Sostenibilita’ e sviluppo di carriere responsabili

“Non abbiamo un piano B perché non esiste un pianeta B”

Ban-Ki-Moon, Segretario Generale ONU al lancio dei 2030 Sustainable Development Goals

In un’epoca in cui possiamo solo scegliere quanto e come contribuire al piano A, ovvero alla conservazione del pianeta che abbiamo, il tema della sostenibilità si impone necessariamente come metro di misura di ogni nostra azione.

Ciò che chiamiamo sostenibilità ha infatti strettamente a che vedere con le scelte che facciamo e con i criteri che ci diamo per compierle. Quindi anche lo sviluppo di un percorso di carriera, che, come abbiamo detto qui, è esso stesso espressione di responsabilità sociale, non è esente da questo orizzonte.

Ma per comprendere quanto, nei nuovi scenari di sviluppo delle imprese, il tema della sostenibilità è intrecciato ad una carriera di successo dobbiamo innanzitutto addentrarci nel termine stesso “sostenibilità”. Derivato dal latino sustinere, ovvero tenere da sotto, il sostantivo sostenibilità, da cui l’aggettivo sostenibile, viene usato per qualificare scelte di uso delle risorse: “dare risposte sostenibili”, “fare investimenti sostenibili”, ecc. Ci richiama all’esigenza fondamentale di gestire l’oggi garantendo che ci sia un domani per tutti: si genera “sostenibilità” quando si sanno fare scelte di uso delle risorse che rispondono alle esigenze attuali, anticipando la possibilità di gestire anche le esigenze future della comunità.

Per praticare la sostenibilità occorre dunque imparare ad anticipare scenari futuri e utilizzarli come criterio di scelta, prefigurandosi come la scelta stessa d’uso delle risorse impatterà a livello economico, ambientale, sociale sulla gestione interna della comunità aziendale così come della comunità territoriale o della community virtuale di riferimento.

Verrebbe da sintetizzare che allenarsi a generare sostenibilità significa allenarsi ad essere manager d’eccellenza e viceversa: un legame indissolubile in cui la chiave è la continua sollecitazione a mettere in discussione le visioni parziali e gli interessi particolari, formandosi ad assumere una visione d’insieme, di un insieme grande quanto la comunità a cui apparteniamo. Quella della realtà organizzativa in cui siamo inseriti, quella della comunità umana in cui ci è dato di partecipare. E se alla comunità umana apparteniamo de facto, alle comunità organizzative possiamo scegliere di appartenere. E possiamo scegliere come contribuirvi.

Quali sono dunque i criteri su cui le realtà organizzative a cui professionalmente apparteniamo poggiano le proprie scelte d’uso delle risorse economiche, ambientali e umane? Quanto la sostenibilità è un fondamento dell’organizzazione?
E come possiamo contribuire, per il ruolo ricoperto o che potremo sviluppare, a favorire l’uso di criteri che contemplino la sostenibilità come orizzonte?

Sono 3 gli spunti che ognuno di noi può usare per costruire delle risposte e direzionare le proprie proposte:

  • Rispetto all’uso delle risorse ambientali: la sensibilità crescente in merito alla cosiddetta “sostenibilità ambientale” ci mostra quanto questo aspetto sia maggiormente entrato tra i riferimenti di molteplici organizzazioni, molto più della cosiddetta “sostenibilità sociale” che vedremo nell’ultimo punto. Ma, se si vuole allenarsi alla gestione in anticipazione, non accontentandosi di facili operazioni di green washing, possiamo chiederci se l’organizzazione di cui facciamo parte o di cui vogliamo far parte si limita a consumare le risorse ambientali, si impegna per preservarle/tutelarle o si spinge anche a rigenerarle. Così come, ogni giorno, qualunque sia il nostro ruolo, possiamo introdurre e promuovere in qualunque processo aziendale l’uso di criteri di ecosostenibilità, mettendo in circolo la domanda su quanto stiamo dando alle risorse che usiamo possibilità di rigenerazione futura.
  • Rispetto all’uso delle risorse economiche: una gestione sostenibile delle risorse economiche non è solo data dal rapporto positivo tra costi/benefici. Orientare le risorse economico-finanziarie necessita il riferirsi a criteri di scelta: quanto viene dato valore nelle scelte d’uso delle risorse economiche alle ricadute che queste scelte generano a 360 gradi? Come l’organizzazione investe sulla comunità? Sceglie di instaurare rapporti unicamente filantropici o investe per “sostenere” architetture comunitarie durature? E nel ruolo ricoperto, come contribuisco ad orientare scelte di investimento strategico in relazione alle esigenze della comunità (interna ed esterna)? Quali interazioni curo e promuovo per ampliare le possibilità organizzative di condividere anticipazioni circa scenari futuri sostenibili?
  • Rispetto all’uso delle risorse umane: come sarà ormai chiaro dai punti sopra, non si dà sostenibilità ambientale ed economica senza esseri umani competenti nel curare, gestire, studiare usi efficienti e lungimiranti delle risorse. La sostenibilità delle risorse umane passa attraverso l’anticipazione di come possano essere utilizzate e valorizzate dalla comunità (anche organizzativa) le competenze di ognuno, in modo che il patrimonio globale di competenze sia in costante sviluppo e ognuno possa diventare sempre più risorsa nell’offrire il proprio contributo. E allora posso chiedermi: come si muove la mia organizzazione in relazione alla possibilità di mettere in circolo le competenze delle risorse? E nel mio ruolo, come contribuisco a mettere in circolo le competenze? Come interagisco con le altre risorse? Anticipo quali modi di interagire favoriscono od ostacolano la crescita della comunità organizzativa? E fuori dalla mia organizzazione: curo con uguale attenzione la crescita e la messa in circolo di competenze della comunità destinataria dei miei prodotti o servizi, vedendo, oltre il cliente, un cittadino e un membro della medesima comunità umana di cui sono parte e che insieme dobbiamo conservare?

Trasversalmente alle tre dimensioni della sostenibilità (ambientale, economica, sociale,) collocarsi da communityholder, piuttosto che da stakeholder, ovvero da portatore di contributi orientati ad esigenze e obiettivi comuni, e incrementare costantemente le proprie competenze di anticipazione di scenari sono le due sfide che possono consentire di incrementare la corresponsabilità nello sviluppo di scelte organizzative sostenibili.

La sfida della sostenibilità, citando il professor Mario Calderini, “è innovazione”. E’ guardare al futuro, al domani e al dopodomani del nostro pianeta e delle nostre comunità, fatte primariamente di interazioni. Saperle governare responsabilmente, rigenerandone continuamente il valore, diventa oggi una priorità.

Per questo un percorso di carriera da “Responsable Career Leader” misura e sviluppa costantemente le proprie competenze di anticipazione circa l’uso delle risorse. Perché solo il contributo di carriere “ad alto impatto” consentirà di guardare al futuro del pianeta e della nostra comunità umana né con speranza né con timore, ma con l’impegno del progettista di mondi possibili.

Corporate Advisory Board: al via il nuovo asse strategico della partnership MIP & JCU

Aderenza alle esigenze dell’ecosistema locale, attenta analisi dei nuovi trend globali e la sfida di innovare il mondo del management: MIP Politecnico di Milano e John Cabot University arricchiscono il valore della loro partnership grazie all’istituzione del Corporate Advisory Board.

Il lancio del nuovo organo a supporto dei piani formativi delle due scuole – tra cui l’Executive MBA Part Time Roma – permetterà di mantenere focus e comprensione delle nuove tendenze di mercato come delle necessità reali (presenti e future) delle imprese, anticipando i cambiamenti e garantendo agli allievi un’esperienza didattica efficace a 360°, oggi e domani.

Il Corporate Advisory Board avrà una funzione centrale nella definizione ed erogazione dei programmi: esso avrà difatti un ruolo fondamentale nell’analisi dei bisogni, incoraggerà il dialogo e il networking tra leader di aziende di alto livello, capitalizzando le esperienze manageriali dei propri membri che hanno o hanno avuto ruoli di rilievo in realtà rilevanti del territorio romano.

Nella selezione delle aziende a bordo, la scelta è ricaduta su una compagine di personalità in prima linea a livello globale ma al contempo consapevoli delle esigenze locali: tra coloro che a oggi hanno già confermato la loro partecipazione, si annoverano imprese del calibro di Webuild, Manpower, YourGroup.

“Siamo lieti di aver avviato questo nuovo progetto con l’ausilio delle aziende che finora hanno risposto positivamente a una collaborazione di simile portata. Il lancio del nuovo Corporate Advisory Board non solo rappresenta l’occasione di amplificare l’esperienza didattica dei partecipanti con un nuovo modello di formazione Executive, ma anche l’opportunità reciproca di canalizzare il valore delle competenze – sia dei suoi membri che delle nostre scuole – in un’ottica di scambio e arricchimento vicendevole” queste le parole di Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs della Business School del Politecnico di Milano.

Purpose Talks – Sostenibilità e Purpose, la chiave per affrontare le sfide odierne

L’idea di un “higher purpose” non può prescindere dal tema della sostenibilità. Le imprese oggigiorno, sono chiamate ad innovare il proprio modo di competere, facendo leva sulla sostenibilità ambientale e sociale, e la governance.

Quali sono le sfide che le imprese devono fronteggiare rispetto a questi tre aspetti macro della sostenibilità?

Quali potrebbero essere le trasformazioni che necessariamente impatteranno sulle logiche aziendali?

In che modo si elabora una strategia “sostenibile”?

Giovedì, 21 aprile, partecipa al terzo appuntamento del ciclo Purpose Talks su questo tema. Si tratta del ciclo di eventi MIP che prevede la partecipazione di docenti, consulenti, manager aziendali e coach per comprendere come aziende e organizzazioni si stiano muovendo concretamente verso un nuovo modello d’impresa ispirato su un “higher purpose” e che vede le persone e la società come elementi fondamentali per creare un business di successo.

 

Relatori

Francesco Ferrara, Assurance partner e ESG Leader – PwC in Italia

Josip Kotlar, Professore Associato di Strategy, Innovation and Family Business presso il MIP Politecnico di Milano

Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs al MIP Politecnico di Milano

 

L’evento si tiene in lingua inglese

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Something Big is Changing. Us.

Qualcosa di importante sta cambiando. Noi.

Chi frequenta il nostro campus probabilmente se n’è accorto. Ovunque appaiono tre parole: Make, Connect, Ignite.

Cosa sono? Sono la nostra nuova trajectory, la Scuola che vogliamo diventare.

Make, perché vogliamo essere una Business School dove sporcarsi le mani, perché è facendo che si impara.
La Business School che vogliamo essere è un luogo dove crescere e dove avere la libertà di commettere degli errori. Perché è sbagliando che si impara. E solo chi non fa, non sbaglia mai.
La Business School che vogliamo essere è uno spazio che stimoli la creatività e l’ideazione di soluzioni concrete ai problemi più importanti che le imprese e la società stanno oggi affrontando.

Connect, perché quale luogo è più adatto di una Scuola per scambiarsi idee, confrontarsi, sentirsi parte di qualcosa di grande? La Business School che vogliamo essere, infatti, è un luogo che sentiamo nostro, nostro perché fatto delle relazioni autentiche che costruiamo ogni giorno.
La Business School che vogliamo essere è quella in cui siamo consapevoli di essere parte di un tutto, uniti nei successi così come nelle sfide.
La Business School che vogliamo essere è una Business School capace di creare connessioni, perché è dalle connessioni che nasce l’innovazione.

E infine, ignite, perché basta una scintilla per far nascere grandi idee. Basta una scintilla per fare la differenza. Basta una scintilla per costruire un futuro migliore per tutti.
Guidati dal nostro purpose, quella scintilla vogliamo essere noi.

Make, connect, ignite. Tre parole che nascono da un profondo percorso di cambiamento che parte da lontano, dalla riflessione – avviata all’inizio del 2020 – su quale fossero i valori fondanti della nostra Scuola, quale il nostro purpose.

Accompagnati da The Mind at Work, abbiamo capito chi vogliamo essere, dove vogliamo andare e soprattutto perché lo vogliamo fare. Abbiamo trovato nel nostro purpose – we are committed to inspire and partner with innovators to shape a better future for all – un faro che orienta e che orienterà le nostre azioni.

Questo è solo il primo passo. Pronti a scoprire con noi i prossimi?

ERC Consolidator Grant a Massimo Tavoni

Massimo Tavoni, Professore Ordinario di economia del clima alla School of Management del Politecnico di Milano, è vincitore dell’ERC Consolidator Grant con il progetto EUNICE che mira a ridurre le incertezze nei percorsi di stabilizzazione climatica. 

 

Massimo Tavoni, docente della School of Management del Politecnico di Milano e Direttore di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (EIEE), è fra vincitori dell’edizione 2022 degli ERC Consolidator Grants del Consiglio europeo della ricerca (European Research Council, ERC), la prima organizzazione pan-europea per la ricerca di frontiera.

La ricerca del Prof. Tavoni è stata selezionata tra le oltre duemila proposte ricevute da ERC che ha l’obiettivo di stimolare l’eccellenza scientifica sostenendo e incoraggiando la competizione per i finanziamenti fra i ricercatori migliori e più originali.

Nel dettaglio EUNICE aspira a correggere gli errori e le distorsioni degli insiemi (ensemble) di modelli clima-energia-economia che studiano la stabilizzazione climatica, e a sviluppare modalità per validare e confermare le intuizioni degli scenari.

Il principale traguardo che il progetto vuole conseguire è quindi quello di sviluppare un approccio innovativo e integrato per quantificare, tradurre e comunicare in maniera efficace e tempestiva le principali incertezze associate ai percorsi a basse emissioni di carbonio e agli scenari che esplorano futuri molto distanti nel tempo, andando a rinnovare le basi metodologiche e sperimentali delle valutazioni climatiche basate sui modelli. Tre obiettivi fondamentali per tre principali linee di ricerca: estendere gli attuali scenari al futuro “profondo” (deep) e quantificare le loro incertezze; eliminare errori e distorsioni dagli scenari, perché siano in grado di tener conto delle perturbazioni a breve termine (come, per esempio, eventi estremi e inattesi); tradurre le mappe del futuro fornite dai modelli in linee guida solide e affidabili e testare sperimentalmente le modalità per comunicarle nel modo più efficace e tempestivo.

EUNICE è un progetto di alta rilevanza anche per altri ambiti di ricerca: l’approccio e le innovazioni sviluppate da EUNICE potranno essere applicate infatti anche per altre valutazioni ambientali, sociali e tecnologiche ad alto rischio. La sua combinazione unica di scienza computazionale e comportamentale e il coinvolgimento dei cittadini sarà un importante strumento di mediazione nei dibattiti sulle decisioni fondamentali per la nostra società, aumentando la fiducia e il riconoscimento del metodo scientifico.

 

 

Per maggiori informazioni su ERC Consolidator Grants 2022: https://erc.europa.eu/news/erc-2021-consolidator-grants-results

 

 

Confermato l’accreditamento EQUIS della School of Management del Politecnico di Milano

Creato nel 1997 come primo standard globale per l’auditing e l’attestazione degli istituti al di fuori dei confini nazionali, EQUIS è uno strumento rigoroso per valutare e migliorare la qualità: la School of Management l’ha ottenuto la prima volta nel 2007.  EQUIS si affianca ad AMBA e AACSB, i tre riconoscimenti più prestigiosi che costituiscono la “Triple Crown”, concessa ad appena 100 Scuole di business al mondo.

 

La School of Management del Politecnico di Milano ha ottenuto la riconferma del proprio accreditamento EQUIS, ricevuto la prima volta nel 2007 dall’European Foundation for Management Development (EFMD), rimanendo quindi ben salda tra le circa 100 Business School al mondo che possono vantare la “Triple Crown”, ovvero le tre certificazioni globali più autorevoli: EQUIS-EFMD Quality Improvement System, AMBA-The Association of MBAs e AACSB-Association to Advance Collegiate Schools of Business, le ultime due ottenute rispettivamente nel 2012 e nel 2021.

Creato nel 1997 come primo standard globale per l’auditing e l’accreditamento degli istituti al di fuori dei confini nazionali, pur considerando le differenze culturali e normative dei vari Paesi, EQUIS è uno strumento rigoroso per valutare, accreditare e migliorare la qualità in dieci aree chiave, confrontandole con gli obiettivi internazionali: governance, programmi, studenti, docenti, ricerca, internazionalizzazione, etica, responsabilità, sostenibilità, rapporto con le imprese. La vera qualità consiste nel cercare di fare meglio anche quando si è già eccellenti e proprio questa attenzione al miglioramento continuo è al centro della missione di EQUIS, che periodicamente verifica, e nel caso conferma, l’alto livello degli istituti membri.

L’assessment per il riaccreditamento, molto scrupoloso, ha riguardato la strategia della Scuola, la sua offerta, le relazioni con i principali stakeholders (aziende, Alumni, studenti, Faculty), la ricerca e la coerenza con il piano strategico più ampio. In particolare, EQUIS attribuisce importanza alla creazione di ambienti di apprendimento efficaci che promuovano le capacità manageriali e imprenditoriali degli studenti insieme al loro sviluppo personale e al senso di responsabilità globale. Attualmente ci sono 206 scuole accreditate EQUIS in 46 Paesi.

Vedere confermati ancora una volta, negli ultimi 15 anni, gli altissimi standard che consentono di fregiarsi della certificazione EQUIS testimonia la qualità della nostra didattica, l’attenzione alle esigenze degli studenti, il livello dell’offerta sempre più improntato alla sostenibilità e all’innovazione e soprattutto la raggiunta, piena dimensione internazionale – dichiara Alessandro Perego, Direttore della School of Management del Politecnico di Milano -. Per la nostra Scuola, gli accreditamenti internazionali rappresentano infatti uno strumento fondamentale e insostituibile per rafforzare qualità, ricerca e impegno sociale, in un confronto continuo con il contesto mondiale più innovativo per perseguire l’eccellenza.  Non si tratta dunque di un punto di arrivo, ma di un punto di partenza per riposizionare l’alta formazione al centro della ripresa economica e sociale”.

Anche Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean del MIP Politecnico di Milano, la Graduate School of Business che fa parte della School of Management dell’ateneo milanese, si sono dichiarati soddisfatti della certificazione ricevuta: “Il rinnovo dell’accreditamento EQUIS si aggiunge alla conferma della nostra presenza nei principali ranking mondiali e a una serie di riconoscimenti della qualità dell’offerta formativa per manager e top manager di tutto il mondo. Siamo consapevoli del grosso impegno della nostra School of Management per il continuo miglioramento di tutti gli aspetti legati alla didattica. Per questo il riconoscimento della qualità dei nostri percorsi di upskilling e reskilling da parte di enti certificatori riconosciuti a livello globale aumenta e rafforza la nostra reputazione in un panorama mondiale sempre più competitivo”.

Vicini alla popolazione Ucraina: un piccolo gesto per fare la differenza

Dallo scorso 24 febbraio il conflitto in Ucraina sta causando un numero sempre crescente di vittime civili, distruggendo i mezzi di sussistenza e danneggiando infrastrutture civili di critica importanza, tra cui centinaia di case, infrastrutture idriche, scuole e strutture sanitarie.

Chiamiamo quindi a raccolta tutta la community di MIP Politecnico di Milano per dare un contributo e supportare la popolazione colpita!

Siamo più di 25000 persone e insieme possiamo dare un grande contributo.

Insieme ad AVSI, l’ONG basata a Milano che opera in 38 paesi del mondo, vogliamo fare in modo che il nostro supporto arrivi concretamente a Leopoli. Questa città dell’Ucraina, a causa della sua vicinanza al confine, è stata ed è la destinazione di molti sfollati che hanno lasciato la parte orientale e settentrionale del Paese.

Con il nostro aiuto, possiamo dare sostegno concreto in materia di salute e protezione alle persone vulnerabili e agli sfollati interni in Ucraina contribuendo a:

  • fornire servizi alimentari e non alimentari essenziali
  • garantire servizi di sostegno psicosociale
  • dare accesso a materiale sanitario e medicinali di base

MIP POLITECNICO DI MILANO GRADUATE SCHOOL OF BUSINESS HA DECISO DI DONARE 10.000 € PER QUESTA CAUSA, CHE SPERIAMO POSSA STIMOLARE LA GENEROSITA’ DELLA NOSTRA COMMUNITY. UN PICCOLO GESTO MOLTIPLICATO PER 25.000 PUÒ DIVENTARE UN GRANDE GESTO!

DONA QUI

“The challenge of pursuing impact in research”: è online il nuovo numero di SOMeMagazine

E’ uscito l’ottavo numero di SOMe, l’eMagazine della nostra Scuola in cui raccontiamo storie, punti di vista e progetti attorno a temi-chiave della nostra missione.

In questa edizione parliamo di impatto della ricerca: definire cosa sia e come misurarlo rappresenta una sfida sempre più attuale.
Con lo sviluppo di un framework metodologico per valutare l’impatto della ricerca della School of Management, Stefano Magistretti e Federico Caniato spiegano come la nostra Scuola stia lavorando per creare una “cultura dell’impatto” incoraggiata e sostenuta nel tempo.

E per mostrare alcuni impatti specifici, Enrico Cagno, Giulia Felice e Lucia Tajoli raccontano il ruolo fondamentale della ricerca accademica nel supportare la transizione green dei paesi in via di sviluppo.

Diletta Di Marco racconta alcune evidenze sul ruolo dell’opinione pubblica nel valutare l’impatto sociale della ricerca scientifica e come si sceglie se sostenere o meno un progetto. Angelo Cavallo presenta le opportunità di innovazione e sostenibilità emergenti dalle tecnologie space-based che impongono nuovi modelli di business.

Infine nelle “Stories” raccontiamo gli effetti del Covid sulla vita delle donne lavoratrici, e alcuni progetti per la promozione della sostenibilità nell’ambito della moda e dei comportamenti aziendali.

 

 

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I numeri precedenti:

  • # 1 “Sustainability – Beyond good deeds, a good deal?”
  • Special Issue Covid-19 – “Global transformation, ubiquitous responses
  • #2 “Being entrepreneurial in a high-tech world”
  • #3 “New connections in the post-covid era”
  • #4 “Multidisciplinarity: a new discipline”
  • #5 “Inclusion: shaping a better society for all”
  • #6 “Innovation with a human touch”
  • #7 “From data science to data culture: the emergence of analytics-powered managers”

Online MBA Ranking 2022: il MIP Politecnico di Milano si conferma tra i primi al mondo

Secondo il Financial Times e QS Quacquarelli Symonds anche per il 2022 l’international Flex MBA  della School of Management del Politecnico di Milano è tra i migliori al mondo, rispettivamente al sesto e undicesimo posto.

MIP Politecnico di Milano, la Graduate School of Business che fa parte della School of Management dell’ateneo milanese, ha ottenuto due importanti riconoscimenti internazionali per la qualità della sua offerta formativa in digital learning. Due dei più autorevoli soggetti certificatori hanno indicato l’International Flex MBA (Master in Business Administration) come un’eccellenza a livello mondiale.

Secondo il FT (Financial Times) Online MBA 2022 ranking, il Master online del MIP guadagna due posizioni rispetto al 2021 e sale al sesto posto su scala globale tra i migliori percorsi formativi tra quelli erogati in distance learning. Sempre secondo il ranking del celebre quotidiano britannico, il MIP sale al quarto posto a livello europeo e conferma il suo primato di unica business school italiana in questa esclusiva classifica.

Ma non è l’unico riconoscimento per l’online MBA del MIP. Anche il QS (Quacquarelli Symonds) Online MBA Ranking 2022 ne ha riconosciuto il valore, posizionando il Master all’11° posto su scala globale.

Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean del MIP hanno dichiarato: “Siamo molto soddisfatti e orgogliosi degli ottimi posizionamenti conseguiti anche quest’anno da uno dei nostri Master di punta. Da quando nel 2014 abbiamo lanciato la prima edizione del nostro FLEX MBA in digital learning continuiamo a lavorare per migliorare la qualità della didattica a distanza. L’ideazione e la realizzazione di un programma online efficace richiede esperienza e conoscenze in progettazione didattica, oltre che docenti preparati a utilizzare un approccio alla docenza flessibile e inclusivo. La tecnologia è un grande abilitatore per ripensare il modo di insegnare e di apprendere.”.

Basato su una delle piattaforme di apprendimento digitale tra le più avanzate al mondo, sviluppata su tecnologia Microsoft, l’International Flex MBA del MIP è stato il primo in distance learning lanciato in Italia, quando ancora in pochi credevano nei modelli di formazione digitale.

Tornando ai ranking del Financial Times, dall’analisi dei singoli parametri su cui si basa la classifica, emerge come al MIP venga continuamente riconosciuto l’impegno in termini di sostenibilità, rafforzando così la sua identità di B-Corp e il suo primato di unica business school in Europa a poter vantare questa certificazione. Considerando infatti il parametro Environmental, social and governance (ossia la quota di ore di insegnamento nei corsi core dedicati a ethics, social and environmental issue), l’MBA del MIP è terzo al mondo. Significativi anche i risultati ottenuti negli indici di “career progress”, che affermano sempre più il MIP come un punto di riferimento per il continuous learning dedicato ai top manager d’azienda.

 

Il Financial Times Online MBA 2022 è disponibile qui

Il QS online MBA Ranking 2002 è disponibile qui

La sfida di perseguire l’impatto nella ricerca

Intervista a:
Federico Caniato, Full Professor of Supply Chain & Procurement Management, School of Management, Politecnico di Milano
Stefano Magistretti, Assistant Professor of Agile Innovation, School of Management, Politecnico di Milano

 

Le università sono sempre più impegnate a dimostrare l’impatto della loro ricerca. Qual è l’impatto della ricerca? 

L’impatto della ricerca è fondamentale non solo per il Politecnico di Milano, ma per l’intero sistema universitario italiano e più in generale per le università di tutto il mondo. Non è facile definire quale sia l’impatto della ricerca. Possiamo dire che l’impatto della ricerca comprende tutti i risultati, le implicazioni e le conseguenze derivanti dalle attività di ricerca scientifica volte a generare conoscenza, ma ci si aspetta anche che forniscano benefici concreti. Nella nostra scuola, abbiamo definito l’impatto della ricerca secondo tre livelli progressivi di maturità: diffusione, adozione e benefici. Per diffusione si intende la diffusione dei risultati e delle scoperte tra gli stakeholder, l’adozione è l’uso dei risultati della ricerca da parte degli stakeholder e i benefici sono le conseguenze di questa adozione.

Perché l’impatto è così importante per la ricerca?

La ricerca è spesso accusata di essere autoreferenziale, cioè di «parlare» solo ai membri della comunità accademica senza fornire un contributo significativo alla società in generale. Al contrario, la ricerca può avere un impatto molto più ampio e significativo del previsto. Pertanto, è fondamentale illustrare tali impatti a un pubblico più ampio, richiedendo ai ricercatori di imparare a valutare e condividere il valore del loro lavoro con un maggior numero di stakeholder.

Qual è l’approccio alla valutazione dell’impatto nella School of Management?

Nel 2017, abbiamo iniziato un percorso nella School of Management per sviluppare una cultura della valutazione dell’impatto della ricerca. Questo percorso ha comportato una riflessione sul quadro di valutazione, lo sviluppo di un metodo e la raccolta e l’analisi delle valutazioni di impatto della ricerca. Abbiamo iniziato esaminando la letteratura per le valutazioni d’impatto, intervistando esperti e interagendo con il nostro comitato consultivo internazionale per definire il nostro quadro. Il quadro comprende i tre livelli di maturità (diffusione, adozione e benefici) e cinque settori degli stakeholder (istituzioni, imprese, studenti e docenti, cittadini e comunità accademica). Il secondo passo è stato l’adozione del quadro, avviata inizialmente nel 2019 con una serie di 16 progetti pilota, che si sono poi estesi a una serie più ampia di progetti (42 nel 2020; 43 nel 2021).

L’idea convenzionale di «impatto» ha senso in un modello lineare: i cambiamenti o le scoperte nella scienza e nella ricerca dovrebbero causare cambiamenti nella società, ma i quadri di valutazione dell’impatto sono generalmente molto più complessi, può spiegare perché?

La valutazione dell’impatto della ricerca è più complessa perché l’impatto non è lineare. Alcuni elementi hanno un impatto su una delle parti interessate, causando effetti indiretti su altre parti interessate. Ad esempio, i risultati della ricerca adottati dalle istituzioni pubbliche possono andare a beneficio dei cittadini, oppure i risultati diffusi agli studenti possono essere adottati in seguito, quando gli studenti sono professionisti all’interno delle aziende. Pertanto, la rete di impatto è intrecciata. Vedere il legame tra i settori e il livello di maturità e come un’iniziativa possa influenzare altre aree di impatto richiede un quadro in grado di riunire tutti gli elementi. Facciamo un esempio. Quando si pubblica un articolo accademico, c’è una diffusione all’interno della comunità accademica, ma se lo si condivide in classe, vi è anche un impatto sugli studenti; se si usa nella formazione aziendale, quel nuovo progetto di ricerca può diventare il seme di un potenziale progetto aziendale. Quindi da una singola azione – la diffusione della ricerca tra la comunità accademica – si può avere un impatto su più stakeholder a diversi livelli.

In che misura questa analisi d’impatto deve essere effettuata ex ante, durante la pianificazione dell’attività, e in che misura ex post?

La valutazione dell’impatto è uno strumento utile in ogni momento di un progetto di ricerca. Abbiamo visto colleghi adottarlo nel presentare proposte per un progetto dell’UE o un’iniziativa di ricerca interna. Questo perché l’impatto è sia ex ante che ex post. La cosa più importante è immaginare il potenziale impatto ex ante, che aiuta a stabilire le aspettative e l’obiettivo del progetto. La valutazione ex post mira invece a misurare i risultati ottenuti in termini di impatto, monitorare i risultati delle attività pianificate e dimostrare i risultati effettivi. Pertanto, non c’è un solo momento per l’analisi d’impatto; è sempre bene misurarlo prima, durante e dopo l’iniziativa di ricerca.

L’impatto è «originale» o costruito nel tempo? Abbiamo bisogno che i nostri dottorandi siano «impattatori nativi» o è un orientamento che può essere incoraggiato e sostenuto nel tempo?

La cultura dell’impatto non è nativa. È qualcosa per cui i dottorandi e i ricercatori in generale dovrebbero ricevere una formazione. In effetti, alcuni impatti sono facili da progettare e ottenere, ma gli impatti di livello superiore sono più impegnativi e richiedono un’attenta considerazione, quindi è importante costruire un impatto nel tempo. In effetti, è difficile ottenere tutto con un unico nuovo programma di ricerca. Per quanto riguarda i dottorandi, è probabilmente qualcosa che dovremmo condividere con loro e su cui incoraggiarli a riflettere. Abbiamo avviato questo approccio durante l’ultima Summer School AIiG (Associazione Italiana Ingegneria Gestionali) tenuta dal Politecnico di Bari nel settembre 2021, in occasione della quale abbiamo condiviso il framework con più di 50 dottorandi italiani e abbiamo chiesto loro di applicarlo alla loro ricerca di dottorato. I dottorandi sono rimasti positivamente sorpresi dagli esiti inaspettati di questo esercizio di valutazione. Diffondere la cultura della valutazione d’impatto della ricerca è qualcosa che dobbiamo fare a tutti i livelli.