“Da know HOW a know WHERE”.

Con queste poche parole Federico Frattini, Dean del MIP Business School del Politecnico di Milano, descrive il progetto FLEXA, piattaforma di personalised and continuous learning basata su meccanismi di Artificial Intelligence sviluppata negli ultimi 4 anni da un Team di oltre 20 persone e che viene a ragione considerato uno degli esperimenti più innovativi e riusciti per rendere la formazione un’abitudine virtuosa cui dedicare tempo ogni giorno.

Federico ne parla con emozione e orgoglio in una recente intervista rilasciata al Sole24Ore nella quale il MIP comunica la decisione di aprire gratuitamente FLEXA agli utenti privati che vogliono intraprendere un percorso di reskilling personale.

Ma da dove nasce questo progetto, e che ruolo gioca OfCourseMe in FLEXA?

Il tutto risale alla primavera del 2018 quando OfCourseMe e il Team FLEXA si incontrano per la prima volta per condividere la propria Visione di come fosse necessario costruire dei percorsi di formazione continua sfruttando la ricchezza di contenuti formativi a libero accesso sul Web.

“Negli ultimi 15 anni abbiamo infatti assistito a una crescita esponenziale nel numero di fonti e formati per il personalised and continuous learning” ricorda Frattini “ma nessuno si era ancora posto il problema di organizzare questa abbondanza e renderla fruibile in modo guidato per le persone, partendo da un’analisi delle proprie competenze. Abbiamo visto l’opportunità di colmare questo gap con FLEXA e abbiamo incontrato OfCourseMe al momento giusto.”

FLEXA nasce infatti con lo scopo di aiutare gli utenti a capire i propri gap e a costruire dei percorsi formativi, traducendo in prodotto l’esperienza accademica del MIP; tuttavia, una delle sfide che deve affrontare è l’organizzazione dei contenuti. Esattamente come un professore, che deve orientare lo studente all’interno di una biblioteca ricchissima seppur molto eterogenea e dispersiva.

È proprio qui che entra in gioco OfCourseMe: nato come un motore di ricerca che organizza e normalizza decine di migliaia di contenuti formativi online, OfCourseMe si è dimostrato da subito un partner prezioso per il Team FLEXA. Utilizzando le API di OfCourseMe FLEXA ha infatti potuto fruire in outsourcing di un potente motore di ricerca che aggrega e classifica oltre 500.000 titoli, in oltre 20 lingue e in svariati formati.

OfCourseMe ci ha messo a disposizione funzionalità che difficilmente avremmo potuto sviluppare e mantenere nel tempo in modo indipendente. Inoltre, OfCourseMe continua ad aggiungere nuove fonti ogni mese e noi possiamo sempre sfruttare i contenuti più freschi dal Web per offrire raccomandazioni personalizzate agli utenti del nostro prodotto, il tutto in modo completamente automatico.” chiosa Frattini.

Quali dunque i prossimi passi?

Ad oggi FLEXA accoglie oltre 3.000 utenti: principalmente Alumni o studenti dei Master del MIP. L’idea è ora quella di portare presto FLEXA fuori dal perimetro in cui l’iniziativa è nata.

Fin dal primo scambio di opinioni in merito, è stato chiaro l’allineamento strategico tra noi e il team FLEXA” conclude Davide Conforti, CEO di OfCourseMe. “L’ambizione ora è quella di lavorare assieme per rendere il personalised and continuous learning in azienda una routine virtuosa, in un contesto in cui upskilling e reskilling sono diventate imperativi categorici.”

FLEXA e OfCourseMe vantano una soluzione assolutamente eccellente che va dagli assessment, alle raccomandazioni di contenuti formativi, alla curation on demand, all’indicizzazione di contenuti proprietari…. Sostanzialmente tutto quello che serve per essere pronti al futuro.

FLEXA, “digital mentor” di MIP Politecnico di Milano e realizzato in collaborazione con Microsoft, è ora accessibile a tutti e in modalità gratuita.

La piattaforma di formazione continua e personalizzata è operativa dallo scorso anno ed è stata riconosciuta come uno dei progetti più innovativi al mondo.

MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business annuncia di aver reso accessibile a tutti e in modalità gratuita FLEXA la piattaforma di formazione continua e personalizzata realizzata in collaborazione con Microsoft e BlueIT. FLEXA promuove inoltre il networking tra studenti, alumni e aziende, alle quali fornisce supporto nelle campagne recruiting attraverso l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale che facilitano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Il progetto, già riconosciuto dall’Associazione internazionale AMBA – che certifica i migliori programmi MBA delle business school di tutto il mondo – come uno dei più innovativi promossi da una Business School in assoluto, è operativo da poco più di un anno e fino ad oggi si è rivolto esclusivamente a studenti e alumni della Business School.

FLEXA si basa sulla piattaforma cloud di Azure e sulle funzionalità di analisi e intelligenza artificiale di Microsoft. Si propone come un digital mentor che ha accesso ad un ecosistema di circa 800mila contenuti, tra i quali corsi digitali self-paced, webinar, podcast, articoli e casi di studio, alcuni dei quali restano riservati a studenti e alumni di MIP. La piattaforma crea e suggerisce percorsi formativi personalizzati per ciascun utente partendo da una fase di assessment che valuta i gap di competenze da colmare per raggiungere i propri obiettivi professionali. La modalità di fruizione prevede un approccio “smart”, adattabile cioè alla disponibilità di tempo che ciascuno può spendere per il proprio aggiornamento professionale.

Federico Frattini, Dean del MIP Politecnico di Milano: Dopo un anno siamo riusciti a rispondere all’esigenza di apprendimento e di lifelong learning di un numero sempre più crescente di studenti ed alumni della nostra scuola grazie all’utilizzo di FLEXA. Ora ci proponiamo di contribuire allo sviluppo ed all’aggiornamento delle competenze di chiunque voglia mettersi in gioco e sviluppare continuamente le proprie professionalità nel tempo, aprendo gratuitamente FLEXA a chiunque sia interessato ad utilizzarla.  Crediamo fortemente che ci sia bisogno di un amplissimo processo di re-skilling nel nostro paese ma non solo, per far sì che manager, imprenditori e professionisti restino aggiornati e sviluppino le proprie skills attraverso uno strumento efficace e rigoroso come FLEXA. È per questo che abbiamo deciso di mettere a disposizione la nostra piattaforma a chiunque sia interessato, gratuitamente ”.

FLEXA è tra i progetti più innovativi al mondo

La piattaforma di personalised e continuous learning del MIP è stata riconosciuta da Amba, autorità mondiale in tema di definizione degli standard di eccellenza degli MBA, come uno dei migliori esempi di innovazione al mondo

 

FLEXA è tra i sei progetti più innovativi al mondo promossi da una Business School. Il riconoscimento è arrivato il 7 febbraio a Londra, nel corso dell’annuale serata di gala organizzata da Amba (Association of Mba’s), l’associazione che detta gli standard di eccellenza in tutto il mondo per i master in business administration. Il progetto FLEXA, la piattaforma di personalised e continuous learning creata dal MIP Politecnico di Milano in collaborazione con Microsoft, è stato ritenuto tra i migliori esempi di innovazione nell’ambito della formazione manageriale, nonché come un progetto audace, creativo e in grado di cambiare in maniera radicale le modalità di insegnamento e apprendimento.

 

Imprenditorialità, digitalizzazione, innovazione

Una vera e propria scommessa vinta dal MIP, come ha confermato il Dean Federico Frattini: «Il MIP ha investito molto in questo progetto adottando un approccio imprenditoriale, che caratterizza ormai da anni il nostro operato ed è fondamentale per consentire alla nostra scuola di essere estremamente competitiva in uno scenario globale in cui le business school di tutto il mondo cercano di attrarre i migliori talenti. Un approccio, questo, in cui gioca un ruolo chiave la digitalizzazione: il MIP è sempre più digital ed ha una piena consapevolezza dell’importanza che le nuove tecnologie rivestono nell’ambito della formazione. L’innovazione delle modalità di erogazione dei contenuti è una nostra caratteristica distintiva. Proprio per questo FLEXA riveste un ruolo cruciale, perché dimostra la capacità del MIP di rispondere agli stimoli ed alle sfide che derivano dai trend tecnologici e di mercato in atto, anche quando sono complessi come l’intelligenza artificiale, perché potenzialmente in grado di portare grandi risultati e migliorare l’esperienza dei nostri studenti».

 

Il lifelong learning come bussola

FLEXA risponde alla necessità ineludibile di rimanere costantemente aggiornati, in un processo di formazione continua incarnato dal concetto di lifelong learning: i professionisti di oggi, e ancora più quelli di domani, avranno bisogno di rinforzare ed espandere in continuazione le proprie conoscenze. La sfida è tutt’altro che semplice: il mondo attuale è caratterizzato da un eccesso informativo e da una ricchezza di proposte che spesso possono disorientare. È qui che FLEXA cerca di fare la differenza: grazie all’intelligenza artificiale, è in grado di riconoscere i bisogni formativi del singolo utente, proponendogli di volta in volta i contenuti più adatti alle sue esigenze. Non solo; è la piattaforma stessa ad apprendere dagli utenti, dando vita così a un circolo virtuoso che accresce in continuazione la qualità del servizio erogato. I contenuti, ovviamente, non sono da meno: articoli, video, corsi, test che mettono alla prova lo studente. Tutto tenendo conto dei suoi obiettivi e della risorsa più preziosa e limitata: il tempo.

 

Una piattaforma flessibile con obiettivi flessibili

Non è esagerato, dunque, vedere la piattaforma come un vero e proprio digital mentor, capace di delineare un piano di studi ed un percorso di aggiornamento professionale che vada a colmare i gap dello studente. La formazione, inoltre, non si limita alle hard skills, ma riguarda anche quelle soft, la cui centralità è ormai chiara a tutti. È un servizio che, come suggerisce il nome, è stato pensato per essere estremamente flessibile. E non solo per le modalità con cui trasmette conoscenza, ma anche per le opportunità che offre: è, ad esempio, anche un servizio di networking per tutti gli effetti, poiché permette di connettersi agli altri utenti, rafforzando così non solo i legami nati durante i corsi, ma anche creandone di nuovi, che portano con sé nuove potenziali opportunità di crescita e di carriera.

Le nuove competenze per la carriera: le digital skills ricercate dalle aziende

 

Con l’obiettivo di aiutare gli allievi a sviluppare tutte le competenze necessarie a gestire in modo efficace il proprio percorso di carriera, la Scuola programma regolarmente attività, eventi, seminari e workshop di approfondimento su varie tematiche.

Il mese scorso, per esempio, le aule MBA ed Executive MBA hanno avuto occasione di approfondire il tema delle Digital Skill durante una tavola rotonda che ha visto coinvolti Giuseppe Busacca, Group Director of Customer Operations di TeamSystem, Matteo Sola, People and Culture Manager, Digital HR a Talent Garden, Maurizio Marchini, Chief Operating Officer di Alpenite e Giorgio Crainz, Senior Manager, Ernst & Young.

In questa occasione i partecipanti hanno potuto scoprire di più su quali sono le Digital Hard Skills & Digital Soft Skills più ricercate dalle aziende e riflettere sull’impatto della trasformazione digitale sul mondo delle Risorse Umane. La conoscenza delle nuove tecnologie, infatti, è una di quelle competenze che le aziende ritengono ormai fondamentale ed è importante trasferire agli allievi informazioni aggiornate sui trend di mercato e sulle aspettative dei potenziali employer.

La conoscenza delle nuove tecnologie, infatti, è una di quelle competenze che le aziende ritengono ormai fondamentale ed è importante trasferire agli allievi informazioni aggiornate sui trend di mercato e sulle aspettative dei potenziali employer.

Questo è evidente anche in FLEXA, la nuova piattaforma di continuous learning che sfrutta l’intelligenza artificiale, che aiutata gli allievi del MIP a valutare non solo le proprie hard e soft skill, ma anche quelle digitali.

Siete pronti per la FLEXA experience?

 

La Digital Innovation è uno dei temi centrali della nostra Scuola. Tutto è iniziato nel 2014 con il lancio del Flex EMBA, il primo Executive MBA in distance learning. Da allora il nostro impegno nell’innovazione nel campo della formazione è cresciuto in modo esponenziale. Infatti, abbiamo appena lanciato FLEXA, la nuova piattaforma di Intelligenza Artificiale sviluppata in partnership con Microsoft, volta ad assicurare un apprendimento continuo a studenti, Alumni e – presto – professionisti.

Come funziona?

FLEXA valuta le hard, soft e digital skill dell’utente, con l’obiettivo di individuare le lacune da colmare e disegnare il percorso verso i propri obiettivi professionali.

Una volta identificati i gap da riempire, il tempo a disposizione e gli interessi, FLEXA segnala all’utente proprio quei contenuti utili per migliorare la propria conoscenza, selezionando da fonti certificate materiali di alto livello, come webinar, eventi ed articoli.

“La grande varietà di articoli e di fonti fornite da FLEXA mi sta aiutando a rafforzare le mie competenze di management; leggere articoli interessanti e ragionare sugli spunti forniti dai leader di tutto il mondo è un’esperienza che mi arricchisce e che mi aiuta a migliorare la mia conoscenza del management”, spiega Alessandro Fadda, Alumnus MIP e utente FLEXA.

Tuttavia, FLEXA offre molto di più.

Gli studenti, per esempio, possono arricchire il proprio percorso di sviluppo di carriera sfruttando le potenzialità di FLEXA. Avranno infatti la possibilità di mostrare – del tutto o in parte – il proprio profilo alle aziende – che entreranno presto su FLEXA, di vedere le offerte di lavoro e di ricevere indicazioni su quali temi approfondire per rendere il proprio profilo più interessante per una specifica azienda.

Questo è reso ancora più efficace dal coinvolgimento delle aziende, che possono registrarsi su FLEXA per pubblicizzare le proprie posizioni aperte, per le quali la piattaforma restituisce una lista di candidati in linea, basandosi su una serie di filtri che l’azienda può impostare.

Inizia subito la tua esperienza su FLEXA, accedi alla piattaforma!

 

 

Digital Experience

 

L’innovazione digitale è un tema centrale al MIP.
Tutto è iniziato con il primo Executive MBA in digital learning. Era il 2014 e da allora il Flex EMBA è stato inserito da AMBA nella lista degli MBA più innovativi al mondo e i suoi corsi sono stati i primi in Italia a ricevere la certificazione EOOCS. Inoltre, proprio il Flex EMBA si è posizionato 7° al mondo e 4° in Europa nei QS Distance Online MBA 2019 Rankings.

Negli ultimi cinque anni, ci siamo dedicati sempre di più all’innovazione in campo accademico attraverso il digitale, e oggi il digital learning è una parte integrante di molti dei nostri programmi.

I programmi MBA ed Executive MBA sono infatti stati aggiornati dare maggiore rilevanza a temi come l’innovazione e la digital tranformation, e la Scuola sta lanciando Executive Program in Digital Transformation FLEX , un programma in digital learning che mira a fornire a professionisti, manager e imprenditori gli strumenti per veicolare la Digital Transformation nei propri business.

Clip video e sessioni live sono state incluse anche in molti di quei programmi che erano solo in presenza, come una selezione dei corsi della Management Academy e di quelli Corporate, alcuni master rivolti alle Istituzioni e alla Pubblica Amministrazione come MaBIC, MIDIS, SUM, EMMPF ed EMGIS, e – a partire da settembre – anche i Master Specialistici IM4, AMIE, MSCPM.

Tuttavia, la piattaforma di digital learning sviluppata con Microsoft, la nuova raccolta di clip multimediali, l’interazione tramite social con l’intervento dei docenti e le sessioni live sono solo alcuni degli ingredienti della MIP Digital Experience.

Infatti, la Scuola ha appena lanciato FLEXA,  il nuovo progetto di Intelligenza Artificiale sviluppato in partnership con Microsoft per assicurare a studenti, Alumni e – presto – a professionisti una formazione continua personalizzata.

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Intelligenza artificiale, scelte umane

“Non esistono cattivi studenti, solo cattivi maestri”. Massima forse non sempre vera, ma perfetta per capire come funziona quello che per il grande pubblico è ancora un oggetto misterioso e (per alcuni) un po’ inquietante: l’Intelligenza Artificiale. «Temere l’IA e il machine learning di per sé sarebbe un errore – sostiene Fabio Moioli, direttore della Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia –. Se le intelligenze artificiali a volte commettono degli errori clamorosi, ad esempio quando analizzano i curricula adottando criteri non inclusivi, la colpa non è loro, ma dei programmatori che si sono occupati del loro training e che probabilmente non hanno tenuto conto di certe variabili. Un errore umano, quindi, come succede in tanti altri settori fondamentali».

Non una IA razzista, dunque, né tantomeno dotata di un subconscio e di un volere proprio, ma uno strumento che invece va utilizzato tenendo conto del suo immenso potenziale. «Per questo è bene –spiega Moioli – interrogarsi sui possibili rischi connessi agli usi impropri dell’IA, come fa ad esempio Elon Musk. Pensiamo all’impatto che hanno avuto sul mondo la fissione atomica o la polvere da sparo: ci sono aspetti cui dobbiamo prestare la massima attenzione, come la privacy, la trasparenza, la sicurezza, l’inclusività».

Le aziende sanno bene che la maggior parte delle persone, quando pensa all’IA, spesso si basa su narrazioni fantasiose, quasi “apocalittiche”. Anche per combattere questa tendenza, sono molte le imprese direttamente coinvolte nel settore dell’IA, Microsoft in testa, «ad aver dato vita al proprio interno a veri e propri comitati etici, slegati da qualsiasi valutazione di profitto o di marketing, che analizzano criticamente e in molti casi bocciano dei progetti considerati a rischio. Un tema che interessa molto anche le aziende nostre clienti», racconta ancora Moioli.

E proprio le aziende sono chiamate a confrontarsi in prima persona con le potenzialità offerte dall’IA: «Si tratta di una tecnologia pervasiva, che definirei general purpose, alla pari dell’elettricità –spiega Moioli –. Si può usare in qualsiasi processo: nell’interazione con i clienti, nella personalizzazione dei servizi, nella trasformazione dei prodotti. Ma può rivoluzionare anche le strategie produttive, aiutando le persone a lavorare meglio. Vantaggi che valgono per l’operaio così come per l’ingegnere».

Vantaggi, soprattutto, che grazie ai nuovi sviluppi possono essere sfruttati anche da piccole e medie imprese. Solitamente queste ultime non possono permettersi una squadra di data scientist, né hanno a disposizione le immense quantità di informazioni come le aziende più grandi. La situazione sta però mutando rapidamente: «Il trend in maggiore crescita è quello delle IA capaci di imparare di più, ma usando meno dati. Inoltre, sono sempre più diffuse librerie di cognitive services preconfigurati, servizi pronti all’uso basati sull’IA (per fare alcuni esempi: traduzioni automatiche, riconoscimento facciale, chatbot, ndr) che sono altamente personalizzabili in base alle esigenze di ogni singolo imprenditore. L’altro grande vantaggio è che in questo caso non servono dei veri e propri esperti di data science che programmino tutto da zero, ma sono sufficienti professionalità più diffuse e meno specializzate, come ad esempio gli sviluppatori software».

I tecnici, quindi, servono, non c’è dubbio. Ma Moioli offre un suggerimento anche a chi lavora o lavorerà in funzioni aziendali in apparenza non coinvolte in questo processo di cambiamento: «Che si occupi di marketing, risorse umane o altro, un manager dovrà sempre conoscere le potenzialità offerte dall’IA. Deve sapere che determinati strumenti esistono, e deve sapere che possono migliorare il suo lavoro».

Una consapevolezza diffusa che dunque non può prescindere dalla formazione e dall’educazione, a tutti i livelli. «In Italia ci sono diverse eccellenze di settore. La stessa FLEXA, piattaforma digitale di personalised e continuous learning della School of Management del Politecnico di Milano, è stata premiata da Microsoft come uno dei progetti più innovativi al mondo. Ora, però, bisogna lavorare molto anche nelle scuole primarie e secondarie: in futuro avremo bisogno di figure che parlino con sempre maggiore dimestichezza il linguaggio dell’IA. Questa è la vera priorità».

Quali lavori sopravviveranno all’Intelligenza Artificiale

Vogliamo portare l’intelligenza in ogni cosa, dappertutto, e per chiunque”. L’ha detto Satya Nadella, Ceo di Microsoft, azienda che ha recentemente lanciato la chatbot “Zo” in grado di costruire sofisticati colloqui uomo-macchina. Ed è proprio attraverso strumenti di intelligenza artificiale (IA) di Microsoft che la School of Management del Politecnico di Milano ha sviluppato FLEXA, innovativa e rivoluzionaria piattaforma digitale di personalised e continuous learning, un digital mentor in grado di individuare e selezionare specifici contenuti, utili per il percorso di studi di ciascun utente.

«Questo progetto, ma il discorso vale in generale per l’Intelligenza Artificiale, è partito da una consapevolezza: avevamo individuato determinate necessità e la tecnologia poteva aiutarci a soddisfarle – racconta Federico Frattini, Associate Dean of Digital Transformation di MIP Politecnico di Milano nonché ideatore di FLEXA –. Nello specifico, gli studenti dei nostri master volevano conoscersi meglio, anche in un’ottica comparativa, per poi intraprendere percorsi di formazione ad hoc, mentre i nostri Alumni, gli ex studenti, ci chiedevano soluzioni efficaci di continuous learning. Abbiamo ragionato sulla base di questi input e il risultato è stato FLEXA: su questa piattaforma è possibile effettuare un assessment delle proprie soft, hard e digital skill e dichiarare le proprie ambizioni di carriera; una volta elaborate queste informazioni, FLEXA fornisce tutte le indicazioni per colmare questi skill gap attraverso eventi, corsi e percorsi di formazione individuati sulla base delle necessità indicate. E non si tratta solo di contenuti del Politecnico di Milano: abbiamo accordi con Gartner, New York Times, Financial Times, MIT e tante altre realtà prestigiose. Con FLEXA, inoltre, sarà possibile farsi raccomandare un mentor, creare un sistema di matching con il mondo delle startup e con quello delle imprese, creare nuovi contenuti».

È comprensibilmente acceso il dibattito sull’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sull’occupazione. Oltre che nei lavori più meccanici e ripetitivi, come quelli svolti dagli operai alla catena di montaggio e alla guida delle auto, e ad alcune attività nella ristorazione e nei supermercati, l’automazione sta entrando anche nel campo dei servizi. Secondo alcuni studi, per esempio, entro il 2030 non ci saranno più call center “umani”, mentre in Giappone molti robot sono già operativi nell’assistenza agli anziani.

Per contro, l’intelligenza artificiale ha dei limiti che in molti casi le impediscono di sostituirsi al lavoro umano, e al contempo è ancora forse sottovalutato il ruolo che la tecnologia può avere per affiancare e rafforzare l’uomo nell’esercizio di alcune delle sue attività più qualificate. Il cinese Kai-Fu Lee, noto esperto di intelligenza artificiale, imprenditore proprio in questo settore e autore del recente volume AI Superpowers: China, Silicon Valley, and the New World Order, individua quattro debolezze dell’IA nella performance lavorativa:

  1. l’IA non può creare, concettualizzare o gestire una pianificazione strategica complessa;
  2. l’IA non può svolgere lavori complessi che richiedono una precisa coordinazione di mani e occhi;
  3.  l’IA non può far fronte a spazi sconosciuti e non strutturati, specialmente quelli che non ha precedentemente osservato;
  4.  l’IA, diversamente dagli umani, non può interagire con empatia e compassione (intesa come sensibilità), e quindi è improbabile che gli umani optino di interagire con un robot apatico per i tradizionali servizi di comunicazione.

Data questa premessa, Kai-Fu Lee stila una lista di dieci professioni che saranno immuni dall’invasione robotica, almeno nei prossimi 15 anni: psichiatria, terapia fisica, medicina, ricerca e ingegneristica nel campo dell’intelligenza artificiale, scrittura di fiction, insegnamento, avvocatura, scienza e ingegneristica nel campo dei computer, scienza, management. In tutte queste professioni l’IA potrà essere di aiuto, ma solo in senso collaborativo per la gestione di certi dettagli tecnici.

“Non vi è alcun dubbio che la rivoluzione dell’intelligenza artificiale richiederà aggiustamenti e una grande dose di sacrifici” afferma Kai-Fu Lee, “ma disperarsi invece che prepararsi per ciò che è in arrivo è improduttivo e, forse, pure incauto”. E poi aggiunge: “Dobbiamo ricordarci che la nostra capacità umana di avere compassione ed empatia sarà un bene prezioso per la forza lavoro del futuro, e che le attività che dipendono dalla cura, dalla creatività e dall’istruzione rimarranno vitali per la nostra società”.

«Io credo che il miglior modo per avvicinarsi all’intelligenza artificiale sia ricondurla alle teorie che spiegano l’innovazione e l’imprenditorialità – conclude Federico Frattini –. Possiamo definirla come un acceleratore dei processi di distruzione creatrice determinati dall’innovazione digitale, prendendo spunto da ciò che sosteneva l’economista austriaco Joseph Schumpeter quasi un secolo fa a proposito dei grandi cambiamenti che hanno avuto un impatto sull’economia e sulla società: si creano nuove opportunità, nascono nuove aziende e nuove professionalità, altre evolvono e altre ancora, inevitabilmente, spariscono. Non possiamo certo opporci alle forze creative che hanno cambiato la società nel corso dei secoli».