Pietro Fiorentini e MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business insieme per costruire il futuro dell’energia

Nasce la C-Lean Academy, un progetto nato dalla collaborazione tra Pietro Fiorentini e il MIP Politecnico di Milano per sviluppare le competenze necessarie al processo di transizione energetica verso le fonti rinnovabili. 

Pietro Fiorentini e il MIP Politecnico di Milano sono orgogliosi di annunciare la nascita della C-Lean Energy Academy, un programma formativo in ottica di Corporate Social Responsibility rivolto agli studenti del terzo anno universitario o in possesso di una laurea triennale in economia o ingegneria, destinato ad approfondire i temi della transizione energetica, dell’innovazione sostenibile e dell’applicazione del Lean & Agile management nei contesti organizzativi duali.

Il programma prevede tre settimane di lezioni, oltre a un project work finale, erogate tra settembre 2021 e dicembre 2022. Gli incontri comprenderanno momenti di formazione professionale, attività di laboratorio e di networking insieme agli esperti aziendali di Pietro Fiorentini e ai docenti del MIP Politecnico di Milano, con la partecipazione di alcuni top manager provenienti da importanti aziende internazionali.

Oltre alle lezioni in presenza, per tutta la durata del corso sarà creata una virtual community sempre attiva per permettere la condivisione di idee e riflessioni sul futuro dell’energia. Inoltre, una volta concluso il programma gli studenti riceveranno un diploma di partecipazione che permetterà loro di promuovere competenze che saranno fondamentali in un mondo che sta investendo sempre di più nel processo di transizione verso fonti energetiche pulite e nella creazione di modelli organizzativi più sostenibili.

Per tutti coloro che sono interessati a iscriversi, il primo passo è partecipare a uno dei due eventi di presentazione organizzati per illustrare i dettagli del programma:

Durante entrambi gli appuntamenti verranno resi noti i criteri e la procedura di selezione per potersi candidare a essere uno/a dei 25 studenti selezionati che potranno prendere parte al programma.

“Abbiamo creato questo progetto per i giovani, perché saranno loro i principali attori chiamati a costruire il futuro dell’energia in chiave di sostenibilità – dichiara Mario Nardi, Amministratore Delegato del Gruppo Pietro Fiorentini – Per farlo però servono competenze che non sono facilmente disponibili nelle offerte formative tradizionali. Crediamo che questo programma, pensato per condividere la nostra esperienza ventennale nell’applicazione del Lean & Agile Management e gli oltre ottant’anni di storia nel settore dell’energia, potrà rappresentare un punto di riferimento per lo sviluppo di professionalità che saranno fondamentali per il nostro settore negli anni a venire.”

“Siamo felici di essere al fianco di Pietro Fiorentini in questo progetto” – aggiunge Federico Frattini, Dean del MIP Politecnico di Milano. “La C-Lean Energy Academy è un programma formativo che si concentra su una tematica come quella della sostenibilità, considerata prioritaria dalla nostra Business School. Inoltre, in linea con il nostro compito di formare i manager di domani, siamo sempre orgogliosi di poter offrire a giovani talenti gli strumenti necessari per affrontare le sfide del mondo del lavoro.”

Ulteriori informazioni sono reperibili nella pagina dedicata al programma sul sito del Career Service del Politecnico.

https://cm.careerservice.polimi.it/career-program/c-lean/

Premio di laurea sul tema “Logistica” in memoria del prof. Gino Marchet – Anno 2021

 

E’ aperto il bando per 2 premi di Laurea sul tema “Logistica” del valore di € 2.000 ciascuno, istituito in ricordo del Professor Gino Marchet, Professore Ordinario di Logistica presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, scomparso prematuramente nel 2017.

I premi sono destinati a laureati/e in Ingegneria (Laurea Magistrale) che abbiano conseguito il relativo titolo dal 1° ottobre 2020 al 31 luglio 2021.

I lavori dovranno trattare tematiche di Logistica tra cui: Automazione di magazzino, Picking, Logistica 4.0, Ottimizzazione dei processi logistici e della supply chain, Outsourcing Logistico, Gestione delle scorte.

Per maggiori informazioni, si prega di consultare il bando disponibile alla pagina: https://www.som.polimi.it/albo-e-bandi/

QS EXECUTIVE MBA RANKING 2021: IL MIP POLITECNICO DI MILANO TRA I MIGLIORI AL MONDO CON L’ EXECUTIVE MBA

La School of Management del Politecnico di Milano si posiziona 73esima a livello mondiale e 31esima in Europa secondo la graduatoria Quacquarelli Symonds diffusa oggi

MIP Politecnico di Milano, la Graduate School of Business che fa parte della School of Management dell’ateneo milanese, si conferma tra le migliori al mondo. Secondo l’edizione 2021 del QS Executive MBA Rankings, pubblicata oggi dalla società di consulenza globale di formazione superiore Quacquarelli Symonds (QS), il MIP è al 73esimo posto a livello mondiale per la qualità del suo Executive MBA su un totale di 176 business school, prima tra le italiane. A livello europeo il MIP si classifica 31simo su 60 scuole. Se si considera che quest’anno il QS ranking vanta il numero più alto di scuole presenti in classifica – 35 scuole in più rispetto al precedente – il risultato è ancora più significativo, alla luce anche del fatto che la scuola è stabilmente in graduatoria dal 2018, quando vi è entrata per la prima volta.

Dall’analisi dei singoli parametri su cui si basa la classifica, il MIP migliora nei punteggi relativi ai risultati di occupabilità e aumento di stipendio post graduation, al termine cioè della durata dei Master. Il riconoscimento da parte di QS in termini di Career Outcomes (Promotions e Salary Increase) conferma l’efficacia dei percorsi formativi del MIP per accelerare la crescita professionale di manager e imprenditori. Dalle survey interne sugli alumni risulta infatti che nel 75% dei casi il Master favorisce una promozione e che, a tre anni dalla graduation, lo stipendio medio cresce di circa il 50%. Buono anche l’indice di diversity, migliorato rispetto al 2020 per il numero di studenti di diverse nazionalità che frequentano la business school del Politecnico di Milano.

L’Executive MBA del MIP si è inoltre distinto per l’Employer Reputation con il 43esimo posto (19 in Europa) e per la Thought leadership / Academic Reputation con il 74esimo posto (31esimo in Europa). Si tratta di quelle categorie che riconoscono rispettivamente l’apprezzamento del programma formativo da parte delle decine di migliaia di datori di lavoro di aziende a livello globale e l’autorevolezza da parte del mondo accademico nazionale e internazionale.

“La presenza della nostra scuola nel corso degli anni in ranking autorevoli come quelli firmati QS” – hanno  dichiarato Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean del MIP Politecnico di Milano“certifica formalmente la qualità della nostra offerta formativa, in questo specifico caso degli Executive MBA, per professionisti e manager che vedono nell’upskilling e nel reskilling la chiave per sviluppare competenze utili per emergere in un mercato del lavoro in costante aggiornamento. Il buon risultato ottenuto anche quest’anno nel ranking è motivo di orgoglio, soprattutto per ciò che riguarda la conferma del nostro alto valore reputazionale agli occhi dei datori di lavoro in tutto il mondo: il marchio e la solidità di un brand come il MIP Politecnico di Milano sono elementi chiave per attrarre tutti quei professionisti che investono nel lifelong learning. Infatti, nelle scorse settimane abbiamo accolto oltre 80 nuovi partecipanti nelle nostre aule Executive MBA provenienti da diversi settori e funzioni aziendali”.

Il QS Executive MBA 2021 Ranking è consultabile su www.topmba.com.

Bip punta sulla contaminazione dei saperi

Al via la terza edizione del BIP Bootcamp, il business program per brillanti neolaureati di facoltà umanistiche, giuridiche e linguistiche

BIP, multinazionale di consulenza, in collaborazione con MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business presenta la terza edizione del BIP Bootcamp, il programma pensato per giovani talenti che desiderano avviare un percorso professionale nel Management Consulting.

Dopo il successo delle precedenti edizioni, BIP punta anche quest’anno ad arricchire le competenze di chi ha già sviluppato un’attitudine agile, elastica e creativa proponendo una formazione in ambito economics & finance, marketing, management e trasformazione digitale.

Capacità analitiche, pensiero sistemico e pensiero laterale sono caratteristiche, spesso coltivate attraverso studi umanistici, che rappresentano un valore e una potenzialità per una società di consulenza come BIP.

Obiettivo, attraverso il Bootcamp, è quello di superare i più rigidi modelli formativi del passato applicando una reale contaminazione tra saperi. Gli studenti avranno la possibilità di dare vigore alle competenze acquisite nel proprio percorso di studi e dare prova del potenziale all’interno delle più grandi aziende italiane e multinazionali, attingendo all’esperienza e il know[1]how di una delle più vivaci e dinamiche realtà di consulenza in Europa.

“Sono convinta – commenta Ursula Buchmeiser, Head of People Experience & Development in BIP – che l’innovazione del nostro modello di business derivi dalla grande diversificazione e sinergia delle competenze disponibili e dal crescente pluralismo della nostra cultura aziendale. L’ideazione di nuove soluzioni e servizi per i nostri clienti è anche espressione della nostra capacità di anticipare sfide comportamentali ed etiche, e non solo”.

La Bootcamp faculty vede il coinvolgimento di docenti MIP ed esponenti senior della consulenza applicando una metodologia didattica di forte connotazione pratica ed esperienziale, supportato dall’utilizzo di una innovativa piattaforma di apprendimento digitale (DHUB), sviluppata da MIP su tecnologia Microsoft. Il percorso, della durata di 4 settimane, avrà inizio il 10 settembre 2021. Candidature su https://www.bipconsulting.com/it/master-bootcamp/ entro il 23 luglio.

SER Social Energy Renovations

Al via il progetto H2020 per finanziare l’edilizia sostenibile nel terzo settore

 

Finanziare ristrutturazioni edilizie sostenibili nel Terzo Settore grazie a uno strumento innovativo che consentirà di accelerare la transizione ecologica e contrastare la povertà energetica. È l’obiettivo del progetto europeo SER-Social Energy Renovations, cui partecipano, per il nostro Paese, CGM Finance,  la School of Management del Politecnico di MilanoENEA e Fratello Sole, società consortile di enti no profit impegnata nel contrasto alla povertà energetica;  gli altri partner sono la società spagnola GNE Finance, capofila del progetto, Secours Catholique-Caritas France e la filiale bulgara della società Econoler.

Il progetto, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020, si sviluppa sull’arco di tre anni, nei quali verrà ideato e sviluppato un meccanismo di de-risking per ridurre il rischio associato ai finanziamenti e consentire l’accesso al credito anche a soggetti con capacità economica limitata. Il  meccanismo includerà l’analisi e la standardizzazione tecnica del processo di definizione degli interventi di efficientamento energetico degli immobili.

I progetti saranno aggregati e sottoposti a valutazione dell’impatto sociale per poi essere finanziati, consentendo agli investitori di accedere a investimenti sicuri, efficaci, in linea con i criteri ESG; e alle imprese sociali di effettuare ristrutturazioni green a prezzi accessibili, con l’assistenza tecnica necessaria.

ENEA e Fratello Sole coinvolgeranno gli enti del Terzo Settore e selezioneranno gli edifici dedicati ad attività no profit sui quali intervenire con le ristrutturazioni edilizie energicamente efficienti e sostenibili. I lavori di riqualificazione energetica saranno a cura di Fratello Sole Energie Solidali – ESConata dalla joint venture tra Fratello Sole Scarl e Iren Energia.

Nell’ambito del progetto, la School of Management identificherà gli indicatori di valutazione e analizzerà l’impatto sociale dei progetti finanziati.

“La questione della valutazione dell’impatto sociale è tanto attuale quanto com­plessa, e da argomento di interesse di pochi è diventato ormai parte integrante della strategia imprenditoriale e tema essenziale della finanza”, sottolinea il professor Mario Calderini, Professore di Social Innovation del Dipartimento di Ingegneria Gestionale.
E aggiunge: “Con questo progetto si vuole valorizzare non solo l’impatto ambientale generato dagli interventi di efficientamento energetico degli immobili, ma anche quello sociale generato dalle organizzazioni del Terzo Settore che grazie ai benefici di questo intervento saranno in grado di offrire maggiori servizi.”

Infine, Secours Catholique-Caritas France insieme alla filiale bulgara della società di consulenza sull’efficienza energetica Econoler esploreranno la replicabilità dello strumento in altri Paesi europei.

“Innovation with a human touch”: è online il nuovo numero di SOMeMagazine

E’ uscito il #6 di SOMe, l’eMagazine della nostra Scuola in cui raccontiamo storie, punti di vista e progetti attorno a temi-chiave della nostra missione.

In questo numero intitolato “Innovation with a human touch” parliamo di innovazione e di come la componente umana e umanistica giochi un ruolo tanto fondamentale quanto complementare nel progresso tecnologico.

Ne abbiamo discusso con Giovanni Valente, che ci spiega come le scienze umane e sociali siano essenziali per affrontare qualsiasi sfida innovativa in campo scientifico e tecnologico, e per questo è importante promuovere un approccio interdisciplinare in ambito accademico.

L’uomo deve essere al centro della trasformazione digitale e le tecnologie devono essere sviluppate non al posto di ma per le persone, come raccontano Raffaella Cagliano, Claudio Dell’Era e Stefano Magistretti nei loro editoriali su Industry 4.0 e Design Thinking.

Ma l’innovazione tecnologica può essere veramente a misura d’uomo? Giovanni Miragliotta cerca di rispondere a questo quesito riflettendo su quanto le nuove tecnologie abbiano profondamente modificato la società e il lavoro dell’uomo.

Infine nelle “Stories” alcuni nostri progetti di ricerca: l’ impatto economico del cambiamento climatico, il riuso di scarti elettronici per dar vita a prodotti eco-compatibili, la distribuzione del Venture Capital in Europa.

 

 

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I numeri precedenti:

  • # 1 “Sustainability – Beyond good deeds, a good deal?”
  • Special Issue Covid-19 – “Global transformation, ubiquitous responses
  • #2 “Being entrepreneurial in a high-tech world”
  • #3 “New connections in the post-covid era”
  • #4 “Multidisciplinarity: a new discipline”
  • #5 “Inclusion: shaping a better society for all”

ERS European Research Seminar 2021

 

Il 10 e 11 Giugno scorsi il Politecnico di Milano ha ospitato la sedicesima edizione dello European Research Seminar (ERS) on Logistics and Supply Chain Management (https://www.ers-conference.org/).

A causa dell’emergenza COVID, la conferenza si è tenuta interamente online, ma questo non l’ha resa meno interattiva e stimolante, e non sono mancate occasioni di scambio.

Hanno partecipato circa 50 professori e ricercatori da tutto il mondo, che hanno presentato i propri lavori e fornito interessanti elementi di discussione in merito ai principali trend nel settore della logistica e del supply chain management.
Diversi i temi che sono stati toccati: innovazione, tecnologia, circular economy, sostenibilità economica, ambientale e sociale.

Carl Marcus Wallenburg (WHU – Otto Beisheim School of Management, Germany) e Andreas Wieland (Copenhagen Business School, Denmark) sono stati i co-chair della conferenza. Angela Tumino e Riccardo Mangiaracina sono stati gli host locali, nonché membri del comitato scientifico. Arianna Seghezzi, Chiara Siragusa ed Elena Tappia hanno moderato alcune delle principali sessioni come chair.

La conferenza si è chiusa con grande soddisfazione di tutti i partecipanti.

Lusso e sostenibilità: la ricetta di Closet Relay, vincitore di The Mark Challenge

Sono quattro, il mondo del lusso lo conoscono bene e il loro progetto promette di fare strada. Sono Marco Di Salvio, Alessandro Calvino, allievi dell’International Part Time MBA al MIP, Marco Postorino ed Elisa Serra e hanno vinto l’edizione 2021 di The Mark Challenge, la competizione organizzata dall’International University of Monaco (IUM) che mette in contatto studenti, Alumni, accademici e business leader di tutto il mondo.
Il progetto che li ha portati alla vittoria è Closet Relay, un nuovo concetto di business sostenibile per l’abbigliamento di lusso dagli 0 ai 12 anni.

L’idea è nata proprio sui banchi del MIP, quando Marco e Alessandro hanno partecipato al corso di Innovation Leadership, che li ha messi davanti a un nuovo modo di fare innovazione.
Così, proprio come hanno imparato durante il corso, Closet Relay è nato da un’idea disruptive. Ma non è solo questo; è anche un progetto di business che risponde alle esigenze di mercato e consumatori.
Il mondo della moda, infatti, si trova oggi ad affrontare da una parte, una crescente sensibilità da parte dei consumatori per la sostenibilità ambientale. Dall’altro, specialmente nel settore del lusso, il fast fashion ha ridotto sensibilmente il ciclo di vita dei prodotti, che si è praticamente dimezzato, producendo un aumento delle eccedenze a fine stagione. Questo è ancora più vero per le collezioni che i grandi nomi del lusso dedicano ai più giovani.
Il progetto presentato dai nostri studenti a Monaco offre alle aziende una soluzione sostenibile – sia dal punto di vista ambientale che economico – al problema delle eccedenze, sfruttando un trend in crescita, quello dell’abbigliamento as a service, e andando a toccare la nicchia dell’abbigliamento di lusso per bambini.
Acquistando a prezzo ridotto i prodotti che a fine stagione rimangono in magazzino dei grandi nomi del lusso, Closet Relay potrà riproporli con un leasing di medio/lungo periodo, in base alla tipologia di capo. In questo modo verrà allungata la vita di vestiti, che considerando il target cui sono destinati, vengono generalmente dismessi dopo pochi utilizzi. Si potranno inoltre acquistare i prodotti di seconda mano su un market place proprietario.

Un’idea, quella dei nostri allievi del Part Time MBA, che è innovativa non solo di per sé ma anche per gli strumenti di analisi finanziaria e di strategy utilizzati. Grazie alle competenze maturate nei quasi due anni al MIP – ci rivelano – hanno potuto usare delle tecniche avanzate, che hanno permesso loro di comprendere meglio i rischi, margini e potenzialità di questo business. Un approccio che è stato riconosciuto e premiato poi dalla giuria di The Mark Challenge.

Non ci resta che fare i nostri migliori auguri ai nostri allievi e ai loro compagni di team per questa avventura imprenditoriale, con la speranza che il successo di The Mark Challenge sia solo l’inizio.

Tecnologia e innovazione, a misura d’uomo

Il progresso scientifico, la disponibilità di mezzi tecnici, la cross-fertilizzazione tra le diverse comunità di ricerca e l’innovazione combinatoria  ci stanno regalando ad una inarrestabile progressione delle capacità umane. Ma quanta, e soprattutto quale, innovazione è davvero a misura d’uomo?

 

Giovanni Miragliotta, Professore di Advanced Planning, Co-Direttore dell’Osservatorio AI, Politecnico di Milano

Ovunque guardiamo, come cittadini e come ricercatori, leggiamo delle “magnifiche sorti e progressive”[1] che, per mezzo delle nuove tecnologie, stanno cambiando la nostra società e la nostra vita. Da quelle a noi più familiari, come le reti di comunicazione a banda larga, a quelle  più avanzate, come la bioingegneria, a quelle che operano nascoste dietro le quinte, come la crittografia, tutto si fonde al punto che diventa quasi difficile rendersi conto del potenziale di cambiamento del sistema di ricerca e innovazione che abbiamo costruito nei paesi sviluppati. A materializzarne il potenziale ci pensano, di tanto in tanto, discontinuità inattese come ad esempio la pandemia che stiamo vivendo la quale, combinando le diverse innovazioni esistenti, ci mostra come possono essere stravolti in pochi mesi il modo di lavorare, di insegnare, di progettare, di curare. Una riflessione molto potente, in questo senso, anche e soprattutto perché viene da un letterato e non da uno scienziato, è quella recentemente pubblicata da Alessandro Baricco[2].

Questa occasione, che ci ha mostrato portata e velocità del cambiamento possibile, può essere colta per riflettere su quale sia l’innovazione a misura d’uomo; è ancora più importante farlo ora, in vista di quello che si sta sviluppando, nelle università e nei laboratori di tutto il mondo, poiché le prossime conquiste tecnologiche potrebbero materializzare un cambiamento, secondo il pensiero di molti (ed io sono uno di quelli) addirittura dirompente per l’assetto stesso delle nostra società.

La nostra società, prendendo come riferimento gli stati democratici occidentali, si poggia su alcuni pilastri, un mix di weltanschauung, principi morali e senso comune, che ne costituiscono il collante. Alcune innovazioni tecnologiche (in primis bioingegneria e intelligenza artificiale) sono, per così dire, in rotta di collisione con questi principi, e potrebbero portare a nuove società che non è facile prevedere se e quanto saranno a misura d’uomo, almeno come oggi noi interpretiamo tale misura.

Pensiamo alla centralità che il lavoro ha nella struttura della società, anche solo limitandoci alla sua valenza economica e trascurando gli aspetti psicologici o di realizzazione personale; per la prima volta nella storia inizia ad intravedersi un futuro possibile in cui non solo non sappiamo più predire quali saranno i lavori dei nostri figli tra 30 anni, ma iniziamo a dubitare che ci possano addirittura essere dei lavori rimasti. In un numero sempre crescente di specifiche mansioni (=Narrow AI), infatti, le macchine hanno raggiunto già abilità superumane e, come sapete, vi è un enorme dibattito sul bilancio tra posti di lavoro creati e distrutti. Le analisi condotte nell’Osservatorio Artificial Intelligence, almeno per la prossima decade, sembrano indicare uno scenario positivo[3], ma allungando l’orizzonte di analisi non è da escludere uno scenario in cui la domanda per il lavoro umano, reso antieconomico o inutile dalle nuove abilità delle macchine[4], sarà molto inferiore.  In una situazione di precario equilibrio monetario e fiscale delle nazioni, una alterazione significativa nel mercato del lavoro potrebbe rappresentare un elemento di forte instabilità.

Cambiando tecnologia di riferimento, l’avvento delle biotecnologie potrebbe portare in un prossimo futuro dei cambiamenti così importanti da scuotere le fondamenta stessa della società: come evolverà il concetto di famiglia qualora fosse normale per gli esseri umani vivere 120 anni, con una giovinezza che possa durare oltre 40 anni?  Cosa accadrà quando le classi più abbienti, oltre a potersi permettere una assistenza sanitaria tradizionale migliore, potranno permettersi anche di intervenire per migliorare il proprio pacchetto genetico in modo non eguagliabile dalla maggior parte delle persone? Per la prima volta nella storia osserveremo una biforcazione nella nostra specie, con una (piccola) frazione della popolazione che disporrà di un “hardware” (corpo + cervello) più capace, resistente e duraturo rispetto alla maggioranza della popolazione?

Questi esempi ci fanno ragionare sulla portata del cambiamento possibile, economico e sociale, ma non sembrano ancora intaccare i fondamenti ideologici della società che abbiamo costruito, nel nostro occidente, a partire dalle rivoluzioni americana e francese, ovvero la convinzione profonda nel valore della libertà, della unicità ed irripetibilità dell’individuo. Ma cosa accadrebbe se, in linea di principio, osservando tutte le interazioni di una persona con il suo ambiente e con i suoi simili, fosse possibile prevedere esattamente quali sarebbero le sue sensazioni, ed i suoi bisogni? Cosa accadrebbe se Google, o Facebook, o altri, forti della immensa mole di dati che raccolgono su di noi, sapessero consigliarci il libro giusto, il lavoro giusto, l’investimento giusto, la moglie giusta, la chirurgia preventiva giusta molto meglio di quanto sapremmo fare da soli, confusi e sperduti in una mole sterminata di decisioni importanti, da prendere decine di volte nella nostra (lunghissima) vita? A quel punto saremmo ancora “liberi”? E ammesso che ci rimanga uno spazio di libertà, ci converrebbe farne uso, , oppure non sarebbe più conveniente affidare le nostre decisioni ad una tecnologia di “life advisor” che avrebbe probabilità di successo e di felicità molto maggiori di quelle che sapremmo apparecchiarci con le nostre stesse mani?  Questo ultimo scenario, ventilato da molti pensatori, apre ad un ripensamento radicale dei principi fondanti della nostra società, in primis il principio liberale, portando ad esiti che potrebbero spaziare da un ulteriore allentamento dei riferimenti esistenti (sulla scia della liquidità Bauminana) fino al suo totale opposto, una rigidissima tecnocrazia.

Il punto è sempre lo stesso: non è possibile fare previsioni di alcun tipo, e in fondo quel poco che serve conoscere, di speculazione pura sul futuro, è già stato scritto. Queste riflessioni invece ci richiamano ad una responsabilità molto grande, quella di rimanere molto vigili sugli atti di moto, anche solo incipienti, che l’innovazione tecnologica sta imprimendo alla nostra società.

Ci attende un futuro che può essere a misura d’uomo solo se saremo capaci di costruircelo.

 

 

Note di lettura

Questa riflessione nasce, e può essere ulteriormente sviluppata, attingendo al pensiero dei seguenti autori:

  • Yuval Harari: consiglio l’intera trilogia su passato, futuro e presente dell’uomo;
  • Mark Tegmar, “Vita 3.0”, ed il dibattito interno al Future of life Institute;
  • Zygmunt Bauman, in particolare il suo testo cardine “Modernità liquida”.

 

 


[1] Citazione del poeta Giacomo Leopardi

[2] Alessandro Baricco, “Cinque anni in uno”, https://www.ilpost.it/2021/05/28/baricco-2025/

[3] Si veda report Osservatorio Artificial Intelligence, “On your marks”, ed. 2019.

[4] Si consideri, ad esempio, “A 3D printed car which is designed by AI”, www.thereviewstories.com/czinger-21c-ai-3d-printed-car/

 

 

 

Come costruire un “buon” obiettivo di carriera?

Qual è il tuo obiettivo di carriera? Da consulente alla carriera, le risposte che spesso si raccolgono a questa domanda sono descritte in termini di risultati attesi: avere un aumento di stipendio, avere un posizionamento migliore rispetto al ruolo ricoperto, cambiare contesto aziendale o settore.

Ai più, i risultati sembrano obiettivi. “È lì che voglio arrivare!”

Quali sono dunque le implicazioni quando confondiamo gli obiettivi con i risultati?

Vediamone tre:

  1. Non vedo il “come”, la strada: “come faccio ad arrivare lì?” Senza un obiettivo, risulta difficile costruire strategie
  2. Non uso fino in fondo il “dove sono”, sottovaluto l’analisi del punto di partenza, del patrimonio di conoscenze e competenze che ho a disposizione
  3. Non ho strumenti per individuare eventuali errori e per gestirli

Accade dunque che, anziché lavorare alla costruzione di un obiettivo fondato e di un piano di azione coerente, il modo di procedere diventi casuale oppure si deleghi all’esterno la responsabilità del proprio percorso di sviluppo professionale.

Da dove ri-partire allora? Quali caratteristiche deve avere un obiettivo per poter essere definito tale?

Ancora tre i punti a disposizione:

  1. Un obiettivo è astratto! Ma come, si chiederà qualcuno? Come “astratto”? La caratteristica metodologica dell’astrazione è quella che garantisce all’obiettivo di generare processi, ovvero di avere la forza di far vedere più strade possibili, di attivare percorsi concreti. Ma la concretezza viene dopo, nel piano d’azione. Non può essere una caratteristica dell’obiettivo, pena la perdita della sua capacità generativa
  2. Un obiettivo è condivisibile! Significa che non può essere frainteso, non può essere compreso in modo diverso da persone diverse. Qual è l’utilità di questa caratteristica metodologica? La condivisibilità serve a garantire la “terzietà” dell’obiettivo, ovvero ci “obbliga” ad esplicitare i criteri e i riferimenti su cui lo costruiamo. In base a cosa lo definiamo così? Cosa intendiamo con le parole che utilizziamo?
  3. Un obiettivo è misurabile! Èdall’obiettivo che discendono gli indicatori di processo e di risultato che mettono nella condizione di misurare costantemente il “dove siamo” rispetto all’obiettivo. Non si dà a livello teorico che l’obiettivo, vista la sua astrattezza, sia “raggiunto”, sebbene nell’accezione comune utilizziamo l’espressione “obiettivo raggiunto”. Conseguiamo risultati e lo facciamo in base agli obiettivi che ci siamo dati. L’obiettivo è il faro, non il porto a cui approdiamo.

E allora da dove partire per costruire un “buon” obiettivo di carriera?

La risposta sembra banale: parti da dove sei. Analizza in ogni suo lato il dove ti trovi, come sei arrivato lì, e soprattutto quali sono le competenze che esprimi e quali quelle su cui sai (o puoi scoprire) che ti serve lavorare.

Una valutazione rigorosa delle competenze che possiedi e di quelle che ti serve sviluppare è un punto di partenza imprescindibile, una conditio sine qua non per poter definire il proprio faro.

Cosa dici di te, del tuo patrimonio di competenze? Cosa gli altri ti riconoscono? Quali sono i tuoi punti di criticità, i tuoi talloni d’Achille? Quali esigenze di sviluppo di competenze leggi per il tuo percorso?

Nella metafora, prima di scegliere il faro, guarda la nave! Guarda chi sei, quali sono i tuoi valori e le tue competenze.

Lo sguardo alle competenze espresse ed esprimibili è l’analisi necessaria per costruire un obiettivo fondato rispetto al proprio percorso di sviluppo. Non c’è sviluppo di carriera che non passi da uno sviluppo di competenze.

E in base a cosa scelgo poi il faro? Come costruisco un obiettivo correlandolo all’esigenza di sviluppo di competenze? Uno spunto arriva dalle parole di Kurt Vonnegut, che ci esorta così: “Non chiedetevi che lavoro avete voglia di fare, chiedetevi a quale successo volete contribuire”.

Non c’è nulla di delegabile all’esterno dunque. C’è la propria responsabilità da mettere in campo per definire quale contributo vogliamo portare nel mondo. Del lavoro e non solo. I risultati sono conseguenze.

E se la nebbia avvolge la nave e rende difficile vedere il faro, uno strumento c’è. La consulenza alla carriera si pone esattamente lì, nel coadiuvare l’analisi e il processo di costruzione del motore del proprio sviluppo: l’obiettivo di carriera.