Multidisciplinarietà: una nuova disciplina

 

Intervista a Vittorio Chiesa
Presidente MIP Graduate School of Business

 

Viviamo in un mondo caratterizzato da crescente contaminazione tra le discipline, in cui i profili professionali richiesti dalle imprese sono mutevoli: quale ruolo può avere una business school in questo contesto?

Il settore delle business school evolve di pari passo con le imprese e con il ruolo che queste assumono nella società in senso ampio. E’ da tempo che alle imprese viene richiesto di operare con “purpose”, ossia agire non solo per profitto ma per scopi più elevati, con la finalità di avere un impatto positivo su tutto il sistema di cui sono parte. Sia i mercati che i consumatori dimostrano una sensibilità crescente sul tema e per questo motivo per le imprese avere un rapporto con i propri stakeholder è diventato un elemento imprescindibile.

Allo stesso modo, le business school devono avere la medesima attenzione sia nei confronti degli allievi, sia nei confronti delle imprese. E’ con questo obiettivo in mente che quest’anno abbiamo ottenuto la certificazione Bcorp (Benefit Corporation) entrando nella community internazionale di società che si distinguono per l’impegno a coniugare profitto, ricerca di benessere per la società, inclusione, attenzione all’ambiente.

Il “purpose” deve diventare parte fondamentale nello sviluppo delle competenze delle persone, affinché si formino manager capaci di concepire l’impresa al servizio della società.
Si tratta di un salto culturale che le stesse imprese ci chiedono e che possiamo facilitare, insegnando ai nostri allievi come un’impresa possa e debba contribuire in modo positivo in un sistema e un territorio.
E’ questo il nostro ruolo: preparare professionisti a introdurre innovazioni fortemente orientate a “purpose” di natura non solo economica ma anche sociale.

La multidisciplinarietà è funzionale a questo obiettivo in quanto impone ampiezza di vedute, flessibilità, spirito critico, intuizione. Formare oggi non è solo specializzare in ambiti ristretti, è soprattutto contaminare con altre discipline per creare profili professionali più completi, capaci di analisi di livello sistemico e in grado di guidare le imprese definendo e ispirandosi ad un “purpose”.

La multidisciplinarietà quindi come strumento per mantenere una mentalità aperta ed elastica nei confronti del mondo. Come integrarla nella formazione?

Tradizionalmente l’approccio alla multidisciplinarietà è quello di fornire prospettive diverse all’interno di un percorso formativo, quindi offrire contributi diversi all’interno della formazione di base e specialistica. La sintesi tra multidisciplinarietà e competenze specialistiche è poi in genere lasciata al singolo individuo.

Ma è possibile applicare un approccio radicalmente diverso integrando in un percorso formativo la multidisciplinarietà, e facendola diventare parte integrante qualsiasi tema si insegni. La sfida oggi è proprio gestire la complessità di questo nuovo approccio, usando per esempio tecniche didattiche innovative che, modificando la logica di interazione tra docente e allievo, possano rendere più efficace questo tipo di formazione. Al momento non è di ampia e facile diffusione, ma sono certamente in corso diverse sperimentazioni.

Richiede una progettazione dei percorsi formativi specifica e quindi anche i docenti, o meglio gruppi di docenti, che operino in team vanno preparati in questa direzione. Dall’altro lato, la formazione multidisciplinare ha bisogno di maggiore interazione, quindi di essere erogata con piccoli gruppi e con forte ricorso a format didattici che coinvolgono gli allievi in modo attivo.

Credo che in futuro l’elemento distintivo tra le offerte formative sarà proprio questo: da un lato iniziative con contenuti specialistici fornite con modalità standardizzate e per grandi numeri, dall’altro iniziative con contenuti più trasversali e metodologie didattiche innovative, dedicate a gruppi più circoscritti.

In questo periodo si parla molto di life-long education come chiave per l’aggiornamento continuo delle competenze. E’ una dinamica che si interseca con quella della multidisciplinarietà?

L’apprendimento continuo vuol dire rimanere allineati con l’evoluzione del contesto e questo avviene solo raramente o in parte attraverso degli approfondimenti verticali. Più spesso equivale ad un allargamento del profilo professionale.

Anche per il life-long learning quindi vale quanto detto finora: deve avvenire su contenuti più ampi, ma anche in modi diversi dal passato, usando per esempio specifiche piattaforme in grado di trattare ampi spettri disciplinari.

“Purpose” e multidisciplinarietà: quali sono i piani del MIP per il futuro relativamente a questi aspetti?

Inserire in tutti i programmi formativi dei moduli sul “purpose”, sul ruolo dell’impresa e quello dei managers in qualità di leader e innovatori in questa direzione.

Sempre su questo tema, inaugurare dei “Purpose lab”, ovvero iniziative formative dedicate a studiare e analizzare in profondità come un’impresa possa costruire il proprio purpose, e supportare così i vertici delle imprese in questa evoluzione.

Infine innovare i formati di erogazione dei nostri servizi, affinché la scuola non sia solo un luogo di formazione, ma un luogo che favorisca la crescita di una persona a tutto tondo: dalla valutazione delle competenze, all’orientamento, allo sviluppo professionale.

Financial Times European Business Schools Ranking 2020: la School of Management del Politecnico di Milano tra le 3 migliori scuole di Università “tecniche” in Europa e la 41° in assoluto

Il MIP Politecnico di Milano, parte della School of Management, migliora ulteriormente il proprio posizionamento rispetto al 2019 in un anno in cui crescono del 13% le application dall’Italia ai propri corsi MBA.

 

MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business è lieta di annunciare la propria presenza all’interno del Financial Times European Business Schools Ranking 2020, la classifica che premia le migliori Business School europee.

La scuola si posiziona come la terza tra le realtà appartenenti a una Università tecnica in Europa e, più in generale, la 41° su 90 scuole totali, guadagnando quattro posizioni rispetto al 2019, quando era risultata 45° su 95.

La Business School del Politecnico di Milano guadagna tre posizioni anche nella classifica dedicata ai corsi MBA, classificandosi al 38° posto e migliorando soprattutto nel parametro riguardante “Salary increase”, che indica l’aumento della retribuzione a tre anni dalla graduation. Tra le eccellenze dei percorsi formativi proposti, si evidenziano i risultati nell’Executive Education 2020, con gli Open programmes e i Custom programmes che passano entrambi dal dal 41° al 39° posto. Cresce anche la percentuale “Female faculty” (dal 39% al 41%) e “Faculty with doctorate” (dall’81% all’83%).

Per quanto riguarda la classifica delle Università tecniche con una Business School o un Dipartimento di Management, la School of Management del Politecnico di Milano conferma il 3° posto in graduatoria, dietro a Imperial College School (UK) e Aalto University (Finlandia). Se si considerano poi le realtà generaliste con competenza tecnica e una Business School, la School of Management si piazza in 11° posizione.

Il posizionamento nel ranking si accompagna ad altrettanto importanti dati relativi al coinvolgimento degli studenti. In un periodo reso particolarmente complessa dalla pandemia, MIP ha infatti aumentato del 13% le application da parte di candidati residenti in Italia ed è cresciuto significativamente il numero complessivo dei partecipanti a corsi MBA e Master Specialistici.

Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean del MIP Politecnico di Milano: “La nostra Business School è riuscita a raggiungere straordinari risultati anche nelle difficoltà dell’anno che sta per concludersi. Siamo lieti di condividere la soddisfazione per il riconoscimento del Financial Times con studenti e candidati, in costante crescita, e con tutte le persone che con noi hanno contribuito al raggiungimento di questi traguardi attraverso il proprio impegno quotidiano”.

Tra soft skill, personalizzazione ed empowerment: il management secondo il MIP

La figura del manager oggi deve confrontarsi con nuove sfide e opportunità, come quelle presentate dal digitale. E se le competenze hard sono fondamentali, sono le soft skill a fare la differenza. Ce lo racconta Simone Franzò, direttore dell’Executive master in management

 

Una profonda conoscenza dei principi del management e un buon bilanciamento tra soft e hard skill. Sono queste le basi su cui un manager deve costruire il proprio successo. Ce lo racconta Simone Franzò, direttore dell’Executive master in management (Emim) presso il MIP Politecnico di Milano. «Sembra scontato, eppure troppe volte le figure manageriali mostrano gravi lacune nella formazione. Oggi più che mai, invece, è fondamentale poter contare su competenze solide. Anche perché il digitale sta cambiando i confini di questa professione».

 

Affrontare le sfide, cogliere le opportunità

La diffusione sempre più pervasiva delle tecnologie digitali sta giocando un ruolo molto importante: «Da una parte abbiamo delle sfide, dall’altra delle opportunità», spiega Franzò. «Pensiamo alla diffusione dello smartworking. Pone sicuramente una sfida dal punto di vista della gestione del team». Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: «Le nuove tecnologie abilitano nuove opportunità, possono migliorare la produttività e l’efficacia del lavoro svolto. Non sono però la panacea di tutti i mali: devono essere opportunamente gestite. Solo così possono diventare uno strumento virtuoso a beneficio dell’azienda». La sfida è anche culturale: «È necessario un cambio di mindset. Così come la presenza fisica sul posto di lavoro non può più essere considerata un valore imprescindibile, allo stesso modo l’adozione del digitale richiede una formazione che coinvolga tanto i manager quanto le risorse umane. Facciamo un esempio: il tema della gestione dei dati e della conoscenza. Non si può digitalizzare senza saper gestire il flusso relativo al knowledge management». Ma le tecnologie, appunto, non sono tutto. Anzi, non sono niente, senza competenze. «Oggi più che mai», continua Franzò, «è evidente l’esigenza di coniugare le hard skill, ossia le competenze più nozionistiche, che si apprendono tramite i classici percorsi formativi, con le soft skill: per esempio, la gestione della leadership, del team, il public speaking. Sono queste le competenze che diventano sempre più fonte di successo e di vantaggio competitivo per alcuni manager rispetto ad altri».

 

Un master per chi vuole rafforzare le proprie competenze

L’Executive master in management offre una formazione in linea con questi principi. «Si tratta di un master in general management che si rivolge a chi ha un’esperienza di lavoro tipicamente consolidata e sente il bisogno di aggiornare e rafforzare le proprie competenze in aree chiave del sapere manageriale», illustra Franzò. «La struttura formativa si articola in quattro macro-blocchi. Il primo set di corsi si basa sui fondamentali di management, all’interno dei quali lo studente potrà scegliere tra i sei e gli otto corsi. Il secondo blocco è costituito da corsi elective: proponiamo oltre cento corsi, e tra questi gli allievi ne sceglieranno tra i sei e gli otto. Il terzo blocco è il Percorso executive: un percorso di otto moduli precostituiti che affrontano un macrotema da molteplici punti di vista fra loro complementari (digital transformation, project management, energy management e così via). Infine, il project work, che ha l’obiettivo di applicare le nozioni apprese fino a quel momento su un problema reale di stampo manageriale».

 

Dal networking al career empowerment, passando dalle soft skill

Il master, che può essere fruito online a seguito del manifestarsi della pandemia Covid-19, si caratterizza quindi per un’elevata personalizzazione dei contenuti. «È il suo punto di forza. Non solo perché ogni studente potrà scegliere quali ambiti approfondire, ma anche perché questo permetterà a tutti gli iscritti di incrociare un ampio numero di colleghi diversi da un corso all’altro e che condividono le medesime esigenze formative. Approssimativamente, il networking potrebbe raggiungere un’ampiezza di oltre un centinaio di persone, tutte legate da interessi comuni». Particolare rilievo, poi, è dato proprio alle soft skill, oltre che al career empowerment: «Oltre ai corsi maggiormente incentrati sulle competenze soft, abbiamo previsto una serie di iniziative a supporto dello sviluppo di carriera per i nostri allievi. Ad esempio, i nostri allievi avranno l’opportunità di confrontarsi con manager e head hunter, che illustreranno quali sono le competenze più appetibili dal mercato», conclude Franzò.

 

Coinvolgere i caregiver familiari nella progettazione dei servizi di assistenza: il progetto Place4carers

Si è appena concluso il progetto Place4Carers avente l’obiettivo di co-produrre un nuovo servizio sociale e di comunità per promuovere il coinvolgimento dei caregivers familiari di soggetti anziani residenti nelle aree remote e rurali della Valle Camonica.

 

Cristina Masella
Professoressa Ordinaria di Business Administration, School of Management, Politecnico di Milano

Eleonora Gheduzzi
Dottoranda, School of Management, Politecnico di Milano

 

L’attuale emergenza sanitaria ha dato l’occasione di riflettere sull’importanza dell’assistenza territoriale e domiciliare soprattutto a supporto degli anziani fragili. In Italia, i principali ma inosservati protagonisti dell’assistenza territoriale sono circa 7 milioni di caregiver familiari. I caregiver familiari sono prevalentemente donne con un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. Durante l’emergenza sanitaria, più del 50% dei caregiver ha sospeso o ridotto la propria attività lavorativa a causa di un maggior carico nella cura del proprio caro.

 

“Abbiamo mille angosce. Per noi diventa dura la vita perché non riusciamo più a ritagliarci un piccolo spazio per noi; a ricaricarci le batterie. Poi gli aiuti sul territorio sono stati sempre di meno”, Caregiver 55 anni, Breno.

 

Oltre alla sofferenza psicologica nel vedere un proprio caro in difficoltà, i caregiver familiari sperimentano forte stress, senso di impotenza e solitudine dovute al ‘peso dell’assistenza’. Per prevenire l’insorgere di nuove vulnerabilità sul territorio, è necessario creare una rete composta da professionisti e operatori socio-sanitari e sanitari capace di collaborare a stretto contatto con i caregiver familiari fornendogli assistenza e aiutandoli nella cura dell’anziano. Due sono gli obiettivi: supportare i caregiver, assicurando un miglioramento della loro condizione psicologica e sociale e consentire loro di rafforzare il sistema di assistenza territoriale a favore degli anziani fragili a casa.

 

“Abbiamo una consapevolezza maggiore di noi stessi e del rapporto che possiamo avere con gli operatori/professionisti che assistono al nostro caro. Io sono maturata molto, perché mi sono resa conto di che cosa io stessa possa fare”. Caregiver 77 anni, Breno

 

Il progetto Place4Carers ha risposto a queste esigenze attraverso azioni di ricerca scientifica partecipata in cui sono stati coinvolti caregiver familiari di anziani non autosufficienti a casa residenti in Valle Camonica. Il contesto di analisi (montano e hard-to-reach) è stato scelto perché in questi territori l’assistenza dei caregiver diventa cruciale a causa della limitata accessibilità ai servizi sanitari e socio-sanitari.

Il progetto di durata triennale è stato finanziato da Fondazione Cariplo ed è stato coordinato dall’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con la School of Management (SOM) del Politecnico di Milano, Need Institute e l’Azienda Territoriale per i Servizi alla Persona (ATSP, Breno, BS).

In particolare, il team della SOM del Politecnico di Milano ha avuto il compito di mappare i bisogni e la condizione psicologica e sociale dei caregiver familiari della Valle Camonica. Questa analisi ha evidenziato come i caregiver prestano in media 75 ore settimanali all’assistenza del proprio caro sperimentando un maggiore affaticamento fisico e psicologico rispetto a coloro che fruiscono maggiormente di servizi socio-sanitari.

Questi e altri risultati hanno costituito la base per la co-progettazione di un nuovo servizio “S.O.S CAREGIVERS: come stare bene per far stare bene“, eseguita attraverso quattro workshop di co-progettazione coinvolgendo 26 caregivers familiari, 6 ricercatori e 3 rappresentanti ATSP.

Il team della School of Management ha supportato ATSP nella realizzazione del servizio valutandone la fattibilità prima e impatto poi. Il servizio è organizzato in quattro macro-attività e ha raggiunto più di 150 caregiver:

  • Sapere di più, sapere meglio: corsi di formazione volti a fornire ai caregiver familiari conoscenze e competenze pratiche per una più efficace gestione dei propri cari.
  • Gruppi di tradizione e memorie: un’occasione di convivialità tra caregiver familiari in cui condividere e raccontarsi memorie legate alla vita in Valcamonica, tramite il supporto e la supervisione di uno psicologo.
  • Informarsi fa bene al cuore: creazione di diversi canali informativi sul territorio sia online che offline per informare sui servizi attivi sul territorio per gli anziani fragili e diffondere il nuovo servizio SOS Caregiver.
  • Comitato dei Cittadini: struttura organizzativa di gestione del servizio partecipata che supervisiona l’andamento dei servizi fornendo suggerimenti per migliorarne l’efficacia. Questo Comitato è composto da caregiver familiari, ATSP, e ricercatori.

I risultati sono stati più che soddisfacenti. Per una valutazione complessiva ed esaustiva, il team della School of Management ha coinvolto nella valutazione tutti gli stakeholder che hanno collaborato all’implementazione del servizio: caregiver familiari, referenti di ATSP, ricercatori, formatori, professionisti, e quattro RSA locali. In generale, il servizio ha riscontrato un ottimo livello di soddisfazione (c.a. 90%), un buon livello di comprensione dei contenuti dei corsi (c.a. 88%) e un considerevole tasso di partecipazione visto il contesto hard-to-reach (c.a. 20%). Inoltre, i referenti di ATSP, i professionisti e i responsabili delle quattro RSA coinvolte hanno mostrato interesse a continuare il servizio, evidenziando l’importanza di supportare i caregiver familiari nella cura dell’anziano a casa.

 

“Non ci avete dato un aiuto fisico, però la formazione e l’aiuto ci ha permesso di affrontare meglio la nostra quotidianità”, Caregiver 78 anni, Breno.
“Abbiamo avuto l’opportunità di capire il vissuto dei caregiver familiari nella gestione quotidiana degli anziani, e questo ci ha aiutato a rivedere la nostra offerta di servizi per indirizzarci non solo a favore non solo dell’anziano ma anche dell’intero nucleo familiare”, referente ATSP, Breno.

 

Questo progetto ha dato il via alla creazione di una rete territoriale a cui partecipano caregiver, ricercatori, ATSP, ATS della Montagna, ASST della Vallecamonica, Comunità Montana, Assemblea dei sindaci, quattro RSA della Valle Camonica e cooperative.

Il progetto è finito, ma Place4carers non si ferma!

Per avere ulteriori informazioni sul progetto Place4Carers, clicca qui per vedere il video della presentazione del progetto.

 

Janssen Italia punta sulle persone e lancia lo Janssen Leadership Lab, un programma di formazione pluriennale per rafforzare le competenze dei propri dipendenti

Realizzato in collaborazione con SDA Bocconi School of Management, MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, Open Sky e PoliHub, questo progetto di formazione triennale si aggiunge ai percorsi che Johnson & Johnson offre ai dipendenti del Gruppo nell’ottica dell’apprendimento continuo.

Janssen Leadership Lab è pensato per coinvolgere tutti i dipendenti coprendo le esigenze di diverse funzioni e livelli aziendali.

Janssen, l’azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, presenta oggi lo Janssen Leadership Lab, un programma di formazione per i propri dipendenti volto a offrire le competenze necessarie per comprendere la complessità del momento che stiamo vivendo e affrontare le sfide di un ambiente in rapida evoluzione. Il progetto, che avrà durata triennale, è stato creato in stretta collaborazione tra Janssen, SDA Bocconi School of Management, MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, Open Sky, società di consulenza specializzata in progetti per lo sviluppo delle persone e delle organizzazioni e PoliHub, l’Innovation Park & Startup Accelerator del Politecnico di Milano.

Lo Janssen Leadership Lab coinvolgerà i circa 650 dipendendenti dell’azienda della sede di Cologno Monzese (MI) e del territorio in una serie di corsi che ne accresceranno le soft skills per potenziare in loro orientamento all’innovazione, resilienza, pensiero strategico, doti di negoziazione, abilità nella pianificazione.

L’investimento sulle persone e sulle competenze aumentate è da sempre una priorità per Janssen”, ha dichiarato Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Janssen Italia. “Nel contesto attuale, tuttavia, che vede il mondo nel mezzo di una crisi non solo sanitaria, ma anche sociale ed economica, è necessario più che mai farsi trovare pronti di fronte alle sfide e alle opportunità che si incontrano. Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di investire in maniera importante sulle nostre persone, al fine di offrire loro le soft skills necessarie per una Janssen Italia a prova di futuro”.

Nel corso dell’evento di presentazione del progetto, SDA Bocconi School of Management, ha tratto ispirazione da alcune recenti ricerche svolte sui primi livelli e sui profili di middle management di oltre 500 aziende italiane e spiegato come la trasformazione del mondo del lavoro stia avvenendo in un contesto di profonda incertezza, ulteriormente esasperato dall’emergenza sanitaria mondiale. “Per aver successo le organizzazioni devono saper dimostrare non solo una forte resilienza al cambiamento, ma anche la capacità di generare e gestire la discontinuità. Si rivela importante, in particolare, un modello di leadership “inquiry-driven”, ovvero fondato sulla capacità di mettere in discussione i propri principi, promuovendo nuove prospettive e ponendosi degli interrogativi capaci di riformulare il problema e di accendere l’immaginazione.” – spiega Beppe Soda, Dean di SDA Bocconi.

È proprio in quest’ottica che Janssen Italia lancia oggi questo progetto di formazione, con l’obiettivo di fornire ai dipendenti tutti gli strumenti necessari per abbracciare e incoraggiare il cambiamento e promuovere un approccio creativo rispetto alle sfide che si incontrano, trasformando i potenziali ostacoli in opportunità, gli errori in spunti per migliorare, e le opinioni e prospettive diverse in creatività e innovazione.

“Siamo orgogliosi di raccogliere, insieme a SDA Bocconi e Open Sky, la sfida che Janssen Italia ci ha posto con il fine di supportarli nella trasformazione dei loro leader”, ha dichiarato Federico Frattini, Dean del MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business “Sono tre le parole chiave attorno alle quali abbiamo costruito il nostro contributo: il ruolo della tecnologia, per abilitare e supportare la trasformazione delle organizzazioni e dei processi; l’ attenzione alla resilienza, come risposta alla necessità di confrontarsi con un contesto in continua e spesso imprevedibile evoluzione; centralità di innovazione e imprenditorialità, soprattutto se finalizzate esplicitamente alla costruzione di un futuro migliore rispetto al quale esercitare una nuova leadership d’impresa”

Federico Frattini ospite del X Leadership Learning Lab di Asfor

“Il tempo delle scelte. Responsabilità, iniziativa e coraggio della leadership”  è il titolo del X Leadership Learning Lab di Asfor, in diretta streaming giovedì 26 novembre, dalle 9.00 alle 13.30. Nel corso dell’evento, ospitato in modalità virtuale da AFORISMA School of Management, interverranno anche l’economista Tito Boeri, il direttore generale del Censis Massimiliano  Valerii ed Enrico Letta, Dean della Paris School of International Affairs. E ancora, l’imprenditore Ali Reza Arabnia, il presidente della Fondazione Crui  Alberto Felice De Toni e Raoul Claudio Nacamulli, Università degli Studi di Milano Bicocca. In chiusura, un dialogo con la scienziata Ilaria Capua sul tema “La pandemia e il dopo”.

Non è più tempo di prendere tempo. La pandemia ha messo a nudo problematiche economiche, sociali, culturali e organizzative che affliggono il nostro paese da anni e che occorre risolvere ora. Assumendo la responsabilità di scelte non più rinviabili perché troppo a lungo rinviate.

Da questa constatazione prende le mosse la decima edizione del Leadership Learning Lab promosso da Asfor – Associazione Italiana per la Formazione Manageriale giovedì 26 novembre e intitolato “Il tempo delle scelte. Responsabilità, iniziativa e coraggio della leadership”. La diretta streaming, che andrà in onda dalle 9.00 alle 13.30, è ospitata sulla piattaforma digitale di AFORISMA School of Management, associato Asfor.

Partendo dalla riflessione sui cambiamenti indotti dall’emergenza Covid, l’evento esplora le complessità e le sfide che investono quanti, a tutti i livelli e in tutti i contesti, assumono responsabilità decisionali. L’appuntamento si rivolge infatti ai vertici e al management delle aziende private e pubbliche, ai professionisti della formazione, alle università e alle business school che sviluppano programmi executive sulle tematiche della leadership e dell’innovazione. Lo fa con la guida di ospiti prestigiosi, interpreti attenti della realtà in cui viviamo: l’economista Tito Boeri e il Direttore Generale del Censis, Massimiliano Valerii;

Enrico Letta, Dean della Paris School of International Affairs, e l’imprenditore Ali Reza Arabnia, Group Chairman e CEO di Gecofin. E ancora, Alberto Felice De Toni, Presidente della Fondazione Crui e Direttore Scientifico di Cuoa Business School; Federico Frattini, Dean del Mip – Politecnico di Milano Graduate Business School; Raoul Claudio Nacamulli, docente di Organizzazione aziendale presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca.In chiusura, un dialogo con la scienziata Ilaria Capua sul tema “La pandemia e il dopo”. La virologa italiana, direttrice del One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, ci aiuterà a capire meglio la fase che stiamo attraversando e quelle che verranno, fino all’auspicabile superamento dell’emergenza.

Afferma il presidente di Asfor, Marco Vergeat: “Come ogni anno, il Leadership Learning Lab di Asfor inquadra, nella maniera più ampia possibile, i temi e le dinamiche sociali più rilevanti della realtà contemporanea. Con l’intenzione di far emergere prospettive, approcci e soluzioni da cui ogni leader possa trarre ispirazione per interpretare il proprio contesto di riferimento, dando significato e direzione alla propria azione manageriale. Occorre mettere a fuoco nuove visioni del mondo in cui viviamo, nuove idee di società, di democrazia e anche di impresa”.

Nel corso dell’evento sarà presentato il Manifesto sulla formazione manageriale elaborato da Asfor in collaborazione con Apaform – Associazione Professionale Asfor dei Formatori di Management.

“La formazione manageriale potrà avere un ruolo primario nel rilancio del paese se saprà indicare valori, strategie e strumenti capaci di mettere a frutto il potenziale evolutivo che ogni crisi racchiude in sé. Nulla sarà più come prima, lo sappiamo, ma non è affatto detto che il cambiamento sia in meglio: molto dipende dalla nostra capacità di trovare le strade che portano a un vero progresso e di percorrerle con determinazione”, conclude Vergeat. Media partner dell’evento, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e “FormaFuturi”, il magazine di cultura manageriale promosso da Asfor insieme ad Apaform –Associazione Professionale ASFOR dei Formatori di Management. Trovi FormaFuturi su: www.formafuturi.news.

La partecipazione è gratuita previa registrazione obbligatoria: https://it.surveymonkey.com/r/LearningLabASFOR2020  

“Accelera con Amazon” in collaborazione con ICE, MIP Politecnico di Milano, CONFAPI e Netcomm per sostenere la digitalizzazione di oltre 10.000 startup e piccole e medie imprese italiane

Attraverso sessioni di formazione e coaching, le piccole e medie imprese supereranno le barriere esistenti per vendere online in Italia e all’estero. Il programma include risorse di apprendimento online, corsi di approfondimento virtuali e un boot camp intensivo di una settimana per aiutare le imprese ad implementare la propria presenza in rete. È inoltre prevista la possibilità di accedere a consulenze mirate su strategia di business, di finanziamento, nonché su marketing e internazionalizzazione. Attualmente sono più di 14.000 le piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon in tutto il mondo.

 

Annunciato oggi “Accelera con Amazon”, un programma di formazione gratuito realizzato in collaborazione con ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, Confederazione italiana della piccola e media industria privata (CONFAPI), la principale organizzazione di rappresentanza delle Pmi italiane e Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale Italiano, per accelerare la crescita e la digitalizzazione di oltre 10.000 piccole e medie imprese italiane (PMI).

 

In Italia le vendite attraverso l’e-commerce stanno crescendo ma continuano a rappresentare solo una piccola parte degli acquisti complessivi. In base all’analisi dell’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management Politecnico di Milano l’incidenza del valore delle vendite online sul totale delle vendite in ambito retail è cresciuto dal 6% all’8% nel 2020. Le piccole e medie imprese italiane hanno un gap da colmare se comparate ai cugini europei. Solo un terzo di loro è digitalizzata e solo una su sette (di quelle con più di 10 impiegati) ha una presenza online significativa. Di gran lunga indietro rispetto alle altre nazioni europee, l’Italia si posiziona al 25° posto tra i 28 Stati Membri dell’Unione Europea nell’edizione 2020 del DESI Digital Economy and Society Index.

 

Sono oltre 14.000 le piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon. Nel 2019 hanno registrato vendite all’estero per più di 500 milioni di euro ed hanno creato più di 25.000 posti di lavoro in Italia. Nel periodo dal 1° giugno 2019 al 31 maggio 2020, i partner di vendita italiani hanno registrato vendite per una media di oltre 75.000 euro ciascuno, ed hanno venduto più di 60 milioni di prodotti negli store Amazon

 

Francois Saugier, VP Seller Services Amazon in Europa, ha affermato “Il supporto alle imprese è al centro di tutto ciò che facciamo. Nel 2019, Amazon ha investito oltre 2,2 miliardi di euro in logistica, strumenti, servizi, programmi e persone per aiutarle a raggiungere il loro pieno potenziale”.

 

Il programma offre strumenti online di apprendimento e di consulenza per coloro che desiderano avviare una nuova attività online o accelerarne una già esistente. Inoltre, l’iniziativa offre moduli dedicati su come creare un’immagine del brand efficace e implementare strategie di marketing e di social media, strumenti per sviluppare modelli di business e corsi su come creare il team più efficace dal punto di vista delle risorse umane. Le realtà che parteciperanno potranno inoltre beneficiare di:

 

  • Un hub di apprendimento online realizzato con MIP Politecnico di Milano che include una serie di moduli e corsi online gratuiti che le piccole e medie imprese possono frequentare indipendentemente dal livello di digitalizzazione e conoscenza. Le PMI riceveranno formazione su un’ampia gamma di tematiche come la strategia commerciale, il finanziamento, il marketing e l’internazionalizzazione. I corsi saranno tenuti da docenti della School of Management del Politecnico di Milano e da esperti di e-commerce, oltre ad esperti Amazon e metteranno a disposizione degli studenti un metodo di apprendimento community-based.
  • Boot camp intensivi MIP Politecnico di Milano ha progettato un corso intensivo virtuale di una settimana per offrire a 500 startup e piccole imprese un percorso su misura per sviluppare le loro competenze digitali per vendere online.
  • Webinar organizzati con le sedi territoriali di Confapi per la promozione dei corsi di digitalizzazione offerti dal programma.
  • Webinar e Contenuti video realizzati dall’Agenzia ICE per fornire contenuti formativi sul commercio elettronico e l’internazionalizzazione d’impresa.
  • Un percorso di webinar realizzati da Netcomm per comprendere come il digitale stia trasformando lo scenario di mercato globale e supportare le PMI nel definire le iniziative digitali che possono intraprendere sia in ambito BTB che BTC.
  • Webinar AWS “Primi passi nel Cloud per le PMI” – I Primi Passi nel Cloud Amazon Web Services (AWS) sono una serie di appuntamenti online gratuiti in Italiano – progettati per Piccole e Medie Imprese – che hanno l’obiettivo di aiutare a innovare con il cloud AWS e di sfruttare a pieno le potenzialità della Regione AWS Italiana attraverso tutorial e dimostrazioni pratiche tenute dagli esperti di AWS.

 

Partner istituzionali e del settore insieme per supportare imprenditori e aziende interessate a digitalizzarsi e lanciare le loro attività online, offrendo un’ampia gamma di servizi di formazione.

 

Carlo Ferro, Presidente ICE Agenzia: “Gli interventi di supporto alla ripresa, e di riposizionamento strutturale sui nuovi mercati, richiedono un’accelerata transizione verso il digitale. È questa una sfida di capitale umano, una sfida alla sua capacità di essere attore di nuove proposte e di adeguarsi ai nuovi paradigmi del commercio mondiale e dell’innovazione tecnologica. In una parola, è una sfida di formazione. In accordo con il Patto per l’Export siamo molto attivi su questo fronte con una serie di azioni, tra cui la formazione di 150 digital export manager, per accompagnare le imprese, particolarmente le PMI, in tutte le fasi del processo di digitalizzazione; con l’obiettivo di aiutarle a prendere quell’ “ascensore digitale” per affrontare, con rinnovata energia, le sfide imposte dall’emergenza pandemica e tornare leader sui mercati internazionali”.

 

Confapi è la Confederazione della piccola e media industria privata italiana, nata nel 1947, rappresenta oggi la sintesi di un ampio sistema di Pmi: 83mila imprese con più di 800mila addetti che applicano i 13 Contratti nazionali di lavoro firmati da Confapi (dati Inps); 60 sedi territoriali e distrettuali; 13 Unioni nazionali e un’Associazione nazionale di categoria a cui si aggiungono 2 Gruppi di interesse e 13 Enti bilaterali.

 

Maurizio Casasco, Presidente di Confapi: “A causa della crisi pandemica, l’intero nostro sistema industriale e produttivo è stato costretto a far fronte alla necessità di innovare ed essere adeguatamente preparato a nuovi scenari. L’innovazione e la formazione risultano quindi essere il modo migliore non solo per supportare modelli di sviluppo già consolidati, ma anche per introdurne di nuovi. Confapi lavora per supportare le aziende associate non solo per le soluzioni ai problemi attuali, ma anche per aprirsi a nuove opportunità che permettano di vincere nuove sfide. L’accordo con Amazon aiuterà ad accelerare questi processi, considerando anche l’e-commerce come uno strumento formidabile per le nostre aziende manifatturiere e in generale per una maggiore penetrazione dei prodotti Made in Italy. Un marchio di successo di cui molti dei nostri imprenditori della piccola e media impresa privata ne sono testimonial eccezionali”.

 

Federico Frattini, Dean MIP Politecnico di Milano: “Siamo lieti di supportare le piccole e medie imprese nella ridefinizione dei processi di business in questo particolare momento storico. La condivisione delle conoscenze e delle competenze relative alla gestione del marchio e allo sviluppo dei canali online consentirà alle aziende di rispondere meglio alla crescente domanda dei consumatori proveniente dal mercato online”.

 

Roberto Liscia, Presidente di Netcomm ed Executive Board Member di Ecommerce Europe: “In questi giorni in cui si stanno decidendo le sorti delle Next Generation, la formazione è sicuramente uno degli assi che può permettere di generare una ripresa duratura dell’economia italiana e creare nuove prospettive occupazionali. Investire in piani di formazione sul digitale permetterà alle PMI italiane di aprirsi a nuovi mercati, definire nuove strategie competitive e dare valore al know-how produttivo che caratterizza le nostre imprese. Siamo lieti di contribuire a questo progetto mettendo a disposizione l’esperienza di Netcomm sull’e-commerce e sul digital retail, la cui rete del valore in Italia si colloca al terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato nel 2019 con 678mila imprese e 290mila lavoratori che ne fanno parte.”

 

Per maggiori informazioni su “Accelera con Amazon” visita la pagina:

http://www.amazon.it/accelera-con-amazon.html

MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e BNL Gruppo BNP Paribas insieme per il tuo futuro

BNL Gruppo BNP Paribas offre agli studenti MIP Graduate School of Business residenti in Italia la possibilità di accesso ad un finanziamento per programmare il proprio futuro con maggiore libertà e sicurezza.

Il prestito BNL Futuriamo consente di far fronte a quanto necessario per affrontare al meglio il proprio percorso di studio, in Italia e all’estero: rette, libri di testo, spese per l’alloggio e di trasporto, acquisto di un PC o Tablet.

BNL Futuriamo può finanziare da 5.000 a 70.000 euro, erogati in un’unica soluzione e rimborsabili in un periodo fino a 10 anni, con la possibilità di posticipare il rimborso del capitale dai 12 ai 36 mesi dall’erogazione.

Per gli studenti più giovani è prevista la cointestazione con un genitore/tutore residente in Italia.

Il prestito è gestito interamente da BNL Gruppo BNP Paribas. La concessione del finanziamento è subordinata all’approvazione della banca. Per tutte le informazioni e le condizioni contrattuali ed economiche visita il sito BNL.it o fissa un appuntamento presso una delle filiali BNL.

 

Sei un candidato Junior? Per maggiori informazioni clicca qui

Sei un candidato Executive? Per maggiori informazioni clicca qui

 

Per contattare i consulenti BNL e richiedere il finanziamento sarà sufficiente cliccare su «Fatti Richiamare» e compilare il form di richiesta.

Recuperare la spiritualità (per diventare manager più consapevoli ed efficaci)

Oltre le soft skill. Il percorso executive in spiritualità e management si propone di guidare i suoi iscritti in un livello profondo di conoscenza dell’umano per dare vita a una contaminazione virtuosa con tematiche più legate al business. «Ci rivolgiamo a chi vuole conoscersi meglio per fare un salto in avanti», spiega il docente Luciano Traquandi

 

L’importanza delle soft skill in ambito formativo e lavorativo è ormai accettata da tutti. Esiste, però, un livello più profondo da esplorare, apparentemente antitetico rispetto a concetti come business, produttività, tecnologia, ma fondamentale per ritrovare un equilibrio profondo: la spiritualità. «Viviamo in un’epoca in cui l’eccesso di tecnologia, con i suoi percorsi definiti, può condurre a uno stato entropico, e quindi di decadenza. Lo spirito, invece, è profondamente umano e, per natura, anti-entropico. È proprio ciò di cui abbiamo bisogno», spiega il professor Luciano Traquandi, che per il MIP Politecnico di Milano cura il Percorso executive in spiritualità e management (SPEM).

 

Il bilanciamento tra umano e tecnologia

Ma che cosa significa, esattamente, spiritualità? E come mai il MIP ha deciso di dedicare addirittura un corso a questa tematica? «Abbiamo deciso di adoperare questo termine perché era quello che più di tutti indicava qualcosa di incommensurabile e intangibile, sfuggente a qualsiasi tipo di misurazione. Per capirne meglio la natura, pensiamo al termine “cultura”», spiega Traquandi. «Non si può “pesare” la cultura. Ma culture differenti portano a esiti differenti. Con il percorso SPEM vogliamo andare oltre, e affrontare dimensioni che spesso sfuggono».

Un corso, questo, che ha richiesto una lunga preparazione: «È da circa dieci anni che ci lavoriamo. Ma arriva nel momento ideale, in una fase storica in cui siamo profondamente scossi proprio da qualcosa di apparentemente insignificante e intangibile», illustra Traquandi, facendo riferimento al coronavirus. Ma questo bisogno di spiritualità è legato anche alla poderosa accelerazione tecnologica degli ultimi anni: «Il futurologo John Naisbitt affermava che all’high tech doveva corrispondere un high touch: ossia, un “tocco” umano che facesse da contrappeso alla tecnologia. Ma non commettiamo l’errore di mettere in contrapposizione questi due ambiti: la tecnica beneficia della spiritualità, e la spiritualità è aiutata dalla tecnica; pensiamo ad esempio a quei monaci buddhisti che sono anche fisici teorici», racconta Traquandi.

 

Non si quantifica: si percepisce

Gli obiettivi del percorso SPEM si legano proprio a questo ambito: proporre chiavi di lettura per la comprensione della dimensione dello spirito, allo scopo di una contaminazione virtuosa con il mondo della produzione. E la spiritualità ha ricadute su moltissimi ambiti: sul change management, sull’economia, sul diritto, sul decision making, persino sull’intelligenza artificiale. «La categoria dello spirito è pervasiva», spiega Traquandi. «Ma attenzione: non è possibile misurarla. Di fronte a questo, dobbiamo arrenderci. La possiamo sentire, percepire, avvertire, ma non controllare. E anche se questo corso è rigorosamente laico, vale la pena ricordare casi di aziende che, a seguito di acquisizioni problematiche hanno accettato delle vere e proprie analisi teologiche che hanno poi permesso di superare le criticità rilevate. Ed è normale che sia così: tutti noi viviamo questa dimensione profonda. Magari facciamo fatica a confessarlo a noi stessi, ma la viviamo».

 

Un percorso che mira alla comprensione

Il corso SPEM affronta tutti questi temi: «Si rivolge a persone coraggiose e sensibili, di grande competenza», spiega Traquandi. «Persone che sentono il bisogno di fare un salto in avanti, sia per lavoro sia per sé stessi. Perché proprio la conoscenza di sé è un elemento fondamentale di questo percorso. L’approccio è complesso. Ogni modulo sarà dedicato a un tema. E, visto che, come dicevamo prima, lo spirito è pervasivo, avremo dei relatori provenienti da ambiti molto diversi: medici, teologi, militari, imprenditori, esperti dal mondo della ricerca e dell’economia. Proporremo agli iscritti una molteplicità di stimoli, necessari per arrivare a una piena comprensione. Non ci sono e non possono esserci teorie e risultati unificati. Ogni partecipante vivrà un’esperienza personale che attingerà dal proprio serbatoio di spiritualità. Da questo punto di vista, sarà fondamentale la partecipazione: il confronto interno al gruppo sarà determinante per il successo di questa esperienza», conclude Traquandi.

Sostenibilità, Big data, Communication, Cybersecurity… Scopri i nuovi master del MIP all’avanguardia nella digital transformation

La nostra business school ha appena dato vita a una serie di nuovi master specialistici focalizzati su diverse aree di management particolarmente emergenti.

Al MIP offriamo una vasta gamma di programmi post-laurea tra cui i Master Specialistici, ovvero percorsi verticali volti ad approfondire le competenze di una specifica funzione, area aziendale o settore di attività.

All’offerta formativa del MIP si sono aggiunti corsi con tematiche quanto mai attuali, ai quali si aggiungerà a breve anche un percorso internazionale dedicato esclusivamente al mondo dei Big Data, in continua espansione ed evoluzione anche nel settore Supply Chain e Healthcare.

Si tratta di percorsi strutturati in 12 mesi di intensa formazione, project work, company visit e momenti di networking con professionisti, che hanno l’obiettivo di sviluppare le hard e le soft skills dei candidati, tenendo conto delle esigenze delle aziende di oggi.

Ve li descriviamo brevemente:

International Masters in Sustainability Management Con il recente conseguimento della certificazione B Corp, il concetto di sostenibilità ha assunto un peso ancora più forte nei programmi della Scuola. Studiamo e insegniamo in che modo la sostenibilità cambia i processi aziendali, le catene di fornitura, le operazioni e le tecnologie in diversi settori: questo ha portato MIP a creare 5 nuovi master internazionali interamente focalizzati sul tema della sostenibilità.

International Master in Cybersecurity Management La sicurezza informatica sta diventando sempre più rilevante in tutte le organizzazioni, grazie alla crescente digitalizzazione delle attività in un mondo globalmente iperconnesso e inoltre, il Covid-19 con la relativa diffusione dello smartworking, spinge maggiormente a tutelarsi dai rischi informatici. Per questo è nato il master che preparerà gli studenti ad assumere un ruolo di leadership nel mondo della cybersecurity.

International Master in Media and Communication Management Le aziende, le società dei media, le agenzie di comunicazione e le società di comunicazione richiedono nuove competenze, menti fresche e idee innovative all’intersezione tra creatività e capacità analitiche, soprattutto oggi. Nasce per questo un percorso ad hoc, per rafforzerai il bagaglio di competenze nei media e nella comunicazione.

International Master in Digital Transformation La Digital Transformation non è una mera combinazione di tecnologie, ma un più ampio fenomeno con profonde implicazioni strategiche e manageriali per tutte le aziende, a prescindere dall’industria in cui operino. Nasce iMDT per insegnare a guidare la Digital Transformation ovunque, in organizzazioni sia pubbliche che private.

Per avere ulteriori dettagli sui programmi non perdere le giornate di presentazione online: conoscerai i requisiti di accesso, scoprirai di più sull’ampio network aziendale attivo sia durante che dopo il periodo formativo, con internship e project work.

Attivando la tua domanda di ammissione entro il 30 gennaio 2020 potrai accedere ad una scontistica di 1.000€ sulle fee dei Master sopraelencati. Non perdere l’occasione di diventare un digital leader del domani!