Tiresia tra i vincitori del premio EIC “Blockchains for social good”

 

Tiresia, il centro di ricerca sull’innovazione, l’imprenditorialità e la finanza sociale della School of Management del Politecnico di Milano, è tra i 6 vincitori del premio della Commissione Europea EIC Horizon “Blockchains for Social Good”, che riceveranno complessivamente 5 milioni di euro per l’applicazione di tecnologie Distributed Ledger per affrontare le maggiori sfide della nostra società.

Mentre il potenziale della tecnologia blockchain è stata testata nell’ambito finanziario, le sue applicazioni in ambito sociale e in relazione alla sostenibilità sono ancora poco sviluppate. L’obiettivo del premio “Blockchains for Social Good” è appunto quello di sostenere gli innovatori e la società civile nell’esplorazione delle possibili applicazioni della tecnologia blockchain per l’innovazione sociale digitale.

Tiresia è partner del consorzio guidato dalla Aalto University (Finlandia) che ha vinto nella categoria “Inclusione finanziaria”, con il progetto GMERITS (Generalised Merits for Respect and Social Equality) che verrà finanziato con un milione di euro.
GMERITS è un esperimento su vasta scala per valutare strutture economiche alternative, analizzando gli schemi di governance più efficaci e i diversi modelli di compensazione.
Il ruolo di Tiresia è quello di indagare l’importanza che i dati e le tecnologie possono giocare in quanto fattori abilitanti della generazione e della gestione dell’impatto. Inoltre sarà ente valutatore dell’impatto sociale generato dalle applicazioni sperimentali all’interno progetto.

Il consorzio comprende anche tre iniziative imprenditoriali social-tech in ambito europeo (REC di Barcelona, Me Sensei di Helsinki e Merits di Milano).

Il premio, lanciato con i fondi dell’Enhanced European Innovation Council (EIC) è parte integrante dell’iniziativa europea Next Generation Internet (NGI) che supporta innovatori, imprenditori, PMI
e ricercatori affinché possano sviluppare le loro idee, grazie a fondi, attività di networking e coaching, ed esplorare le potenzialità del Blockchain in nuove aree di applicazione, in
particolare per individuare soluzioni alle sfide locali e globali di sostenibilità.

MIP & EY insieme al servizio dell’eccellenza formativa

Un nuovo cambio di paradigma sta ridefinendo i percorsi di trasformazione delle organizzazioni: questo cambiamento influenza il modo in cui le imprese stanno rivedendo la loro strategia ed i modelli operativi, insieme al modo in cui le persone rispondono fisicamente e mentalmente a queste sfide.

Le aziende che stanno guidando la trasformazione in modo strategico si sono focalizzate sullo sviluppo non solo di nuove competenze tecnico-specialistiche, ma di skill trasversali per rispondere alle nuove dinamiche del mercato in modo adattivo e innovativo, non in maniera intermittente, ma in modalità continua e dinamica.

Per questo, dopo anni di collaborazione, MIP e EY hanno deciso di mettere sistematicamente a fattor comune le rispettive esperienze operative e di background sul tema della formazione, progettando e proponendo al mercato percorsi e interventi sviluppati ad hoc.

Attraverso formati snelli ed in linea con le esigenze del mercato, l’offerta garantisce l’integrazione di tutte le competenze che contraddistinguono MIP e EY, proponendo soluzioni efficienti ed efficaci, con contenuti di frontiera, in linea con le best practices osservate nell’interlocuzione con primari player italiani e internazionali.

L’offerta oggi include la progettazione e l’erogazione dei contenuti per i seguenti percorsi online in modalità asincrona e sincrona, nell’ambito della Digital Transformation & Innovation:

La proposta formativa include inoltre la progettazione e l’erogazione dei contenuti per i seguenti percorsi nell’ambito dell’International Business:

 

Per avere maggiori informazioni, contattaci scrivendo a corporaterelations@mip.polimi.it oppure chiamando lo 02 2399 2820.

MIP tra i relatori dei digital talks della Digital&Export Business School

La Digital&Export Business School è un percorso di formazione e informazione, dedicato al mondo delle imprese, volto a leggere il contesto attuale, condividere sapere ed esperienze e cercare nel cambiamento nuove opportunità. L’iniziativa è presentata da Unicredit, in collaborazione con SACE SIMEST e Microsoft, e prevede la partecipazione gratuita!

Il programma è strutturato in 8 digital talks su tematiche strategiche per le imprese, programmati da giugno a luglio 2020, e oltre 20 sessioni di live coaching su tematiche tecniche verticali, che si terranno da ottobre a dicembre 2020. Tutti gli incontri virtuali sono capitanati da professori universitari, ricercatori, professionisti, imprenditori, giornalisti e sociologi del mondo del lavoro.

Di seguito gli  appuntamenti che hanno visto protagonisti i nostri docenti:

  • La forza delle imprese italiane: da dove ripartiamo, con la partecipazione di Federico Frattini;
  • Una nuova Supply Chain e nuove opportunità per il mercato italiano, con la partecipazione di Riccardo Mangiaracina;
  • Cosa è cambiato nei processi e-commerce B2B e B2C e nella scelta del Market Place, con la partecipazione di Valentina Pontiggia.

Per scoprire il programma completo e registrarti ai prossimi digital talks, clicca qui.

Nice To MIP You: le nostre porte sono di nuovo aperte! Ti aspettiamo a settembre.

Da sempre noi del MIP siamo aperti. A nuove idee, nuove tecnologie, nuovi stimoli, nuove persone. Da settembre lo saremo ancora di più. Le nostre aule, il nostro campus, le nostre aree studio e, in generale, tutti i nostri spazi, sono pronti ad accogliere di nuovo docenti, staff, collaboratori e, soprattutto, studenti provenienti da tutto il mondo, sia i nuovi iscritti sia coloro che già ci conoscono.

Vogliamo che la riapertura sia un momento speciale: per questo abbiamo adottato tutte le misure necessarie per rendere i nostri locali accoglienti e, soprattutto, sicuri.

Preparati a vivere un’esperienza al MIP all’insegna della sicurezza, della tecnologia e del fascino che solo una città moderna e cosmopolita come Milano può offrire.

 

IL TRIANGOLO DELLA SICUREZZA

Il MIP riapre in totale sicurezza grazie all’adozione di una strategia in tre punti. Il primo consiste nella prevenzione: oltre alla misurazione della temperatura all’ingresso, il MIP assicura una fornitura gratuita di mascherine monouso, mentre il distanziamento sociale sarà garantito da una segnaletica chiara. Il secondo punto prevede la sanificazione: tutti gli spazi del MIP verranno costantemente disinfettati; gli impianti di aerazione garantiranno il rinnovo continuo dell’aria e sarà possibile detergersi le mani grazie ai punti di sanificazione dislocati in tutta la scuola. Il terzo punto è relativo ai servizi: abbiamo creato un indirizzo email, life@mip.polimi.it, dedicato unicamente alle vostre domande sulle misure di sicurezza. Gli spazi comuni per lo studio e lo svago, invece, verranno riorganizzati. L’attività didattica verrà garantita online e on campus, per soddisfare tutte le esigenze di apprendimento.

 

DIDATTICA ONLINE E ON CAMPUS

Il MIP, che da sempre è orientato all’innovazione, può contare su una consolidata esperienza nella didattica digitale. Le nostre piattaforme di digital learning sono pronte per ospitare tutte le nostre lezioni, sia in diretta streaming sia registrate al fine di garantire continuità a chi non potesse essere presente in aula.

Sul versante on campus, invece, stiamo lavorando per assicurare il distanziamento sociale attraverso un’attenta pianificazione degli orari e degli spazi, che verranno ampliati. Le lezioni saranno organizzate su due turni diversi, e stiamo collaborando con le imprese per garantire le testimonianze aziendali e tutti i progetti che le coinvolgono, incluse le company visit.
Attività_Didattica

 

MILANO: DOVE CREATIVITA’, TRADIZIONE E MODERNITA’ SI INCONTRANO

Il campus del MIP si trova a Milano. Una città moderna, europea, che offre agli studenti di tutto il mondo innumerevoli opportunità di studio, di lavoro e di divertimento. Nel corso degli anni ha visto nascere e svilupparsi eccellenze internazionali soprattutto nel campo della moda, del design, dell’imprenditoria, della finanza. Milano sa coniugare caratteristiche tipicamente italiane, come la creatività, l’operosità, l’intraprendenza, con un approccio internazionale e moderno. Nei decenni scorsi ha incarnato il concetto della città industriale e industriosa, oggi si è affermata come la capitale italiana delle startup. Costantemente orientata al futuro, è il posto giusto per chi vuole crescere, migliorarsi e innovare. La città, dopo il periodo di lockdown e attenendosi alle direttive emanate dalle autorità competenti, è tornata ad aprire buona parte delle sue attività e a offrire tutti i suoi servizi, che hanno contribuito a posizionarla come una delle città europee più dinamiche e all’avanguardia.
Benvenuti_a_Milano

 

COVID-19: I benefici derivanti dai progetti collaborativi

I progetti collaborativi, intesi come lo scambio di dati e informazioni di natura strategica tra partner di business, possono essere un veicolo per garantire continuità operativa in situazioni di emergenza e validi alleati per la ripartenza.

 

Riccardo Mangiaracina, Professore di gestione dei sistemi logistici e produttivi, Responsabile Scientifico Osservatorio Digital B2b
Paola Olivares, Direttore Osservatorio Digital B2b School of Management Politecnico di Milano

Queste settimane di emergenza sanitaria ed economica hanno imposto alle aziende una forte revisione delle più tradizionali modalità di lavoro e alle aziende fornitrici di servizi di mettere in campo strumenti per garantire la continuità operativa dei propri clienti. Tra le iniziative avviate troviamo anche la messa a disposizione di soluzioni in grado di migliorare visibilità e collaborazione con terze parti. Un esempio sono gli strumenti per il monitoraggio della catena di fornitura.
L’Osservatorio Digital B2b della School of Management da 18 anni monitora la diffusione e calcola i benefici dell’eSupply Chain Collaboration che indica lo scambio di informazioni di natura strategica – tipicamente a livello di pianificazione congiunta, monitoraggio della supply chain, sviluppo nuovi prodotti, marketing e comunicazione, gestione della qualità – con l’obiettivo di migliorare l’efficacia dei processi grazie alla condivisione di informazioni e know-how e alla collaborazione nelle fasi decisionali. Solo il 32% delle imprese italiane ha attivato almeno un progetto collaborativo, con una predominanza per le grandi aziende che spesso impongono l’utilizzo del sistema anche al proprio indotto di piccoli attori [1]. La pandemia globale che abbiamo vissuto potrebbe rappresentare un impulso all’adozione di questo tipo di soluzioni.

Nel seguito sono descritti i vantaggi che si potrebbero avere in situazioni di emergenza, i benefici ottenibili in periodi di normalità e un esempio concreto.

I vantaggi in situazioni di emergenza
La trasparenza e la condivisione di dati e informazioni, anche strategiche, può rappresentare in situazioni di emergenza, un veicolo tramite per garantire continuità operativa. Tra i processi potenzialmente gestibili in modo collaborativo, i due con la maggiore utilità in situazioni di emergenza sono il monitoraggio della supply chain e la pianificazione congiunta. Questi infatti permettono:

  • lo scambio di dati relativi a vendite e capacità produttiva;
  • la visibilità sulle giacenze a magazzino e sulla domanda del cliente finale;
  • un rifornimento automatico più frequente.

I benefici in situazioni di normalità
I progetti collaborativi possono contribuire significativamente alla marginalità e alla competitività di un’impresa e dei propri partner di business in situazioni di normalità. I benefici possono essere di due tipi:

  • tangibili, riconducibili alla sfera dell’efficienza (es. riduzione dei costi operativi);
  • intangibili, riguardanti un aumento del livello di servizio con un conseguente miglioramento dell’immagine dell’azienda e un incremento della fedeltà dei clienti, un incremento della visibilità e quindi della capacità di reazione di fronte a eventi imprevisti e un miglioramento della qualità delle informazioni circolanti in azienda.

È importante tener presente che, per la corretta ed efficace realizzazione di tutti i progetti collaborativi, è necessario agire sulla leva del change management, attraverso formazione e meccanismi di incentivazione per i dipendenti dell’azienda, occorre un alto commitment, una chiara definizione della strategia da seguire, un corretto coinvolgimento degli attori interni ed esterni all’organizzazione e un uso sapiente degli strumenti tecnologici.

Un esempio concreto
Il rifornimento dei punti vendita della grande distribuzione e quindi il fenomeno dell’out of stock (indisponibilità dei prodotti a scaffale) è stato uno dei principali problemi vissuti durante l’emergenza Covid-19. Le cause tipiche dell’out of stock sono riconducibili in un’inefficienza nella pianificazione degli ordini o nel processo di rifornimento dello scaffale, in problemi del produttore o dei centri distributivi o in una inaccuratezza nella gestione del magazzino. In questa circostanza la causa scatenante è stata però la domanda imprevista e incontrollabile.

Un progetto concreto, particolarmente utile, è l’Optimal Shelf Availability (OSA). Applicato al settore del largo consumo, misura e analizza le cause dell’out of stock per garantire la disponibilità dei prodotti a scaffale e aumentare il livello di servizio. Il produttore e il retailer collaborano scambiandosi quotidianamente i dati di sell-out e il livello delle scorte per ogni codice articolo, producendo degli alert in caso di problemi e identificando in modo congiunto azioni correttive volte a ridurre l’out of stock del punto vendita. Il progetto – la cui implementazione produce una riduzione consistente dei costi di stock-out e di mantenimento a scorta quantificabili in risparmi del 19% per il produttore, del 2,5% per il retailer e del 12% per la coppia di attori – può essere estremamente utile nella gestione dell’emergenza. Permette infatti di coinvolgere il produttore in fasi tipicamente in capo al retailer, come la gestione delle scorte e il loro monitoraggio, aumentando la visibilità sulla filiera e migliorando la pianificazione e il rifornimento.

 

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[1] Per i risultati completi della Ricerca, “Digitalizzare per (r)esistere” disponibile su www.osservatori.net

«Con l’MBA la crescita è personale, non solo professionale»

Achille Balestrini, nuovo Ceo e Global brand manager di Nava Design Milano e MH Way, racconta il suo percorso professionale e formativo, segnato dal Politecnico. E spiega quanto è importante, anche per chi ha già un’esperienza sul campo, strutturare maggiormente con un master le nozioni apprese.

Dall’architettura al management, passando attraverso l’iniziativa imprenditoriale. È la traiettoria professionale di Achille Balestrini, alumnus MBA Pt It 6 presso il MIP Politecnico di Milano e recentemente nominato nuovo Ceo di Nava Design Milano e MH Way, due realtà parte di Smemoranda Group. Un cammino, il suo, segnato da tre elementi importantissimi per chi ha deciso di farsi strada nel mondo del business: passione, competenza e intraprendenza. Ma anche dalle esperienze vissute nell’ateneo milanese: «Se ho scelto l’MBA del MIP, è anche perché proprio al Politecnico avevo conseguito la laurea in architettura», racconta Balestrini. Ma tra la laurea e il master c’è stato un percorso fatto di intuizioni e scommesse personali.

Architetto, imprenditore, manager

Dopo la laurea e l’inizio della propria carriera nel mondo dell’architettura, Balestrini decide infatti di assecondare la propria passione per l’abbigliamento sportivo casual. «Non riuscivo a smettere di pensare a un’idea che all’epoca sembrava decisamente innovativa, quella di un brand che fosse personalizzabile». È un’intuizione vincente, perché a quel progetto Balestrini dedica le sue energie per sette anni circa. «Un periodo di tempo durante il quale aprimmo un negozio monomarca a Milano, diversi temporary store e uno shop online. Tutto grazie all’entusiasmo e allo spirito di sacrificio». Eppure, questi traguardi non sono quelli a cui Balestrini aspira, non sono abbastanza. «Decisi di interrompere quell’esperienza da imprenditore. Nel frattempo, ricevetti un’offerta da Marco Boglione, fondatore e presidente di BasicNet, gruppo proprietario di diversi marchi come Kappa, Superga, K-Way». È quello il momento in cui Balestrini abbandona la strada imprenditoriale per trasformarsi in un vero e proprio manager. «Mi innamorai profondamente del progetto che dovevo seguire. Questa fase è durata dal 2011 al 2019. Poi, nel 2020, sono stato nominato Ceo e Global brand manager di Nava Design Milano e MH Way».

Un MBA per rafforzare le competenze

Nel mezzo, però, c’è un altro passaggio importante, quella dell’MBA. «A iscrivermi mi spinse il bisogno, personale prima ancora che professionale, di imparare. Dalla mia avevo un bagaglio di conoscenze empiriche, sperimentate e apprese sul campo, ma nessuno studio alle spalle», spiega Balestrini. «Il master mi ha aiutato, innanzitutto, a mettere ordine tra le mie competenze, strutturandole in maniera più coerente, organica e strategica. Da un certo punto di vista, era rincuorante e motivante vedere che molte idee nate durante la mia esperienza venivano confermate a lezione». A proposito di lezioni, l’MBA ha permesso a Balestrini di mettere alla prova le nozioni apprese sui banchi tramite project work e lavori di gruppo. «Si tratta di una modalità che ho trovato molto efficace. Sotto un certo aspetto, è perfetta per chi già si trova a suo agio a lavorare in gruppo, come nel mio caso. D’altro canto, spinge alla discussione anche chi ha un’attitudine meno spiccata a confrontarsi con gli altri. Sono momenti davvero formativi e stimolanti».

Nava Design e MH Way: obiettivo rilancio

Forte di questa esperienza, e con delle competenze rafforzate e strutturate dal master, Balestrini è ora alle prese con il rilancio di Nava Design Milano e MH Way, in veste di Ceo e Global brand manager. «La cosa curiosa è che sono entrambi due brand legati al mondo del design e dell’architettura, da cui tutto per me è cominciato. Per Nava hanno lavorato dei designer importanti come Max Huber e Bob Noorda, mentre MH Way è nato dal designer giapponese Makio Hasuike. Entrambe queste realtà, acquisite dal gruppo Smemoranda, sono ora in cerca di rilancio e di riposizionamento», spiega Balestrini. «Per dare nuova linfa a entrambi i brand, dovrò mettere in pratica quanto ho imparato finora. Le sfide più importanti e stimolanti riguarderanno la gestione aziendale e l’espansione commerciale dei marchi sul territorio nazionale e, soprattutto, sui mercati internazionali».

«La visione del MIP per le HR è moderna e contemporanea»

La gestione delle risorse umane si fonde con gli strumenti del marketing e richiede competenze sempre nuove e aggiornate. L’obiettivo è valorizzare i singoli, partendo dalla lezione della diversity. Ce lo spiega Chiara Lombardi, human resource manager di Emilio Pucci e alumna del MIP.

Una rinnovata centralità del valore umano, unita a una gestione competente e qualificata. È questo il futuro, e per certi aspetti già il presente, della gestione delle risorse umane all’interno di un’organizzazione. Così sostiene Chiara Lombardi, human resource manager presso Emilio Pucci, maison italiana parte del gruppo Lvmh, e alumna del percorso executive in Human Resource Business Leader presso il MIP Politecnico di Milano. «L’Hr non ammette improvvisazioni. Tantomeno oggi, considerato il legame sempre più stretto con gli strumenti del marketing, necessari alle aziende per mettere in atto strategie di attraction e retention dei talenti».

Una didattica basata sul confronto

La visione di Chiara è maturata dopo lunghi anni di esperienza nel settore, preceduti da una laurea in lingue e perfezionati anche grazie al percorso executive, dove si è iscritta con l’obiettivo di consolidare le proprie competenze: «Ho sempre nutrito un grande interesse per le risorse umane, e con il passare del tempo ho capito che volevo trasformarmi in un’Hr manager dall’impostazione più strategica. Al contempo mi sono resa conto che, per farlo, mi mancavano alcune competenze hard. Per questo mi sono iscritta al percorso proposto dal MIP». All’inizio, si aspettava lezioni frontali dall’impostazione decisamente accademica, ma presto si è accorta che, in realtà, un elemento fondante del corso consisteva nel coinvolgimento attivo degli studenti: «Ai docenti di alto livello si affiancava la collaborazione delle aziende, grazie alle quali avevamo un punto di vista privilegiato e attuale sulla realtà delle Hr. Ma è stato dato molto spazio anche alle interazioni tra noi studenti, che hanno dato vita a confronti aperti, portatori di una grande ricchezza di contenuti. Per questo consiglio di avvicinarsi a questo corso aprendo occhi e mente il più possibile. Il ventaglio di contenuti, possibilità, soluzioni è così ampio che rappresenta un’opportunità di apprendimento irripetibile».

I frutti di questo periodo formazione, per Chiara, sono evidenti: «Non sarei stata così efficace sul mercato del lavoro senza le consapevolezze guadagnate all’interno del percorso. Per me è stata una vera e propria boccata d’aria fresca, che mi ha dato tante opportunità di apprendimento e tante competenze in più da usare sia nella mia azienda sia nella mia fase di transizione lavorativa».

Tra cambiamento e diversity

C’è un altro versante, però, dove le esigenze di Lombardi hanno trovato risposta nel percorso executive del MIP. Perché se è vero che le competenze hard sono fondamentali, le risorse umane non possono comunque prescindere dalle persone. «Il mio obiettivo è rendere centrale nelle aziende in cui lavoro la tematica del cambiamento, da portare avanti con azioni piccole e grandi. Al MIP ho potuto rafforzare una visione moderna e contemporanea e approfondire convinzioni che fanno bene sia alle risorse sia alle aziende. Penso al tema della diversity, ad esempio, ormai fondamentale e ineludibile. Non si può prescindere dalla valorizzazione delle risorse umane. Se una persona viene trattata in maniera corretta, fornirà più volentieri il proprio contributo, generando valore e ricchezza tanto per l’impresa quanto per le persone che lavorano al suo fianco».

Un tema che Lombardi ha particolarmente a cuore, visto che ormai dal 2018 è mentor e coach per Young Women Network, realtà no-profit che ha come obiettivo l’empowerment delle giovani donne. «Il tema della leadership femminile è importantissimo, e ho apprezzato moltissimo come è stata affrontata la questione della diversity al MIP (che inoltre, con l’iniziativa Mip4Women, mette a disposizione delle candidate donne un contributo di 1000 euro, ndr). Purtroppo in molte aziende scarseggiano gli esempi di manager donne da prendere a modello, visto che i consigli di amministrazione sono ancora per larga parte al maschile. La situazione può evolvere, ma dobbiamo impegnarci tutti nel diventare promoter del cambiamento».

Amazon Innovation Award 2020 – PrimePeerz, un progetto innovativo e sostenibile

Sono cinque studenti del secondo anno della magistrale in Management Engineering, ad aggiudicarsi il primo premio dell’Amazon Innovation Award 2020, con il progretto PrimePeerz.
Giorgio Damuzzo, Nicola De Giusti, Simona Esposito, Fulvio Gargiulo e Romain Lerouge, hanno affrontato il concorso come progetto integrativo nel corso di Logistics Management tenuto dai professori Alessandro Perego e Riccardo Mangiaracina, confrontandosi con altri 300 studenti provenienti da atenei italiani e francesi.

I giovani si sono cimentati sul tema della sostenibilità: è stato chiesto loro di ideare una soluzione innovativa per i processi di prelevamento dei prodotti, impacchettamento, spedizione e dei resi, che fosse il più efficiente possibile e al tempo stesso consentisse l’abbattimento delle emissioni di CO2, tema molto forte per Amazon in questo momento.

L’idea del team si focalizza sulla consegna “dell’ultimo miglio”: parte dal concetto di economia relazionale degli esseri umani, con l’intento di sfruttare i legami sociali esistenti tra la vasta base di clienti Amazon, al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’azienda.
PrimePeerz mira a costituire ulteriori punti di consolidamento nella rete logistica downstream, attraverso la possibile aggregazione di ordini di clienti che presentano un legame tra loro, consentendo di ridurre il numero di spedizioni, i conseguenti costi di trasporto ed emissioni di gas serra.

Siamo molto contenti per la vittoria perché dimostra che siamo riusciti a catturare sia l’interesse accademico che il riconoscimento da parte di Amazon, e per noi questo significa aver ragionato nel modo giusto.”

Il premio, rimandato a causa dell’epidemia in corso, prevede un viaggio a Seattle, dove i nostri studenti presenteranno la loro idea ai manager nel quartier generale di Amazon.

Amazon ha selezionato il loro progetto per rappresentare il Politecnico di Milano alle finali nazionali, in competizione con gli atenei del Politecnico di Torino e Roma Tor Vergata. Nella finale, tenutasi lo scorso 17 aprile in via telematica, Amazon ha quindi decretato il loro progetto come vincitore del contest.

È stato un peccato per noi non poter celebrare la vittoria tutti insieme fisicamente e poterci confrontare con i referenti di Amazon in prima persona. La nostra speranza è quella di realizzare il nostro sogno e partire per gli headquarters di Amazon a Seattle, una volta terminate le misure di contenimento sanitarie.

«Le buone idee non bastano: al MIP ho imparato a svilupparle»

Il confronto con i colleghi di master, i due anni di esperimenti e miglioramenti e, soprattutto, una mentalità votata al miglioramento continuo. Martin Leban, alumnus AMIE (ora IMIE), racconta come è nata l’idea di uno shampoo contenuto in biglie biodegradabili.

La formazione nell’azienda di famiglia, il confronto con i colleghi di master provenienti da tutto il mondo e, infine, la nascita di una startup che, ispirandosi a principi di sostenibilità sociale e ambientale, dà vita a un prodotto piccolo, ma dal grande potenziale. È la storia di Martin Leban, giovane imprenditore sloveno e co-fondatore della startup OneTwoThreeZero, nonché alumnus AMIE (ora evolutosi in IMIE, International Master in Innovation and Entrepreneurship) presso il MIP Politecnico di Milano: «Il master mi ha insegnato che di idee, buone e meno buone, ce ne sono tante. A fare la differenza è l’impegno che ci si mette per svilupparle. Ed è proprio così che io e i miei colleghi abbiamo concepito lo shampoo in biglie biodegradabili».

Dall’idea alla sua realizzazione

Leban proviene da una famiglia che possiede una piccola azienda di prodotti per la cura dei capelli. «Un ambiente in cui ho imparato molto, osservando di giorno in giorno», racconta Leban. «Creare cosmetici senza produrre rifiuti è stato uno dei miei obiettivi fin da quando lavoravo nell’azienda di famiglia e vedevo quanta plastica utilizzavamo. Quando ho visto il progetto di shampoo biodegradabili che Renata Alessio, Indira Pambudy e Sarra Elamin avevano iniziato nell’ambito del master AMIE, mi è subito piaciuto e ho chiesto loro di entrare a far parte del team».
Il potenziale ecologico di questa idea è evidente: «L’industria cosmetica utilizza molta plastica per i propri packaging, anche per piccole quantità di prodotto, come capita, ad esempio, con i flaconcini distribuiti negli hotel. Noi siamo partiti da un prodotto concettualmente simile alle capsule di detersivo utilizzate nelle lavastoviglie. In quel caso, però, l’involucro è un materiale plastico. La sfida, per noi, consisteva nel trovare un materiale biodegradabile che al contempo fosse abbastanza resistente da contenere lo shampoo al suo interno». Una sfida raccolta dai suoi due partner e chimici, Anja Pajntar e Uros Novak. «È un processo di ricerca che dura ormai da due anni. La difficoltà è data dalla piccola percentuale di acqua che compone lo shampoo, il 10%, di per sé un grande risparmio rispetto all’80% degli shampoo medi. Potevamo ripiegare su un prodotto senz’acqua, ma l’effetto sui capelli non sarebbe stato lo stesso». La tabella di marcia di OneTwoThreeZero prevedeva una serie di importanti test ad aprile 2020, ma l’attuale situazione sanitaria ha costretto Leban e il suo team a rimandare. «Ormai ci siamo, però. Tant’è che il laboratorio che ci ha ospitati finora non basta più; a breve cominceremo a produrre maggiori quantità del nostro prodotto».

L’importanza di non accontentarsi

Leban non nasconde che l’esperienza al MIP è stata cruciale, per la vita di questa startup. «A cominciare dai miei compagni di corso, di 17 nazionalità differenti. Questa diversità si è rivelata un autentico valore aggiunto, perché mi ha permesso di confrontarmi con punti di vista e culture differenti, che hanno generato un vero flusso creativo. Oggi sfrutto i principi del design thinking appresi grazie al master, che mi ha insegnato anche come dare vita a un team equilibrato, valutando quali possono essere le individualità più strategiche per l’azienda».
Importante anche l’esperienza del project work: «È uno dei motivi per cui ho scelto proprio il MIP. Ho imparato in che cosa consiste il processo di sviluppo, che non è solo una questione di nozioni, ma anche di mentalità. Concentrarsi a fondo su un’idea, per trovarne il vero potenziale e dare vita a una serie di possibilità virtualmente infinite».
Infine, un consiglio a chi sta per iscriversi a un master: «Il modo migliore per viverlo è cercare di arrivare lì con le idee chiare su che cosa si vuole ottenere. E non accontentarsi mai, ma lavorare su sé stessi. Il livello delle lezioni è altissimo, e spinge a puntare ancora più in alto, ad approfondire sempre di più. È questa mentalità che permette di avvicinarsi ai propri obiettivi, sia che si voglia lavorare come imprenditori, sia come consulenti. Le prospettive lavorative legate a questo master sono molteplici».

Get it! Twice, la call per innovare i sistemi di welfare e sanità lombardi

Per la prima volta in Italia una prassi per sostenere lo sviluppo congiunto della ricerca e di nuove forme di imprenditoria orientate al soddisfacimento di bisogni sociali specifici

 

Get it! Twice è un programma di empowerment e impact investment readiness per il trasferimento tecnologico di soluzioni innovative volte a rispondere alle sfide dei sistemi di welfare e sanità lombardi, in particolare alle sfide emerse nel corso dell’emergenza da COVID-19.

Il progetto, ideato e sviluppato in partenariato da Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore e Politecnico di Milano, si fonda sul dialogo tra il mondo della ricerca e i sistemi di welfare e sanità e mira all’identificazione di nuove tecnologie o applicazioni innovative di tecnologie esistenti e alla successiva creazione di organizzazioni a impatto sociale che possano svilupparle e portarle sul mercato.

La School of Management, con Tiresia il suo centro di ricerca di innovazione e finanza per l’impatto sociale, diretto dal prof. Mario Calderini, è impegnata nella definizione di meccanismi di trasferimento tecnologico verso forme di imprenditorialità sociale e social tech con l’obiettivo di creare condizioni abilitanti per lo sviluppo di un ecosistema d’innovazione.
Tiresia, che cura la direzione scientifica della call, supporta anche Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore nella sua gestione, nella selezione delle soluzioni, nel capacity building per l’impatto sociale.

Sono coinvolti nel progetto anche Fondazione Politecnico di Milano e Polihub, Innovation District and Startup Accelerator.

L’obiettivo del programma è far emergere progetti di ricerca e innovazione – sviluppandoli attraverso il supporto di organizzazioni imprenditoriali – nelle seguenti aree di interesse: supporto all’assistenza domiciliare integrata per anziani non autosufficienti; offerta di percorsi riabilitativi fisici e cognitivi e di supporto psicologico a distanza, con particolare attenzione ai soggetti contagiati in isolamento e agli operatori sanitari; triage nelle strutture sanitarie o pre-triage a distanza mediante telemonitoraggio di pazienti COVID in isolamento domiciliare; edutainment a distanza per bambini e ragazzi e supporto alla neo-genitorialità.

Il progetto pilota, volto all’innovazione dei sistemi di welfare and healthcare lombardi, accoglie così una prassi che si sta iniziando a diffondere a livello europeo, ovvero la tendenza a orientare il sostegno alla ricerca e alla nuova imprenditoria verso specifiche missioni sociali particolarmente rilevanti, che fungono da guida per indirizzare incentivi, risorse e attori.

Dopo una prima fase di individuazione dei bisogni, sviluppata attraverso il coinvolgimento degli attori dei sistemi welfare e sanità, l’iniziativa prevede due call integrate: la Call for Solution finalizzata alla selezione di un massimo di 5 soluzioni tecnologiche nelle aree welfare and healthcare (individuate tra i candidati alla competition del Politecnico di Milano Switch2Product), e la Call for Matching, rivolta a imprenditori e organizzazioni in grado di sviluppare modelli di impresa sociale basati sulle tecnologie precedentemente individuate e così introdurle sul mercato.

Le idee imprenditoriali che accederanno alla seconda fase del processo verranno selezionate non solo in base al loro modello di business ma anche rispetto alla loro capacità di rispondere ai bisogni sociali sopra citati e quindi all’impatto sociale da esse generabile.

In questa fase la rete dei partners coinvolti attiverà un ampio network di grant-makers e investitori per consentire la prototipazione e la commercializzazione dei prodotti.

Ai progetti vincitori sarà assegnato un grant da 30 mila euro e l’accesso a un percorso di incubazione presso i partner di Get It! Twice. Nella seconda fase, rispetto a quelle startup per cui si presenteranno le condizioni, Fondazione Sociale Venture Giordano dell’Amore compirà un investimento in equity di 50 mila euro.

Get It Twice si colloca all’interno di un percorso di rinnovamento del modo in cui abbiamo fin ora promosso il trasferimento tecnologico ed è parte di un tentativo più ampio di rafforzamento del legame tra ricerca ed economia sociale.” ha commentato il prof. Mario Calderini, Professore di Social Innovation alla School of Management. “L’economia sociale, che nasce come forma imprenditoriale inclusiva e radicata sul territorio, può infatti costituire una risorsa preziosa per rispondere ai bisogni sociali pre-esistenti e ai nuovi bisogni emersi a seguito della crisi da COVID-19. In questo quadro la tecnologia può rappresentare lo strumento attraverso cui gli attori dell’economia sociale possono scalare i propri modelli.”

 

Per saperne di più: https://www.getit.fsvgda.it/get-it-twice/

Get it! Twice è un progetto ideato e sviluppato da Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore in partenariato con il Politecnico di Milano e Cariplo Factory.
In collaborazione con: Fondazione Giannino Bassetti, Fondazione Triulza