Fintech e Project Management: al via nuovi Master in collaborazione con WINTOP

Dopo il lancio di un MBA nel 2019 dedicato al pubblico cinese in collaborazione con WINTOP – una delle leading Training Agency in Cina, la collaborazione tra le due istituzioni raggiunge quest’anno un nuovo livello.

Hanno infatti preso il via l’11 settembre due nuovi master in collaborazione con WINTOP, il TOPWIN Master in Fintech e il TOPWIN Master in Project Management.

Rivolti a giovani managers che vogliono dare un’accelerazione alla propria carriera o a chi vuole sviluppare le skill necessarie per entrare nei settori del Fintech e del Project Management, i Master si svolgono in un formato blended, che combina momenti in presenza in Cina con i nostri docenti e online.

Nello specifico, il TOPWIN Master in Fintech ha l’obiettivo di sviluppare competenze avanzate in ambito di financial technology, finanza quantitativa e applied analytics, concentrandosi sulla costruzione di metodi solidi, la comprensione a 360° dell’evoluzione del mercato e lo sviluppo di un approccio applicativo con focus specifico ai mercati di riferimento, quali baking, contratti B2B etc.

Quello invece in Project Management ha l’obiettivo di sviluppare competenze avanzate nell’ambito della gestione dei progetti, con un focus specifico sulle metodologie agili, sui casi applicabili ad ogni tipo di progetto, come per esempio lo sviluppo di nuovi prodotti, EPC, progetti complessi, progetti di innovazione o di digital transformation, e sugli approcci applicativi.

 

Poste Italiane e gli studenti della School of Management per una sfida sull’innovazione

Presentate dagli studenti della School of Management del Politecnico di Milano soluzioni innovative per rispondere alle sfide lanciate da Poste Italiane su tre temi di interesse aziendale: ripensare gli spazi del workplace dopo la pandemia, ideare soluzioni innovative per i pagamenti digitali, rafforzare la brand reputation

 

La challenge è stata organizzata da Poste Italiane e dalla School of Management del Politecnico di Milano, con circa 220 studenti del corso Leadership&Innovation della laurea magistrale in  Ingegneria Gestionale, divisi in 30 team, con lo scopo di avvicinare e creare un ponte tra il mondo accademico e quello dell’impresa.

Ripensare gli ambienti di lavoro del futuro

Agli studenti è stato chiesto di cimentarsi su un tema molto complesso e lontano dalla loro quotidianità, come quello di immaginare come saranno i workplace post pandemia, ovvero gli spazi di lavoro del futuro, per rispondere alle nuove esigenze di lavoro sempre più orientate all’utilizzo di tecnologie digitali di collaboration e allo smart working.
Guardando anche alle realtà aziendali internazionali più innovative, gli studenti hanno immaginato ambienti di lavoro che promuovono la collaborazione grazie a spazi dedicati alle relazioni informali tra i dipendenti, per favorire socialità, come dimensione particolarmente penalizzata durante la pandemia.

Soluzioni per incentivare i pagamenti digitali

Altro tema di particolare rilievo su cui gli studenti hanno espresso la loro progettualità è quello dei pagamenti digitali, che rappresentano una delle innovazioni più rilevati nel processo di digitalizzazione per la crescita di Poste Italiane e di tutto il sistema Paese.
Le soluzioni incentivano la diffusione dei pagamenti digitali, attente in particolare agli aspetti ambientali e di sostenibilità premiando, ad esempio, i merchant che hanno fatto la scelta di aderire a progetti green. Tema particolarmente caro a Poste Italiane che con la nuova carta Postepay Green ha avviato anche nell’ambito dei pagamenti la conversione dei prodotti verso materiali ecosostenibili.
Molti progetti hanno evidenziato anche l’importanza di coinvolgere non solo consumatori e merchant, ma anche associazioni del territorio per promuovere e finanziare iniziative locali e di quartiere. Inoltre, l’acquisto di un particolare servizio o prodotto esprime gusti e preferenze personali e dunque della propria identità verso l’esterno.

In tutti i progetti è emersa l’importanza del coinvolgimento come leva per raggiungere sia i merchant che i clienti, tanto che alcuni studenti hanno ipotizzato anche l’utilizzo dei cosiddetti meccanismi di gamification per mantenere elevato il livello di coinvolgimento.

Rafforzare la brand reputation

Infine, gli studenti si sono cimentati con la sfida di rafforzare la reputazione di Poste Italiane tra i giovani della Generazione Z, in cui gli stessi studenti del Politecnico si sono potuti identificare, essendo molti di loro proprio nati proprio fra il 1995 e il 2001. L’obiettivo di questa Challenge era quello di veicolare un’immagine nuova dell’azienda e renderla attrattiva per questa fascia di giovani, sia a fini professionali ma anche di formazione e orientamento. Diverse le soluzion presentate: piattaforme ed applicazioni volte ad agevolare la conoscenza del mondo Poste tra chi non è ancora parte dell’azienda, nuove modalità di ingaggio, attraverso, ad esempio, eventi on-site fino ad arrivare ad ipotizzare l’utilizzo dei nuovi canali social per raggiungere più facilmente il target.

Dal lineare al circolare: quando i rifiuti diventano una risorsa

Che cos’è la circular economy e in che modo questa può entrare nella nostra quotidianità? Lo abbiamo chiesto a Simone Franzò, Direttore dell’International Master in Environmental Sustainability & Circular Economy al MIP.

Quando si parla di economia circolare, a cosa ci si riferisce?

L’economia circolare è un modello economico “emergente” che si contrappone al tradizionale modello “lineare” (sintetizzabile con i termini take – make – dispose) e che ha l’obiettivo di massimizzare l’utilizzo efficiente delle risorse. Riutilizzo e manutenzione dei prodotti, estensione del loro ciclo di vita, recupero e riciclo dei materiali sono solo alcune pratiche su cui si basa l’economia circolare. Un modello che porta benefici non solo per l’ambiente, ma che è in grado di generare nuove opportunità di business. Ecco perché studiamo le implicazioni manageriali che questo modello può avere nelle imprese che intendono applicarlo.

Effettivamente McKinsey prevede che, nella sola Europa, il passaggio a un’economia di tipo circolare potrebbe generare 1,8 trilioni di profitti entro il 2030. Le aziende sono pronte a cogliere queste opportunità?

Prima di tutto vorrei fare una premessa: il tema dell’economia circolare si inserisce in un contesto più ampio, che è quello della sostenibilità. Questa si articola secondo tre diverse prospettive, ossia ambientale, economica e sociale, che devono essere considerate congiuntamente per abilitare il cosiddetto sviluppo sostenibile.
Detto questo, dal mio punto di vista le imprese sono sempre più sensibili e consapevoli dell’impatto che le loro attività hanno non solo per esse stesse ma anche per il “contesto” all’interno del quale le imprese operano. Tuttavia, tradurre questa crescente consapevolezza in iniziative concrete volte a perseguire gli obiettivi della sostenibilità e dell’economia circolare rappresenta una sfida molto importante sotto diversi aspetti, in primis a livello culturale. Si tratta infatti di passare da un orientamento “puramente economico”, atto a massimizzare il valore che l’impresa crea per gli azionisti, ad una prospettiva più ampia, che prevede creazione di valore per tutti i portatori d’interesse (cosiddetti stakeholders), oltre che per gli azionisti naturalmente.

Un salto di qualità dal punto di vista culturale tuttavia non basta, occorre un cambiamento anche da quello manageriale. Infatti, adottare i principi dell’economia circolare richiede all’impresa dei cambiamenti significativi a livello di strategia – ossia passare da modelli di business tradizionali, legati a un’economia lineare, a nuovi modelli circolari. Questo ovviamente ha delle ricadute importanti anche dal punto di vista operativo. Non basta più ragionare in termini di azienda, ma bisogna passare a un’ottica più ampia, quella della filiera, coinvolgendo ad esempio fornitori e clienti. Una sfida non indifferente dal punto di vista manageriale.

Una prospettiva interessante, ma come si traduce poi in termini di possibilità di carriera – sia presenti che future? Perché un giovane che entra nel mercato del lavoro dovrebbe scegliere questo settore?

Le carriere che si possono intraprendere in questo ambito sono molteplici. Le potenziali ricadute associate alla diffusione dell’economia circolare – come mostrato dai numeri citati in precedenza – sono enormi. Tuttavia, è opportuno riflettere sulle nuove competenze richieste alle aziende, in primis dal punto di vista manageriale, al fine di abilitare la transizione verso l’economia circolare, il che apre delle importanti finestre di opportunità per giovani (e non solo) alla ricerca di un impiego. Si pensi ad esempio alla necessità per le imprese di ri-progettare i prodotti ed i servizi che offre, oltre che il modello di business attraverso cui essi sono offerti. Infatti, progettare nuovi prodotti, servizi o modelli di business basati sui principi dell’economia circolare richiede delle competenze specifiche, che sono diverse da quelle su cui tradizionalmente si è fatto leva per progettare servizi e modelli di business di economia lineare.

In aggiunta all’impatto sui processi d’innovazione, tutte le altre funzioni aziendali devono essere permeate dai principi dell’economia circolare: si pensi ad esempio alla logistica – che assume un ruolo in taluni casi cruciale nell’implementazione di modelli di business circolari – agli acquisti fino al marketing, per rendere edotti i clienti delle caratteristiche di “circolarità” dei prodotti e servizi offerti da un’azienda.

Il MIP offre ben cinque master diversi dedicati al tema della sostenibilità e uno è proprio dedicato alla circular economy. Come mai?

Come dicevo, il tema della sostenibilità è abbastanza ampio e abbraccia tre prospettive: ambientale, economica e sociale. Il tema dell’economia circolare ha sicuramente un ruolo centrale nell’ampia partita della sostenibilità, nella misura in cui implementare modelli di business di economia circolare può consentire di raggiungere obiettivi di sostenibilità.
Mi permetto di dire che, in questo contesto, la nostra Business School è un luogo ideale per studiare e analizzare questi fenomeni. In prima battuta per la coerenza tra questo tema ed il purpose della nostra Scuola, che vuole avere un impatto positivo sulla società ispirando e collaborando con gli innovatori di oggi e di domani. Quello che possiamo offrire ai nostri studenti è inoltre una particolare attenzione verso lo studio e l’analisi delle tematiche strategiche connesse alla gestione di un’impresa. Un elemento importante per chi vuole accompagnare le imprese verso dei modelli di business circolari, dato che occorre affrontare il cambiamento anche da un punto di vista strategico-manageriale. Per di più con un approccio al problem solving “data driven”, in linea con l’imprinting ingegneristico che caratterizza la nostra Business school e più in generale il Politecnico di Milano.
Un ultimo elemento che distingue la nostra offerta formativa è la forte collaborazione con le imprese. Per l’International Master in Environmental Sustainability & Circular Economy abbiamo già coinvolto circa 15 aziende come sponsor. Ciò abilita diverse opportunità per i nostri allievi, da testimonianze aziendali durante il percorso formativo – che danno un taglio esperienziale alle sessioni teoriche – alle possibilità di internship o di svolgimento del project work di fine master presso le aziende, al fine di  poter applicare sul campo quanto appreso durante il master.

 

 

 

Financial Times Masters in Management Ranking 2021

La School of Management del Politecnico di Milano si conferma tra le prime 5 Scuole tecniche in Europa per il Master of Science in Management Engineering.

 

La School of Management ottiene nuovamente un prestigioso riconoscimento dal Financial Times, confermando la propria presenza nel Masters in Management 2021 Ranking, dove il Master of Science in Management Engineering migliora di 4 posizioni rispetto al 2020, nonostante il ranking abbia visto l’ingresso di 10 nuove Scuole che lo scorso anno non avevano partecipato.

Tra i criteri che hanno consentito questo avanzamento ci sono, ad esempio, il Salary today e il Salary percentage increase, che confermano l’apprezzamento da parte delle imprese della figura dell’ingegnere gestionale, un profilo sempre più ricercato per la capacità di gestire con efficacia contesti complessi, innovazione e cambiamento.

L’ottimo posizionamento arriva proprio all’inizio dell’anno accademico in cui si inaugura la nuova struttura del Master of Science. Quattordici nuove specializzazioni, denominate “Major”, sono state configurate per fornire agli studenti gli strumenti e le capacità per giocare un ruolo di primo piano nella gestione di sfide economiche, industriali e sociali con cui le imprese, e il Paese in generale, si devono confrontare: Analytics for Business, Business Strategy and Transformation, Circular Economy, Complex Projects Business, Digital Business Innovation, Energy Management, Entrepreneurship, Finance, Industrial Management, Industry 4.0, Innovation Management, International Business, Supply Chain Management, Sustainability and Social Impact.

Dalla finanza all’analytics, dall’economia circolare a all’industria 4.0, dalla gestione dell’innovazione all’impatto sociale: i nuovi major consentono di acquisire competenze trasversali negli ambiti economia, finanza, management e ingegneria industriale, insieme a competenze tecniche indispensabili per capire e governare la trasformazione digitale che sempre di più permeerà lo sviluppo delle imprese.

Nell’ambito di ciascun major sono previsti i laboratori progettuali sviluppati in collaborazione con differenti realtà aziendali, che hanno l’obiettivo di ingaggiare gli studenti nell’affrontare sfide progettuali stimolanti ed in grado di simulare il contesto lavorativo.

Per saperne di più:
FT Masters in Management 2021 Ranking

 

Le porte del MIP riaprono alle “Doing Business in Italy”

È stato un piacere, alla fine di agosto, poter nuovamente accogliere in presenza i partecipanti delle Doing Business in Italy. Questi programmi di formazione internazionali sono ormai una tradizione del MIP, che da anni organizza degli study tour personalizzati dedicati ad executive e studenti, con l’obiettivo di fornire un’esperienza che combini contenuti didattici di eccellenza con l’esperienza diretta e le conoscenze del mercato e del sistema di produzione italiani.

Lezioni frontali, visite aziendali e interventi di manager si alternano per fornire un’occasione di crescita completa e di valore.
Un formato che la nostra Scuola ha dovuto rivedere nell’ultimo anno, come conseguenza delle limitazioni dei viaggi internazionali a seguito della pandemia.
Complice la forte expertise del MIP del distance learning, siamo riusciti a portare in digitale le Doing Business in (DBI), permettendo agli studenti delle università partner di continuare a confrontarsi con le realtà del business italiano.
Nonostante il successo delle Digital DBI – così sono state ribattezzate queste versioni “a distanza” – è stata una grande gioia per la nostra scuola poter accogliere nuovamente in presenza gli studenti della Nyenrode Business Universiteit e di ESSEC Business School, che hanno rispettivamente partecipato ai programmi “Digital Transformation & Innovation in the Italian Luxury Framework” e “The New Frontiers of Industry 4.0 & Italian Luxury Brands”.

Due esperienze con un focus sul lusso, ma caratterizzate da approcci diversi.Infatti, gli studenti di NBU – il cui programma di tre giorni metteva in primo piano il legame tra il tessuto imprenditoriale, incluso quello del lusso, e i temi della trasformazione digitale e dell’innovazione – alle lezioni in aula si sono aggiunte un’esperienza nel laboratorio PHEEL, un tour di Milano e le visite a un’azienda produttrice di Parmigiano Reggiano e alla Pagani Automobili.

Per quelli di ESSEC – più interessati all’industria 4.0 e con a disposizione cinque giorni – invece si sono aperte le porte del MADE – Competence Center Industry 4.0, oltre che quelle di alcune aziende come Intercos, Bosh, Cosberg, Ermenegildo Zegna, Valentino e Dallara.

GLOBAL MBA E MASTER SPECIALISTICI: IL MIP POLITECNICO DI MILANO SI CONFERMA TRA LE MIGLIORI BUSINESS SCHOOL AL MONDO

La School of Management del Politecnico di Milano si conferma tra le eccellenze mondiali nei ranking Quacquarelli Symonds (QS): livello di occupabilità e ROI tra gli elementi di spicco dell’offerta formativa

L’offerta formativa specialistica del MIP Politecnico di Milano, la Graduate School of Business che fa parte della School of Management dell’ateneo milanese, si conferma tra le eccellenze mondiali. Anche per quest’anno l’International Master in Digital Supply Chain Management (iMSCPM) si posiziona al 7° posto a livello globale su 62 istituti, secondo la classifica 2022 QS Business Masters Ranking pubblicata oggi dalla società di consulenza globale di formazione superiore Quacquarelli Symonds (QS) che ha preso in esame 600 master. A livello europeo, con questo stesso Master il MIP Politecnico di Milano si posiziona quarto. La business school milanese è presente nei relativi ranking anche con i master specialistici in marketing (32/105) management (37/155), business analytics (43/120) e Finance (65/179), per i quali ha ottenuto miglioramenti rispetto allo scorso anno, sostanziale stabilità e in alcuni casi valutazioni sopra la media mondiale.

Oltre ai Master specialistici, QS ha stilato anche la classifica dei migliori Global MBA che vede il MIP Politecnico di Milano rientrare nella top 100 mondiale, posizionandosi con il Full Time MBA all’88esimo posto su 286 master di 45 Paesi nel mondo. A livello europeo è 29esima – su 73 programmi. I plus che hanno distinto maggiormente il Master firmato MIP sono l’alto grado di occupabilità degli iscritti (Employability), valutata in base a interviste a 54mila recruiter nel mondo, e il Return on Investment (ROI).

“La permanenza della nostra offerta formativa in un ranking accreditato a livello internazionale” – ha dichiarato Vittorio Chiesa, Presidente del MIP Politecnico di Milano – “è sicuramente motivo d’orgoglio e allo stesso tempo stimolo a migliorare i nostri Master rendendoli sempre più rispondenti alle esigenze di neo-laureati e manager con una carriera avviata nei più diversi settori. Affidarci a QS per la misurazione della qualità dei nostri MBA e dei nostri Master specialistici ci consente infatti di confrontarci con centinaia di business school nel mondo sotto diversi punti di vista: per esempio la qualità scientifica della faculty, i progressi di carriera degli studenti, il livello di diversity delle aule, per citarne alcuni tra i più significativi”.

Tornando al Master in Supply Chain, anche in questo caso è il livello di occupabilità che ha consentito al MIP di distinguersi tra i migliori del mondo, insieme al rapporto qualità – prezzo (Value for Money): limitatamente a questi due criteri la business school milanese è rispettivamente al 5° e 6° posto a livello mondiale, a dimostrazione dell’eccellenza dei percorsi formativi erogati. L’International Master in Digital Supply Chain Management – Operations, Procurement and Logistics si rivolge ai giovani laureati interessati ad approfondire le diverse tematiche manageriali legate al settore delle operations e della supply chain, focalizzandosi su aspetti quali l’innovazione tecnologica e la sostenibilità.

“Se si considera che nel corso degli anni le business school presenti nei ranking sono in costante aumento” – ha aggiunto Federico Frattini, Dean del MIP– “il nostro risultato è ancora più significativo, soprattutto perché va a dare maggiore valore agli accreditamenti che ci sono riconosciuti dai principali enti internazionali. Vogliamo quindi condividere questo riconoscimento con studenti, alumni, professionisti e imprese: una community vastissima e internazionale che quotidianamente entra in contatto con la nostra scuola e che rappresenta una delle nostre principali risorse del MIP”.

 

Tutte le informazioni sui Master specialistici e sugli MBA del MIP sono disponibili al seguente link:

I QS 2022 Ranking sono consultabili qui.

Festival dell’Ingegneria

Dal 10 al 12 settembre 2021 il Politecnico di Milano presenta la Prima Edizione del Festival dell’Ingegneria.

 

Tre giorni di incontri, lezioni, laboratori aperti e spettacoli in cui i visitatori potranno vivere un’esperienza immersiva nel mondo dell’Ingegneria, guidati da docenti, dottorandi e ricercatori che condivideranno con grandi e piccoli la loro vita nei laboratori del Politecnico di Milano, i traguardi già raggiunti nel campo della ricerca e le sfide ancora da vincere, con uno sguardo puntato sempre verso il futuro delle tecnologie.

Gli eventi si svolgeranno presso i campus di Milano Bovisa: La Masa, Lambruschini e Durando.
Tutti gli eventi sono ad ingresso libero, su prenotazione e a posti limitati nel rispetto delle norme COVID.

Anche il Dipartimento di Ingegneria Gestionale della School of Management parteciperà a “POLIMIopenLABS“, con l’apertura dei propri laboratori:

Industry 4.0 Lab
https://www.eventi.polimi.it/events/polimiopenlabs-industry-4-0-lab-11-09/

Pheel – Physiology. Emotion. Experience.
https://www.eventi.polimi.it/events/polimiopenlabs-pheel-physiology-emotion-experience-lab-11-09/

Nella categoria “VISIONI POLITECNICHEsabato 11 settembre alle ore 11.30 il prof. Giuliano Noci, terrà una lezione dal titolo “Cina-USA: perché la paura non innescherà la trappola di Tucidide“.
Per informazioni e iscrizioni alla lezione:
https://www.eventi.polimi.it/events/visioni-politecniche-cina-usa-perche-la-paura-non-inneschera-la-trappola-di-tucidide/

 

Per maggiori informazioni sulla manifestazione:
https://www.eventi.polimi.it/rassegna-evento/festival-dellingegneria-prima-edizione/

Un nuovo avvio in sicurezza

In questo anno e mezzo di emergenza, il MIP si è sempre impegnato per garantire la massima sicurezza possibile a studenti, docenti e staff durante lo svolgimento delle attività in sede.
Come è noto, durante il mese di agosto, il Governo e il Ministero (decreto legge del 6 agosto 2021) hanno ribadito una chiara volontà di ripresa della vita universitaria in presenza introducendo nuove disposizioni normative che richiedono la certificazione verde (Green Pass). Pertanto, a partire dal 1° Settembre 2021 è obbligatorio per tutti i nostri Studenti, lo Staff e la Faculty il possesso di tale documento per accedere o permanere negli spazi del nostro Campus.

Ricordiamo che il Green Pass viene rilasciato a chi:

  • si è vaccinato (anche se non ha ancora completato l’intero ciclo, purché siano passati almeno 15 giorni dalla prima dose)
  • ha un tampone negativo nelle ultime 48 ore
  • è guarito dal Covid-19 nei sei mesi precedenti.

Per gli studenti che avessero effettuato il vaccino nel proprio Paese e questo non fosse riconosciuto da EMA la Scuola organizzerà la somministrazione gratuita di tamponi (la durata del tampone è di 48h dopodiché deve essere rifatto) per permettere l’accesso alle strutture.

Il Green Pass rappresenta quindi una misura importante per lo svolgimento in sicurezza delle attività didattiche, curriculari e non.
Il controllo del possesso e della validità del Green Pass verrà effettuato da personale preposto come previsto dal quadro normativo.

Questa misura va ad aggiungersi a tutte quelle già messe in atto in questi mesi per il contenimento del contagio, come l’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi chiusi e il divieto di accesso e permanenza nei locali con temperatura corporea superiore ai 37.5°.

Ricordiamo inoltre, che già dallo scorso settembre, il MIP, in aggiunta alla consueta sanificazione degli spazi, ha scelto una nuova tecnologia per disinfettare con cadenza mensile tutte le aule e gli spazi comuni grazie all’utilizzo del perossido di idrogeno, sostanza della massima efficacia antimicrobica nei confronti di batteri, funghi, spore e virus, compreso il Coronavirus

La buona riuscita di questa tanto attesa ripartenza dipende dall’impegno e la collaborazione di tutti nel rispetto delle normative vigenti. Un impegno di cui vi ringraziamo fin da ora, sicuri che insieme potremo avviare con successo questo nuovo anno accademico.

È anche questa l’occasione per ricordare alcune semplici regole che vanno rispettate durante lo svolgimento delle attività nel Campus.

Perchè l’EMBA è stato per me un life-changer

Qual è il nostro modo di ragionare.

Che cosa ci sta più a cuore come individui.

Per cosa ci alziamo la mattina.

In base a quali criteri prendiamo le nostre decisioni.

Cosa dà efficacia nella mia relazione con gli altri.

Cosa significa successo per il team.

Cosa significa cambiamento in un’azienda.

E soprattutto, sono in cammino o sto aspettando…

Ecco. Iscriversi e frequentare l’EMBA Part Time mi ha dato modo di farmi queste domande, e di lavorarci sopra. E di trovare metodi per provare a rispondere a queste domande, ogni giorno, in ogni contesto, dentro e fuori dalla vita professionale.

Già per questo la mia esperienza al MIP è stata indimenticabile.

Mi sono iscritto per accelerare la mia carriera e migliorarne la prospettiva, e ne esco avendo capito che la carriera è l’ultima cosa a cui pensare se si vuole crescere.

Includo nel concetto di crescita tutto ciò che riguarda lo sviluppo umano e professionale di una persona, l’allargamento della propria coscienza.

Qui, dentro e fuori dalle aule del MIP, fisiche e digitali, dalle lezioni e dai confronti con i docenti, con i compagni, con i testi e tutto ciò che ne è nato, a livello di network di connessioni e relazioni, qui ho trovato maestri, qui si può crescere come persona.

L’importanza dell’investimento, almeno personalmente, mi ha messo nella posizione per voler scattare. I contenuti e le relazioni in quella di poterlo fare.

Solo le due cose insieme sono garanzia di impatto solido e di lungo periodo.

Io non ero un ingegnere, non lo sono e non lo sarò. Anche se ho imparato molto da diversi ingegneri, e ho grandi amicizie con ingegneri oggi.

Mi ero iscritto per cercare un posto sicuro in una grande azienda, e esco sicuro di avere un posto nel mondo, del mio posto nel mondo.

Con un team di compagni ho co-fondato una startup, che ha già vinto un bando da 50mila euro a fondo perduto, e un programma di incubazione per 6 mesi. Si chiama Bridged e ha l’obiettivo di facilitare il matching tra organizzazioni del terzo settore e imprese per realizzare progetti a impatto sociale e ambientale.

Con un secondo team ho seguito la joint venture di due grandi aziende nel settore della formazione e del lavoro, applicando il metodo scientifico sperimentale appreso al MiP, e giungendo a definire il business plan e il piano strategico, operativo e tecnologico, del progetto. Concludendo con un workshop con le 2 aziende con il dean Federico Frattini e Mariano Corso, professore di Change e Knowledge Management.

E con un terzo team ho validato un nuovo modello di business per una piattaforma che aggrega i servizi di cura alla famiglia e alla casa.

Ci sono state aperte le porte del Polihub, l’incubatore del Politecnico, e al momento opportuno affronteremo la fase di finanziamento e allargamento della compagine societaria per fare lo sprint necessario al go to market.

Sono tre progetti reali, nati e validati al MIP.

Come docente di comunicazione pubblica e trasformazione digitale ho allargato la mia visione, che era soprattutto filosofica, sociologica, psicologica, e di scienze dei media e della comunicazione, fino a comprendere l’impatto organizzativo della trasformazione digitale della comunicazione.

Oggi so di poter offrire la mia consulenza tenendo presente l’interezza del sistema organizzativo, che ha sempre nella comunicazione il suo meccanismo relazionale, tra colleghi, partner, supplier e stakeholder.

Sono qui oggi a condividere la mia esperienza e lo faccio molto volentieri, per voi e per me. Perché ho capito che non c’è differenza tra noi.

Siamo in un’unica ecologia, squilibrata dalla nostra specie. Sta a noi fare quanto possiamo per riequilibrarla, grazie al nostro modo di pensare, di decidere e di fare, che insieme è quello che diventiamo, come individui e società.

 

L’Autore
Michele Bergonzi

Alumnus dell’EMBA Part Time del MIP. Appassionato di filosofia della scienza e di approccio sistemico.

Imprenditore sociale. Insegna comunicazione pubblica e trasformazione digitale. Papà di Bruno e Tullio. Gli piace alternare la vita nella giungla urbana con quella sulle montagne, dove coltiva una vigna.

E’ membro dell’Advisory board dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano.

Viaggio nel mondo del lavoro

Che cos’è un Master se non un viaggio? Chi si iscrive ad un corso di formazione intraprende un percorso che parte dall’esplorazione del sé e prosegue con la scoperta del mondo del lavoro, mentre si naviga verso la meta: il raggiungimento del proprio obiettivo professionale.

La prima fase di analisi del proprio profilo professionale è fondamentale: quali sono i punti di forza e quali le aree di miglioramento? Quali sono le competenze distintive? Come colmare le lacune? Grazie alla piattaforma di Artificial Intelligence del MIP, FLEXA, i candidati possono sottoporsi ad un assessment delle proprie competenze hard, soft e digital.

Da un lato, essere consapevoli dei propri punti di forza è fondamentale per strutturare la propria “value proposition” ed essere in grado di presentarsi in modo efficace.

Dall’altro lato, è importante individuare le proprie aree di miglioramento ed essere guidati nello sviluppo delle competenze necessarie per colmare i propri gap.

Completata la fase di self-assessment e identificazione delle proprie core competencies, si apre uno dei momenti più delicati nel percorso di un Career Leader, ovvero analizzare e comprendere le dinamiche tipiche del mercato del lavoro.

Questa fase è fondamentale per costruire e governare il proprio action plan perché consente di trovare le giuste coordinate per orientarsi all’interno di un contesto in continua evoluzione e valorizzare il proprio bagaglio di competenze in virtù dell’obiettivo di carriera che ci si è posti.

È necessario partire dall’identificazione dei fattori che possono influire sul mercato del lavoro, come ad esempio l’analisi delle competenze maggiormente ricercate.

In un recente report pubblicato dal World Economic Forum, “The Future Jobs 2020”, si afferma che entro il 2025 l’accelerazione del progresso tecnologico determinerà una sostanziale trasformazione dei ruoli già esistenti e che il 40% delle competenze tradizionali richieste cambierà. La concomitanza di fattori come la digitalizzazione e la pandemia hanno accelerato un processo noto da anni.

Tra le skills più richieste ci saranno certamente competenze trasversali come la capacità di sviluppare un pensiero critico positivo e strategico, così come l’abilità di gestire problemi complessi perché è quello di cui le aziende hanno bisogno per navigare nella complessità e gestire potenziali cambiamenti di rotta non prevedibili, come la pandemia ci ha dimostrato. Altrettanto richieste saranno competenze di ruolo specifiche legate ad esempio alla Digital Transformation o ai Big Data.

Orientarsi in un contesto in rapida evoluzione e tanto competitivo può rappresentare un’ardua impresa anche per il candidato più assennato perché dopo aver completato l’assessment delle proprie competenze e identificato i propri punti di forza e aree di miglioramento, dovrà confrontarli con quello che il mercato del lavoro sta ricercando.

Le piattaforme digitali possono offrire ai candidati delle coordinate di base per interpretare l’attuale mercato del lavoro, come ad esempio:

  1. Identificare le competenze attraverso keywords ed impostarle come criteri di ricerca
  2. Utilizzare modificatori booleani per perfezionare ulteriormente la ricerca e trovare rapidamente ed efficacemente le posizioni che si adattano alle proprie competenze
  3. Analizzare quali sono le competenze più richieste per ruolo, area di business e settore con particolare attenzione per le competenze trasversali
  4. Se la ricerca è aperta a più aree geografiche, verificare se ci siano competenze o requisiti specifici richiesti (es. competenze linguistiche, visa, etc.)
  5. Tenersi costantemente informati sui trend di business del proprio settore o aziende di riferimento

Come Career Consultant MIP poniamo da sempre una forte attenzione all’analisi del mercato del lavoro ritenendolo un elemento chiave per i nostri Career Leader.

Infatti, oltre ad offrire all’interno del nostro programma momenti di approfondimento con coach ed head hunters, e aver stretto nel corso degli anni collaborazioni con piattaforme di carriera digitali a livello internazionale, ci siamo dotati di uno strumento di analisi come LinkedIn Talent Insights per accedere ad informazioni sui trend del mercato del lavoro attendibili e costantemente aggiornati.

LinkedIn è conosciuta per essere la piattaforma di carriera più usata al mondo, milioni di professionisti e aziende la utilizzano quotidianamente per aggiornare i propri profili, pubblicare offerte di lavoro, condividere aggiornamenti (anche noi stiamo utilizzando LinkedIn per condividere questo post!), mantenere vivo il proprio network professionale.

Centinaia di milioni di dati che Talent Insights permette di analizzare ed interpretare per costruire una strategia efficace di talent intelligence, individuando ad esempio uno specifico target di talenti, quali sono le competenze ricercate nei professionisti, in quali settori, come vengono selezionati, quali aziende li stanno assumendo e come variano le tendenze in base alle aree geografiche di interesse.

I dati, in forma aggregata, restituiscono una fotografia del mercato del lavoro accurata e in tempo reale.

In un mondo sempre più governato dai dati, il rischio di sentirsi smarriti e di non avere gli strumenti per orientarsi è molto alto, ma al MIP il CareerLeader non è lasciato solo: nel suo viaggio può fare affidamento non solo sugli strumenti digitali, ma anche sulla guida dei Consulenti di Carriera, che incontra sia in aula durante workshop e laboratori in gruppo, sia individualmente durante colloqui di orientamento. Confrontandosi con un professionista, il candidato può definire meglio la rotta verso la meta e governare in modo più consapevole e strategico il viaggio verso il proprio obiettivo di carriera.