Inizia il 2019 con la Management Academy

La fine dell’anno coincide con il momento dei buoni propositi. In cima alla lista ci sono formazione e sviluppo professionale? La Management Academy, con il suo portfolio rivolto ai profili executive, vi permetterà di approfondire i temi di attualità necessari alla vostra crescita. La flessibilità che contraddistingue la Management Academy offre agli allievi la possibilità di costruire un percorso su misura, sia per contenuti che per tempi e modalità di erogazione.
Ora non resta che trovare il corso più adatto alle tue esigenze!

Ecco i prossimi corsi in partenza:

Scoprite di più sui programmi partecipando alle presentazioni dedicate oppure contattate il nostro staff per una consulenza personalizzata.

IL POLITECNICO DI MILANO TRA I MECENATI DEL XXI SECOLO

In una cerimonia tenuta presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles, il Politecnico di Milano ha ricevuto il premio Mecenati del XXI Secolo, “per aver trasformato il campus in un museo a cielo aperto con mostre permanenti e temporanee”. A ritirare il premio il Prorettore Delegato, prof. Emilio Faroldi.

L’obiettivo dei premi “Mecenati del XXI Secolo” è rafforzare la visibilità, il riconoscimento e la reputazione di quelle istituzioni, aziende e investitori privati che contribuiscono attivamente allo sviluppo delle arti e della società.

Giunto alla terza edizione, il premio ha visto finora la partecipazione di oltre 300 aziende ed istituzioni da 32 paesi dei 5 continenti. Tra i premiati di quest’anno nella categoria Istituzioni, oltre al nostro Ateneo, figurano il Ministero degli Affari Esteri, la FAO, la Banca Mondiale, Banca d’Italia e il Joint Research Centre della Commissione Europea.

Ideato nel 2016 da pptArt, in collaborazione con LUISS Business School, il programma nasce dalla constatazione che aziende ed enti coinvolti attivamente nel mondo dell’arte tendono ad avere maggior successo in termini di profittabilità e sembrano affrontare meglio molte sfide etiche, ambientali e sociali.

 

Il progetto artistico destinatario di questo prestigioso premio è La dimensione esterna della scultura, la mostra permanente di Gio’ Pomodoro al Campus Bovisa. 22 opere del grande scultore italiano si rincorrono in un paesaggio post-industriale, innestandosi tra le geometrie austere degli edifici della nostra università. Il risultato è una felice armonia di marmi, bronzi ed elementi architettonici.

Dalla fine degli anni Sessanta, Gio’ Pomodoro ha sempre creduto nella dimensione esterna della scultura, nella sua relazione con l’ambiente e con chi la usa, facendone luogo di incontro e di sosta per le persone. Pensava che il particolare linguaggio della scultura fosse assai prossimo a quello dell’architettura e della scienza, e che fosse urgente ricomporne l’unità originaria. Per questo la sua opera è caratterizzata da un coinvolgimento dell’ambiente, che si realizza attraverso un’interazione che muovendo dalla scultura attiva lo spazio esterno.

Crediamo che Gio’ Pomodoro rappresenti efficacemente la cultura politecnica. Scultore, diplomato geometra, studiava la poesia e la scienza, e considerava l’architettura una disciplina sorella. Ha realizzato gioielli e medaglie, ceramiche e mobili; ha disegnato e dipinto; ha lavorato il ferro e il poliestere, il bronzo e il gesso, le pietre e i marmi.

Grazie alla fondamentale collaborazione dell’Archivio Gio’ Pomodoro, siamo fieri di ospitare questo museo a cielo aperto, con la volontà di valorizzare il più possibile le sue opere, rendendole fruibili ai nostri studenti e alla città di Milano.

Career Development: tante iniziative anche per i candidati executive

Tra i nostri studenti non ci sono solo neolaureati alla ricerca della specializzazione che farà trovare loro la strada giusta o giovani professionisti in piena crescita professionale. In aula ci sono anche manager e imprenditori con tanti anni di carriera alle spalle e altrettanta voglia di rimettersi in gioco e di affinare le skill sviluppate sul campo con le nozioni imparate in aula.

Come guidare in modo efficace il cambiamento? Che cos’è il personal branding? Come definire nuovi obiettivi di crescita?  Anche i profili più executive si pongono queste domande ed è tra gli obiettivi del Career Development Center aiutarli a trovare la risposta.

Proprio per questo, ogni mese, vengono proposte ai profili senior workshop, seminari e tavole rotonde che forniscano loro gli strumenti adatti per continuare a far crescere la loro carriera.

Inoltre, anche se questi profili spesso hanno creato una fitta rete di contatti nel corso degli anni, eventi come questi rappresentano comunque un’ottima occasione di accrescere il proprio network, magari all’esterno della propria comfort zone.

 

La School of Management del Politecnico di Milano nel ranking dei migliori MBA full time al mondo secondo Bloomberg Businessweek

La School of Management del Politecnico di Milano fa il suo ingresso nel ranking che Bloomberg Businessweek dedica ai migliori programmi MBA full time del mondo, in maggioranza erogati da business school americane. Il Master in Business Administration della Scuola milanese risulta 19esimo tra le Università europee.

Bloomberg Businessweek ha intervistato nel 2018 quasi 27.000 tra studenti MBA, alunni e reclutatori e ha chiesto loro un parere sulle esperienze vissute e sugli obiettivi raggiunti o da raggiungere: la classifica si basa infatti sulle loro risposte. I parametri presi in considerazione riguardano la qualità dell’apprendimento, il network di relazioni che si può costruire, la capacità di ciascuna Scuola di facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro e il livello salariale ottenuto.

Il ranking del settimanale economico americano arriva una settimana dopo quello del Financial Times, che per il decimo anno consecutivo ha confermato il giudizio positivo sulla School of Management del Politecnico di Milano, saldamente inserita tra le prime 50 scuole europee  (42esimo posto su 95) e in  particolare tra le prime cinque che appartengono a Università “tecniche”, con uno specifico focus su ingegneria e tecnologia. Anche tra i cinque prodotti classificati dall’FT European Ranking  figura l’MBA full time.

La School of Management è composta dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e dal MIP Graduate School of Business, la business school dell’Ateneo milanese. “Questa classifica internazionale è un’ulteriore conferma della validità dei programmi erogati dalla nostra Scuola. Il successo di un master ‘classico’ ma sempre richiestissimo come l’MBA full time testimonia che abbiamo intrapreso la strada giusta: oggi infatti il nostro MBA coniuga didattica esperienziale, smart learning, progetti sul campo ed ha il supporto di decine di imprese che assicurano la disponibilità di progetti per i nostri allievi che rappresentano un bacino di talenti molto appetibile per le loro attività di recruitment”, commentano Alessandro Perego e Andrea Sianesi, rispettivamente Direttore del Dipartimento e Dean di MIP.

HSE e Politecnico di Milano insieme per lo studio delle prestazioni e dell’efficienza dei sistemi universitari

Un accordo di cooperazione è stato recentemente siglato tra la Higher School of Economics (HSE) di Mosca e il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano per la realizzazione di uno studio congiunto su larga scala dal titolo “Efficiency, Performance and Impact of Higher Education Institutions (EPI)”.

Secondo l’accordo, il Laboratory for University Development-IOE di HSE (Laboratorio per lo sviluppo universitario – Institute of Education) fungerà da principale sede di ricerca e sviluppo per questa iniziativa, con la supervisione del prof. Tommaso Agasisti, professore associato del Politecnico di Milano.

“Il tema dell’efficienza delle istituzioni universitarie è stato messo sempre più in evidenza nelle recenti politiche e nei dibattiti pubblici in tutto il mondo. Ciò comporta aspettative più alte da parte di vari stakeholder sul contributo che i sistemi universitari devono dare in diversi ambiti socio-economici o in singoli settori industriali, all’interno e all’esterno delle loro comunità ospitanti, anche in virtù delle grandi risorse finanziarie investite nell’istruzione universitaria”, spiega Tommaso Agasisti. “Il programma del progetto EPI presenta una vasta gamma di domande da affrontare; si analizzano i fattori e i meccanismi che determinano il modo in cui le università possono dare un contributo efficace a diversi ambiti socio-economici. Lo studio intende esplorare, tra le altre cose, l’efficienza degli investimenti attuali e potenziali nell’istruzione universitaria, il modo in cui fattori interni (come le pratiche manageriali) nonché quelli esterni, influenzano le prestazioni delle Università”

Partendo da una serie di studi congiunti di gruppi di ricerca HSE e Politecnico di Milano, il progetto EPI si è trasformato molto presto in un ambito di ricerca di vasta portata. I partner ritengono che il progetto si trovi ora in un momento di forte slancio, tanto da stimolare una discussione internazionale più significativa sugli argomenti in questione che miri a coinvolgere studiosi di altri paesi.

Le aree principali su cui l’HSE si è finora focalizzato all’interno di questo settore di ricerca sono, tra le altre, la valutazione dell’impatto di iniziative di eccellenza accademica, l’analisi delle implicazioni derivanti da modelli di finanziamento basati sulle prestazioni, la valutazione del contributo delle università allo sviluppo economico delle regioni russe, ecc. Il progetto EPI incoraggia la partecipazione attiva di giovani ricercatori, consentendo loro di instaurare collaborazioni con accademici esperti in questo campo.

Gabriele Bonomi Boseggia vince l’SCF Thesis Award

Per il terzo anno di fila, un ex studente del Politecnico di Milano si aggiudica il premio per la migliore tesi magistrale nel campo del Supply Chain Finance.

Il Thesis Award della Supply Chain Finance Community è un riconoscimento annuale che vuole premiare gli studenti di Laurea Magistrale o Laurea Triennale di tutto il mondo che hanno sviluppato i propri lavori di tesi nell’ambito del Supply Chain Finance (SCF).

Il Supply Chain Finance si occupa dell’ottimizzazione dei flussi finanziari nelle supply chain. Un requisito essenziale è che almeno due membri primari della supply chain collaborino al fine di migliorare le performance finanziarie, la sostenibilità e la mitigazione dei rischi lungo la filiera.

Gabriele Bonomi Boseggia si è aggiudicato questo ambito riconoscimento con la sua tesi “Supply chain-based creditworthiness. Small and mid corporate rating”. Nel suo lavoro di tesi, Gabriele ha sviluppato due framework il cui obiettivo è mostrare come le prestazioni correlate alla filiera possano prevedere in anticipo la probabilità di default di un’azienda, il tutto tramite l’uso di tecnologie innovative come le reti neurali e il machine learning. L’applicazione permette di migliorare l’attività di valutazione del rischio di credito attraverso l’estrazione di informazioni addizionali da poche e non convenzionali caratteristiche dei dati di filiera.

La lista delle tesi inizialmente presentate era composta da 26 elaborati, da cui poi la Supply Chain Finance Community ne ha ammesse 16 come possibili candidate: 13 lauree magistrali (tra cui 6 dal Politecnico di Milano) e 3 lauree triennali. La giuria ha decretato una shortlist di 4 tesi, tra le quali l’elaborato di Gabriele e l’elaborato di altre due ex studentesse del Politecnico di Milano, Carola Gervasio ed Elena Fusari, arrivate terze nella competizione.

La tesi di Bonomi Boseggia è stata quella che ha soddisfatto maggiormente i criteri di: 1) rilevanza per la diffusione del Supply Chain Finance; 2) Qualità e rigore dell’intera tesi e della metodologia; 3) Originalità e qualità della presentazione orale. La giuria era composta da:

  • Dr Ronald de Boer PMP, Windesheim University of Applied Sciences, Paesi Bassi.
  • Prof Xiangfeng Chen, PhD, Università di Fudan, Cina
  • Prof Federico Caniato, PhD, Politecnico di Milano, Italia
  • Dr Axel Schulte, Fraunhofer IML, Germania
  • Luca Mattia Gelsomino, PhD, Windesheim University of Applied Sciences, Olanda
  • Nick Vyas, Direttore del Centro Global Supply Chain Management, USC Marshall School of Business, Los Angeles, Stati Uniti.
  • Prof. Dr. Janet Godsell, Università di Warwick, Regno Unito.

La premiazione è avvenuta il 29 novembre in occasione del Supply Chain Finance Forum di Amsterdam, l’evento più rilevante a livello mondiale sul SCF, che ha visto la partecipazione di oltre trecento persone.

 

Simone Di Somma

Oggi parliamo con Simone Di Somma, laurea in Ingegneria Gestionale, esperienze lavorative in Hewlett-Packard e Philip Morris International, attività svolte principalmente in giro per il mondo tra Europa, Medio Oriente e Stati Uniti.

A dicembre del 2013 ha fondato, assieme ad altri 3 soci INNAAS, la prima azienda Italiana specializzata nello sviluppo di piattaforme Data-Driven con l’obiettivo di trasformare i dati in un beneficio tangibile per il business: abilitazione di nuovi revenue stream, creazione di servizi innovativi e ottimizzazione dei processi.

In cosa consiste esattamente il tuo lavoro e quali sono le sfide maggiori che devi affrontare ogni giorno?

Come Managing Director di una startup ho principalmente due compiti: il primo è gestire al meglio le risorse (umane e finanziarie) per far sviluppare l’azienda nel tempo, il secondo è validare continuamente il business model dell’iniziativa.

Per quanto riguarda la prima attività, la gestione, devo fare una premessa importante: il modo in cui facciamo startup in INNAAS è differente da quello classico in stile Silicon Valley. Per noi il burn-rate non sostenibile è un vero e proprio taboo.

INNAAS ha voluto confrontarsi con il mercato fin dal giorno zero. Tutto quello che sviluppiamo, ogni nostro servizio o prodotto, deve avere un’applicazione commerciale immediata. Questo approccio è ancora più sfidante per un’azienda che si confronta quotidianamente con la tematica dell’innovazione contro i giganti mondiali del software.

La seconda attività è la ricerca di un business model in grado di conciliare financial governace ed una ricerca spinta di innovazione. Questo mix quasi ossimorico non è un qualcosa di facilmente reperibile sui testi accademici o all’interno di qualche blog post dei guru californiani. E’ un’attività che richiede energia e lucidità. Si tratta del mio passatempo principale.

Qual è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che hai vissuto?

Il momento più bello è stato la prima vendita di un prodotto INNAAS. Sette mesi dalla costituzione dell’azienda. I nostri prodotti sono piattaforme software che utilizzano i dati per creare informazioni di valore con un impatto concreto sul business. Si tratta di prodotti caratterizzati da un sales cycle abbastanza lungo.

Convincere un primo cliente del calibro di TIM è stata la prova concreta che le nostre intuizioni erano giuste ed il business sostenibile. Il momento più difficile è stato a fine 2014 quando due persone chiave del team tecnologico di INNAAS hanno deciso di abbandonare il progetto per dedicarsi ad una loro iniziativa personale.

La defezione avveniva in uno dei momenti più cruciali della storia aziendale: un nostro prodotto, sviluppato per un caso di utilizzo specifico, sarebbe dovuto essere esteso con diverse applicazioni di utilizzo che avevamo concordato con un nuovo cliente. La scadenza concordata di questa consegna era a strettissimo giro.

La ricetta per sfuggire a quel momento buio è stata la concentrazione. Ho chiesto massima concentrazione a tutto il team e l’ho ottenuta. Abbiamo consegnato in tempo il deliverable con buona soddisfazione del cliente.

Cosa significa per te il termine “leadership” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Per comprendere la parola Leadership è necessario partire dalla parola “Consapevolezza”. La consapevolezza delle proprie capacità, delle proprie forze, delle proprie debolezze, del mercato, dei clienti, dei partner, del proprio portfolio prodotti, delle proprie emozioni. Consapevolezza significa avere la base cognitiva giusta per prendere le giuste decisioni.

Tramite la consapevolezza ognuno all’interno del team può lavorare affinché le cose possano progredire: le capacità professionali svilupparsi, le opportunità commerciali concretizzarsi, i prodotti progredire così come i processi aziendali e le relazioni tra i colleghi.

La leadership è la capacità di agire in modo consapevole. Individualmente e collettivamente. Il mio personale apporto alla leadership nell’ambiente lavorativo avviene tramite l’esempio ed il racconto.

Dare l’esempio in prima persona e raccontare le buone pratiche, ciò che ha funzionato e cosa è migliorabile sono elementi propedeutici alla creazione di uno stato di consapevolezza nel team. Ispirare è infine la scintilla.

Cosa significa per te il termine “innovazione” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Innovazione non è tecnologia, non è un invenzione tecnologica, né tantomeno scoperta. Innovare è capire quando il mercato è pronto per qualcosa e evangelizzare quella cosa nel modo giusto. Uno dei libri che più maggiormente ha trasformato la mia percezione all’innovazione è stato The Innovator’s Dilemma.

Non basta gestire in modo perfetto la propria azienda per avere successo. Anzi, un’efficienza troppo spinta potrebbe portare al fallimento. Tempismo e capacità di prevedere le trasformazioni della società e del mercato fanno la differenza.

All’interno dell’ambiente lavorativo il mio apporto all’innovazione è quello di rimettere sempre in discussione tutto in un’ottica di miglioramento continuo. Tutto è in continua trasformazione. Il mercato, i trend, le abitudini delle persone, i gusti, i pattern di utilizzo, i processi comportamentali.

Leggere, informarsi ed osservare aiutano molto nella sfida dell’innovazione.

La tua citazione preferita?

La mia citazione preferita è senza dubbio “Senza dati, sei solo un’altra persona con un’opinione” di William Edwards Deming.

Grazie mille Simone per il per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.

Nicola Altobelli

Oggi incontriamo Nicola Altobelli, Classe 1979, Executive MBA presso il MIP Politecnico di Milano.
Dopo il diploma di laurea in Relazioni Industriali, lavora da subito nell’azienda di famiglia Eceplast srl, dove attualmente ricopre il ruolo di direttore commerciale e si occupa dello sviluppo di nuovi mercati..
Da Maggio 2014 è Sherpa della delegazione italiana di GI Confindustria al G20YEA, e dallo scorso luglio Presidente dei GI Confindustria Foggia.

In cosa consiste esattamente il tuo lavoro e quali sono le sfide maggiori che devi affrontare ogni giorno?

Fondamentalmente mi occupo di gestire i rapporti con i nostri principali clienti nel mondo e attraverso lo scambio continuo di informazioni ed esperienze, provo a sviluppare soluzioni nuove per qualificare costantemente l’offerta della mia azienda, in modo da anticipare le esigenze dei clienti e battere la concorrenza sul tempo. In un epoca in cui tutto è sempre più veloce e connesso, i ritmi sono elevatissimi e le probabilità di insuccesso molto alte, ma non penso potrei mai fare un lavoro più stimolante e appagante. Più recentemente sto dedicando una quota crescente del mio tempo e delle mie energie allo sviluppo della forza vendita; certamente è questa la sfida più importante che un imprenditore deve vincere, costruire una squadra di successo che vada oltre le proprie capacità personali.

Quale è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che hai vissuto?

Parto dal più difficile. Lavorando nel packaging industriale la sfida del contenimento dei costi è un fattore chiave che molto spesso spinge anche i clienti più affezionati a provare soluzioni low-cost. Circa 4 anni fa, il mercato europeo è stato perturbato da offerte in dumping clamorose e noi ci siamo ritrovati a perdere quote consistenti di mercato. La scelta era tra abbassare del 30% i prezzi di vendita oppure provare a resistere e presentare ai clienti soluzioni innovative che portassero risparmi in altra forma. Devo ammettere che sono stati mesi duri, ma ci hanno insegnato a valorizzare meglio la nostra offerta e mostrato una nuova via per lo sviluppo. Tant’è che oggi in particolare stiamo uscendo con prodotto rivoluzionario, che speriamo riesca a cambiare davvero il mercato, e che potrebbe consentirci di scalare il nostro modello business anche in altri continenti. Certamente vedere la faccia sorpresa dei miei clienti ogni volta che eseguo una dimostrazione pratica di questa nuova soluzione tecnica è davvero una gran soddisfazione per me.

Cosa significa per te il termine “leadership” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

La leadership è la capacità di guidare gli altri all’ottenimento dei risultati che ci si prefigge come gruppo e come singoli. Io non mi ritengo una persona con doti di leadership naturale o carismatica, ma certamente sono dotato di determinazione e, tendenzialmente la gente che mi sta vicino, mi riconosce una buona capacità di visione, di programmazione e forse ancor di più di “execution”. Credo sia una buona base di partenza e tutto sommato i risultati sono abbastanza dalla mia parte. Ammiro tanto i grandi leader, in ogni settore, ma credo sia davvero una questione di doti naturali che non si possono costruire o imparare. Per quanto mi riguarda cerco semplicemente di dare il buon esempio attraverso impegno e risultati. Una ricetta semplice, anche un po’ antica, ma che secondo me funziona.

Cosa significa per te il termine “innovazione” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Nel recente restyling del nostro logo aziendale in occasione dei 20 anni di attività, ho voluto che fosse inserito anche un nuovo pay-off: “bulk packaging innovators”. Credo sia esattamente ciò che qualifica la nostra offerta sul mercato, noi siamo gli innovatori nel nostro settore e tutta la storia aziendale è costellata di momenti chiave in cui una innovazione ha generato nuove opportunità. Vi porto alcuni esempi concreti: Mio padre nel ’95 fu in grado di avviare l’azienda dal garage di casa grazie a una tecnologia produttiva di sua invenzione (innovazione tecnologica), quando tutti i nostri competitors delocalizzavano noi abbiamo investito nello sviluppo di un processo più automatizzato aumentando il nostro livello di servizio al cliente invece che cercando il costo più basso (innovazione di processo). Quando i clienti ci hanno chiesto di ridurre i prezzi siamo riusciti ad offrire prodotti che portavano vantaggio di costo ma non intaccavano la nostra marginalità; Eceplast è basata in provincia di Foggia, in un contesto sociale abbastanza complicato e certamente molto lontano dalle aree più industrializzate, noi abbiamo sempre investito sulla crescita delle persone e introdotto sistemi di incentivazione aziendale per aumentare la produttività (innovazione organizzativa). Oggi puntiamo a un modello di sviluppo basato sul “open innovation”  creando una community attorno ai nostri prodotti più innovativi.
Insomma come diceva S.Jobs “innovation is the only way to win” e noi ci crediamo sul serio.

La tua citazione preferita?

Ce ne sono diverse, ma probabilmente la famosa frase di Henry FordSe avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano, mi avrebbero risposto: cavalli più veloci” è quella che in questo momento storico più rappresenta la fase di transizione che stiamo vivendo in Eceplast.
Puntare a rinnovare la nostra offerta sul mercato attraverso una value proposition che non è più legata alla qualità dei nostri manufatti, ma alla capacità di sviluppare soluzioni innovative che creano valore per i nostri clienti è una sfida che mi appassiona e che sento abbiamo le carte in regola per giocare. Ford è riuscito a cogliere l’essenza della domanda latente dei sui potenziali clienti e ha prodotto loro una soluzione che non si aspettavano, certamente più costosa di un cavallo, ma non comparabile. In definitiva vorrei riuscire a far riconoscere Eceplast come un partner di valore e non un semplice fornitore di prodotti.

Grazie mille Nicola per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.