. Inoltre l’MBA poteva garantirmi, contestualmente, un linguaggio adeguato per interloquire con profili eterogenei.

 

Come hai raggiunto la tua attuale posizione a Financière Fideuram?

La mia esperienza in Financière Fideuram mi ha portato a sviluppare un percorso di crescita professionale ed umano che è stato sempre guidato dal motto “tu fai il tuo dovere e poi lascia che siano gli altri a giudicarti”.
Seguendo sempre il mio motto di vita sono stato chiamato a ricoprire,  negli anni, il ruolo di Financial Controller e poi di Responsabile Investimenti della Società.
Durante tutti questi anni mi sono guadagnato la fiducia ed il rispetto dei colleghi e del Top Management ed ora sono sono stato scelto per guidare Financière Fideuram.
Ringrazio ancora Fideuram per l’opportunità e la fiducia, tutti i miei sforzi saranno mirati a soddisfare gli interessi dei stakeholders.

 

Qual  è la lezione più importante che hai imparato al MIP?

Non penso a una lezione specifica, ma all’apprendimento continuo di un linguaggio trasversale d’innovazione e trasformazione. La capacità di affrontare, analizzare e risolvere in tempi brevi problemi complessi, ricercando soluzioni non tradizionali e sviluppando una capacità di ragionamento laterale. L’affinamento costante delle tecniche per lo sviluppo di capacità per la gestione della multiculturalità dei team e dei contesti in cui l’impresa opera.

 

In che modo applichi gli insegnamenti dell’MBA nella tua attuale posizione?

Lavorando prima di tutto su me stesso, per essere percepito dai miei colleghi non come un Capo ma come un Leader.
Come tale, le mie personali sfide sono: fissare una direzione strategica che sia chiara a tutti i membri della Società; incoraggiare le idee innovative e concordare tempi e modalità di lavoro con i colleghi, sostenere e sviluppare le capacità dei colleghi; costruire un team coeso che affronti gli eventuali conflitti senza lasciarsi travolgere da essi; delegare quanto possibile per creare un clima di fiducia e per responsabilizzare; elogiare i dipendenti per la qualità del loro operato, rilasciando dei feedback e quindi fornire reali opportunità di carriera.

 

Che consiglio daresti agli allievi MBA che vogliono avanzare professionalmente?

Il mio consiglio è che se oggi si vuole intraprendere o si è intrapreso un Executive MBA solo per ottenere un attestato da citare in un CV, si stanno perdendo tempo e soldi.
La competizione sul mercato del lavoro non è solo sugli attestati ma sul saper gestire le idee, innovare dialogando da leader con i colleghi ed il top management.