Eu-SPRI Early Career Conference (ECC) 2024

Enhancing innovation ecosystems for a sustainable world in times of dramatic change: A policy challenge

 

 

We are pleased to announce the 2024 EU-SPRI ECC ConferenceEnhancing innovation ecosystems for a sustainable world in times of dramatic change: A policy challenge” that this year will take place in Bari on 30th and 31st October 2024, jointly organised by Politecnico di Milano – School of Management (IT), University of Twente (NL), and Politecnico di Bari (IT).

Global warming, pandemics, unprecedented technological progress, and wars are fundamentally reshaping how innovation ecosystems can contribute to a more sustainable world. While the advancement of platforms and AI technologies is expanding the scope of innovations and entrepreneurial opportunities, concerns persist regarding the potential negative consequences of these powerful tools. Moreover, as innovation becomes more open and less constrained, there is a noticeable trend towards de-globalization, resulting in polarized and more closed economic systems.

The conference invites scholars and practitioners to reflect on the policies and strategies to enhance innovation ecosystem initiation, unfolding, and emergence for sustainable purposes, particularly in times of dramatic change.

Important dates

  • The deadline for full paper submissions is 15 April 2024 23:59 CET. 
  • Notification of decisions will be shared with authors by 15 May 2024.
  • Conference registration opens on 15 May 2024. 
  • Conference registration closes on 15 June 2024 23:59 CET. 

The conference is now open for submissions! Visit the website for further details.

For any query or additional information, please contact euspribari-dig@polimi.it.

DeA Capital ESG Talent: due nuove borse di studio per l’International Master in Sustainable Finance

Buone notizie per i candidati dell’edizione 2022 dell’International Master in Sustainable Finance!
Grazie alla partnership con DeA Capital, una delle aziende sponsor del Master, saranno infatti disponibili due borse di studio del valore di 7500€ ciascuna.

“DeA Capital sta costantemente consolidando la propria posizione nel percorso della sostenibilità.” – spiega Alessandra Patera, Head of Marketing, Institutional Sales, ESG. “La partnership con il MIP Politecnico di Milano e il coinvolgimento nell’International Master in Sustainable Finance rappresentano quindi un’opportunità unica per dare un aiuto agli studenti che desiderano confrontarsi con una delle maggiori sfide di tutti i tempi, permettendo loro di mettere le proprie competenze a beneficio di una causa. Questo rappresenta per DeA Capital un’altra importante opportunità per confermare il proprio impegno nel promuovere uno sviluppo sostenibile.”

“Per il MIP, il coinvolgimento delle aziende è fondamentale, in ogni fase del Master. Grazie a collaborazioni come questa, infatti, possiamo disegnare i nostri percorsi sulle esigenze del mercato, così da poter preparare al meglio i nostri studenti per le sfide che si troveranno ad affrontare nel mondo del lavoro.” – aggiunge il Prof. Giancarlo Giudici, Direttore del Master.

Il termine ultimo per l’invio della propria candidatura per la borsa di studio “DeA Capital ESG Talent” è il 31 maggio 2022.
Oltre a dover superare il processo di ammissione al Master, i candidati verranno valutati anche sulla base di un progetto da presentare in fase di selezione. Dovranno infatti sviluppare un fondo in un settore a scelta tra Private Equity e Real Estate, dimostrando così buone doti di progettualità nel settore ESG, inserendo nell’elaborato elementi innovativi. Un cosiddetto “ESG Dream Fund”.

Non perdere questa opportunità e scopri di più sul Master.  Per maggiori informazioni, contatta uno dei nostri Recruiter infomasters@mip.polimi.it

Dal lineare al circolare: quando i rifiuti diventano una risorsa

Che cos’è la circular economy e in che modo questa può entrare nella nostra quotidianità? Lo abbiamo chiesto a Simone Franzò, Direttore dell’International Master in Environmental Sustainability & Circular Economy al MIP.

Quando si parla di economia circolare, a cosa ci si riferisce?

L’economia circolare è un modello economico “emergente” che si contrappone al tradizionale modello “lineare” (sintetizzabile con i termini take – make – dispose) e che ha l’obiettivo di massimizzare l’utilizzo efficiente delle risorse. Riutilizzo e manutenzione dei prodotti, estensione del loro ciclo di vita, recupero e riciclo dei materiali sono solo alcune pratiche su cui si basa l’economia circolare. Un modello che porta benefici non solo per l’ambiente, ma che è in grado di generare nuove opportunità di business. Ecco perché studiamo le implicazioni manageriali che questo modello può avere nelle imprese che intendono applicarlo.

Effettivamente McKinsey prevede che, nella sola Europa, il passaggio a un’economia di tipo circolare potrebbe generare 1,8 trilioni di profitti entro il 2030. Le aziende sono pronte a cogliere queste opportunità?

Prima di tutto vorrei fare una premessa: il tema dell’economia circolare si inserisce in un contesto più ampio, che è quello della sostenibilità. Questa si articola secondo tre diverse prospettive, ossia ambientale, economica e sociale, che devono essere considerate congiuntamente per abilitare il cosiddetto sviluppo sostenibile.
Detto questo, dal mio punto di vista le imprese sono sempre più sensibili e consapevoli dell’impatto che le loro attività hanno non solo per esse stesse ma anche per il “contesto” all’interno del quale le imprese operano. Tuttavia, tradurre questa crescente consapevolezza in iniziative concrete volte a perseguire gli obiettivi della sostenibilità e dell’economia circolare rappresenta una sfida molto importante sotto diversi aspetti, in primis a livello culturale. Si tratta infatti di passare da un orientamento “puramente economico”, atto a massimizzare il valore che l’impresa crea per gli azionisti, ad una prospettiva più ampia, che prevede creazione di valore per tutti i portatori d’interesse (cosiddetti stakeholders), oltre che per gli azionisti naturalmente.

Un salto di qualità dal punto di vista culturale tuttavia non basta, occorre un cambiamento anche da quello manageriale. Infatti, adottare i principi dell’economia circolare richiede all’impresa dei cambiamenti significativi a livello di strategia – ossia passare da modelli di business tradizionali, legati a un’economia lineare, a nuovi modelli circolari. Questo ovviamente ha delle ricadute importanti anche dal punto di vista operativo. Non basta più ragionare in termini di azienda, ma bisogna passare a un’ottica più ampia, quella della filiera, coinvolgendo ad esempio fornitori e clienti. Una sfida non indifferente dal punto di vista manageriale.

Una prospettiva interessante, ma come si traduce poi in termini di possibilità di carriera – sia presenti che future? Perché un giovane che entra nel mercato del lavoro dovrebbe scegliere questo settore?

Le carriere che si possono intraprendere in questo ambito sono molteplici. Le potenziali ricadute associate alla diffusione dell’economia circolare – come mostrato dai numeri citati in precedenza – sono enormi. Tuttavia, è opportuno riflettere sulle nuove competenze richieste alle aziende, in primis dal punto di vista manageriale, al fine di abilitare la transizione verso l’economia circolare, il che apre delle importanti finestre di opportunità per giovani (e non solo) alla ricerca di un impiego. Si pensi ad esempio alla necessità per le imprese di ri-progettare i prodotti ed i servizi che offre, oltre che il modello di business attraverso cui essi sono offerti. Infatti, progettare nuovi prodotti, servizi o modelli di business basati sui principi dell’economia circolare richiede delle competenze specifiche, che sono diverse da quelle su cui tradizionalmente si è fatto leva per progettare servizi e modelli di business di economia lineare.

In aggiunta all’impatto sui processi d’innovazione, tutte le altre funzioni aziendali devono essere permeate dai principi dell’economia circolare: si pensi ad esempio alla logistica – che assume un ruolo in taluni casi cruciale nell’implementazione di modelli di business circolari – agli acquisti fino al marketing, per rendere edotti i clienti delle caratteristiche di “circolarità” dei prodotti e servizi offerti da un’azienda.

Il MIP offre ben cinque master diversi dedicati al tema della sostenibilità e uno è proprio dedicato alla circular economy. Come mai?

Come dicevo, il tema della sostenibilità è abbastanza ampio e abbraccia tre prospettive: ambientale, economica e sociale. Il tema dell’economia circolare ha sicuramente un ruolo centrale nell’ampia partita della sostenibilità, nella misura in cui implementare modelli di business di economia circolare può consentire di raggiungere obiettivi di sostenibilità.
Mi permetto di dire che, in questo contesto, la nostra Business School è un luogo ideale per studiare e analizzare questi fenomeni. In prima battuta per la coerenza tra questo tema ed il purpose della nostra Scuola, che vuole avere un impatto positivo sulla società ispirando e collaborando con gli innovatori di oggi e di domani. Quello che possiamo offrire ai nostri studenti è inoltre una particolare attenzione verso lo studio e l’analisi delle tematiche strategiche connesse alla gestione di un’impresa. Un elemento importante per chi vuole accompagnare le imprese verso dei modelli di business circolari, dato che occorre affrontare il cambiamento anche da un punto di vista strategico-manageriale. Per di più con un approccio al problem solving “data driven”, in linea con l’imprinting ingegneristico che caratterizza la nostra Business school e più in generale il Politecnico di Milano.
Un ultimo elemento che distingue la nostra offerta formativa è la forte collaborazione con le imprese. Per l’International Master in Environmental Sustainability & Circular Economy abbiamo già coinvolto circa 15 aziende come sponsor. Ciò abilita diverse opportunità per i nostri allievi, da testimonianze aziendali durante il percorso formativo – che danno un taglio esperienziale alle sessioni teoriche – alle possibilità di internship o di svolgimento del project work di fine master presso le aziende, al fine di  poter applicare sul campo quanto appreso durante il master.

 

 

 

Reply e Banca Generali lanciano la prima Reply Sustainable Investment Challenge: non solo investire, ma investire in modo sostenibile

Dopo il successo riscosso nell’edizione 2020, Reply ha deciso di lanciare anche quest’anno l’Investment Challenge, una competizione internazionale rivolta a studenti e giovani professionisti. Novità del 2021 è l’attenzione rivolta al tema della sostenibilità: ai partecipanti non solo sarà richiesto di realizzare piani di investimento, ma di farlo in maniera sostenibile.

Per il secondo anno consecutivo, Banca Generali è tra i partner dell’Investment Challenge. La prima private bank italiana vanta una solida esperienza nell’ambito degli investimenti sostenibili e accompagnerà gli studenti attraverso le diverse fasi della competizione.

All’edizione 2021 prenderanno parte anche MainStreet Partners e MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business. La società londinese specializzata in investimenti sostenibili e in analisi di portafoglio, MainStreet Partners, avrà il compito di fonire i rating ESG che verranno poi usati nella competizione. Il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, partecipando alla Reply Investment Challenge, conferma il suo impegno in progetti con un forte approccio esperienziale e basati su sperimentazioni avanzate nel campo della finanza e degli investimenti finanziari.

I partecipanti di ogni parte del mondo avranno a disposizione un capitale virtuale di 1 milione di dollari da investire in tempo reale nel mercato statunitense. Oltre ad approfondire le proprie conoscenze in materia di rating ESG, la competizione consentirà ai partecipanti di ampliare le loro competenze di finanza generale e sugli investimenti anche tramite webinar online, pillole di apprendimento e test. L’obiettivo finale della Challenge è quello di supportare i partecipanti nell’identificazione delle migliori aziende in cui investire, al fine di ottenere il miglior impatto positivo per le generazioni future.

Entrando nei dettagli della challenge, alla fase di iscrizione (dall’8 fino al 16 aprile), seguirà dal 19 al 30 aprile quella di qualifica. I portafogli verranno accreditati con $ 1 milione e tutti i partecipanti potranno iniziare a sfidarsi. I partecipanti verranno quindi classificati e valutati in base alle loro scelte di investimento sostenibile. Solo i primi 100 investitori che otterrano i migliori profitti adottando principi ESG potranno accedere al round finale (12-14 maggio) in cui una giuria premierà i primi tre vincitori.

L’Investment Challenge fa parte del programma Challenge di Reply, che punta ad individuare i trend più innovativi in ambito coding, creatività, cyber security e finanza. Dal 2018 più di 100.000 giocatori hanno aderito alla community Reply Challenge, mentre solo lo scorso anno oltre 8.400 partecipanti hanno preso parte alla prima edizione della Reply Investment Challenge.

Le registrazioni alla Reply Sustainable Investment Challenge sono aperte fino al 16 aprile. Tutte le informazioni disponibili su: challenges.reply.com.

Sostenibilità e aziende: verso un modello ibrido

In questi anni il tema della sostenibilità, complici anche le agende delle istituzioni economico-finanziarie a livello europeo, è stato portato sempre più al centro del dibattito.
Proprio per questo abbiamo chiesto alla Prof.ssa Cagliano, docente di People Management and Organization alla School of Management del Politecnico e Direttrice del Master in Sustainability Management and Corporate Social Responsibility del MIP, in che modo un comportamento sostenibile da parte di manager e aziende possa avere un impatto sulla società.

Partiamo dalle basi: quando parliamo di sostenibilità in azienda, a cosa ci riferiamo di preciso?

Oggi le aziende non si devono più concentrare esclusivamente sul raggiungimento del profitto – e quindi sulla sola soddisfazione degli shareholder – ma devono agire a beneficio di un insieme più ampio di stakeholder, che hanno anche obiettivi diversi, come lo sviluppo sostenibile della nostra società, sia dal punto di vista ambientale che sociale.
Obiettivi che però le aziende difficilmente potranno raggiungere da sole. Per dare un contributo significativo è importante che più attori collaborino insieme: imprese, mondo no profit, pubbliche amministrazioni e società civile. Il tema delle partnership è essenziale in questo ambito: solo unendo le forze si può avere un impatto significativo.

Ma cosa sta spingendo le aziende a intraprendere questo cammino proprio ora?

È un percorso iniziato da tempo, anche se ora stiamo assistendo a una sempre maggiore sensibilizzazione su queste tematiche. Soprattutto da parte delle nuove generazioni, che sono più attente e che non accettano più di lavorare per realtà che non sono percepite come sostenibili. Diventa quindi importante per le aziende che vogliono continuare ad attrarre talenti e a vendere a queste fasce di popolazione, muoversi in una nuova direzione più sostenibile.
Da non sottovalutare è poi l’enfasi sempre crescente data a queste tematiche a livello delle istituzioni pubbliche europee, attraverso una serie di politiche che incentivano lo sviluppo sostenibile. Penso al Green New Deal, giusto per citarne una.

Infine, si ha un po’ anche la sensazione che questa pandemia abbia in qualche modo rivitalizzato le coscienze, sensibilizzando le persone su tematiche di più ampio respiro rispetto al passato. Ma si tratta solo di una spinta ulteriore a un fenomeno già ben avviato.

Qualcosa quindi è già cambiato…

Sì, infatti. Proprio questa crescente attenzione per le sfide sociali e ambientali sta avvicinando le imprese ad alcune logiche del mondo no profit.

Siamo di fronte a una sorta di ibridizzazione: se da una parte le aziende “tradizionali” diventano sempre più consapevoli del loro impatto sulla società, quelle “no profit” sfruttano dei modelli di business tipici del mondo imprenditoriale per rendersi economicamente sostenibili e poter reinvestire i profitti negli obiettivi – sociali o ambientali – per cui erano state create.

Proprio questa convergenza tra i due settori ci porta a spiegare come mai il MIP nella propria offerta formativa non abbia dei programmi specifici dedicati al mondo “no profit”.

Piuttosto, si è deciso di declinare il tema della sostenibilità pensando alla funzione aziendale interessata. Infatti, anche se è vero che tutti i manager dovrebbero avere delle competenze sul tema, considerando il ruolo centrale della sostenibilità nella creazione di valore, ci sono anche ambiti che meritano un approccio più specifico.

Così, se per chi deve impostare la strategia di un’azienda in ottica di sostenibilità abbiamo creato l’International Master in Sustainability Management and Corporate Social Responsibility, per chi la vuole applicare al core business produttivo delle aziende industriali, c’è il quello in Sustainable Industrial Management.

Ci sono poi l’International Master in Circular Economy & Green Management, che si concentra sugli obiettivi ambientali, e quello in Social Innovation & Entrepreneurship, che invece tratta di come le aziende e le startup possano affrontare e vincere le grandi sfide sociali.

Infine, un’attenzione specifica è rivolta al mondo della finanza, con l’International Master in Sustainable Finance. Occuparsi di sostenibilità in questo particolare ambito infatti comporta due livelli diversi. Da una parte, sempre più istituzioni finanziarie inseriscono nei propri parametri di valutazione e di scelta degli investimenti anche la sostenibilità; dall’altro, le aziende devono sia gestire i propri asset finanziari includendo una logica di sostenibilità, che sapersi interfacciare correttamente con gli enti finanziatori, che stanno cambiando prospettiva.

Un’offerta formativa così ampia denota una certa attenzione al tema. Dopo tutto il MIP è l’unica Business School in Europa ad aver ricevuto la certificazione B Corp, che attesta l’impegno a coniugare profitto, ricerca di benessere per la società e attenzione all’ambiente…

Ritengo che non si possa insegnare a essere sostenibili se non lo si è in prima persona. Il MIP è un’azienda, che per prima deve applicare quei principi che poi insegna in aula.
Da sempre, per esempio, abbiamo dimostrato un forte interesse per gli aspetti sociali della sostenibilità, come l’inclusione, le pari opportunità e l’accesso alla formazione. Basti pensare all’Associazione Gianluca Spina, che con le sue borse di studio garantisce l’accesso ai Master a giovani meritevoli che altrimenti difficilmente potrebbero farlo.
Tuttavia, negli ultimi anni ci siamo impegnati per abbracciare anche altri aspetti della sostenibilità, come abbiamo fatto per esempio con la riduzione dello spreco alimentare, dell’uso della carta e della plastica e con il corretto smaltimento dei rifiuti.
Degli sforzi che ci sono stati riconosciuti anche dalla certificazione B Corp. Essere l’unica Business School in Europa ad aver ricevuto questa certificazione non deve essere un traguardo, ma il punto di partenza verso un percorso di continua crescita. Proprio per questo la Scuola sta sviluppando un piano strategico volto al miglioramento di quegli aspetti della sostenibilità che ancora necessitano di una spinta ulteriore.
L’idea è quella di diventare una tra le Business School leader a livello mondiale nella trasmissione di questo messaggio. Oltre ovviamente a voler costruire un migliore futuro per tutti.

 

Sostenibilità, Big data, Communication, Cybersecurity… Scopri i nuovi master del MIP all’avanguardia nella digital transformation

La nostra business school ha appena dato vita a una serie di nuovi master specialistici focalizzati su diverse aree di management particolarmente emergenti.

Al MIP offriamo una vasta gamma di programmi post-laurea tra cui i Master Specialistici, ovvero percorsi verticali volti ad approfondire le competenze di una specifica funzione, area aziendale o settore di attività.

All’offerta formativa del MIP si sono aggiunti corsi con tematiche quanto mai attuali, ai quali si aggiungerà a breve anche un percorso internazionale dedicato esclusivamente al mondo dei Big Data, in continua espansione ed evoluzione anche nel settore Supply Chain e Healthcare.

Si tratta di percorsi strutturati in 12 mesi di intensa formazione, project work, company visit e momenti di networking con professionisti, che hanno l’obiettivo di sviluppare le hard e le soft skills dei candidati, tenendo conto delle esigenze delle aziende di oggi.

Ve li descriviamo brevemente:

International Masters in Sustainability Management Con il recente conseguimento della certificazione B Corp, il concetto di sostenibilità ha assunto un peso ancora più forte nei programmi della Scuola. Studiamo e insegniamo in che modo la sostenibilità cambia i processi aziendali, le catene di fornitura, le operazioni e le tecnologie in diversi settori: questo ha portato MIP a creare 5 nuovi master internazionali interamente focalizzati sul tema della sostenibilità.

International Master in Cybersecurity Management La sicurezza informatica sta diventando sempre più rilevante in tutte le organizzazioni, grazie alla crescente digitalizzazione delle attività in un mondo globalmente iperconnesso e inoltre, il Covid-19 con la relativa diffusione dello smartworking, spinge maggiormente a tutelarsi dai rischi informatici. Per questo è nato il master che preparerà gli studenti ad assumere un ruolo di leadership nel mondo della cybersecurity.

International Master in Media and Communication Management Le aziende, le società dei media, le agenzie di comunicazione e le società di comunicazione richiedono nuove competenze, menti fresche e idee innovative all’intersezione tra creatività e capacità analitiche, soprattutto oggi. Nasce per questo un percorso ad hoc, per rafforzerai il bagaglio di competenze nei media e nella comunicazione.

International Master in Digital Transformation La Digital Transformation non è una mera combinazione di tecnologie, ma un più ampio fenomeno con profonde implicazioni strategiche e manageriali per tutte le aziende, a prescindere dall’industria in cui operino. Nasce iMDT per insegnare a guidare la Digital Transformation ovunque, in organizzazioni sia pubbliche che private.

Per avere ulteriori dettagli sui programmi non perdere le giornate di presentazione online: conoscerai i requisiti di accesso, scoprirai di più sull’ampio network aziendale attivo sia durante che dopo il periodo formativo, con internship e project work.

Attivando la tua domanda di ammissione entro il 30 gennaio 2020 potrai accedere ad una scontistica di 1.000€ sulle fee dei Master sopraelencati. Non perdere l’occasione di diventare un digital leader del domani!

Amazon Innovation Award 2020 – PrimePeerz, un progetto innovativo e sostenibile

Sono cinque studenti del secondo anno della magistrale in Management Engineering, ad aggiudicarsi il primo premio dell’Amazon Innovation Award 2020, con il progretto PrimePeerz.
Giorgio Damuzzo, Nicola De Giusti, Simona Esposito, Fulvio Gargiulo e Romain Lerouge, hanno affrontato il concorso come progetto integrativo nel corso di Logistics Management tenuto dai professori Alessandro Perego e Riccardo Mangiaracina, confrontandosi con altri 300 studenti provenienti da atenei italiani e francesi.

I giovani si sono cimentati sul tema della sostenibilità: è stato chiesto loro di ideare una soluzione innovativa per i processi di prelevamento dei prodotti, impacchettamento, spedizione e dei resi, che fosse il più efficiente possibile e al tempo stesso consentisse l’abbattimento delle emissioni di CO2, tema molto forte per Amazon in questo momento.

L’idea del team si focalizza sulla consegna “dell’ultimo miglio”: parte dal concetto di economia relazionale degli esseri umani, con l’intento di sfruttare i legami sociali esistenti tra la vasta base di clienti Amazon, al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’azienda.
PrimePeerz mira a costituire ulteriori punti di consolidamento nella rete logistica downstream, attraverso la possibile aggregazione di ordini di clienti che presentano un legame tra loro, consentendo di ridurre il numero di spedizioni, i conseguenti costi di trasporto ed emissioni di gas serra.

Siamo molto contenti per la vittoria perché dimostra che siamo riusciti a catturare sia l’interesse accademico che il riconoscimento da parte di Amazon, e per noi questo significa aver ragionato nel modo giusto.”

Il premio, rimandato a causa dell’epidemia in corso, prevede un viaggio a Seattle, dove i nostri studenti presenteranno la loro idea ai manager nel quartier generale di Amazon.

Amazon ha selezionato il loro progetto per rappresentare il Politecnico di Milano alle finali nazionali, in competizione con gli atenei del Politecnico di Torino e Roma Tor Vergata. Nella finale, tenutasi lo scorso 17 aprile in via telematica, Amazon ha quindi decretato il loro progetto come vincitore del contest.

È stato un peccato per noi non poter celebrare la vittoria tutti insieme fisicamente e poterci confrontare con i referenti di Amazon in prima persona. La nostra speranza è quella di realizzare il nostro sogno e partire per gli headquarters di Amazon a Seattle, una volta terminate le misure di contenimento sanitarie.

Prada “Shaping a Sustainable Future Society” si terrà a New York l’8 novembre 2019

Terza edizione della conferenza annuale sui temi della sostenibilità organizzata in collaborazione con le Schools of Management di Yale e del Politecnico di Milano

 

Prada annuncia che “Shaping a Sustainable Future Society”, il terzo incontro culturale del suo programma sui temi della sostenibilità, si terrà a New York l’8 novembre 2019.

Promuovendo un dibattito tra esponenti del mondo accademico, istituzionale, artistico e imprenditoriale, il Gruppo Prada intende offrire spunti di riflessione sui cambiamenti più significativi in atto nella società contemporanea attraverso conversazioni che coinvolgano anche le giovani generazioni.

L’incontro di quest’anno esplorerà i temi di libertà, uguaglianza e giustizia nel mondo del lavoro quali strumenti di sviluppo armonico della società. Inoltre, la natura e l’impatto delle valutazioni etiche nelle scelte e nei comportamenti sociali delle persone sarà oggetto di studio nel corso della mattinata di lavori.

La complessità dell’attuale contesto politico e sociale richiede una riflessione sui temi della diversità e dell’inclusione e di delineare azioni concrete a riguardo. Il Gruppo Prada sente l’esigenza di contribuire a questo percorso di sviluppo culturale, ben consapevole del rischio che corrono le aziende e le comunità se non affrontano in modo adeguato i temi della discriminazione e dell’inclusività.

La conferenza sarà trasmessa in diretta su www.pradagroup.com, mentre l’agenda dell’evento e l’elenco dei relatori saranno disponibili nei prossimi mesi.
#ShapingASustainableSociety

Le conferenze “Shaping a Future”

Il Gruppo Prada ospita dal 2017 un evento annuale il cui obiettivo è stimolare il dibattito sui cambiamenti più significativi in atto nella società contemporanea. In entrambe le precedenti edizioni, il Gruppo ha collaborato con le Schools of Management di Yale e del Politecnico di Milano.
Nel 2017 la prima conferenza, intitolata “Shaping a Creative Future”, ha esplorato le connessioni tra creatività, sostenibilità e innovazione. La seconda, “Shaping a Sustainable Digital Future”, svoltasi nel 2018, ha indagato il rapporto tra innovazione digitale e sostenibilità.
La conferenza è strutturata secondo un discorso di apertura condotto da relatori di spicco, una o più tavole rotonde e promuove contest studenteschi.

Due passi nella città del futuro

Sostenibile, connessa, condivisa. In una parola, smart. È questo il futuro a cui guarda una città come Milano, inserita ormai a pieno titolo nel gruppo delle metropoli europee più all’avanguardia. Ed è questo l’orizzonte a cui nei prossimi anni dovranno guardare tutti i centri urbani, grandi o piccoli che siano. Si fa sempre più concreta quindi l’idea di smart city, una città che grazie alle tecnologie e all’innovazione diventa più efficiente, più ecologica e anche più democratica.

«Quando penso a una smart city, penso a un insieme di comunità che coesistono e partecipano alla vita della città grazie a diverse forme di sharing», spiega Davide Chiaroni, direttore Corporate Relations al MIP Politecnico di Milano. «Assisteremo a un cambio di paradigma che investirà tutti i servizi e, di conseguenza, cambierà un po’ anche la nostra mentalità: ci abitueremo a una maggiore condivisione e partecipazione. Le smart city, in fondo, saranno le città dei Millennial e dei nativi digitali».

Queste città saranno anche in grado di offrire un’adeguata risposta architettonica ai mutati contesti lavorativi. «Molti edifici sono stati progettati sulla base di esigenze che oggi sono cambiate e cambieranno ancora di più in futuro: la crescente digitalizzazione dei servizi, che darà un impulso ancora maggiore allo smart working, renderà ad esempio obsoleti molti uffici di grandi dimensioni. La smart city, invece, si basa anche sull’idea dei cosiddetti building “circolari”, edifici progettati tenendo conto di una destinazione d’uso che può variare nel giro di poco tempo. In altri termini, sarà una città flessibile a misura di lavoro flessibile», racconta Chiaroni.

La flessibilità riguarda anche il tema della mobilità, che deve affrontare la duplice sfida della sostenibilità ambientale e della capillarità del servizio: «Milano sta puntando molto sull’allestimento di una flotta elettrica per il trasporto pubblico. E la guida autonoma rivoluzionerà la concezione che abbiamo dell’automobile: non più bene privato, ma vero e proprio servizio pubblico e condiviso», spiega Chiaroni. Da questo punto di vista, alcuni esperimenti si riveleranno molto utili per raccogliere dati e pianificare meglio i flussi di traffico: «I varchi di Area B (la zona a traffico limitato di Milano chiusa ai veicoli più inquinanti, ndr) saranno preziosissimi per misurare il volume di traffico e capire in quali aree intervenire e come farlo».

La rivoluzione delle smart city, insomma, è alle porte. Mancano però ancora dei tasselli, a partire dall’energia: «Le città non sono ancora in grado di affidarsi unicamente alle energie pulite e rinnovabili. Ci sono limiti di storage che vanno superati, ma la strada è quella giusta», spiega Chiaroni. Non va poi nascosto che lo sviluppo della smart city porta con sé anche delle criticità. «Numerosi studi sono d’accordo nell’affermare che la smart city, nel suo complesso, ha delle ricadute economiche positive. Ma non tutti gli attori coinvolti in questo processo vincono». Ed è qui che entra in gioco la funzione della politica: «La smart city cambierà le forme del lavoro. È inevitabile pensare che le fasce più anziane della popolazione ne saranno colpite. La politica avrà il ruolo di compensare questi gap, a fronte di un saldo che è comunque positivo».

La School of Management del Politecnico di Milano mira a formare le professionalità più adeguate per la gestione di questi processi: «Penso a una vera e propria cabina di regia che si occupi del design dei servizi, che sia in grado di realizzare una road map, che non sia composta da tecnici, ma da dirigenti che sappiano quali sono le tecnologie da sfruttare. La nostra scuola offre ai futuri manager un duplice know-how: gestionale e tecnologico. Siamo convinti che uno non possa prescindere dall’altro. Progettare non basta: bisogna pensare anche alle ricadute pratiche», conclude Chiaroni.