Impact Assessment BSIS: la Scuola ottiene il prestigioso riconoscimento per aver generato impatto di eccellenza accademica e sociale

La School of Management del Politecnico di Milano, ha completato con successo il processo di valutazione BSIS (Business School Impact System), confermando il ruolo di rilievo a livello internazionale nel panorama accademico e sociale.

BSIS è uno strumento promosso da EFMD (Fondazione Europea per lo Sviluppo Manageriale) – uno dei tre enti di accreditamento più importanti al mondo – che valuta l’ impatto delle scuole di business sulle loro aree geografiche e sulla società nel suo complesso . Attraverso questo processo, la Scuola ha visto certificato e misurato il suo impegno nel contribuire positivamente alla società attraverso attività accademiche, di ricerca e di collaborazione con le imprese e le istituzioni locali.

 

BSIS: significato e valore essenziale del processo

L’ assessment BSIS rappresenta uno strumento cruciale per valutare l’impatto delle business school sull’ambiente circostante e fornisce un quadro esaustivo per comprendere il contributo delle istituzioni accademiche al loro contesto socioeconomico.

L’impatto delle business school è analizzato in sette aree principali : finanziaria , includendo sia il budget diretto della scuola che il flusso finanziario indiretto generato nella regione; educativo , riflettendo sull’influenza dei programmi sulla comunità manageriale locale; sullo sviluppo aziendale , comprendente la creazione di nuove imprese e il supporto ai servizi esistenti; intellettuale , tramite l’output del corpo docente e il contributo alla vita culturale locale; all’interno dell’ecosistema regionale , coinvolgendo il corpo docente ei partecipanti nella vita pubblica e l’integrazione con altre istituzioni; sociale , riguardante le politiche di CSR e lo sviluppo sostenibile integrati nell’insegnamento e nella gestione; e sull’immagine , valutando la reputazione locale, nazionale e internazionale della scuola e il suo impatto sulla zona d’impatto.

 

Le prove emerse dal report per la nostra realtà

L’assessment BSIS ha riconosciuto le forti competenze della Scuola in tutte le sfere considerate.

Partendo dal suo portfolio di prodotti allineati con le aree di eccellenza del paese, la Scuola ha dimostrato di integrare in modo unico management, tecnologia e discipline umanistiche , creando così un ambiente di apprendimento innovativo e stimolante.

La valutazione ha anche evidenziato l’ importanza dei progetti chiave avviati dalla scuola per promuovere l’innovazione sociale e affrontare le sfide globali . Tra questi progetti, spiccano “Leave Your Mark”, che offre alle organizzazioni non profit l’opportunità di beneficiare del lavoro pro bono del corpo docente, degli alumni e degli studenti, e le sfide “Innova Europe” e “SoM Prize for SDGs” , che riconoscono rispettivamente le start-up basate sugli SDG fondate da studenti e alumni delle migliori scuole di business europee, e il lavoro dei nostri alumni per risolvere le sfide sociali contemporanee.

Inoltre, la scuola si impegna attivamente nel sostenere la lotta ai cambiamenti climatici e nel promuovere la sostenibilità ambientale. Attraverso l’iniziativa come il finanziamento di progetti in paesi come India, Madagascar ed Ecuador, e il supporto finanziario ricevuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca Italiano per il progetto HumanTech – Humans and Technology, la scuola si posiziona come un punto di riferimento nell’ ambito della sostenibilità e dell’innovazione.

Alla School of Management del Politecnico di Milano l’impatto sociale è il principio cardine della nostra visione e missione. Oltre ad essere consapevoli del nostro ruolo nella società, prima della valutazione, avevamo già adottato un approccio metodologico per valutare l’impatto delle nostre attività di ricerca; tuttavia, grazie al quadro BSIS, ci siamo resi conto che c’erano più dimensioni da considerare per migliorare la nostra efficacia complessiva nella nostra zona di impatto.
In questa prospettiva, le raccomandazioni emerse dall’assessment, sono molto preziose per supportare la nostra Scuola nell’implementazione di nuove metodologie e attività di misurazione per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo prefissati nel nostro piano strategico.
A questo proposito, la valutazione ci sfida a utilizzare la misurazione dell’impatto per supportare – ed enfatizzare – il nostro impegno ei nostri risultati, fornendo così ancora più coerenza alla nostra missione ”.

Raffaella Cagliano , Direttore Accademico, School of Management del Politecnico di Milano

 

Per maggiori informazioni:  https://blog.efmdglobal.org/2024/03/20/polimi-school-of-management-awarded-bsis-label/

Costanza Mariani vince un IPMA Young Researcher Award

 

Sua la ricerca “Applicazioni empiriche dell’intelligenza artificiale al dominio del Project Management”

 

Costanza Mariani, ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, ha vinto l’IPMA Young Researcher Award 2024.

Gli IPMA Research Awards mirano a promuovere la ricerca di eccellenza per migliorare la gestione dei progetti contribuendo al progresso della conoscenza, allo sviluppo del settore e sono un importante riconoscimento per i project manager che danno il meglio per raggiungere i risultati desiderati dagli stakeholder, dalle organizzazioni o dalla società, affrontando complessità sempre crescenti.

IPMA Research Evaluation Baseline (REB) valuta e riconosce la ricerca condotta attraverso i più alti standard globali e promuove gli aspetti teorici e/o metodologici, valutando le candidature in base ai seguenti criteri: problema di ricerca, processi di ricerca, risultati di ricerca e persone nella ricerca.

Il lavoro della ricercatrice Costanza Mariani “Applicazioni empiriche dell’intelligenza artificiale al dominio del Project Management” analizza attraverso quattro casi studio dimostrativi l’applicazione dell’intelligenza artificiale a quattro processi di project management (selezione dei progetti da includere in un portfolio, risk assessment, risk mitigation action selection, stakeholder classification).

I quattro casi dimostrativi sono stati validati in contesti progettuali reali (nello specifico nell’ambito di progetti di Nuclear Decommissioning e in progetti IT) ed i risultati ottenuti attraverso l’applicazione dell’AI sono stati confrontati con quelli ottenuti attraverso normali processi di selezione dei progetti, di gestione del rischio e di classificazione degli stakeholder di tipo human-based.

I risultati hanno dimostrato che l’utilizzo dell’AI favorisce un efficientamento dei processi nella gestione dei progetti e migliora i processi di decision-making, garantendo anche la possibilità di effettuare un monitoraggio costante e di implementare azioni correttive ad hoc in itinere.

 

Per maggiori informazioni: https://awards.ipma.world/news/6487/

Le conseguenze economiche di un mercato del lavoro sempre più polarizzato


Uno studio di Daniele Siena su The Economic Journal

 

La tecnologia, in particolare quella che permette di automatizzare i processi produttivi, sta radicalmente cambiando il mondo del lavoro a livello globale ed europeo. Questa tendenza, però, oltre ad avere un effetto diretto sulla società e sul mercato del lavoro, ha un impatto cruciale sul funzionamento dell’economia e delle politiche economiche dei governi e delle banche centrali.

Uno studio di Daniele Siena, docente della School of Management del Politecnico di Milano, e Riccardo Zago, pubblicato su The Economic Journal, mostra come la distruzione dei lavori routinari, come per esempio artigiani, operai, agricoltori, conduttori di impianti/macchinari e professioni non qualificate, stia cambiando la struttura dell’economia nell’area euro. In particolare, la polarizzazione del mercato del lavoro verso lavori manuali (generalmente a basso reddito) e astratti (ad alto reddito), sta rendendo i prezzi nell’economia meno sensibili a variazioni dell’occupazione.

Questo succede perché il mercato dei lavori routinari e non-routinari funzionano in maniera molto diversa. Il mercato dei lavori routinari è molto rigido e poco dinamico, i lavoratori tendono -a causa delle loro basse qualifiche- ad avere poca mobilità ed alta contrattazione sindacale. Al contrario, il mercato dei lavoratori non routinari è più fluido e dinamico. Infatti, un lavoratore non routinario cambia più spesso datore di lavoro, può avere più lavori contemporaneamente ed è più mobile. Il risultato è un mercato del lavoro aggregato in cui è più facile perdere ma anche trovare lavoro, in quanto la transizione tecnologica aumenta la quota di lavoratori non-routinari.

La conseguenza è una maggiore stabilità dei salari, e quindi dei prezzi, in risposta al ciclo economico. Infatti, in presenza di uno shock economico o un cambiamento di politiche economiche, l’aggiustamento all’interno dell’economia avverrà più sulla quantità di lavoro (occupazione e disoccupazione) che sui salari.

Riassumendo, la transizione del mercato del lavoro da occupazioni routinarie a non routinarie rende a livello aggregato i salari e l’inflazione meno sensibili ai cambi del ciclo economico.

Capire questo meccanismo è di primaria importanza per comprendere l’effetto delle politiche economiche europee. In particolare, da un lato il cambiamento della struttura del lavoro può spiegare la difficoltà della Banca Centrale Europea negli anni antecedenti al Covid-19 nel controllare l’inflazione. Dall’altro, l’attuale inversione della polarizzazione del mercato del lavoro dovuta al Covid-19, attuata con piani di reindustrializzazione attraverso il piano europeo Next Generation EU, può spiegare l’inaspettata spinta inflazionistica delle politiche monetarie e fiscali espansive attuate per mitigare gli effetti del Covid-19.

 

Per saperne di più
Daniele Siena, Riccardo Zago
Job Polarisation, Labour Market Fluidity and the Flattening of the Phillips Curve
The Economic Journal, January 2024
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Industria5.0 – Il valore della sostenibilità nel settore manifatturiero

Non solo un’espressione di consapevolezza ma un valore per il successo. Una produzione sostenibile come opportunità per i produttori per differenziarsi nel mercato attuale.

 

Manufacturing Group, School of Management

 

Il settore manifatturiero si trova oggi a un bivio, in cui sostenibilità ambientale non è più considerata soltanto una bella espressione di consapevolezza dei problemi ambientali, ma un vero e proprio valore essenziale per il successo. Le pratiche sostenibili vengono riconosciute dagli stakeholder non solo per le considerazioni etiche e produttive ma anche per l’impatto importante sulla redditività finanziaria, l’immagine del marchio e la compliance normativa.

In termini finanziari, se la sostenibilità ambientale veniva inizialmente percepita come un onere di costo, le pratiche sostenibili nel corso del tempo sono state riconosciute come fattori di risparmio e di efficienza operativa, diminuendo il consumo di energia, riducendo la generazione di rifiuti e ottimizzando l’utilizzo delle risorse permettendo ai produttori di ridurre in modo considerevole le spese operative. Gli investimenti in fonti di energia rinnovabile, in tecnologie ad alta efficienza energetica e in iniziative di riduzione degli sprechi portano spesso sostanziali risparmi sui costi nel lungo termine, migliorando la redditività e la competitività.

Le pratiche di produzione sostenibile, così come l’adozione di strategie di economia circolare, mitigano i rischi finanziari associati alla volatilità dei prezzi, alla scarsità di risorse e all’incertezza della normativa permettendo alle aziende che abbracciano la sostenibilità un miglior posizionamento per far fronte alle fluttuazioni del mercato e mantenere stabili i costi di produzione. Inoltre, considerato che nei propri processi decisionali gli investitori lungimiranti tengono sempre più conto delle performance ambientali, di conseguenza aumenta l’attrattività degli investimenti di capitale in iniziative di sostenibilità promuovendo una crescita sostenibile.

Nel mercato attuale, l’immagine del marchio è un fattore chiave nella percezione e nelle decisioni di acquisto dei consumatori poiché le aziende che dimostrano di impegnarsi alla sostenibilità ambientale non solo attirano i consumatori attenti all’ambiente, ma aumentano anche la fedeltà dei consumatori e migliorano la propria reputazione. L’adozione di pratiche produttive sostenibili attenua l’impatto ambientale e, per di più, mette le aziende al riparo da possibili danni reputazionali e conseguenti boicottaggi. Allineando il proprio marchio con i valori della responsabilità d’impresa, i produttori possono distinguersi sul mercato e dare a consumatori e agli altri stakeholder un’immagine positiva del  brand. Di fatto, le aziende che danno priorità alla sostenibilità non solo ne raccolgono i frutti in termini finanziari (risparmi sui costi e maggior efficienza operativa), ma migliorano anche la fidelizzazione al marchio e precorrono i requisiti normativi riducendo i rischi reputazionali.

I governi di tutto il mondo si stanno dotando di norme ambientali sempre più severe per affrontare il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse e i produttori si trovano a dover affrontare una complessa rete di mandati ambientali che richiedono misure di compliance proattive, dagli standard sulle emissioni ai regolamenti per la gestione dei rifiuti. La mancata osservanza delle normative in vigore può comportare multe consistenti, responsabilità legali e interruzioni dell’operatività.

Tuttavia, la compliance normativa non serve solo a evitare le sanzioni ma rappresenta un’opportunità per i produttori di essere all’avanguardia e di conquistare un vantaggio competitivo. Inoltre, tenendosi al passo con l’evoluzione normativa i produttori possono anticipare le sfide del futuro in materia di compliance e adeguare la propria attività secondo quanto opportuno, assicurandosi redditività e resilienza nel lungo termine in un ambiente sempre più regolamentato.

La necessità di rispondere alle sfide ambientali mondiali induce il settore manifatturiero a evolversi in modo continuo. Abbracciare la sostenibilità non è più solo un atto di responsabilità ma diventa un impegno strategico per il successo e la resilienza nel lungo termine: la sostenibilità è un fattore che può portare le aziende a diventare leader di settore e a ottenere trattamenti preferenziali da parte di regolatori, clienti e investitori.

Il settore manifatturiero italiano si compone di tante realtà piccole e medie che si trovano a dover affrontare varie sfide per compiere una transizione verso la sostenibilità: hanno infatti risorse finanziarie limitate e sono afflitte dalla carenza di competenze e di infrastrutture adeguate. Per loro, la sostenibilità è un motore estremamente importante.  Consapevole di questo impegnativo contesto, il Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano mira a promuovere la transizione sostenibile e circolare delle aziende manifatturiere tramite il trasferimento delle conoscenze scientifiche generate dai progetti di ricerca nazionali e internazionali nel settore.

Il Manufacturing Group ha sviluppato e sviluppa metodologie di valutazione diverse e specifiche, per offrire un sostengo completo su tutti i diversi aspetti della transizione. Le aziende manifatturiere potranno ricevere supporto per individuare le pratiche circolari da instaurare al proprio interno e da perseguire all’esterno tramite la collaborazione con altre entità, ciascuna secondo i propri obiettivi strategici e la propria operatività attuale. Le aziende, grazie al supporto da parte del gruppo di ricerca, potranno inoltre individuare una serie di azioni atte ad instaurare pratiche circolari e a selezionare fornitori validi valutando la loro performance e il loro orientamento alla sostenibilità. Il gruppo di ricerca supporta le imprese nel misurare la carenza di competenze mappando le competenze e i profili professionali disponibili in seno all’azienda per suggerire percorsi formativi adeguati incentrati sulla circolarità e sulle diverse dimensioni della sostenibilità.

 

MAASive: un progetto per massimizzare le risorse in una rete di valore

Nasce con questo scopo il progetto MAASive, per rendere le aziende manifatturiere più resilienti alle sfide dovute ai mercati in rapida evoluzione.

 

Al giorno d’oggi, la competizione non è più tra singole aziende, bensì tra sistemi di aziende – fornitori, compratori, partner tecnologici e finanziari – noti come “reti di valore”. Le reti di valore odierne sono chiamate ad accrescere la propria resilienza per affrontare un contesto economico sempre più in rapida evoluzione.

Il progetto Horizon MAASive (Manufacturing-as-a-Service to Increase Resilience in Value Networks) mira a sviluppare nuovi modelli per aumentare la resilienza delle reti di valore facendo leva sul Manufacturing-as-a-Service, un metodo di flessibile in cui i membri delle reti di valore collaborano tra loro condividendo la capacità produttiva e sfruttando le tecnologie digitali per ottenere maggiore velocità e affidabilità.

L’obiettivo è massimizzare le risorse esistenti in una rete di valore, fornendo alle industrie un toolkit che consisterà in una combinazione di metodi e tecnologie esistenti applicati nel contesto MaaS, integrati da nuovi modelli e tecnologie sviluppati come parte del progetto. Attraverso una rete dinamica e connessa, il toolkit collega produttori a fornitori di servizi su richiesta, consentendo alle aziende di trovare e utilizzare  in modo agevole servizi di produzione e attrezzature.

Il progetto, della durata di 36 mesi, punta a rendere le aziende manifatturiere europee resilienti a eventi imprevedibili, come ad esempio la pandemia COVID. Questo tipo di approccio ai servizi permette alle aziende di adattarsi rapidamente a eventi critici e riprendere la produzione anche in circostanze impreviste, facendo fronte alle interruzioni delle forniture di materiali e componenti critici.
Molte aziende europee sottoutilizzano le proprie attrezzature di produzione, il che indica la possibilità di un potenziale significativo per l’aumento della produzione in Unione Europea senza investimenti aggiuntivi.

Il Politecnico di Milano getterà le fondamenta concettuali dei modelli proposti, contribuirà allo sviluppo di un modello di simulazione, e supporterà la disseminazione dei risultati del progetto.

I ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Gestionale coinvolti sono Margherita Pero, Antonio Masi, Franco Chiriacò e Adeline Athina Abou Ali.

Capofila del progetto è l’Università di Aalborg (Danimarca). I partner sono, oltre al Politecnico di Milano, Technische Universitat Amburgo (Germania) Ecole Centrale Di Nantes (Francia), Kamstrup As (Danimarca), Arcelik As (Turchia), Artico Sa (Romania), Ilpea Plastik Ve Kaucuk Urunleri Sanayi Ve Ticaret Limited Sirketi (Turchia), Industrie Ilpea Romania Srl (Romania), Smartopt Bilisim Teknolojileri Anonim Sirketi (Turchia), Txt E-Tech S.R.L (Italia), Etk Ems Skanderborg A/S (Danimarca).

Ciao Alessandro

 

Un’intelligenza fuori dal comune. Una gioia di vivere trascinante. La passione in tutto quello che faceva, che rendeva la sua eccellenza così accessibile e trasparente.

Piangiamo Alessandro Brun, Ordinario di Quality Management e fondatore della “Sustainable Luxury Academy”, scomparso il 19 febbraio dopo una lotta combattuta con coraggio, forza e dignità fino alla fine.

“Portami a casa gli scritti da correggere”. E’ quanto ha chiesto una settimana fa a un collega, quando ormai era evidente quello che sarebbe successo di lì a poco.

In questo momento, non troviamo un ricordo migliore di questo per esprimere le qualità professionali, didattiche e umane di Alessandro. Ci sarà tempo e modo per raccontarne tanti altri, e non mancheremo di farlo. Ma ora è troppa la commozione, troppo il dolore.

Ci stringiamo attorno a Carlotta, ai loro figli, alla famiglia e a chi ha voluto bene ad Alessandro come gliene abbiamo voluto noi. Ne abbiamo bisogno, perché siamo tutti più soli.

Invitiamo chiunque voglia ricordarlo a lasciare un commento in questo post LInkedin e, su richiesta della famiglia Brun, a donare a sostegno della ricerca del Pancreas Center dell’Ospedale San Raffaele tramite bonifico bancario (IBAN IT55 V 02008 05364 000101974276) oppure online (www.hsr.it/sostienici;  causale: In ricordo di Alessandro Brun a sostegno Pancreas Center).

 

                                                                                                                                        Raffaella Cagliano

Trasformare la produzione per un futuro incentrato sul cliente


Negli ultimi anni si è osservata una profonda trasformazione nell’industria manifatturiera, nota con il termine “servitizzazione”, un fenomeno che consiste nell’abbandono del tradizionale focus sulla produzione di beni a favore di un approccio orientato ai servizi. I servizi, offrendo ai produttori la possibilità di distinguersi nel mercato altamente competitivo di oggi, diventano parte integrante del business model di molte aziende.

 

Anna De Carolis, Junior Assistant Professor, Manufacturing Group
Claudia Aurisano, Research fellow, Manufacturing Group
School of Management, Politecnico di Milano

 

La servitizzazione è il processo attraverso il quale i produttori passano dalla mera vendita di prodotti, all’offerta di soluzioni a 360° che comprendono non solo il prodotto, ma anche una serie di servizi a questo associati. Fornendo un pacchetto di servizi a corredo dei loro prodotti, le società produttrici possono soddisfare al meglio le esigenze dei clienti e instaurare relazioni a lungo termine con la consapevolezza che i clienti apprezzeranno sempre più i risultati e le esperienze di acquisto e utilizzo di servizi rispetto al semplice possesso di un bene.

Per le aziende manifatturiere, abbracciare questa trasformazione significa optare per un’evoluzione strategica che va oltre la semplice vendita di prodotti e che richiede una rivalutazione dei modelli di business, dei processi interni e un cambiamento culturale all’interno delle aziende dove i produttori sono sempre più fornitori di soluzioni, pronti a rispondere alle esigenze dei loro clienti. I clienti, dalla loro parte, beneficiano di questa trasformazione ottenendo l’accesso a una serie di servizi che ottimizzano le prestazioni, la durata e l’efficienza dei prodotti acquistati.

Dal punto di vista del mercato, la servitizzazione rappresenta quindi un efficace strumento di differenziazione competitiva in cui le aziende possono distinguersi offrendo un mix unico di prodotti e servizi, finalizzato a promuovere relazioni più salde con conseguente aumento della fedeltà del cliente. Questo fenomeno, inoltre, agevola l’evoluzione da un modello di vendita transazionale a un modello basato su abbonamento o pay-per-use, che genera flussi di ricavi più prevedibili e ricorrenti.
Ed è grazie al maggior coinvolgimento dei clienti lungo tutto il ciclo di vita del prodotto che i produttori ottengono preziose informazioni sul comportamento dei consumatori, utili per adattare nuovi servizi e prodotti a vantaggio di una maggiore soddisfazione dei clienti.

Dal punto di vista ambientale invece, questo cambiamento porta a concentrarsi sulla longevità, sulla riparabilità e sulla sostenibilità dei prodotti, in linea con la crescente domanda di pratiche ecologiche e socialmente responsabili.

Nel complesso, la vendita di servizi legati ai prodotti sta riconfigurando il mercato manifatturiero, poiché offre nuovi flussi di entrate, rinsalda le relazioni con i clienti, favorisce la differenziazione, traina l’innovazione e promuove un approccio più incentrato sul cliente.

La servitizzazione è un aspetto fondamentale per l’evoluzione dell’industria manifatturiera, perché risponde alle mutevoli aspettative dei consumatori moderni: l’esperienza del cliente è requisito fondamentale per rimanere competitivi e per questo motivo posizionarsi in un segmento di eccellenza può garantire la sopravvivenza delle aziende manifatturiere tradizionali.

Il Manufacturing Group della School of Management del Politecnico di Milano mira a trasmettere le sue conoscenze scientifiche al settore industriale, con servizi che favoriscono l’evoluzione delle aziende attraverso il modello della servitizzazione.

La ricerca prodotta supporta le aziende a creare valore attraverso l’individuazione di nuovi servizi a corredo dei rispettivi prodotti o la trasformazione del prodotto stesso in un servizio, tramite l’adozione di un modello di business incentrato sul cliente e sulla sua fedeltà.

Sfruttando le conoscenze scientifiche sull’evoluzione dei servizi, le aziende lungimiranti possono adattarsi facilmente alle crescenti esigenze dei clienti, diversificando i business model attraverso le tecnologie digitali che consentono di cavalcare l’onda della service economy.

Gender Lens Investing: la parità di genere passa dagli investimenti

Un approccio di investimento per coniugare risultati economici e impatto positivo per le donne

 

È stato pubblicato il primo report ‘Empowering women, building sustainable assets: Strengthening the depth of gender lens investing across asset classes’ promosso da UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite dedicata all’uguaglianza di genere e all’emancipazione delle donne, da Politecnico di Milano (progetto TIRESIA), Università Bocconi (Axa Research Lab on Gender Equality) e Phenix Capital.

Il report esplora il mercato del Gender Lens Investing (GLI), attraverso analisi quantitative e qualitative. Il GLI è un approccio che pone l’uguaglianza di genere al centro delle decisioni di investimento con l’obiettivo di ridurre le disparità di genere attraverso l’allocazione strategica di risorse economiche.

Il rapporto mette in luce la mancanza di un consenso sulla definizione di uguaglianza e inclusione nel contesto finanziario, evidenziando l’urgente necessità di una migliore alfabetizzazione finanziaria. Migliorare l’educazione finanziaria è identificato come un passo fondamentale per incorporare le questioni di genere nelle decisioni di investimento.

Gli investitori, sempre più consapevoli, riconoscono l’importanza di misurare e rendicontare l’impatto dei loro investimenti, adottando pratiche di misurazione che coinvolgono questioni di genere e uguaglianza, contribuendo attivamente al successo e all’impatto positivo di tali iniziative.

Le iniziative dall’alto verso il basso, comprese le regolamentazioni più stringenti, sono accolte positivamente dalla comunità degli investitori, favorendo un ambiente propizio all’accelerazione delle iniziative di genere e disuguaglianza.

I risultati chiave emersi dal rapporto forniscono una panoramica dettagliata del mercato degli investimenti miranti all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) 5 delle Nazioni Unite, che promuove la diversità di genere.

“Non siamo stati ancora capaci di rendere l’impatto il fulcro centrale attorno a cui le istituzioni finanziarie generano valore.” commenta Mario Calderini, direttore di Tiresia.

A luglio 2023, il capitale investito ha raggiunto la cifra notevole di 56 miliardi di dollari USA, evidenziando una crescente domanda per i fondi di investimento d’impatto legati all’SDG 5. Il private equity si conferma come la strategia ad impatto più matura, vantando il maggior numero di fondi di investimento (41) e un significativo capitale allocato. Anche gli investimenti in asset reali, immobiliari ed infrastrutturali, sebbene con un numero limitato di fondi, hanno registrato un aumento di iniziative nel 2022.

Questo innovativo rapporto non solo rivela risultati importanti, ma sottolinea anche i profondi contributi che il Gender Lens Investing può apportare alla società. Allocando strategicamente il capitale per affrontare la disuguaglianza di genere, il GLI offre una soluzione pratica e potenzialmente impattante per affrontare il cronico sottofinanziamento delle iniziative di emancipazione delle donne e di parità di genere.

Mentre il mondo si impegna a raggiungere gli ambiziosi obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, questo rapporto è una testimonianza del potenziale del Gender Lens Investing come forza trasformatrice per un cambiamento positivo, rompendo barriere e aprendo la strada a un futuro più inclusivo ed equo.

“Uno dei motivi più immediati per spiegare perché questo non è successo, è chiedersi chi non era all’interno dei consigli di amministrazione di grandi istituti finanziari. Le donne. Credo fortemente che la rivoluzione d’impatto dipenda da maggior inclusione, maggior presenza di donne e di diversità di genere tra gli organi decisionali.”

HumanTech Day 1

Ad un anno dall’inizio dei lavori, il 26 gennaio scorso si è svolto il primo evento HumanTech, il progetto selezionato e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per il periodo 2023-2027 nell’ambito dell’iniziativa “Dipartimenti di Eccellenza”.

 

Un anno dopo l’avvio del progetto HumanTech-Humans and Technology, il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano ha promosso l’evento “HumanTech – Day 1”. Docenti e ricercatori hanno condiviso studi e ricerche in corso sul tema interazione uomo-tecnologia, per ispirare, creare consapevolezza e stimolare nuove idee. L’obiettivo è ridefinire il complesso rapporto tra tecnologia, persona e società per consentire una transizione digitale sostenibile dei sistemi industriali.

Dopo i saluti di Raffaella Cagliano, Direttrice del Dipartimento, e Federico Caniato, responsabile del progetto HumanTech, il primo panel ha visto la partecipazione di alcuni membri del Comitato Scientifico del progetto, tra cui la Prof.ssa Katharina Hölzle, Direttrice dell’Institute for Human Factors and Technology Management, IAT – Universität Stuttgart, il Prof. Torbjörn H. Netland, Chair of Production and Operations Management, ETH Zürich e la Prof.ssa Viola Schiaffonati, Docente di Logica e Filosofia della Scienza, Politecnico di Milano.

Nella seconda parte, moderata dal Prof. Guido Micheli, sono stati presentati i nuovi laboratori sviluppati e finanziati all’interno del progetto:  “Cognitive Ergonomics in Cyber Physical Systems Laboratory – CORE Lab”, referente Prof. Matthias Klumpp, “Behavioural Research in Immersive Environment Laboratory – BRIEL Lab”, referente Prof. Lucio Lamberti, e il “HumanTech DataHub”, referente Prof.ssa Carlotta Orsenigo.

Il laboratorio CORE si concentra sullo studio dell’ergonomia cognitiva e, attraverso avanzati dispositivi e sensori, conduce studi sperimentali sulle reazioni umane, cognitive e fisiologiche, nell’interazione persona-tecnologia durante attività lavorative tipiche di contesti di produzione e logistica in contesti reali o realisticamente riprodotti.

Il laboratorio BRIEL supporta le attività di ricerca sull’analisi dei fattori comportamentali, cognitivi ed emozionali nel comportamento economico, conducendo ricerche sperimentali che fanno leva sulle neuroscienze applicate in contesti fisici, digitali e immersivi altamente verosimili agli ambienti di lavoro e di utilizzo della tecnologia.

HumanTech Data Hub” è una piattaforma in cui sarà possibile raccogliere e archiviare in modo sicuro tutti i dati a supporto del programma di ricerca HumanTech, in modo da offrire uno strumento unico e semplificato per l’accesso e l’elaborazione dei dati.

I laboratori sono a disposizione dei ricercatori del DIG e sono aperti a collaborazioni con imprese e istituzioni.

Dopo la ricca poster session di oltre 50 ricerche, nel pomeriggio, presso MADE Competence Center Industry 4.0 e PoliHub, i partecipanti hanno potuto assistere alle sperimentazioni dei laboratori, conoscerne le attrezzature e approfondirne le potenzialità, grazie anche ai seminari paralleli organizzati negli stessi ambiti e riflettere, in chiusura, sull’idea di un Manifesto HumanTech.

Una giornata ricca di riflessione e stimoli, per coinvolgere e promuovere la collaborazione tra diversi gruppi di ricerca dipartimentali e immaginare, insieme e in modo sinergico, nuovi  scenari di sviluppo.

 

Video e foto dell’evento:

Sostenibilità e aspetti sanitari nello sviluppo del settore agroalimentare in Africa

Concluso ad Addis Abeba il corso di fondazione IHEA tenuto dal Politecnico di Milano

 

Si è concluso ad Addis Abeba il corso “Sustainability and health aspects in the development of selected value chains of the agri-food sector in Ethiopia”, promosso da Fondazione IHEA – Italian Higher Education with Africa e organizzato dal Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute dell’Università di Padova e il College of Veterinary Medicine and Agriculture della Addis Abeba University.

Il corso ha fornito a dottorandi, giovani ricercatori e professionisti una formazione integrata sul ruolo del settore agroalimentare nei Paesi dell’Africa subsahariana, con particolare attenzione al contesto etiope, sull’importanza dell’innovazione e dell’imprenditorialità, nonché sugli aspetti della sicurezza alimentare e della salute degli animali per lo sviluppo delle global value chain.

Per il Politecnico hanno collaborato Federica Ciccullo, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Niso Randellini, dottorando, e Sandra Cesari de Maria, project manager del Food Sustainability Lab.