Inaugurati i nuovi spazi del Dipartimento di Ingegneria Gestionale

Dopo 9 mesi di lavori di ristrutturazione, l’edificio di via Lambruschini a Milano è pronto ad accogliere di nuovo la comunità della School of Management con spazi completamente rinnovati.
Al taglio del nastro, insieme al Direttore di Dipartimento prof. Alessandro Perego, hanno partecipato la prof.ssa Donatella Sciuto, Prorettrice Vicaria, il prof. Emilio Faroldi, Prorettore Delegato del Politecnico di Milano.

 

Sono stati inaugurati qualche giorno fa i nuovi spazi del Dipartimento di Ingegneria Gestionale nel Campus Bovisa del Politecnico di Milano.

Progettati sulla base di concetti d’uso innovativi, i nuovi ambienti sono caratterizzati da migliore illuminazione, risparmio energetico e un ambiente biofilico. In particolare, sono stati concepiti per stimolare lo scambio e la condivisione, grazie ad una maggiore disponibilità di aree comuni con diverse funzionalità e da una componente tecnologica fortemente integrata. Il tutto all’insegna di una grande flessibilità di utilizzo, volta tanto al benessere individuale quanto a favorire l’incontro.

Il Dipartimento di Ingegneria Gestionale si è trasferito nel campus Bovisa del Politecnico di Milano nel 2009, anno in cui l’ateneo ha messo a disposizione alcuni nuovi edifici realizzati a seguito della riqualificazione della zona dei gasometri, con lo scopo di “alleggerire” il campus storico di piazza Leonardo da Vinci in carenza di spazi dovuto all’incremento del numero degli studenti, nonché di personale docente e amministrativo.

Dopo più di 10 anni di residenza in Bovisa, i lavori di ristrutturazione presso il Dipartimento si sono resi necessari per adeguarsi non solo all’aumento del numero dei dipendenti, ma anche ad un modo di lavorare che negli ultimi anni è diventato più digitale, flessibile e collaborativo.

L’area di Bovisa, conosciuta per la presenza degli ex-gasometri, era stata recuperata e ampliata in seguito a un concorso internazionale, bandito nel 1998 dal Politecnico di Milano in collaborazione con gli enti locali (Comune e Regione).
Ora l’attesa è di vedere completata, dopo 30 anni, la riqualificazione dell’intera area con il progetto di cittadella universitaria il cui cantiere dovrebbe partire entro la fine del 2022: quarantamila metri quadrati che diventeranno spazi verdi, i due gasometri trasformati in un centro dell’innovazione che ospiterà aziende e duecento start up, e in un polo del benessere e dello sport di quattro piani aperto a tutta la città.

 

Foto gallery evento di inaugurazione

Foto di Matteo Bergamini, © Lab Immagine Design POLIMI (progettazione, produzione e gestione di prodotti comunicativi)
Dipartimento di DESIGN, Politecnico di Milano
labimmagine-design@polimi.it

Gli spazi rinnovati

WeAre 4 Children: tecnologie digitali al servizio dello sport e del benessere dei ragazzi

Il Laboratorio E⁴SPORT del Politecnico di Milano ha progettato una maglietta sensorizzata – “smart garment” – per raccogliere dati sul benessere dei ragazzi nella fascia 11-12 anni durante l’attività sportiva.

 

L’attività motoria in età pediatrica è importantissima perché irrobustisce la muscolatura, sviluppa l’apparato osseo, migliora la circolazione sanguigna, rinforza il sistema immunitario e insegna a condividere e a socializzare con i coetanei. Tuttavia, la recente pandemia ha portato molti ragazzi a rinunciare all’attività motoria e abbracciare stili di vita più sedentari.

Le società dilettantistiche sportive sono da sempre attori importanti nell’aiutare i ragazzi a crescere attraverso lo sport, supportandoli nella creazione di un equilibrio tra corpo e mente.
Questo compito oggi può essere svolto anche con nuovi strumenti: grazie alle tecnologie digitali infatti è possibile raggiungere questo obiettivo con modalità che in passato erano impensabili. In particolare, queste tecnologie relative all’Internet of Things (IoT) – come  smart garment, smart watch, smart bracelet, sensori di movimento e di postura etc. – un tempo a disposizione soltanto dei club sportivi più prestigiosi, potrebbero essere adottate anche dalle società dilettantistiche sportive per raccogliere dati rilevanti “dal campo” relativi alla qualità degli allenamenti, alla performance sportiva, al benessere fisico e psicologico dei ragazzi.

In questo contesto, i Dipartimenti di Ingegneria Gestionale e di Design del Politecnico di Milano in collaborazione con il Centro Sportivo U.S. Bosto di Varese hanno costruito una progettualità innovativa per comprendere come le tecnologie digitali possano contribuire al benessere dei giovani calciatori, così come al miglioramento della loro performance sportiva.
“WeAre 4 Children”, questo il nome del progetto di ricerca approvato dal Comitato Etico del Politecnico di Milano, coinvolgerà 20 giovani calciatori della U.S. Bosto i quali, durante gli allenamenti settimanali a Capolago e durante le partite amichevoli, indosseranno una maglietta sensorizzata in grado di raccogliere dati sulla loro performance sportiva e sul loro benessere fisico. Il monitoraggio avverrà tramite sensori biometrici installati sulla maglietta stessa, come accelerometro, cardiofrequenzimetro e sensori specifici per il motion capture in grado di rilevare informazioni real-time su parametri quali l’attività cardiaca, la postura, la respirazione, il consumo di energia, lo stato d’animo.

Politecnico di Milano e U.S. Bosto hanno coinvolto alcuni partner del territorio varesotto. In particolare, TK Soluzioni (azienda ICT di Saronno) fornirà supporto nella realizzazione della piattaforma che permetterà l’integrazione dei dati raccolti, Alfredo Grassi (azienda tessile di Lonate Pozzolo) offrirà le proprie competenze per la realizzazione e produzione della maglietta, e il Centro Polispecialistico Beccaria di Varese monitorerà i dati fisici e posturali grazie alla loro Unità di Medicina dello Sport.

Il progetto è concepito come uno studio di fattibilità, volto a verificare se la soluzione digitale sviluppata ad hoc sia, da un lato, apprezzata dai giovani calciatori, dalle loro famiglie e dagli allenatori e, dall’altro lato, che i dati raccolti siano affidabili e che il sistema funzioni correttamente in diverse situazioni d’uso (allenamento, partita etc.).

Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Gestionale sotto la guida del Prof. Emanuele Lettieri e dell’Ing. Andrea Di Francesco, project manager del progetto e ricercatore del Laboratorio interdipartimentale “E4Sport” del Politecnico di Milano, condurrà, con il contributo di tutti i partner, una valutazione dell’impatto che il progetto potrebbe generare sulla comunità allargata della U.S. Bosto, così come della sua sostenibilità economico-finanziaria.
L’ambizione è che la soluzione testata possa poi essere estesa ad altre società dilettantistiche sportive, anche in altri sport diversi dal calcio.

 

Per maggiori informazioni: https://www.e4sport.polimi.it/weare4children/

BUDD-e: un progetto a supporto dei cittadini con disabilità visive

Il progetto di ricerca BUDD-e è un programma che si impegna a migliorare la qualità di vita dei cittadini non vedenti con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una società più equa e inclusiva sfruttando al meglio le innovazioni tecnologiche.

 

La pandemia da SARS-COV2 ha impattato sulla vita di tutti in maniera significativa, modificando abitudini e il modo di interagire gli uni con gli altri e con lo spazio circostante. Tra le persone più colpite ci sono quelle con disabilità visive, considerate più a rischio di contagio per la necessità di contatto tattile con persone e spazi per potersi muovere e orientare con maggiore agio.
Private quindi del tatto queste persone hanno visto ancora più limitata la loro autonomia e qualità di vita.

L’isolamento è stato ancora più severo per chi ha disabilità visive più o meno gravi. In Italia sono circa 2 milioni di cittadini, mentre a livello globale si tratta di circa il 4% della popolazione. Una “fetta” importante di società per la quale la tecnologia potrebbe giocare un ruolo importante per migliorare la qualità di vita.

Come sfruttare l’innovazione tecnologica per garantire l’accesso autonomo e in sicurezza a diversi ambienti, come un centro commerciale, un museo, un ospedale e, o addirittura una pista di atletica?

Migliorare la qualità di vita dei cittadini con disabilità visive attraverso la possibilità di fruire di questi e altri spazi in maniera autonoma e sicura è l’ambizioso obiettivo del progetto di ricerca multidisciplinare “BUDD-e” (Blind-assistive Autonomous Drive Device), risultato tra i vincitori del bando Polisocial Award – Edizione 2021, il programma di impegno e responsabilità sociale del Politecnico di Milano finanziato con i fondi 5 per mille.
BUDD-e è un innovativo sistema persona-robot basato su un droide a guida autonoma, ideato in base alle esigenze specifiche di persone non vedenti o ipovedenti e alla progettazione degli spazi affinché siano accessibili grazie alle funzionalità dello stesso robot. BUDD-e contribuirà alla costruzione di una società civile più equa e più inclusiva. BUDD-e sarà in grado di guidare e supportare la persona non vedente o ipovedente durante le sue attività quotidiane – inclusa la possibilità di trasportare beni –, mantenendo i profili di velocità e/o traiettoria richiesti, trasmettendo informazioni rilevanti sul percorso tramite segnali acustici ed evitando collisioni,

Il progetto di ricerca della durata di 15 mesi e coordinato dai Professori Marcello Farina del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria e dal Prof. Emanuele Lettieri del Dipartimento di Ingegneria Gestionale – è caratterizzato dall’integrazione di più competenze distintive del Politecnico di Milano, che spaziano dall’ingegneria all’economia-gestionale, dall’architettura al design dei servizi.

Il gruppo di ricerca potrà contare sul coinvolgimento di partner quali l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI), la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano (ICM) ONLUS, la ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, DISABILINCORSA ONLUS, il Gruppo Sportivo Dilettantistico GSD Non Vedenti Milano (NVM) ONLUS, Tactile Vision ONLUS, la ASP Golgi Redaelli, YAPE S.r.l. e infine POLIMISPORT.
Infine, il progetto avrà la supervisione clinica e scientifica del Dott. Luigi Piccinini del IRCCS Medea.

Il team di ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, guidati dal prof. Emanuele Lettieri e dall’Ing. Andrea Di Francesco, in particolare sarà impegnato nella valutazione dell’impatto sociale generato dal progetto BUDD-e attraverso lo sviluppo di una metodologia specifica che consenta di coglierne le specificità.

 

Per maggiori informazioni:
Sito ufficiale di progetto BUDD-e e sito del Laboratorio E4Sport del Politecnico di Milano.

Il venture capital al tempo del Covid: nel mondo un fondo di investimento su due ha cambiato le proprie strategie, in Italia “solo” il 38,5%

Nasce il Bureau of Entrepreneurial Finance (BEF), un centro permanente voluto dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal Politecnico di Torino per mettere in rete gli studiosi e i player più accreditati a livello europeo sulle tematiche di finanza imprenditoriale.

 

Oltre 500 le risposte alla survey, pervenute nella seconda metà del 2021 soprattutto da operatori europei e nordamericani: ora si tende a investire in momenti più avanzati del ciclo di vita delle startup, per abbassare il livello di rischio, e a privilegiare settori come l’healthcare, l’energia e il farmaceutico, spinti dalla pandemia


Milano, 9 maggio 2022 – La finanza imprenditoriale al tempo del Covid19. Come la pandemia ha colpito duramente molti aspetti dell’economia globale, imponendo alle imprese di rimodellare i processi interni per non uscire dal mercato, così ha spinto i venture capitalist ad adattare al mutato scenario le proprie pratiche di investimento, ad esempio investendo in momenti più avanzati del ciclo di vita delle startup o privilegiando  settori come la cura della salute, l’energia e l’ambiente, il farmaceutico e i servizi finanziari a scapito dei servizi digitali e della distribuzione commerciale.

Sono alcune delle evidenze sottolineate dal Report sul Venture Capital e il Covid19 che è stato presentato questa mattina al Politecnico di Milano durante il lancio del Bureau of Entrepreneurial Finance (BEF), un centro permanente voluto dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal Politecnico di Torino – co-fondato dai professori Massimo Colombo, Annalisa Croce, Elisa Ughetto e Vincenzo Butticè – che vuole mettere a confronto e in rete gli studiosi e i player più accreditati a livello europeo sul tema della finanza imprenditoriale.

Al sondaggio, effettuato nella seconda metà del 2021, quindi nel pieno della ripresa economica post-Covid ma quando già cominciavano i rincari legati alle materie prime e all’energia, hanno risposto oltre 500 fondi, con un’ottima copertura di quelli europei (che hanno aumentato gli investimenti del 2%) e nordamericani (che invece li hanno diminuiti dell’1%).

A livello globale, un fondo su due (52%) ha dichiarato di avere cambiato le proprie strategie di investimento dopo il Covid, anche solo moderatamente. Percentuale che risulta ben più bassa per i fondi europei (che non hanno modificato nulla nel 57% dei casi) e ancor di più (61,5%) per quelli italiani, probabilmente in ragione del fatto che tendono maggiormente a investire cross-border, cioè non nel Paese di appartenenza (il 90,2% di chi fa investimenti cross-border – in Italia l’83,5% – non li ha ridotti a favore di interventi domestici).

Un altro aspetto interessante è la diminuzione del numero di investimenti in seed stage, e più in generale nelle fasi iniziali del ciclo di vita della startup, a favore di momenti di sviluppo più maturi (si va dal +1,2% dell’early e late stage al +4,4% nel mid stage), tendenza maggiormente evidente nei fondi più piccoli.

“È aumentata ovunque l’incertezza e dunque gli investitori preferiscono traslare il focus di investimento verso imprese più mature e con un profilo di rischio più contenuto – spiega Elisa Ughetto del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, tra i curatori dello studio e co-direttrice del BEF insieme ad Annalisa Croce del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano -. Inoltre, sempre in risposta ai cambiamenti repentini di questi ultimi anni, gli investitori si fidano meno che in passato del loro istinto (gut feeling) e nelle decisioni si basano maggiormente su aspetti oggettivi, come l’ambiente economico favorevole, il business model, gli eventuali incentivi pubblici”. “Sono anche cambiate le strategie di investimento – aggiunge Annalisa Croce -: ora si prediligono settori industriali che hanno avuto buone performance durante la pandemia, come l’healthcare e il farmaceutico, mentre risultano in calo settori tradizionalmente oggetto di ingenti investimenti da parte di fondi di venture capital come il settore ICT”.

I settori che hanno visto aumentare gli investimenti sono la cura della salute (+2,4%), l’energia e l’ambiente, il farmaceutico e i servizi finanziari (tutti a +1%), la formazione e i semiconduttori (+0,6), mentre risultano in calo i servizi digitali (-1,4%), inclusi quelli legati a internet e mobile (-1%), e la distribuzione commerciale (-1,6%).

I fondi hanno anche ridotto le proprie aspettative sui ritorni attesi (IRR) e sono diventati più severi, in termini di multiplo richiesto, nel valutare le startup. In sostanza, si assumono un rischio inferiore a fronte di un ritorno atteso più basso (-1.3% in media): la fascia maggioritaria, pur in calo di due punti percentuali, rimane con un target IRR tra il 20 e il 29%, ma non manca, ed è in leggerissima crescita, chi si aspetta un guadagno tra il 40 e il 50%. Persino la valutazione delle startup già presenti in portafoglio ha subìto una rimodulazione: nel 40% dei casi si è ridotta (nel 9% anche in maniera significativa) poiché, nello scenario mutato, ci si attende una diminuzione del valore al momento dell’uscita del fondo.

Un ultimo dato curioso: è aumentata di quasi un terzo (+28,4%) l’interazione dopo l’investimento fra venture capitalist e imprenditori, finalizzata a supportare la crescita della startup. Se prima ci si sentiva prevalentemente tra una e tre volte al mese, ora crescono i contatti settimanali o addirittura quotidiani.

Si conclude Green SUIte: il progetto a sostegno della sostenibilità che ha coinvolto oltre 60 team di 5 aziende

Agos, Gruppo Enercom, Sparkasse, Gruppo Tea, la School of Management del Politecnico di Milano, animati dall’Osservatorio Startup Intelligence, hanno promosso comportamenti sostenibili virtuosi, fuori e dentro l’azienda.

 

Si è conclusa con successo Green SUIte, l’iniziativa a salvaguardia dell’ambiente con cui i dipendenti di Agos, Gruppo Enercom, Sparkasse, Gruppo Tea e la School of Management del Politecnico di Milano hanno attivato comportamenti virtuosi in chiave sostenibile, con il coinvolgimento di Up2You, la start up innovativa certificata B Corp che sviluppa soluzioni personalizzate per accompagnare le imprese verso la carbon neutrality.

Il progetto, nato da un’idea di Agos e Up2You nel corso di uno dei tavoli di lavoro dell’ottava edizione dell’Osservatorio Startup Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, ha visto l’adesione di oltre 600 utenti che, negli ultimi mesi, sono stati impegnati in task giornalieri volti ad accrescere la consapevolezza e l’effettiva tutela ambientale. Delle oltre 19mila missioni totali, le cui tematiche preferite sono state la riduzione di spreco alimentare e di consumo di plastica e energia, il 96% è stata conclusa con successo, per una media di circa 32 azioni per ogni iscritto. Grazie all’ampia adesione, è conseguito un risparmio di circa 40mila kg di CO2, la nascita di 100 nuovi alberi e la neutralizzazione di 50mila kg di CO2.

Il 3 maggio, alla presenza dei rappresentanti delle società coinvolte nel contest, si è svolta presso il Politecnico di Milano la cerimonia di premiazione, che ha visto la partecipazione di circa 60 dipendenti presenti all’evento ed altri 100 collegati da remoto. In linea con la vocazione green dell’iniziativa, tutti i premi riservati ai vincitori sono stati all’insegna della sostenibilità: dai riconoscimenti individuali come l’annualità Carbon Neutral, in grado di neutralizzare le emissioni di viaggio e consumo di cibo con progetti certificati volti a preservare gli ecosistemi, sino ai riconoscimenti di squadra come le videochiamate a emissioni zero con colleghi e clienti e i codici promo con cui incentivare la forestazione in Italia o nel mondo.

Green SUIte ha così ulteriormente potenziato la già forte collaborazione tra le grandi imprese italiane e le start up, a beneficio dell’intero ecosistema innovativo italiano, e ha favorito l’Open Innovation nel tessuto economico nazionale, dimostrando che la collaborazione porta a benefici concreti e diffusi.

 

Sostenibilita’ e sviluppo di carriere responsabili

“Non abbiamo un piano B perché non esiste un pianeta B”

Ban-Ki-Moon, Segretario Generale ONU al lancio dei 2030 Sustainable Development Goals

In un’epoca in cui possiamo solo scegliere quanto e come contribuire al piano A, ovvero alla conservazione del pianeta che abbiamo, il tema della sostenibilità si impone necessariamente come metro di misura di ogni nostra azione.

Ciò che chiamiamo sostenibilità ha infatti strettamente a che vedere con le scelte che facciamo e con i criteri che ci diamo per compierle. Quindi anche lo sviluppo di un percorso di carriera, che, come abbiamo detto qui, è esso stesso espressione di responsabilità sociale, non è esente da questo orizzonte.

Ma per comprendere quanto, nei nuovi scenari di sviluppo delle imprese, il tema della sostenibilità è intrecciato ad una carriera di successo dobbiamo innanzitutto addentrarci nel termine stesso “sostenibilità”. Derivato dal latino sustinere, ovvero tenere da sotto, il sostantivo sostenibilità, da cui l’aggettivo sostenibile, viene usato per qualificare scelte di uso delle risorse: “dare risposte sostenibili”, “fare investimenti sostenibili”, ecc. Ci richiama all’esigenza fondamentale di gestire l’oggi garantendo che ci sia un domani per tutti: si genera “sostenibilità” quando si sanno fare scelte di uso delle risorse che rispondono alle esigenze attuali, anticipando la possibilità di gestire anche le esigenze future della comunità.

Per praticare la sostenibilità occorre dunque imparare ad anticipare scenari futuri e utilizzarli come criterio di scelta, prefigurandosi come la scelta stessa d’uso delle risorse impatterà a livello economico, ambientale, sociale sulla gestione interna della comunità aziendale così come della comunità territoriale o della community virtuale di riferimento.

Verrebbe da sintetizzare che allenarsi a generare sostenibilità significa allenarsi ad essere manager d’eccellenza e viceversa: un legame indissolubile in cui la chiave è la continua sollecitazione a mettere in discussione le visioni parziali e gli interessi particolari, formandosi ad assumere una visione d’insieme, di un insieme grande quanto la comunità a cui apparteniamo. Quella della realtà organizzativa in cui siamo inseriti, quella della comunità umana in cui ci è dato di partecipare. E se alla comunità umana apparteniamo de facto, alle comunità organizzative possiamo scegliere di appartenere. E possiamo scegliere come contribuirvi.

Quali sono dunque i criteri su cui le realtà organizzative a cui professionalmente apparteniamo poggiano le proprie scelte d’uso delle risorse economiche, ambientali e umane? Quanto la sostenibilità è un fondamento dell’organizzazione?
E come possiamo contribuire, per il ruolo ricoperto o che potremo sviluppare, a favorire l’uso di criteri che contemplino la sostenibilità come orizzonte?

Sono 3 gli spunti che ognuno di noi può usare per costruire delle risposte e direzionare le proprie proposte:

  • Rispetto all’uso delle risorse ambientali: la sensibilità crescente in merito alla cosiddetta “sostenibilità ambientale” ci mostra quanto questo aspetto sia maggiormente entrato tra i riferimenti di molteplici organizzazioni, molto più della cosiddetta “sostenibilità sociale” che vedremo nell’ultimo punto. Ma, se si vuole allenarsi alla gestione in anticipazione, non accontentandosi di facili operazioni di green washing, possiamo chiederci se l’organizzazione di cui facciamo parte o di cui vogliamo far parte si limita a consumare le risorse ambientali, si impegna per preservarle/tutelarle o si spinge anche a rigenerarle. Così come, ogni giorno, qualunque sia il nostro ruolo, possiamo introdurre e promuovere in qualunque processo aziendale l’uso di criteri di ecosostenibilità, mettendo in circolo la domanda su quanto stiamo dando alle risorse che usiamo possibilità di rigenerazione futura.
  • Rispetto all’uso delle risorse economiche: una gestione sostenibile delle risorse economiche non è solo data dal rapporto positivo tra costi/benefici. Orientare le risorse economico-finanziarie necessita il riferirsi a criteri di scelta: quanto viene dato valore nelle scelte d’uso delle risorse economiche alle ricadute che queste scelte generano a 360 gradi? Come l’organizzazione investe sulla comunità? Sceglie di instaurare rapporti unicamente filantropici o investe per “sostenere” architetture comunitarie durature? E nel ruolo ricoperto, come contribuisco ad orientare scelte di investimento strategico in relazione alle esigenze della comunità (interna ed esterna)? Quali interazioni curo e promuovo per ampliare le possibilità organizzative di condividere anticipazioni circa scenari futuri sostenibili?
  • Rispetto all’uso delle risorse umane: come sarà ormai chiaro dai punti sopra, non si dà sostenibilità ambientale ed economica senza esseri umani competenti nel curare, gestire, studiare usi efficienti e lungimiranti delle risorse. La sostenibilità delle risorse umane passa attraverso l’anticipazione di come possano essere utilizzate e valorizzate dalla comunità (anche organizzativa) le competenze di ognuno, in modo che il patrimonio globale di competenze sia in costante sviluppo e ognuno possa diventare sempre più risorsa nell’offrire il proprio contributo. E allora posso chiedermi: come si muove la mia organizzazione in relazione alla possibilità di mettere in circolo le competenze delle risorse? E nel mio ruolo, come contribuisco a mettere in circolo le competenze? Come interagisco con le altre risorse? Anticipo quali modi di interagire favoriscono od ostacolano la crescita della comunità organizzativa? E fuori dalla mia organizzazione: curo con uguale attenzione la crescita e la messa in circolo di competenze della comunità destinataria dei miei prodotti o servizi, vedendo, oltre il cliente, un cittadino e un membro della medesima comunità umana di cui sono parte e che insieme dobbiamo conservare?

Trasversalmente alle tre dimensioni della sostenibilità (ambientale, economica, sociale,) collocarsi da communityholder, piuttosto che da stakeholder, ovvero da portatore di contributi orientati ad esigenze e obiettivi comuni, e incrementare costantemente le proprie competenze di anticipazione di scenari sono le due sfide che possono consentire di incrementare la corresponsabilità nello sviluppo di scelte organizzative sostenibili.

La sfida della sostenibilità, citando il professor Mario Calderini, “è innovazione”. E’ guardare al futuro, al domani e al dopodomani del nostro pianeta e delle nostre comunità, fatte primariamente di interazioni. Saperle governare responsabilmente, rigenerandone continuamente il valore, diventa oggi una priorità.

Per questo un percorso di carriera da “Responsable Career Leader” misura e sviluppa costantemente le proprie competenze di anticipazione circa l’uso delle risorse. Perché solo il contributo di carriere “ad alto impatto” consentirà di guardare al futuro del pianeta e della nostra comunità umana né con speranza né con timore, ma con l’impegno del progettista di mondi possibili.

Corporate Advisory Board: al via il nuovo asse strategico della partnership MIP & JCU

Aderenza alle esigenze dell’ecosistema locale, attenta analisi dei nuovi trend globali e la sfida di innovare il mondo del management: MIP Politecnico di Milano e John Cabot University arricchiscono il valore della loro partnership grazie all’istituzione del Corporate Advisory Board.

Il lancio del nuovo organo a supporto dei piani formativi delle due scuole – tra cui l’Executive MBA Part Time Roma – permetterà di mantenere focus e comprensione delle nuove tendenze di mercato come delle necessità reali (presenti e future) delle imprese, anticipando i cambiamenti e garantendo agli allievi un’esperienza didattica efficace a 360°, oggi e domani.

Il Corporate Advisory Board avrà una funzione centrale nella definizione ed erogazione dei programmi: esso avrà difatti un ruolo fondamentale nell’analisi dei bisogni, incoraggerà il dialogo e il networking tra leader di aziende di alto livello, capitalizzando le esperienze manageriali dei propri membri che hanno o hanno avuto ruoli di rilievo in realtà rilevanti del territorio romano.

Nella selezione delle aziende a bordo, la scelta è ricaduta su una compagine di personalità in prima linea a livello globale ma al contempo consapevoli delle esigenze locali: tra coloro che a oggi hanno già confermato la loro partecipazione, si annoverano imprese del calibro di Webuild, Manpower, YourGroup.

“Siamo lieti di aver avviato questo nuovo progetto con l’ausilio delle aziende che finora hanno risposto positivamente a una collaborazione di simile portata. Il lancio del nuovo Corporate Advisory Board non solo rappresenta l’occasione di amplificare l’esperienza didattica dei partecipanti con un nuovo modello di formazione Executive, ma anche l’opportunità reciproca di canalizzare il valore delle competenze – sia dei suoi membri che delle nostre scuole – in un’ottica di scambio e arricchimento vicendevole” queste le parole di Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs della Business School del Politecnico di Milano.

Purpose Talks – Sostenibilità e Purpose, la chiave per affrontare le sfide odierne

L’idea di un “higher purpose” non può prescindere dal tema della sostenibilità. Le imprese oggigiorno, sono chiamate ad innovare il proprio modo di competere, facendo leva sulla sostenibilità ambientale e sociale, e la governance.

Quali sono le sfide che le imprese devono fronteggiare rispetto a questi tre aspetti macro della sostenibilità?

Quali potrebbero essere le trasformazioni che necessariamente impatteranno sulle logiche aziendali?

In che modo si elabora una strategia “sostenibile”?

Giovedì, 21 aprile, partecipa al terzo appuntamento del ciclo Purpose Talks su questo tema. Si tratta del ciclo di eventi MIP che prevede la partecipazione di docenti, consulenti, manager aziendali e coach per comprendere come aziende e organizzazioni si stiano muovendo concretamente verso un nuovo modello d’impresa ispirato su un “higher purpose” e che vede le persone e la società come elementi fondamentali per creare un business di successo.

 

Relatori

Francesco Ferrara, Assurance partner e ESG Leader – PwC in Italia

Josip Kotlar, Professore Associato di Strategy, Innovation and Family Business presso il MIP Politecnico di Milano

Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs al MIP Politecnico di Milano

 

L’evento si tiene in lingua inglese

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Something Big is Changing. Us.

Qualcosa di importante sta cambiando. Noi.

Chi frequenta il nostro campus probabilmente se n’è accorto. Ovunque appaiono tre parole: Make, Connect, Ignite.

Cosa sono? Sono la nostra nuova trajectory, la Scuola che vogliamo diventare.

Make, perché vogliamo essere una Business School dove sporcarsi le mani, perché è facendo che si impara.
La Business School che vogliamo essere è un luogo dove crescere e dove avere la libertà di commettere degli errori. Perché è sbagliando che si impara. E solo chi non fa, non sbaglia mai.
La Business School che vogliamo essere è uno spazio che stimoli la creatività e l’ideazione di soluzioni concrete ai problemi più importanti che le imprese e la società stanno oggi affrontando.

Connect, perché quale luogo è più adatto di una Scuola per scambiarsi idee, confrontarsi, sentirsi parte di qualcosa di grande? La Business School che vogliamo essere, infatti, è un luogo che sentiamo nostro, nostro perché fatto delle relazioni autentiche che costruiamo ogni giorno.
La Business School che vogliamo essere è quella in cui siamo consapevoli di essere parte di un tutto, uniti nei successi così come nelle sfide.
La Business School che vogliamo essere è una Business School capace di creare connessioni, perché è dalle connessioni che nasce l’innovazione.

E infine, ignite, perché basta una scintilla per far nascere grandi idee. Basta una scintilla per fare la differenza. Basta una scintilla per costruire un futuro migliore per tutti.
Guidati dal nostro purpose, quella scintilla vogliamo essere noi.

Make, connect, ignite. Tre parole che nascono da un profondo percorso di cambiamento che parte da lontano, dalla riflessione – avviata all’inizio del 2020 – su quale fossero i valori fondanti della nostra Scuola, quale il nostro purpose.

Accompagnati da The Mind at Work, abbiamo capito chi vogliamo essere, dove vogliamo andare e soprattutto perché lo vogliamo fare. Abbiamo trovato nel nostro purpose – we are committed to inspire and partner with innovators to shape a better future for all – un faro che orienta e che orienterà le nostre azioni.

Questo è solo il primo passo. Pronti a scoprire con noi i prossimi?

ERC Consolidator Grant a Massimo Tavoni

Massimo Tavoni, Professore Ordinario di economia del clima alla School of Management del Politecnico di Milano, è vincitore dell’ERC Consolidator Grant con il progetto EUNICE che mira a ridurre le incertezze nei percorsi di stabilizzazione climatica. 

 

Massimo Tavoni, docente della School of Management del Politecnico di Milano e Direttore di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (EIEE), è fra vincitori dell’edizione 2022 degli ERC Consolidator Grants del Consiglio europeo della ricerca (European Research Council, ERC), la prima organizzazione pan-europea per la ricerca di frontiera.

La ricerca del Prof. Tavoni è stata selezionata tra le oltre duemila proposte ricevute da ERC che ha l’obiettivo di stimolare l’eccellenza scientifica sostenendo e incoraggiando la competizione per i finanziamenti fra i ricercatori migliori e più originali.

Nel dettaglio EUNICE aspira a correggere gli errori e le distorsioni degli insiemi (ensemble) di modelli clima-energia-economia che studiano la stabilizzazione climatica, e a sviluppare modalità per validare e confermare le intuizioni degli scenari.

Il principale traguardo che il progetto vuole conseguire è quindi quello di sviluppare un approccio innovativo e integrato per quantificare, tradurre e comunicare in maniera efficace e tempestiva le principali incertezze associate ai percorsi a basse emissioni di carbonio e agli scenari che esplorano futuri molto distanti nel tempo, andando a rinnovare le basi metodologiche e sperimentali delle valutazioni climatiche basate sui modelli. Tre obiettivi fondamentali per tre principali linee di ricerca: estendere gli attuali scenari al futuro “profondo” (deep) e quantificare le loro incertezze; eliminare errori e distorsioni dagli scenari, perché siano in grado di tener conto delle perturbazioni a breve termine (come, per esempio, eventi estremi e inattesi); tradurre le mappe del futuro fornite dai modelli in linee guida solide e affidabili e testare sperimentalmente le modalità per comunicarle nel modo più efficace e tempestivo.

EUNICE è un progetto di alta rilevanza anche per altri ambiti di ricerca: l’approccio e le innovazioni sviluppate da EUNICE potranno essere applicate infatti anche per altre valutazioni ambientali, sociali e tecnologiche ad alto rischio. La sua combinazione unica di scienza computazionale e comportamentale e il coinvolgimento dei cittadini sarà un importante strumento di mediazione nei dibattiti sulle decisioni fondamentali per la nostra società, aumentando la fiducia e il riconoscimento del metodo scientifico.

 

 

Per maggiori informazioni su ERC Consolidator Grants 2022: https://erc.europa.eu/news/erc-2021-consolidator-grants-results