Oltre l’evento sportivo: come ripensare stadi e palazzetti

Le infrastrutture non possono essere più concepite esclusivamente come teatri di gesta sportive, ma come elementi attivi all’interno di un tessuto sociale, economico e culturale.

Lo spiega Emilio Faroldi, direttore del Master in progettazione e gestione dello sport

Non solo palcoscenici di memorabili imprese atletiche, ma anche luoghi in grado di valorizzare il contesto in cui sorgono, con ricadute positive a livello sociale, economico e culturale. È il futuro, e in certi casi il presente, delle infrastrutture sportive. «Ma lo sport oggi non è soltanto la grande infrastruttura o il monumento dell’evento agonistico d’eccellenza: è tutto ciò che forma caratterialmente e fisicamente i ragazzi. Per questo la cultura dello sport è fondamentale. E gestire lo sport è un lavoro molto complesso», spiega il professor Emilio Faroldi, direttore del Master in progettazione e gestione dello sport e prorettore del Politecnico di Milano.

Ma che cosa significa, in concreto, gestire lo sport?

Prima la gestione, poi la progettazione

«Significa affrontare la gestione degli impianti non solo dal punto di vista tecnico, che comunque è fondamentale, ma anche da quello di processo», spiega Faroldi. «In altre parole, un manager oggi dovrebbe essere in grado di incorporare fin da subito nei temi progettuali gli aspetti di natura gestionale, cercando di anticipare e prevenire i problemi».

Pensiamo ai grandi eventi, come i Giochi olimpici o le competizioni calcistiche maggiori, come Mondiali e Europei. «Nella maggior parte dei casi, la realizzazione di infrastrutture sportive si traduce, subito dopo la manifestazione, in un abbandono della stessa. A volte già poche settimane dopo l’ultima gara. Per ovviare a questo problema bisogna cominciare a concepire lo sport non come evento, ma come elemento ordinario. Bisogna guardare oltre, al futuro», spiega ancora il professor Faroldi.

Tra emozione, esperienza e condivisione

Chi oggi si confronta con la gestione dello sport, poi, non può prescindere nemmeno dalle sue modalità di fruizione, anche e soprattutto digitali. «Il primo aspetto è legato alla crescita degli eSport. In Asia già esistono palazzetti che ospitano competizioni di gaming, e molte società calcistiche hanno squadre di videogiocatori. Il secondo aspetto riguarda invece il modo in cui viviamo gli eventi. La condivisione dell’esperienza sui social è uno degli aspetti che spinge le persone a vivere quello stesso momento dal vivo. Vale per le nuove generazioni in particolare, ma non solo». L’infrastruttura sportiva diventa così spazio di condivisione di un vissuto a cui sono inevitabilmente legate le emozioni. «Non ci affezioniamo all’aspetto di una struttura, ma alle emozioni che abbiamo provato al suo interno. Di uno stadio abbiamo a cuore il ricordo di una vittoria sofferta, o di una serata legata a un concerto. È un parametro che non va affatto messo in secondo piano, quando parliamo di gestione delle infrastrutture sportive».

La competitività esige competenza

Questi sono solo alcuni degli aspetti che mostrano la complessità e la rilevanza strategica dello sport e delle sue strutture, e che quindi richiedono la formazione di figure professionali consapevoli delle numerose implicazioni legate a quest’ambito. Il Master in progettazione e gestione dello sport, erogato dal Politecnico di Milano in collaborazione con MIP, ha proprio questo obiettivo: «Lo sport italiano non può più permettersi un approccio empirico. È un errore lasciare che solo gli sportivi entrino nel management dello sport. Noi ci rivolgiamo invece sia a figure con una formazione tecnica sia a chi proviene da altri settori come l’economia, la giurisprudenza o il design», chiarisce Faroldi. «Gli sbocchi lavorativi sono molteplici. Pensiamo allo Stadium operations manager o ai Project manager di infrastrutture per lo sport e ai Facility project manager che si dedicano allo sport inteso come veicolo di inclusione sociale. Figure che diventano fondamentali in un contesto globale sempre più competitivo, e a cui i club devono guardare, se vogliono creare strutture in grado di apportare benefici economici non limitati ai singoli eventi sportivi».

 

Audit interno: riconoscimento per i professori Arena e Azzone

Un articolo dei professori Arena e Azzone sul tema “audit interno” è tra i più citati al mondo.

 

L’Accounting, Auditing & Accountability Journal ha pubblicato il paper “Mapping of internal audit research: A post-Enron structured literature review”, che esamina come la ricerca sul tema dell’audit si è sviluppata dal 2005 fino ad oggi e quali lavori hanno maggiormente influenzato il dibattito in questo campo.

L’articolo dei proff. Marika Arena e Giovanni Azzone del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, “Identifying organizational drivers of internal audit effectiveness”, pubblicato nel 2009, è risultato uno dei più rilevanti: infatti, è terzo al mondo per numero totale di citazioni e secondo per numero medio di citazioni per anno.
Si tratta di uno studio che analizza i dati di 153 aziende italiane, mostrando quali fattori influiscono sull’efficacia dell’audit interno e fornendo una prova empirica di quali scelte organizzative potrebbero contribuire ad aumentarla.

Lo studio dei prof. Arena e Azzone

Arena, M. and Azzone, G. (2009),
Identifying Organizational Drivers of Internal Audit Effectiveness,
International Journal of Auditing, 13: 43-60.

Lo studio

 

L’analisi sul settore dell’audit interno post-Enron

Kotb, A., Elbardan, H. and Halabi, H. (2020),
Mapping of internal audit research: a post-Enron structured literature review,
Accounting, Auditing & Accountability Journal, Vol. 33 No. 8, pp. 1969-1996.

Lo studio

Digital DBI: un viaggio nelle eccellenze italiane (a distanza)

Dal luxury all’industria 4.0: le imprese italiane si raccontano agli studenti stranieri attraverso gli strumenti digitali. «Ma non si tratta di semplici lezioni», come spiega il professor Tommaso Agasisti, che ha curato l’iniziativa

Replicare in digitale un’esperienza concepita per essere fruita in prima persona. È la sfida delle Digital DBI, esperienze rivolte agli studenti delle università partner del MIP Politecnico di Milano, che portano gli alunni stranieri a confrontarsi con la realtà del business italiano. «Le DBI, ossia Doing Business in Italy, sono delle visite di studio di tre, cinque, dieci giorni presso aziende e organizzazioni. La pandemia ci ha costretto a ripensare il modello di queste iniziative per continuare a garantire agli iscritti la possibilità di adottare uno sguardo internazionale nel proprio percorso formativo, portandoli a contatto con la realtà economico-sociale del nostro Paese», racconta il professor Tommaso Agasisti, Associate Dean for Internationalization & Quality.

Molto più di un corso online

L’impegno del MIP nello sviluppo di modelli di formazione a distanza è di gran lunga precedente all’emergenza Covid, ma in questo caso la sfida ha richiesto un approccio diverso. «Un conto è un corso online», precisa Agasisti, «un altro è replicare un’esperienza che include eventi virtuali, interviste con uomini d’azienda, lavori di gruppo e business game. È la prima volta che uniamo questi elementi in un formato diverso dal tradizionale corso online».

Le DBI, infatti, si contraddistinguono per un carattere di “immersione” profonda nel contesto locale. «Questa è stata la sfida più grande: replicare a distanza questa sensazione. Lavorando con i nostri partner siamo riusciti a sviluppare formati digitali di qualità in grado di raccontare a fondo le realtà delle imprese coinvolte, salvaguardando la forma dell’incontro e scongiurando così il rischio di una fruizione passiva dei contenuti».

In questo modo la Digital DBI crea una nuova opportunità: le company visit, infatti, finora erano possibili solo in presenza, ma l’impiego del digitale, e l’utilizzo di contenuti sviluppati appositamente per sfruttarne a pieno le possibilità, consente anche a chi non può partecipare dal vivo di “immergersi” completamente nella realtà aziendale, replicando l’esperienza live.

Un formato che guarda al futuro

Il nuovo formato apre a nuovi sviluppi per il prossimo futuro. «Posso immaginare un’evoluzione naturale che ci porterà a combinare esperienze digitali più brevi rivolte a un numero di studenti più ampio, che magari non ha la possibilità di effettuare una visita “on campus”. E penso che, al contempo, questi appuntamenti potrebbero costituire anche degli incontri preliminari per chi è intenzionato a venire in Italia in un periodo successivo – spiega Agasisti -. L’idea è che le study visit siano progettate per vedere come si traducono, nel concreto, i contenuti studiati nel corso delle lezioni. Costruiamo i programmi sulla base di un fitto dialogo con le università partner, così siamo in grado di comprendere le esigenze formative e possiamo disegnare iniziative non standardizzate, ma legate a specifiche richieste. L’Italia, con le sue eccellenze, è vista come un’ottima opzione e poterla “visitare” anche senza spostarsi fisicamente è un’opportunità in più».

Le eccellenze italiane per gli studenti internazionali

Tra le prime Digital DBI troviamo “The secrets of luxury brand management” e “The new frontiers of industry 4.0”, due ambiti in cui l’Italia rappresenta l’eccellenza. «L’expertise del made in Italy rappresenta un elemento di grande attrattività anche nei confronti delle business school e per questo abbiamo intenzione di concentrare la nostra attenzione verso tutto quello che coinvolge tech, innovazione e design. Ad esempio, abbiamo in programma Digital DBI sul fintech, sulla gestione dell’innovazione e sulla transizione digitale».

In conclusione, che cosa porteranno con sé gli studenti, in termini formativi, dopo questo percorso? «Innanzitutto un modo diverso di studiare, perché si entra in contatto con un mondo differente da quello frequentato fino a quel momento. Secondo, la possibilità di ampliare le proprie conoscenze grazie all’incontro con persone, storie e imprese: è l’occasione per capire come mettere in pratica i concetti appresi durante lo studio. Terzo, si può sviluppare una nuova modalità di acquisizione dei contenuti attraverso un utilizzo intelligente del digitale».

Pietro Fiorentini e MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business insieme per costruire il futuro dell’energia

Nasce la C-Lean Academy, un progetto nato dalla collaborazione tra Pietro Fiorentini e il MIP Politecnico di Milano per sviluppare le competenze necessarie al processo di transizione energetica verso le fonti rinnovabili. 

Pietro Fiorentini e il MIP Politecnico di Milano sono orgogliosi di annunciare la nascita della C-Lean Energy Academy, un programma formativo in ottica di Corporate Social Responsibility rivolto agli studenti del terzo anno universitario o in possesso di una laurea triennale in economia o ingegneria, destinato ad approfondire i temi della transizione energetica, dell’innovazione sostenibile e dell’applicazione del Lean & Agile management nei contesti organizzativi duali.

Il programma prevede tre settimane di lezioni, oltre a un project work finale, erogate tra settembre 2021 e dicembre 2022. Gli incontri comprenderanno momenti di formazione professionale, attività di laboratorio e di networking insieme agli esperti aziendali di Pietro Fiorentini e ai docenti del MIP Politecnico di Milano, con la partecipazione di alcuni top manager provenienti da importanti aziende internazionali.

Oltre alle lezioni in presenza, per tutta la durata del corso sarà creata una virtual community sempre attiva per permettere la condivisione di idee e riflessioni sul futuro dell’energia. Inoltre, una volta concluso il programma gli studenti riceveranno un diploma di partecipazione che permetterà loro di promuovere competenze che saranno fondamentali in un mondo che sta investendo sempre di più nel processo di transizione verso fonti energetiche pulite e nella creazione di modelli organizzativi più sostenibili.

Per tutti coloro che sono interessati a iscriversi, il primo passo è partecipare a uno dei due eventi di presentazione organizzati per illustrare i dettagli del programma:

Durante entrambi gli appuntamenti verranno resi noti i criteri e la procedura di selezione per potersi candidare a essere uno/a dei 25 studenti selezionati che potranno prendere parte al programma.

“Abbiamo creato questo progetto per i giovani, perché saranno loro i principali attori chiamati a costruire il futuro dell’energia in chiave di sostenibilità – dichiara Mario Nardi, Amministratore Delegato del Gruppo Pietro Fiorentini – Per farlo però servono competenze che non sono facilmente disponibili nelle offerte formative tradizionali. Crediamo che questo programma, pensato per condividere la nostra esperienza ventennale nell’applicazione del Lean & Agile Management e gli oltre ottant’anni di storia nel settore dell’energia, potrà rappresentare un punto di riferimento per lo sviluppo di professionalità che saranno fondamentali per il nostro settore negli anni a venire.”

“Siamo felici di essere al fianco di Pietro Fiorentini in questo progetto” – aggiunge Federico Frattini, Dean del MIP Politecnico di Milano. “La C-Lean Energy Academy è un programma formativo che si concentra su una tematica come quella della sostenibilità, considerata prioritaria dalla nostra Business School. Inoltre, in linea con il nostro compito di formare i manager di domani, siamo sempre orgogliosi di poter offrire a giovani talenti gli strumenti necessari per affrontare le sfide del mondo del lavoro.”

Ulteriori informazioni sono reperibili nella pagina dedicata al programma sul sito del Career Service del Politecnico.

https://cm.careerservice.polimi.it/career-program/c-lean/

Premio di laurea sul tema “Logistica” in memoria del prof. Gino Marchet – Anno 2021

 

E’ aperto il bando per 2 premi di Laurea sul tema “Logistica” del valore di € 2.000 ciascuno, istituito in ricordo del Professor Gino Marchet, Professore Ordinario di Logistica presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, scomparso prematuramente nel 2017.

I premi sono destinati a laureati/e in Ingegneria (Laurea Magistrale) che abbiano conseguito il relativo titolo dal 1° ottobre 2020 al 31 luglio 2021.

I lavori dovranno trattare tematiche di Logistica tra cui: Automazione di magazzino, Picking, Logistica 4.0, Ottimizzazione dei processi logistici e della supply chain, Outsourcing Logistico, Gestione delle scorte.

Per maggiori informazioni, si prega di consultare il bando disponibile alla pagina: https://www.som.polimi.it/albo-e-bandi/

QS EXECUTIVE MBA RANKING 2021: IL MIP POLITECNICO DI MILANO TRA I MIGLIORI AL MONDO CON L’ EXECUTIVE MBA

La School of Management del Politecnico di Milano si posiziona 73esima a livello mondiale e 31esima in Europa secondo la graduatoria Quacquarelli Symonds diffusa oggi

MIP Politecnico di Milano, la Graduate School of Business che fa parte della School of Management dell’ateneo milanese, si conferma tra le migliori al mondo. Secondo l’edizione 2021 del QS Executive MBA Rankings, pubblicata oggi dalla società di consulenza globale di formazione superiore Quacquarelli Symonds (QS), il MIP è al 73esimo posto a livello mondiale per la qualità del suo Executive MBA su un totale di 176 business school, prima tra le italiane. A livello europeo il MIP si classifica 31simo su 60 scuole. Se si considera che quest’anno il QS ranking vanta il numero più alto di scuole presenti in classifica – 35 scuole in più rispetto al precedente – il risultato è ancora più significativo, alla luce anche del fatto che la scuola è stabilmente in graduatoria dal 2018, quando vi è entrata per la prima volta.

Dall’analisi dei singoli parametri su cui si basa la classifica, il MIP migliora nei punteggi relativi ai risultati di occupabilità e aumento di stipendio post graduation, al termine cioè della durata dei Master. Il riconoscimento da parte di QS in termini di Career Outcomes (Promotions e Salary Increase) conferma l’efficacia dei percorsi formativi del MIP per accelerare la crescita professionale di manager e imprenditori. Dalle survey interne sugli alumni risulta infatti che nel 75% dei casi il Master favorisce una promozione e che, a tre anni dalla graduation, lo stipendio medio cresce di circa il 50%. Buono anche l’indice di diversity, migliorato rispetto al 2020 per il numero di studenti di diverse nazionalità che frequentano la business school del Politecnico di Milano.

L’Executive MBA del MIP si è inoltre distinto per l’Employer Reputation con il 43esimo posto (19 in Europa) e per la Thought leadership / Academic Reputation con il 74esimo posto (31esimo in Europa). Si tratta di quelle categorie che riconoscono rispettivamente l’apprezzamento del programma formativo da parte delle decine di migliaia di datori di lavoro di aziende a livello globale e l’autorevolezza da parte del mondo accademico nazionale e internazionale.

“La presenza della nostra scuola nel corso degli anni in ranking autorevoli come quelli firmati QS” – hanno  dichiarato Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean del MIP Politecnico di Milano“certifica formalmente la qualità della nostra offerta formativa, in questo specifico caso degli Executive MBA, per professionisti e manager che vedono nell’upskilling e nel reskilling la chiave per sviluppare competenze utili per emergere in un mercato del lavoro in costante aggiornamento. Il buon risultato ottenuto anche quest’anno nel ranking è motivo di orgoglio, soprattutto per ciò che riguarda la conferma del nostro alto valore reputazionale agli occhi dei datori di lavoro in tutto il mondo: il marchio e la solidità di un brand come il MIP Politecnico di Milano sono elementi chiave per attrarre tutti quei professionisti che investono nel lifelong learning. Infatti, nelle scorse settimane abbiamo accolto oltre 80 nuovi partecipanti nelle nostre aule Executive MBA provenienti da diversi settori e funzioni aziendali”.

Il QS Executive MBA 2021 Ranking è consultabile su www.topmba.com.

Bip punta sulla contaminazione dei saperi

Al via la terza edizione del BIP Bootcamp, il business program per brillanti neolaureati di facoltà umanistiche, giuridiche e linguistiche

BIP, multinazionale di consulenza, in collaborazione con MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business presenta la terza edizione del BIP Bootcamp, il programma pensato per giovani talenti che desiderano avviare un percorso professionale nel Management Consulting.

Dopo il successo delle precedenti edizioni, BIP punta anche quest’anno ad arricchire le competenze di chi ha già sviluppato un’attitudine agile, elastica e creativa proponendo una formazione in ambito economics & finance, marketing, management e trasformazione digitale.

Capacità analitiche, pensiero sistemico e pensiero laterale sono caratteristiche, spesso coltivate attraverso studi umanistici, che rappresentano un valore e una potenzialità per una società di consulenza come BIP.

Obiettivo, attraverso il Bootcamp, è quello di superare i più rigidi modelli formativi del passato applicando una reale contaminazione tra saperi. Gli studenti avranno la possibilità di dare vigore alle competenze acquisite nel proprio percorso di studi e dare prova del potenziale all’interno delle più grandi aziende italiane e multinazionali, attingendo all’esperienza e il know[1]how di una delle più vivaci e dinamiche realtà di consulenza in Europa.

“Sono convinta – commenta Ursula Buchmeiser, Head of People Experience & Development in BIP – che l’innovazione del nostro modello di business derivi dalla grande diversificazione e sinergia delle competenze disponibili e dal crescente pluralismo della nostra cultura aziendale. L’ideazione di nuove soluzioni e servizi per i nostri clienti è anche espressione della nostra capacità di anticipare sfide comportamentali ed etiche, e non solo”.

La Bootcamp faculty vede il coinvolgimento di docenti MIP ed esponenti senior della consulenza applicando una metodologia didattica di forte connotazione pratica ed esperienziale, supportato dall’utilizzo di una innovativa piattaforma di apprendimento digitale (DHUB), sviluppata da MIP su tecnologia Microsoft. Il percorso, della durata di 4 settimane, avrà inizio il 10 settembre 2021. Candidature su https://www.bipconsulting.com/it/master-bootcamp/ entro il 23 luglio.

SER Social Energy Renovations

Al via il progetto H2020 per finanziare l’edilizia sostenibile nel terzo settore

 

Finanziare ristrutturazioni edilizie sostenibili nel Terzo Settore grazie a uno strumento innovativo che consentirà di accelerare la transizione ecologica e contrastare la povertà energetica. È l’obiettivo del progetto europeo SER-Social Energy Renovations, cui partecipano, per il nostro Paese, CGM Finance,  la School of Management del Politecnico di MilanoENEA e Fratello Sole, società consortile di enti no profit impegnata nel contrasto alla povertà energetica;  gli altri partner sono la società spagnola GNE Finance, capofila del progetto, Secours Catholique-Caritas France e la filiale bulgara della società Econoler.

Il progetto, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020, si sviluppa sull’arco di tre anni, nei quali verrà ideato e sviluppato un meccanismo di de-risking per ridurre il rischio associato ai finanziamenti e consentire l’accesso al credito anche a soggetti con capacità economica limitata. Il  meccanismo includerà l’analisi e la standardizzazione tecnica del processo di definizione degli interventi di efficientamento energetico degli immobili.

I progetti saranno aggregati e sottoposti a valutazione dell’impatto sociale per poi essere finanziati, consentendo agli investitori di accedere a investimenti sicuri, efficaci, in linea con i criteri ESG; e alle imprese sociali di effettuare ristrutturazioni green a prezzi accessibili, con l’assistenza tecnica necessaria.

ENEA e Fratello Sole coinvolgeranno gli enti del Terzo Settore e selezioneranno gli edifici dedicati ad attività no profit sui quali intervenire con le ristrutturazioni edilizie energicamente efficienti e sostenibili. I lavori di riqualificazione energetica saranno a cura di Fratello Sole Energie Solidali – ESConata dalla joint venture tra Fratello Sole Scarl e Iren Energia.

Nell’ambito del progetto, la School of Management identificherà gli indicatori di valutazione e analizzerà l’impatto sociale dei progetti finanziati.

“La questione della valutazione dell’impatto sociale è tanto attuale quanto com­plessa, e da argomento di interesse di pochi è diventato ormai parte integrante della strategia imprenditoriale e tema essenziale della finanza”, sottolinea il professor Mario Calderini, Professore di Social Innovation del Dipartimento di Ingegneria Gestionale.
E aggiunge: “Con questo progetto si vuole valorizzare non solo l’impatto ambientale generato dagli interventi di efficientamento energetico degli immobili, ma anche quello sociale generato dalle organizzazioni del Terzo Settore che grazie ai benefici di questo intervento saranno in grado di offrire maggiori servizi.”

Infine, Secours Catholique-Caritas France insieme alla filiale bulgara della società di consulenza sull’efficienza energetica Econoler esploreranno la replicabilità dello strumento in altri Paesi europei.

“Innovation with a human touch”: è online il nuovo numero di SOMeMagazine

E’ uscito il #6 di SOMe, l’eMagazine della nostra Scuola in cui raccontiamo storie, punti di vista e progetti attorno a temi-chiave della nostra missione.

In questo numero intitolato “Innovation with a human touch” parliamo di innovazione e di come la componente umana e umanistica giochi un ruolo tanto fondamentale quanto complementare nel progresso tecnologico.

Ne abbiamo discusso con Giovanni Valente, che ci spiega come le scienze umane e sociali siano essenziali per affrontare qualsiasi sfida innovativa in campo scientifico e tecnologico, e per questo è importante promuovere un approccio interdisciplinare in ambito accademico.

L’uomo deve essere al centro della trasformazione digitale e le tecnologie devono essere sviluppate non al posto di ma per le persone, come raccontano Raffaella Cagliano, Claudio Dell’Era e Stefano Magistretti nei loro editoriali su Industry 4.0 e Design Thinking.

Ma l’innovazione tecnologica può essere veramente a misura d’uomo? Giovanni Miragliotta cerca di rispondere a questo quesito riflettendo su quanto le nuove tecnologie abbiano profondamente modificato la società e il lavoro dell’uomo.

Infine nelle “Stories” alcuni nostri progetti di ricerca: l’ impatto economico del cambiamento climatico, il riuso di scarti elettronici per dar vita a prodotti eco-compatibili, la distribuzione del Venture Capital in Europa.

 

 

Per leggere SOMe #6 clicca qui.

Per riceverlo direttamente nella tua casella di posta, iscriviti qui.

I numeri precedenti:

  • # 1 “Sustainability – Beyond good deeds, a good deal?”
  • Special Issue Covid-19 – “Global transformation, ubiquitous responses
  • #2 “Being entrepreneurial in a high-tech world”
  • #3 “New connections in the post-covid era”
  • #4 “Multidisciplinarity: a new discipline”
  • #5 “Inclusion: shaping a better society for all”

ERS European Research Seminar 2021

 

Il 10 e 11 Giugno scorsi il Politecnico di Milano ha ospitato la sedicesima edizione dello European Research Seminar (ERS) on Logistics and Supply Chain Management (https://www.ers-conference.org/).

A causa dell’emergenza COVID, la conferenza si è tenuta interamente online, ma questo non l’ha resa meno interattiva e stimolante, e non sono mancate occasioni di scambio.

Hanno partecipato circa 50 professori e ricercatori da tutto il mondo, che hanno presentato i propri lavori e fornito interessanti elementi di discussione in merito ai principali trend nel settore della logistica e del supply chain management.
Diversi i temi che sono stati toccati: innovazione, tecnologia, circular economy, sostenibilità economica, ambientale e sociale.

Carl Marcus Wallenburg (WHU – Otto Beisheim School of Management, Germany) e Andreas Wieland (Copenhagen Business School, Denmark) sono stati i co-chair della conferenza. Angela Tumino e Riccardo Mangiaracina sono stati gli host locali, nonché membri del comitato scientifico. Arianna Seghezzi, Chiara Siragusa ed Elena Tappia hanno moderato alcune delle principali sessioni come chair.

La conferenza si è chiusa con grande soddisfazione di tutti i partecipanti.