Al via la prima edizione del Master Fintech

 

Al MIP queste sono state le settimane dei kick off: studenti provenienti da tutto il mondo sono arrivati a Milano per prendere parte a uno dei Master Specialistici in partenza.

Tra le novità di questo anno accademico, c’è l’International Master in Fintech, Finance and Digital Innovation, sviluppato in partnership con i dipartimenti di Matematica, Ingegneria Gestionale, Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. L’obiettivo è quello di analizzare la rivoluzione fintech, fornendo un’attenta analisi delle nuove tecnologie e delle loro applicazioni nel mondo finanziario.
L’offerta formativa si completa con nozioni IT e finanziarie – dalla gestione dei big data alla cybersecurity, dalla blockchain all’intelligenza artificiale – per poter fornire agli allievi tutti gli strumenti necessari per costruire modelli di business capaci di andare oltre le intermediazioni dei players tradizionali del settore.

Il Master Fintech – come consuetudine per il MIP – è sviluppato insieme alle aziende, al fine di formare dei professionisti con concrete possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. Sostenitori di questa edizione sono Anima, Aviva, Banca IMI, Intesa Sanpaolo, Deloitte, Fabrick, IBM, MoneyFarm, Net Insurance e ZeroKM Finance, mentre AEGIS HCG, Accenture, OliverWyman e Unicredit interverranno in aula.

A riprova dello stretto legame con il mondo delle imprese, in occasione dell’avvio del Master, gli allievi hanno potuto incontrare Davide Roberto e Alessandra Tessari di Aegis Human Consulting Group, Antonio Castagna di ZeroKM Finance, Rossella Vignoletti di Net Insurance, Andrea Prampolini di Banca IMI, Giuseppe Camera di Intesa Sanpaolo e Roberto Villa e Cesare Baroni di IBM.

Con Epson e Re Mago, MIP Politecnico di Milano crea in Italia la prima Smart Classroom dedicata alla collaboration e pensata per favorire il brainstorming

Il MIP ha completato il processo di digitalizzazione delle proprie aule didattiche. Con l’utilizzo delle più moderne tecnologie di videoproiezione e di collaborazione è ora possibile condurre lezioni in maniera completamente interattiva e coinvolgente.

 

 

Il MIP, la scuola di management del Politecnico di Milano, ha completato il processo di digitalizzazione totale delle proprie aule didattiche e inaugura la prima Digital Classroom “speciale”, dedicata alla condivisione visuale delle informazioni ed al brainstorming. Con questa iniziativa si conferma ancora una volta il continuo e forte impegno nell’utilizzare le possibilità offerte dai più moderni strumenti digitali per offrire la migliore esperienza di apprendimento.

Come le altre 13 già attrezzate con strumenti analoghi nel Campus Bovisa, a Milano, l’aula utilizza la più innovativa soluzione tecnologica messa a punto da Epson in partnership con Re Mago Ltd., società inglese che si è affidata ad un team di sviluppo in buona parte italiano e che ha sviluppato un software per visual collaboration e brainstorming, ideale per Smart Classroom e Smart Working. Il software permette di condividere, annotare e presentare contenuti digitali (testi, suoni, immagini, video, link) ed informazioni in tempo reale da qualsiasi dispositivo PC o Mobile presente in aula o collegato da remoto. Tutte queste attività vengono svolte in maniera semplice ed intuitiva, grazie all’interfaccia utente del software, studiato e messo a punto in modo da poter essere immediatamente utilizzato anche dalle persone meno amanti della tecnologia.

Otto videoproiettori interattivi laser Epson EB-710Ui, disposti a coppie sulle quattro pareti dell’aula, le trasformano in altrettante aree di lavoro condivise, dove docente e allievi posso scrivere, condividere, annotare e modificare i documenti, registrando ogni passo dell’attività svolta e salvando il tutto al termine per avere una copia digitale completa e totalmente usufruibile.

Il MIP – ha affermato Federico Frattini, Associate Dean for Digital Transformation – è una scuola di management che affronta le esigenze del mondo del business con corsi di formazione specializzati, post-laurea e post-experience, progettati per chi ha già intrapreso una carriera professionale. Con la realizzazione delle Smart Classroom vogliamo dare a docenti e allievi una modalità ancora più interattiva, moderna ed ingaggiante per lavorare in aula in modo collaborativo.

Come è fatta e come funziona la Smart Classroom?

Nel mondo della formazione così come in azienda, la sfida per una reale e ottimale collaborazione è fare in modo che tutte le parti coinvolte possano agire utilizzando in modo semplice, diretto e immediato tutti gli strumenti e le funzionalità disponibili, così da non stravolgere le abitudini dei singoli, ma anzi di offrire un vero e valido supporto.

Ciascuno dei due videoproiettori presenti sui lati della Smart Classroom può essere utilizzato per proiettare contenuti diversi (per esempio la lezione del docente e i contributi degli allievi) o per formare un’unica grande area di lavoro. In entrambi i casi, tutta la superficie proiettata è interattiva e le persone possono intervenire impiegando non solo le apposite penne fornite con i videoproiettori, ma anche semplicemente utilizzando le dita (grazie alla funzione Finger Touch) oppure, se collegati da remoto, scrivendo sul proprio dispositivo smartphone, tablet o pc connesso alla stessa sessione tramite il Cloud.

In questo modo, l’area può essere utilizzata per fare brainstorming, per disegnare, per condividere file di qualsiasi tipo (immagini, video, PDF, documenti di Office, link a siti internet), ma anche per navigare sul web e accedere e presentare applicazioni. Dietro a semplici strumenti, come ad esempio il “Lazo Tool” del software Re Mago, si nasconde tutta la complessità di servizi AI (Machine Learning) che permettono ad esempio di riconoscere e suggerire immagini vettoriali il più vicine possibile al disegno originale effettuato a mano libera dall’utente, immagini che verranno poi utilizzate durante le presentazioni. Altre funzioni speciali come il riconoscimento della scrittura (OCR) e delle forme geometriche e la ricerca di immagini, video, siti online sono a portata di mano o con comando vocale. Sarà sufficiente trascinare nell’area di lavoro il risultato ottenuto dalla ricerca per poterlo utilizzare e consultare. I file possono essere facilmente condivisi da e verso qualsiasi sistema di storage locale o servizio Cloud.

Un altro vantaggio è che, durante la lezione o al termine della stessa, i partecipanti non hanno bisogno di fotografare l’area di lavoro o di prendere appunti perché il riepilogo completo di quanto fatto (compresi tutti gli schizzi, le note, i file, le registrazioni audio video, ecc) può essere salvato, memorizzato e condiviso attraverso diversi canali.

Google: l’intelligenza artificiale al servizio delle imprese italiane

 

Dalla collaborazione tra Google e la School of Management del Politecnico di Milano nasce il Machine Learning Checkup: uno strumento gratuito che permetterà alle imprese italiane di valutare la propria maturità per l’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale (IA) e comprendere come sfruttare al meglio le sue applicazioni nel proprio settore di riferimento.

Annunciato a Roma in occasione dell’evento “L’economia dell’intelligenza. Machine Learning: il futuro delle imprese”, il Machine Learning Checkup è disponibile su www.leconomiadellintelligenza.it e offrirà un report personalizzato sui potenziali benefici dell’IA, insieme alle migliori applicazioni in base al settore di riferimento dell’azienda e al suo posizionamento nella filiera produttiva. Oltre al report, le aziende interessate potranno accedere alla consulenza dedicata di Unioncamere, attraverso i Punti Impresa Digitale delle Camere di Commercio sul territorio, e agli incentivi del Ministero dello Sviluppo Economico.

Attraverso una ricerca commissionata da Google, la School of Management del Politecnico di Milano ha individuato per i settori a maggiore potenziale di adozione dell’IA in Italia, agroalimentare, tessile, arredamento, metalsiderurgico e metalmeccanico, 65 applicazioni IA e 230 diverse possibilità applicative, concentrate principalmente sulle aree di analisi predittiva e riconoscimento delle immagini e dei suoni.

Per alcune applicazioni, come per esempio l’agricoltura di precisione, in cui l’IA aiuta a definire trattamenti e piani di coltivazione personalizzati per ciascuna pianta, la ricerca ha evidenziato come esistano potenzialità di risparmio fino all’80% nei costi e nell’utilizzo dei fattori produttivi (acqua, diserbanti, insetticidi, ecc.). Riduzione dei costi, dei tempi di produzione e di risposta ai clienti, aumento dell’efficienza e miglioramento dei prodotti, controllo della qualità e pianificazione avanzata sono gli aspetti su cui l’IA può portare i maggiori benefici.

Insieme a Google, Politecnico e Unioncamere, sul palco dell’evento sono intervenute anche due aziende italiane che rappresentano un esempio di adozione matura dell’IA in Italia.
Nata nel 1939 per produrre sacchi da vecchi tessuti, Saccheria Franceschetti conta oggi 50 addetti ed è il terzo distributore di imballaggi flessibili in Europa. Attraverso l’adozione di soluzioni IA per l’ottimizzazione dei magazzini e della logistica, riesce a monitorare in tempo reale i processi aziendali dalle forniture alla consegna. “Grazie anche a questo efficientamento,” ha detto il Presidente dell’azienda, Luigi Franceschetti, “il fatturato è salito dai 16 milioni del 2015 ai quasi 20 previsti nel 2019 e la marginalità è raddoppiata. Dato ancora più interessante, il numero di contestazioni per errori occasionali si è enormemente ridotto, fidelizzando ulteriormente i nostri clienti.
Agrintesa, azienda che riunisce una comunità di 4.000 aziende agricole prevalentemente di piccole e medie dimensioni, utilizza grazie all’IA il riconoscimento visivo per selezionare parte della sua produzione da oltre 440.000 tonnellate l’anno. “I risultati sono stati evidenti: si sono ridotte le contestazioni dei clienti per la qualità del prodotto e il processo è diventato più rapido ed efficiente,” afferma Federico Cavassi, Responsabile Magazzini e Logistica di Agrintesa. “Entro due anni contiamo di vedere anche un miglioramento consistente della marginalità”.

Il quadro che emerge dalla nostra ricerca è quello di un ventaglio decisamente ampio di possibilità applicative per le nostre PMI, con possibili ricadute in grado non solo di migliorare i risultati della singola impresa, ma di contribuire a un’innovazione dei loro modelli di business, aiutando il nostro sistema industriale a valorizzare le proprie eccellenze e a superare alcune debolezze strutturali, dalla scalabilità delle soluzioni offerte al miglioramento dell’efficacia dell’azione commerciale. Non si tratta né di soluzioni appannaggio esclusivo di grandi imprese, né di formule “magiche” per la trasformazione delle imprese. Si tratta di soluzioni che a livello internazionale stanno trovando crescente applicazione e rispetto alle quali è importante posizionarsi anche per non perdere competitività.Lucio Lamberti, docente della School of Management del Politecnico di Milano e Responsabile Scientifico della ricerca

Questa iniziativa permetterà a tanti imprenditori di accedere con facilità ai servizi delle Camere di commercio per la digitalizzazione. Sono i servizi di informazione, formazione, assistenza, orientamento e sostegno offerti dagli 88 Punti impresa digitale del sistema camerale che hanno già raggiunto oltre 70mila imprese. In particolare finora 15mila aziende hanno misurato il proprio livello di maturità digitale attraverso l’assessment offerto dai Pid per conoscere i propri punti di forza e debolezza sui cui investire per competere cavalcando la quarta rivoluzione industriale.Giuseppe Tripoli, Segretario generale di Unioncamere

L’intelligenza artificiale rappresenta oggi una nuova opportunità per il Paese e per noi è fondamentale che sia al servizio delle persone e accessibile a tutti. Da molti anni siamo impegnati in Italia in progetti di alfabetizzazione digitale e approfondimento delle competenze necessarie per trovare un lavoro o potenziare la propria attività grazie a Internet: con il Machine Learning Checkup facciamo un ulteriore passo in questa direzione.Fabio Vaccarono, Managing Director Italia, Google

QS World University Rankings by Program 2020

Global MBA e master specialisti: la School of Management del Politecnico di Milano sempre tra le migliori del mondo

 

 

I QS World University Rankings 2020 confermano nella parte alta della classifica i master in Management, Business Analytics, Finance e Marketing e l’MBA Full Time. Tra i punti di forza della Business School, la facilità di accesso al mondo del lavoro per i suoi studenti, l’attenzione alla diversità, la “thought leadership”

 

Maggiori probabilità di accedere al mondo del lavoro, ritorno sull’investimento e rapporto qualità-prezzo ottimi, grande attenzione alle diversità. Sono questi i “plus” che ancora una volta posizionano la School of Management del Politecnico di Milano tra le migliori del mondo. A sancirlo è il QS World University Rankings by Program 2020, la classifica internazionale dei master, che vede eccellere la Scuola con i master specialistici in Management, Business Analytics, Finance e Marketing e l’MBA Full Time. L’edizione 2020 appena rilasciata ha analizzato quasi 700 corsi di oltre 400 Business School e Università distribuite in più di 50 Paesi.

La School of Management del Politecnico di Milano si colloca sempre nella parte alta dei rankings. La prestazione migliore a livello globale è di nuovo quella dell’International Master in Project Management (iMPM), che ha ottenuto valutazioni superiori alla media in “Value for money”, o rapporto qualità-prezzo, “Employability”, cioè le chance che i suoi studenti hanno di accedere al mercato del lavoro e “Thought Leadership”.

Molto buona anche la performance dell’MBA Full Time, che nel ranking dedicato ai Global MBA si è classificato al 33simo posto tra i programmi europei presi in esame, risultando assai competitivo per “Employability” e “Diversity”, ossia la percentuale di donne e di stranieri sia tra gli studenti che all’interno della faculty.

La nostra reputazione nel mondo e in Europa si mantiene salda – commenta Andrea Sianesi, Dean del MIP Politecnico di Milano – dimostrando la correttezza delle scelte che abbiamo operato, prime fra tutte il processo di internazionalizzazione e la grande attenzione alla ‘diversity’ in ogni sua forma”.

La School of Management del Politecnico di Milano è presente nelle classifiche anche con i Master in Business Analytics (BABD), in Finance (MIFRIM) e in Marketing (IM4).

La School of Management del Politecnico di Milano è composta dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale e dal MIP, la Business School dell’Ateneo milanese.

I futuri manager uzbeki si formeranno al MIP Politecnico di Milano

Da gennaio il Master in Global Project Management riservato a loro

Firmato l’accordo con la Republican Graduate School of Business and Management di Tashkent, che recluterà i candidati per la selezione. Sianesi: “L’acquisizione del Master costituisce un prezioso plus per inserirsi nel mercato del lavoro uzbeko, perché il programma al momento non ha eguali nell’offerta formativa del Paese, che ha grande necessità di competenze manageriali per gestire progetti di sviluppo”.
In arrivo a Milano a novembre anche una quarantina di executive uzbeki per un corso breve.

 

Il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business formerà i futuri manager uzbeki. Da gennaio infatti partirà a Milano un master universitario di primo livello in Global Project Management, della durata di due anni, che ha l’obiettivo di offrire a giovani studenti uzbeki la formazione specialistica necessaria per gestire progetti con una visione sistemica e multidisciplinare.

Il programma nasce dalla collaborazione con la RGSBM, Rebublican Graduate School of Business and Management di Tashkent, in Uzbekistan, sancita proprio a Milano nella sede del MIP con la firma dell’accordo tra Andrea Sianesi, Dean di MIP e condirettore del master, e Rustam Abduraupov, Direttore della Scuola uzbeka. Direttore del corso è invece il professor Antonio Calabrese.

Un Paese in forte crescita come l’Uzbekistan ha grande necessità di competenze che permettano di gestire con successo progetti di natura industriale, infrastrutturale e di sviluppo in genere”, spiega Sianesi. Per questo la RGSBM si è rivolta alla business school del Politecnico di Milano, che con entusiasmo ha aderito alla richiesta di formare i futuri manager euroasiatici. E non solo, a novembre sono attesi in città anche una quarantina di executive uzbeki per un corso di 6 giorni su “Project and Portfolio Management” che prevede, tra l’altro, testimonianze di top manager e responsabili della PA e visite istituzionali.

Gli studenti che concluderanno il percorso avranno come sbocco occupazionale naturale le aziende, gli enti governativi e le organizzazioni che operano per progetti in Uzbekistan – continua Sianesi -. L’acquisizione del Master infatti, insieme alla possibilità di sostenere un esame di certificazione delle competenze di project management secondo il modello IPMA (International Project Management Association), costituisce un prezioso plus per inserirsi nel mercato del lavoro uzbeko, perché il programma al momento non ha eguali nell’offerta formativa del Paese”.

Il corso sarà erogato in lingua inglese e l’aula sarà formata da giovani proposti dalla Rebublican Graduate School of Business and Management di Tashkent, che si occuperà del reclutamento dei candidati, poi successivamente selezionati. Parte delle lezioni si terranno in Uzbekistan e parte in Italia e saranno costituite da sessioni frontali in aula, discussioni di casi di studio, esercitazioni, business game, simulazioni, testimonianze aziendali, cui andranno aggiunte ore di studio individuale.

L’innovazione digitale in azienda? È roba per manager

Da novembre al MIP Politecnico di Milano il primo Executive Program in Digital Transformation FLEX erogato in distance learning

 

La business school coniuga l’eccellenza riconosciuta a livello mondiale negli MBA erogati a distanza con la competenza sui temi digitali affrontati dal punto di vista strategico, per lanciare un percorso online dedicato a manager e imprenditori che vogliano cavalcare la trasformazione digitale nella propria impresa. L’ennesimo tassello dell’ampia offerta di corsi e master con cui la Scuola intende supportare il cambiamento culturale e organizzativo legato alla digitalizzazione

 

“Learning digital in a digital environment”. Ovvero, quando contenuto e forma coincidono. Per la prima volta, parte a novembre al MIP Politecnico di Milano un percorso di perfezionamento per executive sulla trasformazione digitale erogato quasi totalmente online, sfruttando, da un lato, l’eccellenza raggiunta dalla business school negli MBA a distanza (il Flex EMBA è settimo al mondo e quarto in Europa nei ranking internazionali dedicati alla categoria), dall’altro, la grande competenza sui temi tecnologici e di innovazione affrontati dal punto di vista imprenditoriale, strategico e organizzativo. Né poteva essere altrimenti per una scuola di management che ha anche radici e anima “politecniche” e che può far leva sul principale centro di ricerca italiana sull’innovazione digitale, rappresentato dagli Osservatori Digital Innovation.

Il nuovo percorso si chiama Executive Program in Digital Transformation FLEX, prevede 8 moduli in distance learning (da novembre a giugno) di carattere sia metodologico che applicativo e si basa su una consapevolezza che da anni permea la School of Management del Politecnico di Milano: la trasformazione digitale non è un tema da specialisti dell’ICT, ma pervade tutti i processi e i ruoli aziendali, le linee di business, i prodotti e i servizi, impatta sulle performance, genera nuovi mercati e opportunità, incide sull’organizzazione.

Dunque, la rivoluzione digitale deve essere conosciuta e governata da manager, imprenditori e liberi professionisti, deve rientrare nelle competenze di general management. E il MIP si candida a diventare la scuola di riferimento in questo cambiamento culturale, sfruttando in maniera sinergica le proprie competenze formative e quelle contenutistiche e professionali maturate negli anni dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico. Per formare una nuova classe di leader capaci di portare l’innovazione nei processi di business.

L’Executive Program in Digital Transformation FLEX è l’evoluzione in distance learning di un analogo percorso executive che continuiamo a svolgere con grande soddisfazione in modo “tradizionale” da 11 anni – spiega Antonio Ghezzi, docente di Strategia e Imprenditorialità alla School of Management e direttore del progetto insieme a Mariano Corso -. Adesso però, per la prima volta, il digitale sarà sia il cuore dell’insegnamento che il canale di erogazione, una sorta di “corso digitale al quadrato” che inaugurerà una serie di percorsi executive tutti in modalità flex, cavallo di battaglia della nostra scuola”.

Apprendere a distanza significa personalizzare modi e tempi di studio attraverso decine di video clip didattiche, lezioni da seguire in tempo reale ma anche interazioni “asincrone” rese possibili da una specifica piattaforma informatica sviluppata in collaborazione con Microsoft che permette il confronto tra docenti, partecipanti e un folto advisory board, un centinaio tra manager e imprenditori con forte background in ambito digitale ben lieti di condividere la loro esperienza ed entrare a fare parte del network. La flessibilità sarà massima, al punto che si potrà passare dalla forma tradizionale a quella flex, o viceversa, qualora le esigenze lavorative o di vita lo richiedano.

Il programma è un percorso di perfezionamento che dà diritto a 25 crediti CFU ed è costituito da 8 moduli di 3 settimane ciascuno fruibili in distance learning da novembre a giugno: 4 corsi metodologici che forniscono chiavi di lettura del fenomeno con un approccio strategico, imprenditoriale e organizzativo e altri 4 più applicativi che vertono sulla gestione strategica delle principali wave tecnologiche, come blockchain, big data, intelligenza artificiale, internet of things, cloud computing.

Inoltre, la MIP Management Academy mette a disposizione delle candidate interessate a partecipare al percorso un contributo allo studio di 1.000 euro (MIP4WOMEN).

Real estate crowdfunding: una crescita sostenuta in tutto il mondo

 

É nella cornice del Fintech District di Milano, in occasione dell’evento di presentazione del real estate crowdfunding report, che sono stati divulgati i dati aggiornati sullo stato dell’arte nell’ambito del crowdfunding immobiliare, sia a livello domestico che internazionale.

Il report nasce con l’obiettivo di mappare l’ecosistema delle piattaforme di crowdfunding a livello mondiale, al fine di comprenderne l’evoluzione nei modelli di business e di valutare i livelli di maturità e consapevolezza raggiunti da imprese e investitori.

Alcuni dati: secondo le anticipazioni, globalmente, attraverso le piattaforme digitali sono transati 11,9 miliardi di dollari e gli Stati Uniti si confermano leader del settore con $7.4miliardi. $1,75miliardi sono stati invece investiti attraverso piattaforme europee, mentre $1,7miliardi nel resto del mondo; la categoria “resto del mondo” rappresenta una novità importante dell’edizione di quest’anno perché per la prima volta sono state mappate piattaforme nell’area Asia-Pacifico, Medio Oriente e Sud America.

Il mercato del real estate crowdfunding continua dunque una fase di forte espansione non soltanto nei capitali raccolti ma anche nel numero di piattaforme che hanno scelto di operare in questa verticale. Guardando meglio questo dato si vede però come negli Stati Uniti, dove il fenomeno è nato prima, ci sia stata un’esplosione del numero dei portali nel biennio 2013/2014, mentre in Europa questa forte crescita si è avuta più tardi, a cavallo tra il biennio 2015/2016. Se negli USA le piattaforme attive sono 38, venti in più se ne contano in Europa, mentre nel resto del mondo ne sono state censite 27.

Interessante notare come negli USA, mercato certamente più maturo, ci siano meno operatori ma in grado di concentrare grandi volumi di raccolta; in Europa la situazione è opposta: di fronte ad una raccolta complessiva di “appena” 1,75 miliardi, le piattaforme rilevanti censite sono 58. Dato questo che fa ritenere ragionevolmente l’eventualità di un fenomeno di aggregazione nel futuro prossimo.

Facendo uno spaccato sull’Italia, è da rilevare come gli operatori attivi, sia italiani che esteri, siano soltanto 5. La quota di mercato più ampia, in termini di capitali raccolti, spetta a Walliance, che ha raggiunto gli 11,1 milioni di euro. Secondo posto per la piattaforma spagnola Housers con 6,28 milioni e a chiudere il podio c’è Crowdestate con 2,6 milioni di euro.

L’elaborato offre infine un’analisi di scenario sulle prospettive future, che si articolano su quattro direttive: 1) concentrazione del mercato 2) creazione di fondi di investimento interni alle piattaforme 3) operazioni trans-frontaliere e 4) opportunità di sviluppo offerte dal mondo proptech.

Il secondo report sul real estate crowdfunding nasce dalla partnership tra il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, attraverso il prof. Giancarlo Giudici, e il Gruppo Bertoldi, attraverso la sua controllata Walliance e si conferma essere l’esempio vincente di sodalizio tra Università e Impresa.

Gruppo Bertoldi collabora da tempo con il Politecnico con vari progetti e iniziative, a dimostrazione del grande interesse che il mondo delle imprese riserva nei confronti dell’attività di ricerca svolta dall’Ateneo milanese. Un rapporto che ha prodotto anche quest’anno un prodotto di eccellenza, in grado di fornire informazioni rilevanti per addetti ai lavori, ma con un taglio divulgativo che ne consente la fruizione anche a un pubblico più ampio.

Sarà possibile scaricare il report dal sito realestatecrowdfundingreport.com.

MBA e Master internazionali: al via le nuove selezioni

Sono aperte le candidature per le nuove edizioni dei Master Specialistici Internazionali e dei programmi MBA. Un’occasione da non perdere!
Il prossimo intake, infatti, si annuncia ricco di novità per tanti dei nostri programmi.

All’interno del percorso Full-Time MBA potrai scegliere una specializzazione tra Innovation & Entrepreneurship, Digital Transformation & Big Data, Luxury & Design management, General management.

La Digital Transformation coinvolgerà non solo i programmi MBA, ma anche i Master Specialistici: IMIE, iMSCPM e IM4 beneficeranno dei corsi in digital learning attraverso l’innovativa piattaforma sviluppata insieme a Microsoft.

Inoltre, IMIE – International Master in Innovation & Entrepreneurship, ha in serbo anche un’altra sorpresa per i futuri studenti: gli allievi frequenteranno il pre-incubation lab per tutta la durata del master.

Infine, abbiamo il piacere di accogliere come partner di due master due aziende di calibro internazionale: PRADA Group sarà uno dei partner ufficiali del Master IMLUX, mentre BCG collaborerà all’interno del Master GMIM, con possibilità per gli studenti di svolgere progetti di consulenza durante il semestre presso il MIP.

Nuove attività di Career Development

 

Il nuovo anno accademico si apre con tante novità per gli studenti MBA ed Executive che possono accedere a un programma personalizzato di Career Development disegnato per loro e integrato nella didattica dei Master. L’obiettivo è di sviluppare quelle competenze di Career Management indispensabili per la definizione, la costruzione e la gestione continua del proprio percorso professionale in un’ottica di autoimprenditorialità.

Il programma di Career Development messo a disposizione degli allievi per sviluppare le proprie competenze e gestire al meglio il proprio percorso professionale è stato infatti rinnovato e arricchito di nuove attività ad alto valore aggiunto.
Tra le novità, per esempio, l’inserimento a catalogo di due nuovi Career Workshop:

  • Set your professional objective
  • Career Action Plan

Grazie a questi due momenti interattivi di formazione in aula, i partecipanti acquisiscono consapevolezza dell’importanza di definire un obiettivo misurabile e condivisibile, condizione necessaria per poter pianificare una strategia efficace per il raggiungimento degli obiettivi professionali e quindi mettere in campo azioni concrete per ottenere il risultato.

A New Awareness: un veicolo di cambiamento attivo e inclusivo per una moda responsabile

10 Corso Como, Fashion Revolution Italia, School of Management del Politecnico di Milano e Design Studio WRAD si uniscono per sensibilizzare il pubblico a una moda consapevole e sostenibile.

A New Awareness – Una Nuova Consapevolezza – con una serie di impegni ed eventi intende mostrare come la moda possa diventare realmente più sostenibile e non solo “meno insostenibile”.

 

A New Awareness nasce per coinvolgere università, media, organizzazioni non governative, industria e società civile, per aiutare ad accelerare la trasformazione verso la sostenibilità nel contesto della moda.

Aspetti economici e socio-politici come il costo del lavoro, la complessità della filiera, l’instabilità del mercato, il prezzo delle materie prime, la delocalizzazione e la crisi economica hanno aumentato l’impronta ambientale e sociale della moda. L’industria moda è caratterizzata da problematiche critiche e da sfide impegnative. Ogni anno 93 miliardi di metri cubi di acqua vengono usati per la produzione tessile; il 20% dell’inquinamento globale delle acque dolci proviene da trattamenti tessili e fasi di tintura; ogni anno vengono prodotti 100 miliardi di capi, mentre il 35% del totale dei materiali immessi finisce per diventare scarto nella filiera della moda, producendo 92 milioni di tonnellate di rifiuti corrispondenti al 4% dei rifiuti solidi globali.

La sostenibilità nella moda conta. L’industria della moda ha avviato azioni importanti per accelerare la transizione, serve una continua consapevolezza per azioni trasformative che garantiscano collaborazione, innovazione e coordinamento a livello di sistema.
In questo contesto Camera Nazionale della Moda Italiana ha assunto un ruolo centrale: dal 2011 si impegna a diffondere il principio di una moda sostenibile, in quanto valore fondante del sistema moda italiano, e opera come supporto e stimolo per le aziende italiane interessate a investire concretamente nella sostenibilità.

A New Awareness è un evento numero zero dedicato alla sostenibilità per aiutare a fare conoscere il modo in cui i modelli attuali potrebbero realmente cambiare, attraverso una collaborazione tra più soggetti.
Con un approccio multidisciplinare, A New Awareness intende mostrare come l’innovazione radicale possa ispirare il design, e incoraggiare opinion leaders e organi decisionali a confrontarsi su come fare crescere la sostenibilità nella moda.

Dal 18 al 20 settembre 2019 in Corso Como 10 – Tazzoli, la prima edizione di A New Awareness presenta alcune nuove proposte per una sostenibilità consapevole con i progetti innovativi di Fashion Revolution, Design Studio WRAD, Bethany Williams, Helen Kirkum, Duran Lantink, Awareness Infinitum, Consorzio Detox, Manteco, Marini Industrie e Com.i.stra.

A New Awareness ringrazia per il sostegno e l’impegno 10 Corso Como, 24 Bottles, CNMI Fashion Trust, ES Progetti, Favini, From Studio, POLIMI Sustainable Luxury Academy, Stella Stone, Studio Punto Zero e Design Studio WRAD.

A New Awareness è stata ideata da Sara Maino Sozzani e sviluppata insieme ai fashion thinkers Marina Spadafora, Hakan Karaosman e Design Studio WRAD.

Sara Maino Sozzani, Deputy Editor in Chief Vogue Italia, Head of Vogue Talents and International Brand Ambassador Camera Nazionale della Moda Italiana, commenta: “Tutti oggi dobbiamo pensare in modo più responsabile per un futuro migliore. I grandi cambiamenti non accadono in un giorno solo, ma dobbiamo trasformare il nostro modo di consumare in modo che ciò avvenga. A New Awareness vuole aiutare a rendere i consumatori più consapevoli“.

Marina Spadafora, Country coordinator of Fashion Revolution Italia e United Nations ambassador, dichiara: “L’uomo si sta finalmente rendendo conto della realtà dell’emergenza climatica. Questo sarà un elemento essenziale della piattaforma A New Awareness e allo stesso tempo cercherà di indirizzare giustizia sociale e innovazione verso un’economia circolare. Uno scenario unico vedrà designers, artisti, attivisti, opinion leader e policy maker riuniti per discutere di come tutti noi possiamo unire le forze per una trasformazione concreta verso un futuro sostenibile.

Matteo Ward, fondatore e CEO di Design Studio WRAD, spiega: “L’attuale crisi è la nostra migliore opportunità di progresso. In questo contesto il design diventa mezzo per ispirare e dare al pubblico forme di investimento personale verso un futuro più sostenibile.

Dr. Hakan Karaosman, ricercatore del Politecnico di Milano School of Management e consulente delle Nazioni Unite, sottolinea: “Sono necessarie delle trasformazioni sistemiche per cambiare le modalità in cui il business della moda è gestito. Professionisti, accademici, consumatori e responsabili politici devono agire insieme. A New Awareness è una piattaforma fondamentale per ispirare e riconoscere ciò che deve cambiare. Facilitando la collaborazione e la comunicazione proattiva, è un ottimo esempio per mostrare come la partnership tra più soggetti sia una premessa essenziale alla sostenibilità nella moda.

A New Awareness a partire da settembre 2019 in 10 Corso Como – Tazzoli attiva una serie di eventi che proseguiranno nel corso dell’anno in una seconda fase. Promuovendo collaborazioni industriali nel settore moda, il sostegno a talenti creativi provenienti da settori diversi e l’incontro di opinion leaders e decision makers, A New Awareness vuole diventare un acceleratore della sostenibilità nel contesto della moda, attraverso una comunicazione trasparente e dibattiti su un’economia circolare e responsabile.

10 Corso Como Milano Tazzoli – via Enrico Tazzoli 3
Mercoledì, 18 settembre, ore 14.00 – 16.00, su invito
Giovedì, 19 settembre, ore 10.00 – 19.00, ingresso libero
Venerdì, 20 settembre, ore 10.00 – 17.00, ingresso libero

www.fashionrevolution.org/event/a-new-awareness/