Eu-SPRI Early Career Conference (ECC) 2024

Enhancing innovation ecosystems for a sustainable world in times of dramatic change: A policy challenge

 

 

We are pleased to announce the 2024 EU-SPRI ECC ConferenceEnhancing innovation ecosystems for a sustainable world in times of dramatic change: A policy challenge” that this year will take place in Bari on 30th and 31st October 2024, jointly organised by Politecnico di Milano – School of Management (IT), University of Twente (NL), and Politecnico di Bari (IT).

Global warming, pandemics, unprecedented technological progress, and wars are fundamentally reshaping how innovation ecosystems can contribute to a more sustainable world. While the advancement of platforms and AI technologies is expanding the scope of innovations and entrepreneurial opportunities, concerns persist regarding the potential negative consequences of these powerful tools. Moreover, as innovation becomes more open and less constrained, there is a noticeable trend towards de-globalization, resulting in polarized and more closed economic systems.

The conference invites scholars and practitioners to reflect on the policies and strategies to enhance innovation ecosystem initiation, unfolding, and emergence for sustainable purposes, particularly in times of dramatic change.

Important dates

  • The deadline for full paper submissions is 15 April 2024 23:59 CET. 
  • Notification of decisions will be shared with authors by 15 May 2024.
  • Conference registration opens on 15 May 2024. 
  • Conference registration closes on 15 June 2024 23:59 CET. 

The conference is now open for submissions! Visit the website for further details.

For any query or additional information, please contact euspribari-dig@polimi.it.

Il manager del futuro? È un designer

Designer che diventano manager, manager che apprendono gli strumenti del design. La “contaminazione” tra queste professionalità è una delle risposte alla complessità crescente. Ed è al centro del Master in Strategic Design for Innovation and Transformation, come raccontano Claudio Dell’Era e Cabirio Cautela

Fino a pochi anni fa eravamo (o credevamo di essere) in grado di comprendere il mondo affidandoci a un approccio analitico, basato cioè su metodologie, logiche e categorie ben definite. Oggi non è più così. La crescente complessità richiede un cambio di passo, con il coinvolgimento di nuove abilità come l’intuitività e la creatività. «È il motivo per cui i manager di oggi possono trarre vantaggio dall’adozione delle competenze offerte dal design», ci spiega il professor Claudio Dell’Era, che insieme al professor Cabirio Cautela è co-direttore del master in Strategic design for Innovation and Transformation presso il MIP Politecnico di Milano. «Le sfide del mondo del lavoro odierno richiedono infatti una figura manageriale potenziata, più contemporanea e progressivamente sempre più richiesta».

L’evoluzione dei designer

D’altra parte, gli stessi designer nel corso degli ultimi vent’anni hanno visto una progressiva evoluzione del proprio ruolo. «Da una parte sono passati dall’essere figure tecniche a diventare sempre più manager. Basti pensare all’automotive, ad esempio, con Chris Bangle in Bmw e Walter De Silva in Audi, e poi in tutti quei settori in cui il linguaggio del prodotto, la sua struttura, il significato hanno un impatto importante sul posizionamento» spiega Cautela. «Dall’altra, i designer hanno iniziato a essere sempre più presenti nei reparti marketing delle aziende, diventando fondamentali non tanto nel design dei prodotti, quanto nelle nuove soluzioni di offerta, ossia quel processo integrato tra prodotto, servizio, comunicazione e distribuzione».

L’umano al centro

Il motivo per cui un’azienda regolata sui principi del design finisce per acquisire un vantaggio competitivo, è la centralità dell’elemento umano. «Il design presuppone un coinvolgimento dal basso dei dipendenti. Solo in questo modo è possibile dare un senso alla propria attività lavorativa, anteponendo i valori umani a quelli più funzionali e tecnici», spiega Dell’Era. «Si tratta di una dinamica sempre più indispensabile, una necessità più che una scelta». Le ricadute sono positive anche per gli utenti: «La nuova ricetta per l’innovazione deve spingerci a creare prodotti, servizi e soluzioni che rendano più piacevoli le esperienze di vita delle persone. Sono quelle persone che dobbiamo mettere al centro delle nostre riflessioni».

Il buon design fa vendere meglio

Un punto di vista che trova eco anche nelle considerazioni di Cautela: «Il buon design fa vendere di più, ma soprattutto fa vendere meglio. Perché parte da una visione delle persone, e non aziendale, perché mette al centro il cambiamento, i modelli culturali emergenti, le relazioni. Il business è una conseguenza, non il fine». E ne traggono beneficio anche i lavoratori coinvolti: «L’employee engagement, ossia il coinvolgimento dei lavoratori, è maggiore se è legato a una motivazione profonda, a un purpose. Che non è il profitto, o lo stipendio più alto. Il design leader deve trasmettere proprio questo concetto: lo scopo è cambiare in un certo modo la vita delle persone. Un approccio che permette di trattenere le risorse umane che credono davvero nello scopo aziendale, dando loro modo di valorizzare la propria creatività».

Il master

Sono i temi e le sfide a cui il Master in Strategic Design for Innovation and Transformation cerca di rispondere, offrendo una formazione che si rivolge ai manager che vogliono acquisire strumenti di design e ai designer che invece sentono il bisogno di una formazione manageriale più forte. «La domanda da cui siamo partiti è: chi è il design leader?» spiega Cautela. «La risposta è che si tratta di una figura che non ha solo una capacità propositiva esterna, ma che infonde nuovi valori nell’organizzazione. Per definire questa figura, abbiamo utilizzato quattro blocchi tematici: il primo riguarda il design come lente con cui affrontare l’innovazione, per dare valore ai prodotti anche per i significati che incarnano. Il secondo tema è quello della leadership e dell’engagement, come abbiamo detto. Il terzo è quello dei dati a supporto della creatività: non i big data, ma i “thick” data, i dati qualitativi (sentimenti, reazioni) che danno informazioni sui singoli alle prese con gli oggetti. Infine, il quarto blocco riguarda il problema dell’integrazione della creatività nelle organizzazioni. Come si può fare? È una questione che si riscontra spesso nelle big corporation, perché l’integrazione dei nuovi processi creativi è sempre complessa. Ma, se fatta bene, può portare grandi benefici».

Switch2Product | Innovation Challenge: i vincitori dell’edizione 2021

 

Sono 26 le soluzioni innovative, nuove tecnologie e idee di impresa vincitrici della Challenge nata dalla collaborazione tra Politecnico di Milano, Deloitte e PoliHub. Questa XIII edizione ha visto coinvolti oltre 500 innovatori.

Milano, 1° dicembre 2021Si è conclusa oggi la XIII edizione di Switch2Product | Innovation Challenge, il programma che valorizza soluzioni innovative, nuove tecnologie e idee di impresa proposte da studenti e laureati, ricercatori, alumni e docenti del Politecnico di Milano, organizzato da PoliHub, l’Innovation Park & Startup Accelerator del Politecnico di Milano, gestito da Fondazione Politecnico, dal Technology Transfer Office (TTO) del Politecnico e da Deloitte.

Confermate le partnership con Joule, la scuola di Eni per l’impresa e Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, oltre alle sponsorship di MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e Bugnion Spa, società leader nella tutela della Proprietà Intellettuale e Industriale.

Anche quest’anno, il fondo Poli360, nato dalla collaborazione tra il fondo di Venture Capital 360 Capital Partners e Politecnico di Milano, è al fianco del Politecnico per investire nei progetti più promettenti che emergeranno dal programma, supportandone lo sviluppo della tecnologia e avvicinandoli al mercato.

 

NOVITÀ DELLA XIII EDIZIONE

Novità di quest’anno i quattro cluster ispirati alle direttive del NextGenerationEU, il piano di sviluppo economico promosso dall’Unione Europea, a seguito della pandemia, che mira a trasformare le nostre economie e creare opportunità e posti di lavoro. I quattro verticali mirano a facilitare l’individuazione di tecnologie e applicazioni nei rispettivi settori:

  • Life Science & Med Tech
  • Green Energy & Circular Economy
  • Industry Transformation
  • New ways of Working & Living

Ad arricchire l’edizione 2021, la creazione di nuove partnership volte a incrementare le opportunità di successo per i team partecipanti alla Challenge. In quest’ottica, Astrazeneca e Janssen, l’azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, supporteranno i migliori progetti in ambito Life Science & Med Tech, mentre MOVYON, Società del Gruppo Autostrade per l’Italia, sosterrà un progetto relativo al tema della mobilità sostenibile, azione che rientra nell’ambito di un più ampio Piano di Trasformazione che prevede importanti investimenti per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche in questo campo.

Infine, nuove sponsorship con FSI, Gruppo Cap e RP Legal & Tax.

 

I VINCITORI

AIDA, GenoGra, HAwK, MEGLIO e The Space Mining Company sono i team selezionati dal Politecnico di Milano che riceveranno il grant S2P da 30 mila euro ciascuno, destinati ad attività di prototipazione e validazione dei progetti.

Quest’anno anche Deloitte ha deciso, per la prima volta, di assegnare un contributo economico al merito. BOX è il team selezionato per il grant di 30 mila euro.

A Nice-T, SMUSH Materials e Volta Structural Energy il contributo economico di 30 mila euro messo a disposizione da Joule, che supporterà i team anche attraverso l’accesso al proprio network.

ENIGMA, Eolo e FiberEUse Tech hanno ricevuto il grant di Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi del valore 30 mila euro ciascuno, assegnato ai progetti maggiormente capaci di generare un impatto positivo sul sistema economico locale.

MOVYON ha invece assegnato il grant di 30 mila euro a OptiPack, come progetto capace di contribuire alla mobilità sostenibile.

Astrazeneca e Janssen hanno scelto di supportare, rispettivamente, i team Includ e VibroFect con 30 mila euro assegnati ai progetti ritenuti più meritevoli in ambito Life Science & Med Tech.

Il progetto Poseidon, grazie al Premio MIP, avrà la possibilità di accedere gratuitamente ai corsi dell’Academy, offerti dalla Business School del Politecnico di Milano.

Inoltre, Bugnion e RP Legal & Tax offriranno servizi di supporto specifici per le startup: dal deposito e la tutela di brevetti e marchi, ai servizi di assistenza in tema di diritto societario e stipula di contratti di investimento con Venture Capital fino ai contratti commerciali e di valorizzazione della proprietà intellettuale.

Oltre ai contributi assegnati, i team sono invitati a partecipare al Programma di Accelerazione imprenditoriale, realizzato da PoliHub.

“Il passaggio dalla ricerca all’impresa è uno dei capitoli più importanti del PNRR. Un’attenzione che i nostri ricercatori meritano da tempo, che interpreta la capacità innovativa degli atenei,  che risponde ai bisogni e alle iniziative che il mondo accademico ha avviato oramai da tempo. S2P ne è la dimostrazione”, commenta Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano. “Da 13 anni promuove questo esatto intento, facendo scouting di nuove idee, lavorando a fianco di partner industriali, investitori e istituzioni per incoraggiare e stimolare la crescita di un ecosistema dell’innovazione. I quattro cluster della competizione sono infatti ispirati alle direttive del Next Generation EU e trovano piena sintonia con una ripartenza che rimette al centro la competenza, il saper fare e la creatività”.

“Switch2Product è un ottimo esempio di come l’ecosistema di innovazione italiano riesca a toccare livelli di eccellenza assoluta quando abilita il trasferimento tecnologico, facendo operare le nostre eccellenze e i diversi attori in modo sinergico e seguendo il paradigma dell’open innovation. Un caso di successo, provato e testimoniato dai risultati concreti delle edizioni precedenti, in cui Deloitte ha sempre partecipato come fondatore e attore convinto di questo processo che si rinnova continuamente, affrontando di volta in volta le nuove sfide poste dal contesto europeo e nazionale, tanto da essere un modello per altre iniziative di sistema. Iniziative che, grazie ai finanziamenti NextGenEU e PNRR, genereranno un volume di investimenti in innovazione senza precedenti per il nostro Paese  ma, soprattutto, daranno all’iniziativa di Deloitte con il Politecnico la possibilità di incidere sulla sfida dell’innovazione e della sostenibilità quali driver della nostra nuova crescita economica e sociale”, afferma Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte North & South Europe.

“Anche quest’anno Switch2Product si conferma un catalizzatore degli attori dell’ecosistema italiano dell’innovazione. I numerosi partner e sponsor che hanno scelto di sostenere S2P sono, come noi, convinti che il futuro non possa prescindere dall’innovazione e che non esista innovazione senza sostenibilità”, dichiara Andrea Sianesi, Presidente di PoliHub. “Dimostrazione ne sia anche la recente nascita di Tech4Planet, il polo tecnologico finanziato da CDP Venture Capital Sgr, in collaborazione con il Politecnico di Milano, insieme ai Politecnici di Bari e Torino, per sostenere la nascita di nuove startup, focalizzate sulla sostenibilità ambientale”.

I TEAM VINCITORI

Life Science & Med Tech

  • BioActiveMetals (BAM) – impianti ortopedici a base di ferro a scioglimento totale per fornire nuove opzioni terapeutiche, eliminando la necessità di secondi interventi chirurgici
  • GenoGra – algoritmi complessi di nuova generazione, basati su grafici innovativi del genoma
  • Includ – piattaforma digitale per promuovere ambienti inclusivi, attraverso uno strumento di valutazione prestazionale basato sul Design for All
  • MEGLIO – software di neuroimaging per il trattamento clinico personalizzato del glioblastoma
  • SteriSafe – produce e controlla in situ l’agente sterilizzante per un processo efficiente e sicuro
  • VibroFect – dispositivo per la miscelazione cellulare, pensato per la ricerca genetica in laboratorio

Green Energy & Circular Economy

  • FiberEUse Tech – tecnologia per riciclare manufatti in fibra di vetro, secondo un processo di economia circolare
  • NICE-T – sistema di misurazione per ottenere una maggiore efficienza negli impianti che producono energia da fonti rinnovabili
  • Poseidon – sistema innovativo per la desalinizzazione dell’acqua
  • SMUSH Materials – materiale ottenuto dalla trasformazione degli scarti grazie al micelio dei funghi per packaging e isolanti
  • Terroir from Space – dati satellitari e intelligenza artificiale per individuare nuovi terreni da destinare alla viticultura
  • Volta Structural Energy – batterie strutturali ad alta efficienza energetica e a basso peso per applicazioni estreme
  • WiSort – sistema automatico di separazione dei rifiuti domestici per residenze multi-familiari e condomini a ridotto impatto ambientale

Industry Transformation

  • AIDA– sistema non invasivo per contenere i danni prodotti dai terremoti agli edifici
  • Archygram – sistema per l’automazione del processo di rilievo e classificazione nei progetti di architettura con intelligenza artificiale e fotogrammetria
  • ENIGMA – soluzione per la produzione di etichette dotate di un codice univoco a base di speciali nanostrutture di carbonio per evitare le contraffazioni
  • HAwK – circuito integrato volto ad accelerare ed efficentare la manutenzione predittiva
  • iMiA–  impianto mobile per l’inertizzazione dell’amianto
  • OptiPack – macchina per il packaging su misura che riduce il sovraimballaggio, massimizzando profitti e sostenibilità
  • The Space Mining Company – tecnologia per la produzione di mappe geologiche che rendono prevedibile ed economico lo sfruttamento minerario degli asteroidi

New ways of Working & Living

  • ARTi – tecnologia per la tutela e il recupero del patrimonio artistico attraverso un sistema di donazioni basato su tecnologia blockchain
  • Box – piattaforma di car sharing in abbonamento all-inclusive che collega concessionari e automobilisti
  • Eolo – dispositivo per migliorare le capacità respiratorie di sportivi e di persone affette da difficoltà pneumologiche
  • Food E-box – sistema di packaging che permette di allungare i tempi di consevazione di un alimento
  • NOVA STARK – soluzione tecnologica IoT per poter monitorare, predire e migliorare la produzione del vino
  • Wyblo – piattaforma all-in-one che consente alle società di formazione di gestire in modo efficiente la qualità e le risorse dei loro corsi.

 

Tecnologia e innovazione, a misura d’uomo

Il progresso scientifico, la disponibilità di mezzi tecnici, la cross-fertilizzazione tra le diverse comunità di ricerca e l’innovazione combinatoria  ci stanno regalando ad una inarrestabile progressione delle capacità umane. Ma quanta, e soprattutto quale, innovazione è davvero a misura d’uomo?

 

Giovanni Miragliotta, Professore di Advanced Planning, Co-Direttore dell’Osservatorio AI, Politecnico di Milano

Ovunque guardiamo, come cittadini e come ricercatori, leggiamo delle “magnifiche sorti e progressive”[1] che, per mezzo delle nuove tecnologie, stanno cambiando la nostra società e la nostra vita. Da quelle a noi più familiari, come le reti di comunicazione a banda larga, a quelle  più avanzate, come la bioingegneria, a quelle che operano nascoste dietro le quinte, come la crittografia, tutto si fonde al punto che diventa quasi difficile rendersi conto del potenziale di cambiamento del sistema di ricerca e innovazione che abbiamo costruito nei paesi sviluppati. A materializzarne il potenziale ci pensano, di tanto in tanto, discontinuità inattese come ad esempio la pandemia che stiamo vivendo la quale, combinando le diverse innovazioni esistenti, ci mostra come possono essere stravolti in pochi mesi il modo di lavorare, di insegnare, di progettare, di curare. Una riflessione molto potente, in questo senso, anche e soprattutto perché viene da un letterato e non da uno scienziato, è quella recentemente pubblicata da Alessandro Baricco[2].

Questa occasione, che ci ha mostrato portata e velocità del cambiamento possibile, può essere colta per riflettere su quale sia l’innovazione a misura d’uomo; è ancora più importante farlo ora, in vista di quello che si sta sviluppando, nelle università e nei laboratori di tutto il mondo, poiché le prossime conquiste tecnologiche potrebbero materializzare un cambiamento, secondo il pensiero di molti (ed io sono uno di quelli) addirittura dirompente per l’assetto stesso delle nostra società.

La nostra società, prendendo come riferimento gli stati democratici occidentali, si poggia su alcuni pilastri, un mix di weltanschauung, principi morali e senso comune, che ne costituiscono il collante. Alcune innovazioni tecnologiche (in primis bioingegneria e intelligenza artificiale) sono, per così dire, in rotta di collisione con questi principi, e potrebbero portare a nuove società che non è facile prevedere se e quanto saranno a misura d’uomo, almeno come oggi noi interpretiamo tale misura.

Pensiamo alla centralità che il lavoro ha nella struttura della società, anche solo limitandoci alla sua valenza economica e trascurando gli aspetti psicologici o di realizzazione personale; per la prima volta nella storia inizia ad intravedersi un futuro possibile in cui non solo non sappiamo più predire quali saranno i lavori dei nostri figli tra 30 anni, ma iniziamo a dubitare che ci possano addirittura essere dei lavori rimasti. In un numero sempre crescente di specifiche mansioni (=Narrow AI), infatti, le macchine hanno raggiunto già abilità superumane e, come sapete, vi è un enorme dibattito sul bilancio tra posti di lavoro creati e distrutti. Le analisi condotte nell’Osservatorio Artificial Intelligence, almeno per la prossima decade, sembrano indicare uno scenario positivo[3], ma allungando l’orizzonte di analisi non è da escludere uno scenario in cui la domanda per il lavoro umano, reso antieconomico o inutile dalle nuove abilità delle macchine[4], sarà molto inferiore.  In una situazione di precario equilibrio monetario e fiscale delle nazioni, una alterazione significativa nel mercato del lavoro potrebbe rappresentare un elemento di forte instabilità.

Cambiando tecnologia di riferimento, l’avvento delle biotecnologie potrebbe portare in un prossimo futuro dei cambiamenti così importanti da scuotere le fondamenta stessa della società: come evolverà il concetto di famiglia qualora fosse normale per gli esseri umani vivere 120 anni, con una giovinezza che possa durare oltre 40 anni?  Cosa accadrà quando le classi più abbienti, oltre a potersi permettere una assistenza sanitaria tradizionale migliore, potranno permettersi anche di intervenire per migliorare il proprio pacchetto genetico in modo non eguagliabile dalla maggior parte delle persone? Per la prima volta nella storia osserveremo una biforcazione nella nostra specie, con una (piccola) frazione della popolazione che disporrà di un “hardware” (corpo + cervello) più capace, resistente e duraturo rispetto alla maggioranza della popolazione?

Questi esempi ci fanno ragionare sulla portata del cambiamento possibile, economico e sociale, ma non sembrano ancora intaccare i fondamenti ideologici della società che abbiamo costruito, nel nostro occidente, a partire dalle rivoluzioni americana e francese, ovvero la convinzione profonda nel valore della libertà, della unicità ed irripetibilità dell’individuo. Ma cosa accadrebbe se, in linea di principio, osservando tutte le interazioni di una persona con il suo ambiente e con i suoi simili, fosse possibile prevedere esattamente quali sarebbero le sue sensazioni, ed i suoi bisogni? Cosa accadrebbe se Google, o Facebook, o altri, forti della immensa mole di dati che raccolgono su di noi, sapessero consigliarci il libro giusto, il lavoro giusto, l’investimento giusto, la moglie giusta, la chirurgia preventiva giusta molto meglio di quanto sapremmo fare da soli, confusi e sperduti in una mole sterminata di decisioni importanti, da prendere decine di volte nella nostra (lunghissima) vita? A quel punto saremmo ancora “liberi”? E ammesso che ci rimanga uno spazio di libertà, ci converrebbe farne uso, , oppure non sarebbe più conveniente affidare le nostre decisioni ad una tecnologia di “life advisor” che avrebbe probabilità di successo e di felicità molto maggiori di quelle che sapremmo apparecchiarci con le nostre stesse mani?  Questo ultimo scenario, ventilato da molti pensatori, apre ad un ripensamento radicale dei principi fondanti della nostra società, in primis il principio liberale, portando ad esiti che potrebbero spaziare da un ulteriore allentamento dei riferimenti esistenti (sulla scia della liquidità Bauminana) fino al suo totale opposto, una rigidissima tecnocrazia.

Il punto è sempre lo stesso: non è possibile fare previsioni di alcun tipo, e in fondo quel poco che serve conoscere, di speculazione pura sul futuro, è già stato scritto. Queste riflessioni invece ci richiamano ad una responsabilità molto grande, quella di rimanere molto vigili sugli atti di moto, anche solo incipienti, che l’innovazione tecnologica sta imprimendo alla nostra società.

Ci attende un futuro che può essere a misura d’uomo solo se saremo capaci di costruircelo.

 

 

Note di lettura

Questa riflessione nasce, e può essere ulteriormente sviluppata, attingendo al pensiero dei seguenti autori:

  • Yuval Harari: consiglio l’intera trilogia su passato, futuro e presente dell’uomo;
  • Mark Tegmar, “Vita 3.0”, ed il dibattito interno al Future of life Institute;
  • Zygmunt Bauman, in particolare il suo testo cardine “Modernità liquida”.

 

 


[1] Citazione del poeta Giacomo Leopardi

[2] Alessandro Baricco, “Cinque anni in uno”, https://www.ilpost.it/2021/05/28/baricco-2025/

[3] Si veda report Osservatorio Artificial Intelligence, “On your marks”, ed. 2019.

[4] Si consideri, ad esempio, “A 3D printed car which is designed by AI”, www.thereviewstories.com/czinger-21c-ai-3d-printed-car/

 

 

 

Progettare l’innovazione: l’esperienza di IDeaLs – Innovation and Design as Leadership

Il mondo della gestione dell’innovazione è in continuo cambiamento, e molteplici imprese in tutto il mondo sono alla ricerca di nuovi modelli e metodologie a supporto dello sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Con l’avvento di tecnologie digitali quali anche l’Intelligenza Artificiale, il ruolo delle persone nei processi di innovazione è sempre più in discussione.

IDeaLs nasce per esplorare come le aziende possano realizzare prodotti e servizi innovativi attraverso attività di co-Design e forme di Leadership diffusa.

Fondata dal Politecnico di Milano e dal Center for Creative Leadership, IDeaLs è una piattaforma di ricerca che unisce l’ambito accademico e professionale per scoprire nuovi metodi per coinvolgere le persone in attività di progettazione collaborativa per fare sì che l’innovazione accada.

Negli ultimi due anni, IDeaLs ha collaborato con nove organizzazioni internazionali attive in diversi settori, dai servizi di pubblica utilità ai fornitori di servizi logistici, organizzazioni sanitarie e abbigliamento sportivo.

Per ogni organizzazione che aderisce alla piattaforma, un team centrale di 2-3 manager pone una sfida di innovazione al team di ricerca. Tramite un progetto della durata approssimativa di 6 mesi, ogni sfida viene analizzata e più workshop eseguiti con l’organizzazione partner. Alla fine del periodo, i risultati della ricerca e l’impatto nell’organizzazione vengono condivisi tra tutti i partner in un evento finale collettivo.

In linea con le richieste mosse dai manager, IDeaLs mira a sviluppare nuovi strumenti e metodologie a supporto delle organizzazioni durante i processi di trasformazione organizzativa. Negli ultimi anni, IDeaLs ha sviluppato un’esperienza di “creazione di storie“: è stata organizzata una serie di workshop in cui i partecipanti hanno progettato la propria storia di trasformazione su briefing da parte dei manager, una roadmap per il cambiamento sia individuale che collettivo. Questa esperienza ha avuto un effetto positivo su tutte le organizzazioni partner: in primo luogo, ogni partecipante si è impegnato in tre azioni concrete da compiere, risultando in media in 120 passi autonomi verso la destinazione delineata dai manager. In secondo luogo, i workshop hanno aumentato l’engagement verso l’innovazione, che è stato costantemente monitorato dal team di ricerca.

In definitiva, IDeaLs rappresenta una comunità di “leader dell’innovazione“, che discutono argomenti rilevanti su tematiche di leadership e innovazione, oltre a conoscere i casi di studio delle altre aziende. Vengono organizzati tre eventi annuali in cui i membri discutono le loro intuizioni, condividono storie di successo e discutono gli approcci di ciascuna organizzazione all’innovazione.

In qualità di fondatore della piattaforma, la School of Management contribuisce sia allo sviluppo dei progetti presso i partner che alle attività di ricerca.

In primo luogo, le attività sono legate alla progettazione di nuovi metodi e strumenti per favorire la collaborazione tra individui in un contesto innovativo. Inoltre, la piattaforma mira a dare un contributo metodologico, in termini di sviluppo di strumenti di misurazione che consentano di valutare la disponibilità strategica di un’organizzazione a perseguire una direzione innovativa.

Dal punto di vista accademico, il team é coinvolto nella progettazione delle direzioni di ricerca e sta attualmente sviluppando tre programmi di dottorato relativi alla piattaforma. La School of Management è inoltre responsabile della diffusione delle conoscenze acquisite attraverso un booklet annuale che descrive i progetti svolti in collaborazione con i partner, presentando inoltre i risultati teorici a conferenze internazionali e pubblicando gli stessi su riviste accademiche.

Quando si tratta di noi come individui, siamo spesso sopraffatti dalle innovazioni e sappiamo molto bene che il problema va ben oltre il processo che applichiamo per realizzarle. Il mondo dell’innovazione era così concentrato sulla ricerca del processo di innovazione perfetto, ma ha dimenticato le persone che lo gestiscono“.[1] IDeaLs mira a riportare la persona al centro, come motore di innovazione organizzativa.

Il team di ricerca
http://www.ideals.polimi.it/
Direttori Scientifici: prof. Roberto Verganti; Prof. Tommaso Buganza; Joseph Press, Ph.D.
Team di ricerca: Paola Bellis; Silvia Magnanini; Daniel Trabucchi, Ph.D.; Federico P. Zasa

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[1] Fonte: IDeaLs Booklet 2019

Il futuro delle Business School tra innovazione e imprenditorialità

Il contesto in cui competono le business school di tutto il mondo è oggetto di una profonda e rapida trasformazione. La necessità di formazione manageriale sempre più specialistica, la competizione da parte di nuovi attori e, non ultima, la necessità di ridefinire il proprio contributo per la costruzione di un futuro più inclusivo e sostenibile, obbligano un ripensamento dei propri modelli operativi e di business.
Quali sono le trasformazioni da mettere in atto nell’ottica di una maggiore imprenditorialità e capacità innovativa delle business school?

 

Federico Frattini, Dean MIP-Graduate School of Business, Politecnico di Milano

Il contesto in cui competono le business school di tutto il mondo è oggetto di una profonda e rapida trasformazione, che determina la necessità di ripensare profondamente la sostenibilità del modello di business e del modello operativo “classici” delle business school.

Alcuni dei trend che si sono manifestati con più forza nel corso degli ultimi anni sono lo spostamento della domanda di formazione manageriale da programmi di “general management” a programmi “specialistici”, e una competizione sul mercato della formazione manageriale che si sta enormemente accentuando come conseguenza dell’ingresso di nuovi player. Da un lato infatti, le società di consulenza e di executive search stanno espandendo la loro offerta includendo servizi di formazione a sviluppo del capitale umano. Dall’altro, nuovi player “edtech” si stanno prepotentemente affacciando sul mercato della formazione, e i colossi globali della tecnologia (si pensi ad esempio a Microsoft, Google, Amazon) stanno sempre più seriamente considerando il mondo della formazione come una possibile nuova frontiera per sostenere i loro tassi di crescita.
La domanda di servizi di life-long learning sta crescendo rapidamente, anche per effetto della sempre più rapida obsolescenza delle competenze che vengono apprese nei percorsi di formazione manageriale “classici”; le attività extra-curriculari e quella che possiamo chiamare “campus life” stanno assumendo una crescente rilevanza nelle scelte degli studenti; infine, si rileva una “crisi” del valore sociale attribuito alle istituzioni accademiche, che stanno rapidamente perdendo reputazione, specialmente agli occhi delle generazioni più giovani.

Oltre a queste trasformazioni, ve ne sono altre che sono state profondamente accelerate dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus. Da un lato, le business school dovranno ridefinire il loro “purpose” e chiarire il contributo che intendono e sono in grado di dare nella costruzione di un futuro più inclusivo e sostenibile. Dall’altro, non potranno più ritardare l’avvio di un profondo processo di digitalizzazione dei loro processi e delle loro modalità ed approcci didattici.

Rispondere a queste sfide richiede un profondo ripensamento del modello di business delle business school. Alcuni dei cambiamenti più rilevanti che dovrebbero essere attentamente considerati dalla leadership delle business school in tutto il mondo sono i seguenti: da un focus sul trasferimento di competenze “disciplinari” a competenze “trasversali”, tra cui l’imprenditorialità, le digital skills, la sostenibilità, il critical thinking; da modelli di formazione “separata dalla pratica” a formazione “hands-on” e basata su una crescente contaminazione con la pratica manageriale ed imprenditoriale; da approcci alla formazione “uniformi per popolazioni omogenee di studenti”, a formazione “personalizzata”, in ottica “one-to-one”; da formazione “intermittente” e concentrata nel tempo, a formazione “on demand”, e continuamente mescolata all’attività professionale ed alla vita privata degli studenti; da formazione face-to-face vs. digitale, a modelli di formazione “omnicanale”; dal focus sulla produzione di conoscenza attraverso la ricerca ed il suo trasferimento attraverso il proprio portafoglio di prodotti formativi, alla ricerca ed integrazione della conoscenza disponibile al di fuori dei confini della business school (si pensi ad esempio alla disponibilità di contenuti di formazione di alta qualità sulle piattaforme MOOCs – Massive Online Open Courses).

Queste trasformazioni hanno una portata ed un potenziale impatto che spesso si scontrano con la cultura “burocratica” delle business school, con i processi di creazione di consenso che le contraddistinguono, e con i meccanismi di governance che spesso richiedono tempi di approvazione delle decisioni che male si sposano con le condizioni di contesto identificate in precedenza. Diventa quindi fondamentale per la leadership delle business school di tutto il mondo promuovere una trasformazione della cultura organizzativa, dei processi, delle competenze dello staff, e delle strutture organizzative nell’ottica di una maggiore imprenditorialità e capacità innovativa. Questo significa mutuare le soluzioni e gli approcci manageriali che le business school insegnano ai propri allievi ed applicarli nei propri modelli di gestione. Ad esempio, per gestire progetti di innovazione “radicali”, che richiedono profondi cambiamenti alle routine ed ai modelli operativi consolidati (si pensi, ad esempio, al lancio di piattaforme per la formazione a distanza, oppure di servizi di life-long learning abilitati dalle tecnologie digitali), molte business school stanno dando vita a degli spin-off per collocare questi progetti in un contesto organizzativo più agile e imprenditoriale. Molte business school stanno creando delle posizioni all’interno del loro staff di Chief Innovation Officer (CIO), che ha il compito di promuovere un processo di innovazione e trasformazione digitale continuo delle operations e dell’offerta. Si stanno sempre più diffondendo modelli di coopetition tra business school, con l’obiettivo di raggiungere una superiore massa critica e condividere i rischi ed i costi che progetti di innovazione radicale comportano (come ad esempio la messa a punto di innovativi Learning Management Systems).

Molte di queste trasformazioni richiederanno tempo per manifestarsi nel mondo delle business school, ma saranno fondamentali per sostenere la loro competitività nel tempo e garantirne la sopravvivenza.

Amazon Innovation Award 2020 – PrimePeerz, un progetto innovativo e sostenibile

Sono cinque studenti del secondo anno della magistrale in Management Engineering, ad aggiudicarsi il primo premio dell’Amazon Innovation Award 2020, con il progretto PrimePeerz.
Giorgio Damuzzo, Nicola De Giusti, Simona Esposito, Fulvio Gargiulo e Romain Lerouge, hanno affrontato il concorso come progetto integrativo nel corso di Logistics Management tenuto dai professori Alessandro Perego e Riccardo Mangiaracina, confrontandosi con altri 300 studenti provenienti da atenei italiani e francesi.

I giovani si sono cimentati sul tema della sostenibilità: è stato chiesto loro di ideare una soluzione innovativa per i processi di prelevamento dei prodotti, impacchettamento, spedizione e dei resi, che fosse il più efficiente possibile e al tempo stesso consentisse l’abbattimento delle emissioni di CO2, tema molto forte per Amazon in questo momento.

L’idea del team si focalizza sulla consegna “dell’ultimo miglio”: parte dal concetto di economia relazionale degli esseri umani, con l’intento di sfruttare i legami sociali esistenti tra la vasta base di clienti Amazon, al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’azienda.
PrimePeerz mira a costituire ulteriori punti di consolidamento nella rete logistica downstream, attraverso la possibile aggregazione di ordini di clienti che presentano un legame tra loro, consentendo di ridurre il numero di spedizioni, i conseguenti costi di trasporto ed emissioni di gas serra.

Siamo molto contenti per la vittoria perché dimostra che siamo riusciti a catturare sia l’interesse accademico che il riconoscimento da parte di Amazon, e per noi questo significa aver ragionato nel modo giusto.”

Il premio, rimandato a causa dell’epidemia in corso, prevede un viaggio a Seattle, dove i nostri studenti presenteranno la loro idea ai manager nel quartier generale di Amazon.

Amazon ha selezionato il loro progetto per rappresentare il Politecnico di Milano alle finali nazionali, in competizione con gli atenei del Politecnico di Torino e Roma Tor Vergata. Nella finale, tenutasi lo scorso 17 aprile in via telematica, Amazon ha quindi decretato il loro progetto come vincitore del contest.

È stato un peccato per noi non poter celebrare la vittoria tutti insieme fisicamente e poterci confrontare con i referenti di Amazon in prima persona. La nostra speranza è quella di realizzare il nostro sogno e partire per gli headquarters di Amazon a Seattle, una volta terminate le misure di contenimento sanitarie.

MIP Politecnico di Milano rafforza ulteriormente l’offerta didattica a studenti e imprese che vogliono sviluppare le proprie skill manageriali.

Presentati a studenti e imprese il Management Toolbox, il corso PE PM Flex e il D-HUB Management Skills.

 

MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business innova la propria offerta con corsi e strumenti specifici rivolti a coloro che intendono accrescere le proprie competenze manageriali con strumenti digitali. La Business School ha infatti istituito la raccolta Management Toolbox e il corso PE PM Flex, per i professionisti motivati ad ampliare le proprie conoscenze di management. Per le imprese, invece, MIP ha creato la piattaforma D-HUB Management Skills.

La Business School conferma così il suo impegno nella formazione digitale, riconosciuto anche dal quinto posto ottenuto dall’International Flex MBA nel QS Online MBA Ranking 2020, la classifica annuale che valuta le migliori scuole nell’erogazione di corsi online a distanza. L’International Flex MBA di MIP è anche l’unico programma italiano in distance learning tra i migliori 10 al mondo, il nono a livello internazionale e il quarto se si considerano solo le Business School europee, in base alla graduatoria stilata dal Financial Times, l’FT Online MBA Ranking 2020.

 

L’OFFERTA PER I PROFESSIONISTI

  • Management Toolbox:

Il Management Toolbox nasce con l’intento di supportare i professionisti nello sviluppo delle proprie imprese e fornire una raccolta di competenze “actionable” e strumenti utili a rafforzare le competenze necessarie per affrontare le sfide dei mercati contemporanei.

Attraverso questa nuova risorsa, aziende e professionisti potranno fare affidamento su un bagaglio di competenze selezionate, creato dalla Faculty MIP per dare un supporto pratico e consistente, pensato con la coscienza del passato e lo sguardo rivolto al futuro.

I contenuti di ciascun toolbox sono disponibili per un periodo di 2 settimane. Ciascun toolbox metterà a disposizione dei partecipanti strumenti ed elementi didattici innovativi (tra cui videoclip e sessioni live con i docenti) per veicolare i contenuti in modalità flessibile e “full Digital”.

Per avere maggiori informazioni e per le iscrizioni, visitare il sito.

 

  • PE PM Flex (Giugno 2020-Aprile 2021):

Il nuovo Percorso Executive in Project Management Flex intende proporre best practices e strumenti necessari alla massimizzazione delle performance di gestione dei progetti, nonché comunicare l’importanza della capacità di reagire alle imprevedibili variazioni della contingenza.

Il Percorso Executive in Project Management FLEX è erogato in lingua italiana, in formato distance learning e si compone in 8 moduli formativi di 3 settimane ciascuno. È previsto un project work finale con la consulenza di un membro della Faculty.

Il percorso tratta le tematiche presenti nei processi di certificazione delle due principali associazioni internazionali di project management: il PMI (Project Management Institute) e l’IPMA (International Project Management Association).

Per avere maggiori informazioni, visitare il sito.

 

L’OFFERTA PER LE AZIENDE

  • D-HUB Management Skills:

D-HUB Management Skills è la piattaforma sviluppata dal MIP Politecnico di Milano che consente ai dipendenti e ai collaboratori di imprese, associazioni e fondazioni di fruire in maniera semplice e intuitiva di contenuti volti a migliorare le competenze in materia di management. Sulla piattaforma sono disponibili infatti 24 corsi e oltre 950 clip relative alle principali aree del management contemporaneo. Lo strumento è attivo dalla metà di aprile e resterà operativo fino alla fine del 2020.

All’interno della piattaforma, i contributi sono organizzati in 7 aree tematiche, ciascuna delle quali è composta da diversi corsi. I programmi potranno essere fruiti in italiano e/o in inglese.

Al termine di ciascun corso ogni partecipante potrà effettuare un test. In caso di esito positivo, sarà rilasciata una certificazione che potrà essere visualizzata anche nel profilo Linkedin dell’allievo.

Per avere maggiori informazioni, visitare il sito.

Digital Experience

 

L’innovazione digitale è un tema centrale al MIP.
Tutto è iniziato con il primo Executive MBA in digital learning. Era il 2014 e da allora il Flex EMBA è stato inserito da AMBA nella lista degli MBA più innovativi al mondo e i suoi corsi sono stati i primi in Italia a ricevere la certificazione EOOCS. Inoltre, proprio il Flex EMBA si è posizionato 7° al mondo e 4° in Europa nei QS Distance Online MBA 2019 Rankings.

Negli ultimi cinque anni, ci siamo dedicati sempre di più all’innovazione in campo accademico attraverso il digitale, e oggi il digital learning è una parte integrante di molti dei nostri programmi.

I programmi MBA ed Executive MBA sono infatti stati aggiornati dare maggiore rilevanza a temi come l’innovazione e la digital tranformation, e la Scuola sta lanciando Executive Program in Digital Transformation FLEX , un programma in digital learning che mira a fornire a professionisti, manager e imprenditori gli strumenti per veicolare la Digital Transformation nei propri business.

Clip video e sessioni live sono state incluse anche in molti di quei programmi che erano solo in presenza, come una selezione dei corsi della Management Academy e di quelli Corporate, alcuni master rivolti alle Istituzioni e alla Pubblica Amministrazione come MaBIC, MIDIS, SUM, EMMPF ed EMGIS, e – a partire da settembre – anche i Master Specialistici IM4, AMIE, MSCPM.

Tuttavia, la piattaforma di digital learning sviluppata con Microsoft, la nuova raccolta di clip multimediali, l’interazione tramite social con l’intervento dei docenti e le sessioni live sono solo alcuni degli ingredienti della MIP Digital Experience.

Infatti, la Scuola ha appena lanciato FLEXA,  il nuovo progetto di Intelligenza Artificiale sviluppato in partnership con Microsoft per assicurare a studenti, Alumni e – presto – a professionisti una formazione continua personalizzata.

Cerca i Master e i corsi con il logo Digital Experience per vivere una #MIPexperience veramente innovativa!

Arriva il Digital Readiness Coach per gli studenti dell’i-Flex!

Il 2019 è l’anno dell’MBA Revolution! Infatti, l’intera offerta dei programmi MBA ed Executive MBA è stata rivoluzionata seguendo cinque filoni principali: innovazione, personalizzazione, digitalizzazione, soft skills ed ecosistema.

Proprio con l’obiettivo di fornire agli allievi gli strumenti adatti ad affrontare il cambiamento e la trasformazione digitale, da quest’anno abbiamo inaugurato un nuovo servizio, tutto dedicato agli allievi dell’International Flex EMBA. Si tratta del Digital Readiness Coach Service.

Gli allievi del master avranno a disposizione un coach che, attraverso suggerimenti, esempi e casi pratici, li guiderà aiutandoli ad affrontare e superare le sfide poste da contesti di business sempre più connessi al mondo digitale.