“From data science to data culture: the emergence of analytics-powered managers”: è online il nuovo numero di SOMeMagazine

E’ uscito il #7 di SOMe, l’eMagazine della nostra Scuola in cui raccontiamo storie, punti di vista e progetti attorno a temi-chiave della nostra missione.

In questo numero intitolato “From data science to data culture: the emergence of analytics-powered managers” affrontiamo il tema della cultura dei dati che impone, tra le altre cose, anche un ripensamento dei modelli organizzativi e di business.

Ne abbiamo parlato con Carlo Vercellis, che spiega come le tecnologie digitali e gli algoritmi per analizzare i dati abbiano giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione umana e nella trasformazione del nostro modo di pensare e di vivere.

Lato imprese, il potenziamento della cultura dei dati è indice generale della necessità di far fronte ai cambiamenti dello scenario competitivo, argomenta Giuliano Noci. E, secondo Filomena Canterino, questo nuovo approccio porta con sé anche la revisione dei modelli organizzativi e di leadership.

Nelle “Stories” raccontiamo lo straordinario risultato ottenuto dagli Hub di quartiere di Milano contro lo spreco elementare: il progetto, di cui la School of Management è partner dal 2017, ha vinto la prima edizione del prestigioso premio internazionale Earthshot Prize per le migliori soluzioni per proteggere l’ambiente nella categoria “un mondo senza sprechi”.
A seguire facciamo il punto sull’impatto della nostra ricerca con alcuni dati relativi al Research Impact Assessment, lo strumento che la Scuola ha recentemente implementato a questo scopo con riferimento a diversi stakeholder e la società in generale.
Infine il progetto Erasmus+ WiTECH (Entrepreneurship for Women in Tech) che ha l’obiettivo di promuovere la presenza femminile nel settore ICT.

 

 

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I numeri precedenti:

  • # 1 “Sustainability – Beyond good deeds, a good deal?”
  • Special Issue Covid-19 – “Global transformation, ubiquitous responses”
  • #2 “Being entrepreneurial in a high-tech world”
  • #3 “New connections in the post-covid era”
  • #4 “Multidisciplinarity: a new discipline”
  • #5 “Inclusion: shaping a better society for all”
  • #6 “Innovation with a human touch”

City School Milano: il percorso di alta formazione promosso da Fondazione Gianfranco Dioguardi e MIP, con il Comune di Milano e Città Metropolitana di Milano

Il percorso di alta formazione City School Milano per la governance e il management della Pubblica Amministrazione di Milano e della Città Metropolitana, dopo l’inaugurazione avvenuta Sabato 6 novembre 2021 presso la prestigiosa sede di Palazzo Reale Comune di Milano, prosegue presso il MIP Politecnico di Milano con le lezioni laboratorio rivolte a venti fra direttori, dirigenti manager e assessori.

Il percorso si colloca nell’ambito della SUM City School Nazionale, School of Urban Management e Governance ideato e presieduto da Gianfranco Dioguardi e istituita d’intesa con ANCI Nazionale e consorzio di Università tra cui Università di Bari, MIP Politecnico di Milano e Ca’ Foscari, per fornire e potenziare professionalità di governo e gestione delle città, alla luce delle nuove sfide da partire dalla gestione ottimale del PNRR.

Il percorso di Alta Formazione City School Milano è stato promosso da Fondazione Gianfranco Dioguardi e MIP Business School Politecnico di Milano, d’intesa con il Comune di Milano e Città Metropolitana di Milano.

La Presidente del Consiglio del Comune di Milano, Elena Buscemi sottolinea: “è strategica la formazione manageriale per figure di vertice per la nostra struttura che guideranno politiche di sostenibilità, temi che per loro natura vanno oltre i confini amministrativi dei singoli Enti”.

Alessia Cappello Assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro sottolinea: “è un’occasione importante di formazione manageriale. È nostra intenzione continuare ad investire nella formazione delle persone, per mantenere elevati standard di professionalità che ogni giorno ci consentono di realizzare servizi efficaci per i cittadini e sviluppare progettualità coerenti con una visione di città sostenibile, inclusiva e partecipata”.

“City School Milano – ha affermato Gianfranco Dioguardi ideatore del modello City School – rappresenta una tappa significativa nel percorso già avviato con le esperienze di Bari, Brindisi e Venezia. Un approccio da business school, con programmi universitari di eccellenza, per prepare figure di governo e gestione capaci di affrontare le nuove strategie di governo urbano e affrontare al meglio le complessità emergenti, dovute anche alla crisi post pandemia”.

Per il MIP Politecnico di Milano, Deborah Agostino sottolinea: “Gran parte delle missioni del PNRR si basano sulla capacità di proposta e attuazione delle città; tuttavia, il settore pubblico e in particolare quello locale hanno subito in questo ultimo decennio gli effetti della crisi economica, con una riduzione del personale e la rarefazione degli interventi di aggiornamento.

Cristina Melchiorri, di Fondazione Dioguardi Lombardia

“La Governance politico istituzionale delle città deve esprimere lucidità di analisi dei cambiamenti sociali economici culturali e ambientali in atto. Avere una visione strategica. Saper ideare soluzioni complesse, attuabili rapidamente. Avere un metodo per realizzarle. E necessita quindi di una formazione specifica a svolgere pienamente tale ruolo”.

Francesco Maggiore, Presidente Fondazione Dioguardi

”Il modello City School promosso dalla Fondazione Dioguardi si sta diffondendo in Italia: a Bari il master è alla terza edizione e a Venezia e Brindisi sono in fase di lancio due nuovi percorsi formativi, dedicati alla governance delle città portuali. Con ANCI abbiamo formalizzato e dato vita nel luglio scorso a una City School nazionale. A Milano, il corso di Alta Formazione progettato con il MIP e rivolto ai vertici di Comune di Milano e Città Metropolitana rappresenta un programma di eccellenza, che dà prestigio internazionale al nostro Paese”.

“Questo percorso – aggiungono i co-coordinatori del MIP Politecnico di Milano Simonetta Armondi e Giancarlo Vecchi – vuole avviare un’inversione di tendenza e porre il tema delle trasformazioni urbane al centro della riflessione. In particolare, per sottolineare la rilevanza delle capacità tecniche e amministrative come supporto ai necessari processi di innovazione richiamati da tematiche quali la transizione ecologica, la transizione digitale, le problematiche sanitarie e sociali”.

Nasce Atos Advanced Academy: la partnership tra Atos e il MIP Politecnico di Milano per le professioni digitali del futuro

L’Academy si propone come modello di collaborazione tra esperienze aziendali e accademiche, per rispondere alle esigenze dell’attuale mercato del lavoro. Il progetto congiunto tra l’azienda e la Business School dell’Ateneo prende il via con un corso di alta formazione sulla consulenza digitale per il mercato energetico.

Atos, azienda leader globale nella trasformazione digitale, e il MIP, la Graduate School of Business del Politecnico di Milano, danno vita ad Atos Advanced Academy, il progetto di alta formazione che, in un mercato in rapida evoluzione, prepara le nuove generazioni alle professioni pionieristiche della consulenza digitale.

I partecipanti alla Academy, oltre a poter frequentare i corsi appositamente pensati dal MIP Politecnico di Milano, entreranno da subito a far parte stabilmente del team di Atos Italia, attraverso contratti di assunzione a tempo indeterminato e opportunità professionali in una delle sedi italiane dell’azienda (Milano, Bologna, Roma, Napoli).

Rispondendo alla crescente domanda di competenze digitali avanzate e capacità di innovazione, la partnership tra Atos e il MIP Politecnico di Milano promuove un modello di formazione in grado di conciliare le esigenze delle aziende con le effettive competenze dei giovani professionisti. Per questo i programmi formativi – della durata media di 150 ore – si propongono di offrire ai partecipanti tutti gli strumenti necessari per un efficace inserimento professionale entro una realtà globale e fortemente innovativa quale Atos, azienda leader nel proprio settore e pioniera dei servizi digitali a supporto della transizione ecologica.

La Academy prende il via ufficialmente oggi, 15 novembre 2021, con il corso “SAP for Utilities”, un percorso specialistico progettato per formare giovani consulenti, con figure in egual misura femminili e maschili e con già alcuni anni di esperienza nel mondo del lavoro, specializzati nell’ambito SAP (Systems, Applications, Products) per il mercato energetico.

Crediamo fortemente che questa collaborazione con il MIP Politecnico di Milano rappresenti una volta di più la prova concreta dell’impegno di Atos verso la valorizzazione dei talenti italiani, e una ulteriore testimonianza dell’attenzione riservata al tema della crescita delle competenze digitali all’interno dei confini nazionali” – ha spiegato Giuseppe Di Franco, Presidente e Amministratore Delegato di Atos Italia, nonché Notable Alumnus del  Politecnico di Milano – “La centralità dei processi di digitalizzazione per lo sviluppo del Paese crediamo sia ormai un fatto acquisito. Ciò che è forse meno noto è l’importanza della formazione sul territorio nazionale di giovani professionisti in grado di sostenere l’innovazione, in un settore che rappresenta oggi uno snodo cruciale in tutte le sfide che ci attendono”.

I corsi previsti dalla Academy, della durata complessiva di un mese, vedranno la partecipazione di manager, professionisti e partner di Atos e delle aziende clienti, e dei professori del MIP Politecnico di Milano, realtà accademica riconosciuta a livello nazionale e internazionale. I partecipanti, una volta formati, avranno quindi la possibilità di lavorare in una delle sedi di Atos Italia, distribuite su tutto il territorio nazionale.

La collaborazione con aziende che, come Atos, investono sulle risorse umane per valorizzarne il talento e promuovere obiettivi di fidelizzazione rappresenta per la nostra Scuola una delle principali priorità. In questa prospettiva, Atos Advanced Academy è un’architettura di percorsi di alta formazione che si pone l’obiettivo di preparare i talenti nell’affrontare le sfide generate dalla trasformazione digitale coniugando competenze di natura tecnica con conoscenze di business e dei processi gestionali. Questa prima edizione si focalizza sul mercato delle Utilities che è tra i settori maggiormente impattati dalla transizione digitale sia dal punto di vista delle logiche di distribuzione che delle modalità di interazione con il mercato”  – spiega il Prof. Giuliano Noci, Direttore del percorso e Prorettore del Politecnico di Milano.

Medici di Medicina Generale protagonisti del cambiamento nella sanità con Health+, un programma di Novartis e MIP Politecnico Milano

La medicina territoriale e di prossimità dovrà avere un ruolo centrale nella trasformazione e nel rafforzamento della sanità italiana, obiettivi di cui la pandemia ha messo in luce l’estrema urgenza e del resto accolti nel PNRR.

In questo scenario, i Medici di Medicina Generale saranno necessariamente tra i protagonisti del cambiamento annunciato. Per affrontarlo con efficacia dovranno familiarizzare con competenze e strumenti nuovi e soprattutto sviluppare un approccio sostenibile e facilmente integrabile nella operatività quotidiana che sappia interpretare al meglio le evoluzioni in atto nel mondo della salute, nel campo dell’innovazione, della gestione e della relazione con il paziente, della digitalizzazione.

Per favorire e sostenere questo cambiamento, Novartis, MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e un board scientifico di MMG hanno messo a punto Health+, un innovativo percorso formativo riservato esclusivamente ai medici di famiglia, che consentirà loro non solo di accogliere e gestire la trasformazione in corso, ma di farsene attori consapevoli e promotori.

Health+, che ha preso il via a fine ottobre e si concluderà ad aprile 2022, si articola in quattro moduli, che daranno vita a un programma formativo particolarmente intenso e impegnativo. Vi prenderanno parte complessivamente circa 250 medici, il cui ‘profilo ideale’ prevede una forte motivazione all’innovazione e un’apertura mentale al cambiamento, qualità tali da farne catalizzatori del cambiamento stesso in tutto il contesto della medicina generale.

Nel dettaglio, questi i quattro moduli in cui si svilupperà Health+:

  • Il Nuovo Ecosistema Salute, panoramica sugli scenari della ‘nuova’ sanità
  • Innovation e Change Management, ovvero le caratteristiche dei processi di innovazione e cambiamento per quanto riguarda il medico e la relazione medico-paziente
  • Telemedicina e medicina digitale, le sfide e le opportunità della rivoluzione digitale in medicina
  • Big Data e approccio Data Driven, i contenuti di un approccio basato all’utilizzo dei big data al fine di diffondere una cultura orientata al dato e al suo valore

Il programma alternerà fasi di formazione asincrona, attraverso clip multimediali, a momenti di formazione sincrona, con sessioni live e workshop.  Con le clip, vengono illustrati i concetti di base e i modelli teorici fondamentali, consentendo ai partecipanti di avviare una riflessione su come declinarli nella pratica professionale quotidiana. Attraverso le Live Session, i medici potranno invece interagire attivamente con i docenti per approfondire i contenuti. Per favorire la migliore contestualizzazione possibile di questi ultimi nel panorama della medicina di base, saranno coinvolti nelle sessioni anche opinion leader, rappresentanti delle associazioni di pazienti ed esperti di Novartis.

“L’emergenza Covid ha reso evidente che per vincere le grandi sfide per la salute è indispensabile ripensare i modelli sanitari assistenziali, riconsegnando alla medicina di territorio e di iniziativa un primato che negli anni era andato perduto”, dichiara Gianluca Ansalone, Head of Public Affairs & Sustainability di Novartis Italia. “Da questa consapevolezza, condivisa da Governo nazionale, istituzioni locali e operatori del settore, discende l’esigenza di intervenire sull’ organizzazione stessa della sanità e di sostenere l’evoluzione professionale dei medici di base, chiamati a responsabilità ancora maggiori rispetto al passato. Novartis, attivamente coinvolta in questo processo, crede fermamente nel valore di iniziative come Health+, che promuovono lo sviluppo e la diffusione di soluzioni digitali avanzate, irrinunciabili per una medicina territoriale all’altezza delle esigenze attuali e future, capace di contribuire alla crescita del paese.”

“Il MIP è orgoglioso di essere al fianco di Novartis in questo progetto, specialmente in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Siamo infatti felici di poter mettere il nostro know-how accademico e la nostra propensione per l’innovazione al servizio della medicina territoriale, e più in generale del sistema salute.
Un ambito nel quale, come ci ha ricordato l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica diventano fondamentali per rispondere alle grandi sfide presenti e future”
, spiega la Prof.ssa Angela Tumino, Associate Dean for Corporate Education al MIP.

International Part Time MBA: tra kickoff e outdoor, è partita la nuova edizione!

Nelle scorse settimane abbiamo avuto il piacere di dare il benvenuto ai partecipanti della nuova edizione dell’International Part Time MBA.
Ad accoglierli, c’erano la Prof.ssa Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs, e la Prof.ssa Evila Piva, Direttrice del programma, che hanno dato ufficialmente via al Master con la cerimonia di kickoff.
Iniziano così due anni intensi, fatti di sfide e di opportunità di crescita, ma anche di nuove amicizie e di occasioni di scambio e confronto.
Ecco perché abbiamo voluto dare il benvenuto ai nostri nuovi studenti con una giornata tutta dedicata al team building, che offrisse loro l’opportunità di conoscere meglio i propri compagni di viaggio in un contesto più informale, lontano dai ruoli professionali e dalla routine del master.
Così tra qualche domanda personale, delle attività strutturate per mettere alla prova le soft skill dei partecipanti, e qualche risata, si sono iniziate a gettare le basi per la creazione dello spirito d’aula.
Un’attività importante non solo dal punto di vista relazionale, ma anche utile per iniziare fin da subito a lavorare sullo sviluppo di quelle soft skill – come il lavoro in gruppo o il problem solving – che avranno poi modo poi di coltivare durante il loro MBA.
Benvenuti a tutti, pronti per la vostra #MIPexperience?

Global Management Challenge Italy: la squadra del Politecnico di Milano vince la finale nazionale

 

Si chiama “Oltre” la squadra degli studenti della School of Management del Politecnico di Milano che ha vinto la finale nazionale della Global Management Challenge 2021, la più grande competizione di strategia e gestione imprenditoriale del mondo, uno strumento formativo che prepara gli studenti di qualsiasi ordine e grado e dipendenti di azienda alle dinamiche decisionali di impresa a livello di Consiglio di Amministrazione.

I partecipanti, attraverso un simulatore, devono assumere decisioni imprenditoriali per la loro azienda virtuale, che li posizionano nei confronti della concorrenza rappresentata dalle aziende delle altre squadre. Vince chi riesce a gestire in modo più reddituale la propria azienda in questo contesto competitivo.
Molte le skills da mettere in campo durante la competizione: dalla leadership alla gestione dello stress, dalle dinamiche relazionali all’orientamento al risultato, la challenge fornisce un quadro di insieme completo e realistico di cosa vuol dire prendere decisioni a livello manageriale.

Stefano Muciaccia, Emanuele Massarelli, Simone Iudica, Elia Pellizzaro e Samuel Iuliano, studenti della laurea magistrale in ingegneria gestionale, sono arrivati primi in Italia su oltre 60 squadre, guadagnandosi così la partecipazione alla finale internazionale che si è svolta a Nizhny Novgorod, in Russia.
L’ottimo risultato raggiunto in Russia non è stato sufficiente per aggiudicarsi anche qui la vittoria, andata alla squadra Portoghese, ma ai ragazzi del team Oltre va il ringraziamento di GMC Italia e del Politecnico di Milano per aver rappresentato così egregiamente il nostro paese all’edizione 2021, che ha visto la partecipazione di circa 30.000 persone da 40 paesi, con 150 Università.

 

Per maggiori informazioni:
https://globalmanagementchallenge.pt/worldgmc/
http://www.gmcitaly.it/

Credit foto:
RR – Global Management Challenge

Il MIP è tra i partner di “Countdown”, l’evento organizzato da TEDxMilano

Mercoledì 10 novembre alle 21 TEDxMilano organizza al Teatro Franco Parenti la seconda edizione di COUNTDOWN, il progetto promosso nel 2020 da TED e Future Stewards per far fronte alla crisi climatica globale. La serata, che sarà trasmessa anche in diretta streaming, si inserisce nel contesto di un autunno quanto mai ricco di iniziative fisiche e digitali, in Italia e in tutto il mondo, sul tema della Climate Action, che accompagnano la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), in programma dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 a Glasgow.

COUNTDOWN è un’iniziativa globale con un unico e forte obiettivo: accelerare la realizzazione delle soluzioni alla crisi climatica, trasformando le idee in azioni. Lo scopo del progetto è quello di costruire un futuro migliore per tutti, promuovendo pratiche che contribuiscano alla riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030. Nella serata di TEDxMilano COUNTDOWN si alterneranno sul palco speaker italiani e video di relatori internazionali (scienziati, imprenditori, artisti, attivisti, manager, esperti del settore) che identificheranno le idee e le azioni più efficaci e concrete per rendere il nostro pianeta più sicuro, più pulito e più giusto.

François de Brabant, fondatore di TEDxMilano, dichiara: «Con questa seconda edizione di TEDxMilano COUNTDOWN abbiamo raccolto con passione ed entusiasmo l’appello lanciato da TED, finalizzato a trovare soluzioni concrete e non banali alla crisi climatica. Condividere con il pubblico le “ideas worth spreading” riguardanti un tema cruciale per la sopravvivenza del genere umano è il primo passo per acquisire consapevolezza della sfida che abbiamo davanti. Prenderci cura del nostro pianeta significa aiutare noi stessi».

«Abbiamo scelto speaker appartenenti a campi molto diversi fra loro, dalla scienza alle smart cities, dal food all’innovazione digitale, dalla moda alla fotografia sino alla finanza. Tutti porteranno sul palco contributi originali, spunti di riflessione positivi e pratiche di valore che ci spingano ad agire con urgenza. Non si può più rimandare la lotta al climate change, viviamo in un’epoca decisiva per la sostenibilità futura del pianeta, e i comportamenti e le azioni di ognuno di noi possono fare la differenza», Catherine de Brabant e Benedetta Marietti, curatrici TEDxMilano COUNTDOWN.

 

Programma

Saranno presenti Valerio Camerano, esperto di transizioni energetiche e ambientali e curatore del lancio di un fondo di investimento destinato alla transizione green europea; Silvia Gambi, giornalista specializzata in temi legati al settore tessile e alla moda sostenibile, che introdurrà il tema sempre più incalzante del textile waste; Elena Granata, urbanista del Politecnico di Milano che presenterà la nuova figura dei “placemaker”, quali professionisti innovatori animati da una curiosità libera e creativa che stanno operando nelle città, ripensando la relazione tra città e natura. Seguiranno Luca Locatelli, fotografo pluripremiato che lavora intorno all’immaginario di un possibile futuro documentando soluzioni più promettenti per affrontare la crisi climatica del presente; Briano Martinoni e Pietro Pasolini, fondatori di una piattaforma tecnologica che connette le aziende e gli individui con soluzioni climatiche efficaci per preservare la natura che ci circonda; Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR che si occupa di dinamica del clima e impatti dei cambiamenti globali su ecosistemi e biodiversità; Luca Travaglini, co-fondatore di Planet Farms, società specializzata in vertical farming, tecnologia recente che consente di ridurre il consumo di suolo e di risorse naturali attraverso grandi laboratori automatizzati, disposti su più piani, per coltivare ortaggi e frutta e soddisfare i bisogni alimentari.

Oltre agli interventi live degli speaker, nel corso della serata saranno proiettati video con interventi di importanti relatori internazionali, che hanno partecipato all’edizione global di COUNTDOWN.

 

Maggiori informazioni e vendita biglietti online: http://www.tedxmilano.com

Data-powered management: una sfida ambidestra

Dietro all’affermazione di necessità di un potenziamento della cultura dei dati in una impresa, risiede un bisogno profondo di consolidare, potenziare, far evolvere o modificare in modo consapevole il proprio modello di business o il modo di gestire l’impresa. Si tratta di un bisogno cogente e pervasivo, connesso alla constatazione di alcuni trend che modificano lo scenario competitivo.

 

Giuliano Noci, Professore di Strategy and Marketing e Prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano

 

E’ esperienza comune di chi interagisce con le imprese sentirsi dire “avremmo bisogno di potenziare la nostra cultura del dato”.

Il concetto di “cultura del dato” ha diverse sfumature: la presenza di competenze di analisi dei dati, la capacità di lettura e interpretazione delle analisi, la predisposizione di individui e gruppi di lavoro a poggiare le proprie decisioni su evidenze e dati piuttosto che su sensazioni e istinti, lo sforzo a raccogliere e condividere i dati giusti per supportare le decisioni proprie e altrui.

Evidentemente, la “cultura del dato” è l’insieme di queste dimensioni, e dietro all’affermazione di necessità di un potenziamento risiede un bisogno profondo di consolidare, potenziare, far evolvere o modificare in modo consapevole il proprio modello di business o il modo di gestire l’impresa. Si tratta di un bisogno cogente e pervasivo, connesso alla constatazione di alcuni trend che modificano lo scenario competitivo.

In primo luogo, le pressioni della concorrenza, in mercati sempre più saturi e al contempo sempre più interconnessi, forzano alla ricerca di modelli di business e innovazioni che abilitino funzionalità tanto utili quanto sofisticate. Ciò porta alla ricerca di un arricchimento del contenuto dell’offerta (anche) grazie al lavoro sui dati. A titolo d’esempio, se voglio differenziare radicalmente un elettrodomestico nel mercato occidentale, ragionevolmente dovrò renderlo connesso alla rete e utilizzare i dati che raccoglie per offrire servizi a valore aggiunto per il cliente (ad esempio, in un frigorifero, non solo segnalare anomalie per un intervento tecnico in tempo reale, ma essere in grado di verificare la presenza di un cartone di latte quasi vuoto, e magari, sulla base del tasso di suo utilizzo, stimare quando il latte finirà o con che frequenza suggerire di riacquistarlo). E’ peraltro evidente, che da questo tipo di innovazioni possono nascere evoluzioni del modello di business. Nel caso precedente, ad esempio, l’integrazione con sistemi di eCommerce per offrire refill tempestivi subscription-based.

In secondo luogo, la diversità nei mercati di destinazione sta chiedendo risposte sempre più differenziate a segmenti di mercato molto eterogenei per gusti, preferenze, abitudini di utilizzo del prodotto/servizio, comportamenti di utilizzo dei canali fisici e digitali per interagire con l’impres, implicando una capacità di risposta pressochè one-to-one da parte dell’impresa. Dalla marketing automation alla service automation, le imprese sono sempre più alla ricerca di modelli e algoritmi in grado di comprendere lo stato di salute della relazione con un cliente, la sua propensione a una nuova offerta o ad abbandonare l’impresa.

In terzo luogo, e, di fatto, conseguenza dei precedenti, il focus dell’azione manageriale è sempre più improntato sulla ricerca di precisione, puntualità, riduzione degli sprechi – tanto a livello produttivo quanto di marketing, vendita, customer service, ecc. Anche in questo caso, il dato e la capacità di leggerlo rappresentano leve fondamentali.

Quindi, al netto dell’efficacia comunicativa della locuzione “cultura del dato”, il tema che si pone è lo sviluppo della capacità di ibridare competenze analitiche avanzate con senso del business. Si tratta di una competenza nuova in impresa, e spesso di una competenza che difficilmente è riconducibile ad un profilo professionale, quanto piuttosto a un team. Infatti, spesso le imprese inseriscono figure di data scientist portatrici di grande competenza analitica e tecnica, ma non sempre hanno profili manageriali in grado di far da tramite tra i bisogni di business e le applicazioni tecnico-modellistiche e, di converso, di traduzione degli output analitici in piani di azione in grado di guidare il business.

La nostra Scuola ha recepito questa necessità nell’interazione con le imprese, e da questo ha fatto derivare un profondo potenziamento della propria offerta di corsi di machine learning, statistica applicata e corsi di analytics applicati a discipline manageriali (es. performance measurement, marketing, e anche public sector), con un Major del Master of Science a forte vocazione analitica.  Il notevole successo in termini di scelta di questi corsi da parte degli studenti testimonia una forte sensibilità dei nostri giovani allo sviluppo di una carriera e di una professionalità fortemente “data-powered”.

La sfida pedagogica, in questo contesto, è quella di compendiare una solida preparazione analitica e una altrettanto solida conoscenza degli impatti di business dei sistemi decisionali oggetto dell’analisi modellistica, con un approccio incentrato sulla contestualizzazione di tali modelli negli ambiti applicativi in cui sono utili e promuovendo una discussione ricca ed estensiva sulle ulteriori ricadute nei modelli di funzionamento delle organizzazioni.

Machine Learning & Big Data Analytics

Le tecnologie digitali e gli algoritmi per analizzare i dati rappresentano l’evoluzione più recente delle tecnologie intellettuali. Grazie ad esse ci siano trasformati in quello che oggi siamo, in quello che sappiamo, nei nostri modi di pensare. Viviamo in stretta simbiosi con le tecnologie intellettuali e sarà sempre più così anche nei confronti degli algoritmi dell’intelligenza artificiale

 

Carlo Vercellis, Professore Ordinario di Machine Learning, School of Management, Politecnico di Milano

La maggior parte dei nostri gesti quotidiani, acquisti, spostamenti, decisioni personali o professionali sono orientati da un algoritmo di Machine Learning: è comodo ricevere suggerimenti circa prodotti da acquistare, di alberghi e mezzi di trasporto per i viaggi, le indicazioni di film o brani musicali che potrebbero piacerci.

Molte aziende da decine di anni raccolgono grandi moli di dati nei loro sistemi informativi. Gestori di carte di credito, che nel corso di un weekend registrano quasi due miliardi di transazioni, grandi retailer, operatori delle Telco e delle Utility.

Tuttavia, la vera rivoluzione che ha portato ai Big Data coincide con l’avvento dei social network, fenomeno indicato con il termine Internet of People. Ognuno di noi si è trasformato da lettore di informazioni in autore di contenuti. La necessità di immagazzinare questa mole di dati immensa e in rapida crescita ha indotto le grandi aziende del web a creare un nuovo tipo di database basato su architetture a rete distribuite e di fatto a dare vita al cloud.

Accanto alle persone, ormai in Internet ci sono anche le “cose”: si tratta della Internet of Things, costituita da innumerevoli oggetti dotati di sensori e spesso capaci di comportamenti intelligenti e autonomi. Siamo in grado di accendere le luci di casa a km di distanza, di regolare il termostato e di osservare attraverso l’impianto di videosorveglianza. L’automobile potrà guidare in modalità autonoma senza il nostro intervento. Si tratta di un universo composto da quasi 30 trilioni di sensori che registrano valori numerici con altissima frequenza temporale (un trilione è pari a “uno” seguito da 18 “zero”!). Abbiamo inoltre i contatori digitali per gas e power, capaci di registrare puntualmente i nostri consumi e di suggerire comportamenti che rendano più efficiente e sostenibile il nostro utilizzo dell’energia. Indossiamo dispositivi di fitness e smart watch al polso, che registrano la nostra attività fisica, i principali parametri vitali, le nostre abitudini alimentari, la qualità del sonno, e ci forniscono suggerimenti utili a migliorare le nostre condizioni fisiche. Oggetti intelligenti che contribuiranno a rendere sempre più comoda la nostra vita.

Da quanto abbiamo detto finora, è chiaro che il valore predittivo e il valore applicativo contribuiscono a generare un grande valore economico, per le imprese, per la pubblica amministrazione, per i cittadini nel loro complesso.

Tuttavia, i dati di per sé non servono a nulla se non vengono analizzati automaticamente da algoritmi intelligenti. In particolare, gli algoritmi di machine learning nell’ambito dell’intelligenza artificiale vengono applicati a grandi moli di dati per riconoscere regolarità ricorrenti e per estrarre conoscenze utili che permettono di prevedere con notevole accuratezza eventi futuri. Si tratta di una logica induttiva, un po’ come il meccanismo di apprendimento di un bimbo, cui la mamma indica alcuni esempi di lettere dell’alfabeto ponendolo in breve tempo in grado di identificarle autonomamente e quindi di imparare a leggere.

Ad esempio, gli algoritmi sono in grado di interpretare l’umore, il cosiddetto “sentiment”, di post testuali sulle reti sociali con accuratezze del 95-98%, maggiore di quella che potrebbe ottenere un lettore umano. Analogamente, oggi gli algoritmi sono in grado di effettuare con grande precisione il riconoscimento automatico dei contenuti e del contesto delle immagini analizzate.

Le tecnologie digitali e gli algoritmi per analizzare i dati rappresentano l’evoluzione più recente delle tecnologie intellettuali e ci aiuteranno a vivere meglio. Pensiamo infatti che lungo il corso della storia, dai primi strumenti preistorici all’invenzione della scrittura, dall’invenzione della stampa all’ideazione dei computer, le tecnologie intellettuali sono state il motore dell’evoluzione umana. Grazie ad esse noi ci siano trasformati in quello che oggi siamo, in quello che sappiamo, nei nostri modi di pensare. Viviamo in stretta simbiosi con le tecnologie intellettuali e sarà sempre più così anche nei confronti degli algoritmi dell’intelligenza artificiale.

Sul versante economico, osserviamo che le imprese più mature nell’analisi dei dati hanno una maggiore capacità di competere e continuano a rafforzarsi nei confronti delle imprese meno evolute e meno tempestive nell’adozione di strategie di innovazione digitale. Da anni si parla di digital divide in riferimento alle diverse opportunità di accesso alle risorse digitali da parte dei cittadini. Nell’ambito dell’Osservatorio Big Data Analytics che abbiamo avviato al Politecnico di Milano sin dal 2008, abbiamo introdotto dallo scorso anno il termine Analytics Divide per indicare il gap che si è venuto a creare e che purtroppo si sta ampliando tra le imprese virtuose nell’impiego di big data e intelligenza artificiale e quelle meno innovative, che faticheranno di più a uscire dalla palude in cui il virus ci ha spinti.

Per poter progredire come azienda data driven occorre tuttavia disporre di talenti e competenze adeguate, che possono essere ottenute mediante l’acquisizione di nuove risorse o il reskilling di risorse già disponibili in azienda. In questa prospettiva, presso il MIP-Politecnico di Milano abbiamo avviato diverse attività formative su temi di Machine Learning, Artificial Intelligence, Big Data Analytics, Data Science, quali il master internazionale in Business Analytics & Big Data e il percorso executive in Data Science & Business Analytics.

Gli Hub di quartiere contro lo spreco alimentare hanno vinto l’Earthshot Prize

Il premio è dedicato alle azioni per proteggere l’ambiente e il progetto di Milano contro lo spreco alimentare ha vinto un milione di sterline e il supporto della Royal Foundation per i prossimi anni

 

Milano, 18 ottobre 2021 – Nella notte di domenica 17 ottobre 2021 il Principe William ha annunciato che la Città di Milano, con il progetto della Food policy degli Hub di quartiere contro lo spreco alimentare, è vincitrice della prima edizione del prestigioso premio internazionale Earthshot Prize sulle migliori soluzioni per proteggere l’ambiente.

Un mese fa era arrivato l’annuncio di essere tra i 15 finalisti nella sezione “un mondo senza sprechi” e ieri in collegamento su BBC e Discovery Channel il Principe William ha svelato i vincitori, dopo la valutazione di un comitato di esperti internazionale che ha scelto Milano tra 750 iniziative candidate da tutto il mondo.

Insieme a Milano nelle altre quattro categorie del premio sono risultati vincitori: dalla Repubblica della Costa Rica per la protezione delle foreste, dall’India per la riduzione delle emissioni dei fumi in aria, da Berlino per lo sviluppo di tecnologie ad idrogeno per la produzione energetica e dalle Bahamas per la difesa delle barriere coralline.

A Milano la BBC ha preparato un collegamento con Londra da una terrazza con vista Duomo, al quale ha preso parte la Vicesindaco Anna Scavuzzo, con rappresentanti di tutti i partner che rendono vivo questo progetto.

Il premio di un milione di sterline verrà utilizzato per potenziare sempre più questi Hub, aprirne di nuovi, garantendone la sostenibilità sul lungo periodo e replicare questa virtuosa buona pratica nella rete delle città che lavorano con Milano sulle food policy, partendo dalla rete delle città di C40 e del Milan Urban Food Policy Pact.

Vincere l’Earthshot prize è il riconoscimento di un grande lavoro di squadra che ha coinvolto l’intera città: grazie al Comune e a tante realtà del Terzo settore, delle università, della Grande Distribuzione e della filantropia operative sul territorio, oggi Milano ha 3 Hub di quartiere a Isola (2019), Lambrate (2020) e al Gallaratese (2021).

Il progetto è nato nel 2017 da un’alleanza  tra Comune di Milano, Politecnico di Milano con il gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Gestionale Food Sustainability Lab di cui fa parte l’Osservatorio Food Sustainability, Assolombarda, Fondazione Cariplo e il Programma QuBì.
La realizzazione del primo Hub ha poi coinvolto Banco alimentare della Lombardia e ha permesso di salvare oltre 10 tonnellate di cibo al mese, assicurando in un anno un flusso di 260.000 pasti equivalenti, che hanno raggiunto 3.800 persone, grazie al contributo di 20 supermercati, 4 mense aziendali e 24 enti del Terzo settore.

In particolare, il ruolo dell’Osservatorio Food Sustainability, è stato quello di elaborare lo studio di fattibilità della rete e di monitorare l’operatività degli hub e gli impatti generati dal progetto, che ha permesso di costruire un modello logistico estendibile e replicabile in altri quartieri della città.

A seguire, è stato infatti avviato l’Hub di Lambrate, subito dopo il primo lockdown nella primavera 2020, gestito sempre da Banco alimentare della Lombardia in uno spazio messo a disposizione da AVIS Milano e con il contributo di BCC Milano. Il terzo Hub, al Gallaratese, è gestito da Terre des Hommes con il contributo di Fondazione Milan.

Il prossimo, in fase di progettazione, sarà l’Hub di quartiere di Corvetto, con la gestione del Banco Alimentare della Lombardia e il contributo della Fondazione SNAM; mentre per aprirne un quinto il Comune di Milano ha recentemente avviato il tavolo di coprogettazione per l’Hub del Centro con l’Associazione IBVA e con il contributo di BCC Milano.

 

Il team del Dipartimento di Ingegneria Gestionale:
Alessandro Perego, Marco Melacini, Giulia Bartezzaghi, Annalaura Silvestro e Andrea Rizzuni del gruppo di ricerca Food Sustainability.

 

Partner coinvolti:
Il progetto coinvolge importanti insegne della grande distribuzione tra cui Lidl Italia, Esselunga, Carrefour, NaturaSi, Erbert, Coop Lombardia, Il Gigante, Bennet, Penny Market con il supporto di Number1 Logistics Group che ha fornito i furgoni per gli Hub di Isola e Lambrate. Sono state coinvolte inoltre le mense di Pirelli, Siemens, Deutsche Bank e Maire Tecnimont coordinate dal Gruppo Pellegrini per l’Hub Isola.
Con Fondazione Cariplo e SogeMi il Comune di Milano ha inoltre lanciato l’iniziativa Foody zero sprechi per replicare il modello degli hub anche all’Ortomercato e recuperare il cibo fresco insieme a Banco alimentare della Lombardia, Recup, Croce rossa sud milanese, Università degli studi di Milano e molti altri partner in supporto..