AXA Italia: un successo la prima edizione del corso in Insurance Data Management in partnership con il MIP Politecnico di Milano

E’ giunta al termine la prima edizione del corso di perfezionamento in Insurance Data Management della durata di 12 mesi, ideato dal Gruppo assicurativo AXA Italia in partnership con il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business.

Protagonisti del corso, 25 collaboratori provenienti da differenti aree aziendali. Da notare la forte presenza dei talenti digitali donne che rappresentano il 44% dei corsisti.

Focus di questo percorso formativo altamente qualificante, è stato lo sviluppo di capacità e competenze strategico-applicative nella gestione del patrimonio data aziendale, per stimolare le capacità di innovazione e di prendere decisioni sempre più data driven, e nello stesso tempo favorire l’espansione della cultura del dato attraverso l’esperienza sul campo di persone provenienti da diverse aree aziendali.

Tre i moduli del corso, basato sia su attività d’aula che action learning con laboratori di allenamento delle competenze: Data Driven Innovation, Data analysis, Tools and tech. Tra le tematiche affrontate: Customer Analytics, Cluster Analysis, Anomalies Detection e Data Visualization, Metodologie di Predictive Analytics & Machine learning.

A conclusione di questa esperienza che ha previsto 160 ore di formazione, gli studenti hanno avuto la possibilità di discutere il loro project work all’attenzione del Management Committee di AXA Italia e molte delle soluzioni proposte sono già state concretamente applicate a diverse tematiche di business e risultano scalabili su altre.

Tre gli ambiti dei project work su cui gli studenti hanno lavorato:

  • Data for predictive intelligence – per un’applicazione in ambiti come l’antifrode.
  • Data for a better Customer centricity con focus sul miglioramento della gestione della relazione con i clienti.
  • Data for efficiency and compliance in cui rientrano progetti di miglioramento dei processi interni.

I progetti riguardano diverse tematiche: dall’applicazione di metodologie di Machine Learning nella fraud detection e nella riduzione dei sinistri con contenzioso, all’uso del Natural Language Processing per analizzare meglio il feedback dei clienti, alla predizione del tasso di conversione di una proposta di acquisto in polizza, fino alle nuove frontiere per conoscere sempre meglio i bisogni dei clienti grazie all’Intelligenza Artificiale.

Il Gruppo ha già in programma una nuova edizione del corso per coinvolgere altri colleghi, a dimostrazione di quanto AXA Italia sia determinata a diventare una compagnia culturalmente sempre più data driven grazie alle competenze specifiche delle sue persone, con un’attenzione particolare, anche rispetto a queste skill, ai suoi talenti donne.

L’iniziativa costituisce un importante tassello di una strategia a 360° che mette al centro il cliente per fornirgli la migliore esperienza sfruttando tecnologia e digitale. Tra gli ambiti chiave per AXA Italia, il trasferimento della architettura dati interamente sul cloud, per ridurre drasticamente il time to market e applicare soluzioni avanzate di machine learning e intelligenza artificiale, oltre a un importante programma di change management per rendere questa rivoluzione pervasiva a tutti i livelli aziendali.

“Abbiamo dato vita a un’iniziativa distintiva per il settore assicurativo italiano, nella consapevolezza del dato come valore e ricchezza trasversale a tutta l’azienda – ha dichiarato Simone Innocenti, Direttore HR, Organization & Change Management del Gruppo AXA Italia. I colleghi coinvolti, infatti, di cui il 44% donne, sono stati identificati a livello cross tra le diverse direzioni proprio per favorire questo processo. Da sempre in AXA vogliamo trarre il meglio dallo scambio fra esperienze professionali e percorsi culturali diversi in ottica di contaminazione positiva, a vantaggio dei nostri clienti e della società nel suo complesso”.

“Questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo importante per costruire all’interno della nostra azienda un Data DNA e trasformarci in un’organizzazione davvero guidata dai dati – ha sottolineato Anna Maria Ricco, Chief Transformation Officer del Gruppo AXA Italia. Ambizione su cui anche a livello di Gruppo AXA stiamo investendo molto sia in termini di architettura dati che in termini di costruzione di una cultura realmente data driven ad ogni livello dell’organizzazione”.

Marco Giorgino, Professore di Financial Risk Management che per il MIP Politecnico di Milano ha curato la direzione scientifica del Master, ha dichiarato: “Siamo lieti di aver contribuito a proporre un’iniziativa che consente di aggiornare e rafforzare ulteriormente conoscenze e competenze di un team protagonista nell’accelerazione del processo di innovazione digitale che sta coinvolgendo tutto il settore assicurativo. La forte attenzione che la nostra Scuola pone su approcci di lifelong learning è stata declinata con successo in un modello di apprendimento che ha integrato attività d’aula, laboratori di simulazione e project work”.

Reply e Banca Generali lanciano la prima Reply Sustainable Investment Challenge: non solo investire, ma investire in modo sostenibile

Dopo il successo riscosso nell’edizione 2020, Reply ha deciso di lanciare anche quest’anno l’Investment Challenge, una competizione internazionale rivolta a studenti e giovani professionisti. Novità del 2021 è l’attenzione rivolta al tema della sostenibilità: ai partecipanti non solo sarà richiesto di realizzare piani di investimento, ma di farlo in maniera sostenibile.

Per il secondo anno consecutivo, Banca Generali è tra i partner dell’Investment Challenge. La prima private bank italiana vanta una solida esperienza nell’ambito degli investimenti sostenibili e accompagnerà gli studenti attraverso le diverse fasi della competizione.

All’edizione 2021 prenderanno parte anche MainStreet Partners e MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business. La società londinese specializzata in investimenti sostenibili e in analisi di portafoglio, MainStreet Partners, avrà il compito di fonire i rating ESG che verranno poi usati nella competizione. Il MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business, partecipando alla Reply Investment Challenge, conferma il suo impegno in progetti con un forte approccio esperienziale e basati su sperimentazioni avanzate nel campo della finanza e degli investimenti finanziari.

I partecipanti di ogni parte del mondo avranno a disposizione un capitale virtuale di 1 milione di dollari da investire in tempo reale nel mercato statunitense. Oltre ad approfondire le proprie conoscenze in materia di rating ESG, la competizione consentirà ai partecipanti di ampliare le loro competenze di finanza generale e sugli investimenti anche tramite webinar online, pillole di apprendimento e test. L’obiettivo finale della Challenge è quello di supportare i partecipanti nell’identificazione delle migliori aziende in cui investire, al fine di ottenere il miglior impatto positivo per le generazioni future.

Entrando nei dettagli della challenge, alla fase di iscrizione (dall’8 fino al 16 aprile), seguirà dal 19 al 30 aprile quella di qualifica. I portafogli verranno accreditati con $ 1 milione e tutti i partecipanti potranno iniziare a sfidarsi. I partecipanti verranno quindi classificati e valutati in base alle loro scelte di investimento sostenibile. Solo i primi 100 investitori che otterrano i migliori profitti adottando principi ESG potranno accedere al round finale (12-14 maggio) in cui una giuria premierà i primi tre vincitori.

L’Investment Challenge fa parte del programma Challenge di Reply, che punta ad individuare i trend più innovativi in ambito coding, creatività, cyber security e finanza. Dal 2018 più di 100.000 giocatori hanno aderito alla community Reply Challenge, mentre solo lo scorso anno oltre 8.400 partecipanti hanno preso parte alla prima edizione della Reply Investment Challenge.

Le registrazioni alla Reply Sustainable Investment Challenge sono aperte fino al 16 aprile. Tutte le informazioni disponibili su: challenges.reply.com.

Smart Export – L’accademia digitale per l’internazionalizzazione

Mercoledì  10 marzo 2021 ha avuto luogo in formato virtuale la presentazione dell’iniziativa Smart Export – L’accademia digitale per l’internazionalizzazione, un progetto innovativo di alta formazione online per sostenere e ampliare la proiezione italiana verso i mercati esteri attraverso il rafforzamento della capacità strategica, digitale e manageriale delle micro, piccole e medie imprese e dei professionisti italiani.

Smart Export è coordinato e promosso dalla Farnesina in collaborazione con Agenzia ICE e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) nell’ambito delle nuove strategie per il sostegno al Made in Italy del “Patto per l’Export”.

Il progetto si avvale del contributo didattico di cinque prestigiose Università e Business School italiane: Bologna Business School, Federica Web Learning – Università di Napoli Federico II, Luiss Business School, MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e SDA Bocconi School of Management.

La presentazione del progetto è stata inaugurata dagli interventi del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, del Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, del Presidente dell’Agenzia ICE, Carlo Ferro e del Presidente CRUI, Ferruccio Resta.

Dopo il segmento di apertura, i rappresentanti delle Università e Business School hanno illustrato i singoli percorsi formativi di cui si compone l’iniziativa. I contenuti didattici – fruibili in modalità e-learning e completamente gratuiti –  saranno on-line per 12 mesi, 24 ore al giorno, sulla piattaforma di autoapprendimento Federica Web Learning dell’Università di Napoli Federico II accessibile attraverso la pagina dedicata https://www.smartexportacademy.it/.

Cliccando qui si potrà inoltre scaricare una brochure dedicata all’iniziativa.

La comunicazione ha bisogno di rotondità

Oggi quando parliamo di pubblicità, pensiamo subito a slogan accattivanti e messaggi che lasciano il segno. Ce ne sono alcuni che sono diventati iconici, basti pensare al “Just do it” della Nike o a “Un diamante è per sempre” di De Beers.Eppure, non è sempre stato così. In origine, le agenzie di comunicazione si limitavano alla vendita di spazi pubblicitari, mentre i claim – ideati dai venditori – avevano un messaggio univoco. Comprami.  È stato J. Walter Thompson, a inizio ‘900, il primo ad affidare la concezione dei claim pubblicitari a scrittori e sceneggiatori teatrali, trasformando così le pubblicità da semplice invito all’acquisto a contenuto di comunicazione di qualità.

Da allora, come è cambiato il ruolo della comunicazione? E quali sono le prospettive di carriera in questo settore? Lo abbiamo chiesto al Prof. Lucio Lamberti, Direttore International Master in Media and Communication Management del MIP.

 

A volte, si ha una percezione un po’ limitata di cosa significhi “fare comunicazione”. Come mai? E qual è il ruolo che invece ricopre oggi?

Fare il capo della comunicazione è un po’ come fare l’allenatore della Nazionale di calcio: tutti hanno la propria opinione in merito. È molto percepibile che cos’è la comunicazione e forse proprio per questo viene vista come qualcosa di banale. Invece non lo è affatto.

Basti pensare a quanti ruoli diversi ci sono in questo settore. C’è chi acquista spazi pubblicitari, chi progetta i messaggi di comunicazione, chi fa pubbliche relazioni, chi si occupa dei social network, chi fa Search Engine Marketing…
Tra l’altro, la comunicazione è un fenomeno economico tutt’altro che banale, da cui dipende anche una filiera occupazionale importante. Per darvi un’idea, l’investimento a livello globale in pubblicità si aggira intorno ai 590 miliardi di dollari all’anno, di cui il 25% è dedicato al digitale.

Investimenti che, per raggiungere gli obiettivi di comunicazione prefissati, devono essere allocati su diversi canali. Per farlo, non solo è importante conoscere perfettamente come i singoli canali possono contribuire al raggiungimento del risultato,ma anche saperli orchestrare in modo da veicolare un’immagine coerente e di valore. Ma non solo, occorre anche valutare quale fetta del budget destinare a ogni canale.
Dopotutto, non è così banale come può apparire a prima vista. Anzi, è richiesta una professionalità avanzata. Ed è da questa necessità che è nato l’International Master in Media and Communication Management.

 

Da quelle prime agenzie di comunicazione dedite solamente all’acquisto di spazi pubblicitari, il settore ne ha fatta di strada. In che modo è cambiato l’approccio delle aziende e delle agenzie?  

Il digitale ha cambiato il mondo della comunicazione, rendendola accessibile non solo alle grandi realtà ma anche quelle più piccole, grazie a meccanismi come il cost per click.

L’avvento dei canali digitali ha messo in evidenza anche il tema dell’ottimizzazione delle spese di comunicazione. Grazie a modelli statistici, è possibile infatti modificare le percentuali di budget allocato ai vari canali in modo da ottimizzare l’output in termini di vendite, brand awareness…

Non è un’operazione semplice, tutt’altro. E infatti, tradizionalmente, le aziende si sono sempre appoggiate alle agenzie per farlo.
Agenzie che, dopo aver subito una grande frammentazione negli anni a causa di una eccessiva specializzazione, oggi stanno andando nella direzione contraria. Abbiamo assistito a un consolidamento che ha portato alla formazione delle big 4 – WPP, che tra l’altro è partner del Master, Omnicon, Publicis e Interpublic – a cui si è aggiunta Dentsu.

Le agenzie sono importanti per le aziende anche perché hanno una visione del mercato tale da identificare i nuovi trend di comunicazione e conoscere al meglio le piattaforme, che sono in continua evoluzione.
Questo è sempre più importante perché, con l’esplosione dei canali digitali, la comunicazione si è trasformata in conversazione. Oggi le aziende sono chiamate ad ascoltare, oltre che a comunicare. Il che rappresenta un’opportunità per conoscere meglio il proprio target e identificare i toni, i registri e i contenuti a cui è sensibile.

Sapevate che, secondo le statistiche, siamo espositi a più di 800 messaggi di marketing al giorno? Di questi, quali ricorderemo? Probabilmente quelli che per noi sono rilevanti. E solo ascoltando il consumatore, un’azienda può capire cosa è rilevante per il proprio pubblico.

 

Appare evidente che il mondo della comunicazione è molto vario e in continua evoluzione. A livello di opportunità professionali, quali sono i profili più ricercati oggi e quale consiglio vuole dare a chi desidera entrare in questo settore?

Il mio consiglio? Di non porsi come obiettivo quello di diventare social media manager. Non perché non sia una professione valida o interessante, ma perché in questo momento un professionista della comunicazione dovrebbe avere una visione a 360 gradi. Non è tanto importante specializzarsi, ma piuttosto comprendere a fondo i processi. La specializzazione si costruisce nel corso del proprio percorso professionale. Chi ha le basi, ha anche la capacità di trasformarsi di pari passo al mondo della comunicazione.
L’obiettivo è dell’International Master in Media and Communication Management è proprio questo: creare un professionista rotondo, che conosca tutto sufficientemente bene, ma che la cosa che conosce meglio è il tutto.

Questo significa saper comprendere i vari canali, le logiche di comunicazione, conoscere i processi creativi così come gli aspetti analitici. Vogliamo che i nostri studenti possano comprendere sia il punto di vista del committente, ovvero l’azienda, che dell’agenzia, che è l’esecutore.
Infatti, il lavoro in agenzia è molto diverso da quello del responsabile comunicazione di un’azienda. Motivo per cui all’interno del Master abbiamo deciso di valorizzare questi due diversi approcci tramite due filoni dedicati.

C’è poi un altro tema che un professionista “rotondo” non può ignorare: è quello della sostenibilità.
A volte si pensa che comunicazione e sostenibilità siano termini antitetici, dimenticando che gli stessi strumenti possono essere usati in un’impresa così come in una ONG. Anzi, proprio il settore No Profit spesso è un esempio di grandi capacità a livello comunicativo e di importanti investimenti nel settore.
Diverso è invece quando si parla di comunicazione sostenibile nel senso di etica. Infatti, è importante che un professionista conosca i confini entro i quali muoversi per evitare di scadere nella comunicazione ingannevole o nel greenwashing. Ecco perché abbiamo inserito anche questo aspetto nel programma del Master.

Il mondo della comunicazione è un ecosistema frammentato, che vede la partecipazione di player diversi, con ruoli diversi e a volte sovrapposti. Solo chi ne ha una visione chiara è in grado non solo di gestire la complessità che ne deriva, ma anche di sfruttarla per creare valore.

È proprio questa la cifra caratterizzante di questo master: creare un professionista in grado di sapersi adattare al contesto.

Infatti, in un mondo che corre sempre più veloce, quello di cui hanno bisogno le aziende è di una persona che sia in grado di muoversi non solo in verticale, ma anche in orizzontale, in modo da poter essere speso su più fronti.

È tutta una questione di mindset. E qui arriva il valore aggiunto di fare un master in comunicazione in una scuola di ingegneri. Un certo tipo di impostazione nella risoluzione dei problemi ti permette di gestire tutto, dalla progettazione di un impianto ingegneristico automatizzato alla modellizzazione delle interazioni sociali.

 

 

Leadership e purpose: così l’aspetto umano torna al centro del business

Dalla consapevolezza alla sostenibilità. Perché oggi è così importante che i manager guidino le aziende mettendo al centro l’elemento umano? Ce lo raccontano Arrigo Berni e Josip Kotlar, presentando l’Executive Programme in Leading with Purpose.

Affrontare le sfide del presente sostenuti da un’intenzione consapevole, un motivo che spinge a perseguire uno scopo o un obiettivo. In una sola parola, dal purpose. È la prova che attende i leader di oggi e di domani, chiamati a confrontarsi con scenari e sfide sempre più interconnesse e con consumatori che valutano i brand sulla base del loro contributo alla società: «Negli ultimi decenni le condizioni materiali di vita a livello globale sono migliorate enormemente. E la natura umana è tale per cui al soddisfacimento di una classe di bisogni, in questo caso materiali, nascono nuovi bisogni, in questo caso immateriali, di significato», spiega Arrigo Berni, founding partner di The Mind at Work Italy e Adjunct Professor del MIP Ma non solo. Il progressivo peggioramento delle condizioni ambientali impone un ripensamento delle ragioni alla base delle attività economiche: «Definire il purpose di un’attività», spiega Josip Kotlar, direttore dell’ Executive Programme in Leading with Purpose erogato da MIP Politecnico di Milano con la collaborazione di The Mind at Work, «è fondamentale per portare al centro del business, in maniera coerente, l’aspetto umano. Finora abbiamo assistito a una sorta di divisione tra le attività economiche e quelle di responsabilità sociale di impresa. Il nostro intento è usare il purpose per promuovere una visione più integrata di questi due aspetti che non sono separati, ma che devono stare assieme per essere sostenibili».

Consapevolezza, la chiave per la complessità

Un cambiamento epocale, che richiede leader consapevoli: «La leadership intenzionale», spiega Berni, «è contraddistinta da una grande consapevolezza di sé e dalla capacità di dare significato alla realtà, anziché reagire ad essa. A questo, un leader guidato dal purpose associa capacità di generare relazioni collaborative con gli altri e abilità nell’elaborare rappresentazioni corrette della realtà in cui opera».

Un approccio che può essere anche letto come un’evoluzione dei metodi con cui l’uomo, da sempre, cerca di elaborare strategie efficaci. Come spiega Kotlar, «è importante che le decisioni siano guidate da quella che possiamo definire “coscienziosità”. Oggi, però, gli strumenti tradizionali con cui vengono assunte le decisioni sono commodities a disposizione di qualsiasi azienda. Non costituiscono più un vantaggio competitivo. Sono necessari nuovi approcci che portino a decisioni coscienziose. Il purpose è rilevante perché offre un nuovo set di strumenti con cui maneggiare la complessità, senza limitarsi a una visione tecnicistica, e quindi limitata, del mondo».

Il cambiamento sostenibile passa dal purpose

I vantaggi di una leadership ispirata dal purpose derivano soprattutto dall’abbandono di una visione incentrata superficialmente sul “cosa” e sul “come”. «Un approccio», sottolinea Berni, «che sacrifica la consapevolezza delle intenzioni sottostanti una decisione e che porta a risultati non solo scarsamente sostenibili nel tempo, ma anche inferiori alle possibilità, perché non riesce a trasmettere energia all’intera organizzazione». Facendosi guidare dal purpose, invece, «i risultati si fondano su cambiamenti strutturali e quindi sostenibili nel tempo, perché figli di una visione sistemica della realtà aziendale e i risultati sono superiori, perché frutto di energia superiore, a livello sia individuale che collettivo».

Un corso per sviluppare i propri punti di forza

Dalla volontà di incoraggiare un cambiamento positivo nel mondo, il MIP Politecnico di Milano ha deciso quindi di avviare l’Executive Programme in Leading with Purpose: «Si basa sul modello innovativo di digital learning FLEX», spiega Kotlar. «Coniuga una formazione d’impatto con la massima flessibilità. Il programma è composto da 8 moduli tematici, ciascuno formato da una combinazione di brevi clip, una sessione di domande/risposte live e quattro lezioni interattive. Il programma si conclude con un project work che permette ai partecipanti di mettersi alla prova su progetti reali; offre inoltre una sessione di coaching che supporta i partecipanti nel lavoro su se stessi, per scoprire e sviluppare i punti di forza interiori, al fine di migliorare la capacità di innovare, sviluppare l’imprenditorialità e altri aspetti della leadership. È un programma che offre ampia flessibilità di indirizzare il proprio percorso personale».

“Da know HOW a know WHERE”.

Con queste poche parole Federico Frattini, Dean del MIP Business School del Politecnico di Milano, descrive il progetto FLEXA, piattaforma di personalised and continuous learning basata su meccanismi di Artificial Intelligence sviluppata negli ultimi 4 anni da un Team di oltre 20 persone e che viene a ragione considerato uno degli esperimenti più innovativi e riusciti per rendere la formazione un’abitudine virtuosa cui dedicare tempo ogni giorno.

Federico ne parla con emozione e orgoglio in una recente intervista rilasciata al Sole24Ore nella quale il MIP comunica la decisione di aprire gratuitamente FLEXA agli utenti privati che vogliono intraprendere un percorso di reskilling personale.

Ma da dove nasce questo progetto, e che ruolo gioca OfCourseMe in FLEXA?

Il tutto risale alla primavera del 2018 quando OfCourseMe e il Team FLEXA si incontrano per la prima volta per condividere la propria Visione di come fosse necessario costruire dei percorsi di formazione continua sfruttando la ricchezza di contenuti formativi a libero accesso sul Web.

“Negli ultimi 15 anni abbiamo infatti assistito a una crescita esponenziale nel numero di fonti e formati per il personalised and continuous learning” ricorda Frattini “ma nessuno si era ancora posto il problema di organizzare questa abbondanza e renderla fruibile in modo guidato per le persone, partendo da un’analisi delle proprie competenze. Abbiamo visto l’opportunità di colmare questo gap con FLEXA e abbiamo incontrato OfCourseMe al momento giusto.”

FLEXA nasce infatti con lo scopo di aiutare gli utenti a capire i propri gap e a costruire dei percorsi formativi, traducendo in prodotto l’esperienza accademica del MIP; tuttavia, una delle sfide che deve affrontare è l’organizzazione dei contenuti. Esattamente come un professore, che deve orientare lo studente all’interno di una biblioteca ricchissima seppur molto eterogenea e dispersiva.

È proprio qui che entra in gioco OfCourseMe: nato come un motore di ricerca che organizza e normalizza decine di migliaia di contenuti formativi online, OfCourseMe si è dimostrato da subito un partner prezioso per il Team FLEXA. Utilizzando le API di OfCourseMe FLEXA ha infatti potuto fruire in outsourcing di un potente motore di ricerca che aggrega e classifica oltre 500.000 titoli, in oltre 20 lingue e in svariati formati.

OfCourseMe ci ha messo a disposizione funzionalità che difficilmente avremmo potuto sviluppare e mantenere nel tempo in modo indipendente. Inoltre, OfCourseMe continua ad aggiungere nuove fonti ogni mese e noi possiamo sempre sfruttare i contenuti più freschi dal Web per offrire raccomandazioni personalizzate agli utenti del nostro prodotto, il tutto in modo completamente automatico.” chiosa Frattini.

Quali dunque i prossimi passi?

Ad oggi FLEXA accoglie oltre 3.000 utenti: principalmente Alumni o studenti dei Master del MIP. L’idea è ora quella di portare presto FLEXA fuori dal perimetro in cui l’iniziativa è nata.

Fin dal primo scambio di opinioni in merito, è stato chiaro l’allineamento strategico tra noi e il team FLEXA” conclude Davide Conforti, CEO di OfCourseMe. “L’ambizione ora è quella di lavorare assieme per rendere il personalised and continuous learning in azienda una routine virtuosa, in un contesto in cui upskilling e reskilling sono diventate imperativi categorici.”

FLEXA e OfCourseMe vantano una soluzione assolutamente eccellente che va dagli assessment, alle raccomandazioni di contenuti formativi, alla curation on demand, all’indicizzazione di contenuti proprietari…. Sostanzialmente tutto quello che serve per essere pronti al futuro.

Autostrade per l’Italia lancia un master per assumere 20 giovani laureati

L’iniziativa nasce dalla collaborazione con Politecnico di Torino, Politecnico di Milano e MIP, la Graduate School of Business dell’ateneo milanese, e prevede un contratto in azienda per gli studenti selezionati.

Al via la selezione dei candidati per il Master universitario di secondo livello in “Ingegneria e gestione integrata delle reti autostradali”, lanciato da Autostrade per l’Italia insieme alla Scuola di Master e Formazioni Permanente del Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano e il MIP, la Graduate School of Business dell’Ateneo Milanese, grazie a una partnership siglata per individuare e far crescere professionalmente giovani talenti.

Il Master, promosso da Autostrade per l’Italia, rappresenta una concreta opportunità occupazionale per 20 neolaureati under30 e vedrà fin dal suo avvio l’effettiva assunzione in azienda dei ragazzi selezionati, con un contratto in apprendistato di alta formazione della durata di due anni. In questo periodo, attraverso la formazione accademica e il lavoro sul campo, i ragazzi potranno contribuire alla realizzazione del Piano di Trasformazioni di ASPI, grazie ad un programma formativo teso a rafforzare competenze ingegneristiche di progettazione, gestione trasportistica, manutenzione e controllo delle infrastrutture stradali, oltre alla competenze digitali applicate all’infrastruttura (Monitoraggio IoT, Infrastrutture Smart Mobility) e competenze manageriali di project management, per garantire profili in uscita in grado di governare processi complessi di sviluppo e progettazione della rete autostradale. L’obiettivo è quello di formare talenti che sappiano distinguersi nella ricerca e nell’attuazione di soluzioni innovative nell’ambito della gestione e del monitoraggio delle reti autostradali, accompagnando l’azienda nel percorso di digital transformation prevista dal Piano industriale di Autostrade per l’Italia.

Questa iniziativa nasce in seno alla Autostrade Corporate University, la nuova scuola di formazione aziendale del Gruppo, riconosciuta dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, nata nell’ambito del più vasto programma di HR Transformation avviato dalla società e in grado di erogare corsi per oltre 100.000 ore annue ad oltre 4.000 dipendenti, sia in modalità tradizionale che e-learning, avvalendosi di docenze certificate interne e di selezionati professionisti sul mercato, oltre che di partnership con le principali Università italiane. Il Master di secondo livello in “Ingegneria e gestione integrata delle reti autostradali” partirà nel mese di maggio 2021 e durerà per 24 mesi, mentre le selezioni (link) si chiuderanno il giorno 31 marzo 2021.

“Siamo orgogliosi di aver stimolato tre eccellenze italiane a collaborare con Autostrade Corporate University per la costruzione del Master” ha affermato Gian Luca Orefice, Human Capital & Organization Director di ASPI. “Un’iniziativa di rilievo che risponde alla filosofia di rendere la nostra infrastruttura un’autostrada dei saperi. Un luogo per sviluppare, promuovere e scambiare competenze sempre più in linea con l’innovazione tecnologica di processo, metodi e prodotto. La nostra strategia punta a valorizzare i mestieri e le professioni per garantire l’eccellenza delle conoscenze al servizio del Paese. Cominciamo dalle scuole e dall’Università il nostro on-boarding, per crescere persone consapevoli verso un futuro sostenibile”.

“Il Master – afferma Fabio Biondini, Direttore scientifico del Master – si inquadra nell’ambito di una crescente attenzione al settore delle infrastrutture legata alla necessità di garantire livelli di sicurezza, funzionalità e resilienza sempre più elevati e un utilizzo sostenibile delle risorse naturali ed energetiche che condiziona in modo rilevante l’economia e l’ambiente, coinvolgendo più generazioni. Il Master risponde a queste esigenze promuovendo una formazione trasversale e una visione sistemica in grado di coniugare il ciclo di vita e la manutenzione delle opere, in particolare ponti e gallerie, lo sviluppo di strutture e infrastrutture intelligenti, la trasformazione digitale della mobilità e la gestione integrata della rete infrastrutturale, con una impostazione che rende il percorso formativo fortemente attuale e proiettato nel futuro.”

“Per il Politecnico di Torino e la sua Scuola Master – commenta Paolo Neirotti, Direttore della Scuola di Master e Formazione Permanente del Politecnico di Torino – questa iniziativa rappresenta uno dei diversi fronti dove tramite lo strumento dell’Alto Apprendistato aiutiamo le imprese a formare persone di talento secondo un profilo di competenze in cui, a fianco della verticalizzazione in un particolare ambito tecnico, forniamo competenze orizzontali e complementari di economia e management, soprattutto su fronti legati alla trasformazione digitale e all’innovazione. Poter fare questo combinando le esperienze di due Politecnici e del MIP rappresenta un’opportunità per continuare a confrontarci su approcci innovativi alla didattica”.

“Le infrastrutture e le reti di trasporto sono un asset strategico della società moderna e lo saranno sempre di più nel futuro: questo è innegabile” afferma Daniela Peila, Direttore scientifico del Master, che aggiunge: “Questo settore ritenuto ormai “maturo” sta affrontando le sfide della modernità e dell’innovazione che richiedono professionalità con competenze e abilità trasversali, in grado di gestire la complessità. Il Master è stato pensato e sviluppato per rispondere a questa esigenza e formare i giovani talenti che diventeranno i dirigenti del futuro. Per raggiungere questo obiettivo il percorso prevede sia lezioni frontali per fornire le conoscenze necessarie a padroneggiare i problemi in modo interdisciplinare, sia giovani che si confrontino con la realtà del lavoro, del cantiere e dell’ufficio tecnico interagendo, con colleghi esperti che diventeranno inevitabilmente i loro mentori. Infine, lo sviluppo di un project work per gruppi ristretti consentirà, con un processo di learning by doing, di crescere non solo dal punto di vista professionale, ma anche dal punto di vista umano. È una sfida eccitante per un giovane ingegnere”.

“Siamo felici di essere partner, insieme a Politecnico di Milano e Politecnico di Torino, del Master promosso da Autostrade per l’Italia” commenta Federico Frattini Dean del MIP, la Graduate School of Business del Politecnico di Milano, che conclude: “Un progetto che offre ai giovani talenti non solo un’occasione di alta formazione presso tre realtà di spicco del panorama accademico, ma anche una concreta opportunità professionale. Un primo passo per diventare promotori della digital transformation in azienda.”

«Grazie all’Mba Full Time imparo a valorizzare il family business»

Fabio Borgia, studente MBA Full Time, ha un ruolo di primo piano nell’azienda agricola Le Rogaie, gestita insieme ai genitori e ai fratelli. Storia di un progetto innovativo che, attraverso i social, racconta una realtà attenta alla sostenibilità sociale, economica e ambientale

Innovare in un settore considerato tra i più tradizionali si può. È quello che fa Le Rogaie, azienda agricola a gestione famigliare nella Maremma toscana, che durante il primo lockdown ha deciso di raccontare online le proprie attività. Il family business è gestito dalla famiglia Borgia: due genitori e cinque figli. Tra questi c’è Fabio Borgia, attualmente iscritto all’MBA Full Time del MIP Politecnico di Milano. Ingegnere di formazione, specializzato nel settore energetico, ci racconta le motivazioni che hanno portato Le Rogaie in rete: «Ci siamo ispirati ad alcuni agricoltori stranieri, che grazie ai social avevano l’opportunità di raccontare la propria realtà in maniera trasparente e senza stereotipi. E così abbiamo deciso di provare anche noi».

L’azienda agricola va online

Così Le Rogaie è sbarcata su YouTube, su Facebook, su Instagram. Le visualizzazioni e le iscrizioni ai canali social sono in crescita, così come l’interesse degli utenti: «Credo che il successo derivi dal mix di tradizione, passione, famigliarità e spirito innovativo. Siamo reali, ci mostriamo per come siamo, e la nostra iniziativa sta già interessando utenti al di fuori dell’Italia. Il volto dell’operazione è mio fratello Edoardo, che nei video racconta le attività della nostra impresa con un linguaggio tecnico ma al contempo divulgativo», spiega Borgia. I contenuti creati, che hanno un obiettivo formativo, e l’apertura dell’azienda alla ricerca hanno suscitato anche l’interesse del mondo accademico e scientifico: «Le Agenzie spaziali europea e italiane, insieme con il Cnr e varie università europee, collaborano con Le Rogaie portando avanti studi avanzati sulla fotosintesi clorofilliana; inoltre effettuano misurazioni utili per la calibrazione dei satelliti».

Tornando “a terra”, invece, vale la pena ricordare l’iniziativa che ha permesso agli studenti delle facoltà agrarie di visitare virtualmente l’azienda, aggirando così le restrizioni causate dalla pandemia: «Grazie alla nostra iniziativa, quelle visite adesso avvengono online. Ma vorremmo dare la possibilità a chiunque di poter vivere un’esperienza reale in fattoria». Le pagine social si rivolgono infatti al pubblico più ampio possibile. «Le Rogaie produce soprattutto latte. La crescente attenzione rivolta al tema dell’allevamento, e alle questioni zootecniche in generale, meritavano degli approfondimenti che raccontassero questa realtà in maniera onesta, sottolineando anche un elemento per noi centrale come quello della sostenibilità».

La sostenibilità è sociale, economica, ambientale

«È un tema che abbiamo sempre sentito molto vicino a noi, e che decliniamo sotto tre punti di vista», spiega Fabio Borgia. «Il primo è quello della sostenibilità sociale. Il nostro primo impegno è coinvolgere le realtà presenti sul territorio, essere presenti, aperti al mondo esterno. Poi viene la sostenibilità economica, che forse è la sfida più grande: ci favorisce, da questo punto di vista, avere conservato le dimensioni di un family business. Ciascuno di noi fa leva sulle proprie competenze specifiche per rafforzare i fondamenti dell’azienda. Io, nello specifico, seguo soprattutto lo sviluppo del ramo online e mi occupo di stabilire nuovi contatti. Da ultima, ma non per importanza, c’è la sostenibilità ambientale». Un tema che, nel caso de Le Rogaie, è strettamente collegato all’attitudine all’innovazione: una tradizione di famiglia, visto che, come racconta Borgia, il padre Giulio non si è mai tirato indietro di fronte alle sperimentazioni, che fossero di carattere social o tecnico. «Nel 2008 abbiamo investito in un impianto a biogas che chiude il ciclo della CO2 e che produce 250 Kwatt di energia elettrica all’ora, ceduti interamente all’Enel. Il nostro obiettivo, ambizioso ma possibile, è trasformare Le Rogaie in una realtà carbon negative. Ci teniamo a far passare il messaggio che l’agricoltura non è sfruttamento della natura, anzi: l’intervento dell’uomo migliora la natura stessa», ricorda Borgia.

Al MIP per un mindset imprenditoriale

Fabio Borgia è attualmente iscritto all’MBA full time del MIP, e si prepara ad affrontare i bootcamp in attesa della summer internship. «Sono un ingegnere, ma mi sto progressivamente interessando ai temi di governance. In generale, trovo che tutto il corso sia ben fatto e ben strutturato. Io ho deciso di iscrivermi a questo Mba perché trovo vincente la tradizione tecnologica del Politecnico di Milano. Per me si è trattato di un investimento motivato da esigenze di curriculum e dalla volontà di accedere a un tipo di formazione in grado di offrire innumerevoli opportunità, anche grazie al forte legame che c’è tra MIP e aziende. Infatti, ho già sostenuto diversi colloqui. Penso poi al PoliHub, l’incubatore del Politecnico. Grazie a questo Mba sto sviluppando un mindset improntato all’entrepreneurship capace di stimolare riflessioni e idee innovative. Idee che, ovviamente, daranno un forte contributo anche alla realtà de Le Rogaie», conclude Borgia.

 

MBA DIGITAL RECRUITING DAY

Sono ufficialmente iniziati gli eventi dedicati al recruitment per i nostri allievi dell’International Full Time MBA. A partire dal mese di maggio, infatti, le lezioni lasceranno spazio ai project work finali ed è arrivato il momento per gli studenti di trovare l’azienda dei loro sogni!

Primo di numerosi altri appuntamenti in calendario, il 28 gennaio si è tenuto il tradizionale MBA Recruiting Day, organizzato anche per questa occasione in veste digital. Tutto è avvenuto online, dalla consultazione dei profili delle aziende partecipanti e delle job description – ospitate su FLEXA – ai colloqui veri e propri, che si sono svolti sotto forma di meeting digitali.
Lo scheduling dei colloqui ha tenuto conto, oltre che delle selezioni fatti dai recruiter, anche delle preferenze espresse dagli studenti, nel caso fossero interessati a un particolare settore o azienda.

Nel dettaglio, hanno partecipato all’MBA Digital Recruiting Day:

 

Consulting&Finance

ASSICURAZIONI GENERALI SPA

BTS Italy

BIP

MARSH

 

Energy&Industrial

ASTRAZENECA

CEVA Logistics

ELI LILLY

ITALGAS

PIRELLI

SNAM

SORGENIA

STEP

 

Retail & Consumer Goods

CARREFOUR ITALIA

ELECTROLUX

L’OREAL

SC JOHNSON

WHIRLPOOL EMEA

 

Technology & Digital

PLUG&PLAY

TEAM SYSTEM

SIA

VODAFONE

NTT DATA Italia

NOVARTIS

 

Luxury, Fashion & Lifestyle

LUXOTTICA

SUCCESSORI REDA

VALENTINO

 

Ad oggi numerosi studenti sono già stati convocati dalle aziende incontrate per proseguire l’iter di selezione. Non ci resta che incrociare le dita per tutti gli altri!

Welfin: premiato a Switch2Product il prestito sostenibile

Il team nato sui banchi dell’Executive MBA del MIP si aggiudica la Menzione Speciale MIP di Switch2Product, la challenge di Politecnico di Milano, Deloitte e PoliHub, che valorizza soluzioni innovative, nuove tecnologie e idee offrendo loro risorse economiche per supportare lo sviluppo tecnologico e un percorso di accelerazione imprenditoriale dedicato realizzato da PoliHub, dal Technology Transfer Office (TTO) e da Officine Innovazione di Deloitte.

Una piattaforma per prestiti Peer 2 Peer, la prima in Italia, in cui sono le aziende stesse a fare da garante per i propri dipendenti. Il risultato? Tassi più bassi per chi prende in prestito, un rendimento sicuro per chi presta e un modo innovativo di fare welfare per le aziende coinvolte.

È Welfin, progetto creato sui banchi dell’Executive MBA dai nostri Alumni Francesco Giordani, Ideo Righi e Alessandra Bellerio, e premiato poche settimane fa a Switch2Product con la “Menzione Speciale MIP”.

Un’idea imprenditoriale che sta dimostrando non solo di essere innovativa, ma di riservare un’attenzione speciale anche a un tema importante per la nostra Scuola, la sostenibilità. Da un lato, infatti, Welfin si impegna a creare impatto sociale offrendo migliori condizioni economiche – i tassi sono vantaggiosi sia per chi prende in prestito che per chi presta; dall’altro, coinvolgendo le aziende come garante, permette l’accesso al credito anche a persone che altrimenti lo avrebbero avuto con difficoltà.

Un progetto come questo non sta passando inosservato: la menzione vinta a Switch2Product, competizione organizzata dal Polihub, infatti arriva a pochi mesi di distanza da un altro riconoscimento, il premio Fintech & Insuretch assegnato dall’omonimo Osservatorio.

Due occasioni importanti, che hanno offerto ai nostri studenti tutti gli elementi per rafforzare non solo il proprio network, ma anche la possibilità di ricevere supporto su aspetti specifici come quelli legali o fiscali.

“A seguito della vittoria del premio Fintech & Insurtech abbiamo potuto beneficiare di un periodo di incubazione di tre mesi presso il Polihub” – spiega Alessandra Bellerio. “Abbiamo cercato di avviare un percorso di networking utile ad acquisire una serie di input – positivi o negativi che fossero – importanti per aggiustare strategia e modello di business. Una delle cose che abbiamo imparato è che ogni opportunità di networking deve essere accolta, perché può trasformarsi in un’occasione di partnership o di confronto.”

Francesco Giordani aggiunge: “Aver vinto Switch2Product ci permette di continuare il percorso di accelerazione che abbiamo già iniziato, che ci ha dato un grande valore aggiunto in termini di competenze e di spunti raccolti. Inoltre, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con professionalità diverse, di essere guidati da mentor e di incontrare professionisti di spicco dell’ambito bancario. Non solo! Il percorso di accelerazione Switch2Product ci sta traghettando verso un investor & corporate roadshow, che per noi rappresenta un’opportunità da non perdere. Infine, abbiamo anche avuto uno special grant di 30.000 Euro da parte della Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza, Lodi, per supportare la fase inziale della startup.”

Switch2Product si sta quindi rivelando per i nostri Alumni un’occasione per mantenere ben saldo il rapporto con il Polihub, con il MIP – che offre ai vincitori della Menzione dei corsi della Management Academy – e, a livello più ampio, con l’ecosistema del Politecnico.

“Siamo figli del Politecnico” – sottolinea con orgoglio Ideo Righi. “Il team si è costituito al MIP, siamo parte dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, siamo incubati al Polihub. Questo ci ha dato la possibilità di confrontarci con altri startupper e imprenditori, tutte persone che gravitano intorno al Politecnico. Si tratta di un network importante, che ci ha dato tanto e che pensiamo possa darci ancora molto”.

“E poi non dimentichiamo che ci siamo conosciuti proprio grazie all’EMBA del MIP e lì è nato il nostro team” – aggiunge con un sorriso Alessandra.

Anche Francesco è d’accordo nel definire il team uno degli aspetti strategici: “Siamo stati fortunati, abbiamo avuto tempo di sceglierci, di conoscerci durante l’EMBA. Siamo arrivati già pronti, sapendo di essere accomunati da una visione di fondo – quella di trasformare un’idea di business in un’impresa di successo.”.

Ma c’è di più. Infatti, Giordani continua: “L’Executive MBA è stata l’occasione di rafforzare le nostre competenze. Volendo contestualizzare nell’ambito startup ed entrepreneurship, uno dei temi più interessanti è stato quello della Lean Startup. È uno degli elementi che stiamo applicando a Welfin. Tra l’altro il MIP ci ha fornito dei modelli da applicare ai vari contesti – strategici, di marketing, delle operation. Questo ci guida nel definire la rotta”.  

Tuttavia, l’EMBA non è fatto solo di hard skill, ma anche di soft! Alessandra infatti specifica: “Durante l’Executive MBA ho avuto modo di approfondire dei corsi riguardanti degli aspetti un po’ più personali, ma che ho scoperto essere fondamentali nell’ambito del business. Infatti, perché un’attività sia di successo è importante che il team si efficace: lavorare sulle proprie soft skill e sulla crescita personale è quindi indispensabile. Per me le soft skill si sono rivelate utili per dare risalto a delle componenti tecniche essenziali”.

Anche con un Executive MBA alle spalle, rimane importante non abbandonare mai il processo di continuous learning. E lo sanno bene in nostri Alumni, che stanno già riflettendo su quali tematiche approfondire grazie ai corsi della Management Academy del MIP, vinti in occasione di Switch2Product.
Non vediamo quindi l’ora di riaverli nuovamente sui nostri banchi!