Fintech & Insurtech: è tempo di alleanze

L’Osservatorio Fintech & Insurtech studia l’innovazione digitale in ambito finanziario e assicurativo. L’analisi 2019 si è concentrata sui seguenti temi: Digital nelle Banche e nelle Assicurazioni, Open Finance Journey, Modelli di business delle startup Fintech & Insurtech italiane, RegTech e Sandbox, Equilibrio tra componente umana e digitale nel Digital Wealth Management, Quantificazione dell’utilizzo dei canali bancari e assicurativi innovativi in Italia, Utilizzo e conoscenza dei servizi Fintech & Insurtech da parte delle PMI e dei consumatori italiani, Progetti Blockchain nel Finance a livello internazionale.

Domande chiave:
  • Chi sono le startup Fintech & Insurtech italiane?
  • Qual è la situazione dei Sandbox nel mondo e in Italia?
  • Quali sono le minacce per Banche e Assicurazioni che arrivano dagli altri settori?
  • Qual è l’utilizzo dei servizi Fintech & Insurtech da parte delle PMI e dei consumatori italiani?
  • Quali sono i progetti Blockchain nel Finance a livello internazionale?

La partecipazione al Convegno è gratuita. Per maggiori informazioni e iscriversi, cliccare qui.
Tutti gli abbonati al sito Osservatori.net potranno seguire il Convegno in diretta Web.

L’edizione 2019 dell’Osservatorio Fintech & Insurtech è realizzata con il supporto di Artesys Orion, Auriga, Banca Generali, Banca Mediolanum, CBI, Fabrick, Fugen SICAV, Kaleyra, Mansutti, Mediobanca, Nexi, Nielsen, PoliHub Innovation District & Startup Accelerator, Poste Italiane, PwC, Data Reply – e*finance consulting Reply, Vittoria Assicurazioni, Yolo; Accenture, AutoInRete, Banca di Sassari (Gruppo BPER), Deloitte, Euclidea, EY, Fintastico, G2 Startups, Generali, Lokky, Microdata Group, modefinance, Monte Titoli – London Stock Exchange Group, SIA, UBI Banca, UnipolSai, Volkswagen Financial Services, Widiba; Assiom Forex, Assofintech, Fintech District, Istituto Affari Internazionali.

Facciamo strike con l’Omnichannel Customer Experience: abbattere le barriere si può!

Sono molteplici i benefici che un’impresa può raggiungere grazie all’implementazione di una strategia omnicanale, che metta al centro il consumatore garantendo un’esperienza coerente e personalizzata lungo tutti i punti di contatto dell’azienda. Per farlo occorre però affrontare in maniera strutturata le diverse barriere che questa sfida porta con sé: la presenza di silos organizzativi e tecnologici, l’assenza di una cultura customer centrica, l’eterno dualismo tra IT e business, la difficile integrazione tra sistemi legacy e touchpoint aziendali, la difficoltà a comprendere quali dati siano realmente di valore per l’azienda, ecc.

Il Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2019 dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, è un importante momento di condivisione di esperienze e confronto sulle azioni concrete che le aziende più mature sul tema stanno mettendo in campo per affrontare tali barriere. Verrà inoltre presentata la mappa evolutiva dell’adozione di un approccio omnicanale tra le imprese italiane, rispetto alle passate Edizioni.

Domande chiave:
  • Quali barriere si trovano ad affrontare le aziende nell’implementazione di una strategia di Omnichannel Customer Experience?
  • Quali cambiamenti organizzativi vanno messi in atto per superare i silos aziendali che storicamente caratterizzano la gestione del consumatore?
  • Come garantire l’integrazione e la condivisione dei dati raccolti nei diversi punti di contatto dell’azienda? È possibile coinvolgere la propria rete di intermediari nella trasformazione omnicanale?
  • Come identificare i dati di maggior valore e quali benefici questi possono portare?
  • Quali architetture tecnologiche possono essere introdotte per superare le diverse velocità di evoluzione che caratterizzano le tecnologie aziendali (sistemi legacy e touchpoint digitali)?
  • Quali architetture tecnologiche possono essere introdotte per superare le diverse velocità di evoluzione che caratterizzano le tecnologie aziendali (sistemi legacy e touchpoint digitali)

La partecipazione al Convegno è gratuita. Per maggiori informazioni e iscriversi, cliccare qui.
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L’edizione 2019 dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience è realizzata con il supporto di Enel, Leonardo Factory, rdcom, Toshiba Global Commerce Solutions; Adabra, Assist Digital, Avaya, GS1 Italy, Kaleyra, MailUp, Mapp, Mia Platform, RTI Mediaset, SAP.

Symplatform: un simposio internazionale sulle piattaforme digitali

 

Negli ultimi anni la rilevanza dei modelli di business basati su piattaforme è aumentata significativamente. Aziende come Airbnb, Uber o BlaBlaCar hanno mostrato le grandi potenzialità dei modelli di business che hanno come obbiettivo il matchmaking di vari gruppi di clienti, come viaggiatori e host, cavalcando le opportunità delle tecnologie digitali.

Siamo felici di lanciare la prima edizione di Symplatform, un symposium sulle piattaforme digitali che si pone l’obiettivo di unire accademici e practitioner.
Symplatform è un progetto sviluppato in collaborazione da Trinity College Dublin, Politecnico di Milano School of Management e Audencia Business School.

La prima edizione avrà luogo al Trinity Centre for Digital Business presso il Trinity College Dublin il 16 e il 17 aprile 2020.

Il symposium sarà basato su vari format: sessioni parallele con presentazioni di paper accademici, sessioni guidate dai practitioner “Pitch your challenge” e workshop collaborativi che possano indicare possibili sviluppi per il field delle piattaforme digitali.
Su symplatform.com sono disponibili informazioni aggiuntive sull’evento.

Il gruppo Prada presenta “Shaping a Sustainable Future Society”

Il Gruppo Prada annuncia che l’8 novembre 2019 si terrà a New York la conferenza “Shaping a Sustainable Future Society”, la terza edizione delle conversazioni del Gruppo che offrono spunti di riflessione sui cambiamenti più significativi della società contemporanea.

L’evento di quest’anno esplora il concetto di sostenibilità sociale nel tentativo di dare una definizione esaustiva di questo termine. In una giornata di interventi e discussioni all’insegna del pensiero dialettico e della pluralità di prospettive, i relatori rifletteranno sulla responsabilità delle imprese e delle istituzioni di promuovere un ambiente che incoraggi libertà, uguaglianza e giustizia. In linea con il formato ormai affermato delle conferenze “Shaping a Future”, un contributo rilevante sarà fornito dai partner accademici dell’evento.

La mattinata sarà aperta da un keynote speech del noto architetto Sir David Adjaye OBE, seguito da una tavola rotonda che analizzerà le sfide affrontate quotidianamente dalle aziende sui più urgenti temi globali; la conversazione sarà moderata dal professor Gianni Riotta, giornalista e Vicepresidente Esecutivo del Consiglio per le Relazioni Italia-USA.

Il gruppo di partecipanti alla tavola rotonda, vario per competenze ed esperienze, include Richard Armstrong, direttore della Solomon R. Guggenheim Foundation e del Solomon R. Guggenheim Museum di New York; Amale Andraos, preside della Columbia University Graduate School of Architecture, Planning and Preservation; Mariarosa Cutillo, Chief of Strategic Partnerships dello United Nations Population Fund (UNFPA); Amanda Gorman, poetessa e attivista; Kent Larson, direttore del gruppo di ricerca City Science del MIT Media Lab; Livia Pomodoro, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera, ex magistrato ed ex presidente del Tribunale di Milano. Alla tavola rotonda seguirà il contributo del campione paralimpico Simone Barlaam.

L’evento proseguirà con l’intervento dei due partner accademici, le Schools of Management della Yale University e del Politecnico di Milano, per approfondire il tema della conferenza integrandolo con le loro prospettive. Lo Yale Center for Customer Insights presenterà una ricerca sviluppata in collaborazione con il Gruppo Prada che analizza quanto le tematiche sociali influenzino scelte e comportamenti dei consumatori. Seguirà una discussione, moderata dal professor Gianni Riotta, tra la professoressa Raffaella Cagliano della School of Management del Politecnico di Milano
e la professoressa Kate Crawford, scrittrice, compositrice e produttrice, su come le tecnologie digitali, inclusa l’intelligenza artificiale, stiano ridisegnando la nostra vita quotidiana, e su come la società si trovi a dover anticipare e gestire i rischi di un uso interessato o disonesto delle tecnologie digitali.
Le osservazioni conclusive della giornata saranno affidate a Rula Jebreal, giornalista pluripremiata, scrittrice ed esperta di politica estera.

La conferenza sarà trasmessa in diretta su www.pradagroup.com a partire dalle 9.30 EST / 15.30 CET. Sarà possibile seguire contenuti dell’intera giornata su @Prada con il live tweeting dell’evento e alimentare la discussione con l’hashtag #ShapingASustainableSociety

Il programma della giornata e la panoramica dei relatori sono disponibili sul sito web del Gruppo Prada in una sezione dedicata.

Le conferenze “Shaping a Future”

Dal 2017 il Gruppo Prada organizza ogni anno una conferenza allo scopo di offrire spunti di riflessione sui cambiamenti più significativi in corso nella società contemporanea. Anche nelle due precedenti edizioni Prada ha collaborato con le Schools of Management della Yale University e del Politecnico di Milano.
Nel 2017 la prima conferenza, intitolata “Shaping a Creative Future”, ha esplorato le connessioni tra creatività, sostenibilità e innovazione. La seconda, “Shaping a Sustainable Digital Future”, nel 2018 ha indagato il rapporto tra sostenibilità e innovazione digitale.
Il formato della serie di conferenze si compone di keynote speeches, tavole rotonde e promuove contest studenteschi.

SOM per i SDGs: il premio per le tesi con impatti sui Sustainable Development Goals

 

Claudia Cuttini, Celine De Vincenzi, Giulia Montuori, Anabel Velazque, Rocco Abbattista, Giulia Madoglio, Sonia Saibene: sono i vincitori dell’edizione 2019 del premioSOM per i SDGs”, premiati ieri in occasione dell’evento “School of Management per il Non Profit” che si è tenuto presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale.

Il premio è destinato a Tesi e Project Work finali di Alumni della School of Management con impatto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che rappresentano un contributo per risolvere le sfide sociali del nostro tempo e propongono modelli di sviluppo sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale.

Sono state 27 le candidature ricevute (18 Laureati Magistrali in Ingegneria gestionale e 9 Alumni MBA e altri Master MIP), valutate in base a quattro criteri: impatto sui SDGs, contenuto innovativo, metodologia utilizzata, trasferibilità e replicabilità dei risultati.

Nelle loro tesi di Laurea Magistrale, Claudia Cuttini e Celine De Vincenzi hanno lavorato sul tema della riduzione degli sprechi alimentari lungo la supply chain agri-food, mentre Giulia Montuori sul ruolo dell’esperienza del paziente nelle terapie contro il cancro.

I project work vincitori trattano invece temi come Data Science, di Anabel Velazque (Master in Business Analytics and Big Data) e ambiente, di Rocco Abbattista, Giulia Madoglio, Sonia Saibene (International Part Time MBA).

L’evento aveva anche lo scopo di incontrare le organizzazioni del terzo settore per condividere le esperienze sviluppate e i risultati raggiunti all’interno del programma “School of Management per il Non Profit”, nonché dare avvio a un nuovo ciclo di collaborazione.

Lo sviluppo delle relazioni con le organizzazioni non profit e le imprese sociali occupa un posto centrale nel programma, che è stato lanciato nel 2017 con l’obiettivo di valorizzare e inserire in una strategia coerente le iniziative della Scuola legate alla sostenibilità sociale ed ambientale e all’etica del business.

Il programma rappresenta uno spazio di collaborazione e confronto reciproco con il mondo non profit, facilita il contatto di tali organizzazioni con gli studenti, i docenti e lo staff della Scuola per mettere a disposizione competenze e sviluppare progetti comuni.

In tre anni più di 400 studenti si sono messi alla prova affrontando le sfide di conoscenza e di gestione che sono state poste da organizzazioni non profit ed imprese sociali, conducendo più di 100 progetti tra tesi di Laurea Magistrale e project work, con la guida di 20 professori e ricercatori.

Le organizzazioni sociali sono viste da un numero sempre maggiore di studenti e docenti della Scuola come attori centrali dell’economia e della società, e il terzo settore diventa sempre più spesso ambito applicativo dell’Ingegneria Gestionale, con una crescita anche dell’interesse scientifico.

Le internship per gli studenti e laureati della Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale e del MIP Graduate School of Business sono un altro modo di scambiare conoscenza.

Oltre alla didattica, progetti di ricerca sono stati condotti con diverse organizzazioni, ma si mira a rafforzare le opportunità per attività congiunte di dimostrazione, capacity building e ricerca. Infine, la Scuola assiste le organizzazioni non profit e le imprese sociali nell’affrontare le loro necessità di formazione.

 

Saper imparare: la più grande sfida per i leader di domani

Soft Skill: perché sono importanti

 

In un contesto sempre più incerto e in rapida evoluzione, diventa sempre più importante, per un manager, la capacità di imparare, apprendere, confrontarsi con nuove situazioni. Ecco perché le soft skill sono destinate e superare le hard skill

 

I manager del futuro non potranno prescindere dalle soft skill. È quanto si evince leggendo il Future of Jobs Report 2018, il corposo libro bianco pubblicato dal World Economic Forum che fa il punto sui trend globali in atto nel mondo del lavoro. Stando alle previsioni, entro il 2022 il mercato prediligerà una forza lavoro capace di pensare criticamente, di innovare, di creare, di apprendere. Discorso valido per tutti, ma ancora più importante per chi si prepara ad assumere un ruolo di leadership.

Un contesto in rapido mutamento

L’affinamento delle intelligenze artificiali, del machine learning, l’esplosione dei big data, sposteranno l’equilibrio uomo-macchina. E il futuro politico ed economico del nostro pianeta sarà sempre più difficilmente prevedibile. Non è un caso che, negli ultimi tempi, sia tornato in voga un acronimo coniato nel 1987, VUCA, che nei suoi termini descrive alla perfezione tanto il mondo attuale quanto quello a venire: Volatility (instabilità), Uncertainty (incertezza), Complexity (complessità) e Ambiguity (ambiguità). È a causa di questi fattori che le hard skill non bastano più.

Parola d’ordine: reskilling

Non sorprende affatto, dunque, che il Future of Jobs Report parli di reskilling imperative: là dove le competenze hard non bastano più, la parola d’ordine diventa riqualificarsi. Ma, per farlo, è importante essere dotati degli strumenti adatti. È così che skill come il pensiero analitico, le strategie di apprendimento, la creatività, l’originalità, lo spirito di iniziativa scalzeranno dalla classifica sia le hard skill vere e proprie, sia quelle soft che finora avevano spadroneggiato (basti l’esempio del “classico” problem solving): imparare e saper imparare è di gran lunga la capacità più importante, soprattutto se pensiamo a un leader che, volente o nolente, sarà costretto a confrontarsi quotidianamente con contesti VUCA a tutti gli effetti. I leader di domani, come d’altra parte afferma anche la nota rivista statunitense Forbes, “dovranno essere agili e capaci di abbracciare e celebrare il cambiamento (…) non vedranno il cambiamento come un fardello, ma come un’opportunità di crescita e innovazione”. Sfida senz’altro complessa, ma ineludibile: secondo il World Economic Forum, il processo di reskilling coinvolgerà almeno il 54% dei manager.

Guidare le persone, orientarsi nel mondo

Tutto questo senza dimenticare che le qualità del leader riguardano e continueranno a riguardare anche quelle capacità che sono strettamente attinenti al ruolo, come la visione strategica, la capacità di comunicare gli obiettivi al proprio team e di motivarlo, per fare alcuni esempi. Anche su questo versante, i vecchi modelli di leadership presto non funzioneranno più, perché cambierà la composizione della forza lavoro: i Millennial hanno altre aspettative rispetto ai propri nonni e genitori, e tendono a essere molto meno “fedeli”, se percepiscono un’assenza di stimoli e gratificazioni. Il leader del futuro dovrà tenere conto anche di questo, oltre a dover essere in grado di navigare il mondo che lo circonda, capirne i cambiamenti, anche repentini, sapere quali sono le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Obiettivi a cui può mirare solo se è in possesso delle soft skill adatte. Il report del World Economic Forum spiega con chiarezza che “un deficit nelle skill (…) può significativamente ostacolare l’adozione di nuove tecnologie e, quindi, la crescita dell’azienda”.

Financial Times Masters in Management 2019 Ranking

La School of Management del Politecnico di Milano è tra le prime 5 Scuole tecniche al mondo per il Master of Science in Management Engineering

 

La School of Management del Politecnico di Milano si conferma tra le migliori business school al mondo, addirittura tra le prime 5 che appartengono a Università “tecniche”, con uno specifico focus su ingegneria e tecnologia, grazie al Master of Science in Management Engineering.

A dirlo è il Financial Times, che nel Masters in Management 2019 Ranking appena pubblicato posiziona lo storico programma della Scuola milanese tra i primi 94 in assoluto e tra i primi 5 erogati da business school collegate ad Atenei di stampo tecnico, come appunto il Politecnico di Milano. Non solo, il Master of Science in Management Engineering è anche tra i primi 5 al mondo in Ingegneria gestionale, quindi tra i programmi con le stesse caratteristiche di struttura e contenuti.

Tra gli aspetti presi in esame per la valutazione, hanno ottenuto ottimi punteggi l’avanzamento di carriera, sia in Italia che all’estero, lo stipendio a cui questo percorso dà accesso, la possibilità di svolgere internship in aziende di rilievo durante il percorso di studi. E ancora, l’ottimo rapporto qualità-prezzo, la faculty altamente internazionale nonché la possibilità di svolgere esperienze formative all’estero.

Sono pochissimi al mondo i Master in Ingegneria gestionale paragonabili al nostro percorso – conferma Stefano Ronchi, Presidente del corso di laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano -. La nostra particolarità infatti consiste nell’affiancare ai corsi di management, economia e finanza l’apprendimento di competenze ingegneristiche e tecniche, indispensabili per capire e governare la trasformazione digitale che sempre di più permeerà lo sviluppo delle imprese. Questo ci permette di formare persone con una forte preparazione sul management e al tempo stesso un’attitudine analitica ed ingegneristica all’identificazione e alla risoluzione dei problemi”.

La School of Management del Politecnico di Milano è composta dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale e dal MIP, la Business School dell’Ateneo milanese.

Quello di FT è come sempre un riconoscimento importante, sia per gli studenti del Master che per gli Alumni già diplomati – commentano Alessandro Perego e Andrea Sianesi, rispettivamente Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Dean del MIP -. Da anni abbiamo puntato sull’internazionalizzazione dei corsi e sulle competenze legate alla trasformazione digitale: il giudizio del Financial Times ci conferma che siamo sulla strada giusta, perché ci inserisce tra le migliori scuole di management del mondo con una forte impronta tecnica e ingegneristica”.

Sino-Italian Symposium on Higher Education and University Applied Sciences

Hefei University (Anhui Province), con la quale siamo in contatto da anni, ha scelto il MIP come partner per realizzare il primo “Sino-Italian Symposium on Higher Education and University Applied Sciences”, nel merito di una serie di iniziative legate al più ampio quadro New Silk Road tra Italia e Cina.
L’evento è promosso da China Educational Association of International Exchange (CEAIE http://en.ceaie.edu.cn/pages?columnid=3), ente no profit che sviluppa e gestisce le politiche di scambio internazionale per tutta la Cina nell’ambito dell’educazione.

Chairman: Prof Giuliano Noci , Vice Rector for China
L’evento si articolerà in due momenti di confronto, dove lato Polimi saranno coinvolti i seguenti rappresentanti:

1) KEY NOTE SPEECHES
1° Intervento: “Higher Education and Application-oriented Higher Education in Italy”– Giancarlo Vecchi, Professore del Politecnico di Milano School of Management, Department of Institution and Public Administration,  che si occupa di higher education policy making
2° Intervento: “Applied research and University-Industry-Cooperation in Italy”– Prof. Marco Bocciolone, Director of the Department of Mechanical Engineering (DMEC) che porterà il caso del suo Dipartimento per parlare più in generale del rapporto ricerca-industria.

2) AFTERNOON DISCUSSIONS (CHINA + ITALY)
Topic 1: Internal Administration (Students, Teaching Staffs, Balance between Teaching and Research etc.) – Prof. Antonio Capone, Dean of the School of Industrial and Information Engineering.
Topic 2: External Cooperation (with Industries, Serving Local Development, International exchanges etc.) – Prof. Stefano Ronchi, Rector’s Delegate for International Affairs.

L’evento sarà chiuso al pubblico.

Multicanalità oggi: Spazio integrato, customer journey differenziati

Nel 2019 otto italiani su dieci sono consumatori multicanale (43,9 mln).  Il 53% usa servizi di eCommerce (27,8 milioni)

Nell’ultimo anno il digitale ha avuto un ruolo nel percorso di acquisto dell’83% della popolazione italiana sopra i 14 anni. Fra i consumatori multicanale circa un terzo è rappresentato da InfoShopper, gli utenti che usano la rete solo per informarsi (16,1 milioni, il 37%), mentre quasi due terzi sono eShopper, coloro che la impiegano anche per comprare (27,8 milioni, il 63%). I Cherry Picker, i nuovi arrivati nel mercato eCommerce, sono il gruppo eShopper più numeroso (8,1 milioni).

 

I punti di contatto digitali sono utilizzati con sempre maggiore frequenza e disinvoltura dagli italiani per informarsi e acquistare prodotti e servizi e rappresentano ormai uno strumento fondamentale anche per quelle fasce di popolazione abituate a utilizzare i canali (fisici) tradizionali. Si diffondono inoltre nuove modalità di fruizione integrata dei canali fisici e digitali ed emergono percorsi di acquisto differenziati in base a prodotti ricercati, abitudini e esigenze di acquisto specifiche. Nel 2019, sono 43,9 milioni gli individui multicanale, gli utenti che usufruiscono di servizi di eCommerce o per i quali il digitale ha un ruolo nel proprio percorso di acquisto, pari all’83% della popolazione italiana sopra i 14 anni.

Fra i consumatori multicanale, quasi due terzi, 27,8 milioni di individui, sono eShopper (63%), le persone che utilizzano la rete in tutte le fasi del processo di acquisto, che rappresentano il 53% della popolazione, mentre gli InfoShopper, coloro che utilizzano il web soltanto per informarsi o nella fase successiva alla vendita ma non per concludere l’acquisto, sono 16,1 milioni, pari al 37% degli Internet User e al 30% della popolazione italiana. Entrambi i gruppi navigano abitualmente nel web per cercare informazioni (61% degli InfoShopper vs 88% degli eShopper), confrontare prezzi (60% vs 90%), scegliere i punti vendita (41% vs 65%), condividere commenti positivi (27% vs 46%) o negativi (29% vs 46%). Ma gli InfoShopper sono molto più cauti quando si tratta di acquistare prodotti che richiedono un pagamento anticipato (78% vs 47% degli eShopper), che non si possono vedere o toccare (80% vs 39%) o senza avere un contatto diretto con il venditore (71% vs 35%).

Fra gli eShopper, il segmento più numeroso è quello dei Cherry Picker (8,1 milioni, il 29% degli eShopper), gli utenti che si affacciano per la prima volta al mondo degli acquisti online. Seguono gli Everywhere Shopper, i consumatori più evoluti che si muovono liberamente da un canale all’altro nella loro relazione con i brand (6,9 milioni, il 25% degli eShopper). Sono 6,4 milioni (il 23% degli eShopper) i Money Saver, gli utenti che usano la rete solo per soddisfare la loro esigenza di risparmio; e, infine, 6,4 milioni (il 23% degli eShopper) sono i Pragmatic, le persone che si avvicinano all’eCommerce principalmente per risparmiare tempo e denaro e per accedere a un processo di acquisto più efficiente.

Questi alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Multicanalità, promosso da School of Management del Politecnico di Milano e Nielsen, presentata questa mattina al Campus Bovisa del Politecnico di Milano durante il convegno “Multicanalità oggi: Spazio integrato, customer journey differenziati”.

Ci troviamo di fronte a consumatori che vivono la multicanalità come uno spazio integrato (offline e online) di interazione con la marca. Gli individui ormai seguono percorsi di acquisto differenziati in relazione a attitudini e prodotti di interesse e, nel contempo, cambiano comportamento in virtù del contesto in cui si svolge il percorso di acquisto – afferma Giuliano Noci, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Multicanalità -. Dai risultati della ricerca emerge inoltre che anche per gli utenti più affezionati al negozio fisico i canali digitali sono diventati un punto di contatto fondamentale e che l’interazione con i brand avviene ovunque, a qualunque ora della giornata e da qualsiasi dispositivo. Per approfittare di queste evoluzioni, le imprese devono affrontare la sfida della multicanalità da un punto di vista strategico attraverso una progettazione integrata (tra spazio fisico e ambiente digitale) dell’architettura di interazione con il mercato e rinnovare funzione e ruolo dei punti (fisici) di vendita integrandoli con i canali digitali per consentire esperienze di acquisto ibride e prive di salti esperienziali”.

Gli eShopper

L’Osservatorio Multicanalità ha individuato quattro segmenti all’interno del gruppo dei consumatori eShopper, basandosi sulla propensione all’utilizzo dei canali digitali durante la fase di acquisto e l’abitudine a usare Internet per condividere opinioni. Il gruppo più numeroso nel 2019 è quello dei Cherry Picker, gli individui più conservatori, che si informano prevalentemente attraverso le fonti di informazione tradizionali e la tv generalista e apprezzano la relazione diretta col venditore e la possibilità di vedere il prodotto prima di acquistarlo. Il 50% dei Cherry Picker è uomo, il 26% è Millennial, il 40% fa parte della Generazione X, mentre il 34% appartiene ai Baby Boomer.

All’estremo opposto, si collocano gli Everywhere Shopper, il gruppo più evoluto, in grado di utilizzare i punti di contatto online in qualsiasi luogo e momento della giornata e muovendosi liberamente da un canale all’altro durante tutte le fasi del processo di acquisto. Hanno una grande dimestichezza con le ultime tecnologie e usano la rete come canale principale per informarsi, confrontare i prezzi e acquistare prodotti e servizi, ascoltano la radio e guardano meno la tv rispetto agli altri eShopper. IL 52% degli Everywhere Shopper è di genere maschile, il 37% è un Millennial, il 16% è un Baby Boomer e il 47% appartiene alla Generazione X.

I Money Saver sono gli utenti che si avvicinano ai servizi di eCommerce spinti dalla possibilità di risparmiare. Sono compratori attirati dalle piattaforme efficienti, anche se dimostrano una maggiore attenzione, rispetto al passato, alla esperienza di acquisto. Il loro mezzo di informazione preferito è la televisione generalista, leggono molte riviste, mentre utilizzano meno tutto ciò che è legato al mondo digital, ai quotidiani e alla radio. All’interno di questo gruppo, il 50% degli individui è uomo, il 29% appartiene ai Millennial, il 39% fa parte della Generazione X e il 32% è Baby Boomer.

Il gruppo dei Pragmatic è composto da utenti amanti dell’innovazione e della tecnologia, che usano il web per risparmiare tempo e aumentare l’efficienza del processo di acquisto. Acquistano online quando ciò permette di risparmiare tempo, trovare prezzi più bassi ed accedere al servizio in orari non garantiti dai canali tradizionali. Questi consumatori considerano le piattaforme eCommerce il canale privilegiato per gli acquisti, a patto che sia garantito un processo d’acquisto veloce. I loro negozi online preferiti sono quelli generalisti, caratterizzati da una forte usabilità ed efficienza. Il 26% è Millennial, il 46% fa parte della Generazione X e il 28% è Baby Boomer, mentre il 56% degli individui è di sesso maschile.

Il percorso d’acquisto degli eShopper 

Il percorso di acquisto assume forme diverse in base alle diverse categorie di utenti. Nella fase di pre-acquisto la raccolta delle informazioni e la comparazione dei prezzi avviene frequentemente online per gli Everywhere Shopper (94% e 91%), i Money Saver (90% e 73%) e i Pragmatic (91% e 81%) I Cherry Picker, invece, utilizzano in modo più limitato internet nella fase di pre-acquisto (il 5% lo usa spesso per raccolta informazioni e il 2% per lo usa spesso per comparare prezzi).

Il 93% degli Everywhere Shopper usa spesso internet per comprare prodotti o servizi, contro il 60% dei Pragmatic il 15% dei Cherry Picker e il 4% dei Money Saver. Per quanto riguarda i dispositivi utilizzati, gli Everywhere Shopper utilizzano indistintamente Pc e smartphone per fare acquisti online (74% dei casi), mentre il Pc rimane lo strumento principalmente utilizzato dagli altri segmenti (71% per i Money Saver, 67% per i Cherry Picker e 76% per i Pragmatic). Lo smartphone viene usato per acquistare online dal 49% dei Money Saver, dal 47% dei Cherry Picker e dal 52% dei Pragmatic. Nella maggior parte dei casi l’acquisto da smartphone viene effettuato in casa, in ufficio, a scuola o all’università: nel 93% delle occasioni per gli Everywhere Shopper, 95% per i Money Saver, 89% per i Cherry Picker e 95% per i Pragmatic. Soltanto gli Everywhere Shopper e i Pragmatic presentano buone percentuali di acquisto in mobilità (rispettivamente 30% e 21%). Il Tablet è tuttora utilizzato in modo meno intensivo per l’acquisto online anche a causa della sua più limitata diffusione presso la popolazione. Infatti, nell’ultimo anno lo ha impiegato solo il 20% degli Everywhere Shopper. Anche per il Tablet il contesto di utilizzo privilegiato per l’acquisto online è principalmente quello di casa, ufficio, scuola e università: tra coloro che lo utilizzano per l’acquisto ciò avviene per il 91% degli Everywhere Shopper, il 95% dei Money Saver, il 91% dei Cherry Picker e il 98% dei Pragmatic.

Lo showrooming, ossia l’acquisto online dopo aver visto il prodotto in negozio, è una pratica comune fra gli Everywhere Shopper (78% dichiara di aver messo in pratica questo comportamento), molto meno fra Money Saver (54%), Cherry Picker (39%) e Pragmatic (55%). Il processo inverso, invece, cioè la raccolta di informazioni online seguita dall’acquisto in negozio (infocommerce) viene portato a termine dal 43% degli Everywhere Shopper, dal 61% dei Money Saver, dal 38% dei Pragmatic e dal 52% dei Cherry Picker. Tutti i segmenti preferiscono la consegna a casa rispetto al ritiro presso un punto fisico, sebbene vi siano percentuali significative di Everywhere Shopper e Money Saver che dichiarano di apprezzare questa ultima modalità (43% e 42% rispettivamente). Infine, solo gli Everywhere Shopper dichiarano di utilizzare frequentemente la rete nella fase successiva all’acquisto: il 49% per recensire i prodotti comprati e ricevere supporto post vendita. Soltanto l’11% dei Money Saver fornisce commenti online sui prodotti acquistati e ancora meno i Cherry Picker e i Pragmatic, rispettivamente 4% e 3%. Da questi segmenti il web non è percepito come uno strumento positivo a supporto nemmeno per l’assistenza post vendita (1% Money Saver, 3% Cherry Picker e 10% Pragmatic).

Il percorso di acquisto multicanale nei vari settori

La ricerca 2019 ha indagato anche come ciascun gruppo di Internet User affronta le diverse fasi del processo di acquisto nei settori largo consumo, farmaci, beauty, abbigliamento, assicurazioni, elettronica e viaggi. Nei settori elettronica e viaggi la maggior parte della popolazione si informa prevalentemente online, rispettivamente nel 65% e nel 74% dei casi, mentre nelle altre categorie merceologiche è più frequente affidarsi ai canali tradizionali. Il 90% degli Everywhere Shopper cerca online informazioni sui viaggi, l’89% su elettronica e informatica, il 65% sulle assicurazioni, il 59% sull’abbigliamento e il 58% su prodotti di bellezza. Le percentuali scendono sotto la metà del campione per il largo consumo (46%) e i farmaci (47%).

Gli acquirenti italiani comprano utilizzando un mix di canali tradizionali e digitali, dimostrando di aver raggiunto una profonda maturità in termini di approccio multicanale. Vi sono infatti ampi segmenti di acquirenti che comprano sia offline che online prodotti di elettronica/informatica (50% dei casi), abbigliamento (38%), beauty e viaggi (28%), farmaci/integratori (21%), largo Consumo (19%) e, infine, assicurazioni (17%). Il 47% compra esclusivamente online nel settore viaggi, il 23% nelle assicurazioni, il 13% nell’elettronica. Anche in questo caso sono gli Everywhere Shopper il gruppo di utenti più evoluto, che acquista o esclusivamente online o integrando il canale fisico al web: il 91% nell’elettronica, il 93% nei viaggi, il 77% nell’abbigliamento, il 57% nelle assicurazioni, il 63% nel beauty, il 46% nel settore farmaci e il 44% nel largo consumo.

Cresce in misura rilevante la diffusione della pratica di utilizzo dei canali in modo sinergico ed ibrido con un mix di punti di contatto offline e online tra fasi diverse del processo d’acquisto. Mettono in pratica questa tipologia di customer journey ibridi oltre 10 milioni di acquirenti di prodotti di largo consumo, quasi 11 milioni per i farmaci/integratori, circa 13 milioni per il beauty, oltre 17 milioni per l’abbigliamento e oltre 20 milioni per elettronica/informatica. Inoltre i touchpoint digitali sono diventati un punto di contatto fondamentale, anche per coloro che continuano ad esprimere un forte bisogno di tangibilità e fisicità all’interno del proprio processo di acquisto. Dimostrano questo comportamento circa 12 milioni di acquirenti di viaggi e quasi 7 milioni di acquirenti di prodotti assicurativi.

La fruizione di Tv, Radio e canali digitali

L’Osservatorio Multicanalità ha indagato il comportamento dei consumatori italiani anche dal punto di vista della fruizione dei media, attraverso elaborazioni e stime realizzate da Nielsen a partire dai panel alla base delle misurazioni Auditel e Audiweb. L’indagine 2019 conferma la tendenza del pubblico italiano ad alternare canali tradizionali (soprattutto tv e radio, meno i quotidiani e i magazine) e digitali (Pc e smartphone), con la televisione che mantiene il ruolo dominante già evidenziato dalle precedenti edizioni. Il mezzo televisivo, infatti, raggiunge quotidianamente l’81,5% degli Internet User (contro il 62,7% della radio, il 32,4% dei quotidiani e il 29,7% dei periodici), il 78,4% degli Everywhere Shopper e anche il 58% dei No + Light Viewer, il segmento che non guarda la televisione o lo fa solo saltuariamente.

Anche analizzando il tempo medio speso quotidianamente su ogni mezzo, la televisione si colloca in vetta alle preferenze degli individui con 315 minuti per gli Internet User, 340 per gli InfoShopper, 282 per gli Everywhere Shopper, 327 per i Money Saver, 324 per i Cherry Picker, 307 per i Pragmatic e 121 per i No + Light Tv Viewer. Segue la radio, molto rilevante sia per gli Internet User (230 minuti) sia per InfoShopper (217 minuti) e per i No + Light Tv Viewer (222 minuti). Fra gli eShopper, gli utenti più affezionati al mezzo radiofonico sono i Pragmatic, con 238 minuti, e gli Everywhere Shopper, con 237 minuti, seguiti dai Money Saver, con 228 minuti, e dai Cherry Picker, con 225. A seguire gli strumenti digitali, che raggiungono nel giorno medio il 76,3% degli Internet User (26,4% Pc, 67% Mobile) e degli Everywhere Shopper (27,8% Pc e 69% Mobile) e il 60,7% degli InfoShopper (19,3% Pc e 53,7% Mobile). Il tempo medio giornaliero speso su questi mezzi è minore di quello dedicato a radio e tv: in media 195 minuti al giorno per gli Internet User (191 minuti da Mobile, 76 minuti da Pc), con Everywhere Shopper come utenti più attivi (197 da Mobile, 82 minuti da Pc).

Meet @MIP

 

Per raggiungere il proprio obiettivo professionale non basta conoscere il mercato del lavoro.
È infatti importante avere un quadro chiaro delle peculiarità dei settori che interessano maggiormente e che, in generale, sono più in linea con le proprie ambizioni.
Un altro aspetto da non sottovalutare è poi la capacità di sfruttare appieno ogni situazione, trasformando anche quelle più banali in un’occasione per allargare il proprio network, iniziando a includervi anche gli head hunter.

Due obiettivi non sempre facili da raggiungere. Ecco perché al MIP, grazie al Career Development Program, i candidati MBA vengono aiutati, attraverso eventi, workshop e iniziative, ad affinare gli strumenti necessari per sviluppare al meglio le proprie competenze di career management.

Proprio come è accaduto in occasione del Meet @MIP, un evento volto a favorire il networking sia con i colleghi degli altri corsi MBA che con head hunter e consulenti di società di Executive Search di primaria importanza. Tra le società che hanno partecipato, infatti, c’erano Spencer Stuart, Korn Ferry, Key2People, Kilpatrick, Mercuri Urval, Badenock + Clark, Intermedia Selection ed Aegis Human Consulting Group.