International Part Time MBA: tra kickoff e outdoor, è partita la nuova edizione!

Nelle scorse settimane abbiamo avuto il piacere di dare il benvenuto ai partecipanti della nuova edizione dell’International Part Time MBA.
Ad accoglierli, c’erano la Prof.ssa Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs, e la Prof.ssa Evila Piva, Direttrice del programma, che hanno dato ufficialmente via al Master con la cerimonia di kickoff.
Iniziano così due anni intensi, fatti di sfide e di opportunità di crescita, ma anche di nuove amicizie e di occasioni di scambio e confronto.
Ecco perché abbiamo voluto dare il benvenuto ai nostri nuovi studenti con una giornata tutta dedicata al team building, che offrisse loro l’opportunità di conoscere meglio i propri compagni di viaggio in un contesto più informale, lontano dai ruoli professionali e dalla routine del master.
Così tra qualche domanda personale, delle attività strutturate per mettere alla prova le soft skill dei partecipanti, e qualche risata, si sono iniziate a gettare le basi per la creazione dello spirito d’aula.
Un’attività importante non solo dal punto di vista relazionale, ma anche utile per iniziare fin da subito a lavorare sullo sviluppo di quelle soft skill – come il lavoro in gruppo o il problem solving – che avranno poi modo poi di coltivare durante il loro MBA.
Benvenuti a tutti, pronti per la vostra #MIPexperience?

Il MIP è tra i partner di “Countdown”, l’evento organizzato da TEDxMilano

Mercoledì 10 novembre alle 21 TEDxMilano organizza al Teatro Franco Parenti la seconda edizione di COUNTDOWN, il progetto promosso nel 2020 da TED e Future Stewards per far fronte alla crisi climatica globale. La serata, che sarà trasmessa anche in diretta streaming, si inserisce nel contesto di un autunno quanto mai ricco di iniziative fisiche e digitali, in Italia e in tutto il mondo, sul tema della Climate Action, che accompagnano la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), in programma dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 a Glasgow.

COUNTDOWN è un’iniziativa globale con un unico e forte obiettivo: accelerare la realizzazione delle soluzioni alla crisi climatica, trasformando le idee in azioni. Lo scopo del progetto è quello di costruire un futuro migliore per tutti, promuovendo pratiche che contribuiscano alla riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030. Nella serata di TEDxMilano COUNTDOWN si alterneranno sul palco speaker italiani e video di relatori internazionali (scienziati, imprenditori, artisti, attivisti, manager, esperti del settore) che identificheranno le idee e le azioni più efficaci e concrete per rendere il nostro pianeta più sicuro, più pulito e più giusto.

François de Brabant, fondatore di TEDxMilano, dichiara: «Con questa seconda edizione di TEDxMilano COUNTDOWN abbiamo raccolto con passione ed entusiasmo l’appello lanciato da TED, finalizzato a trovare soluzioni concrete e non banali alla crisi climatica. Condividere con il pubblico le “ideas worth spreading” riguardanti un tema cruciale per la sopravvivenza del genere umano è il primo passo per acquisire consapevolezza della sfida che abbiamo davanti. Prenderci cura del nostro pianeta significa aiutare noi stessi».

«Abbiamo scelto speaker appartenenti a campi molto diversi fra loro, dalla scienza alle smart cities, dal food all’innovazione digitale, dalla moda alla fotografia sino alla finanza. Tutti porteranno sul palco contributi originali, spunti di riflessione positivi e pratiche di valore che ci spingano ad agire con urgenza. Non si può più rimandare la lotta al climate change, viviamo in un’epoca decisiva per la sostenibilità futura del pianeta, e i comportamenti e le azioni di ognuno di noi possono fare la differenza», Catherine de Brabant e Benedetta Marietti, curatrici TEDxMilano COUNTDOWN.

 

Programma

Saranno presenti Valerio Camerano, esperto di transizioni energetiche e ambientali e curatore del lancio di un fondo di investimento destinato alla transizione green europea; Silvia Gambi, giornalista specializzata in temi legati al settore tessile e alla moda sostenibile, che introdurrà il tema sempre più incalzante del textile waste; Elena Granata, urbanista del Politecnico di Milano che presenterà la nuova figura dei “placemaker”, quali professionisti innovatori animati da una curiosità libera e creativa che stanno operando nelle città, ripensando la relazione tra città e natura. Seguiranno Luca Locatelli, fotografo pluripremiato che lavora intorno all’immaginario di un possibile futuro documentando soluzioni più promettenti per affrontare la crisi climatica del presente; Briano Martinoni e Pietro Pasolini, fondatori di una piattaforma tecnologica che connette le aziende e gli individui con soluzioni climatiche efficaci per preservare la natura che ci circonda; Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR che si occupa di dinamica del clima e impatti dei cambiamenti globali su ecosistemi e biodiversità; Luca Travaglini, co-fondatore di Planet Farms, società specializzata in vertical farming, tecnologia recente che consente di ridurre il consumo di suolo e di risorse naturali attraverso grandi laboratori automatizzati, disposti su più piani, per coltivare ortaggi e frutta e soddisfare i bisogni alimentari.

Oltre agli interventi live degli speaker, nel corso della serata saranno proiettati video con interventi di importanti relatori internazionali, che hanno partecipato all’edizione global di COUNTDOWN.

 

Maggiori informazioni e vendita biglietti online: http://www.tedxmilano.com

Dall’online a l’on campus: gli i-Flex EMBA al MIP per una settimana residenziale

Il 2020 è stato l’anno in cui la nostra routine si è spostata online.

Eppure, al MIP, il distance learning era una realtà consolidata già prima della pandemia. Risale infatti al 2014 il lancio della prima edizione del FLEX EMBA, il primo Executive MBA online, presto raggiunto anche da una versione internazionale in lingua inglese – l’International Flex EMBA.
Anche se questi due Executive MBA sono nati per essere svolti interamente online, per favorire il networking sono previste anche due settimane intensive in presenza – all’inizio del percorso e nella seconda metà.
Un momento importante per conoscere i compagni di viaggio e poi rafforzare il legame formatosi giorno dopo giorno grazie alle esperienze condivise.
Due momenti di cui non volevamo – nonostante tutto – privare i nostri studenti.
Così a settembre, quando le condizioni di mobilità internazionale ce lo hanno permesso – siamo stati felici di accogliere al MIP, le due classi dell’International Flex EMBA che non avevano potuto godere della residential week nei tempi previsti dal curriculum.
Team building, lezioni focalizzate sulle soft skill, visite ai laboratori e testimonial aziendali: ecco alcune delle attività organizzate nelle settimane del 13 e del 20 settembre per i nostri allievi, culminate per classe del 2019 con la cerimonia di Graduation del 24 settembre.

In un’esperienze digitale, il tocco umano che fa la differenza.

Tempo di saluti e di benvenuti al MIP

Al MIP, l’autunno è la stagione degli arrivederci e dei benvenuti!

Nei mesi di settembre e ottobre, infatti, mentre chi è ormai arrivato al culmine del percorso e festeggia la tanto attesa Graduation ci saluta, centinaia di nuovi studenti entrano – anche virtualmente – nelle aule del MIP per dare il via al loro programma di formazione.

È quindi l’occasione per fare i nostri migliori auguri ai partecipanti del Master in Management dei Beni e delle Istituzioni Culturali (MABIC), del Master in Management of Research (MIT) e dell’Executive Master in Management Pubblico per il Federalismo (EMMPF) che hanno festeggiato la loro Graduation alla presenza di ospiti come il Dott. Fabio Schiavolin, Amministratore Delegato Snaitech, Mauro Bonaretti, Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, Andrea Ferri, Responsabile della Finanza locale presso Anci e Giuseppe Conte, Direttore Risorse Umane INPS.

Un grande augurio anche ai partecipanti delle aule MBA ed Executive MBA che il 24 settembre, nello splendido contesto del Teatro degli Arcimboldi, vestiti con toga e tocco, hanno potuto stringere tra le mani il proprio diploma.
Un momento emozionante che ha visto, tra gli altri, anche l’intervento del Prof. Federico Frattini, Dean del MIP, della Prof. Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs,  di Dennis de Munk, Head of Employer Branding and University partnerships di Ferrari, e del nostro Alumnus Roberto Marani.

Per ogni fine, c’è un nuovo inzio. Ed ecco che appena tre giorni dopo abbiamo accolto una nuova classe del Full Time MBA, ma anche i partecipanti degli International Masters in Business Analytics and Big Data e dell’International Master in Media and Communication Management.

Ma non solo. Nel giro di pochi giorni hanno preso il via anche International Master in Digital Supply Chain Management – Operations, Procurement and Logistics (iMSCPM), l’International Master in Innovation and Entrepreneurship (IMIE), l’International Master in Marketing Management, Omnichannel and Consumer Analytics (IM4), l’International Master in Project Management (iMPM), i cinque International Masters in Sustainability, l’International Master in Cybersecurity Management, l’International Master in Digital Transformation (IMDT), il Master in Energy Management (MEM), l’International Master in Fintech, Finance and Digital Innovation e il Master in Financial Risk Management (MIFRIM).

Un grazie a chi ha fatto un tratto di strada con noi e un benvenuto a chi inizia ora la sua #MIPexperience!

Career Action plan: strategia, pianificazione e flessibilità di pensiero

Per anni mi sono occupata di pianificazione, considerando un bel piano organizzato e strutturato come una specie di coperta di Linus. Quando ho iniziato ad occuparmi di contenuti HR, ho avuto un momento di dubbio: la pianificazione e il recruiting vanno davvero d’accordo? Sì, certo, se pensiamo al completamento di singoli compiti lavorativi, ma nel complesso – se non utilizzata con un fine specifico – ho pensato che saper pianificare fosse una competenza come un’altra, anzi, qualche volta, la rigidità di un buon planning poteva risultare anche piuttosto fastidiosa/inutile/controproducente.

Poi la scoperta. Iniziando a lavorare come career advisor ho incontrato moltissime persone e per tutti – attraverso le domande sui loro obiettivi e la costruzione dei loro percorsi – mi si è proposta la stessa sfida: imparare e insegnare a conciliare la pianificazione di un piano di carriera con la flessibilità che la ricerca attiva del lavoro richiede.

Questo perché non basta desiderare qualcosa e chiamarlo obiettivo professionale: l’attenta analisi individuale che porta alla definizione di un cosa ci attiva immediatamente nell’identificazione del come ed è fondamentale non perdersi in questo percorso piuttosto articolato.

Chi sono quindi i migliori alleati che ci supportano nella creazione di un career action plan efficace?

Sicuramente l’informazione è il nostro primo importante amico. Conoscere, approfondire, raccogliere dati è la prima attività che permette di indagare la concretezza del nostro interesse: possiamo evidenziare e raccogliere tutti quei punti di forza che ci potranno rendere interessanti agli occhi di chi ci intervisterà.
La raccolta dei dati è facilitata dal web che, attraverso network più o meno professionali, ci fornisce una vastità di elementi utili (dall’analisi dei profili di chi occupa già il ruolo che desideriamo, alla raccolta di informazioni di dettaglio sul nostro target), ma è fondamentale che sia svolta con cura e attenzione perché possa portare a risultati utili e di apertura verso il nuovo. La tastiera e il pc infatti sono uno strumento importante solo se uniti alla testa e ad una strategia di ricerca!

Tra le attività più efficaci e anche più difficili, c’è poi anche una buona capacità di networking, che ci consente il confronto diretto con persone che lavorano o hanno lavorato in aziende o posizioni professionali che sono il nostro target, raccogliendo preziose informazioni che nessun sito web può offrirci.

Dalla nostra mappatura è importante che risulti una chiara e reale sintesi dei classici cosa, come, dove e perché.

Ecco perché il secondo step è la scelta di ciò ci interessa davvero. Anche se abbiamo le competenze per svolgere un certo ruolo, serve filtrare le opportunità di lavoro e le aziende che intercettiamo, per sondare le caratteristiche che contribuiranno a renderci soddisfatti della scelta finale.

Leggere annunci e consultare bacheche alimenta infatti  l’istinto diffuso del “provarci”, inviando cv nella speranza che qualcuno chiami. Tuttavia – soprattutto per coloro che sono mossi da una motivazione stringente perché sono disoccupati o molto insoddisfatti del lavoro che stanno facendo – il rischio è non ritrovarsi soddisfatti accettando la prima offerta che arriva.

Se invece usiamo i dati della nostra ricerca per fermarci a ragionare e scegliamo di candidarci verso opportunità e aziende in coerenza con quelli che sono i cardini del nostro obiettivo, ci concediamo l’opportunità di un miglioramento professionale e non solo un cambiamento.

Ed è qui che compare il nostro terzo alleato: la flessibilità. L’idea originaria potrebbe infatti cambiare, arricchirsi di dettagli o evolvere in altri progetti. Come saggiamente consiglia Chiara Girola, nel suo articolo sulla definizione dell’obiettivo di carriera, è importante che l’obiettivo mantenga sufficiente astrazione per concederci di essere creativi.

Il processo di raccolta delle informazioni e di scelta dei nostri passi sono momenti importanti, ma che non devono produrre un risultato cristallizzato nel tempo.

Dal mettersi in gioco nella ricerca di un nuovo lavoro possono nascere molte idee che creano obiettivi diversi da quelli iniziali. Possono nascere i piani B o C oppure, in certi casi, possono crearsi le evoluzioni, il piano A.0 o A.1 a cui non avevamo pensato, ma da cui possiamo farci coinvolgere tanto da farli diventare la meta del nostro nuovo percorso.

Possiamo – e dobbiamo! – concederci il lusso di cambiare idea e di aprire la mente a strade e opzioni meno evidenti o più creative, che possono sollecitarci verso una sfida e attivare le nostre risorse più nascoste. Raccogliendo elementi e mettendo alla prova il nostro piano originario, apriamo la strada a progetti paralleli e ugualmente possibili che possono portarci ottime opportunità

Quale che sia il vostro obiettivo è fondamentale, a mio parere, che il piano di azione costruito per perseguirlo sia cucito sui vostri desideri e sulle vostre inclinazioni più che sul nome altisonante di una società di grido. Noi possiamo scegliere di dare il nostro meglio in qualsiasi ambiente, ma sappiamo scegliere l’ambiente che ci offrirà le condizioni per sostenere il desiderio di fare del nostro meglio?

 

Dal lineare al circolare: quando i rifiuti diventano una risorsa

Che cos’è la circular economy e in che modo questa può entrare nella nostra quotidianità? Lo abbiamo chiesto a Simone Franzò, Direttore dell’International Master in Environmental Sustainability & Circular Economy al MIP.

Quando si parla di economia circolare, a cosa ci si riferisce?

L’economia circolare è un modello economico “emergente” che si contrappone al tradizionale modello “lineare” (sintetizzabile con i termini take – make – dispose) e che ha l’obiettivo di massimizzare l’utilizzo efficiente delle risorse. Riutilizzo e manutenzione dei prodotti, estensione del loro ciclo di vita, recupero e riciclo dei materiali sono solo alcune pratiche su cui si basa l’economia circolare. Un modello che porta benefici non solo per l’ambiente, ma che è in grado di generare nuove opportunità di business. Ecco perché studiamo le implicazioni manageriali che questo modello può avere nelle imprese che intendono applicarlo.

Effettivamente McKinsey prevede che, nella sola Europa, il passaggio a un’economia di tipo circolare potrebbe generare 1,8 trilioni di profitti entro il 2030. Le aziende sono pronte a cogliere queste opportunità?

Prima di tutto vorrei fare una premessa: il tema dell’economia circolare si inserisce in un contesto più ampio, che è quello della sostenibilità. Questa si articola secondo tre diverse prospettive, ossia ambientale, economica e sociale, che devono essere considerate congiuntamente per abilitare il cosiddetto sviluppo sostenibile.
Detto questo, dal mio punto di vista le imprese sono sempre più sensibili e consapevoli dell’impatto che le loro attività hanno non solo per esse stesse ma anche per il “contesto” all’interno del quale le imprese operano. Tuttavia, tradurre questa crescente consapevolezza in iniziative concrete volte a perseguire gli obiettivi della sostenibilità e dell’economia circolare rappresenta una sfida molto importante sotto diversi aspetti, in primis a livello culturale. Si tratta infatti di passare da un orientamento “puramente economico”, atto a massimizzare il valore che l’impresa crea per gli azionisti, ad una prospettiva più ampia, che prevede creazione di valore per tutti i portatori d’interesse (cosiddetti stakeholders), oltre che per gli azionisti naturalmente.

Un salto di qualità dal punto di vista culturale tuttavia non basta, occorre un cambiamento anche da quello manageriale. Infatti, adottare i principi dell’economia circolare richiede all’impresa dei cambiamenti significativi a livello di strategia – ossia passare da modelli di business tradizionali, legati a un’economia lineare, a nuovi modelli circolari. Questo ovviamente ha delle ricadute importanti anche dal punto di vista operativo. Non basta più ragionare in termini di azienda, ma bisogna passare a un’ottica più ampia, quella della filiera, coinvolgendo ad esempio fornitori e clienti. Una sfida non indifferente dal punto di vista manageriale.

Una prospettiva interessante, ma come si traduce poi in termini di possibilità di carriera – sia presenti che future? Perché un giovane che entra nel mercato del lavoro dovrebbe scegliere questo settore?

Le carriere che si possono intraprendere in questo ambito sono molteplici. Le potenziali ricadute associate alla diffusione dell’economia circolare – come mostrato dai numeri citati in precedenza – sono enormi. Tuttavia, è opportuno riflettere sulle nuove competenze richieste alle aziende, in primis dal punto di vista manageriale, al fine di abilitare la transizione verso l’economia circolare, il che apre delle importanti finestre di opportunità per giovani (e non solo) alla ricerca di un impiego. Si pensi ad esempio alla necessità per le imprese di ri-progettare i prodotti ed i servizi che offre, oltre che il modello di business attraverso cui essi sono offerti. Infatti, progettare nuovi prodotti, servizi o modelli di business basati sui principi dell’economia circolare richiede delle competenze specifiche, che sono diverse da quelle su cui tradizionalmente si è fatto leva per progettare servizi e modelli di business di economia lineare.

In aggiunta all’impatto sui processi d’innovazione, tutte le altre funzioni aziendali devono essere permeate dai principi dell’economia circolare: si pensi ad esempio alla logistica – che assume un ruolo in taluni casi cruciale nell’implementazione di modelli di business circolari – agli acquisti fino al marketing, per rendere edotti i clienti delle caratteristiche di “circolarità” dei prodotti e servizi offerti da un’azienda.

Il MIP offre ben cinque master diversi dedicati al tema della sostenibilità e uno è proprio dedicato alla circular economy. Come mai?

Come dicevo, il tema della sostenibilità è abbastanza ampio e abbraccia tre prospettive: ambientale, economica e sociale. Il tema dell’economia circolare ha sicuramente un ruolo centrale nell’ampia partita della sostenibilità, nella misura in cui implementare modelli di business di economia circolare può consentire di raggiungere obiettivi di sostenibilità.
Mi permetto di dire che, in questo contesto, la nostra Business School è un luogo ideale per studiare e analizzare questi fenomeni. In prima battuta per la coerenza tra questo tema ed il purpose della nostra Scuola, che vuole avere un impatto positivo sulla società ispirando e collaborando con gli innovatori di oggi e di domani. Quello che possiamo offrire ai nostri studenti è inoltre una particolare attenzione verso lo studio e l’analisi delle tematiche strategiche connesse alla gestione di un’impresa. Un elemento importante per chi vuole accompagnare le imprese verso dei modelli di business circolari, dato che occorre affrontare il cambiamento anche da un punto di vista strategico-manageriale. Per di più con un approccio al problem solving “data driven”, in linea con l’imprinting ingegneristico che caratterizza la nostra Business school e più in generale il Politecnico di Milano.
Un ultimo elemento che distingue la nostra offerta formativa è la forte collaborazione con le imprese. Per l’International Master in Environmental Sustainability & Circular Economy abbiamo già coinvolto circa 15 aziende come sponsor. Ciò abilita diverse opportunità per i nostri allievi, da testimonianze aziendali durante il percorso formativo – che danno un taglio esperienziale alle sessioni teoriche – alle possibilità di internship o di svolgimento del project work di fine master presso le aziende, al fine di  poter applicare sul campo quanto appreso durante il master.

 

 

 

Le porte del MIP riaprono alle “Doing Business in Italy”

È stato un piacere, alla fine di agosto, poter nuovamente accogliere in presenza i partecipanti delle Doing Business in Italy. Questi programmi di formazione internazionali sono ormai una tradizione del MIP, che da anni organizza degli study tour personalizzati dedicati ad executive e studenti, con l’obiettivo di fornire un’esperienza che combini contenuti didattici di eccellenza con l’esperienza diretta e le conoscenze del mercato e del sistema di produzione italiani.

Lezioni frontali, visite aziendali e interventi di manager si alternano per fornire un’occasione di crescita completa e di valore.
Un formato che la nostra Scuola ha dovuto rivedere nell’ultimo anno, come conseguenza delle limitazioni dei viaggi internazionali a seguito della pandemia.
Complice la forte expertise del MIP del distance learning, siamo riusciti a portare in digitale le Doing Business in (DBI), permettendo agli studenti delle università partner di continuare a confrontarsi con le realtà del business italiano.
Nonostante il successo delle Digital DBI – così sono state ribattezzate queste versioni “a distanza” – è stata una grande gioia per la nostra scuola poter accogliere nuovamente in presenza gli studenti della Nyenrode Business Universiteit e di ESSEC Business School, che hanno rispettivamente partecipato ai programmi “Digital Transformation & Innovation in the Italian Luxury Framework” e “The New Frontiers of Industry 4.0 & Italian Luxury Brands”.

Due esperienze con un focus sul lusso, ma caratterizzate da approcci diversi.Infatti, gli studenti di NBU – il cui programma di tre giorni metteva in primo piano il legame tra il tessuto imprenditoriale, incluso quello del lusso, e i temi della trasformazione digitale e dell’innovazione – alle lezioni in aula si sono aggiunte un’esperienza nel laboratorio PHEEL, un tour di Milano e le visite a un’azienda produttrice di Parmigiano Reggiano e alla Pagani Automobili.

Per quelli di ESSEC – più interessati all’industria 4.0 e con a disposizione cinque giorni – invece si sono aperte le porte del MADE – Competence Center Industry 4.0, oltre che quelle di alcune aziende come Intercos, Bosh, Cosberg, Ermenegildo Zegna, Valentino e Dallara.

GLOBAL MBA E MASTER SPECIALISTICI: IL MIP POLITECNICO DI MILANO SI CONFERMA TRA LE MIGLIORI BUSINESS SCHOOL AL MONDO

La School of Management del Politecnico di Milano si conferma tra le eccellenze mondiali nei ranking Quacquarelli Symonds (QS): livello di occupabilità e ROI tra gli elementi di spicco dell’offerta formativa

L’offerta formativa specialistica del MIP Politecnico di Milano, la Graduate School of Business che fa parte della School of Management dell’ateneo milanese, si conferma tra le eccellenze mondiali. Anche per quest’anno l’International Master in Digital Supply Chain Management (iMSCPM) si posiziona al 7° posto a livello globale su 62 istituti, secondo la classifica 2022 QS Business Masters Ranking pubblicata oggi dalla società di consulenza globale di formazione superiore Quacquarelli Symonds (QS) che ha preso in esame 600 master. A livello europeo, con questo stesso Master il MIP Politecnico di Milano si posiziona quarto. La business school milanese è presente nei relativi ranking anche con i master specialistici in marketing (32/105) management (37/155), business analytics (43/120) e Finance (65/179), per i quali ha ottenuto miglioramenti rispetto allo scorso anno, sostanziale stabilità e in alcuni casi valutazioni sopra la media mondiale.

Oltre ai Master specialistici, QS ha stilato anche la classifica dei migliori Global MBA che vede il MIP Politecnico di Milano rientrare nella top 100 mondiale, posizionandosi con il Full Time MBA all’88esimo posto su 286 master di 45 Paesi nel mondo. A livello europeo è 29esima – su 73 programmi. I plus che hanno distinto maggiormente il Master firmato MIP sono l’alto grado di occupabilità degli iscritti (Employability), valutata in base a interviste a 54mila recruiter nel mondo, e il Return on Investment (ROI).

“La permanenza della nostra offerta formativa in un ranking accreditato a livello internazionale” – ha dichiarato Vittorio Chiesa, Presidente del MIP Politecnico di Milano – “è sicuramente motivo d’orgoglio e allo stesso tempo stimolo a migliorare i nostri Master rendendoli sempre più rispondenti alle esigenze di neo-laureati e manager con una carriera avviata nei più diversi settori. Affidarci a QS per la misurazione della qualità dei nostri MBA e dei nostri Master specialistici ci consente infatti di confrontarci con centinaia di business school nel mondo sotto diversi punti di vista: per esempio la qualità scientifica della faculty, i progressi di carriera degli studenti, il livello di diversity delle aule, per citarne alcuni tra i più significativi”.

Tornando al Master in Supply Chain, anche in questo caso è il livello di occupabilità che ha consentito al MIP di distinguersi tra i migliori del mondo, insieme al rapporto qualità – prezzo (Value for Money): limitatamente a questi due criteri la business school milanese è rispettivamente al 5° e 6° posto a livello mondiale, a dimostrazione dell’eccellenza dei percorsi formativi erogati. L’International Master in Digital Supply Chain Management – Operations, Procurement and Logistics si rivolge ai giovani laureati interessati ad approfondire le diverse tematiche manageriali legate al settore delle operations e della supply chain, focalizzandosi su aspetti quali l’innovazione tecnologica e la sostenibilità.

“Se si considera che nel corso degli anni le business school presenti nei ranking sono in costante aumento” – ha aggiunto Federico Frattini, Dean del MIP– “il nostro risultato è ancora più significativo, soprattutto perché va a dare maggiore valore agli accreditamenti che ci sono riconosciuti dai principali enti internazionali. Vogliamo quindi condividere questo riconoscimento con studenti, alumni, professionisti e imprese: una community vastissima e internazionale che quotidianamente entra in contatto con la nostra scuola e che rappresenta una delle nostre principali risorse del MIP”.

 

Tutte le informazioni sui Master specialistici e sugli MBA del MIP sono disponibili al seguente link:

I QS 2022 Ranking sono consultabili qui.

Un nuovo avvio in sicurezza

In questo anno e mezzo di emergenza, il MIP si è sempre impegnato per garantire la massima sicurezza possibile a studenti, docenti e staff durante lo svolgimento delle attività in sede.
Come è noto, durante il mese di agosto, il Governo e il Ministero (decreto legge del 6 agosto 2021) hanno ribadito una chiara volontà di ripresa della vita universitaria in presenza introducendo nuove disposizioni normative che richiedono la certificazione verde (Green Pass). Pertanto, a partire dal 1° Settembre 2021 è obbligatorio per tutti i nostri Studenti, lo Staff e la Faculty il possesso di tale documento per accedere o permanere negli spazi del nostro Campus.

Ricordiamo che il Green Pass viene rilasciato a chi:

  • si è vaccinato (anche se non ha ancora completato l’intero ciclo, purché siano passati almeno 15 giorni dalla prima dose)
  • ha un tampone negativo nelle ultime 48 ore
  • è guarito dal Covid-19 nei sei mesi precedenti.

Per gli studenti che avessero effettuato il vaccino nel proprio Paese e questo non fosse riconosciuto da EMA la Scuola organizzerà la somministrazione gratuita di tamponi (la durata del tampone è di 48h dopodiché deve essere rifatto) per permettere l’accesso alle strutture.

Il Green Pass rappresenta quindi una misura importante per lo svolgimento in sicurezza delle attività didattiche, curriculari e non.
Il controllo del possesso e della validità del Green Pass verrà effettuato da personale preposto come previsto dal quadro normativo.

Questa misura va ad aggiungersi a tutte quelle già messe in atto in questi mesi per il contenimento del contagio, come l’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi chiusi e il divieto di accesso e permanenza nei locali con temperatura corporea superiore ai 37.5°.

Ricordiamo inoltre, che già dallo scorso settembre, il MIP, in aggiunta alla consueta sanificazione degli spazi, ha scelto una nuova tecnologia per disinfettare con cadenza mensile tutte le aule e gli spazi comuni grazie all’utilizzo del perossido di idrogeno, sostanza della massima efficacia antimicrobica nei confronti di batteri, funghi, spore e virus, compreso il Coronavirus

La buona riuscita di questa tanto attesa ripartenza dipende dall’impegno e la collaborazione di tutti nel rispetto delle normative vigenti. Un impegno di cui vi ringraziamo fin da ora, sicuri che insieme potremo avviare con successo questo nuovo anno accademico.

È anche questa l’occasione per ricordare alcune semplici regole che vanno rispettate durante lo svolgimento delle attività nel Campus.

Perchè l’EMBA è stato per me un life-changer

Qual è il nostro modo di ragionare.

Che cosa ci sta più a cuore come individui.

Per cosa ci alziamo la mattina.

In base a quali criteri prendiamo le nostre decisioni.

Cosa dà efficacia nella mia relazione con gli altri.

Cosa significa successo per il team.

Cosa significa cambiamento in un’azienda.

E soprattutto, sono in cammino o sto aspettando…

Ecco. Iscriversi e frequentare l’EMBA Part Time mi ha dato modo di farmi queste domande, e di lavorarci sopra. E di trovare metodi per provare a rispondere a queste domande, ogni giorno, in ogni contesto, dentro e fuori dalla vita professionale.

Già per questo la mia esperienza al MIP è stata indimenticabile.

Mi sono iscritto per accelerare la mia carriera e migliorarne la prospettiva, e ne esco avendo capito che la carriera è l’ultima cosa a cui pensare se si vuole crescere.

Includo nel concetto di crescita tutto ciò che riguarda lo sviluppo umano e professionale di una persona, l’allargamento della propria coscienza.

Qui, dentro e fuori dalle aule del MIP, fisiche e digitali, dalle lezioni e dai confronti con i docenti, con i compagni, con i testi e tutto ciò che ne è nato, a livello di network di connessioni e relazioni, qui ho trovato maestri, qui si può crescere come persona.

L’importanza dell’investimento, almeno personalmente, mi ha messo nella posizione per voler scattare. I contenuti e le relazioni in quella di poterlo fare.

Solo le due cose insieme sono garanzia di impatto solido e di lungo periodo.

Io non ero un ingegnere, non lo sono e non lo sarò. Anche se ho imparato molto da diversi ingegneri, e ho grandi amicizie con ingegneri oggi.

Mi ero iscritto per cercare un posto sicuro in una grande azienda, e esco sicuro di avere un posto nel mondo, del mio posto nel mondo.

Con un team di compagni ho co-fondato una startup, che ha già vinto un bando da 50mila euro a fondo perduto, e un programma di incubazione per 6 mesi. Si chiama Bridged e ha l’obiettivo di facilitare il matching tra organizzazioni del terzo settore e imprese per realizzare progetti a impatto sociale e ambientale.

Con un secondo team ho seguito la joint venture di due grandi aziende nel settore della formazione e del lavoro, applicando il metodo scientifico sperimentale appreso al MiP, e giungendo a definire il business plan e il piano strategico, operativo e tecnologico, del progetto. Concludendo con un workshop con le 2 aziende con il dean Federico Frattini e Mariano Corso, professore di Change e Knowledge Management.

E con un terzo team ho validato un nuovo modello di business per una piattaforma che aggrega i servizi di cura alla famiglia e alla casa.

Ci sono state aperte le porte del Polihub, l’incubatore del Politecnico, e al momento opportuno affronteremo la fase di finanziamento e allargamento della compagine societaria per fare lo sprint necessario al go to market.

Sono tre progetti reali, nati e validati al MIP.

Come docente di comunicazione pubblica e trasformazione digitale ho allargato la mia visione, che era soprattutto filosofica, sociologica, psicologica, e di scienze dei media e della comunicazione, fino a comprendere l’impatto organizzativo della trasformazione digitale della comunicazione.

Oggi so di poter offrire la mia consulenza tenendo presente l’interezza del sistema organizzativo, che ha sempre nella comunicazione il suo meccanismo relazionale, tra colleghi, partner, supplier e stakeholder.

Sono qui oggi a condividere la mia esperienza e lo faccio molto volentieri, per voi e per me. Perché ho capito che non c’è differenza tra noi.

Siamo in un’unica ecologia, squilibrata dalla nostra specie. Sta a noi fare quanto possiamo per riequilibrarla, grazie al nostro modo di pensare, di decidere e di fare, che insieme è quello che diventiamo, come individui e società.

 

L’Autore
Michele Bergonzi

Alumnus dell’EMBA Part Time del MIP. Appassionato di filosofia della scienza e di approccio sistemico.

Imprenditore sociale. Insegna comunicazione pubblica e trasformazione digitale. Papà di Bruno e Tullio. Gli piace alternare la vita nella giungla urbana con quella sulle montagne, dove coltiva una vigna.

E’ membro dell’Advisory board dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano.