Corporate Advisory Board: al via il nuovo asse strategico della partnership MIP & JCU

Aderenza alle esigenze dell’ecosistema locale, attenta analisi dei nuovi trend globali e la sfida di innovare il mondo del management: MIP Politecnico di Milano e John Cabot University arricchiscono il valore della loro partnership grazie all’istituzione del Corporate Advisory Board.

Il lancio del nuovo organo a supporto dei piani formativi delle due scuole – tra cui l’Executive MBA Part Time Roma – permetterà di mantenere focus e comprensione delle nuove tendenze di mercato come delle necessità reali (presenti e future) delle imprese, anticipando i cambiamenti e garantendo agli allievi un’esperienza didattica efficace a 360°, oggi e domani.

Il Corporate Advisory Board avrà una funzione centrale nella definizione ed erogazione dei programmi: esso avrà difatti un ruolo fondamentale nell’analisi dei bisogni, incoraggerà il dialogo e il networking tra leader di aziende di alto livello, capitalizzando le esperienze manageriali dei propri membri che hanno o hanno avuto ruoli di rilievo in realtà rilevanti del territorio romano.

Nella selezione delle aziende a bordo, la scelta è ricaduta su una compagine di personalità in prima linea a livello globale ma al contempo consapevoli delle esigenze locali: tra coloro che a oggi hanno già confermato la loro partecipazione, si annoverano imprese del calibro di Webuild, Manpower, YourGroup.

“Siamo lieti di aver avviato questo nuovo progetto con l’ausilio delle aziende che finora hanno risposto positivamente a una collaborazione di simile portata. Il lancio del nuovo Corporate Advisory Board non solo rappresenta l’occasione di amplificare l’esperienza didattica dei partecipanti con un nuovo modello di formazione Executive, ma anche l’opportunità reciproca di canalizzare il valore delle competenze – sia dei suoi membri che delle nostre scuole – in un’ottica di scambio e arricchimento vicendevole” queste le parole di Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs della Business School del Politecnico di Milano.

Il nostro studente EMBA Filippo Poletti racconta la “Grammatica del nuovo mondo” con vision e purpose

Top voice LinkedIn, giornalista, formatore e scrittore: stiamo parlando di Filippo Poletti, studente del nostro Executive MBA nonchè autore della “Grammatica del nuovo mondo”, un libro che racconta la rivoluzione universale del covid attraverso la narrazione di racconti di cronaca e nuove parole chiave. Dopo poche settimane dall’uscita il volume con premessa-testamento del filosofo Salvatore Veca è già stato ristampato.

È appena uscito nelle librerie “Grammatica del nuovo mondo”, con una dedica speciale alla nostra Scuola. Come è nata questa idea?

«È nata dall’esigenza di mettere a fuoco i primi due anni (e speriamo gli ultimi) della pandemia. Volendo abbozzare un’“analisi PEST” di quanto abbiamo vissuto, esterna e strategica, il coronavirus è stato ed è tuttora una tragica emergenza sanitaria con tanti malati e molto morti in Italia e nel resto del mondo: impossibile dimenticare l’immagine straziante delle bare partite da Bergamo sui camion dell’Esercito il 18 marzo 2020. Il coronavirus, allo stesso tempo, è stato il motore di una rivoluzione universale che ha cambiato la nostra vita e il nostro modo di affrontare la quotidianità, il nostro mindset. Sotto questo aspetto la pandemia è stata una rivoluzione radicale, potente quanto la prima, la seconda, la terza e la quarta rivoluzione industriale. Nel libro “Grammatica del nuovo mondo” ho cercato di far emergere, attraverso 50 parole chiave, alcuni “nuovi significati” che il virus respiratorio ha apportato alle nostre esistenze e al nostro lavoro. Perché la dedica alla MIP? Affrontando assieme ai colleghi e amici dell’EMBA la sfida della formazione manageriale presso il MIP Politecnico di Milano nell’anno della pandemia, non potevo non dedicare questo libro a loro e a tutti i docenti, a partire dal dean Federico Frattini, Antonella Moretto e Mauro Mancini che sono stati i primi professori che ho conosciuto nella nostra business school. Tra i docenti voglio ricordarne tre in particolare, a cui sono molto grato per i loro insegnamenti: Andrea Rangone, Roberto Verganti e Josip Kotlar».

Come è stato scrivere un libro nel pieno di una pandemia, conciliando per di più la scrittura con il lavoro e un Executive MBA?

«È stato un bell’impegno, appassionante. Le tante lezioni e le 681 clip hanno rappresentato uno stimolo a uscire dalla comfort zone e a guardare il mondo da tante altre angolature».

Questi due anni così particolari li hai guardati da tanti punti di vista. Con gli occhi del giornalista, con quelli del professionista e con quelli dello studente. Fin da subito è evidente quanto del “Filippo giornalista” c’è in queste pagine, ma quanto hai portato degli altri aspetti della tua vita?

«Ero, sono e resto un cronista. Ho passato tanti anni (e lo faccio tuttora) a raccontare la vita ed è quello che più mi appassiona: dico e ripeto spesso che il lavoro cammina sulle gambe delle persone. Mi affascinano le narrazioni, perché sono convinto che la vita, nel suo continuo fluire, debba essere raccontata, fissata o “puntellata” con le parole. Se dovessi definire la “Grammatica del nuovo mondo”, userei l’espressione “story cloud”, una nuvola di storie significative della pandemia, basata su un lavoro di raccolta di informazioni delle quali nel libro sono indicate a più pagina le relative fonti. Come diceva il filosofo francese Joseph Joubert, cercando le parole si trovano i pensieri».

In questo “nuovo mondo” quale ruolo ti immagini per la formazione?

«Chi si forma non si ferma: lo scrivo frequentemente su LinkedIn, dove dal 2017 curo quotidianamente la “Rassegna del cambiamento” sul lavoro. Nel libro “Grammatica del nuovo mondo” mi soffermo sul significato che gli antichi greci davano alla parola “scuola”, ossia “il tempo libero dedicato allo svago della mente”. La scuola è l’occasione per liberare la mente, uscire dalla prospettiva interna e abbracciare quella esterna. È un tempo “liberato” dalla routine lavorativa e grazie al quale è possibile rivedere il nostro modus operandi, individuando ulteriori purpose professionali. La formazione non può che essere continua: per questo anche nel nuovo mondo della post pandemia dovremo continuare a formarci, non fermandoci mai».

Hai ringraziato anche il MIP in questo libro, segno che la nostra Scuola è una parte importante del tuo percorso. Quale il ricordo o l’insegnamento più bello di questa esperienza?

«Il ricordo più bello è legato alle discussioni fatte in aula (in presenza o da remoto) con i compagni di corso: impossibile dimenticare gli interventi di Alessandro Basso (finissimo nei suoi interventi), Alessio Pezzotta, Andrea Pucciarelli, Emanuele Lauria (un ingegnere intelligente come pochi), Enrica Riva, Ferdinando Rossi (generoso anche nelle risate), Flavia Tosel (la nostra prima rappresentante con Alessandro), Francesco Adamo, Francesco D’Angelo, Francesco Lurago, Francesco Vettor (la prima persona che ho incontrato al MIP), Giulio Morandini (straordinario sempre), Luigi Nunziata (generoso anche nell’aiuto a chi, come me, non aveva mai affrontato le materie scientifiche), Marco Levi (il nostro “Nobel dell’economia”), Paolo De Maria, Simone Cassetti, Stefano Avesani, Vito Randone (pieno di energia positiva), Vittorio Carlini e di tutti gli altri ottimi colleghi, da Alessandra D’Innocenzo a Carlo Pozzi, Francesco Aquaro, Katsiaryna Papova, Rossella Catania e Andrea Neri. Impossibile dimenticare le chiacchierate al telefono con gli amici Alberto Burzio, Carlo Piredda, Andrea Riva e Davide Squizzato, così come le nascite dei figli di Giuseppe e Giacomo o i matrimoni di Giovanni e Giuseppe, festeggiati sulle panchine poste di fronte all’ingresso del MIP. L’Executive MBA è un’esperienza corale e devo dire che il nostro gruppo ha saputo unire le forze e le idee, mettendo a fattor comune i dubbi. Il resto, ossia la scrittura del libro “Grammatica del nuovo mondo”, è venuta da sé tra una notte e l’altra. Per la stampa del libro da parte dell’editore Lupetti decisivo è stato l’aiuto dell’amico di corso Ivano Colombo, soprannominato a ragione “il Maestro”. L’insegnamento più bello? Ne cito tre: strategy, innovation strategy e innovation leadership, perché durante queste lezioni ho capito quanto sia riduttivo lo “shortermismo”, ossia l’attenzione del mercato ai risultati di breve periodo. E ho capito l’importanza del passaggio dall’approccio della “closed innovation” (focalizzato sul know-how con idee e competenze maturate all’interno della propria azienda) a quello della “open innovation” (basato sulla ricerca di idee, tecnologie e competenze al di fuori dei propri confini organizzativi per alimentare con continuità il processo di innovazione). E, infine, ho capito l’importanza dell’innovazione di soluzione e di quella di direzione, fondamentale quest’ultima per creare un nuovo significato. Per creare, aggiungo citando il titolo del mio libro per la quale il filosofo Salvatore Veca mi ha onorato della sua premessa, un nuovo mondo. Un mondo migliore».

 

LA GRAMMATICA DEL NUOVO MONDO IN BREVE

  • L’autore: Filippo Poletti, giornalista, top voice di LinkedIn
  • La dedica speciale: “A tutti gli amici e colleghi del MIP Politecnico di Milano per aver abbracciato insieme la sfida al cambiamento”
  • Le tre parti: La visione del nuovo mondo, Le 50 parole chiave della pandemia, Lo scopo (o purpose) del nuovo mondo
  • La casa editrice: Lupetti

Dall’online a l’on campus: gli i-Flex EMBA al MIP per una settimana residenziale

Il 2020 è stato l’anno in cui la nostra routine si è spostata online.

Eppure, al MIP, il distance learning era una realtà consolidata già prima della pandemia. Risale infatti al 2014 il lancio della prima edizione del FLEX EMBA, il primo Executive MBA online, presto raggiunto anche da una versione internazionale in lingua inglese – l’International Flex EMBA.
Anche se questi due Executive MBA sono nati per essere svolti interamente online, per favorire il networking sono previste anche due settimane intensive in presenza – all’inizio del percorso e nella seconda metà.
Un momento importante per conoscere i compagni di viaggio e poi rafforzare il legame formatosi giorno dopo giorno grazie alle esperienze condivise.
Due momenti di cui non volevamo – nonostante tutto – privare i nostri studenti.
Così a settembre, quando le condizioni di mobilità internazionale ce lo hanno permesso – siamo stati felici di accogliere al MIP, le due classi dell’International Flex EMBA che non avevano potuto godere della residential week nei tempi previsti dal curriculum.
Team building, lezioni focalizzate sulle soft skill, visite ai laboratori e testimonial aziendali: ecco alcune delle attività organizzate nelle settimane del 13 e del 20 settembre per i nostri allievi, culminate per classe del 2019 con la cerimonia di Graduation del 24 settembre.

In un’esperienze digitale, il tocco umano che fa la differenza.

Dall’azienda di famiglia al MIP, e ritorno: «Così innoviamo il settore delle trasfusioni»

Barbara Sala, ad di Delcon, racconta il suo percorso formativo e professionale, che l’ha portata alla guida dell’impresa fondata dal padre. «Il nostro obiettivo è rendere più efficiente la filiera: usando il design e ascoltando chi ci lavora»

Innovare, a volte, significa cambiare prospettiva. Come ha fatto Delcon, l’azienda italiana produttrice di dispositivi medici guidata dall’amministratrice delegata Barbara Sala. Un salto in avanti che sarebbe stato più rischioso, o che forse non sarebbe proprio avvenuto, se l’azienda non avesse avuto un purpose a orientarne le scelte: «Soprattutto tenendo conto del settore in cui operiamo, che ha una forte valenza etica», ci spiega Sala. «Avere un obiettivo nobile permette di rischiare qualcosa in più per conseguirlo, adottando una prospettiva di lungo periodo».

Diversificare le esperienze: un valore aggiunto

Prima di arrivare alla guida dell’azienda fondata dal padre, però, Barbara Sala ha percorso diverse strade: dopo la laurea in relazioni pubbliche, ha esplorato le vie del marketing e della tecnologia, lavorando con aziende come Microsoft, Fujitsu-Siemens, Banca Intesa. E anche tentando la via della startup, dando vita al portale turistico AllUCanItaly, che si proponeva di presentare ai turisti l’Italia nella sua forma più autentica e genuina. «Finché, nel 2011, non ho capito che era arrivato il momento di portare in Delcon il valore di tutte queste esperienze. Con il tempo, la diversità delle mie esperienze dopo la laurea si è rivelata un valore aggiunto», racconta Sala. «L’ingresso in Delcon è stata una scelta professionale e di vita decisamente importante, nonché lo stimolo per continuare a formarmi e poter rispondere così alle esigenze che i miei ruoli richiedevano».

La formazione al MIP

Nel 2014, infatti, Sala ha portato a termine il suo Emba presso il MIP Politecnico di Milano. «Un’esperienza che consiglierei a chiunque. Io scelsi il MIP per il background ingegneristico e per la sua attenzione al tema dell’innovazione», spiega Sala. «Ma al di là dell’aspetto formativo, cruciale, mi rimasero impresse anche le grandi possibilità di networking. È stata un’esperienza che mi ha aperto la mente, garantendomi empowerment e un importante boost professionale. Investire in formazione è la scelta migliore che ognuno di noi possa fare, perché il ritorno è immenso».

Il design che nasce dall’uso

Forte dei nuovi strumenti professionali acquisiti, e desiderosa di innovare, Sala ha studiato una strategia di diversificazione per Delcon: «Non è stato facile. Operiamo in un settore che è fortemente normato. Tutti i macchinari e le tecnologie impiegati nella raccolta del sangue devono rispondere a una serie di criteri stringenti. Finora, quindi, la produzione di queste tecnologie partiva sempre dalla normativa». Delcon, a un certo punto, ha deciso di tentare una strada diversa: «Insieme a Cefriel, una società consortile fondata dal Politecnico che segue le aziende innovative, e al New York Blood Center, abbiamo dato vita alla bilancia Milano. Invece che partire dalle norme, abbiamo pensato di intervistare chi in prima persona adopera questi strumenti. Quali erano le loro esigenze? Sulla base delle risposte, abbiamo cominciato a pensare al design della bilancia, perché fosse, oltre che perfettamente a norma, anche funzionale». L’efficienza dello strumento e la sua comodità d’uso, però, non sono stati gli unici criteri che hanno portato alla nascita di Milano: «Abbiamo lavorato anche per creare uno strumento con un design meno asettico rispetto ai tipici prodotti ospedalieri. Ci piace pensare che questi prodotti rendano più accoglienti gli spazi dedicati alle trasfusioni».

Credere nel purpose

Il nuovo approccio di Delcon ha portato anche a una piccola rivoluzione interna, soprattutto dal punto di vista dell’hiring: «La nostra missione era portare innovazione in un’industria che ha sempre avuto difficoltà da questo punto di vista e rendere più efficiente la filiera. E abbiamo capito che a fare la differenza sono quelle persone che aderiscono al nostro progetto con entusiasmo, con convinzione. Per questo, spesso, ci capita di assumere i candidati più per il loro atteggiamento che per il loro curriculum. Cerchiamo persone coraggiose, che come noi abbiano a cuore il futuro di questo settore, così delicato e così importante per tutti», conclude Sala.

MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e BNL Gruppo BNP Paribas insieme per il tuo futuro

BNL Gruppo BNP Paribas offre agli studenti MIP Graduate School of Business residenti in Italia la possibilità di accesso ad un finanziamento per programmare il proprio futuro con maggiore libertà e sicurezza.

Il prestito BNL Futuriamo consente di far fronte a quanto necessario per affrontare al meglio il proprio percorso di studio, in Italia e all’estero: rette, libri di testo, spese per l’alloggio e di trasporto, acquisto di un PC o Tablet.

BNL Futuriamo può finanziare da 5.000 a 70.000 euro, erogati in un’unica soluzione e rimborsabili in un periodo fino a 10 anni, con la possibilità di posticipare il rimborso del capitale dai 12 ai 36 mesi dall’erogazione.

Per gli studenti più giovani è prevista la cointestazione con un genitore/tutore residente in Italia.

Il prestito è gestito interamente da BNL Gruppo BNP Paribas. La concessione del finanziamento è subordinata all’approvazione della banca. Per tutte le informazioni e le condizioni contrattuali ed economiche visita il sito BNL.it o fissa un appuntamento presso una delle filiali BNL.

 

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Per contattare i consulenti BNL e richiedere il finanziamento sarà sufficiente cliccare su «Fatti Richiamare» e compilare il form di richiesta.

«Il Covid non ci ha fermato: ecco perché ci siamo iscritti al MIP»

L’attuale situazione poteva generare dubbi sull’opportunità di confermare la propria iscrizione ai corsi. Così non è stato: ce lo raccontano tre studenti. Tra le loro motivazioni, l’efficacia del digital learning, la solidità del social networking e la volontà di confrontarsi con colleghi provenienti da tutto il mondo.

L’emergenza Covid-19 ha causato un generale rallentamento globale, ma non ha fermato il settore della formazione, che si è rapidamente convertito ai formati digitali. E se da una parte il MIP Politecnico di Milano non ha interrotto i propri servizi, dall’altra non si sono fermati nemmeno i suoi studenti, che nonostante la situazione in atto hanno confermato la volontà di seguire i corsi a cui si erano iscritti. In certi casi, anzi, le soste lavorative forzate hanno persino reso più semplice la scelta. I dubbi, tutt’al più, potevano riguardare l’attualità dei contenuti: avrebbero retto al cambiamento portato dalla pandemia?

L’importanza di contenuti davvero digitali

È bastata una settimana di corsi per fugare questo timore, come ci racconta Micaela Long, iscritta al Flex EMBA e di stanza a Basilea: «Avevo deciso di seguire questo programma per la solidità dei suoi contenuti e per l’elasticità nelle modalità di erogazione, che ben si adattavano alla mia routine lavorativa e famigliare. Mi sono bastati pochi giorni per capire che la flessibilità è anche una caratteristica dei contenuti: tutti i temi che stiamo affrontando, li stiamo trattando anche tenendo conto della situazione attuale». Dopo una settimana, il bilancio è positivo, anche per quanto riguarda l’impatto con il digital learning: «Lavorando per una funzione corporate in una multinazionale farmaceutica, ero già abituata alle interazioni online. Devo dire, però, che questo Flex EMBA mi ha positivamente sorpreso: i contenuti sono concepiti fin dal principio per una fruizione digitale; non sono banali trasposizioni dei classici insegnamenti in presenza, ma sono pensati per sfruttare i punti di forza del digitale. La differenza, rispetto ad altre mie passate esperienze di e-learning, è evidente. Anche perché, nonostante la modalità di apprendimento asincrono, il MIP ha escogitato dei meccanismi che creano comunità, completando così l’esperienza didattica: io e i miei colleghi costituiamo una classe dove lo scambio, tra noi e con i docenti, è continuo», sottolinea Long.

Il social networking funziona anche a distanza

Anche Vanessa Ottone, che lavora per Accenture e segue il corso da New York, ha visto l’attuale situazione come un’occasione per investire nella propria formazione: «La pandemia non ha mai influito sulla mia decisione. Anche se le ricadute economiche e finanziarie ci porranno davanti a sfide impegnative, sono convinta che sul lungo periodo, ora più che mai, i leader dovranno dimostrarsi resilienti e completi. Un programma come l’EMBA può sostenermi in questa direzione e prepararmi a cogliere le opportunità che emergeranno dopo la crisi». Come Long, anche Ottone ha tratto ottime impressioni dalla sua prima settimana di corsi online: «Sono convinta che un programma come il Flex EMBA, che può contare sui migliori strumenti digitali oggi disponibili, possa dare vita a un network di relazioni solide, generando connessioni di valore tra tutti i partecipanti. Dopo una settimana di lezione, ho la sensazione che il tempo che trascorriamo insieme nei gruppi di lavoro ci permette di sviluppare delle interazioni interessanti e di stabilire connessioni durature».

La ricchezza di una classe internazionale

Non ha ancora cominciato il suo MBA full time, ma dall’India ha comunque confermato la sua partecipazione Pretyush Johari, ingegnere civile: «Certo, ho avuto dei dubbi sulla mia iscrizione, anche in vista di eventuali difficoltà logistiche. Diversi elementi, però, mi hanno spinto a non tirarmi indietro. A cominciare dalla ricchezza del programma di studi, così ben strutturato e così calzante con quello che finora è stato il mio percorso lavorativo e formativo. Ma una forte influenza l’hanno avuta anche i commenti positivi di alcune mie conoscenze, sia relativi al MIP, sia all’Italia. La prospettiva di entrare in una classe composta da persone di nazionalità diverse, provenienti da tutto il mondo e in grado di portare punti di vista differenti e innovativi, è assolutamente allettante, perché sono convinto che potremo imparare molto gli uni dagli altri. Infine, non vedo l’ora di potermi cimentare con il project work, dove potrò dare forma alle mie idee, anche grazie alle competenze che avrò affinato durante il master».

Eccellenze nella formazione digitale: la School of Management del Politecnico di Milano è l’unica italiana a ottenere la certificazione EOCCS per i master Executive MBA.

Il riconoscimento promosso da EFMD (European Foundation for Management Development) premia l’offerta didattica dedicata alla formazione manageriale di 22 atenei in tutto il mondo.

La School of Management del Politecnico di Milano si conferma l’unica business school italiana a ottenere la certificazione EOCCS (EFMD Online Course Certification System) per i propri corsi erogati in digital learning nei master Executive MBA. EOCCS è un sistema di valutazione d’élite riservato ai corsi online e creato da FMD (European Foundation for Management Development), la più prestigiosa istituzione a livello europeo nella promozione della formazione e dello sviluppo manageriale.

Nel 2017 erano solamente 35 i corsi a poter vantare questo riconoscimento in Europa, distribuiti in 11 atenei. Oggi EOCCS premia in totale 22 scuole al mondo.

Il riconoscimento EOCCS, che ha una durata triennale, è stato attribuito a due corsi del MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business: Innovation Management, percorso presente all’interno dell’offerta International Flex EMBA, in lingua inglese, e il corso in Supply Chain Management and Purchasing che fa parte del programma Flex EMBA, in italiano. Si tratta di una importante riconferma, dal momento che entrambi avevano già ricevuto la certificazione EOCCS nel dicembre 2017. I due corsi sono erogati in modalità full digital.

La certificazione EOCCS rappresenta una ulteriore garanzia di qualità all’interno dell’offerta didattica dedicata ai corsi online che si è rafforzata anche per le necessità suggerite dalla pandemia. Il riconoscimento del marchio EFMD permette di scegliere i migliori percorsi di studio in modalità online, che siano in grado di coniugare la grande flessibilità nella fruizione, il rigore metodologico, il livello di insegnamento, e il mantenimento della qualità nelle relazioni interpersonali confrontabile con i corsi in aula.

Vittorio Chiesa e Federico Frattini, Presidente e Dean di MIP Politecnico di Milano: “Siamo orgogliosi di questa nuova certificazione EOCCS, che segue quella ricevuta nel 2017. Un riconoscimento che premia il lavoro svolto dal nostro istituto accademico dal 2013, per offrire un’offerta didattica sempre più flessibile e coerente alle esigenze di ciascun studente.

Appartenere a questa élite di scuole diventa ancor più gratificante in un periodo che suggerisce la straordinaria importanza di un’adeguata offerta didattica digitale. Il processo di digitalizzazione ha dimostrato di poter moltiplicare le opportunità di apprendimento superandone limiti e confini. Per affermarsi come strumento in grado di garantire un approccio inclusivo all’insegnamento anche in futuro”.

Dalla personalizzazione alla collaborazione con PoliHub. I nuovi programmi MBA ed EMBA

 

I principali due elementi di innovazione dei corsi MBA ed EMBA della School of Management del Politecnico di Milano sono l’orientamento specifico verso l’area manageriale e imprenditoriale e l’articolazione in funzione dei trend più recenti. «Si tratta di percorsi differenti in grado di garantire competenze indipendentemente dagli ambiti di lavoro, grande azienda o realtà imprenditoriale, indispensabili nella complessità attuale dei mercati» spiega Antonella Moretto, vicedirettore dei programmi MBA ed Executive MBA. «In funzione dei nostri programmi, il manager potrà prendere decisioni con un piglio imprenditoriale e, viceversa, l’imprenditore potrà avere un approccio manageriale».

Un diploma, sei formati. I nuovi programmi MBA ed Executive MBA della School of Management del Politecnico di Milano vantano inoltre un’elevata personalizzazione. «Il singolo partecipante può affrontare un percorso “customizzato” sino al 50% delle attività con una “libreria” completamente nuova» continua Antonella Moretto. «L’ultima parte dei corsi può essere definita optando per argomenti più “di frontiera”, meno legati cioè al percorso accademico, ma si può scegliere anche cosa seguire in aula e cosa seguire in streaming, permettendo di personalizzare al massimo la fruizione. Per esempio, l’Executive MBA si può conseguire con quattro formati differenti: serale (lunedì e martedì sera in aula), part-time (weekend), Flex (a distanza attraverso la piattaforma digitale) e i-Flex (distance learning in lingua inglese). I corsi sono gli stessi, ma possono essere fruiti in modalità differente. L’ultimo aspetto di flessibilità, che credo siamo gli unici a poter offrire, riguarda i tempi della discussione del proprio project work, che possono essere abbreviati rispetto al classico percorso di due anni».

La nuova piattaforma FLEXA

Anche sotto il profilo della digitalizzazione le novità non mancano. «Innanzitutto, abbiamo cambiato gli strumenti in aula in modo da rendere possibile lo streaming di tutte le nostre lezioni. Offriamo così l’opportunità di seguire le lezioni anche online o di rivedere le stesse lezioni seguite front line. Tutto questo con una piattaforma completamente nuova, decisamente più user friendly rispetto alla precedente e con una libreria di clip completamente nuova. Inoltre – continua Antonella Moretto – tutti coloro che usufruiranno di FLEXA, avranno un digital mentor che li accompagnerà dall’inizio e per tutto il percorso sia nell’apprendimento che nella formazione, ma anche nell’avvio del percorso professionale, cioè nel contatto con le startup e le imprese. Offriamo un supporto digitale a 360 gradi. Fin dal primo giorno con FLEXA è previsto, per ogni partecipante, un assessment e le digital, hard e soft skill emerse vengono trasferite al nostro Career Development Officer che, attraverso incontri one-to-one, aiuta i partecipanti a definire la propria strategia di carriera. Nel frattempo, creiamo una serie di opportunità di supporto in questa direzione favorendo contatti con le imprese e le startup». Questo è uno degli aspetti chiave dei programmi MBA ed Executive MBA della School of Management. «Al riguardo – spiega sempre Antonella Moretto – abbiamo enfatizzato la relazione con PoliHub, l’incubatore di imprese e startup del Politecnico di Milano, per permettere di entrare in contatto con le startup sin dall’incubazione delle idee imprenditoriali o per sviluppare dei project work con le startup esistenti».

Il rapporto con PoliHub

«Abbiamo deciso fin da subito di collaborare per offrire agli studenti opportunità di carriera imprenditoriale ma anche per arricchire le competenze manageriali dei nostri startupper che, nel caso in cui provengano da percorsi tecnici, richiedono l’affiancamento di competenze gestionali» spiega Claudia Pingue, general manager PoliHub. «Spesso, infatti, le startup, in particolare quelle deep tech, hanno un team iniziale non sufficiente a garantire una crescita competitiva sui mercati internazionali e arriva un momento in cui è richiesta l’integrazione di competenze manageriali e gestionali e il potenziamento della leadership con l’eventuale presenza di un Ceo. Si è deciso quindi di mettere a disposizione degli studenti degli MBA e degli EMBA il programma Switch to Product, che premia e sostiene annualmente i migliori progetti imprenditoriali presentati all’interno del Politecnico di Milano e di selezionati da centri di ricerca come il CNR, ad esempio. È un’opportunità per gli studenti, che possono accedere a una piattaforma di accelerazione imprenditoriale e prendere così parte a un percorso esperienziale complesso che consente di misurare il proprio potenziale».

Politecnico di Milano, un ecosistema virtuoso

Già dal primo anno è prevista questa collaborazione con PoliHub, che ha due diversi obiettivi: creare un panel di assistenti MBA ed Executive MBA e consentire la candidatura di iniziative imprenditoriali in un panel dedicato, in modo da ricevere feedback ed entrare in un programma di incubazione. Il Politecnico di Milano è l’unica realtà accademica ad avere al proprio interno un incubatore così forte, tra i migliori al mondo, tanto che il 30% dei partecipanti al termine dei corsi decide di lanciare una propria attività imprenditoriale.
Infine, considerando che tutti i servizi di supporto alla carriera valgono per i sei mesi successivi all’acquisizione del diploma, va sottolineata la portata innovativa dell’ecosistema del Politecnico. «I progetti si concretizzano – conclude Antonella Moretto – anche perché c’è il contributo di tutto il sistema che gravita intorno all’ateneo: il Technology Transfer Office, il legame con il fondo di venture capital, il supporto tecnico per l’implementazione delle tecnologie e via dicendo».
Tutto il programma viene fatto conoscere ai potenziali utenti attraverso degli open day che prevedono un road show presso i laboratori. Prossimo appuntamento il 23 maggio 2020 al Campus Bovisa.

Il manager di oggi (e di domani)

Il mercato del lavoro del prossimo futuro passerà attraverso manager aperti al cambiamento e capaci di evolversi. La quarta rivoluzione industriale, ovvero la presenza della tecnologia in numerose attività prima svolte esclusivamente dall’uomo, minaccia alcune figure professionali, promette di crearne delle nuove, e richiede uno sforzo di adattamento a tutti, in particolare a chi riveste ruoli decisionali.

Quella del manager è una delle professioni che ha meno da temere dai cambiamenti in atto, e anzi assume un ruolo sempre più centrale. Ma proprio per questo i manager hanno più degli altri bisogno di aggiornare le proprie competenze in base alla continua evoluzione degli scenari. Quell’evoluzione che sono chiamati a interpretare e gestire.

Il Future of Jobs Report 2018, pubblicato dal World Economic Forum, indica le professioni legate al ragionamento e alla presa di decisioni, e quelle legate al coordinamento, allo sviluppo, alla gestione e alla consulenza, come le due categorie in cui il rapporto fra ore lavorate da umani e da macchine resterà più decisamente a vantaggio dei primi. Ma nel medesimo report si sottolinea anche che entro il 2022, a non meno del 54% dei manager verrà richiesto un re-skilling e upskilling significativo. Molte delle aziende intervistate hanno dichiarato la loro intenzione di concentrare i loro sforzi di aggiornamento delle competenze sui dipendenti che ricoprono ruoli ad alto valore aggiunto.

Il manager del futuro, chiamato a operare in una società complessa che cambia continuamente e a ritmi molto rapidi, necessita da un lato di hard skill sempre nuove, soprattutto in ambito tecnologico, e dall’altro di soft skills come il pensiero analitico, la resilienza, la creatività, l’intelligenza emotiva, la flessibilità. Se n’è parlato anche nella tavola rotonda “Human skills and drivers for change”, tenutasi lo scorso 2 febbraio presso il MIP Politecnico di Milano nel corso del primo EMBA Day 2019 (l’evento fa parte del ciclo “Practising Leadership”, il cui prossimo appuntamento è previsto il 6 marzo sul tema “Empower your career”). In quella occasione, Pino Mercuri, Direttore delle Risorse Umane di Microsoft Italia, si è soffermato fra l’altro sul tema dell’obsolescenza delle competenze nell’IT. “Una competenza ingegneristica o tecnologica media ha una shelf life tra i 24 e i 48 mesi – ha dichiarato Mercuri –. Non abbiamo però chiarezza totale e completa delle competenze che saranno necessarie nel prossimo futuro. Parliamo di Machine Learning, di AI, di IoT, ma spesso sono più delle password che non dei reali concetti”.

A fronte di questa crescente instabilità delle competenze richieste, assumono sempre più importanza la capacità di apprendere e la motivazione a farlo lungo tutto l’arco della vita lavorativa. “In Microsoft abbiamo cercato di mettere tutti in condizioni di capire che apprendere non solo è necessario ma è anche un elemento di valutazione – ha proseguito Mercuri –. Nel nostro sistema di performance management chiediamo di dichiarare cosa si intende fare per crescere e apprendere, e la risposta a quella domanda viene verificata nel successivo step di valutazione”.

L’head hunter Jacopo Pasetti, anch’egli presente all’incontro, ha posto l’attenzione su due concetti, consapevolezza e passione: “La consapevolezza va intesa come comprensione del nostro percorso professionale e di quello che ci piace davvero. È necessaria perché l’aggiornamento continuo richiesto dalla veloce evoluzione delle competenze non venga percepito come un peso. Perciò bisogna scegliere il proprio percorso di carriera non in base alle mode del momento ma seguendo le proprie passioni, oltre a una strategia chiara”.

L’importanza delle soft skill non deve però portare a trascurare le hard skill. “Siamo in un momento storico in cui stanno cercando di convincerci che la competenza e la cultura non siano poi così importanti – ha sottolineato Fulvia Fiaschetti, Global Talent Acquisition Associate Director di Amplifon –. Io credo invece che il mondo delle aziende con grande forza si opponga a questo tipo di pensiero”. La competenza tecnica, secondo la manager, è richiesta soprattutto all’ingresso in azienda, mentre le soft skill si formano dopo e servono a compiere passi ulteriori. Comunicazione, empatia, forward thinking sono competenze che non si apprendono sui libri.

La necessità di imparare in fretta porta poi alla diffusione di una cultura dell’errore, intesa come invito a osare e a sperimentare continuamente, utilizzando anche i fallimenti come modalità di apprendimento. “L’errore non solo è possibile ma è necessario per acquistare sempre più competenze – ha fatto notare ancora Pino Mercuri –. Se si sta sbagliando, è probabilmente perché si sta cercando davvero di innovare”.