MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e BNL Gruppo BNP Paribas insieme per il tuo futuro

BNL Gruppo BNP Paribas offre agli studenti MIP Graduate School of Business residenti in Italia la possibilità di accesso ad un finanziamento per programmare il proprio futuro con maggiore libertà e sicurezza.

Il prestito BNL Futuriamo consente di far fronte a quanto necessario per affrontare al meglio il proprio percorso di studio, in Italia e all’estero: rette, libri di testo, spese per l’alloggio e di trasporto, acquisto di un PC o Tablet.

BNL Futuriamo può finanziare da 5.000 a 70.000 euro, erogati in un’unica soluzione e rimborsabili in un periodo fino a 10 anni, con la possibilità di posticipare il rimborso del capitale dai 12 ai 36 mesi dall’erogazione.

Per gli studenti più giovani è prevista la cointestazione con un genitore/tutore residente in Italia.

Il prestito è gestito interamente da BNL Gruppo BNP Paribas. La concessione del finanziamento è subordinata all’approvazione della banca. Per tutte le informazioni e le condizioni contrattuali ed economiche visita il sito BNL.it o fissa un appuntamento presso una delle filiali BNL.

 

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Per contattare i consulenti BNL e richiedere il finanziamento sarà sufficiente cliccare su «Fatti Richiamare» e compilare il form di richiesta.

Recuperare la spiritualità (per diventare manager più consapevoli ed efficaci)

Oltre le soft skill. Il percorso executive in spiritualità e management si propone di guidare i suoi iscritti in un livello profondo di conoscenza dell’umano per dare vita a una contaminazione virtuosa con tematiche più legate al business. «Ci rivolgiamo a chi vuole conoscersi meglio per fare un salto in avanti», spiega il docente Luciano Traquandi

 

L’importanza delle soft skill in ambito formativo e lavorativo è ormai accettata da tutti. Esiste, però, un livello più profondo da esplorare, apparentemente antitetico rispetto a concetti come business, produttività, tecnologia, ma fondamentale per ritrovare un equilibrio profondo: la spiritualità. «Viviamo in un’epoca in cui l’eccesso di tecnologia, con i suoi percorsi definiti, può condurre a uno stato entropico, e quindi di decadenza. Lo spirito, invece, è profondamente umano e, per natura, anti-entropico. È proprio ciò di cui abbiamo bisogno», spiega il professor Luciano Traquandi, che per il MIP Politecnico di Milano cura il Percorso executive in spiritualità e management (SPEM).

 

Il bilanciamento tra umano e tecnologia

Ma che cosa significa, esattamente, spiritualità? E come mai il MIP ha deciso di dedicare addirittura un corso a questa tematica? «Abbiamo deciso di adoperare questo termine perché era quello che più di tutti indicava qualcosa di incommensurabile e intangibile, sfuggente a qualsiasi tipo di misurazione. Per capirne meglio la natura, pensiamo al termine “cultura”», spiega Traquandi. «Non si può “pesare” la cultura. Ma culture differenti portano a esiti differenti. Con il percorso SPEM vogliamo andare oltre, e affrontare dimensioni che spesso sfuggono».

Un corso, questo, che ha richiesto una lunga preparazione: «È da circa dieci anni che ci lavoriamo. Ma arriva nel momento ideale, in una fase storica in cui siamo profondamente scossi proprio da qualcosa di apparentemente insignificante e intangibile», illustra Traquandi, facendo riferimento al coronavirus. Ma questo bisogno di spiritualità è legato anche alla poderosa accelerazione tecnologica degli ultimi anni: «Il futurologo John Naisbitt affermava che all’high tech doveva corrispondere un high touch: ossia, un “tocco” umano che facesse da contrappeso alla tecnologia. Ma non commettiamo l’errore di mettere in contrapposizione questi due ambiti: la tecnica beneficia della spiritualità, e la spiritualità è aiutata dalla tecnica; pensiamo ad esempio a quei monaci buddhisti che sono anche fisici teorici», racconta Traquandi.

 

Non si quantifica: si percepisce

Gli obiettivi del percorso SPEM si legano proprio a questo ambito: proporre chiavi di lettura per la comprensione della dimensione dello spirito, allo scopo di una contaminazione virtuosa con il mondo della produzione. E la spiritualità ha ricadute su moltissimi ambiti: sul change management, sull’economia, sul diritto, sul decision making, persino sull’intelligenza artificiale. «La categoria dello spirito è pervasiva», spiega Traquandi. «Ma attenzione: non è possibile misurarla. Di fronte a questo, dobbiamo arrenderci. La possiamo sentire, percepire, avvertire, ma non controllare. E anche se questo corso è rigorosamente laico, vale la pena ricordare casi di aziende che, a seguito di acquisizioni problematiche hanno accettato delle vere e proprie analisi teologiche che hanno poi permesso di superare le criticità rilevate. Ed è normale che sia così: tutti noi viviamo questa dimensione profonda. Magari facciamo fatica a confessarlo a noi stessi, ma la viviamo».

 

Un percorso che mira alla comprensione

Il corso SPEM affronta tutti questi temi: «Si rivolge a persone coraggiose e sensibili, di grande competenza», spiega Traquandi. «Persone che sentono il bisogno di fare un salto in avanti, sia per lavoro sia per sé stessi. Perché proprio la conoscenza di sé è un elemento fondamentale di questo percorso. L’approccio è complesso. Ogni modulo sarà dedicato a un tema. E, visto che, come dicevamo prima, lo spirito è pervasivo, avremo dei relatori provenienti da ambiti molto diversi: medici, teologi, militari, imprenditori, esperti dal mondo della ricerca e dell’economia. Proporremo agli iscritti una molteplicità di stimoli, necessari per arrivare a una piena comprensione. Non ci sono e non possono esserci teorie e risultati unificati. Ogni partecipante vivrà un’esperienza personale che attingerà dal proprio serbatoio di spiritualità. Da questo punto di vista, sarà fondamentale la partecipazione: il confronto interno al gruppo sarà determinante per il successo di questa esperienza», conclude Traquandi.

Sostenibilità, Big data, Communication, Cybersecurity… Scopri i nuovi master del MIP all’avanguardia nella digital transformation

La nostra business school ha appena dato vita a una serie di nuovi master specialistici focalizzati su diverse aree di management particolarmente emergenti.

Al MIP offriamo una vasta gamma di programmi post-laurea tra cui i Master Specialistici, ovvero percorsi verticali volti ad approfondire le competenze di una specifica funzione, area aziendale o settore di attività.

All’offerta formativa del MIP si sono aggiunti corsi con tematiche quanto mai attuali, ai quali si aggiungerà a breve anche un percorso internazionale dedicato esclusivamente al mondo dei Big Data, in continua espansione ed evoluzione anche nel settore Supply Chain e Healthcare.

Si tratta di percorsi strutturati in 12 mesi di intensa formazione, project work, company visit e momenti di networking con professionisti, che hanno l’obiettivo di sviluppare le hard e le soft skills dei candidati, tenendo conto delle esigenze delle aziende di oggi.

Ve li descriviamo brevemente:

International Masters in Sustainability Management Con il recente conseguimento della certificazione B Corp, il concetto di sostenibilità ha assunto un peso ancora più forte nei programmi della Scuola. Studiamo e insegniamo in che modo la sostenibilità cambia i processi aziendali, le catene di fornitura, le operazioni e le tecnologie in diversi settori: questo ha portato MIP a creare 5 nuovi master internazionali interamente focalizzati sul tema della sostenibilità.

International Master in Cybersecurity Management La sicurezza informatica sta diventando sempre più rilevante in tutte le organizzazioni, grazie alla crescente digitalizzazione delle attività in un mondo globalmente iperconnesso e inoltre, il Covid-19 con la relativa diffusione dello smartworking, spinge maggiormente a tutelarsi dai rischi informatici. Per questo è nato il master che preparerà gli studenti ad assumere un ruolo di leadership nel mondo della cybersecurity.

International Master in Media and Communication Management Le aziende, le società dei media, le agenzie di comunicazione e le società di comunicazione richiedono nuove competenze, menti fresche e idee innovative all’intersezione tra creatività e capacità analitiche, soprattutto oggi. Nasce per questo un percorso ad hoc, per rafforzerai il bagaglio di competenze nei media e nella comunicazione.

International Master in Digital Transformation La Digital Transformation non è una mera combinazione di tecnologie, ma un più ampio fenomeno con profonde implicazioni strategiche e manageriali per tutte le aziende, a prescindere dall’industria in cui operino. Nasce iMDT per insegnare a guidare la Digital Transformation ovunque, in organizzazioni sia pubbliche che private.

Per avere ulteriori dettagli sui programmi non perdere le giornate di presentazione online: conoscerai i requisiti di accesso, scoprirai di più sull’ampio network aziendale attivo sia durante che dopo il periodo formativo, con internship e project work.

Attivando la tua domanda di ammissione entro il 30 gennaio 2020 potrai accedere ad una scontistica di 1.000€ sulle fee dei Master sopraelencati. Non perdere l’occasione di diventare un digital leader del domani!

86 candidati, provenienti da 24 diversi Paesi, hanno appena iniziato il loro viaggio digitale al MIP chiamato International Flex EMBA

E’ appena partita la nuova edizione del nostro International Flex EMBA, registrando un alto numero di partecipanti da tutto il mondo, pronti a vivere un’indimenticabile esperienza di formazione in distance learning.

Le decine di candidati connessi da 26 differenti Paesi d’Europa, del Medio Oriente, dell’Asia e dell’America Latina, che venerdì 6 novembre hanno ufficialmente iniziato l’Executive MBA in distance learning del MIP, sono la prova tangibile che nulla può fermare la formazione!

Una classe composta in media da professionisti tra i 30 e i 40 anni, con una formazione pregressa prevalentemente nell’ambito dell’ingegneria e dell’economia, già impegnati da oltre 10 anni principalmente nel settore dell’Information Technology e delle Construction nel ruolo di Project, Sales o General Manager, si è appena formata nella nostra Business School.

Questa è evidenza del fatto che tanti professionisti continuano a nutrire la voglia di migliorarsi, di affinare le proprie skills manageriali e soprattutto, di guardare con positività e lungimiranza al futuro. Ma è anche evidenza del fatto che il MIP Politecnico di Milano, servendosi del potenziale del digital learning, intende perseguire con determinazione l’obiettivo di formare innovatori che sapranno fare delle tecnologie digitali una delle leve principali per un impatto economico e sociale. Questo impegno ci ha infatti portato a scalare importanti classifiche mondiali, posizionandoci in particolare 5° nel QS Online MBA Ranking 2020 9° nel Financial Times Online MBA Ranking 2020.

La nostra Scuola è entusiasta della diversity che caratterizza questa edizione dell’EMBA, della sua portata internazionale, dei variegati background dei suoi partecipanti, che arricchiranno senza dubbio il bagaglio culturale e personale di tutti loro. Sono infatti molteplici i commenti degli studenti durante la cerimonia di apertura del master che sottolineano come questa classe sia “un incredibile mix di competenze ed esperienze” in cui “è rappresentato l’intero mondo del business” anche in termini geografici.

Congratulazioni a tutti per aver deciso di investire nella formazione!

E congratulazioni a tutte le centinaia di giovani laureati e professionisti che, da settembre ad oggi, hanno scelto il MIP per la propria crescita professionale e umana.

Career skills e professional development: i servizi del nostro Career Development Center

Oggi è quanto mai fondamentale, soprattutto dal momento in cui si sceglie un percorso di alta specializzazione, lavorare al proprio personal brand.

Che cos’è il personal branding? Quel complesso di strategie messe in atto per promuovere sé stessi, le proprie capacità ed esperienze, la propria carriera alla stregua, appunto, di un brand.

Per questo il nostro Career Development Center offre agli studenti del MIP, sia dei Master EMBA ed MBA che dei Master Specialistici, tutta una serie di servizi finalizzati a sviluppare una strategia di carriera e a potenziare il network professionale, preparandoli ad affrontare il mercato del lavoro, sempre più complesso e cangiante.

Tra le diverse attività in cui vengono coinvolti i canditati, vi sono i cosiddetti Career workshop & LAB, momenti formativi ed esperienziali che hanno l’obiettivo di fornire strumenti concreti per lo sviluppo delle Career skills: Self Awareness & Context Analysis, Career Self- Design, Planning and Execution, sulle quali bisogna lavorare per diventare attori della propria carriera e governarla con successo.

Di recente, ad esempio, i nuovi studenti dell’International Full Time MBA, hanno preso parte ad un progetto innovativo di Assessment Center, dedicato allo sviluppo delle competenze di imprenditorialità. Circa 53 corsisti hanno preso parte a questo momento laboratoriale virtuale, esercitando le proprie attitudini imprenditoriali.

Concretamente, in seguito alla somministrazione di alcuni test di tipo situazionale, i ragazzi si sono dovuti cimentare nell’elaborazione di una propria idea di business. L’idea è stata poi presentata in plenaria, contribuendo così anche all’esercitazione delle competenze di public speaking e alla successiva costruzione di dinamiche di gruppo, lavorando in team al raggiungimento di un obiettivo comune.

Dopo questa esperienza, attraverso incontri one-to-one con i Consulenti Career, potranno creare un piano di sviluppo customizzato per divenire Career Leaders, sulla base delle evidenze emerse durante l’Assessment.

Non c’è hard skill che tenga, senza il supporto di altrettante consolidate soft skills, per raggiungere i più ambiziosi obiettivi professionali!

#AlumniTeamUP: storie dalla community di innovatori per costruire un futuro migliore per tutti

Riccardo Terraneo, Studente del Percorso Executive in Smart Manufacturing al MIP Politecnico di Milano, racconta opportunità della rivoluzione digitale, di cui è protagonista con il progetto Komete BeSafe.

 

Kometebesafe sembra l’alleato perfetto per mantenere il social distancing a lavoro. Raccontaci di più.

Komete BeSafe è una soluzione IoT composta da un dispositivo indossabile da dare ad ogni lavoratore e un software in cloud che raccoglie gli allarmi e le segnalazioni dei dispositivi.
L’obiettivo è quello di migliorare la sicurezza sul posto di lavoro sia per quanto riguarda le tematiche relative al COVID-19 ma anche per tematiche riguardanti la sicurezza in azienda più in generale.
Il dispositivo è grande quanto un badge e può essere indossato al collo, oppure tenuto in tasca. Le principali funzionalità si raggruppano in due moduli, uno per la sicurezza (rilevazione di cadute, accesso a zone di pericolo, chiamate e messaggi di emergenza, richieste di soccorso, invio della posizione GPS) e uno più focalizzato sul distanziamento sociale in azienda. Infatti i device agiscono come dissuasori di contatto emettendo a seconda della personalizzazione un suono, una vibrazione, oppure un segnale luminoso, in caso di mancato rispetto delle distanze di sicurezza. Inoltre si può risalire alla catena di contatti avvenuta in azienda e ricevere un messaggio di allarme se troppe persone sono presenti in uno spazio chiuso ristretto. Ciò è reso possibile grazie al Bluetooth Low Energy, tecnologia in grado di rilevare il contatto tra due o più dispositivi. In caso di contagio il medico aziendale o il referente dell’asl, può visionare la catena dei contatti del contagiato.

 

Al centro della mission di Komete ci sono trasformazione digitale e il 4.0. Quali sono ancora oggi gli ostacoli e le opportunità maggiori della quarta rivoluzione industriale?

L’obiettivo di Komete è offrire soluzioni IoT per aiutare le nostre PMI industriali a diventare più efficienti. Le nostre soluzioni sono caratterizzate dalla semplicità di utilizzo, dalla poca invasività nei processi aziendali e dalla loro accessibilità, da qui deriva il nostro claim “Smart Factory Made Easy”.

L’ostacolo principale è il timore verso il cambiamento. Introdurre soluzioni digitali significa ripensare gli aspetti organizzativi, andare contro la logica del ‘si è sempre fatto così’, questo non è facile, perché bisogna coinvolgere le persone a tutti i livelli, bisogna istruirle, motivarle e ascoltarle. In questo il MIP svolge un ruolo di primo piano in termini di formazione e consapevolezza. Le opportunità sono enormi, abbiamo la possibilità di fornire strumenti tecnologici per migliorare la vita delle persone in azienda, aiutando tutti gli operatori a tutti i livelli nel prendere decisioni migliori. Pensiamo all’utilizzo di Google Maps, ci ha permesso di raggiungere qualsiasi luogo senza conoscere la strada, ci permette di prendere decisioni diverse in base al traffico. Ecco questa è l’opportunità: prendere decisioni migliori.

In particolare con Komete stiamo creando una gamma di prodotti digitali semplici da utilizzare per fornire alle PMI nuovi strumenti per misurare e controllare quanto avviene in fabbrica in tempo reale.

 

In che modo il tuo percorso al MIP ti sta aiutando nel tuo progetto e, più in generale, nella tua esperienza in Komete?

Sto migliorando come persona e come professionista e questi miglioramenti lì sto portando in azienda. La crescita maggiore la sto avvertendo in merito a due aspetti: l’approccio al problem solving e nell’ideazione di nuovi prodotti/servizi. La possibilità di frequentare una classe composta da persone di grande esperienza proveniente da aree e settori diversi, mi ha portato a conoscere nuove esperienze in merito a soluzioni di problemi aziendali. Questo fatto unito allo studio di casi aziendali proposti in classe, mi ha fornito un’ampia gamma di soluzioni e punti di vista che mi hanno arricchito e mi hanno permesso di avere una visione più completa e aperta. Nel caso di lancio di nuovi prodotti/servizi, occupandosi Komete di soluzioni digitali per le PMI, ci ha consentito maggiormente di capire quali sono i bisogni delle PMI, grazie al confronto con i colleghi di classe e dei casi svolti insieme con i professori, quest’ultimi sono fonte di stimolo e continuo miglioramento.

Ad esempio Komete in sinergia con il MIP nei prossimi mesi valuterà e testerà il lancio di un nuovo prodotto digitale per migliorare il coordinamento con il fornitore, le prestazioni in produzione e la gestione del cliente.

 

Il MIP ha recentemente ottenuto la certificazione B Corp, prima business school italiana, e unica europea, spinta dalla consapevolezza del ruolo che ogni impresa giocherà nel costruire un futuro migliore per tutti. Quale consiglio daresti alla nostra Community per sviluppare iniziative di impatto sociale?

Colgo l’occasione per complimentarmi per il traguardo raggiunto, questo penso sia il giusto riconoscimento dell’impatto positivo sociale del MIP. Ogni organizzazione dovrebbe avere un impatto sociale positivo, infatti le aziende sono il centro dell’innovazione e dei cambiamenti nella società, con i nostri prodotti, i nostri servizi, e i nostri comportamenti possiamo incidere positivamente e credo che per un gruppo di persone con la stessa visione e condivisione degli obiettivi, non ci sia nulla di più soddisfacente nell’avere un impatto positivo sulla vita delle persone. Non ho consigli in particolare da dare, credo di avere tanto da imparare. Posso solo dire quanto noi di Komete crediamo nell’ascolto dei bisogni delle persone; le organizzazioni nascono per soddisfare i bisogni delle persone, e in un momento delicato come questo credo che i Sustainable Development Goals suggeriscano quali siano gli obiettivi da raggiungere a lungo termine.

Digital transformation: adesso o mai più

Il professor Antonio Ghezzi presenta l’International master in digital transformation: dalle ricadute strategiche a quelle organizzative, passando dalla necessità di sviluppare un mindset imprenditoriale per gestire un cambiamento ormai ineludibile. Per qualsiasi azienda

 

Digital transformation sì. Ma a patto di parlarne nel modo giusto, comprendendone a fondo la natura e le ricadute sulle aziende. «Oggi assistiamo a un abuso di questo termine da parte di molte realtà, allo scopo di collocarsi e riposizionarsi», ci spiega Antonio Ghezzi, Professore Associato e Direttore dell’International Master in DigitalTransformation presso il MIP Politecnico di Milano. «Quello che dobbiamo fare, invece, è definire i confini di questo concetto. Troppa enfasi rischia di portare a un’inflazione, con il rischio di vedere esplodere una bolla come accadde con le dot-com nei primi anni 2000. Dobbiamo cercare invece di capire la natura delle ondate tecnologiche, che cosa possono portare al business e come cambierà il ruolo dei manager, che non possono più permettersi di ignorare le trasformazioni in atto».

 

Un’opportunità anche per i più piccoli

Secondo Ghezzi, adottare la digital transformation porta prima di tutto a dei processi di trasformazione che vanno interpretati. «Il primo tema è di natura strategica. Attraverso la combinazione di diverse tecnologie, possono crearsi nuovi mercati. Inoltre, la natura della competizione cambia, si evolve, abbandona le forme del passato. Il secondo tema è di natura imprenditoriale», continua Ghezzi. «Questo fenomeno fa emergere nuove opportunità di business, che bisogna saper cogliere. La creatività diventa fondamentale, da questo punto di vista. E permette alle startup e a tutte quelle realtà born digital di competere con aziende molto più strutturate». Il terzo e ultimo tema è quello organizzativo: «Difficile mettere in atto un piano strategico, se l’organizzazione non è allineata. E poi, bisogna pensare a come incide il digitale: che impatto ha sulla macrostruttura? E sulla microstruttura? Sono presenti le competenze adeguate per portare avanti il piano?»

 

L’azienda digital deve sperimentare

Ovviamente, il ruolo del manager diventa fondamentale di fronte a un cambiamento così ineludibile e così necessario. «È importante riconoscere che il mondo, ormai, è digitale», spiega Ghezzi. «Anche chi è riuscito a posizionarsi in uno spazio ristretto, deve sapere che, prima o poi, quella nicchia si eroderà. Per trovare nuove strade, le aziende devono imparare a sperimentare, investendo poco in direzioni diverse, imparando a saggiare la qualità delle proprie scelte, per capire quale sia la migliore. In un contesto così turbolento, dove le discontinuità non sono solo di natura tecnologica, diventa impossibile una pianificazione classica. Lo hanno capito anche le aziende più grandi, che ora cominciano a imitare questo approccio finora tipico delle start-up». Per affrontare queste sfide, il mindset imprenditoriale è, secondo Ghezzi, ideale: «La ricerca delle opportunità di business deve essere costante. La discontinuità in cui viviamo ci costringe a farlo. A meno che le aziende non vogliano essere soppiantate. Pensiamo a quanto hanno realizzato, in poco tempo, imprese digitali come Amazon, Airbnb, Uber».

 

Dal know-how al know-where

Le tecnologie in gioco, però, bisogna conoscerle. Meglio ancora, bisogna sapere dove andare a cercarle. «Passiamo dal modello del know-how al modello del know-where. È improbabile che una singola impresa detenga tutte le tecnologie che oggi stanno segnando la digital transformation. Se mettiamo in cima alla piramide l’intelligenza artificiale, scendendo vedremo che questa avrà bisogno del machine learning, dei big data e della raccolta dati, che può avvenire a livello consumer, o tramite l’Internet of Things. E tutti questi dati, poi, vanno immessi nel cloud. Ecco, difficile per una sola azienda gestire questa complessità, e per questo diventa importante conoscere dove trovare questi servizi digitali».

Il MIP Politecnico di Milano ha creato l’International master in digital transformation allo scopo di formare professionalità capaci di destreggiarsi in questo ambito. «Noi diamo innanzitutto dei fondamenti di general management a tutti i nostri iscritti, insieme a nozioni di strategia di marketing e di finanza. Quindi approfondiamo le tecnologie, valutandone l’impatto manageriale. Il terzo blocco prevede un’analisi degli approcci lean start-up e di design thinking. Gli studenti avranno modo di mettere concretamente in pratica quanto studiato. Non esiste momento migliore di questo per iscriversi. Le organizzazioni che non mettono in attesa questo processo rischiano di finire ai margini», conclude Ghezzi.

 

QS MBA Career Specialization Rankings 2021: lavoro, ricerca e placement rendono la School of Management del Politecnico di Milano tra le migliori al mondo

La classifica di QS premia gli MBA del MIP in ben sei ambiti. Spicca l’ottimo risultato nell’Operations Management, seguito da Entrepreneurship e Marketing. A conferma che il mondo del lavoro apprezza il lavoro di formazione della scuola e i suoi alumni.

 

Gli MBA del MIP sono tra i migliori al mondo, anche per quel che riguarda le specializzazioni nei vari ambiti lavorativi. È quanto emerge dal QS MBA by Career Specialization Rankings 2021: la graduatoria è stata stilata da Quacquarelli Symonds, società che si occupa dell’analisi dell’offerta accademica a livello globale. Questa classifica in particolare, basata sui risultati ottenuti dalle varie scuole e dagli alumni nei vari ambiti del business, ha visto la School of Management del Politecnico di Milano posizionarsi nella top 100 in ben sei categorie, distinguendosi in particolar modo nei settori dell’Operations Management, dell’Entrepreneurship e del Marketing.

 

Nello specifico, il risultato migliore è stato ottenuto nell’Operations Management, in cui la Scuola si è classificata al quinto posto al mondo. A seguire, la 35esima posizione in Entrepreneurship e la 43esima nel Marketing, sempre a livello global. A influire in maniera significativa su questi risultati è soprattutto l’altissimo punteggio ottenuto nella ricerca legata alle specializzazioni considerate, insieme alla reputazione tra i datori di lavoro e al career placement.

 

Risultati ancora più rilevanti se si tiene conto della metodologia con cui è stata stilata la classifica: sono stati infatti presi in considerazione oltre 37 mila datori di lavoro, a cui si sono sommate le analisi di milioni di pubblicazioni accademiche e delle statistiche sull’impiego degli alumni. Significa, innanzitutto, che il mondo del lavoro riconosce la validità delle persone formate nella School of Management, e che quelle stesse persone perseguono poi carriere di alto livello, in proprio o all’interno di organizzazioni di assoluto rilievo.

 

Colpisce positivamente, poi, la varietà degli ambiti considerati, a conferma della vocazione della scuola nel percorrere una strada dove management, economia e tecnologia si incontrano e si uniscono in un unicum formativo.

 

Oltre ai tre settori citati, la School of Business entra poi nella top 100 anche negli ambiti del Consulting, dell’Information Management e della Technology.

 

Si tratta della terza conferma in pochi giorni della qualità dell’offerta formativa della Scuola. MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business è entrata infatti per la seconda volta nella sua storia nella prestigiosa classifica internazionale Financial Times Executive MBA 2020, così come i corsi del MIP sono stati premiati nella QS Business Masters Rankings 2021. Un duplice riconoscimento a cui si somma appunto il risultato raggiunto nel QS MBA by Career Specialization Rankings 2021.

Design e tecnologie innovative per una società inclusiva: nuovo Joint Research Center


Creare un mondo più inclusivo e più smart: questo lo scopo del nuovo Joint Research Center “Design e tecnologie innovative per una società inclusiva” creato con un accordo quinquennale tra Politecnico di Milano, NTT DATA e POLI. Design, a cui partecipa come partner anche il Dipartimento di Ingegneria Gestionale della School of Management.

Nel nuovo Research Center lavoreranno NTT DATA, multinazionale giapponese leader nella consulenza e nel settore IT, POLI.Design, realtà di riferimento per la formazione post laurea e che svolge un ruolo di cerniera tra università, istituzioni, imprese e lavoro, e per il Politecnico il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, il Dipartimento di Design e il Dipartimento di Ingegneria Gestionale.

La volontà di lavorare insieme nasce non solo dal desiderio di compiere studi congiunti su tematiche tecnologiche innovative, ma anche e soprattutto dalla condivisione di valori importanti da promuovere insieme, quali il supporto all’uguaglianza, alla diversità e all’inclusione.

Obiettivo primario della collaborazione è avviare una trasformazione culturale, abilitata da un uso sinergico degli strumenti tecnologici e di design più avanzati, per “mettere l’uomo al centro”, supportando uno sviluppo inclusivo della società portando la tecnologia al servizio dell’individuo.

La collaborazione prevede il finanziamento di attività e progetti di ricerca che interesseranno diversi ambiti e tematiche di primaria rilevanza per ideare e realizzare soluzioni tecnologiche “trasparenti” che impattino sulla vita quotidiana individuale: Smart Mobility, Cybersecurity, Blockchain, Internet of Humans, Diversity Management, Universal Design, Design for Social Benefit, Product and Service Design.

In particolare, il contributo del Dipartimento di Ingegneria Gestionale si focalizzerà sui temi Data Analytics e Technology Tools for Diversity and Inclusion, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Elettronica, Informatica e Bioingegneria del Politecnico di Milano.

Per saperne di più, leggi il comunicato stampa.

L’accreditamento dei nostri corsi: un valore aggiunto per la nostra Business School

Già nel 1991, MIP ha visto riconosciuto il suo primo programma MBA da ASFOR, dimostrando di essere in grado di diffondere la cultura manageriale nel nostro Paese. Oggi, con un approccio votato alla continua innovazione, continua ad impegnarsi nella formazione delle future generazioni di manager, per prepararli ad affrontare le sfide del “new normal” e della digital transformation.

Essere parte di organizzazioni come ASFOR – Associazione per la formazione manageriale, dopo quasi 30 anni dal primo accreditamento, continua ad essere motivo di orgoglio, garanzia del valore dell’offerta formativa e fonte di preziosi contatti e collaborazioni per MIP.

«L’accreditamento ASFOR di un programma passa per una serie di rigorosi parametri di valutazione – spiega Tommaso Agasisti, Associate Dean for Internationalization, Quality and Services – e la sua qualità, una volta certificata, viene costantemente monitorata nel tempo. Questo rigore costituisce una garanzia per chi sceglie di affidarsi alla nostra esperienza e motiva la nostra Business School, ogni giorno, a mantenere alto il valore di tutti i programmi erogati.»

Il mercato della formazione sta diventando infatti sempre più ricco e variegato: centinaia di enti e università, in Italia e all’estero, erogano percorsi formativi, in presenza e in distance learning. Optare per un percorso MIP accreditato, riduce il rischio e la paura di commettere una scelta non ottimale, che caratterizzano tipicamente la selezione di un corso di specializzazione.

MIP è anche la prima Business School italiana ad aver ricevuto l’accreditamento EOCCS -EFMD Online Course Certification per i corsi erogati in digital learning, fa parte dell’ 1% a livello globale di scuole accreditate da EQUIS – EFMD Quality Improvement System, e i suoi programmi MBA ed EMBA hanno raggiunto da tempo gli standard qualitativi di eccellenza, così come definiti da AMBA – Association of MBAs.

Essere parte di queste realtà consente di avere uno scambio continuo con i migliori operatori del settore e, soprattutto, di coltivare un contatto diretto con i potenziali studenti. Grazie a diversi eventi di orientamento, come il D-Day dei Master Accreditati ASFOR che si terrà il prossimo 29 ottobre, hanno luogo preziosi confronti one-to-one con i candidati. Questa giornata, nello specifico, coinvolgerà 41 master accreditati in un palinsesto ricco di appuntamenti, celebrando il valore di grandi istituzioni formative, tra cui ovviamente il MIP Politecnico di Milano.

«Parteciperemo, come ogni anno, a questa giornata dedicata alla formazione manageriale di qualità: i nostri Recruiting Team saranno a disposizione delle centinaia di studenti e professionisti Italiani che stanno valutando, in questo momento quanto mai delicato, di investire sul futuro tramite la formazione. Del resto, per dirlo con le parole di Nelson Mandela, “l’istruzione è l’arma più potente per cambiare il mondo”… Ma per farlo, è necessario istruirsi bene!» conclude Agasisti.