CINet (Continuous Innovation Network Conference) – Call for papers

La School of Management ospiterà la 21a edizione del CINet – Continuous Innovation Network Conference dal 20 al 22 settembre 2020.

Il Continuous Innovation Network è una rete globale nata per unire ricercatori e manager che lavorano nel mondo dell’innovazione continua e le aree di ricerca attigue.

Il tema dell’edizione 2020 sarà “Practicing Continuous Innovation in Digital Ecosystems” e darà rilevanza ai macro trend su digitalizzazione, ecosistemi e piattaforme, sebbene tutti i contributi nell’area dell’innovazione sono i benvenuti.

La conferenza prevede una sessione plenaria con il coinvolgimento di un panel di accademici di rilevanza internazionale, e una sessione plenaria con practitioner nazionali ed internazionali. Il programma prevede anche PhD Workshop (18 e 19 settembre) e il CIYA Workshop per i giovani ricercatori (20 settembre).

Le date rilevanti della conferenza sono:

  • 24 Aprile, 2020 – Deadline abstracts submission
  • 1 Maggio, 2020 – Notification of acceptance o
  • 1 Luglio, 2020 – Submission full paper
  • 15 Agosto, 2020 – PhD Workshop Application
  • 15 Agosto, 2020, Deadline registration
  • 20-22 Settembre, 2020 – Conferenza

Per ulteriori informazioni, vi invitiamo a visitare il sito della conferenza.

enGIneering For sporT for all

Perché lo sport NON crei più esclusione sociale

Lo sport per un bambino con disabilità motoria è causa di esclusione sociale e disagio. Ciò è contrario al sentito come comune che lo sport sia e debba essere momento di inclusione sociale. È pertanto necessario far sì che lo sport non crei più esclusione sociale per i bambini con disabilità motoria. È questo l’ambizioso obiettivo del progetto di ricerca multidisciplinare “enGIneering For sporT for all” (GIFT), risultato tra i vincitori del bando Polisocial Award – Edizione 2019, la competizione annuale promossa dal programma di responsabilità sociale del Politecnico di Milano che quest’anno aveva lo sport come tema chiave per la sua forte valenza sociale.

 

GIFT si concentrerà sui bambini emiplegici frequentanti la scuola primaria. Se il punto di partenza è questo, l’ambizione è quella, nel tempo e con altri finanziamenti, di coprire la maggior parte delle disabilità motorie e cognitive perché davvero lo sport sia per tutti.

 

Il progetto insisterà due ambiti di ricerca. Una ricerca tecnologica che svilupperà ortesi innovative che, correggendo il deficit funzionale dei bambini emiplegici, consentiranno loro di avvicinarsi alla pratica sportiva. Una ricerca sociale che coinvolgerà le famiglie, gli insegnanti della scuola primaria e le associazioni sportive affinché davvero questi bambini possano fare attività sportiva, riducendo la distanza che oggi esiste tra chi chiamiamo normodotato e disabile.

 

Il progetto di ricerca – della durata di 18 mesi e coordinato dalla Prof.ssa Manuela Galli del Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria – è stato sviluppato dal Laboratorio Interdipartimentale E4Sport del Politecnico di Milano – alla cui costituzione ha contribuito il Dipartimento di Ingegneria Gestionale – e vedrà il coinvolgimento di prestigiosi partner quali l’Associazione La Nostra Famiglia – IRCCS “Eugenio Medea”, l’Università Cattolica di Milano, ITOP, BTS, Math&Sport, Edumoto, Yuki Onlus e diverse associazioni sportive.

 

Il Dipartimento di Ingegneria Gestionale sarà impegnato in prima linea nella valutazione dell’impatto sociale ed economico generato dal progetto GIFT, sviluppando una metodologia specifica che consenta di misurare il “valore” generato dallo sport e dall’attività sportiva, con l’ambizione che tale metodologia sia applicabile all’ecosistema sport nel suo complesso, così come ai diversi attori – es. associazioni sportive, società dilettantistiche, grandi club e Leghe.

 

Comprendere come lo sport e l’attività sportiva generino valore per la società e per il sistemo economico-produttivo è oggi una priorità per promuovere un cambio di prospettiva, riconoscendo che lo sport e l’attività sportiva non sono soltanto “divertimento”, ma sono un investimento importante – e da tutelare – per il benessere della società e la sua competitività” spiega Emanuele Lettieri, Professore Ordinario di Accounting, Finance & Control e project manager del progetto GIFT “non a caso, Istituzioni importanti come la UEFA, la FIGC e il CONI hanno attivato progettualità in questa direzione, riconoscendo nella misura del valore creato, una informazione cruciale per sviluppare nuove politiche e iniziative. E il Dipartimento di Ingegneria Gestionale è pronto a dare il suo contributo insieme al Laboratorio Interdipartimentale E4Sport”.  

«Matematica e soft skills: così sono diventata risk manager»

 

Camilla Manca racconta la sua esperienza di alunna del Master in Financial Risk Management (Mifrim) del MIP, che l’ha portata prima alla Banca centrale europea e oggi in Ubs

«Chiunque abbia studiato sa rispondere alle domande poste in un colloquio. La differenza sta nel modo in cui si risponde». Camilla Manca non ha dubbi, quando le si chiede qual è la caratteristica chiave del Master in Financial Risk Management (Mifrim) del MIP, che ha frequentato tra il 2017 e il 2018 e l’ha portata, nel giro di appena un paio d’anni, a lavorare come risk manager prima per la Banca centrale europea (Bce) e poi per Ubs, una delle principali società finanziarie svizzere: «Il Mifrim, rispetto agli altri master, dal mio punto di vista è differente, ha una marcia in più. Non solo offre, ovviamente, le conoscenze necessarie per affrontare al meglio questo ruolo, ma insegna ad affrontare un colloquio di lavoro, a preparare un curriculum efficace, a dare risalto alle proprie capacità, a creare un network lavorativo. Ed è questo che mi ha permesso, una volta diplomata, di affermarmi in un ambito in cui la concorrenza è altissima

Dalla matematica al risk management

 

Oggi Camilla è risk modeling e analytics specialist per Ubs: «Mi occupo di stress model: creo modelli per stimare le perdite delle banche sui mercati durante le crisi. Credo che la mia formazione ibrida sia stata di grande aiuto. Alla matematica, infatti, ho associato la capacità di analizzare i dati, di saperli leggere e di capire così quali siano i modelli più validi. Questo è il motivo per cui sono stata selezionata in Bce. E quando ho deciso di cercare lavoro a Zurigo, l’ho trovato nel giro di appena tre mesi. Grazie agli strumenti e all’esperienza fornitimi dal master».

Ma perché Camilla Manca ha deciso di iscriversi al Mifrim? Quando ha maturato la decisione, conosceva già molto bene il Politecnico di Milano: «Lì avevo appena conseguito la laurea triennale in Ingegneria matematica. Dopo tanta teoria, però, sentivo il bisogno di dare una svolta più pratica alla mia formazione. La matematica mi dava un ventaglio di possibilità piuttosto ampio. Poiché ero interessata all’ambito finanziario, ho cominciato a informarmi e a fare selezione tra i diversi corsi offerti dalle università di tutta Italia. Ho scelto il Mifrim perché garantiva sei mesi di stage al termine delle lezioni: una proposta allettante, perché finalmente avrei potuto mettere in pratica gli insegnamenti acquisiti fino a quel momento. La fama e la notorietà del Politecnico hanno fatto il resto».

Dalla classe all’azienda: mettere alla prova le soft skills

 

All’inizio, però, Camilla non sapeva bene cosa aspettarsi dal master: «Ero rimasta ancorata al modello della triennale: studi, esami da preparare, il pensiero del voto. La centralità di elementi più qualitativi che quantitativi, comunque presenti, mi aveva spiazzato. Ma nel momento in cui ho capito che la differenza nel mondo del lavoro la fa altro, e cioè quelle che possiamo definire come soft skills, ho cominciato davvero a vivere il master nella sua pienezza, per tutto quello che poteva darmi, fidandomi dei professionisti. Il consiglio ai futuri alunni è proprio questo: fidatevi dei professori, perché sanno che cosa serve nel mondo del lavoro».

Anche in questo caso, quindi, le soft skills sono un tema centrale: «La relazione con i compagni di classe è stata fondamentale. Ci si confronta con persone motivate, desiderose di emergere ed affermarsi, determinate a diventare i professionisti del futuro. Bisogna imparare a confrontarsi con loro, anche perché molti esami prevedono dei lavori di gruppo. Se non si sa far fruttare al meglio la collaborazione con gli altri, non si arriva in fondo. E le dinamiche sono le stesse del contesto lavorativo: se tutti vogliono emergere, bisogna imparare anche a trovare e crearsi il proprio spazio. È un’ottima palestra, anche da questo punto di vista».

Un’affermazione che Camilla esprime con cognizione di causa: «Lavoro in un team allargato che sarà composto, forse, da 10 mila persone. Se si vuole convincere un superiore della validità del proprio modello, bisogna saperlo presentare, entrare in empatia, farsi capire. Tutte cose imparate al Mifrim».

FLEXA è tra i progetti più innovativi al mondo

La piattaforma di personalised e continuous learning del MIP è stata riconosciuta da Amba, autorità mondiale in tema di definizione degli standard di eccellenza degli MBA, come uno dei migliori esempi di innovazione al mondo

 

FLEXA è tra i sei progetti più innovativi al mondo promossi da una Business School. Il riconoscimento è arrivato il 7 febbraio a Londra, nel corso dell’annuale serata di gala organizzata da Amba (Association of Mba’s), l’associazione che detta gli standard di eccellenza in tutto il mondo per i master in business administration. Il progetto FLEXA, la piattaforma di personalised e continuous learning creata dal MIP Politecnico di Milano in collaborazione con Microsoft, è stato ritenuto tra i migliori esempi di innovazione nell’ambito della formazione manageriale, nonché come un progetto audace, creativo e in grado di cambiare in maniera radicale le modalità di insegnamento e apprendimento.

 

Imprenditorialità, digitalizzazione, innovazione

Una vera e propria scommessa vinta dal MIP, come ha confermato il Dean Federico Frattini: «Il MIP ha investito molto in questo progetto adottando un approccio imprenditoriale, che caratterizza ormai da anni il nostro operato ed è fondamentale per consentire alla nostra scuola di essere estremamente competitiva in uno scenario globale in cui le business school di tutto il mondo cercano di attrarre i migliori talenti. Un approccio, questo, in cui gioca un ruolo chiave la digitalizzazione: il MIP è sempre più digital ed ha una piena consapevolezza dell’importanza che le nuove tecnologie rivestono nell’ambito della formazione. L’innovazione delle modalità di erogazione dei contenuti è una nostra caratteristica distintiva. Proprio per questo FLEXA riveste un ruolo cruciale, perché dimostra la capacità del MIP di rispondere agli stimoli ed alle sfide che derivano dai trend tecnologici e di mercato in atto, anche quando sono complessi come l’intelligenza artificiale, perché potenzialmente in grado di portare grandi risultati e migliorare l’esperienza dei nostri studenti».

 

Il lifelong learning come bussola

FLEXA risponde alla necessità ineludibile di rimanere costantemente aggiornati, in un processo di formazione continua incarnato dal concetto di lifelong learning: i professionisti di oggi, e ancora più quelli di domani, avranno bisogno di rinforzare ed espandere in continuazione le proprie conoscenze. La sfida è tutt’altro che semplice: il mondo attuale è caratterizzato da un eccesso informativo e da una ricchezza di proposte che spesso possono disorientare. È qui che FLEXA cerca di fare la differenza: grazie all’intelligenza artificiale, è in grado di riconoscere i bisogni formativi del singolo utente, proponendogli di volta in volta i contenuti più adatti alle sue esigenze. Non solo; è la piattaforma stessa ad apprendere dagli utenti, dando vita così a un circolo virtuoso che accresce in continuazione la qualità del servizio erogato. I contenuti, ovviamente, non sono da meno: articoli, video, corsi, test che mettono alla prova lo studente. Tutto tenendo conto dei suoi obiettivi e della risorsa più preziosa e limitata: il tempo.

 

Una piattaforma flessibile con obiettivi flessibili

Non è esagerato, dunque, vedere la piattaforma come un vero e proprio digital mentor, capace di delineare un piano di studi ed un percorso di aggiornamento professionale che vada a colmare i gap dello studente. La formazione, inoltre, non si limita alle hard skills, ma riguarda anche quelle soft, la cui centralità è ormai chiara a tutti. È un servizio che, come suggerisce il nome, è stato pensato per essere estremamente flessibile. E non solo per le modalità con cui trasmette conoscenza, ma anche per le opportunità che offre: è, ad esempio, anche un servizio di networking per tutti gli effetti, poiché permette di connettersi agli altri utenti, rafforzando così non solo i legami nati durante i corsi, ma anche creandone di nuovi, che portano con sé nuove potenziali opportunità di crescita e di carriera.

Al MIP si formeranno i nuovi manager del mercato del lusso

In partenza il Global Excutive Master of Luxury Management in collaborazione con la University of Wollongong Dubai

 

Il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business formerà le nuove figure manageriali nel mercato dei beni e dei servizi di lusso. Con un doppio  titolo (in Italia e negli Emirati Arabi Uniti),  infatti, partirà, il Global Executive Master of Luxury Management, della durata di  14 mesi, che offre la possibilità di poter acquisire le skills distintive nella gestione di marchi di lusso, attraverso una visione internazionale. I candidati potranno trascorrere, pertanto, periodi di studio sia a Milano che a Parigi, Ginevra e Dubai, le capitali dello shopping di lusso più iconiche al mondo.

Il programma nasce in collaborazione con la University of Wollongong Dubai dove i candidati, al conseguimento dei requisiti e alla consegna del progetto finale, riceveranno un doppio diploma.

Il corso sarà erogato in lingua inglese ed è rivolto a professionisti con esperienza nel settore,  interessati a intraprendere un percorso di crescita in ruoli manageriali del  mondo del lusso.

Le domande saranno valutate da docenti e personale di ammissione presso UOWD e MIP Politecnico di Milano, dove i requisiti di ammissione devono essere soddisfatti per entrambe le istituzioni.

Le lezioni si terranno in parte a Milano e in parte a Dubai, e saranno affiancate da study tour (“Doing Business In”) in Europa (a Parigi e a Ginevra), dove, grazie alle sessioni in aula e presso le aziende partner e ai project work, si potranno applicare gli studi teorici alla pratica.  È prevista, inoltre, l’elaborazione di un progetto finale che metterà in risalto le potenziali idee imprenditoriali dei candidati e le loro attitudini nel campo del luxury.

Come sviluppare le skills giuste per raggiungere gli obiettivi

Definizione, strategia e action plan

Quale direzione dare alla propria carriera professionale e quali sono le competenze da acquisire e le azioni da intraprendere per raggiungere gli obbiettivi professionali prefissati?

Il MIP ha progettato per i percorsi MBA ed Executive MBA, il “Career Self-Design”, un programma formativo volto ad accelerare lo sviluppo dei percorsi di carriera dei partecipanti attraverso fasi differenti: dalla definizione dell’obiettivo professionale fino all’identificazione delle barriere.

Il percorso parte dalla definizione del proprio obiettivo professionale, identificando le barriere acquisendo i tools per costruire piani personalizzati. Questo primo step rappresenta il processo di trasformazione professionale che mira a diventare imprenditori di successo.

#CareerLeader