MIP Reading List

Scopri i consigli di lettura dei membri della nostra Faculty

 

Thinking, Fast and Slow di Daniel Kahneman

suggerito da Chiara Franzoni, Direttrice dell’ International Master in Innovation and Entrepreneurship

Perché leggerlo: questo bellissimo libro del premio Nobel Daniel Kahneman spiega in modo chiaro e divertente le insidie e le inclinazioni della cognizione umana. Una lettura fondamentale per chiunque abbia a che fare con mercati finanziari e marketing. Ma anche una vera lettura classica e divertente per chiunque.

 

Superforcasting. The Art and Science of Prediction di Philip Tetlock

suggerito da Chiara Franzoni, Direttrice dell’ International Master in Innovation and Entrepreneurship

Perché leggerlo: essere in grado di anticipare e prevedere gli eventi geopolitici è una grande abilità che ogni leader dovrebbe esercitare. Ecco un punto di vista scientifico di ciò che sappiamo veramente sulla previsione. Impara a utilizzare l’approccio dell’intelligence statunitense e altri esperti incaricati di previsioni professionali.

 

The Business of Platforms: Strategy in the Age of Digital Competition, Innovation, and Power di Michael A. Cusumano, Annabelle Gawer, David B. Yoffie

suggerito da Federico Frattini, Dean del MIP

Perché leggerlo: è un libro essenziale per comprendere le dinamiche dell’innovazione nel nuovo paradigma della “competizione su piattaforma”. Fornisce al lettore idee su come innovare la propria attività in un contesto nuovo e diverso che, a partire da questo periodo di emergenza, metterà in evidenza il potere delle piattaforme digitali.

 

Business Model Generation: A Handbook for Visionaries, Game Changers, and Challengers di Alexander Osterwalder e Yves Pigneur

suggerito da Sergio Terzi, Associate Dean for Executive Education del MIP

Perché leggerlo: questo libro è un’importante fonte di ispirazione per gli innovatori. Parla di un metodo pratico (il Business Model Canvas) per progettare idee, prodotti e servizi.

 

Invisible Influence: The Hidden Forces That Shape Behavior di Jonah Berger

suggerito da Tommaso Agasisti, Associate Dean for Internationalization, Quality and Services

Perché leggerlo: Jonah Berger (Wharton) spiega il modo in cui personalità e ambienti influenzano le decisioni e i comportamenti in diverse situazioni aziendali. Leggendo questo libro svilupperai una maggiore consapevolezza sui driver comportamentali e nuovi modi per affrontare le sfide manageriali.

 

Largo Winch di Francq e Van Hamme

suggerito da Filippo Renga, Junior Assistant Professor

Perché leggerlo: un modo diverso di leggere su finanza e psicologia aziendale. Giscard D’Estaing e altri uomini d’affari lo hanno letto. È un fumetto … perfetto per rilassarsi!

 

Extreme ownership, How U.S. Navy Seals Lead and Win di Jocko Willink e Leif Babine

suggerito da Giovanni Toletti, Associate Professor of Business Economics and Organisation

Perché leggerlo: I leader devono possedere tutto nel loro mondo. Non c’è nessun altro da incolpare. I leader devono riconoscere gli errori e ammettere i fallimenti, assumerne la proprietà e sviluppare un piano per vincere

 

Presence: Bringing Your Boldest Self to Your Biggest Challenges di Amy Cuddy

suggerito da Antonio Menegatti, Adjunct Professor

Perché leggerlo: Noi essere umani abbiamo la capacità di definire non solo il modo in cui veniamo percepiti dai nostri simili, bensì anche quella di percepire noi stessi e di modificare la nostra chimica corporea semplicemente cambiando la nostra postura.

 

The Power of Habit, Why We Do What We Do, and How to Change di Charles Duhigg

Suggerito da Giovanni Toletti, Associate Professor of Business Economics and Organisation

Perché leggerlo: Perché qualcuno può cambiare apparentemente dalla sera alla mattina e altri non ci riescono. La risposta è le abitudini. Le abitudini semplificano la vita e lasciano libero il cervello di dedicarsi ad altro. Sono quindi molto utili. Allo stesso tempo però possono essere dei vincoli che limitano le nostre possibilità di fare, innovare e cambiare. Come possiamo quindi cambiare abitudini?

 

Leaders Eat Last: Why Some Teams Pull Together and Others Don’t di Simon Sinek

suggerito da Antonio Menegatti, Adjunct Professor

Perché leggerlo: I leaders non sacrificano solo la loro “poltrona”, ma il loro benessere o addirittura la loro vita per coloro di cui sono responsabili professionalmente ed umanamente.

 

The Power of Resilience di Yossi Sheffi

suggerito da Antonella Maria Moretto, Associate Dean for Open Programs

Perché leggerlo: In questo momento difficile, le aziende stanno scoprendo più che mai l’importanza di essere resilienti sia internamente che esternamente, a livello di supply chain. Attraverso la discussione di casi pratici, il libro offre spunti interessanti riguardo l’importanza di rendere le supply chain più resistenti e fornisce consigli concreti per raggiungere questo obiettivo.

 

Platform revolution: How networked markets are transforming the economy and how to make them work for you di Geoffery G. Parker, Marshall W. Van Alstyne e Sangeet Paul Choudary.

suggerito da Daniel Trabucchi, Junior Assistant Professor in Innovation Management Area

Perché leggerlo: Una visione nuova della potenza delle piattaforme digitali, che stanno cambiando il modo in cui godiamo di molti prodotti e servizi. All’incrocio tra innovazione e strategia, questo libro mostra come le piattaforme stanno cambiando le regole del gioco… settore dopo settore.

 

Finance and the Good Society di Robert J. Shiller.

suggerito da Giancarlo Giudici, Associate Professor of Corporate Finance.

Perchè leggerlo: Il premio Nobel Shiller sostiene che, piuttosto che condannare la finanza, dobbiamo recuperarla per il bene comune. Lungi dall’essere un parassita della società, la finanza è uno degli strumenti più potenti di cui disponiamo per risolvere i problemi e aumentare il benessere generale.

 

Outliers. The story of success di Malcolm Gladwell

suggerito da Luca Baiguini, Adjunct Professor of People Management and Organization.

Perchè leggerlo: Gladwell sfida l’idea del successo come un mix di talento e duro lavoro. Usando le sue parole, il successo “non è eccezionale o misterioso. E’ radicato in una rete di vantaggi ed eredità, alcuni meritati, altri non meritati, altri semplicemente fortunati.”

 

Machine, Platform, Crowd: Harnessing Our Digital Future di Andrew McAfee and Erik Brynjolfsson

suggerito da Luca Gastaldi, Associate Professor, Core Faculty Member.

Perchè leggerlo: Una chiara e nitida riflessione sull’impatto delle ultime tecnologie digitali sul nostro modo di vivere e lavorare. 

 

The Lean Startup: How Today’s Entrepreneurs Use Continuous Innovation to Create Radically Successful Businesses di Eric Ries

suggerito da Antonio Ghezzi, Associate Professor, Core Faculty Member.

Perchè leggerlo: La mia originale idea imprenditoriale funzionerà? E può lo sviluppo di una startup essere ‘snello’? Nel suo fondamentale libro che ha rivoluzionato il tradizionale lancio di startup basato sulla pianificazione aziendale, Ries propone un approccio contro-intuitivo e sistematico per la validazione dei modelli di business, basato su MVP ed esperimenti.

 

The Rise of the Robots: Technology and the Threat of Mass Unemployment di Martin Ford

suggerito da Federico Della Bella, Extended Faculty Member.

Perchè leggerlo: Questo libro delinea una realtà in cui gli algoritmi intelligenti sono già in grado di sostituire il lavoro di colletti blu e colletti bianchi. Molti dei lavori esistenti sono diventati obsoleti e molti altri saranno presto sostituiti da robot, in particolare quelli basati su dati e informazioni. Senza una valutazione radicale delle nostre strutture economiche e politiche, il rischio di implosione della nostra società è molto alto.

Keep on learning

Lo sappiamo, il nostro Paese sta vivendo giorni complicati. L’insolita situazione in cui ci troviamo ci sta costringendo a ripensare le nostre abitudini quotidiane, in certi casi a reinventarle totalmente, con tutte le difficoltà che questo comporta.

Credo che la migliore risposta che ognuno di noi possa dare in questo momento, il contributo più prezioso alla causa comune, sia continuare a portare avanti i propri progetti.

Ed è quello che stiamo facendo noi del MIP.  Lavoriamo ogni giorno per consentire a studenti, docenti, staff, aziende, alumni, e, in generale, a tutti i nostri partner, di continuare ad affidarsi a noi.

In questi giorni stiamo condividendo – attraverso le nostre piattaforme – consigli, suggerimenti, articoli e live webinar, contenuti e approfondimenti specifici per ciascuno dei nostri stakeholder. Perché, anche in una situazione di questo tipo, dobbiamo continuare a imparare: “Keep on learning”.

Siamo i primi ad attendere impazienti il momento in cui i locali e le aule del MIP torneranno a ripopolarsi di persone, idee ed energie. Ma, in attesa che questo accada, trasformiamo questi giorni di forzato isolamento in una grande opportunità.

Perché essere isolati non vuol dire essere soli. Ricordate quello che ha detto Barack Obama poco prima di dover lasciare la carica di Presidente degli Stati Uniti: “Qualunque cosa accada, il sole al mattino sorgerà sempre”.

Facciamo in modo che il prossimo sole ci trovi ancora più uniti e più pronti di come siamo oggi.

Federico Frattini, Dean MIP Politecnico di Milano

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Scopri le iniziative messe in atto per la nostra community di Studenti, Alumni, Aziende, Professionisti, Istituzioni Scolastiche, Culturali e Pubblica Amministrazione:

MIP4STUDENTS MIP4ALUMNI MIP4COMPANIES
MIP4SCHOOL MIP4CULTURE MIP4PA
MIP4HEALTH Ripensare la Didattica attraverso la tecnologia Luxury Management Talks

FLEXA è tra i progetti più innovativi al mondo

La piattaforma di personalised e continuous learning del MIP è stata riconosciuta da Amba, autorità mondiale in tema di definizione degli standard di eccellenza degli MBA, come uno dei migliori esempi di innovazione al mondo

 

FLEXA è tra i sei progetti più innovativi al mondo promossi da una Business School. Il riconoscimento è arrivato il 7 febbraio a Londra, nel corso dell’annuale serata di gala organizzata da Amba (Association of Mba’s), l’associazione che detta gli standard di eccellenza in tutto il mondo per i master in business administration. Il progetto FLEXA, la piattaforma di personalised e continuous learning creata dal MIP Politecnico di Milano in collaborazione con Microsoft, è stato ritenuto tra i migliori esempi di innovazione nell’ambito della formazione manageriale, nonché come un progetto audace, creativo e in grado di cambiare in maniera radicale le modalità di insegnamento e apprendimento.

 

Imprenditorialità, digitalizzazione, innovazione

Una vera e propria scommessa vinta dal MIP, come ha confermato il Dean Federico Frattini: «Il MIP ha investito molto in questo progetto adottando un approccio imprenditoriale, che caratterizza ormai da anni il nostro operato ed è fondamentale per consentire alla nostra scuola di essere estremamente competitiva in uno scenario globale in cui le business school di tutto il mondo cercano di attrarre i migliori talenti. Un approccio, questo, in cui gioca un ruolo chiave la digitalizzazione: il MIP è sempre più digital ed ha una piena consapevolezza dell’importanza che le nuove tecnologie rivestono nell’ambito della formazione. L’innovazione delle modalità di erogazione dei contenuti è una nostra caratteristica distintiva. Proprio per questo FLEXA riveste un ruolo cruciale, perché dimostra la capacità del MIP di rispondere agli stimoli ed alle sfide che derivano dai trend tecnologici e di mercato in atto, anche quando sono complessi come l’intelligenza artificiale, perché potenzialmente in grado di portare grandi risultati e migliorare l’esperienza dei nostri studenti».

 

Il lifelong learning come bussola

FLEXA risponde alla necessità ineludibile di rimanere costantemente aggiornati, in un processo di formazione continua incarnato dal concetto di lifelong learning: i professionisti di oggi, e ancora più quelli di domani, avranno bisogno di rinforzare ed espandere in continuazione le proprie conoscenze. La sfida è tutt’altro che semplice: il mondo attuale è caratterizzato da un eccesso informativo e da una ricchezza di proposte che spesso possono disorientare. È qui che FLEXA cerca di fare la differenza: grazie all’intelligenza artificiale, è in grado di riconoscere i bisogni formativi del singolo utente, proponendogli di volta in volta i contenuti più adatti alle sue esigenze. Non solo; è la piattaforma stessa ad apprendere dagli utenti, dando vita così a un circolo virtuoso che accresce in continuazione la qualità del servizio erogato. I contenuti, ovviamente, non sono da meno: articoli, video, corsi, test che mettono alla prova lo studente. Tutto tenendo conto dei suoi obiettivi e della risorsa più preziosa e limitata: il tempo.

 

Una piattaforma flessibile con obiettivi flessibili

Non è esagerato, dunque, vedere la piattaforma come un vero e proprio digital mentor, capace di delineare un piano di studi ed un percorso di aggiornamento professionale che vada a colmare i gap dello studente. La formazione, inoltre, non si limita alle hard skills, ma riguarda anche quelle soft, la cui centralità è ormai chiara a tutti. È un servizio che, come suggerisce il nome, è stato pensato per essere estremamente flessibile. E non solo per le modalità con cui trasmette conoscenza, ma anche per le opportunità che offre: è, ad esempio, anche un servizio di networking per tutti gli effetti, poiché permette di connettersi agli altri utenti, rafforzando così non solo i legami nati durante i corsi, ma anche creandone di nuovi, che portano con sé nuove potenziali opportunità di crescita e di carriera.

Cambio ai vertici della nostra Business School

 

L’Assemblea dei soci odierna ha ratificato il cambio ai vertici della nostra Business School a partire dal 1/1/2020: Andrea Sianesi, designato dal Senato e dal CdA dell’Ateneo come nuovo Presidente di Fondazione Politecnico di Milano, lascia la Presidenza a Vittorio Chiesa e l’incarico di Dean a Federico Frattini.

Ad Andrea Sianesi va la riconoscenza di tutta la Scuola per il lavoro svolto in questi ultimi anni.

Infatti il MIP sotto la sua guida ha contribuito in maniera sostanziale e fondamentale all’ottenimento di importanti successi della School of Management in termini di accreditamenti internazionali (EQUIS 5 anni, AMBA 5 anni, EOCCS per 2 corsi Flex EMBA e l’oramai prossimo AACSB) e risultato nei ranking (ad es. 7 al Mondo in QS – Online MBA), che permettono oggi di posizionale la School of Management tra le migliori Scuole di management al mondo che appartengono ad un’Università tecnica.

Sempre sotto la sua guida si è compiuto un percorso di progressiva integrazione del MIP all’interno dell’Ateneo, che, assieme alla forte spinta all’internazionalizzazione, all’innovazione di prodotti e formati ed all’applicazione sempre più spinta delle tecnologie digitali all’erogazione dei percorsi formativi, ha permesso di ottenere una crescita notevole sia di fatturato, sia di redditività, generando risorse che sono state impegnate per la crescita della faculty del Dipartimento di Ingegneria Gestionale o per il supporto di progetti strategici dell’Ateneo (finanziamento a supporto dello sviluppo delle attività in Cina e della residenza Gianluca Spina) o infine per la realizzazione di progetti innovativi di applicazione delle tecnologie digitali (A.I.) al life long learning (progetto FLEXA).

Ad Andrea quindi un grande grazie ed un augurio di successo anche nella sua futura sfida professionale.

Alessandro Perego a nome di tutta la School of Management del Politecnico di Milano

Quali competenze si acquisiscono in un MBA?

Competenze MBA

Dalla comprensione del contesto d’impresa alla gestione dei processi, passando per la pianificazione dell’innovazione e la capacità di lanciare una startup: dai master della School of Management del Politecnico escono i manager di domani

 

Gli scenari internazionali odierni offrono un panorama caratterizzato da grande competitività e trasformazioni incessanti. Una grande sfida per chi si è posto l’obiettivo professionale di diventare un manager capace ed efficiente. I Master MBA della School of Management del Politecnico di Milano vogliono formare persone desiderose di dare una svolta alla propria carriera, partendo da ciò che è più importante: le competenze.

 

Un master tra competenze hard e soft

È Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’International Flex EMBA (i-FLEX), a spiegarci quali sono le competenze hard che si apprendono nei Master MBA: «Possiamo identificare quattro ambiti principali. Il primo riguarda il contesto entro il quale l’impresa opera; in altri termini, tutto ciò che è affine alle discipline macroeconomiche, che riguardino l’ambito nazionale o internazionale». Rimanendo in questo ambito, ma spostando la nostra attenzione verso l’attività d’impresa vera e propria e la gestione dei suoi processi tipici, «le hard skill sono quelle classiche: corporate finance, financial accounting e management accounting. Quest’ultima è la disciplina che prova a comprendere come misurare efficacemente le performance d’impresa. Infine, è fondamentale la capacità di definire il brainwork strategico dell’impresa».
Il secondo ambito è maggiormente legato alla gestione dell’attività, dei processi e delle persone. «Fondamentale è il people management, dove intervengono le soft skill, ma possiamo citare anche il marketing management, il supply chain management e l’operations management» spiega Mangiaracina. Ossia, dalle persone al marketing, passando per la comunicazione, gli acquisti, la pianificazione, la distribuzione.

 

Un master per i manager che vogliono innovare

Ambito altrettanto cruciale è quello che riguarda la pianificazione dell’innovazione e della trasformazione. Come spiega Mangiaracina, «è un tema tipicamente culturale. Il corso di innovation leadership approfondisce le strategie con cui l’innovazione è introdotta all’interno dell’impresa. La sfida consiste nel trasmettere alle persone che lavorano nell’organizzazione i benefici e i vantaggi legati al cambiamento, allontanando al contempo la paura di esso». Compito tutt’altro che semplice, ma fondamentale, quale che sia la forma dell’innovazione, incrementale o radicale. Il problema è sempre farla accettare.
«E poi ci sono errori che le aziende compiono spesso, e che vanno corretti, come l’errata convinzione che l’innovazione possa essere introdotta in piccoli ambiti, senza avere una visione complessiva. L’innovation strategy serve proprio a questo».
Strettamente legato a questo tema, prosegue Mangiaracina, è il product management: «Oggi i progetti sono particolarmente complessi e vanno gestiti, a maggior ragione quando si parla di innovazione. I progetti stravolgono l’impresa e la modellano. Per questo non si può prescindere da una metodologia rigorosa. Il nostro corso dà gli strumenti necessari per gestire i progetti complessi».

 

Un bravo manager è anche un bravo imprenditore

Concludiamo con uno sguardo al quarto ambito disciplinare dei Master MBA. «L’innovazione di cui abbiamo appena parlato può concretizzarsi sia dal punto di vista manageriale, che dal punto di vista imprenditoriale. Nel primo caso, è importante avere delle nozioni di design thinking, disciplina che indaga come portare attivamente idee innovative in un’organizzazione. Nel secondo caso, abbiamo organizzato dei veri e propri corsi che cercano di insegnare come lanciare una startup, come redigere un business plan e come cercare e conseguire delle fonti di finanziamento» conclude Mangiaracina.

 

 

Prada “Shaping a Sustainable Future Society” si terrà a New York l’8 novembre 2019

Terza edizione della conferenza annuale sui temi della sostenibilità organizzata in collaborazione con le Schools of Management di Yale e del Politecnico di Milano

 

Prada annuncia che “Shaping a Sustainable Future Society”, il terzo incontro culturale del suo programma sui temi della sostenibilità, si terrà a New York l’8 novembre 2019.

Promuovendo un dibattito tra esponenti del mondo accademico, istituzionale, artistico e imprenditoriale, il Gruppo Prada intende offrire spunti di riflessione sui cambiamenti più significativi in atto nella società contemporanea attraverso conversazioni che coinvolgano anche le giovani generazioni.

L’incontro di quest’anno esplorerà i temi di libertà, uguaglianza e giustizia nel mondo del lavoro quali strumenti di sviluppo armonico della società. Inoltre, la natura e l’impatto delle valutazioni etiche nelle scelte e nei comportamenti sociali delle persone sarà oggetto di studio nel corso della mattinata di lavori.

La complessità dell’attuale contesto politico e sociale richiede una riflessione sui temi della diversità e dell’inclusione e di delineare azioni concrete a riguardo. Il Gruppo Prada sente l’esigenza di contribuire a questo percorso di sviluppo culturale, ben consapevole del rischio che corrono le aziende e le comunità se non affrontano in modo adeguato i temi della discriminazione e dell’inclusività.

La conferenza sarà trasmessa in diretta su www.pradagroup.com, mentre l’agenda dell’evento e l’elenco dei relatori saranno disponibili nei prossimi mesi.
#ShapingASustainableSociety

Le conferenze “Shaping a Future”

Il Gruppo Prada ospita dal 2017 un evento annuale il cui obiettivo è stimolare il dibattito sui cambiamenti più significativi in atto nella società contemporanea. In entrambe le precedenti edizioni, il Gruppo ha collaborato con le Schools of Management di Yale e del Politecnico di Milano.
Nel 2017 la prima conferenza, intitolata “Shaping a Creative Future”, ha esplorato le connessioni tra creatività, sostenibilità e innovazione. La seconda, “Shaping a Sustainable Digital Future”, svoltasi nel 2018, ha indagato il rapporto tra innovazione digitale e sostenibilità.
La conferenza è strutturata secondo un discorso di apertura condotto da relatori di spicco, una o più tavole rotonde e promuove contest studenteschi.

Digital Experience

 

L’innovazione digitale è un tema centrale al MIP.
Tutto è iniziato con il primo Executive MBA in digital learning. Era il 2014 e da allora il Flex EMBA è stato inserito da AMBA nella lista degli MBA più innovativi al mondo e i suoi corsi sono stati i primi in Italia a ricevere la certificazione EOOCS. Inoltre, proprio il Flex EMBA si è posizionato 7° al mondo e 4° in Europa nei QS Distance Online MBA 2019 Rankings.

Negli ultimi cinque anni, ci siamo dedicati sempre di più all’innovazione in campo accademico attraverso il digitale, e oggi il digital learning è una parte integrante di molti dei nostri programmi.

I programmi MBA ed Executive MBA sono infatti stati aggiornati dare maggiore rilevanza a temi come l’innovazione e la digital tranformation, e la Scuola sta lanciando Executive Program in Digital Transformation FLEX , un programma in digital learning che mira a fornire a professionisti, manager e imprenditori gli strumenti per veicolare la Digital Transformation nei propri business.

Clip video e sessioni live sono state incluse anche in molti di quei programmi che erano solo in presenza, come una selezione dei corsi della Management Academy e di quelli Corporate, alcuni master rivolti alle Istituzioni e alla Pubblica Amministrazione come MaBIC, MIDIS, SUM, EMMPF ed EMGIS, e – a partire da settembre – anche i Master Specialistici IM4, AMIE, MSCPM.

Tuttavia, la piattaforma di digital learning sviluppata con Microsoft, la nuova raccolta di clip multimediali, l’interazione tramite social con l’intervento dei docenti e le sessioni live sono solo alcuni degli ingredienti della MIP Digital Experience.

Infatti, la Scuola ha appena lanciato FLEXA,  il nuovo progetto di Intelligenza Artificiale sviluppato in partnership con Microsoft per assicurare a studenti, Alumni e – presto – a professionisti una formazione continua personalizzata.

Cerca i Master e i corsi con il logo Digital Experience per vivere una #MIPexperience veramente innovativa!

Nasce il Food Engineer

È per costruire una nuova cultura dell’Industria Alimentare che il Politecnico di Milano, insieme a 7 imprese ed enti chiave del settore, ha deciso di arricchire la propria offerta formativa con il Corso di Laurea Magistrale in Food Engineering (#LMFoodEngineering)

Il Corso è stato presentato martedì dal Rettore dell’Ateneo Ferruccio Resta, da Antonio Boselli, Presidente Confagricoltura Lombardia, dal Vicesindaco del Comune di Milano con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo, dall’Assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi di Regione Lombardia Fabio Rolfi, e dai Direttori dei due Dipartimenti interessati, Alessandro Perego, per il Dipartimento di Ingegneria gestionale e Maurizio Masi, per il Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano.

Ripartire dall’eredità di Expo per innovare un settore centrale per l’economia locale, tra i più grandi protagonisti del Made in Italy. Agricoltura di precisione, tracciabilità dei prodotti, sicurezza alimentare, logistica e controllo della filiera… sono tante le risposte che la tecnologia può dare ai cambiamenti in atto. Risposte che partono dalla formazione di professionisti capaci di orientare la bussola tra competenze tecniche e gestionali, chimiche e agroalimentari. Il Politecnico di Milano, in collaborazione con le imprese, disegna un nuovo percorso di laurea che guarda al futuro.” – afferma il Rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta.

Il nuovo Corso, attivo dal prossimo anno accademico 2019/2020, sarà erogato in lingua inglese. La nuova Laurea Magistrale rappresenta un percorso formativo unico nel suo genere a livello nazionale: un contenitore di competenze politecniche interdisciplinari e trasversali che formerà Ingegneri Alimentari in grado di risolvere i problemi e innovare la catena di valore dell’intera filiera. Il Corso risponde alle richieste di innovazione provenienti dal mondo delle imprese e alla necessità di potenziamento di un settore sempre più strategico per lo sviluppo economico del Sistema Paese.

In dettaglio, il laureato in Food Engineering del Politecnico di Milano sarà uno specialista a 360°. Saprà operare lungo l’intera filiera della produzione, distribuzione e gestione dell’industria alimentare e delle bevande. Utilizzando le proprie conoscenze tecniche ed ingegneristiche avrà una solida preparazione anche metodologica, una formazione fortemente interdisciplinare e una visione di sistema strategica, particolarmente improntata ai temi della produzione di un alimento o di una bevanda confezionati, al supporto alla progettazione di macchine per la produzione alimentare, allo sviluppo di tecnologie per la trasformazione alimentare, alla qualità, alla certificazione, alla sicurezza alimentare e alla progettazione di processi sostenibili per l’industria alimentare, includendo lo studio della vita di prodotto e la riduzione dell’energia associata alla produzione e alla logistica.
Il laureato sarà un professionista in grado di ricoprire posti qualificati in diverse realtà della filiera dell’industria alimentare: amministrazioni pubbliche e regolatori a livello nazionale ed europeo, imprese, anche multinazionali, produttrici di cibi, bevande e delle tecnologie abilitanti produzione, confezionamento, distribuzione e commercializzazione nell’industria alimentare.
Un ruolo centrale nella nascita del nuovo Corso di Laurea Magistrale in Food Engineering è quello dei 7 partner, enti e industrie leader del settore che supporteranno l’Ateneo nella strutturazione delle attività didattiche e di formazione.
I partner saranno veri e propri compagni di viaggio nell’erogazione di un percorso didattico che offrirà opportunità concrete, nazionali e internazionali, agli studenti. Sosterranno, inoltre, le attività didattiche con seminari, visite tecniche, tesi in azienda, stage e borse di studio. I partner faranno parte inoltre dell’Advisory Board del Corso di Studi, costituendo così un importante momento di confronto.

I partner: Esselunga, Goglio, Granarolo, Nestlé, Number1, Unilever Italia, Unitec.

Benvenuti nella versione cinese del nostro sito!

Abbiamo il piacere di informarvi che da oggi è online la versione cinese del sito della School of Management.

Un sito che ha sia l’obiettivo di presentare la Scuola al pubblico cinese che di dare visibilità ai programmi appositamente studiati per questo mercato.

Questo nuovo passo nell’internazionalizzazione della Scuola ci aiuta a rafforzare ulteriormente la nostra presenza in Cina.

 

 

Due passi nella città del futuro

Sostenibile, connessa, condivisa. In una parola, smart. È questo il futuro a cui guarda una città come Milano, inserita ormai a pieno titolo nel gruppo delle metropoli europee più all’avanguardia. Ed è questo l’orizzonte a cui nei prossimi anni dovranno guardare tutti i centri urbani, grandi o piccoli che siano. Si fa sempre più concreta quindi l’idea di smart city, una città che grazie alle tecnologie e all’innovazione diventa più efficiente, più ecologica e anche più democratica.

«Quando penso a una smart city, penso a un insieme di comunità che coesistono e partecipano alla vita della città grazie a diverse forme di sharing», spiega Davide Chiaroni, direttore Corporate Relations al MIP Politecnico di Milano. «Assisteremo a un cambio di paradigma che investirà tutti i servizi e, di conseguenza, cambierà un po’ anche la nostra mentalità: ci abitueremo a una maggiore condivisione e partecipazione. Le smart city, in fondo, saranno le città dei Millennial e dei nativi digitali».

Queste città saranno anche in grado di offrire un’adeguata risposta architettonica ai mutati contesti lavorativi. «Molti edifici sono stati progettati sulla base di esigenze che oggi sono cambiate e cambieranno ancora di più in futuro: la crescente digitalizzazione dei servizi, che darà un impulso ancora maggiore allo smart working, renderà ad esempio obsoleti molti uffici di grandi dimensioni. La smart city, invece, si basa anche sull’idea dei cosiddetti building “circolari”, edifici progettati tenendo conto di una destinazione d’uso che può variare nel giro di poco tempo. In altri termini, sarà una città flessibile a misura di lavoro flessibile», racconta Chiaroni.

La flessibilità riguarda anche il tema della mobilità, che deve affrontare la duplice sfida della sostenibilità ambientale e della capillarità del servizio: «Milano sta puntando molto sull’allestimento di una flotta elettrica per il trasporto pubblico. E la guida autonoma rivoluzionerà la concezione che abbiamo dell’automobile: non più bene privato, ma vero e proprio servizio pubblico e condiviso», spiega Chiaroni. Da questo punto di vista, alcuni esperimenti si riveleranno molto utili per raccogliere dati e pianificare meglio i flussi di traffico: «I varchi di Area B (la zona a traffico limitato di Milano chiusa ai veicoli più inquinanti, ndr) saranno preziosissimi per misurare il volume di traffico e capire in quali aree intervenire e come farlo».

La rivoluzione delle smart city, insomma, è alle porte. Mancano però ancora dei tasselli, a partire dall’energia: «Le città non sono ancora in grado di affidarsi unicamente alle energie pulite e rinnovabili. Ci sono limiti di storage che vanno superati, ma la strada è quella giusta», spiega Chiaroni. Non va poi nascosto che lo sviluppo della smart city porta con sé anche delle criticità. «Numerosi studi sono d’accordo nell’affermare che la smart city, nel suo complesso, ha delle ricadute economiche positive. Ma non tutti gli attori coinvolti in questo processo vincono». Ed è qui che entra in gioco la funzione della politica: «La smart city cambierà le forme del lavoro. È inevitabile pensare che le fasce più anziane della popolazione ne saranno colpite. La politica avrà il ruolo di compensare questi gap, a fronte di un saldo che è comunque positivo».

La School of Management del Politecnico di Milano mira a formare le professionalità più adeguate per la gestione di questi processi: «Penso a una vera e propria cabina di regia che si occupi del design dei servizi, che sia in grado di realizzare una road map, che non sia composta da tecnici, ma da dirigenti che sappiano quali sono le tecnologie da sfruttare. La nostra scuola offre ai futuri manager un duplice know-how: gestionale e tecnologico. Siamo convinti che uno non possa prescindere dall’altro. Progettare non basta: bisogna pensare anche alle ricadute pratiche», conclude Chiaroni.