Amazon Innovation Award 2020 – PrimePeerz, un progetto innovativo e sostenibile

Sono cinque studenti del secondo anno della magistrale in Management Engineering, ad aggiudicarsi il primo premio dell’Amazon Innovation Award 2020, con il progretto PrimePeerz.
Giorgio Damuzzo, Nicola De Giusti, Simona Esposito, Fulvio Gargiulo e Romain Lerouge, hanno affrontato il concorso come progetto integrativo nel corso di Logistics Management tenuto dai professori Alessandro Perego e Riccardo Mangiaracina, confrontandosi con altri 300 studenti provenienti da atenei italiani e francesi.

I giovani si sono cimentati sul tema della sostenibilità: è stato chiesto loro di ideare una soluzione innovativa per i processi di prelevamento dei prodotti, impacchettamento, spedizione e dei resi, che fosse il più efficiente possibile e al tempo stesso consentisse l’abbattimento delle emissioni di CO2, tema molto forte per Amazon in questo momento.

L’idea del team si focalizza sulla consegna “dell’ultimo miglio”: parte dal concetto di economia relazionale degli esseri umani, con l’intento di sfruttare i legami sociali esistenti tra la vasta base di clienti Amazon, al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’azienda.
PrimePeerz mira a costituire ulteriori punti di consolidamento nella rete logistica downstream, attraverso la possibile aggregazione di ordini di clienti che presentano un legame tra loro, consentendo di ridurre il numero di spedizioni, i conseguenti costi di trasporto ed emissioni di gas serra.

Siamo molto contenti per la vittoria perché dimostra che siamo riusciti a catturare sia l’interesse accademico che il riconoscimento da parte di Amazon, e per noi questo significa aver ragionato nel modo giusto.”

Il premio, rimandato a causa dell’epidemia in corso, prevede un viaggio a Seattle, dove i nostri studenti presenteranno la loro idea ai manager nel quartier generale di Amazon.

Amazon ha selezionato il loro progetto per rappresentare il Politecnico di Milano alle finali nazionali, in competizione con gli atenei del Politecnico di Torino e Roma Tor Vergata. Nella finale, tenutasi lo scorso 17 aprile in via telematica, Amazon ha quindi decretato il loro progetto come vincitore del contest.

È stato un peccato per noi non poter celebrare la vittoria tutti insieme fisicamente e poterci confrontare con i referenti di Amazon in prima persona. La nostra speranza è quella di realizzare il nostro sogno e partire per gli headquarters di Amazon a Seattle, una volta terminate le misure di contenimento sanitarie.

«Le buone idee non bastano: al MIP ho imparato a svilupparle»

Il confronto con i colleghi di master, i due anni di esperimenti e miglioramenti e, soprattutto, una mentalità votata al miglioramento continuo. Martin Leban, alumnus AMIE (ora IMIE), racconta come è nata l’idea di uno shampoo contenuto in biglie biodegradabili.

La formazione nell’azienda di famiglia, il confronto con i colleghi di master provenienti da tutto il mondo e, infine, la nascita di una startup che, ispirandosi a principi di sostenibilità sociale e ambientale, dà vita a un prodotto piccolo, ma dal grande potenziale. È la storia di Martin Leban, giovane imprenditore sloveno e co-fondatore della startup OneTwoThreeZero, nonché alumnus AMIE (ora evolutosi in IMIE, International Master in Innovation and Entrepreneurship) presso il MIP Politecnico di Milano: «Il master mi ha insegnato che di idee, buone e meno buone, ce ne sono tante. A fare la differenza è l’impegno che ci si mette per svilupparle. Ed è proprio così che io e i miei colleghi abbiamo concepito lo shampoo in biglie biodegradabili».

Dall’idea alla sua realizzazione

Leban proviene da una famiglia che possiede una piccola azienda di prodotti per la cura dei capelli. «Un ambiente in cui ho imparato molto, osservando di giorno in giorno», racconta Leban. «Creare cosmetici senza produrre rifiuti è stato uno dei miei obiettivi fin da quando lavoravo nell’azienda di famiglia e vedevo quanta plastica utilizzavamo. Quando ho visto il progetto di shampoo biodegradabili che Renata Alessio, Indira Pambudy e Sarra Elamin avevano iniziato nell’ambito del master AMIE, mi è subito piaciuto e ho chiesto loro di entrare a far parte del team».
Il potenziale ecologico di questa idea è evidente: «L’industria cosmetica utilizza molta plastica per i propri packaging, anche per piccole quantità di prodotto, come capita, ad esempio, con i flaconcini distribuiti negli hotel. Noi siamo partiti da un prodotto concettualmente simile alle capsule di detersivo utilizzate nelle lavastoviglie. In quel caso, però, l’involucro è un materiale plastico. La sfida, per noi, consisteva nel trovare un materiale biodegradabile che al contempo fosse abbastanza resistente da contenere lo shampoo al suo interno». Una sfida raccolta dai suoi due partner e chimici, Anja Pajntar e Uros Novak. «È un processo di ricerca che dura ormai da due anni. La difficoltà è data dalla piccola percentuale di acqua che compone lo shampoo, il 10%, di per sé un grande risparmio rispetto all’80% degli shampoo medi. Potevamo ripiegare su un prodotto senz’acqua, ma l’effetto sui capelli non sarebbe stato lo stesso». La tabella di marcia di OneTwoThreeZero prevedeva una serie di importanti test ad aprile 2020, ma l’attuale situazione sanitaria ha costretto Leban e il suo team a rimandare. «Ormai ci siamo, però. Tant’è che il laboratorio che ci ha ospitati finora non basta più; a breve cominceremo a produrre maggiori quantità del nostro prodotto».

L’importanza di non accontentarsi

Leban non nasconde che l’esperienza al MIP è stata cruciale, per la vita di questa startup. «A cominciare dai miei compagni di corso, di 17 nazionalità differenti. Questa diversità si è rivelata un autentico valore aggiunto, perché mi ha permesso di confrontarmi con punti di vista e culture differenti, che hanno generato un vero flusso creativo. Oggi sfrutto i principi del design thinking appresi grazie al master, che mi ha insegnato anche come dare vita a un team equilibrato, valutando quali possono essere le individualità più strategiche per l’azienda».
Importante anche l’esperienza del project work: «È uno dei motivi per cui ho scelto proprio il MIP. Ho imparato in che cosa consiste il processo di sviluppo, che non è solo una questione di nozioni, ma anche di mentalità. Concentrarsi a fondo su un’idea, per trovarne il vero potenziale e dare vita a una serie di possibilità virtualmente infinite».
Infine, un consiglio a chi sta per iscriversi a un master: «Il modo migliore per viverlo è cercare di arrivare lì con le idee chiare su che cosa si vuole ottenere. E non accontentarsi mai, ma lavorare su sé stessi. Il livello delle lezioni è altissimo, e spinge a puntare ancora più in alto, ad approfondire sempre di più. È questa mentalità che permette di avvicinarsi ai propri obiettivi, sia che si voglia lavorare come imprenditori, sia come consulenti. Le prospettive lavorative legate a questo master sono molteplici».

Get it! Twice, la call per innovare i sistemi di welfare e sanità lombardi

Per la prima volta in Italia una prassi per sostenere lo sviluppo congiunto della ricerca e di nuove forme di imprenditoria orientate al soddisfacimento di bisogni sociali specifici

 

Get it! Twice è un programma di empowerment e impact investment readiness per il trasferimento tecnologico di soluzioni innovative volte a rispondere alle sfide dei sistemi di welfare e sanità lombardi, in particolare alle sfide emerse nel corso dell’emergenza da COVID-19.

Il progetto, ideato e sviluppato in partenariato da Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore e Politecnico di Milano, si fonda sul dialogo tra il mondo della ricerca e i sistemi di welfare e sanità e mira all’identificazione di nuove tecnologie o applicazioni innovative di tecnologie esistenti e alla successiva creazione di organizzazioni a impatto sociale che possano svilupparle e portarle sul mercato.

La School of Management, con Tiresia il suo centro di ricerca di innovazione e finanza per l’impatto sociale, diretto dal prof. Mario Calderini, è impegnata nella definizione di meccanismi di trasferimento tecnologico verso forme di imprenditorialità sociale e social tech con l’obiettivo di creare condizioni abilitanti per lo sviluppo di un ecosistema d’innovazione.
Tiresia, che cura la direzione scientifica della call, supporta anche Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore nella sua gestione, nella selezione delle soluzioni, nel capacity building per l’impatto sociale.

Sono coinvolti nel progetto anche Fondazione Politecnico di Milano e Polihub, Innovation District and Startup Accelerator.

L’obiettivo del programma è far emergere progetti di ricerca e innovazione – sviluppandoli attraverso il supporto di organizzazioni imprenditoriali – nelle seguenti aree di interesse: supporto all’assistenza domiciliare integrata per anziani non autosufficienti; offerta di percorsi riabilitativi fisici e cognitivi e di supporto psicologico a distanza, con particolare attenzione ai soggetti contagiati in isolamento e agli operatori sanitari; triage nelle strutture sanitarie o pre-triage a distanza mediante telemonitoraggio di pazienti COVID in isolamento domiciliare; edutainment a distanza per bambini e ragazzi e supporto alla neo-genitorialità.

Il progetto pilota, volto all’innovazione dei sistemi di welfare and healthcare lombardi, accoglie così una prassi che si sta iniziando a diffondere a livello europeo, ovvero la tendenza a orientare il sostegno alla ricerca e alla nuova imprenditoria verso specifiche missioni sociali particolarmente rilevanti, che fungono da guida per indirizzare incentivi, risorse e attori.

Dopo una prima fase di individuazione dei bisogni, sviluppata attraverso il coinvolgimento degli attori dei sistemi welfare e sanità, l’iniziativa prevede due call integrate: la Call for Solution finalizzata alla selezione di un massimo di 5 soluzioni tecnologiche nelle aree welfare and healthcare (individuate tra i candidati alla competition del Politecnico di Milano Switch2Product), e la Call for Matching, rivolta a imprenditori e organizzazioni in grado di sviluppare modelli di impresa sociale basati sulle tecnologie precedentemente individuate e così introdurle sul mercato.

Le idee imprenditoriali che accederanno alla seconda fase del processo verranno selezionate non solo in base al loro modello di business ma anche rispetto alla loro capacità di rispondere ai bisogni sociali sopra citati e quindi all’impatto sociale da esse generabile.

In questa fase la rete dei partners coinvolti attiverà un ampio network di grant-makers e investitori per consentire la prototipazione e la commercializzazione dei prodotti.

Ai progetti vincitori sarà assegnato un grant da 30 mila euro e l’accesso a un percorso di incubazione presso i partner di Get It! Twice. Nella seconda fase, rispetto a quelle startup per cui si presenteranno le condizioni, Fondazione Sociale Venture Giordano dell’Amore compirà un investimento in equity di 50 mila euro.

Get It Twice si colloca all’interno di un percorso di rinnovamento del modo in cui abbiamo fin ora promosso il trasferimento tecnologico ed è parte di un tentativo più ampio di rafforzamento del legame tra ricerca ed economia sociale.” ha commentato il prof. Mario Calderini, Professore di Social Innovation alla School of Management. “L’economia sociale, che nasce come forma imprenditoriale inclusiva e radicata sul territorio, può infatti costituire una risorsa preziosa per rispondere ai bisogni sociali pre-esistenti e ai nuovi bisogni emersi a seguito della crisi da COVID-19. In questo quadro la tecnologia può rappresentare lo strumento attraverso cui gli attori dell’economia sociale possono scalare i propri modelli.”

 

Per saperne di più: https://www.getit.fsvgda.it/get-it-twice/

Get it! Twice è un progetto ideato e sviluppato da Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore in partenariato con il Politecnico di Milano e Cariplo Factory.
In collaborazione con: Fondazione Giannino Bassetti, Fondazione Triulza

Conclusa la raccolta fondi lanciata dal MIP per supportare gli Ospedali San Paolo e San Carlo di Milano nella lotta contro il Covid-19: grazie a tutti i contributori.

L’unione fa la forza! Studenti e studentesse, alumnae e alumni, personale docente e staff del MIP e della School of Management del Politecnico di Milano: insieme abbiamo cercato di dare un supporto concreto agli Ospedali San Paolo e San Carlo di Milano, ai pazienti e al personale sanitario che ha lottato senza sosta per curare i pazienti affetti da Covid-19.

La partecipazione attiva alla raccolta fondi lanciata dal MIP ha fatto sì che un piccolo gesto, moltiplicato per 263 donatori, divenisse un grande gesto. Con un totale di Euro 32.973, abbiamo contribuito ad attivare nuovi posti di terapia intensiva, essenziali per salvare vite umane, e a far fronte al grande fabbisogno di dispositivi di protezione mono-uso come mascherine, guanti e tute, consentendo a medici e infermieri di operare in maggiore sicurezza.

L’operazione di fundraising si è svolta in stretto coordinamento con la dirigenza e lo staff degli ospedali, in primissima linea nell’affrontare le gravi conseguenze legate alla rapida diffusione del Coronavirus, e i fondi sono stati direttamente e tempestivamente a loro devoluti. Matteo Stocco, Direttore Generale dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, ha sentitamente ringraziato il MIP e tutti i contributori per le donazioni.

Abbiamo pensato a concrete iniziative per fronteggiare l’emergenza dal punto di vista didattico. Ma, allo stesso tempo, abbiamo cercato nel nostro piccolo anche di fronteggiare l’emergenza dal punto di vista sanitario. Grazie a tutta la comunità MIP, studenti, alumni, staff e docenti per la generosità e lo spirito di solidarietà dimostrato in questa occasione!”  Vittorio Chiesa, Presidente MIP Politecnico di Milano.

«Il Covid non ci ha fermato: ecco perché ci siamo iscritti al MIP»

L’attuale situazione poteva generare dubbi sull’opportunità di confermare la propria iscrizione ai corsi. Così non è stato: ce lo raccontano tre studenti. Tra le loro motivazioni, l’efficacia del digital learning, la solidità del social networking e la volontà di confrontarsi con colleghi provenienti da tutto il mondo.

L’emergenza Covid-19 ha causato un generale rallentamento globale, ma non ha fermato il settore della formazione, che si è rapidamente convertito ai formati digitali. E se da una parte il MIP Politecnico di Milano non ha interrotto i propri servizi, dall’altra non si sono fermati nemmeno i suoi studenti, che nonostante la situazione in atto hanno confermato la volontà di seguire i corsi a cui si erano iscritti. In certi casi, anzi, le soste lavorative forzate hanno persino reso più semplice la scelta. I dubbi, tutt’al più, potevano riguardare l’attualità dei contenuti: avrebbero retto al cambiamento portato dalla pandemia?

L’importanza di contenuti davvero digitali

È bastata una settimana di corsi per fugare questo timore, come ci racconta Micaela Long, iscritta al Flex EMBA e di stanza a Basilea: «Avevo deciso di seguire questo programma per la solidità dei suoi contenuti e per l’elasticità nelle modalità di erogazione, che ben si adattavano alla mia routine lavorativa e famigliare. Mi sono bastati pochi giorni per capire che la flessibilità è anche una caratteristica dei contenuti: tutti i temi che stiamo affrontando, li stiamo trattando anche tenendo conto della situazione attuale». Dopo una settimana, il bilancio è positivo, anche per quanto riguarda l’impatto con il digital learning: «Lavorando per una funzione corporate in una multinazionale farmaceutica, ero già abituata alle interazioni online. Devo dire, però, che questo Flex EMBA mi ha positivamente sorpreso: i contenuti sono concepiti fin dal principio per una fruizione digitale; non sono banali trasposizioni dei classici insegnamenti in presenza, ma sono pensati per sfruttare i punti di forza del digitale. La differenza, rispetto ad altre mie passate esperienze di e-learning, è evidente. Anche perché, nonostante la modalità di apprendimento asincrono, il MIP ha escogitato dei meccanismi che creano comunità, completando così l’esperienza didattica: io e i miei colleghi costituiamo una classe dove lo scambio, tra noi e con i docenti, è continuo», sottolinea Long.

Il social networking funziona anche a distanza

Anche Vanessa Ottone, che lavora per Accenture e segue il corso da New York, ha visto l’attuale situazione come un’occasione per investire nella propria formazione: «La pandemia non ha mai influito sulla mia decisione. Anche se le ricadute economiche e finanziarie ci porranno davanti a sfide impegnative, sono convinta che sul lungo periodo, ora più che mai, i leader dovranno dimostrarsi resilienti e completi. Un programma come l’EMBA può sostenermi in questa direzione e prepararmi a cogliere le opportunità che emergeranno dopo la crisi». Come Long, anche Ottone ha tratto ottime impressioni dalla sua prima settimana di corsi online: «Sono convinta che un programma come il Flex EMBA, che può contare sui migliori strumenti digitali oggi disponibili, possa dare vita a un network di relazioni solide, generando connessioni di valore tra tutti i partecipanti. Dopo una settimana di lezione, ho la sensazione che il tempo che trascorriamo insieme nei gruppi di lavoro ci permette di sviluppare delle interazioni interessanti e di stabilire connessioni durature».

La ricchezza di una classe internazionale

Non ha ancora cominciato il suo MBA full time, ma dall’India ha comunque confermato la sua partecipazione Pretyush Johari, ingegnere civile: «Certo, ho avuto dei dubbi sulla mia iscrizione, anche in vista di eventuali difficoltà logistiche. Diversi elementi, però, mi hanno spinto a non tirarmi indietro. A cominciare dalla ricchezza del programma di studi, così ben strutturato e così calzante con quello che finora è stato il mio percorso lavorativo e formativo. Ma una forte influenza l’hanno avuta anche i commenti positivi di alcune mie conoscenze, sia relativi al MIP, sia all’Italia. La prospettiva di entrare in una classe composta da persone di nazionalità diverse, provenienti da tutto il mondo e in grado di portare punti di vista differenti e innovativi, è assolutamente allettante, perché sono convinto che potremo imparare molto gli uni dagli altri. Infine, non vedo l’ora di potermi cimentare con il project work, dove potrò dare forma alle mie idee, anche grazie alle competenze che avrò affinato durante il master».

Dal pescatore al cliente, passando per il Mip: il caso Orapesce

Lo studio del settore food. L’idea nata sulle spiagge di Rimini. E poi il sostegno del Mip, seguito dalla scelta dell’equity crowdfunding: Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, ci racconta le origini di Orapesce, servizio di mercato ittico digitale.

L’innovazione nasce tra i banchi del Mip. Lo dimostra Orapesce, startup che opera nel mercato dell’ittico offrendo ai clienti la possibilità di acquistare online pesce fresco recapitato direttamente a casa. «Analizzando le performance del settore grocery, era evidente che la crescita dei consumatori digitali nel food fosse un fenomeno rilevante», ci spiega il fondatore Giacomo Bedetti, alumnus Emba Pt 2016, raccontandoci la genesi del progetto. «Poi, parlando con un amico pescatore di Rimini, si è accesa la scintilla da cui è scaturita l’idea».

Il valore aggiunto del Mip

Fino alla nascita di Orapesce, infatti, «non esisteva un servizio di mercato ittico digitale», racconta Bedetti. «Era un’opportunità da cogliere immediatamente, dando vita a una realtà business oriented». Nella fase di ideazione, il Mip ha avuto un ruolo importantissimo. «Poter approfondire il potenziale di questa idea durante l’Executive Mba che stavo frequentando è stato cruciale. Al fortissimo elemento motivazionale si è aggiunto il contributo del professor Antonio Ghezzi, che ci ha fornito le chiavi per leggere il business e le relative metriche. E poi abbiamo potuto contare sul sostegno e sull’esperienza di professionisti di valore». Una serie di elementi che si sono concretizzati in un’ottima partenza sul mercato: «La fase di project work di Orapesce si è conclusa nel luglio 2018, e abbiamo chiuso il 2019 con un fatturato di 100mila euro. Un risultato straordinario, che non sarebbe stato possibile senza il sostegno del Mip».

L’equity crowdfunding come volano comunicativo

In questo momento, Orapesce, dopo 14 mesi di attività, si trova in una fase delicatissima della propria vita. «È la dura realtà delle startup. O cresci, o muori», spiega Bedetti senza mezzi termini. Crescere significa ottenere numeri importanti, e spesso questi sono legati alla visibilità. «È uno dei motivi per cui abbiamo scelto di finanziare questo business sfruttando il modello di equity crowdfunding, che permette agli iscritti di investire in progetti innovativi. Siamo riusciti a portare Orapesce su Mamacrowd, che in Italia è la miglior piattaforma possibile per questo modello». A fine febbraio, Orapesce ha raccolto sulla piattaforma il 381% del goal minimo prefissato, per un totale di oltre 300mila euro. «Ma il fattore economico non è tutto», rivela Bedetti. «Mamacrowd per Orapesce è stata prima di tutto una vetrina commerciale. Non è facile ottenere l’attenzione di 100mila contatti, invece in questo modo abbiamo potuto sfruttare un vero e proprio effetto volano».

Obiettivo: diventare un marketplace

Chi ha visitato il sito di Orapesce si sarà poi accorto che non si limita a essere uno shop, ma propone anche una serie di contenuti rivolti agli utenti. «Il nostro obiettivo in questa fase è affermare un brand che vende pesce. Ma questo è solo il primo passo», spiega Bedetti. «Ciò a cui davvero puntiamo è il rafforzamento di un marketplace che metta in contatto consumatori e produttori. Nel nostro sviluppo futuro c’è un modello i cui guadagni si baseranno soprattutto sulle commissioni sugli scambi all’interno di questa rete». Per questo motivo il sito è ricco di ricette e di interviste a chef e pescatori: «Vogliamo usare le possibilità dei nuovi device per proporre un percorso al consumatore, e stabilire una forte identità digitale».

L’importanza delle competenze soft

E se nella struttura di Orapesce l’importanza del digitale va di pari passo con quella della logistica, non bisogna trascurare le competenze di general management che hanno permesso a Bedetti di dare vita a questa startup. «Attenzione, però. Non parlo tanto delle competenze hard, ma di quelle soft. Ho frequentato l’Executive Mba da over 40, avevo già una grande esperienza alle spalle. Non mi serviva un titolo in più da spendere, ma sentivo il bisogno di migliorare me stesso. Per questo ho scelto questo master. Non c’è nulla di più prezioso delle soft skill: saper negoziare, saper creare relazioni, essere un buon leader, oggi, sono competenze imprescindibili per chi aspira a diventare un manager o un imprenditore».

MIP Politecnico di Milano rafforza ulteriormente l’offerta didattica a studenti e imprese che vogliono sviluppare le proprie skill manageriali.

Presentati a studenti e imprese il Management Toolbox, il corso PE PM Flex e il D-HUB Management Skills.

 

MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business innova la propria offerta con corsi e strumenti specifici rivolti a coloro che intendono accrescere le proprie competenze manageriali con strumenti digitali. La Business School ha infatti istituito la raccolta Management Toolbox e il corso PE PM Flex, per i professionisti motivati ad ampliare le proprie conoscenze di management. Per le imprese, invece, MIP ha creato la piattaforma D-HUB Management Skills.

La Business School conferma così il suo impegno nella formazione digitale, riconosciuto anche dal quinto posto ottenuto dall’International Flex MBA nel QS Online MBA Ranking 2020, la classifica annuale che valuta le migliori scuole nell’erogazione di corsi online a distanza. L’International Flex MBA di MIP è anche l’unico programma italiano in distance learning tra i migliori 10 al mondo, il nono a livello internazionale e il quarto se si considerano solo le Business School europee, in base alla graduatoria stilata dal Financial Times, l’FT Online MBA Ranking 2020.

 

L’OFFERTA PER I PROFESSIONISTI

  • Management Toolbox:

Il Management Toolbox nasce con l’intento di supportare i professionisti nello sviluppo delle proprie imprese e fornire una raccolta di competenze “actionable” e strumenti utili a rafforzare le competenze necessarie per affrontare le sfide dei mercati contemporanei.

Attraverso questa nuova risorsa, aziende e professionisti potranno fare affidamento su un bagaglio di competenze selezionate, creato dalla Faculty MIP per dare un supporto pratico e consistente, pensato con la coscienza del passato e lo sguardo rivolto al futuro.

I contenuti di ciascun toolbox sono disponibili per un periodo di 2 settimane. Ciascun toolbox metterà a disposizione dei partecipanti strumenti ed elementi didattici innovativi (tra cui videoclip e sessioni live con i docenti) per veicolare i contenuti in modalità flessibile e “full Digital”.

Per avere maggiori informazioni e per le iscrizioni, visitare il sito.

 

  • PE PM Flex (Giugno 2020-Aprile 2021):

Il nuovo Percorso Executive in Project Management Flex intende proporre best practices e strumenti necessari alla massimizzazione delle performance di gestione dei progetti, nonché comunicare l’importanza della capacità di reagire alle imprevedibili variazioni della contingenza.

Il Percorso Executive in Project Management FLEX è erogato in lingua italiana, in formato distance learning e si compone in 8 moduli formativi di 3 settimane ciascuno. È previsto un project work finale con la consulenza di un membro della Faculty.

Il percorso tratta le tematiche presenti nei processi di certificazione delle due principali associazioni internazionali di project management: il PMI (Project Management Institute) e l’IPMA (International Project Management Association).

Per avere maggiori informazioni, visitare il sito.

 

L’OFFERTA PER LE AZIENDE

  • D-HUB Management Skills:

D-HUB Management Skills è la piattaforma sviluppata dal MIP Politecnico di Milano che consente ai dipendenti e ai collaboratori di imprese, associazioni e fondazioni di fruire in maniera semplice e intuitiva di contenuti volti a migliorare le competenze in materia di management. Sulla piattaforma sono disponibili infatti 24 corsi e oltre 950 clip relative alle principali aree del management contemporaneo. Lo strumento è attivo dalla metà di aprile e resterà operativo fino alla fine del 2020.

All’interno della piattaforma, i contributi sono organizzati in 7 aree tematiche, ciascuna delle quali è composta da diversi corsi. I programmi potranno essere fruiti in italiano e/o in inglese.

Al termine di ciascun corso ogni partecipante potrà effettuare un test. In caso di esito positivo, sarà rilasciata una certificazione che potrà essere visualizzata anche nel profilo Linkedin dell’allievo.

Per avere maggiori informazioni, visitare il sito.

MIP sostiene le imprese italiane per investire nella formazione del personale nel settore delle tecnologie 4.0

MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business è un istituto di eccellenza, ideale per favorire il miglioramento delle competenze della tua comunità aziendale.

Con MIP al tuo fianco, potrai fare affidamento a un partner con esperienza pluriennale nel campo dell’alta formazione, con una docenza d’eccezione riconosciuta a livello internazionale!

L’innovazione è uno dei pilastri della nostra Scuola: MIP Politecnico di Milano può essere pertanto il perfetto erogatore di corsi relativi al settore delle tecnologie 4.0 per la tua azienda. La Business School rientra tra i Soggetti Formatori riconosciuti per fornire questa tipologia di formazione, rispondendo a tutti i requisiti necessari.

Crediamo fortemente che alla base del progresso ci siano formazione e aggiornamento costante. Per questo, diamo una mano alle imprese italiane che vogliono investire nella formazione del personale sulle materie aventi ad oggetto le tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale, attraverso la disciplina del credito di imposta.

Il credito di imposta è riconosciuto come segue:

  • 50% delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di €. 300.000 per le piccole imprese;
  • 40% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 per le medie imprese;
  • 30% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 le grandi imprese.

Per maggiori informazioni relativamente ai nostri incentivi riservati alle imprese, contatta: corporaterelations@mip.polimi.it

Global Business Services: al MIP arriva il GBS Certification Program

Filippo Passerini, considerato uno dei maggiori esperti al mondo in Global Business Services, illustra i vantaggi di una strategia GBS.

Una strategia rivolta alle grandi aziende, grazie alla quale è possibile ridurre i costi sfruttando le economie di scala, liberare risorse dalle mansioni più ripetitive e trasformare il modello del proprio business: «Si tratta fondamentalmente di aggregare servizi interni all’azienda, quando questi sono dispersi o duplicati in diverse organizzazioni. È questa l’essenza della GBS (Global business services, ndr)», spiega Filippo Passerini, direttore del GBS Certification Program per il MIP Politecnico di Milano.

La Gbs spiegata dai professionisti del settore

«Ho avuto la fortuna di costruire e gestire GBS in Procter & Gamble (P&G) per oltre 12 anni. Il nostro business ne ha tratto vantaggi enormi, sia in termini di riduzione dei costi che di innovazione. Vorrei ora creare valore per gli altri, aziende ed individui, diffondendo conoscenza e competenze», spiega Passerini. «Sono molto soddisfatto di poter lavorare con il MIP per questo programma: offre un’infrastruttura che permette di andare sul mercato in maniera efficace e certifica il rigore didattico dei contenuti. Questi ultimi saranno sviluppati da Inixia».
Inixia è un servizio di consulenza i cui advisor hanno tutti un’esperienza concreta di GBS e shared services: «Sono persone che, come me, hanno lavorato per P&G, il cui modello di GBS è riconosciuto come un vero e proprio benchmark. Inixia nasce con l’intento di creare un programma di certificazione che permetta alle persone di ottenere una qualifica in questo ambito».
La GBS, infatti, non si improvvisa, avverte Passerini: «Esiste una sequenza specifica di passi da seguire, che conduce a risultati migliori in maniera più rapida. C’è una strategia da seguire e anche per questo è importante acquisire competenze specifiche».
I numeri, d’altra parte, parlano chiaro: nel 2018 il valore di mercato dei global shared services ammontava a 56 miliardi di dollari, cifra che si prevede raddoppierà entro il 2025. Altrettanto tangibili i vantaggi per le aziende: fino al 50% della riduzione dei costi, insieme a una triplicazione nella creazione del valore. Gli ambiti di applicazione riguardano quasi tutti i servizi operativi e i processi di un’azienda, in qualsiasi settore: finanza, risorse umane, supply chain, acquisti, IT, processi di marketing e di vendita, centri di servizio per clienti e consumatori.

La Gbs e la digital transformation

Sarebbe sbagliato, però, pensare che la GBS, con ormai una storia ventennale alle spalle, sia una strategia statica. Basti pensare all’impatto che ha avuto la digital transformation sulla struttura organizzativa delle aziende. «Il digitale è una grande risorsa», illustra Passerini. «L’organizzazione attuale delle aziende costringe a utilizzare risorse, umane e materiali, in processi operativi a basso valore aggiunto, ma necessari. Ad esempio il ciclo di fatturazione, o dei pagamenti ai fornitori, oppure gli stipendi per i dipendenti, il processo degli ordini e numerosissimi altri processi interni: si tratta di attività essenziali, ma costituite da passaggi ripetitivi che non aggiungono valore al core business. GBS è un’ottima piattaforma per la trasformazione digitale: questi processi possono essere automatizzati e ottimizzati ulteriormente applicando nuove tecnologie. In questo modo si accrescono efficienza ed efficacia, le risorse vengono liberate per dedicarsi a compiti più strategici. I benefici possono variare molto, dalla “semplice” riduzione di costi a un motore per l’innovazione del modello operativo. Ed è qui che entra in gioco la competenza».

Come è strutturato il GBS Certification Program

Per questo, dunque, nasce il programma di GBS Certification per il MIP. «Si tratta di corsi brevi online, la cui durata va dalle sei alle 12 ore», spiega Passerini. «Il corso è strutturato in cinque livelli. Si comincia con il livello Foundation, che affronta i principii fondamentali della GBS. A questo seguono quelli che abbiamo definito pillars: Service Management, Operations Management, Transformation. Infine, il livello Leadership, conseguito il quale si ottiene la certificazione. L’abbiamo pensato un po’ come un percorso che segua una sorta di seniority manageriale, rivolto sia a chi è all’inizio dell’esperienza o in ruoli più operativi, sia a manager senior o leader di GBS. È un processo di vera e propria professionalization, per usare un termine inglese che trovo molto calzante in questo caso. L’obiettivo è formare persone altamente competenti».

Eccellenze nella formazione digitale: la School of Management del Politecnico di Milano è l’unica italiana a ottenere la certificazione EOCCS per i master Executive MBA.

Il riconoscimento promosso da EFMD (European Foundation for Management Development) premia l’offerta didattica dedicata alla formazione manageriale di 22 atenei in tutto il mondo.

La School of Management del Politecnico di Milano si conferma l’unica business school italiana a ottenere la certificazione EOCCS (EFMD Online Course Certification System) per i propri corsi erogati in digital learning nei master Executive MBA. EOCCS è un sistema di valutazione d’élite riservato ai corsi online e creato da FMD (European Foundation for Management Development), la più prestigiosa istituzione a livello europeo nella promozione della formazione e dello sviluppo manageriale.

Nel 2017 erano solamente 35 i corsi a poter vantare questo riconoscimento in Europa, distribuiti in 11 atenei. Oggi EOCCS premia in totale 22 scuole al mondo.

Il riconoscimento EOCCS, che ha una durata triennale, è stato attribuito a due corsi del MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business: Innovation Management, percorso presente all’interno dell’offerta International Flex EMBA, in lingua inglese, e il corso in Supply Chain Management and Purchasing che fa parte del programma Flex EMBA, in italiano. Si tratta di una importante riconferma, dal momento che entrambi avevano già ricevuto la certificazione EOCCS nel dicembre 2017. I due corsi sono erogati in modalità full digital.

La certificazione EOCCS rappresenta una ulteriore garanzia di qualità all’interno dell’offerta didattica dedicata ai corsi online che si è rafforzata anche per le necessità suggerite dalla pandemia. Il riconoscimento del marchio EFMD permette di scegliere i migliori percorsi di studio in modalità online, che siano in grado di coniugare la grande flessibilità nella fruizione, il rigore metodologico, il livello di insegnamento, e il mantenimento della qualità nelle relazioni interpersonali confrontabile con i corsi in aula.

Vittorio Chiesa e Federico Frattini, Presidente e Dean di MIP Politecnico di Milano: “Siamo orgogliosi di questa nuova certificazione EOCCS, che segue quella ricevuta nel 2017. Un riconoscimento che premia il lavoro svolto dal nostro istituto accademico dal 2013, per offrire un’offerta didattica sempre più flessibile e coerente alle esigenze di ciascun studente.

Appartenere a questa élite di scuole diventa ancor più gratificante in un periodo che suggerisce la straordinaria importanza di un’adeguata offerta didattica digitale. Il processo di digitalizzazione ha dimostrato di poter moltiplicare le opportunità di apprendimento superandone limiti e confini. Per affermarsi come strumento in grado di garantire un approccio inclusivo all’insegnamento anche in futuro”.